Epilogo
-
Pronto?
“Chiara
ho bisogno di te! Mi si sono rotte le acque!” urlai
alla mia amica al telefono.
-
CHE COSA?? DOVE
DIAVOLO E’ TUO MARITO, CAZZAROLA??
“È
al lavoro, sarà in sala operatoria! Chiara devi aiutarmi!
Ho chiamato l’ambulanza ma ho bisogno di te!” le
urlai di nuovo.
-
Ok ok arrivo subito! Due minuti e sono
lì -
mi disse lei preoccupata - non partorire
in salotto e non ti muovere - la sentii dire mentre in
sottofondo la
sentivo chiudere la porta di casa.
Non
ti muovere?? “Sai
stavo giusto pensando di andare dal parrucchiere mentre ti aspetto
e AHHHHHHHH..”mi interruppi urlando.
-
Matty cos’hai?
“Fa
malissimo!” sbraitai.
- Arrivo
aspettami!
Dopo qualche
minuto sentii il campanello suonare e
faticosamente mi alzai per andare ad aprire.
“Tutto
bene?” mi chiese Chiara entrando come un fulmine.
“Mi
sembra di aver appena fatto pipì sul parquet della sala,
secondo te come sto?”
“Puliremo
dopo” mi rassicurò lei “prendo la borsa
e la roba e
provo a richiamare quel demente che sparisce e andiamo
giù”.
La lasciai fare
e rimasi in piedi a massaggiarmi la pancia.
“OK
andiamo, ho tutto io. Chiama l’ascensore che
scendiamo”.
Ubbidii alla mia
amica e mi diressi verso l’ascensore mentre
lei chiudeva la mia porta di casa e mi seguiva.
“Matty
devi stare calma, non ti agitare se no peggiori la
situazione” cercò di rassicurarmi.
“Ma io
sono calma! Calmissima!” risposi con voce stridula.
Chiara mi
guardò storta e io abbassai il capo copevole “Ok,
hai ragione te! Ma vorrei vedere te nella mia situazione!” le
dissi.
“Tesoro
ti ricordo che ho partorito l’anno scorso e che ho
fatto 15 ore di travaglio, io so cosa si prova fidati”.
Colpita e affondata.
Aspettammo nel
portone l’ambulanza e intanto lei cercò di
calmarmi “Raccontami qualcosa così pensi ad altro,
su!”
“Mi
riesce difficile pensare ad altro quando mia figlia cerca
di uscire!” ironizzai.
Lei
continuò imperterrita “Ti ricordi la prima volta
che ti
ha detto di amarti?”
Era
Agosto ed era un
anno che ci conoscevamo. Eravamo andati al mare dove io andavo ogni
anno e dove
ogni anno incontravo i miei amici del mare. Ma quell’estate
si erano aggiunti
al gruppo Simone, Chiara e Matteo. Sarebbe stata una vacanza
indimenticabile,
la prima di tante altre. O almeno così speravo. Con Cristian
non c’era stato il
minimo problema. Tra l’altro aveva anche una ragazza e mi
stava anche
simpatica. Mi trovavo bene con lei, non come con Ilaria o Chiara, ma
abbastanza
bene da riuscire a passare due settimane piacevoli anche in sua
compagnia.
Era
un venerdì e
avevamo deciso di fare un falò sulla spiaggia. Musica, pizza
e divertimento.
Una serata praticamente perfetta.
Tra
una canzone e
l’altra, Simone mi disse “Ti va se facciamo quattro
passi?”
Annuii
e mi alzai
appoggiandomi alla sua mano, poi dissi gli altri “Noi
facciamo due passi”.
Nessuno
ebbe niente da
dire, probabilmente erano troppo impegnati a ridere o a coccolarsi.
Ci
incamminammo per
mano, allontanandoci dal falò e dirigendoci verso un moletto
di legno che stava
poco distante.
Non
parlammo per tutto
il tragitto, beandoci di quel silenzio che ci faceva compagnia, senza
pesare.
Ci
sedemmo sul moletto
coi piedi a penzoloni e mi appoggiai alla sua spalla, mentre lui mi
circondava
le spalle con il suo braccio.
