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Autore: Kiarachu    14/10/2012    4 recensioni
Avete presente il momento nel film dove Megamind (come Bernard) confessa a Roxanne che nessuno lo voleva a scuola? E che lei ha detto "Peccato che non eravamo nella stessa scuola"
Beh, in questa AU esplorerò la possibilità che Roxanne fosse andata alla scuola di Megamind. Che cosa succederà?
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Megamind, MetroMan, Minion, Roxanne Ritchi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Gli altri scolari erano già fuori in cortile, e la maestra si accorse dei due bambini ancora nell’edificio, accigliandosi un po’.
Purtroppo, lei aveva una mentalità ristretta, e come gli altri “accoliti” di Wayne, pensava che il piccolo alieno blu fosse solo una fonte di guai, e non era d’accordo che la nuova bambina facesse amicizia con un elemento simile.
 
“Roxanne, la campanella è suonata! Non vuoi andare fuori a giocare anche con gli altri?” la maestra chiese, rivolgendosi solo alla bambina, ed evitando di guardare il piccolo alieno.
 
I due bambini sobbalzarono quando la sentirono parlare, da tanto che erano concentrati nella loro conversazione.
 
“Oh…non abbiamo sentito la campanella! Buon’idea, maestra! Dai, Blue, andiamo fuori a giocare!” Roxanne propose al suo nuovo amico, prendendogli la mano, ed alzandosi per andare fuori.
 
La maestra si accigliò, e disse, “Forse è meglio se questo piccolo combinaguai rimanga qui, e tu esca a giocare con Metro Boy e gli altri bambini, non ti pare una buon’idea, Roxanne?” finì sorridendo.
 
La piccola reporter si corrucciò a quella proposta e nonostante sapesse che non era il caso di rivolgersi ad un adulto in quella maniera, le disse, in tono serio e che non ammetteva repliche, “No, grazie. È mio amico, e poi cosa vuole dire con combinaguai? Mi sembra un bambino apposto, ed è stato MOLTO interessante parlare con lui, e non ha combinato guai. Per cui, se non le dispiace, adesso andrò fuori a giocare con lui, e magari con gli altri, se vorranno giocare insieme con noi”, disse il più diplomaticamente possibile, sapendo che lei era dalla parte di quel bulletto di Wayne.
 
Roxanne era finita in quella scuola per bimbi dotati perché aveva un QI molto alto.
Oltre ad essere curiosa, aveva imparato a leggere e scrivere già all’età di tre anni, quindi lei stessa era un piccolo genio.
 
Ma non solo, fortunatamente aveva avuto una buon’educazione da suo padre, che le aveva insegnato ad essere educata e diplomatica.
Per lei era difficile essere diplomatica, perché era anche un maschiaccio, ma era molto brava e paziente.
 
La maestra cercò di dissuaderla con gentilezza, sapendo quanto fosse intelligente e matura per l’età che aveva.
 
“Mia cara, tu ieri non c’eri, e quindi non sai che questo bimbo è proprio un piccolo teppista che combina sempre qualche disastro. Per fortuna che c’è Metro Boy che salva sempre la situazione, e lui finisce in castigo. E poi guarda il suo aspetto: è chiaramente qualcuno da evitare. Sii ragionevole, mia cara, e gioca con i bambini buoni e normali”, affermò, con tono convinto, sperando di farle cambiare idea.
 
Roxanne era indignata, e guardò quell’ottusa donna con un cipiglio che avrebbe fatto tremare i sassi.
 
“Credo di poter dire di avere un giudizio migliore del suo. Lei è un insegnante, e dovrebbe essere neutrale su cose del genere. Anzi! Affermerei che lei dovrebbe essere dalla parte dei più deboli, e non spalleggiare i bambini che isolano individui interessanti come Blue.”
 
“E parlando di persone normali, vorrei ricordarle che il “caro” Metro Boy non lo è, visto che vola, è dotato di supervelocità, e da quello che ho sentito ha pure la vista a raggi laser. Giudico molto più normale lui, con la pelle blu e la testa grande.”
 
“Non ha mai pensato che ha quest’aspetto perché sul suo pianeta erano tutti così? E la sua testa denota un cervello più grande e sviluppato del nostro. Adesso la lascerò riflettere sulle cose che le ho detto, mentre io esco col mio amico a giocare. A dopo!” finì portando fuori uno stupito Eiyuu, che aveva appena fatto in tempo a prendere Minion.
 
