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Autore: HollyCupcake    11/10/2012    2 recensioni
Il numero 33 di Belgrave Street si trovava verso la fine della strada, vicino all’incrocio con Ebury Street. Tutti in quella parte della via conoscevano la giovane ragazza del numero 33. La signora Plummins, del negozio di alimentari di fianco alla casa, si vantava di essere la più informata sulla giovane, in realtà tutti sapevano del suo rosso fidanzato - Ronald-, di cosa comprava, della sua abituale colazione, dell’autobus che prendeva al mattino. E tutti pensavano che era una brava ragazza, di quelle con la testa sulle spalle e di cui ci si poteva fidare. Una normale ragazza di Londra.
Ma quel sabato mattina sia la signora Plummins, sia gli abituali avventori del bar all’angolo rimasero scioccati quando videro, sulla soglia di casa Granger, quel bel ragazzo pallido, con i capelli biondi, una lunga veste grigia e un baule enorme. Non era di certo Ronald, nè tantomeno il fratello di Hermione, che si sapeva essere figlia unica. In più era vestito in modo talmente bizzarro da suscitare l’ilarità di tutti i passanti.
!!Modifiche al primo capitolo e al titolo. Holly.!!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nonostante la pioggia insistente costringesse tutti i maghi che si trovavano a Diagon Alley a rifugiarsi nei negozi, due figure vestite alla babbana sfidavano la tempesta sotto un grande ombrello giallo, camminando piuttosto velocemente verso il Paiolo Magico, in fondo ad High Street.

«Hermione, vai un po’ più piano, mi sto bagnando tutto».

«Oh, per tutti i Fondatori, fai un incantesimo che ti faccia stare asciutto se non riesci a starmi dietro, mi sembra che tu sia un mago diplomato» rispose lei, scocciata, oltrepassando l’Emporio del Gufo.

«Davvero non capisco tutta questa fretta. Solo cinque minuti fa stavamo chiacchierando tranquillamente davanti ad una Burrobirra. Ed eravamo all’asciutto».

«Se vogliamo essere precisi, eri tu quello che si stava scolando la seconda Burrobirra, io bevevo un normalissimo tè» precisò Hermione, senza curarsi di tenerlo sotto l’ombrello «E te l’ho detto, fra due orette dovrebbe arrivare Teddy, devo essere pronta».

«A nessuno servono due ore per prepararsi. Soprattutto se devi andare solo al cinema con Teddy».

«E Draco» aggiunse, prima di potersene pentire: ricordare a Ron che c’era anche Malfoy non era una gran bella mossa, ma, effettivamente, non gli importava troppo di farlo arrabbiare. Si chiese come poteva essere così cattiva e nervosa con il proprio ragazzo. Aveva ragione lui, d’altra parte, non le servivano di certo due ore per vestirsi, ma la loro conversazione nel bar era virata su argomenti quali ‘la convivenza’ e lei non se la sentiva davvero di dire a Ron che in realtà era sempre meno convinta di voler passare il resto della sua vita con lui. 

«Sì, so bene che c’è anche ‘Draco’» disse, pronunciando il nome con disgusto. «Quindi hai intenzione di metterti in tiro per il Furetto, dico bene?» domandò astioso.

«No, Ron. Sei in una botte di ferro perché, se anche lo facessi, lui non lo noterebbe e non gli interesserebbe, stanne certo» commentò Hermione, prima di accorgersi di quella che sembrava una piccola nota di rimpianto nella propria voce.

«Però ti piacerebbe ricevere un suo apprezzamento, no?» borbottò lui, mesto. «E lo difendi sempre. Non vorrei che tu provassi qualcosa per Malfoy».

Hermione spalancò gli occhi e si fermò davanti al negozio di calderoni.

«Cosa?» sussurrò incredula. «Ron, ti prego, non dire idiozie».

«Altrimenti non avresti chiesto a lui di venire con te al cinema stasera e non a me» disse acidamente, con le orecchie rosse e gli occhi fissi a terra. 

