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Autore: effe_95    13/10/2012    3 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.



11 .”Your hair was long when we first met”

“I tuoi capelli erano lunghi, quando ci siamo incontrati la prima volta”

 
 
Yulian si era addormentato con la testa sulle gambe di Claudia, la rossa aveva lasciato un messaggio al fratello dicendogli che avrebbe tardato un po’, non aveva trovato il coraggio di svegliare il fidanzato, era  così bello mentre dormiva, sembrava che nessuno potesse fargli del male, che sarebbe stato sbagliato ferirlo.
Claudia lo accarezzò dolcemente sulla fronte, stando attenta a non toccargli il cerotto, Yulian si mosse leggermente e contrasse le sopracciglia, mormorò qualcosa che Claudia non capì, probabilmente era russo, poi però, il ragazzo disse una frase precisa, quasi gridata, e quello era italiano.
<< Non è colpa mia Danil! >> Claudia si domandò chi fosse quel ragazzo, cosa significasse nella vita di Yulian, aveva il desiderio di svegliarlo solo per questo , ma non l’avrebbe fatto, non avrebbe commesso quell’errore di nuovo.
 
Katerina guardava sorridente Aleksandr.
Il ragazzo stringeva tra le braccia il loro piccolo Danil, che quel giorno compiva cinque anni, quanto l’avevano desiderato quel bambino dai capelli biondissimi.
Fuori nevicava, nevicava in quella San Pietroburgo fredda e illuminata dove era nato il loro amore.
<< Papà, papà! Yulian si sporge dal box! >> Gridava Danil sporgendo le braccia, Aleksandr lo mise giù e corse da Yulian, che a dieci mesi di vita rischiava di cadere con la faccia sul pavimento.
<< No Yulian, non devi fare così, ti fai la bua! >> Lo ammonì docilmente Aleksandr accarezzandolo sulla testolina, Yulian sorrise mostrando i due dentini che gli bucavano le gengive, quel bambino aveva gli stessi occhi di Aleksandr, era impressionante la somiglianza.
Katerina guardava quella scena felice.
 Aleksandr aveva sempre avuto una sorta di preferenza per Danil, l’avevano voluto così tanto lui e Katerina, che quando era arrivato la gioia era stata incontenibile, ma all’epoca Aleksandr amava anche Yulian, quel bambino ancora troppo piccolo che non conosceva.
Perché Yulian era arrivato così presto? Certo, lui non era aspettato, Katerina lo definiva un dono del cielo, Aleksandr stravedeva per Danil, ma Yulian era suo figlio, non poteva non amarlo.
<< Danil, è pronta la pappa >> Disse Katerina allungando le braccia per accogliere il primogenito, Danil corse come un razzo tra le braccia della madre.
Nel vedere quella scena Yulian rise battendo le mani, e Katerina gli mandò un bacio, seguita da Aleksandr che lo prese in braccio, non poteva andare meglio di così quella sera, fino a quando suonò il campanello.
Aleksandr lasciò Yulian sul tappeto distrattamente, e andò ad aprire la porta, Katerina non ci fece troppo caso, lanciò uno sguardo a Yulian per vedere che non si facesse male e continuò ad imboccare Danil. All’improvviso Aleksandr urlò, urlò come Katerina non l’aveva mai sentito, un rumore assordante rimbombò dal corridoio e Katerina saltò su mollando tutto e correndo dal marito.
Danil e Yulian rimasero da soli in cucina, il fratello più grande scese dalla sua sedia e raggiunse il fratello più piccolo che stava masticando senza ritegno un cuscino, Yulian sapeva a malapena gattonare, o forse decise di imparare a farlo quella stessa sera, mollò di colpo il cuscino attratto da qualcos’altro, si avvicinò ad un mobile completamente smontato che Aleksandr avrebbe dovuto montare da un pezzo, Danil lo seguì con calma, per vedere cosa combinasse e fu li che accadde, Yulian toccò con le manine delle travi di legno facendole cadere, Danil lo spinse e lo salvò, ma non riuscì a salvare se stesso, le travi lo travolsero in pieno.
Il rumore fu così forte che Aleksandr e Katerina trasalirono, il pianto di Yulian ruppe il silenzio e il loro cuore balzò nel petto, la persona alla porta rimase impietrita con loro.
<< Abbiamo lasciato i bambini da soli? >> Mormorò Aleksandr con la voce strozzata.
<< Non è successo niente >> Si ripeteva Katerina per auto convincersi, poi entrambi corsero in cucina come un razzo.
Alla vista delle travi Katerina urlò dall’orrore portandosi le mani sul volto, mentre Aleksandr si fiondò sulle macerie spostandole una alla volta con la forza della disperazione, quando trovò il figlio aveva le lacrime agli occhi, Danil se ne stava rannicchiato con le manine strette al cuore.
<< Va tutto bene … >> Disse Aleksandr prendendolo tra le braccia, Katerina prese Yulian in braccio che piangeva come un disperato.
<< Papà, Yulian è salvo? L’ho salvato? >> Mormorò Danil stringendo i piccoli pugni, aveva un emorragia interna perché perdeva sangue dalla bocca.
<< Si, sta bene, sta bene, adesso papà ti porta in ospedale >> Si ripeteva Aleksandr, senza rendersi conto, che tra le mani stringeva un corpo senza vita.
 
