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Autore: Josie5    14/10/2012    5 recensioni
Una punizione divina. Per Evelyne Gray, la ragazza del giornalino scolastico o la presidentessa, come ci tiene a dire lei, Max Parker è una punizione divina.
Evelyne è infatti convinta che il karma o Dio, o qualunque cosa sia, stia cercando di punirla con lui.
Punirla perché, a causa di problemi economici, comincia a sfruttare il fatto di essere così ben voluta dai professori per passare le soluzioni dei test ad alcuni suoi compagni di scuola; il tutto in cambio di soldi.
Evelyne non è orgogliosa di se stessa, ma per quasi due anni continua a tradire la fiducia che le è stata concessa.
Quando decide di smettere non tiene conto del fatto che Clark, il suo ultimo "cliente", sia uno dei migliori amici di Parker; non tiene conto del fatto che Parker stia preparando la sua vendetta fredda.
Max ed Evelyne non si sono mai parlati, ma si conoscono molto bene per via del giornalino di lei e di un certo articolo. E Max Parker, il capitano della squadra di basket della scuola, bello e popolare, non può di certo essere umiliato senza conseguenze. Non dopo quello che ha fatto Evelyne.
(Revisione in corso: 3/31)
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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(Grazie a JessGraphic per la copertina :3)

6.In pace


 

 

Zia Lizzy continuava a guardarmi sospetta.

Io sorseggiavo il brodo con le polpette, venuto anche mezzo decentemente e sorridevo. Una cucchiaiata e sorridevo, cucchiaiata, sorriso. Avevo paura che vedesse, in ogni mio singolo gesto e sguardo, cosa le stavo nascondendo.

- E' strano - osservò, dopo un po'.

- Cosa? - Chiesi tornando a guardare il piatto.

Sbuffò senza aggiungere altro.

Mi inumidii le labbra e spostai un ciuffo sfuggito alla coda di cavallo. Appena arrivata a casa avevo infatti cercato un sostituto al mio inseparabile elastico verde acqua. Parker l'avrebbe pagata cara. Tenevo il conto di tutto.

Mia zia nel silenzio mi lanciò un altro sguardo indagatore.

Non ne potei più. - Zia, insomma, mi fai paura! Cosa c'è?! - Chiesi esasperata e lasciando cadere il cucchiaio nel piatto.

- Stasera esci! - Aveva esclamato all'improvviso.

- E allora?!

- Tu non sei mai uscita il venerdì sera! - Era sconcertante quanto solo quello l'avesse sconvolta.

- Se vuoi non esco, di solito non lo faccio perchè voglio passare un po' di tempo con te – spiegai, riafferrando la posata.

Scosse la mano. - Tranquilla, sono ormai l'addetta ai caffè, ti ho detto, tornerò presto. - E mi sorrise. - Voglio che tu ti diverta ed esca! -

Non sapevo se stesse anticipando un licenziamento o fosse sul serio tranquilla come sembrava.

Sorrisi comunque anch'io, dandole il beneficio del dubbio. - Comunque Francy e Emily passano a prendermi per le 23 e passa quindi ce ne abbiamo di tempo!

E il tempo lo passammo a guardare la tv, chiacchierando. Nell'ultima ora e mezza zia Lizzy si divertì a giocare alle bambole. La bambola ovviamente ero io: mi strattonò su in camera e mi prestò un suo vestito invernale per uscire e delle sue ballerine, che non usava mai ed erano come nuove, nonostante ce le avesse da anni.

Alla fine, come ai tempi in cui vivevamo tutti i giorni insieme, mi lavò i capelli e mi aiuto ad asciugarmeli, in quella delicata atmosfera che c'era sempre quando lei era in casa. Non ero una ragazza molto affettuosa, non con tutti, non facilmente, ma in quei pochi momenti amavo farmi coccolare da mia zia, come tornando bambina.

Finì e osservai il risultato, i capelli, come tutte le volte che me li faceva lei, erano più mossi e scendevano lunghi con curve morbide concentrate verso le punte. Mi aveva addirittura truccata, seppur contro la mia volontà, e un po' di matita e ombretto e mascara mi rendevano gli occhi più grandi. Sorrisi vedendomi più carina del solito.

- La mia bimba è una figa! - Urlò la zia abbracciandomi di slancio.

Io scoppiai a ridere scettica. - Sono più decente del solito massimo!

Lei mi morse una spalla facendo di no con la testa. - Sei bellissima!

- Mi fai male!

A interrompere l'allegro quadretto fu il campanello e quindi Emily e Francy.

Mi alzai quindi, sorridendo e mia zia mi abbracciò facendo la triste e riempiendomi di baci; mi lamentai ma alla fine sopravvissi e riuscii a sfuggire alle sue grinfie. Corsi giù ridendo e aprii la porta.

Francy era vestita semplicemente e ovviamente di nero, come me, un vestitino leggero sotto una giacca pesante, per compensare. I suoi amati tacchi invernali, chiusi e mezzi borchiati – ovviamente - e tante collane e dei grandi orecchini, si era poi fatta un ciuffo strano che donava al suo visino. Mi sorrise ammiccando.