«L’ho chiesto a Draco, Ronald, perché Teddy preferisce lui a te, d’accordo?» esclamò, spazientita. Ron la guardò, ferito, mentre Hermione, nonostante fosse ancora arrabbiata con lui, provava un terribile senso di colpa per avergli detto quella frase. Lo prese per mano, riparandolo con l’ombrello, e ripresero a camminare, più lentamente.  Entrarono insieme nel Paiolo Magico e lo attraversarono senza fermarsi, uscendo nella Londra Babbana.

«Aspetti l’autobus con me?» chiese Hermione, cercando di essere gentile. Lui annuì e si incamminarono insieme verso la fermata. Una volta arrivati al riparo sotto la pensilina, lei chiuse l’ombrello e lo guardò. Perché continuava a trovare difetti in lui e non riusciva ad accettare una vita sempre insieme a Ron?

Ne pretendi uno più carino? E si che Ron non è un brutto ragazzo. Sei davvero convinta di meritarti di meglio? chiese una vocina. Ma lei non era superficiale, non guardava quello in un ragazzo. E allora? Dopotutto è anche maturato. Scosse la testa, non lo sapeva davvero.

«Ron,» esclamò, cercando di scusarsi «non intendevo dirlo, era una frase senza senso, ero solo nervosa. Però mi fai davvero arrabbiare quando ipotizzi che a me piaccia Draco» iniziò Hermione. Lui però la interruppe: «Sai a me cosa fa arrabbiare? Il fatto che trovi sempre una scusa per non parlare del nostro futuro». Lo disse in quel tono duro e freddo che usava sempre quando erano in arrivo litigate importanti.

«Beh, fino a qualche mese fa eri tu quello che non voleva farlo» ribatté Hermione, astiosa.

«Lo so e mi dispiace. Ma io ora sono pronto e tu non più e l’unica cosa che è cambiata rispetto a quattro mesi fa è stata l’entrata di Malfoy nella tua vita. A chiunque con un minimo di cervello verrebbe da pensare che forse a te inizia ad interessare il Furetto».

Hermione rimase in silenzio, senza sapere davvero cosa dire. Non era colpa di Draco, non era lui che le aveva fatto cambiare idea. Non sapeva nemmeno lei cosa la stesse facendo dubitare di una vita con Ron. Un grande autobus rosso si fermò di fronte a loro, mentre la pioggia cessava pian piano.

«Questo è il mio» constatò.

«Bene, allora prendilo e vai a casa dal Furetto, non farlo aspettare» disse lui. Senza degnarla di uno sguardo si girò di scatto e si allontanò velocemente.

Venne presa dalla disperazione: se n’era già andato una volta, sempre in una giornata di pioggia, accusandola anche allora di aver scelto qualcun altro. Eppure un briciolo del suo inconscio aveva percepito che non era così sconvolta come quando l’aveva abbandonata nella tenda.

Prima che lui potesse scomparire un’altra volta Smaterializzandosi, iniziò a correre nella sua direzione, urlando il suo nome. Lui non si girò. Fu costretta a raggiungerlo e ad aggrapparsi al suo impermeabile per farlo voltare.

«Ron... ti prego... non farlo di nuovo» disse, senza fiato, sapendo che lui avrebbe capito a cosa lei alludesse.

«Vedi che qualcosa è cambiato? L’ultima volta piangevi».

Hermione spalancò gli occhi, esterrefatta. «Sei un cavernicolo, Ronald, se pretendi di far piangere una donna per te!» gli urlò, con gli occhi lucidi. Cercò di non far cadere nemmeno una lacrima.

Lui scosse la testa, affranto.«Era una constatazione, Mione». La guardò, frustrato. «Come credi che mi senta quando in Ufficio, gli Auror ridono a crepapelle per barzellette oscene su di te e la Serpe? Ne girano parecchie, sai? Credono tutti che io sia l’ex fidanzato, ormai. E sembra una cosa così assodata che è diventato facile da credere anche per me».

«Io... Non potevo certo immaginare...» ribatté Hermione, spiazzata.

«Lo so» concesse lui, abbassando gli occhi. Rimasero uno di fronte all’altro, in silenzio.

«Non te lo volevo dire» disse Ron all’improvviso.

«Di cosa?»

