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Autore: Circe    14/10/2012    2 recensioni
Bellatrix, Andromeda, Narcissa, Sirius, Regulus. Per ognuno di loro una storia privata e segreta.
Un Natale in famiglia costellato di segreti e conflitti. Bugie e amori.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Regulus Black, Sirius Black
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Solo un incidente

(Narratore: Regulus Black)

Avevo questo nuovissimo modello di scopa e non stavo più nella pelle: dovevo provarlo.

La festa stava andando avanti e riusciva davvero bene, come ogni festa della nostra famiglia. Forse, riflettevo, avrei avuto la possibilità di fare una piccola fuga in giardino, attraversarlo velocemente e arrivare nella parte più nascosta di esso, meno visibile dalla casa; di sicuro nessuno sarebbe stato intento a controllare fuori dai salotti cosa stava succedendo, e io ero troppo impaziente di provare la mia nuova scopa, per aspettare il giorno seguente.

Per farmi coraggio e tentare, mi dicevo continuamente: “Mio fratello l’avrebbe fatto di sicuro, se gli fosse interessato, lui non avrebbe avuto paura. Lui sì che è un vero ribelle!”

Sirius in effetti è davvero affascinante in questo e io avrei voluto essere come lui, non si lascia mai dire nulla da nessuno senza ribattere, o senza avere il coraggio di fare comunque di testa sua. Decisamente tutto il contrario di me… a volte mi domandavo se fossimo davvero fratelli.

Mi guardavo intorno per avere forse conferma, ma mio fratello era lì, attorniato dalle ragazze, che rideva felice di tutte le premure e le galanterie che loro gli porgevano, anziché il contrario, e in quel momento non stava affatto sfoderando il suo lato ribelle solamente quello affascinante: ciò non mi aiutava a farmi coraggio.

Anche Cissy era impegnata ad assaporare il clima delle sue prime feste in cui partecipava da ragazzina ormai completamente indipendente, e ci riusciva benissimo, sembrava nata e cresciuta fra questi avvenimenti (come effettivamente era accaduto, ma non solo lei, anche tutti noi cugini eravamo cresciuti così. Eppure sembrava essere l’unica ad aver appreso davvero il piacere di parteciparvi attivamente, di sentirsi a proprio agio in queste situazioni e di diventare il personaggio più ammirato e osservato fra gli invitati).

Evan non era con mia cugina, da un po’ aveva preso a parlare con un gruppetto di amici a me sconosciuti che gli avevano fatto una breve visita per l’occasione; Bella infatti non si vedeva più da qualche tempo: era forse scomparsa col ragazzo Lestrange. A quanto pare il fratello dell’ormai famoso e odiato Rodolphus, per il quale l’avevo scambiato all’inizio, aveva catturato la sua attenzione e stravolto i piani di Cissy e me di unirla con lo storico fidanzato.

Bella sì che era sparita nel nulla, senza chiedere né permesso, né per favore; io dovevo semplicemente fare come lei, trovare questo coraggio. Mia cugina più grande non appariva affatto una ribelle come era per mio fratello, avevano un modo di fare completamente diverso per cui lei non sembrava per nulla tale, ma sotto sotto, nel buio e nel silenzio, riusciva a fare esattamente come Sirius, ovvero ciò che voleva. Pensare a com’era Bella mi dava spesso tanta sicurezza: con quel suo carattere forte e misterioso, con quel suo essere sempre decisa su ciò che diceva o desiderava, col fatto che era la più grande di tutti noi, mi trasmetteva sempre un senso di sicurezza straordinario.

Mi decisi, dunque: afferrai stretto la mia scopa e m’incamminai verso l’uscita sul giardino.

Notavo che nessuno faceva effettivamente caso a me, nonostante avessi un manico di scopa in mano, potevano certo pensare che lo andassi a riporre in camera mia, dopo averlo scartato e ammirato, proprio perché ci tenevo molto.