- E adesso spieghi - ordinò come al solito e come sempre senza tanti preamboli.

Alzai gli occhi al cielo andando verso la macchina e entrandoci. Emily era dietro come me, continuava ad avere gli occhiali ma i capelli erano ricci e aveva un vestito blu scuro e paperine. Mi sorrise salutandomi.

- Dove andiamo, Francy? - Chiesi dopo essermi sistemata dietro, allacciando la cintura.

- Sapete chi è Alex?

Emily annuì sorridendo in uno strano modo, io rimasi un attimo perplessa. - Ci sono tanti Alex nella nostra scuola ...

C'era un Alex che andava a biologia con me, uno nella mia classe d'inglese, due addirittura in quella di ginnastica. E ce n'era anche uno nel gruppo di Parker più tanti altri di cui ignoravo l'esistenza, la nostra scuola era grande e "Alex" un nome fin troppo comune.

Però mi accigliai. - Aspetta, non dirmi che è Kutcher – chiesi, esigendo un no, ma disperandomi già: Alex Kutcher, ricco, popolare, dava feste.

Francy mi sorrise dallo specchietto.

Era lui.

Sbattei la testa contro il finestrino.

- Dai, su, Eve, ci va tutta la scuola! Alex ha una casa enorme, e ha invitato me, includendo le mie amiche, stamattina, per ginnastica! E ...

Sospirai esasperata. - Francy, tu non stai bene! Per distrarmi da Parker mi porti a una festa dove … C'E' PARKER! - Urlai.

Francy scoppiò a ridere. - Dai su scherzavo, idiota! Che faccia! Comunque è vero che Alex mi aveva invitata, ma ti adoro troppo - ammiccò esageratamente.

- Quindi andiamo alla discoteca Numb, donne gratis – mi informò Emily sistemandosi sul posto e facendomi capire di aver assecondato Francy fino a quel momento, sapendo i nostri veri piani per la serata. - Che poi era abbastanza strano che ci avesse invitate così a caso - aggiunse insinuando un fatto ovvio, che avevo trascurato.

- Eve per la storia di Parker ci sta rendendo invitabili per quei tipi - rispose Francy fingendosi commossa ma sapevo che l'unico motivo per cui potevano importarle eventi del genere era le tante foto che ne sarebbero venute fuori.

- Avrei preferito continuare con l'anonimato - chiarii.

- Comunque com'è andata oggi? - Chiese Francy svoltando a destra in una strada più grande.

Presi un gran respiro pronta per il riassunto: -Mi ha portata a casa sua, è abnorme e bellissima e lo odio. Mi ha obbligata a pulirgli la camera mentre lui faceva la doccia e poi si è messo a dormire; aveva il computer acceso e gli ho cancellato le mie foto, dopo ho scoperto che ce le aveva anche sul cellulare e ho cercato di buttarlo giù dal letto; ho preso il cellulare ma poi lui mi ha schiacciata contro il materasso e ha ripreso quel maledetto telefono. Mi ha accompagnata a scuola e mentre andavamo abbiamo litigato: mi voleva smollare per strada e far vedere le foto lunedì - esitai un attimo a quel punto, guardando Emily: lei ancora non sapeva cosa ci fosse nelle foto. - Alla fine non so nemmeno perchè, ma ha cambiato idea e mi ha portata a scuola. E alla fine mi ha rubato l'elastico. E lo odio- finii ripetendo di continuo quel particolare, con un ringhio. Di quella vaga simpatia e sintonia, durata pochi secondi, non ne avrei mai parlato.

Francy e Emily, macchina ferma al semaforo, mi stavano guardando tutte e due perplesse.

- Che pomeriggio - borbottò ridacchiando Emily, senza sapere che altro aggiungere.

Francy si rigirò a guardare la strada. - Visto?! Finirete a scopare selvaggiamente prima o poi. Siete troppo … così! Fidati di me!

Questa volta fui io ad ignorare lei.



Canticchiavo, anche se lo specchio mi mostrava delle grandi e visibili occhiaie, che non avrebbero dovuto trasmettere a nessun essere vivente la voglia di cantare.

Finii di spazzolarmi per bene i denti e dopo essermi pettinata e legata i capelli alla ben e meglio mi sciacquai la faccia.

- Oh, I've just met you and this is crazy - feci prendendo il correttore e passandomelo sotto gli occhi.

So call me maybe” sarebbe dovuto essere il nostro grido di guerra la sera prima ma, tranne Francy, nessuna delle tre aveva un carattere da “Ehy, ciao, sei figo! Ecco il mio numero! Chiamami” con tanto di occhiolino.

Emily da quel che sapevo io non aveva mai nemmeno avuto un ragazzo e io l'unica volta che mi ero lasciata andare con qualcuno, senza pensare alle conseguenze, avevo ottenuto cose non troppo ottime e non avevo molta voglia di ritentare la fortuna. Francy invece era in un periodo “Oh, Jack” quindi neanche lei entrava in quel modello.