La maestra voleva replicare qualcosa di altrettanto sagace, ma si rese conto che la bambina era stata troppo veloce, e non le veniva in mente nulla da dire.
In più sapeva che Roxanne era mentalmente superiore a lei, e si rendeva conto – anche se non l’avrebbe mai ammesso – che aveva ragione, e si vergognò molto del suo comportamento di parte. 
 
Quando furono sul cortile, Eiyuu rise di gusto, per quello che Roxanne aveva detto alla maestra.
 
“Ma sei matta? Vuoi finire in castigo per aver offeso la maestra? In ogni caso è stata una cosa fichissima!”, disse con entusiasmo, mentre la bambina rideva di gusto, e anche Minion.
 
Lei si fermò, e sempre tenendogli la mano, si girò e sorrise in maniera birichina, con gli occhi azzurri che le scintillavano maliziosamente.
 
“Lo so che ho rischiato, ma so che non può dirmi nulla, per via del mio QI. E poi SO di aver ragione! Ti sta trattando proprio male! Mi chiedo come una così sia finita a fare l’insegnante! Mi domando…mmmh…vabbè, ci penserò dopo. Adesso, divertiamoci!” finì entusiasticamente, pensando già di fare qualche ricerca su quella donna.
 
Eiyuu sorrise, contagiato, ed andarono nel cortile, decidendo di starsene sull’altalena, che al momento era libera.
Il genietto mise la palla vetrosa con Minion vicino allo steccato, tenendo d’occhio gli altri bambini, perché era già successo che cercassero di “giocare” a calcio con il suo amico.
 
Era vero che la boccia era fatta di un materiale molto resistente e che proteggeva Minion da urti, ma il pesce alieno si era spaventato molto le volte che era successo.
I due amici si divertirono sull’altalena, e poi la ricreazione finì senza che fossero stati disturbati dagli altri bambini, tornarono in classe, dove fecero altre attività, come disegnare o leggere libri per bambini.
 
Eiyuu, invece, scrisse dei temi, mentre gli altri leggevano, perché lui aveva già letto quei libretti quando era più giovane, intorno ai 7-9 mesi di vita.
Anche Roxanne era stata dispensata dalla lettura, perché erano troppo elementari anche per lei.
Fortunatamente, essendo una scuola per bambini dotati, c’era una piccola selezione di libri per “grandi”, per bambini come Roxanne o Eiyuu.
 
Così passò il tempo, e la campanella di fine lezioni suonò. Il piccolo alieno fu triste al pensiero di separarsi da Roxanne, ed anche lei, ma si ricordarono che si sarebbero visti il giorno dopo, a scuola.
 
Eiyuu salì sull’autobus, stando di dietro e facendo ciao con la mano in direzione di Roxanne, che stava facendo lo stesso gesto, sorridendo.
Arrivato alla prigione, andò nella sua cella, e si sdraiò sulla branda, sospirando felicemente, chiudendo gli occhi, pensando a Roxanne.
 
Dopo un po’ arrivò il direttore, per sapere com’era andata la giornata.
 
“Allora, figliolo, dalla tua espressione affermerei che è stata un’ottima giornata di scuola, o sbaglio?” chiese, con un luccichio malizioso negli occhi, vedendo l’espressione beata stampata sul volto del suo piccolo carcerato.
 
Il genietto si scosse da quel torpore, e balbettò, “Eh…ah…si…hm…oggi ho incontrato un angelo”, affermò sospirando e facendo di nuovo quell’espressione beata, pensando alla bimba dagli occhi azzurri.
 
Minion roteò gli occhi, e brontolò, vedendo quanto fosse perso il suo protetto.
Il direttore trattenne una risatina, sorridendo.
 
“Un angelo, uh? Intendi la creatura mistica dotata d’ali, o qualcuno così bello e gentile da sembrare tale?” chiese ironicamente.
 
Eiyuu si accigliò, e fece un’espressione perplessa, inarcando un sopracciglio.
 