Mi allenavo tanto, anche duramente, sia a scuola che a casa, il Quiddich era tutto per me e lì riuscivo ad esprimermi totalmente, a dimostrare la mia forza, la mia intelligenza d’azione e il mio coraggio. A volte avrei preferito che tutta la mia vita fosse come il Qiuddich, sarei stato di sicuro più amato e più felice.

Era un pensiero vago che talvolta arrivava prepotente nel mio cervello. Sapevo che non sarebbe stato possibile cambiare la mia vita come nel gioco, non capivo dove potesse essere il boccino d’oro… non sapevo come fare dunque per vincere, allora tentavo di rimandarlo via, quel pensiero, di lasciarlo vago e in parte incomprensibile, solo nella mia mente.

Mi avvicinai all’armadio del cappotti per prendere la giacca comoda e pesante: la più adatta al volo, lì notai l’assenza del cappotto di Bella, a conferma del fatto che era uscita per conto su. Mentre indossavo la sciarpa però, notai un’altra stranezza: non mancava solo quello di mia cugina più grande, mancava anche quello di Andromeda.

Segno che anche lei era uscita di nascosto.

Fu un colpo per me: Dromeda non avrebbe mai fatto una cosa simile senza un motivo importante. Sirius sì, per scherzo o per dispetto, o per amore di libertà. Bella sì, perché aveva intrighi e affari suoi a cui prestare tutta la sua attenzione, ma Andromeda? Mi domandavo febbrilmente dove fosse mia cugina e perché fosse andata via.

Si faceva strada nella mia mente un pensiero assurdo e spaventoso, qualcosa di così estraneo e nuovo che mi lasciava agitato e spaventato: Ted Tonks, lo studente di Tassorosso nato Babbano. Fu un pensiero fulmineo che mi colpì come un dardo, non riuscii quasi a respirare finché il presentimento non mi abbandonò almeno in parte.

Uscii all’aria fredda e pungente, ricca di nebbia e umidità e mi calmai lentamente. Forse era staro uno sbaglio, un momento di paura immotivata, era stato così veloce che lo rimossi abbastanza velocemente dai miei pensieri: di certo Andromeda non era andata via per qualche motivo riguardante quella relazione assurda, sicuramente era più probabile che avesse semplicemente preso del tempo per sé, come stavo facendo io stesso, e per un giro all’esterno, sola coi suoi pensieri.

Feci un sospiro e presi ad occuparmi semplicemente della mia scopa, del mio volo e del cielo nebbioso che mia avvolgeva completamente. Dimenticai presto tutto. Le gocciole di umidità mi bagnavano il viso e assaporavo l’aria sulla pelle: non conoscevo sensazione più bella.

Passai un po’ di tempo lassù, azzardai anche un piccolo volo al di là delle mura di cinta, ma breve, alto e velocissimo, per evitare gli sguardi indiscreti dei Babbani; poi decisi di atterrare. Era splendido, la scopa era perfetta e rispondeva splendidamente ai miei comandi, saliva e scendeva con eleganza e velocità sorprendenti, ma non volevo rischiare oltre, era già stato bellissimo così. Scesi lento in una piccola zona cespugliosa, poco lontana dal sentiero, ma sufficientemente vicina ad esso per sentire vagamente delle voci che provenivano proprio da là.

Stavo per tagliare la corda quando fui attirato dallo strano tono dello sconosciuto che discorreva, mi fermai. L’accento era palesemente francese e anche alcune parole venivano pronunciate interamente in quella lingua: dovevo aver trovato Bella col suo compagno…

Riflettei per un attimo se fosse il caso o meno di restare, poi, vinto dalla curiosità, mi avvicinai lento e di soppiatto. Mia cugina è furba e veloce come un gatto, dovevo stare molto attento a non farmi sentire o vedere. Li osservai da poco lontano, erano seduti vicini e si guardavano di tanto in tanto. Per fortuna sembravano davvero presi nella conversazione e non parevano attenti al luogo che li circondava, probabilmente dubitavano che qualcuno potesse uscire a cercarli con quel freddo e quell’umidità pungenti.

Mi spostai lento e silenzioso per ascoltare anche le parole.