«Delle barzellette su te e Malfoy» ammise, sospirando. Si passò una mano tra i capelli bagnati e provò a sorriderle. «Mi dispiace, davvero, per la scenata. Sai che sono un idiota, quando mi ci metto. Ma quelle battutine che girano in ufficio e tu che sembri, non so, intenzionata a metter fine a tutto, mi fanno andare fuori di testa». Hermione lo guardò teneramente per poi abbracciarlo con dolcezza, appoggiando la testa al suo petto. «Sì, Ronald, sei un grandissimo idiota» sussurrò, prima di baciarlo.

Così, nonostante i suoi progetti, Hermione era arrivata a casa appena qualche minuto prima delle sette. Non riuscì nemmeno a posare una mano sulla maniglia della porta d’ingresso quando quella si aprì all’improvviso. Sulla soglia c’era un bel ragazzo biondo in tenuta da corsa, con i capelli bagnati e un sorriso sulle labbra. 

«Hal?» sussurrò, sbalordita. 

«Oh, Hermione! Come va?» la salutò lui, uscendo e allontanandosi un po’ «Scusami, è che sono un po’ di fretta».

«Cosa ci fai qui?» domandò incredula dopo un attimo, ma Hal era già ruotato su se stesso, per scomparire con un ‘pop’. Lei sospirò ed entrò in casa e vide Draco scendere le scale, indossando solo dei jeans, con in mano una camicia bianca.

«Ben tornata, Granger» la salutò allegro. 

«Cosa stavate facendo voi due?» chiese, con una nota isterica nella voce.

«Eravamo andati a fare le prove da Zach e Hal mi ha riportato a casa con la Materializzazione, visto che qualcuna non mi lascia usare la bacchetta. No, va bene, prima che tu ti metta a questionare, è il Ministero che non me lo permette. E gli ho offerto un caffè prima di andare. Ah, ho messo a lavare la maglietta, puzzava da far schifo» spiegò Draco, infilandosi la camicia e abbottonandosela.

Hermione si rilassò: aveva pensato, per un attimo, che quei due... beh... avessero fatto.... No, lasciamo perdere si disse, era un pensiero agghiacciante. 

«Saresti così gentile da andarti a sistemare quei capelli, Granger? Non hai detto che Teddy arriva fra mezz’ora? Spero tu non abbia intenzione di accoglierlo così: sembri un pulcino bagnato» commentò lui, guardandola. Lei arrossì, appendendo l’impermeabile su uno dei ganci all’ingresso. Poi salì in fretta in camera, per trovare  qualcosa nell’armadio che le tenesse abbastanza caldo in una serata gelida come quella. Frugando nell’armadio, si ritrovò in mano il maglione bianco con un Ippogrifo che le aveva fatto la signora Weasley qualche anno prima. Lo guardò dubbiosa, visto che non era proprio... ehm… raffinato e Draco gliel’avrebbe sicuramente criticato, schifandolo. Se lo infilò decisa: non le importava di quello che avrebbe pensato Malfoy e a Teddy, se non altro, sarebbe piaciuto sicuramente.

Il piccolo Lupin bussò con insistenza  con quei dieci minuti di ritardo che permisero ad Hermione di finire di asciugare i capelli e raccoglierli in una coda, mentre Draco faceva qualcosa di imprecisato, e che comprendeva diversi tonfi e imprecazioni, chiuso in camera.

«Allora, cosa andiamo a vedere stasera?» domandò allegro il bambino, una volta seduto sulle ginocchia di Draco. Erano sul bus che li stava portando all’Odeon di Leicester Street, dopo che Teddy era riuscito a convincere Andromeda a lasciarlo dormire a casa Granger.

«Pensavo Koda Fratello Orso, è un nuovo film della Disney. Di solito si va sul sicuro, in questo modo, no?» rispose Hermione, seduta accanto a loro.

«Ci sono gli animali? A zio Draco piacciono tanto!» ridacchiò il piccolo.

«Oh ne sono sicura. Quanto agli animali, sulla locandina del film c’erano due orsi, quindi...»

«Perfetto» commentò Teddy, appoggiandosi meglio su Draco.

«E mi comprerete i popcorn?» chiese.

«Vedremo».

