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Autore: Eloise_Hawkins    14/10/2012    4 recensioni
[Dal testo]
Dicono che quando stai per morire ti passa davanti tutta la vita. Io non stavo per morire, però un po’ di paura l’ho avuta, di morire davvero, e posso dire, con assoluta certezza, che l’unica cosa che vedi non sono ricordi, ma futuro. Ti passa davanti tutta la vita, è vero, ma solo quella che non hai ancora vissuto. Pensi a tutto quello che non hai mai fatto, mai visto. Pensi a quello che lasci.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Thanks for the memories'
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Ventuno anni – Il mio dio

 

L’istinto e le mamme hanno sempre ragione.

Quando sono partita lo sapevo che sarebbe andata così, un po’ già lo sentivo. Avevo come un presentimento. Mentre guidavo non riuscivo a concentrarmi su nient’altro che lo sterzo, e le ruote, e la strada. Ogni altro pensiero sgusciava via, sfuggiva, come se il mio cervello volesse suggerirmi di prestare attenzione.

Quando sono entrata dentro quella curva, ho pensato che mia madre mi diceva sempre di non prenderla mai sulla corsia di sorpasso, percè era pericoloso. Ho pensato che forse stavo andando troppo veloce, e quello lì è stato l’errore. Poi non ho pensato più niente, se non che su quella strada stavo morendo. Ho visto le luci e la strada, l’asfalto, e poi il guard rail venire verso di me, e non ho avuto nemmeno il tempo di gridare, la cosa più semplice, e istintiva, come se quell’unico gesto potesse consegnarti al tuo destino, e invece io non l’ho fatto, non ho avuto il tempo, ho solo chiuso gli occhi, sperando di chiudere fuori il terrore, ma mi sono accorta che ce l’avevo ancora dentro, e quindi li ho aperti di nuovo. Le macchine mi sfrecciavano accanto, qualche volto, occhi strani, mi guardavano ma non si fermavano. Immobile là dentro a morire di paura, però non ero morta, ero morta di paura ma viva, mentre tremavo e piangevo, e non sapevo che altro pensare.

Cosa avrebbero detto i giornali il giorno dopo? Parlando della vita infranta di quella ragazza che aveva un camice da medico nella sua macchina, un sogno morto con lei, e una torta appena fatta, mi dispiace mamma, si è rovinata, e i wurstel con il formaggio, che non mangerò mai più e mi piacevano così tanto, e quella maglietta, chissà qual era il suo colore preferito, azzurro, come il cielo che non mi ha accolto, grazie.

 

Poi, ripensandoci, qualcosa ho pensato. Cosa, non lo so. La mia macchina, perché a me, ti prego non farmi morire, mammapapàRenataIrenenonna.

Poi c’era un ragazzo, ho pensato che era carino, e poi mi sono chiesta come potevo pensare a una cosa del genere in quel momento. Tremavo, piangevo, guardavo la macchina e pensavo. A cosa non lo so ancora. Papà si arrabbierà, invece papà non si è arrabbiato, perché era contento di vedermi ancora viva e perché nei suoi occhi ho visto la vita che sarebbe stata, e anche se lui non lo dice, uomo forte, in quell’abbraccio, in quel bacio, nel suo silenzio mentre preparava la pasta col pistacchio che a me piace tanto ma che non avevo voglia di mangiare, c’era tutta l’angoscia, e il terrore, e l’amore, papà, uomo d’acciaio, mio padre che non crolla mai, io non ho mai visto mio padre crollare, lui non crolla, muore dentro, ma in silenzio, senza lamenti o rumori, e ieri, al mio posto, è morto qualcosa dentro di lui, e lui era felice così, ha preferito così, nei suoi occhi io l’ho visto che sarebbe morto tutto, completamente, pur di vedermi ancora viva.

 

Dicono che quando stai per morire ti passa davanti tutta la vita. Io non stavo per morire, però un po’ di paura l’ho avuta, di morire davvero, e posso dire, con assoluta certezza, che l’unica cosa che vedi non sono ricordi, ma futuro. Ti passa davanti tutta la vita, è vero, ma solo quella che non hai ancora vissuto. Pensi a tutto quello che non hai mai fatto, mai visto. Pensi a quello che lasci.

La mia famiglia. Quella sempre, al primo posto nei pensieri di qualunque cosa.

La luna piena. Il tramonto dal giardino di Brucoli. Stare sott'acqua. E il mare, sempre, in ogni stagione. Il profumo del gelsomino; quello di pioggia no, ora lo odio. La pasta frolla della nonna. Gli abbracci di papà e i baci della mamma. I progetti per il futuro. Le serate tra sorelle. Tutti i libri che non ho ancora scritto. Tutte le materie che non ho ancora dato. Tutti i sorrisi che non ho ancora regalato. I viaggi mai fatti. Le sconfitte e le vittorie. Le amicizie, quelle vere. Le lacrime, quelle belle. Roma. La danza, che anche se non c'è, c'è sempre. Gli occhi dei bambini. La cioccolata calda con la panna.

La vita. Tutta quanta bellissima.

E quindi grazie; e rimango quaggiù, e il cielo lo guardo dal basso che da questa prospettiva mi piace di più.

 

Io non lo so se poi sarebbe successo davvero, se è stata fortuna o destino. Comunque la chiami, fa ancora paura. Ma io so, perché l’ho sentito dentro, che è l’amore che ti salva. Sempre. L'amore, ovunque e in ogni forma. Non so quale amore mi ha salvato, se il mio o quello di chi mi voleva qui dentro, dentro questo mondo schifoso che però è bellissimo e che davvero non vorrei lasciare mai, non ora almeno.

Ho sempre amato la vita, non avevo bisogno di quasimorire per apprezzarla davvero. Io voglio vivere, questo lo so da sempre. Non ho trovato risposte, ho solo tante domande in più – perché a me è andata bene e dopo qualche minuto a quel ragazzo è andata male? Cosa ha in serbo il destino per me? Per cosa sono qui, perché se oggi sono viva qualcosa dovrò pur fare dentro questo mondo stanco.
Credo che tutto accada per una ragione. Le persone cambiano perché tu possa imparare a lasciarle andare via. Le cose vanno male perché tu le possa apprezzare quando invece vanno bene, credi alle bugie perché poi imparerai a non fidarti di nessuno tranne che di te stesso, e qualche volta le cose buone vanno in pezzi perché cose migliori possano accadere.

Magari a Dio non ci credi, però quando vedi le lamiere della macchina accartocciate e distrutte, e se pensi che tu eri là dentro, magari qualche domanda te la fai. Io non lo so se un Dio esiste: ho più domande che risposte. Ma sono convinta che c’è una strada, tracciata per ognuno di noi. Non quella su cui oggi ho rischiato di morire, e su cui, dopo pochi minuti, qualcuno è morto davvero. Parlo di una strada vera, e bella ovunque conduca.

Io non so quale sia il piano per me, ma un motivo c’è se sono ancora qui, a piangere via ogni traccia di morte, a lacrimare vita, ancora qui.

Questo è il mio dio.

   
 
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