Il giorno dei funerali, Aleksandr e Katerina rimase in silenzio per tutto il tempo, anche davanti alla tomba del figlio, per fino Yulian se ne stava zitto nel suo passeggino e giocava con un pezzo di stoffa che qualcuno gli aveva dato durante la cerimonia.
Katerina strinse la mano ad Aleksandr.
<< Forza Alec, abbiamo Yulian a cui pensare, dobbiamo andare avanti per lui, Danil avrebbe voluto così, adorava suo fratello. >> Katerina piangeva mentre pronunciava quelle parole, Aleksandr si girò a guardare il bambino nel passeggino con un sguardo vuoto.
<< Lui non è mio figlio! E’ per colpa sua se Danil è morto, e io non voglio più sentirlo nemmeno respirare! Dovrebbe esserci lui li dentro, non Danil … non lui >>
 
Yulian si svegliò di soprassalto, la fronte sudata e le mani strette alla gonna di Claudia, la ragazza lo guardava preoccupata.
<< Tutto bene? >> Domandò spostandogli dalla fronte i capelli bagnati di sudore.
<< Solo un brutto sogno >> Mormorò il russo scuotendo la testa, poi si accorse di stringere convulsamente la gonna di Claudia e mollò subito la presa sbuffando.
<< Non dovresti metterti queste gonne! >> Sbottò il biondo all’improvviso, aveva cambiato espressione in una frazione di secondo, come se il sogno appena fatto fosse una cosa ricorrente a cui non dare troppo peso.
<< Perché? >> Chiese Claudia stranita, Yulian si tirò su e grattandosi la testa spostò gli occhi sulle gambe della ragazza.
<< Se non hai intenzione di fare l’amore con me non provocarmi >> Replicò stiracchiandosi, Claudia arrossì su tutta la faccia e spostò lo sguardo verso il pavimento, era stato diretto lui, eh?
<< Non ho intenzione di fare l’amore con te per ora, e poi non ti sto provocando, ho anche le calze nere … >> Yulian le afferrò le guancie con entrambe le mani e la baciò a timbro.
<< Appunto, lasci immaginare! >> Replicò ridacchiando, Claudia sorrise.
<< Immagina quanto ti pare >>
<< Sei perfida >> Replicò Yulian posando le sedie e la chitarra, fuori si era fatto buio.
<< Yulian, cosa stavi sognando? >> Domandò la rossa, Yulian guardò fuori la finestra il cielo senza stelle e sospirò.
<< Te lo racconto domani >>
 
 
 