«Ma perché non parla stasera? Di solito si lamenta sempre per qualcosa!» disse Teddy a Hermione, mentre guardava Malfoy dubbioso.

«Non ti preoccupare, è arrabbiato perché tu stasera dormirai nel suo letto e a lui toccherà il divano» soiegò Hermione, ricevendo un’occhiataccia da Draco.

«Perfino quei pezzenti dei Weasley, che vivono tutti in una stanza, riescono ad avere un letto ciascuno. Nessun Malfoy ha mai dormito come un barbone su un divano» brontolò.

«Oh tanto ormai stai facendo un sacco di cose che farebbero arricciare i capelli ai tuoi illustri parenti. Viaggiare su un autobus babbano è una di queste».

«Touché. Ma mi riterrò un Malfoy da diseredare solo il giorno in cui mi troverai addosso quella specie di ammasso informe che indossi tu come maglione».

«Hey, il maglione di Hermione è bellissimo!» s’intromise Teddy, guardando storto Draco. 

Scesero alla fermata di Piccadilly Circus e Malfoy li condusse verso il cinema, parlando a vanvera delle sue avventure vissute ad Hogwarts, la maggior parte probabilmente inventate, ma che entusiasmavano Teddy a tal punto che incespicava per strada pur di non staccare gli occhi da Draco. Hermione camminava poco dietro a loro, rimuginando sul litigio con Ron di qualche ora prima. Non che ci fosse molto su cui ragionare: più passavano i giorni, più si affievoliva l’amore per il ragazzo, in sostanza.

Qualche minuto più tardi, il piccolo Teddy stava abbracciando un enorme cesto di popcorn comprato comprato da Draco,. Il ‘piccolo Poltergeist’ aveva deciso di sedersi in mezzo tra lei e Malfoy, così da poter ‘stringer loro la mano nei momenti ‘paurosi’. Hermione dubitava ce ne sarebbero stati, ma preferì non dire nulla, sperando di godersi il film in pace. Dovette ricredersi, visto che aveva sottovalutato i suoi compagni di serata. 

«La nonnina che parla di amore ricorda tanto Silente» mormorò Draco.

«Perché il fratello grande si è ucciso?» piagnucolò poco più tardi Teddy. 

«Per salvare quell’idiota del piccoletto che credeva di fare l’eroe. Anche questo mi ricorda qualcuno». 

«Io voglio essere Koda! E Kenai sembri tanto tu zio Draco, anche lui si lamenta sempre come te». 

«Perché quell’orso-ragazzo deve essere così imbranato e sfigato?»

«Era la mamma di Koda! Kenai ha ucciso la mamma di Koda!» sussurrò Teddy, sconvolto, con una lacrimuccia che scendeva a rigare la guancia.

Una volta finito il film, il bambino convinse i suoi babysitter ad andare a prendere un gelato e a girare un po’ per le strade di Londra fino a che non fu talmente stanco da non riuscire più a camminare e a quel punto fu tanto abile da convincere Draco a prenderlo in braccio. Eppure, una volta arrivati a casa, il bambino, nel suo pigiama con le Chimere, non riusciva ancora a prendere sonno.

«Di solito mi raccontano le storie per farmi addormentare» annunciò allegramente, arrotolandosi nelle coperte di Draco, con gli occhi castani che fissavano Hermione imploranti. Al che la ragazza fu costretta a sedersi sul bordo del letto, pronta ad esaudire la richiesta del piccolo. Dopotutto era una serata dedicata a lui.

«Bene, direi che potrei raccontarti una favola babbana»attaccò Hermione, rimuginando su quali favole non gli avesse già raccontato.

«Mi racconti ancora il detective Holmes e lo studio in rosso?» chiese gentilmente il bambino. Hermione aggrottò le sopracciglia: una volta, quando Teddy aveva avanzato richiesta di una favola a Draco, quello sciagurato, a corto di idee, aveva aperto il primo libro che aveva trovato nella libreria. E così, aveva finito per leggere al piccolo “Lo studio in rosso” di sir Arthur Conan Doyle e il bambino aveva adorato quella storia, innamorandosi di un personaggio stravagante come Holmes e dell’acume del detective.