Era stata una serata divertente come tante. Ottima perchè almeno non avevo pensato a Parker e alle foto.

Mi corrucciai osservandomi allo specchio: cazzo, ci avevo ripensato.

Finii di lavarmi e in camera scelsi una delle solite magliette, gli elementi più importanti erano il “calda e comoda”, gli aggettivi vincenti per riuscire a finire nel mio guardaroba.

Scesi giù dalle scale finendo di allacciarmi i jeans e vidi con la coda dell'occhio zia Lizzy. Lei stava infatti poltrendo sul divano dove, appena tornata a casa, l'avevo trovata. Tv in standby e dvd del dottor House sparsi ovunque per terra insieme a popcorn. Sembrava un campo di guerra e stavo male all'idea di ripulire.

Mi avvicinai comunque schioccandole un bacio sulla fronte e svegliandola. Brontolò solo lanciandomi un cuscino e girandosi dall'altra parte.

- Giorno, adorabile zia - le dissi ridendo. Mugugnò.

Presi la borsetta con chiavi e cellulare e uscii. Dovevo essere al bar alle 7:30. Mi sedetti con comodo in macchina, rilassata, in anticipo, come sempre, e pronta psicologicamente – fisicamente un po' meno – alla mia giornata lavorativa.

Accesi il cellulare in quel momento e mentre lo rimettevo nella borsa lo sentii vibrare.

Mi accigliai controllando. Due messaggi e una chiamata persa, tutto da Stronzo Parker: il primo messaggio risaliva alle 6.


Gray caffe
aiuto

 

Dopo 10 minuti era arrivato lo squillo e poi l'ultimo messaggio.


 

Che stronza! Non pensi ai miei bisogni del post venerdi?!?!
come puoi tenere il cellulare spento!!
bedrsai


 

Osservai il bedrsai perplessa e per niente preoccupata: in teoria era un tentativo di scrivere "vedrai", o almeno credevo.


 

Scusa se IO ho un lavoro e cerco di guadagnarmi da vivere! Non sto fino alle 6 ad ubriacarmi! E per i caffè esistono i bar, muovi il culo TU che oggi sono impegnata tutto il giorno, LAVORO.


 

Quella fu la mia risposta, anche se immaginavo che non avrebbe dato ulteriori segni di vita fino al pomeriggio.

A meno che …

Sorrisi sadica allacciandomi la cintura e accendendo il clima. Aprii la rubrica e cercai Stronzo Parker; misi l'anonimo e feci partire la chiamata.

Siano benedetti gli squilli al mattino.

Avevo guidato poi tranquillamente, sentendo il cellulare vibrare di continuo per i messaggi che arrivavano: probabilmente minacce di morte di Parker.

Parcheggiai davanti al bar United e solo in quel momento mi concessi, lentamente, la soddisfazione di guardare di nuovo il cellulare. Gli sms erano tutti ripetitivi: “so che sei stata tu stronza!!”, “ti uccido”, “la mia bellissima pelle subirà danni per colpa tua!!”, “vaffanculo” e giù di lì.

Scossi la testa sbuffando e rispondendo. Sentivo sarei stata di buonumore per tutto il giorno dopo il mio: “Non so di cosa parli Maxuccio :))”.

Dopo essere entrata nel bar snobbai di nuovo il cellulare che continuava a dare segni di vita.

Dentro c'era già il mio capo, il signor Houdson.

Il signor Houdson era un normale uomo di mezz'età, moro, mediamente alto, nella media in tutto. In un certo senso gli assomigliavo. A 50 anni mi sarei ritrovata a servire ancora caffè e gelati e me ne sarei resa conto tristemente.

Mi distrasse lui dai miei pensieri deprimenti: - Su, Gray, sta arrivando parecchia gente!

Andai dietro il bancone a legarmi il grembiulino in vita e guardai il bar: tre persone sedute. Taanta gente.

Mezz'ora dopo, mentre pulivo la caffettiera, pensando se prepararmi o no un caffè anch'io, mentre il signor Houdson era fuori, sentii il campanello, sopra la porta, tintinnare.

Mi girai sorridendo, mettendo da parte i miei pensieri, e pronta a salutare il cliente. Il cliente in questione era un ragazzo alto, Ray ban neri e grandi sul naso, la bocca assottigliata, felpa scura col cappuccio alzato. Ci misi un po' a riconoscerlo: Parker.

Il sorriso mi si gelò.

Il castano - i capelli erano spettinati e arruffati e si notava da sotto il cappuccio - vagò un po' con lo sguardo per la stanza, quando mi notò, non so come, le labbra diventarono ancora di più una sottile linea dritta e marciò verso di me.

Appoggiò una mano sul bancone, con l'altra si tolse gli occhiali, mi fulminò.