“Ovviamente la seconda! Che domande mi fa, direttore? In ogni modo, oggi è arrivata una nuova bambina in classe. Non solo è carina fuori, ma anche dentro! Ha preso subito le mie parti, e abbiamo parlato TANTISSIMO! Ed ho riso! E doveva vedere come ha trattato la maestra e Wayne!” finì entusiasticamente, per poi raccontare tutto quello che era successo in classe.
 
Il bambino alieno aveva usato un tono così melodrammatico per descrivere gli eventi, che il direttore si chiese se fosse il caso di fargli fare un corso di recitazione, o qualche rappresentazione teatrale, magari cominciando all’interno della prigione.
 
Alcuni dei suoi “zii” – detenuti che avevano preso a cuore quello strano bambino – erano capaci di recitare e anche fare costruzioni di legno ed altri materiali, e stava seriamente pensando di chiedergli se gli sarebbe piaciuto provarci.
 
Ma per il momento era felice che avesse finalmente trovato un’amica, e da quello che aveva capito, le piaceva pure parecchio.
 
“E così ti sei preso una cotta per Roxanne eh, beh, buon per te! Son contento che tu sia felice! E come si chiama di cognome?” chiese curiosamente, perché Eiyuu non gliel’aveva detto.
 
Il piccolo alieno arrossì a quella dichiarazione.
 
“Una cotta? Ma no! Siamo solo amici! E poi siamo ancora piccoli! Ehm…comunque si chiama Roxanne Ritchi”, finì, pensando che il direttore aveva ragione. Si era proprio preso una bella cotta per quella bella e simpatica bambina.
 
Gordon ridacchiò a vedere il suo piccolo alieno così agitato, e spalancò gli occhi al cognome.
 
“Ritchi? È per caso figlia d’Andrew Ritchi, il paramedico?” chiese, sapendo che aveva una figlioletta speciale, più o meno dell’età del piccolo alieno.
 
Eiyuu annuì.
 
“Sì, è una delle cose che mi ha detto, mentre chiacchieravamo del più e del meno. È davvero speciale, è una persona incredibile ed intelligente. Spero che rimanga la mia amica, e che non succeda nulla che ci possa separare”, finì, pensando alle conseguenze, e divenendo triste.
 
Il direttore mise una mano sulla spalla del giovane.
 
“Non preoccuparti, Blue, son sicuro che se succedesse qualcosa del genere, tu sapresti come risolvere la situazione. Conosco suo padre, siamo amici. Ti ricordi no? Andrew…viene qui ogni tanto a visitarti. Potrei chiedergli se qualche volta lei venga qua, a trovarti, che ne dici?” chiese sorridendo al piccolo alieno.
 
Lui ponderò l’idea, e poi sorrise.
 
“Ah, si mi ricordo di Andrew! Chi se lo immaginava che avrei anche conosciuto sua figlia! E mi sembra un’ottima idea! Ed è meglio vedersi qui, per il discorso che abbiamo fatto ieri, vero, direttore?” finì pensando al fatto che lì dentro era protetto.
 
Ed in più Roxanne sapeva che viveva lì, e sperava che non fosse un problema per lei, venire a trovarlo in prigione.
 
La serata passò normalmente, con Eiyuu che disegnava altri schemi sui fogli, per fare altre invenzioni, ed appendendo altri foglietti alla nuvola d’idee, poi andarono a mangiare in mensa, e lui raccontò della nuova ragazza ai suoi zii più fidati, evitando però di raccontare che il direttore gli aveva proposto di farla venire lì per trovarlo.
 
Per quanto si fidasse di quegli uomini, sapeva benissimo che erano dei criminali, anche se alcuni erano finiti dentro per coprire chi aveva fatto veramente il crimine, e quindi erano parzialmente innocenti.
 
Ma non avrebbe tradito la loro fiducia. Stando dentro in prigione aveva sviluppato un senso dell’onore un po’ strano, ma alla fine era un bambino giudizioso, e sapeva quando era il caso di tenersi le cose per se, o chiedere consiglio a Minion o al direttore.
 
Dopo cena tornò in cella, pensando al giorno dopo, quando avrebbe rincontrato Roxanne, ed avendo qualche difficoltà ad addormentarsi. Dopo un po’ Minion gli cantò una ninna-nanna del suo pianeta, e il piccolo alieno s’addormentò quasi all’istante. 
  
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