«Uhm, dato che quella è la favola dello zio Draco, sarà lui a raccontartela» disse, rivolgendosi al rampollo Malfoy che stava tentando, invano, di defilarsela.

« Io non credo di ricordarmela molto bene…»

«Sono sicura che la tua memoria non farà cilecca» ribatté lei, dando un bacio a Teddy e uscendo dalla camera.

Il bambino fissò Draco entusiasta.

«Dunque, dato che sembra che io non abbia altra scelta… C’era una volta un dottore che era appena tornato a casa dalla guerra. Era il dottor Watton…»

«Watson, zio Draco. Era il dottor Watson» lo corresse il bambino.

«Bene, lui. Era tornato da poco dalla guerra e cercava disperatamente un appartamento, ma i prezzi erano particolarmente alti e un suo gentile amico gli propose di dividere la casa con un altro uomo. Così, l’amico del dottor Watson finì per presentargli uno stravagante personaggio…»

«Che era Sherlock Holmes» lo interruppe il bambino, «Però dovresti dirlo che il dottor Watson si era ferito alla gamba e zoppicava» aggiunse candidamente, sistemandosi sotto le coperte.

«L’avrei precisato adesso, ma mi hai interrotto» precisò Draco, stizzito. «Dunque, come dicevo prima di essere interrotto, il dottor Watson si presentò zoppicando in perfetto orario nella sala dell’ospedale dove avrebbe dovuto trovare Holmes. Sherlock Holmes era un uomo alquanto bizzarro: riuscì ad indovinare tutti i dettagli della vita del dottor Watson semplicemente guardandolo. Ma, nonostante-»

«Però non le ha indovinate quelle cose. Hermione dice che le ha ‘dedotte’, perché era molto intelligente e perpi... perpica... per-sicace. O qualcosa del genere» lo interruppe Teddy.

Draco sospirò. «Quante volte ti hanno letto o raccontato questa storia?»

«Forse nove»

«Allora perché non te la narri da solo, visto che la sai a memoria?»

 

Draco chiuse il libro che stava leggendo, irritato. Si girò ancora una volta sul quel maledetto divano, con la schiena dolorante . Sistemò le coperte, tolse uno dei cuscini da dietro la testa e tentò di riprendere la lettura per la quinta volta. Non capiva quale fosse il problema: non ricordava di aver mai avuto difficoltà ad addormentarsi, semmai, durante la sua adolescenza, aveva sempre fatto fatica ad alzarsi al mattino. Ma aveva imparato a farlo nel momento stesso in cui era andato a vivere con Hermione, per il gusto di tirarla giù dal letto ad orari improbabili. Eppure quella sera nemmeno la rilassante lettura “di un classico della letteratura babbana”, per dirla alla Granger, riusciva a farlo cadere tra le braccia di Forfeo. O un personaggio simile.

Il punto era che le membra e il corpo di un Malfoy non erano fatte per dormire su un divano. E per la prima volta dopo secoli era stato spodestato dal letto da un piccolo esserino. E la gentile padrona di casa non si era nemmeno offerta di farlo dormire con lei nel letto matrimoniale della sua stanza. Forse il Draco Malfoy di qualche mese prima non avrebbe accettato nemmeno quell’offerta, ma molte cose erano cambiate da quando si era trasferito a casa della Granger. 

Chiuse gli occhi, provando a rilassarsi, ma il ticchettio dei vari orologi lo snervava. E a questo si aggiunse lo scricchiolio dei gradini delle scale: qualcuno stava scendendo e, dal passo, poteva essere solo Hermione. Draco tornò a sedersi di nuovo, per vedere la ragazza entrare in salotto e fermarsi bruscamente.

«Ti ho svegliato» sussurrò lei, imbarazzata.

«Non sono mai andato a dormire. La luce era ancora accesa, come hai visto» borbottò.

«Beh, io... avevo sete e pensavo... Prendo un bicchier d’acqua e torno a dormire» spiegò.

«Quando sali, puoi spegni tu? Non ho voglia di uscire dalle coperte» chiese con un sogghigno, tornando a raggomitolarsi sotto le coperte. Dopo qualche minuto di rumori, il salotto piombò nel buio e la casa nel più completo silenzio. E tuttavia Draco si ritrovò a fissare il soffitto con  gli occhi sbarrati, senza riuscire ad addormentarsi.