“Ti
piace qui?” mi
sussurrò sui capelli.
“Sì,
si sta bene. C’è
pace” gli risposi accoccolandomi su di lui.
Iniziò
a farmi delle
carezze sul braccio che mi fecero rabbrividire.
“Hai
freddo?” mi chiese
preoccupato.
“No.
Sei tu che mi fai
questo effetto, o meglio, sono le tue carezze a farmelo” gli
risposi non
muovendomi da quella posizione.
“Io..”
iniziò.
“Tu..?”
lo invitai a
continuare.
“Io
sono innamorato di
te” mi disse.
EH?
Rimasi
in silenzio. Non
sapevo cosa dirgli. Erano passati nove mesi da quando stavamo insieme e
pensavo
che, non avendolo provato da subito, non si sarebbe mai innamorato di
me.
“Matty?”
mi chiamò “hai
capito cosa ho detto? Ti amo” mi ripeté.
Mi
allontanai dal suo
abbraccio e lo guardai. Con gli occhi umidi, con un sorriso a 32 denti
e con
un’emozione in corpo impossibile da spiegare.
“Anche
io” gli dissi
“Anche io ti amo” gli ripetei.
Lo
vidi rilassarsi
leggermente. Poi si avvicinò alle mie labbra e mi
baciò delicatamente.
“Pensavo
non me lo
avresti mai detto” gli confessai.
Mi
guardò dispiaciuto poi
mi spiegò “Volevo esserne sicuro. Non
l’avevo mai detto e non volevo dirlo così
per dire”.
“E
ora ne sei sicuro?”
gli chiesi titubante.
“Ora
sì. Era qualche
giorno che volevo dirtelo” mi confessò guardandomi
“ok forse era qualche
settimana ma non trovavo mai il momento adatto”.
Lo
guardai con gli
occhi ancora più lucidi “Non esiste un momento
adatto” gli dissi.
“Non
doveva esserci
fretta” rispose sollevando un po’ le spalle.
“Te lo
ricordi, Matty?” mi chiese la mia amica riportandomi alla
realtà.
“Come
dimenticarlo” le dissi “è stato uno dei
momenti più
belli della mia vita”.
“Mi
ricordo quando poi siete tornati
al falò e tu hai chiamato me e Ilaria da una parte con la
scusa che dovevi
chiederci se avevamo una cosa da donna”
ridacchiò Chiara.
“C’erano
Luca e Ale che ci guardavano
a metà tra lo shockato e lo schifato” ricordai
loro.
“È
vero! È stato magnifico” continuò
a dire Chiara, abbracciandomi “E ti ricordi quella volta che
sei venuta da me
per chiamare Ilaria per dirci che lo avevate fatto?” mi
stuzzicò ancora.
Erano
passati un paio
di mesi da quell’episodio del moletto. Ed era una domenica
pomeriggio piovosa. Ero
corsa da Chiara, tutta fradicia ed emozionata.
“Matty
perché sei
fradicia?” mi chiese lei andando a prendermi un suo cambio
asciutto.
“Non
potevo aspettare”
le dissi mentre tiravo fuori il cellulare dalla tasca e componevo il
numero di
Ilaria.
- Pronto? - Rispose
subito la mia amica dall’altra parte.
“Ilaria
sei in vivavoce
con me e Chiara. Dovevo dirmi una cosa” accennai.
Passò
qualche attimo di
silenzio poi Ilaria lo interruppe dicendo - Vuoi dircelo o
devo venire lì e strappartelo con le
pinzette dal cervello? -
Chiara
annuì come per
dar man forte alla nostra amica e io dissi tutto d’un fiato
“IoeSimoneloabbiamofatto”.
“Eh?”
disse Chiara al
mio fianco.
- Cosa? - chiese Ilaria
in vivavoce.
“Io-e-Simone-lo-abbiamo-fatto”
ripetei cercando di scandire meglio le parole.
“CHE
COSA?” urlò
Chiara.
- DAVVERO? - urlò
Ilaria nello stesso momento.
“S-sì”
dissi
imbarazzata.
“E
come è stato?”
chiese Chiara curiosa.