Il calendario quel giorno segnava il 19 Dicembre, le vacanze di Natale erano appena cominciate e Francesco vagava per la città alla ricerca di un regalo da fare ad Iliana per la festa imminente, era talmente disperato che aveva perfino pensato di chiedere aiuto a Yulian dato che Claudia non era servita a nulla.
<< Potresti regalarle una sciarpa, lo apprezzerebbe >> Diceva la rossa tramite cellulare, Francesco scosse la testa guardando indispettito le vetrine dei negozi.
<< Troppo povero come regalo >> Si lamentò il moro, Claudia sbuffò infastidita.
<< Allora non so proprio come aiutarti, è la millesima cosa che ti consiglio, ma a te non va bene nulla! >> Borbottò la rossa, Francesco si stizzì ancora di più, come se volesse trovare una risposta subito e adesso, come se la pretendesse da Claudia a tutti i costi.
<< Che razza di amica sei?! >> La rimbrottò lui.
<< Non è mica la mia ragazza Checco! >> Replicò lei alzando la voce, Francesco sospirò pensando che alla fine Claudia non avesse tutti i torti.
<< Tu cosa hai fatto a Yulian? >> Domandò per cambiare discorso, Claudia rimase in silenzio per almeno due minuti.
<< Mi sono ricordata che devo uscire immediatamente! >>  Rispose la rossa di fretta, Francesco scoppiò a ridere come un disperato e Claudia prese a strillare indignata, la gente che passava accanto al ragazzo in mezzo alla strada si girava a guardarlo stranita.
<< Vai, scema! >> Disse lui ridacchiando ancora, Claudia lo salutò di fretta e riagganciò.
Francesco continuò a camminare per le strade senza una meta precisa, si avvicinò alla vetrina di un negozio davvero appariscente, poi si accorse che era una sorta di gioielleria giovanile. Il bancone era in tinta fucsia e rosa shocking con qualche spruzzo di viola, proprio il genere di cose che a lui non sarebbero mai piaciute, li tutto era molto appariscente e pacchiano, non avrebbe mai regalato una cosa del genere ad Iliana, lei era semplice, era dolce, non aggressiva come quegli oggetti.
Lui era davvero intenzionato ad andarsene, ma la porta del negozio si aprì in quel preciso momento e ne uscì Agneszka, Francesco rimase di sasso, la guardò per almeno un minuto dove anche lei rimase in silenzio, e poi decise di darle le spalle e scappare lontano da quel demonio ucraino.
<< Aspetta! >> Esclamò Agneszka afferrandolo per il giubbotto, e Francesco si fermò come se un incantesimo potentissimo l’avesse immobilizzato.
<< Ti ricordi? Qui è dove ci siamo incontrati la prima volta >> Raccontò l’ucraina, e un’ondata di ricordi invase e inondò la testa di Francesco, aveva completamente dimenticato il posto, quel giorno lontano era troppo preso da Agneszka per guardarsi attorno.
<< I tuoi capelli erano lunghi quando ci siamo incontrati la prima volta >> Disse Francesco, ricordandosi che Agneszka portava i capelli lunghi fino alla vita, probabilmente, una volta tornata in Ucraina li aveva tagliati, come aveva tagliato tutto, con lui.
<< Quando facevamo l’amore ti lamentavi sempre dei miei capelli, allora li ho tagliati, così che quando sarei tornata dall’Ucraina non ti avrebbero dato più fastidio. Li ho tagliati una volta al mese per un anno e mezzo >> Francesco non riusciva nemmeno a guardarla in faccia, in quei suoi occhi così elettrici che gli facevano perdere il nume della ragione, doveva stare zitta, Agneszka doveva stare zitta con tutti quei ricordi.
<< Mi facevano il solletico >> Mormorò Francesco, Agneszka sorrise e si avvicinò ancora di più al ragazzo stringendosi con le mani al suo giubbotto nero, come faceva quando stavano insieme.
<< Vorresti ancora fare l’amore con me? >> Disse Agneszka avvicinandosi ancora di più, Francesco non ci cascò più però, aveva oltrepassato troppo i confini.
<< No, voglio fare l’amore con Iliana, scoprire com’è il suo corpo, come il mio corpo aderisce al suo e levarmi di dosso il tuo odore, va a fare la puttana non qualcun altro. Chissà con quanti ragazzi sei stata la in Ucraina, se ci penso mi dai i brividi! >> Sibilò il moro afferrandola per quegli stessi capelli che un tempo aveva odiato, quelle parole velenose gliele sputò in faccia con tutta la cattiveria, come una freccia bruciata che voleva incendiare un’ intera città, Agneszka pianse.
<< Credo che a Iliana dovresti regalarle quella collana semplice e raffinata, le starebbe davvero bene >> Francesco la lasciò andare e si girò a guardare quella collana solitaria abbandonata in un angolo del bancone, il ciondolo rappresentava una piccola ninfa delle nevi con i lunghi capelli biondi, quella era davvero la sua Iliana, e lui ce l’aveva fatta ancora una volta, ancora una volta non l’aveva tradita e ferita.
  





Effe_95

Buonasera a tutti :D
Anche questa settimana è stata da incubo.
Spero davvero tantissimo che questo capitolo vi sia piaciuto, anche perchè finalmente si capisce tutto il motivo dell'odio di Aleksandr, anche se l'odio è sempre insensato.
Per la parte di Francesco ho provato un grande imparazzo, dare quella risposta da parte del ragazzo è stata difficile da scrivere, io non sono il tipo di persona che va in giro a dare della " p.... a" a tutti, quindi vi chiedo scusa per il termine poco gentile.
Il titolo della canzone è tratto da una  canzone di Regina Spektor che si chiama " Samson".
Grazie mille perr l'attenzione.
A presto.
  
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