- Oggi sei quasi carino, con quella faccia, Parker – mi complimentai ironica tornando alla caffettiera. - Senza questo colorito non so nemmeno come facciano a notarti di solito!

Aveva infatti delle occhiaie molto, molto evidenti e quel colore cupo non donava agli occhi verdi.

- Dammi un caffè - ordinò freddo, senza girarmi cominciai a prepararglielo, sorridendo divertita.

Lo sentii sbuffare e quando mi voltai vidi che si era tolto il cappuccio e che aveva appoggiato la fronte sul bancone.

Portai le mani ai fianchi ridendo, davvero felice di vederlo in quelle condizioni. - Oh, l'alcool, la rovina di così tanti giovani! - Esclamai canzonandolo. E alla faccia della legge che vietava di bere ai minori di 21 anni.

Alzò il viso. - Se non mi avessi svegliato starei dormendo ora e sarei stato da dio.

- Dubito - ribattei, sbuffando.

- Non riuscivo più a dormire per colpa tua! Le tirate di solito non mi distruggono così, ma quell'oretta di sonno l'ha fatto! - Si portò una mano sulla fronte guardando da una parte all'altra del bancone, trovò una sedia e spostandosi, molto lentamente, se la avvicinò. Si sedette con fare lento, addormentato.

- Sembri un vecchietto - constatai prendendo il caffè e versandoglielo nel bicchiere. Ci si avventò con fare disperato.

- E come facevi a sapere che lavoro qui? - Chiesi dopo un po' osservando se qualcuno degli altri clienti aveva bisogno.

Anche se un'informazione banale non mi piaceva l'idea che fosse di dominio pubblico il nome del luogo dove lavoravo.

Fece spallucce bevendo e mi guardò da sopra il bicchiere. Sembrava già stare meglio dopo quei pochi sorsi. - Mi sono informato - rispose sorridendo, lasciando per un attimo il caffè. Ci ritornò subito dopo, non troppo interessato a continuare a parlarmi in quel momento.

Mi sollevai guardandolo dall'alto. - Ti sei informato su di me?!

Di nuovo spallucce senza rispondere.

Lo guardai male per poi portare del caffè a un uomo che mi chiamava da un tavolo.

-Mi dai una ciambella?- Mi chiese lo stronzo appena tornai. Le occhiaie sembravano già meno evidenti e gli occhi più svegli.

Senza rispondere andai a prendergliene una, quella con più glassa ROSA possibile; lui sembrò non capire il mio tentativo di fargli un dispetto e la prese contento.

L'unica cosa che mi consolava era sapere che dietro a quel bancone ero al sicuro: due parole a caso con lui, poi finita la colazione mi avrebbe lasciata in pace.

Mi osservò dopo un po', fisso, mentre pulivo i bicchieri, persa ancora in quei pensieri. - Comunque - iniziò abbassando la ciambella che con due morsi aveva già finito per metà. -Nonostante il correttore si vede che hai dormito poco anche tu. - Sorrise, indagando, ma senza darlo troppo a notare. - Non so perchè voi donne vi ostiniate a mettervelo, si notano comunque e sembra che copriate più di quello che in realtà avete.

- Non ho dormito così poco - risposi ignorando l'ultima parte del suo discorso e tornando concentrata sul mio lavoro: non avevo voglia di chiacchierare.

Subito dopo, continuando a osservarmi, fece un verso contrariato con la ciambella in bocca. - Togliti l'elastico! - Riuscì a dire appena mandò giù quello che aveva in bocca. Ma mi lasciava in pace?!

- No - lo guardai male. - Sono una cameriera, i capelli davanti alla faccia non sono professionali.

Ricambiò lo sguardo scettico, finendo la ciambella. - Ma lavori con della gente e per quanto ti è possibile dovresti cercare di essere … Decente!- Disse gesticolando con le mani e sorridendo per rendere ancora più chiara la sincerità con cui mi stava offendendo.

Lo fulminai, ignorandolo.

E proprio quando sembrava finalmente essersi deciso a pensare ai fatti suoi, rovinò ancora il silenzio, con la sua voce: - Ma ieri ti sei truccata?! - Chiese con un'espressione curiosa e da schiaffi. Usai il signor Houdson, che entrò facendo tintinnare la porta, come pretesto per non rispondergli.

Parker si girò a guardarlo e il signor Houdson che non avevo mai visto sorridere lo fece. - Oh, Parker Junior! - Esclamò avvicinandosi e dando una pacca sulle spalle al castano.

Il mio sorriso svanì per la seconda volta in poco tempo. Perchè?!

- Signor Houdson - salutò Parker con il migliore dei suoi sorrisi, che purtroppo indicava che si stesse lentamente riprendendo dalla sbornia e dalla stanchezza.

Il proprietario del bar guardò me e poi lui. - Ma come mai già sveglio? - Andò dietro il bancone e sistemando le cose che aveva comprato nel frigorifero interno.

Mi sorrise. - Evelyne mi ha svegliato. Ma per sbaglio, ovviamente!