Dopo qualche minuto in quella situazione, proprio mentre stava pensando di alzarsi e mettersi a guardare un film o riprendere la lettura, sentì Hermione camminare al piano di sopra e iniziare a scendere gli scricchiolanti gradini. Così si alzò dallo scomodo sofà e con passo felpato andò ad aspettarla in cucina. Quando la povera Hermione entrò e vide un’ombra muoversi nel locale, rischiò di urlare e svegliare l’intero vicinato, ma fortunatamente Draco le tappò la bocca appena in tempo.

«Granger, ho già dei seri problemi a dormire, saresti così gentile da evitare questo via vai? Non mi aiuta particolarmente». Lei, con la mano che le impediva di parlare, lo guardò male e annuì. 

«Molto bene» esclamò lui soddisfatto, accendendo la luce della cucina e lasciandola andare.

«Avevo fame, va bene?» mugugnò Hermione. «Ora non ti offrirò nemmeno un biscotto».

Draco alzò le spalle e tornò verso l’infame giaciglio, con lo sgranocchiare dell’amica come sottofondo.

«Spero che tu non stia mangiando a bocca aperta di proposito, carissima. Altrimenti non hai idea di quali potrebbero essere le conseguenze» la minacciò, con un sorriso malandrino particolarmente ben riuscito stampato sul volto. Nel sistemare nuovamente le coperte, gli balenò in mente il pensiero che la Granger avesse litigato per l’ennesima volta con Lenticchia. Ma era davvero stufo di ascoltare lamentele e piagnistei su Weasley, per poi vederla stare con lui nonostante tutto. Gli dispiaceva per Hermione, dopotutto. “Io la tratterei meglio sicuramente, se fossi il suo ragazzo” gli venne da pensare.

«‘Notte Draco» disse lei, salendo al piano di sopra per la seconda volta.

Ma, come dicono anche i maghi, non c’è due senza tre. E, infatti, Draco dopo appena un minuto sentì lo scricchiolio dei gradini una terza volta.

Senza lasciarle nemmeno il tempo di arrivare in salotto, domandò: «Hermione, posso sapere cosa c’è adesso?».

«Hai detto che non riuscivi a dormire, mi chiedevo se avessi voglia di una camomilla per addormentarti».

«Credo di non essere l’unico con problemi d’insonnia stanotte».

«Lo prendo come un sì» concluse lei, iniziando ad affaccendarsi in cucina.

«Sbaglio o vuoi anche dirmi qualcosa?» chiese Draco, senza scomodarsi dal divano.

Dalla cucina non arrivo alcuna risposta.

«Hermione? Ti sei annegata nel bollitore del tè?» scherzò.

«No, sono ancora qui» rispose lei, finalmente.

«Allora?»

«Che ne sai se ho qualcosa da dirti o meno?»

«Concedimi di dire che ho imparato a conoscerti e sei sempre piuttosto agitata quando c’è una questione, di solito riguardante Weasley, che ti angoscia. E il tutto si conclude in un lungo monologo durante il quale tu ti sfoghi con me» spiegò Draco, sogghignando. 

«Se ti dà fastidio, terrò per me i miei pensieri» sbottò lei.

«Oh, dai, scherzavo. Sai quanto mi appassiona la vostra storia intricata e romanzesca. Come dicono i babbani? Alla ‘Beautiful’?».

Dalla cucina non giunse alcuna risposta e per i successivi dieci minuti Draco attese impaziente che la Granger finisse quelle maledette camomille, così da ascoltare i suoi soporiferi racconti. 

Quando lei tornò in salotto, reggeva una tazza per mano, ognuna coperta da un piattino con tre biscotti.

«Complimenti per il sevizio» commentò Draco

«Tanto domani le lavi tu» disse lei, porgendogli una delle due tazze, per poi sedersi sulla poltrona libera, rabbrividendo per il freddo. 

«Dai Granger, non ho intenzione di farti diventare un Vermicolo congelato, vieni sotto le mie calde coperte, così proverai anche tu quanto sia scomodo questo divano.