“Favoloso”
risposi con
occhi sognanti.
-
Bene bene! - disse Ilaria - adesso smetti di fare
la pudica e spara i
particolari piccanti! - mi provocò
Ilaria.
“Mi
ricordo anche quello” dissi a Chiara.
Vedemmo
l’ambulanza fermarsi davanti al portone e salimmo su
mentre un paramedico mi misurava il polso.
Chiara intanto
continua a cercare di distrarmi “E ti ricordi
il giorno del matrimonio?” mi domandò.
Doveva
essere il giorno
più bello di tutta la mia vita ma fino a quel momento ero
solamente riuscita ad
agitarmi più del dovuto, tanto che chiamai con voce da
gallina strozzata la mia
amica Ilaria che accorse subito.
“Tesoro
tutto bene?” mi
chiese premurosa.
“Non
ne sono sicura” le
risposi mentre gli occhi iniziavano ad inumidirmisi.
Lei
mi vide così
fragile e chiese “Cosa c’è che non
va?”
“Secondo
te ho
affrettato i tempi?” le domandai timida.
“Tu credi di
averli affrettati?”
“No,
io sono felice
così”.
“Allora
va bene così.
Devi rendere conto solo a te stessa per la tua
felicità”.
Andai
davanti allo
specchio e mi guardai, incerta su cosa pensare di me stessa, di quello
che
avevo fatto, di quello che avevo deciso, di come ero cambiata.
“Sei
pronta, tesoro?”
“Ilaria,
no aspetta.
Puoi chiamare anche Chiara? Ho bisogno di entrambe”.
La
mia amica annuì e scese
al piano di sotto a cercare l’altra mia amica.
C’erano entrambe per festeggiare
quel giorno. Il giorno.
Sentii
arrivare Chiara
ridacchiando, ma quando mi vide si ammutolì.
“Matty,
tutto bene?” mi
chiese anche lei.
“Io…”
iniziai “io non
lo so” dissi sommessamente.
Vedendomi
in quello
stato entrambe mi corsero incontro e mi abbracciarono strette.
“Tesoro,
ma cosa
succede?” mi chiese Chiara sempre più preoccupata
“non sei sicura?”
Non
riuscii a
risponderle e continuai a stringerle.
“Matty
non fare così,
dovrebbe essere un giorno meraviglioso, non dovresti piangere.
Cioè potresti
piangere di felicità, ma non per qualcosa che non sai bene
cosa sia” mi disse
Ilaria accarezzandomi la schiena.
“Esatto,
ha ragione la Ila”
mi fece notare Chiara “pensa alle cose belle, pensa a voi, a
quanto vi amate, a
quanto vi divertite insieme, a come sentite la mancanza l’uno
dell’altra quando
non siete insieme”.
“Pensa
a come ti fa
stare bene e intendo stare bene orgasmicamente!”
ridacchiò la Ila.
“Ila!”
la ammonii
ridacchiando anche io.
È
vero!” si difese lei “Sei
tu che dici sempre che --“
“Ok
ok” la interruppi “qui
intorno ci sono i miei e non vorrei che mio padre sentisse cosa mi fa
il mio
futuro marito”.
“Aspetta
che ti
risistemo il vestito” mi disse Chiara posizionando bene la
gonna.
“Sei
pronta?” mi
domandarono.
“Sì,
andiamo”.
“È
stato magnifico” ricordò Chiara mentre
l’ambulanza si
fermava.
“Signore
siamo arrivate” disse gentilmente il paramedico.
“Grazie”
rispondemmo mentre ci avviavamo verso la sala d’aspetto
del reparto maternità.
Una giovane
infermiera ci fece aspettare qualche minuto e poi
mi portarono nella sala travaglio, lasciando fuori Chiara
perché non era una
mia parente.
“Ma
secondo lei io lascio entrare la mia amica da sola in
sala parto?” chiese rabbiosa la mia amica.
“Signora
lei non è arente!” le rispose educatamente
l’infermiera.
“E lei
vorrebbe farmi credere che lascerebbe da sola in sala
travaglio una donna che sta per partorire il suo primo figlio? Ma
cos’è lei? Un
mostro?” la provocò ancora la mia amica.