Lo osservai male per avermi chiamato per nome ma dopo mi venne da ridere, per la seconda parte.

Houdson mi guardò mentre tornavo ai bicchieri senza dire niente. -Ah, siete amici?

- Amicissimi – risposi io. E Houdson non notò le sopracciglia alzate ma Parker sì e rise.

Non indagò oltre e se ne andò nelle cucine con le scatole di latte.

Appena fummo di nuovo soli ritornò all'attacco. - Mercoledì ti trucchi perchè voglio proprio vederti! - Disse soffocando una risata contro la tazza di caffe.

- No.

- Foto!

Non l'avrei svegliato mai più ...


 

- Sta cercando di punirmi … Non mi lascia stare. E' qui dalle otto!

Ero imboscata nel bagno: era infatti appena iniziata la pausa pranzo e fino alle 4 del pomeriggio ero libera, dovevo chiudere io per quelle quattro ore e ne avevo approfittato per chiamare disperata Francy.

- Gray! Andiamo a pranzo! - Mi chiamò Parker da dietro la porta continuando a bussare. Si stava divertendo da morire e lo sapevo.

- Poi più passa il tempo, più si sveglia! E più si sveglia e più parla e più mi fa lavorare! E soffrire! - Allungai l'ultima parola drammaticamente.

Francy, anche se mancava mezz'ora all'una del pomeriggio era addormentata, appena sveglia e capiva a malapena cosa dicevo. - Dai, Eve, tanto non devi andare a mangiare da tua zia? Lo smolli subito, non credo voglia farsi vedere da lei ...

Mi illuminai. - Ma è vero!

- Ecco, adesso fammi dormire … e usate protezioni. - Sbadigliando mi mise giù.

Aprii la porta del bagno, Parker aveva la mano alzata a pugno pronto a ribussare. Mi sorrise malvagio e capii che doveva proprio odiarmi per maltrattarmi psicologicamente in quel modo.

- Questa è la tua vendetta vero? - Cercai la conferma, fredda.

Lui annuì. - Per quel poco che ti conosco so che la mia presenza è tra le prime in classifiche tra le cose che odi. - Ammiccò. - Ma che ami, anche, perchè in effetti mi ami, come tutte. - Sorrise sospirando alla “non c'è niente da fare” e fece dietrofront, verso la porta dell'United.

Lo seguii. - Sei un bambino! - Lo offesi ad alta voce e come sempre, quando lo facevo, mi ignorò.

Uscita mi preparai a chiudere velocemente: per scappare da lui il prima possibile e andare, soprattutto, a mangiare a casa. In punta di piedi arrivavo come al solito appena alla serranda per chiudere. Parker rise e senza nemmeno sforzarsi mi affiancò per abbassarmela al mio livello. Lo guardai male, girandomi appena, sopra la mia spalla sinistra chiudendo intanto la serranda del tutto.

- Quindi? - Chiese Parker, chinandosi leggermente e sfilandomi di nuovo l'elastico, approfittandone mentre chiudevo il lucchetto.

Mi alzai frustrata, coi capelli già davanti al viso. - C'è mia zia in casa, non so te ma io vado a pranzo da lei; addio, vai a dormire, lasciami in pace. - Lo sorpassai cercando di camminare velocemente verso la macchina.

Parker mi raggiunse, troppo sveglio per i miei gusti. - Cosa fa per pranzo? - Chiese allegro.

Lo guardai male arrivando alla mia portiera. - Sembri un maniaco, mi stai perseguitando!

Scosse la testa, disgustato. - Tranquilla, Gray, non ti molesterei mai in quel senso – e poi mi sorrise, chiudendo in bellezza l'offesa.
Respirai profondamente, per ottenere la forza, da qualche parte, di non ucciderlo.

- Comunque ci sono i miei in casa e nel tragitto porta camera mi beccherebbero e non voglio vederli. - Si appoggiò alla mia macchina guardandola male, spiegando veramente il motivo di tutta quella tortura e la sua assillante presenza. -Quindi conoscerò la tua carinissima zia!

Lo guardai sconvolta più che mai. - Mia zia non deve sapere!

Sbuffò. - E non saprà, idiota! Voglio solo cibo.

- No! - Urlai, disperandomi sinceramente, sempre più.

- Sì - mi rispose con tono ovvio. - Foto. - Sembrava non saper mai ribattere con altro.

Ringhiai entrando in macchina e sbattendo la portiera, furiosa.

Parker passò davanti alla mia auto, per entrare nel posto del passeggero con fare vittorioso. Misi in moto in quel momento e il piede tentato mi vibrò, davvero tentato, sull'acceleratore. Purtroppo però il buon senso ebbe la meglio e arrivò sano e salvo alla portiera. Entrò mettendosi a sedere cominciando subito a trafficare con clima e radio.

Sospirai, non trovando altre forza per farlo smettere, e dopo essermi messa la cintura partii.