Hermione gli sorrise riconoscente, spostandosi nel divano, accanto a Draco, e facendosi avvolgere dal piumino.

«Decisamente meglio» mormorò.

«Avanti, sputa la Manticora». Hermione sospirò e gli raccontò gli ultimi avvenimenti, impegnandosi per spiegargli le cose senza sembrare un personaggio piagnucoloso di una qualche serie televisiva.

«E questo è quanto» concluse. 

Draco la guardò negli occhi per qualche secondo, durante i quali a Hermione sembrò che la temperatura nella stanza stesse salendo vertiginosamente.

«Lascialo»

«Come?»

«Falla finita. Mollalo» disse il ragazzo.

«Mi sembra un po’ drastica come decisione» mugugnò lei. «Io speravo più in un qualche consiglio su come riappacificarmi con Ron».

«Se non rompi con lui, ti chiederà di sposarlo al matrimonio di George, sicuro come l’oro. Quello della Gringott, non dei Folletti» affermò saggiamente Malfoy.

«Non lo farebbe mai!» 

«Certo che sì. Weasley ha paura di perderti se aspetta e penserà che facendoti la proposta al matrimonio di suo fratello, tu accetterai colpita dal romanticismo del gesto».

«Credo sarebbe solo molto imbarazzante» ammise Hermione.

«E perché? Insomma, se tu hai intenzione di stare con lui per tutta la vita dovresti accettare, anzi, dovrebbe farti felice. Prova ad immaginarti in abito da sposa davanti a Weasley, intrecciati per la vita» continuò Draco, sussurrando amaramente l’ultima frase.

«NO!» sbottò lei. 

«Visto? Quindi spiegami perché continuare a stare con Weasley».

«Ron è una sicurezza» mugolò Hermione, prendendo la tazza vuota di Draco e appoggiandola insieme alla propria ai piedi del divano.

«Sì, ma tu non sei sicura di lui. E allora, piuttosto che logorare il vostro rapporto continuando a litigare, non vi conviene piantarla lì e tornare ad essere amici?»

«Harry aveva detto la stessa cosa qualche tempo fa» sussurrò lei.

«Allora vuol dire che è proprio la soluzione migliore nonchè l’unica possibile, altrimenti io e Potter non ci saremmo mai trovati d’accordo» disse Draco, cercando di soffocare uno sbadiglio.

«E così almeno riprenderai a stressarmi con le storie sui babbani, che sono infinitamente più interessanti di questa telenovela con Weasley, lasciamelo dire» commentò, facendola sbuffare divertita. 

«Beh, grazie per avermi sopportato» concluse lei, appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo. In quel momento, la testolina rossa di Teddy spuntò in salotto, mentre il bambino si stropicciava gli occhi pieni di sonno.

«Teddy? Che diamine ci fai qui? Dovresti essere a dormire!» sbottò Draco.

«Ma vi sentivo parlare e pensavo fosse già mattina» mugugnò il piccolo.

«Ehm, non proprio. Ti conviene tornare a letto» suggerì dolcemente Hermione.

«Posso venire sotto le coperte con voi? Mi sento solo in camera, Grattastinchi è andato a dormire nella tua, Hermione» disse intrufolandosi tra lei e Draco.

«Com’è bello calduccio qui dentro» commentò soddisfatto, raggomitolandosi.

«Perché mi avete scacciato dal mio letto se tanto alla fine siete venuti a dormire tutti su di me?» si lamentò Malfoy, guardando il bambino riaddormentarsi placidamente con la testa sul petto di Hermione.

«Borbotta a bassa voce, gentilmente» disse quest’ultima, appoggiando nuovamente la testa sulla spalla di Draco  e chiudendo gli occhi. Visto che tutti lo avevano scelto come cuscino, il nobile rampollo dei Malfoy scivolò in una posizione più comoda e, finalmente, si lasciò cullare dalla dolce melodia di Morfeo.

 

Note dell'Autrice
Wotcher!
Nulla, di che purtroppo. Capitolo che si è fatto attendere, un po' sotto tono e note dell'autore scadenti. Ma sono l'unica che non ne può già più della scuola?

  
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