“Chiara
non importa..” tentai di fermarla.
“Oh
sì che importa” mi disse lei “Questa
gentile signorina ti
vuole lasciare da sola finché quel bradipo di tuo marito non
si fa vedere! Ma non
esiste!”
“Signora
la prego di calmarsi” tentò di riprenderla
l’infermiera
“Non sono un mostro, ma le regole sono regole --“
“Che
succede qui?” chiese una voce familiare alle mie spalle.
“Oh
dottore salve! Stavo cercando di spiegare alle due
signore qui presenti che in sala travaglio possono entrare solo i
parenti” gli
spiegò l’infermiera mentre io mi persi a guardarlo.
“Sì
dà il caso” intervenne Chiara “che il dottore qui presente sia il marito della
mia amica” sputò fuori “pertanto ora io
vado con lei in sala travaglio e se
ha qualche problema ne parli con lui.
A proposito, ciao Simone”.
“Ciao”
le rispose lui e poi si rivolse a me “Tranquilla
Splendore, prima di qualche ora non partorirai, prenditela con calma
che io
arrivo subito”.
L’infermiera
rimase un attimo interdetta mentre mio marito si
chinava a baciarmi e ad accarezzare il mio pancione.
Sorrisi
dolcemente a Simone mentre Chiara mi prendeva
sottobraccio e mi accompagnava nell’altra stanza.
Mi cambiai e mi
sistemai sul letto mentre Chiara parlava di
Matteo e del loro bambino casinista, Dario.
Quando le
contrazioni iniziarono ad essere regolari, venni
spostata in sala parto e dopo solo un’oretta diedi alla luce
mia figlia.
“Tesoro
c’è qualcuno che ti vuole conoscere” mi
disse Simone
avvicinandosi con un fagotto in braccio “Splendore, questa
è la nostra
Margherita” disse porgendomela e baciandomi la fronte. Era
un’emozione unica,
avevo in mano la mia bambina che dormiva e non riuscivo a staccarle gli
occhi
di dosso mentre sentivo quelli di mio marito su di noi.
“Non
è bellissima?” gli chiesi retoricamente.
“Certo,
l’abbiamo fatta noi” mi rispose lui sorridendo.
“Si
può?” sentii Chiara chiedere dalla porta.
“Entra
entra” le disse Simone “Io devo un attimo andare a
parlare con il pediatra, torno subito”.
Mentre mio
marito si allontanava, si avvicinò al letto la mia
amica “Io sono la zia Chiara, piccolina” disse
rivolta alla mia bambina “Adesso
videochiamo l’altra zia così ti vede”.
Compose il
numero e dopo uno squillo rispose Ilaria - Ha
partorito? - chiese premurosa.
“Certo
che ho partorito” le dissi “E adesso ti presento la
tua nipotina”.
Chiara diresse
la videocamera del cellulare verso la bimba
per farla vedere a Ilaria che singhiozzò - Sono
zia.. E’ bellissima Matty - mi disse.
“Tra
un mese sarai qui e potrai vederla tutti i giorni che
vorrai” le dissi commuovendomi.
“Vedrai”
mi disse Chiara “Sarà magnifico riuscire a stare
di
più insieme”.
“Grazie
ragazze” dissi loro “Senza di voi, non sarei mai
riuscita in tutto questo. Vi voglio bene”.
Questo capitolo
è stato letteralmente un parto.
Sapevo di dover scrivere qualcosa sul loro futuro e mi è
venuto in mente questo. Sono da poco stata in ospedale a trovare una
mia
grandissima amica e ho cercato di riportare quei momenti in questo
epilogo. Spero
di non avervi deluso.
Questa storia si
conclude qui, ahimè. Mi ha accompagnato
attraverso un bel periodo della mia vita. Sono contenta che sia finita
ma sono
anche triste. È il momento che io dedichi più
attenzione alla Lily/James.
Ah, sweety
questa è per te. Rincontrarsi così dopo 4 anni mi
ha commosso, lo sai.
A presto girls!
Spero di vedervi
nell’altra storia!
See u
Dafne