Non sapevo come giustificarmi con Elizabeth: insomma, avevo portato a casa poche volte Francy, quando c'era lei, ed era la mia migliore amica, perchè avrei dovuto far comparire quell'essere, adesso? Sapevo cosa le sarebbe passato per la testa.

- Tranquilla, Gray, non penserà che stiamo insieme! - Mi tranquillizzò, capendo i miei pensieri e mettendo la mano sopra la mia, ferma sulla marcia al primo semaforo che incontrammo. Guardai prima la mano e poi lui, accigliata. - Sono troppo bello per te - spiegò serio.

Alzai la mano per colpirlo, con tutta la forza che avevo, sul petto. Al colpo reagì scoppiando a ridere e ripartii digrignando i denti: non riuscivo nemmeno a fargli male. Nemmeno quello!

Arrivammo a casa mia e parcheggiai mestamente, pronta al patibolo.

Parker si sporgeva sul posto per cercare di guardare la casa. - Sai che in realtà voglio solo spettegolare e vedere se hai un vibratore in camera, vero? - Mi chiese sorridendo contento come un bambino. Oh, scusate, lo era.

Lo guardai male. - Non entrerai in camera mia – proclamai seccamente.

- Oh, invece sì! - Mi rispose sempre allegro.

- E non ho un vibratore! - Mi arrabbiai reagendo tardi e uscendo.

Mi imitò. - Hai negato con troppo ritardo! Beccata!- Dece contento andando verso la porta per primo.

Gli urlai di fermarsi ma zia Lizzy aprì la porta prima che la raggiungessi. Bene. - Eve, per ... - Smise di parlare. Sgranò leggermente gli occhi guardando Parker poi spostò lo sguardo su di me con uno strano sorriso: era il sorriso d'intesa che mi lanciava sempre alle elementari quando vedeva Tim, un mio compagno di classe, il bambino della terza più carino.

Mi portai una mano sulla fronte disperata.

- Piacere, sono Max, un amico di Evelyne! - Parker le porse la mano e sfoggiò uno dei suoi sorrisi imbroglia-idioti. Mia zia ridacchiò cascandoci in pieno e stringendogli la mano. Perchè, zia?! Perchè?!

- Si, bene - Andai loro incontro, mettendomi in mezzo. - E' quello di … Biologia - dissi guardandolo seria. Lui annuì subito trattenendo un sorriso.

Zia Lizzy ci fece spazio per entrare. - Oh, piacere, sono Elizabeth, la zia di Evelyne. E se mi avesse detto che portava qualcuno a pranzo avrei cucinato io prima! - Si scusò, dispiaciuto. E l'idiota si era anche salvato, dalla sua cucina!

Parker rispose con frasette e convenevoli e poi entrò guardandosi intorno e scuriosando.

- E se mi avessi detto prima che il tuo compagno di biologia è così carino avrei approvato tanto la cosa - mi civettò a bassa voce, allontanandosi da lui e avvicinandosi al mio orecchio.

La guardai male togliendomi la giacca. - E' pedofilia, zia.

Lei sbuffò. - Ma dico per te! Non è che fate biologia in un altro modo vero? Sono stata adolescente anch'io, su e ... - Ridacchiò facendomi l'occhiolino. Io in risposta le diedi uno spinta schifata e lei rise.

Parker si girò sentendola e sorridendo chiese dove mettere la felpa. Mia zia più gentile che mai gliela prese e mise sull'attaccapanni.

- Vado a cucinare - dissi sospirando e andandomene, arrendendomi alla situazione. In risposta tutti e due mi seguirono.

- Non è che disturbo, vero? - Chiese Parker fintissimo, entrando in cucina poco dopo di me, affiancando Lizzy. - Avevo detto d Evelyne che non c'era bisogno di disturbarsi e invitarmi a pranzo, ma ha insistito visto che le ho fatto compagnia stamattina!

Lo guardai scandalizzata tirando fuori le pentole.

- Oh, tranquillo, sono contenta di vedere che ha degli amici nuovi! - Commentò tutta felice - ma sul serio - e quasi per accontentarla, sorrisi anch'io. - Vado a apparecchiare! - Aggiunse poi e se ne andò facendomi un occhiolino ben poco confidenziale.

Appena uscì il mio sorriso sparì e fulminai quello rimasto. - Sei un bugiardo assurdo!

Lui rise. - Ho fatto colpo! Sono già il benvenuto in casa Gray!

Accesi il fuoco. - Peccato che mia zia non ci sia praticamente mai e con me non lo sei. - Sorrisi acida.

- Peccato che quando ci sei te entro comunque – ribattè, canzonandomi e appoggiandosi al ripiano della cucina.

Sbuffai arrendendomi, dato che aveva ragione.

- Poi sai, nei film tutti usano la scusa del compagno di biologia ...

- Non è vero!

- Sì invece; e di solito quando lo dicono è perchè fanno sesso i due in realtà. - Mi scivolò di mano il recipiente in cui stavo per misurare latte e acqua. - Biologia, sesso. In un certo senso coincidono. - Annuì convinto. - Quindi che a te sia venuta in mente biologia spiega, ovviamente, che vorresti fare ...

Lo interruppi: - Non provare a fare ragionamenti che tanto sono sempre idioti e sbagliati. Pensa a basket e a cheerleader che ti conviene.

Roteò gli occhi. - E' carina comunque tua zia, vi assomigliate - cambiò argomento, guardando verso la porta. Odiava davvero il silenzio, per continuare, nonostante tutto, così tanto a provare a fare conversazione.

Ma questa volta sorrisi e sentii per un po' i suoi occhi addosso.

- Non per questo ti sto dando della carina ... - Chiarì all'improvviso e allontanandosi dal ripiano.

Lo fulminai, spostando finalmente gli occhi dal mio lavoro.

Mia zia tornò in quel momento. Io aprii uno sportello, apprestandomi a cucinare sul serio: avrei preparato purè e un po' di carne alla piastra. Sperai che Parker fosse allergico a qualcosa. O ero troppo cattiva?

Lizzy gironzolò osservandoci. Parker a proprio agio, come pensavo ormai fosse sempre, mi guardava e io trafficavo con latte e acqua. - Beh, Max - cominciò Lizzy divertita dal nuovo intrattenimento. - Com'è Evelyne a scuola? E non intendo nel senso di brava o cose così. - Rise.

Guardai Parker preoccupata dalle parole che gli sarebbero presto uscite di bocca.

- Ho iniziato a frequentarla solo in questo periodo, per la ricerca - disse quella parola in modo strano, ma credo lo notai solo io. -E' un po' acida ma ci penserò io a influenzarla meglio - concluse con un tono da eroe.

Mia zia rise non prendendosi sul serio almeno quella parte. Cominciai a preparare il purè intanto e a mettere su la piastra per le bistecche.

- Tu invece cosa fai? - Chiese allora la zia continuando a voler spettegolare.

Sorrise. - Sono il capitano della squadra di Basket.

- Disse orgoglioso - commentai.

Fui ignorata. - Allora sei bravo! Speri in un bel futuro da giocatore professionista? - Domandò mia zia, amichevole, senza tono di presa in giro, quello che invece avrei usato io per una domanda del genere. Forse proprio per quello, non tenendosi sulla difensiva, Parker arrossì leggermente. Fu la prima e quasi ultima volta che lo vidi reagire così a qualcosa. - Si, più o meno ... - borbottò passandosi una mano tra i capelli.

Lizzy sorrise da sognatrice qual era lei e vedendo che avevo iniziato con la carne prese da bere e lo portò in sala.

Rimanemmo così da soli, in silenzio.

- Cosa fai? - Mi chiese alla fine, tanto per e forse distogliermi da quello che era appena successo.

- E' un segreto! - Sussurrai - Spero di causarti qualche shock anafilattico senza dirtelo!

- Non sono allergico a niente, Gray. - Scosse la testa.

Delusa, o forse no, dai, non volevo sul serio ucciderlo – forse -, continuai a cucinare e poco dopo ci sedemmo a tavola.

Dicendo cose a caso mia zia servì da bere a tutti e tre e cominciammo a mangiare.

- Beh, Max, hai la ragazza? - Chiese Elizabeth curiosa. Un po' di coca cola mi andò leggermente di traverso, cercai di riprendere aria silenziosamente. Perchè mia zia provava sempre ad accoppiarmi con tutti?!

Parker sorrise. - No, Elizabeth.

- Oh! - Sisse all'inizio con entusiasmo e poi visto che cercavo di evitare di guardarla aggiunse: - Sentito, Eve? - Alzai lo sguardo e mi fece l'occhiolino. Parker scoppiò a ridere.

- Sì, zia, ma Parker non vuole la ragazza – spiegai. - Vuole un ragazzo.

Mi arrivò un calcio dall'interessato.

- Ah - esclamò solo Elizabeth guardando Parker delusa.

Poco dopo Parker continuava a fingersi un bravo ragazzo e continuava a negare di essere gay e ci aiutava a sparecchiare. Lo guardavo scettica e lui mi faceva smorfie quando la zia non ci guardava. Era infantile ma ci davamo comunque corda.

Finimmo presto almeno e proprio quando speravo di liberarmi di quello stronzo pensando di andarmi a fare una doccia lui rovinò tutto. Come sempre.

- Dov'è il bagno? - Chiese infatti Parker con un sorriso che non prometteva molto.

- Accompagnalo! - Praticamente mi ordinò Elizabeth andandosene in sala tutta allegra, dopo avermi ovviamente sorriso maliziosa.

Zia ...

Cominciammo a salire le scale. Io davanti e lui dietro.

- Hai una casa carina.

- Non c'è più mia zia, non devi fingerti dolce - commentai.

- Volevo anche dirti che almeno sai cucinare ma vabbè, sei un limone acido - soffiò.

- Un limone acido - gli feci il verso passando davanti alla mia camera. Io avanzai ma lui si fermò entrando di slanciò. - Parker! - Gli urlai dietro seguendolo.

- Sono nella camera del mostro - fece portandosi una mano davanti alla bocca, come avendo un microfono. Il suo finto reportage finì presto e subito dopo si sdraiò sul letto. -Sai che pensavo fossi una che appena sveglia si fa il letto?- disse ridendo.

- Esci! - Gli ordinai cercando di non urlare ed indicandogli la porta con l'indice.

- Devo trovare il vibratore, ti ho detto! - Sbuffò come se fosse stato ovvio guardandosi intorno.

- Esci, ho detto! - Ripetei. Chiusi la porta per non attirare mia zia.

Si mise a sedere, a guardarmi. Era all'improvviso serio e non capivo. Mi corrucciai guardando il verde scuro dei suoi occhi, a causa della penonmbra nella stanza.

- Evelyne, le lezioni di “biologia” con te non le faccio - disse facendo sentire le virgolette con l'intonazione. - E' inutile che mi chiudi qua dentro! La gente verrà a sapere!

Lo mandai a cagare con la mano avvicinandomi al letto per spostarlo. - Chiudo perchè dopo mia zia ci sente! - Spiegai cercando di spintonarlo via dal mio lettone per la spalla. Non lo muovevo di un centimetro.

- Visto che usi questi termini da inciuccio segreto, equivoci? - Provò a farmi notare, ridendo. - E si in effetti è meglio così, dopo si fa speranze inutili. - Scosse la testa. -E la smetti che sei fastidiosa?- Mi chiese ridendo di nuovo e bloccando i miei tentativi di mandarlo via circondandomi i polsi con le mani. Lo faceva di continuo.

Sospirai arrendendomi frustrata e rilassando le spalle, mostrando anche fisicamente la resa. - Un giorno farai qualcosa che vorrò io?

Ci pensò un attimo su mordendosi le labbra, in una posa abbastanza meditata da finto pensatore.

Tornò a guardarmi fisso negli occhi. Se non fossi stata fisicamente e mentalmente stanca mi sarei allontanata: troppo vicino. - Dipende da cosa mi chiederai - rispose con un tono particolare e, come sempre, caldo. Non ricordavo di averglielo mai sentito usare.

- Di lasciarmi in pace? - Abbassai senza nemmeno accorgermene il tono, imitando il suo.

Continuava a guardarmi negli occhi e il suo sorriso si vide chiaramente anche là. - Quando finirà la scuola! - Esclamò tornando alla sua solita voce, mollando i miei polsi e alzandosi.

Sbattei le palpebre, perplessa. Ero rimasta, seppur per poco, incantata da Parker e me ne accorsi solo in quel momento. Feci una smorfia infastidita sperando che almeno lui non ci avesse fatto caso.

Per fortuna mi ignorava passeggiando per la camera e guardando le mie cose. La mia stanza era abbastanza spoglia, solo cose essenziali. L'unico plus che c'era era il piccolo e un po' datato portatile di mia zia. A causa della velocità era spesso lasciato in disuso sulla scrivania.

Dopo un po' di silenziosa indagine si stancò tornando a guardarmi. Ero seduta con lo sguardo probabilmente stanco che mi sentivo.

- Lavori anche domani? - Si informò sedendosi sulla sedia della scrivania.

Lo guardai male. - Sì ma ti lascerò dormire quindi tu lascia in pace me.

Ridacchiò. - Al bar sì … ma in caso di urgente bisogno verrai contattata. - Sbadigliò. - E mi sa che anche questo pomeriggio ti salvi, vado a dormire. -

Si stiracchiò alzandosi, sembrava aver finalmente voglia di tornarsene a casa, anche di fretta.

- Dormi sempre - constatai sdraiandomi e guardando il lampadario.

Sbuffò e lo sentì camminare, verso la porta. - Addio – salutò per poi aprire e chiudersi la porta dietro. Velocemente sul serio.

Chiusi gli occhi, finalmente in pace.

- Oddio - borbottai dopo un po' scocciata. Un odore diverso dal solito aleggiava per la camera. Dopobarba? Profumo? Non avrei saputo dire ma era di Parker.

Avevo la tremenda sensazione che quel ragazzo non mi avrebbe mai lasciata in pace.


 


 


 

**Angolo autrice:

E sono sul serio riuscita a pubblicare entro domenica! :3 ahahahah

Ciao a tutte! Questo è stato più che altro un capitolo di passaggio, Eve e Parker continuano nel loro solito modo, si stuzzicano, si offendono, si tormentano, ma a volte riescono anche a scherzare, nel loro modo ... Il prossimo sarà la festa di Halloween. Eh beh, sarà un capitolo importante, diciamo :3
Sarà poi un capitolo più lungo del solito e vi chiedo già: divido in due parti o tutto insieme? Farò come preferite :)
Scappo a ripassare francese.
Alla prossima :)


Josie.

 

   
 
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