“Perché ti interessa sapere se tuo fratello beve ancora o non beve?”

Era stata mia cugina a parlare, la sua voce mi fece avere un piccolo sussulto, per fortuna fui abbastanza bravo da non muovermi e non fare il benché minimo rumore fra i ramoscelli a terra e i cespugli. Dovevo fare particolare attenzione perché la stagione invernale e gli alberi ormai spogli non mi aiutavano a mimetizzarmi, dovevo usare solamente cespugli e siepi.

Il ragazzo, mi pareva si chiamasse Rabastan, alzò le spalle per tagliare il discorso, ma lei insistette.

“Io voglio saperlo, non sono contro tuo fratello, anzi, lui stesso ti ha parlato di me. Posso aiutarlo a fare le cose giuste se voglio, se solo mi spiegassi…”

Bella aveva fatto un piccolo sorriso mentre accennava al fatto che Rodolphus aveva parlato di lei al fratello, raramente mia cugina sorride così. Ero geloso del suo innamoramento per Rodolphus, e non capivo perché, ma mi provocava fastidio acuto.

I due poi sembravano capirsi bene, mentre io stentavo a comprendere i segnali e le parole.

Bella non usava la forza, ma lo convinceva man mano, e lui non sembrava spaventato da mia cugina, fui geloso, credo, anche di quella strana intesa di caratteri che dimostravano al primo sguardo.

Percepivo le frasi non completamente, ma il discorso mi diveniva man mano chiaro: Rodolphus aveva un segreto, Rabastan desiderava comunicarlo a Bella, ma tentennava, naturalmente lei voleva saperlo e incalzava con le domande, pur senza esagerare.

Qual era questo segreto? Mi domandavo io tra i cespugli. Desideravo più di Bella saperlo e in fretta, anche perché quella situazione stava diventando, oltre che pericolosa per la mia incolumità, anche dolorosa per le mie ginocchia, per il freddo e l’umidità che permeava nelle ossa.

Ad un certo punto notai Rabastan voltare il suo sguardo verso mia cugina e lo mantenne così a lungo.

“Si tratta di una cosa seria… molto seria. Si tratta del motivo per cui ha cambiato scuola, per cui ha ambiato paese. Il vostro preside, qui in Inghilterra, si è offerto di sorvegliare lui stesso la situazione giorno dopo giorno. Rodolphus effettivamente si è molto calmato rispetto a prima, rispetto ai giorni dell’incidente…”

Bella a quel punto mi stupì: invece di andare dritta al punto aggiunse:

“Molto calmato, dici? In che senso?”

“Il fatto di seguire le lezioni, di parlarti e stringere un rapporto con te, di restare a scuola e impegnarsi a studiare prima l’inglese e poi gli insegnamenti di magia e affini, di parlare al preside su ciò che fa e non fa… tutto questo per lui è già molto complicato. Sono certo che si deve impegnare molto per seguire queste semplici regole.” Fece una piccola pausa, poi terminò dicendo: “Anche quando parla di te, diventa più sereno, meno arrabbiato. Me ne sono reso conto in questi pochi giorni in cui ho avuto modo di vederlo, anche se per poco.”

Mia cugina sembrava stupita, ma soddisfatta della risposta, dunque arrivò al punto fondamentale:

“Allora dimmi, cosa è successo a scuola, in Francia, qual è l’incidente che ha originato tutto questa faccenda?”

Aveva puntato i suoi occhi indagatori in quelli del ragazzo, e attendeva la sua risposta in silenzio. Dopo qualche istante di attesa, anche Rabastan parlò, lo fece con un fil di voce, ma sentii tutto come se l’avesse detto a pochi centimetri da me, come se anche gli uccellini, il vento e i rami degli alberi avessero taciuto inorriditi.

“Un ragazzo è morto a causa sua…”

La frase mi rimbombava nelle orecchie, non riuscivo a capacitarmi. Trattenni il respiro, non so se per la paura, la sorpresa, o semplicemente per sentire meglio la spiegazione che ne seguiva.

“Avevano litigato furiosamente… un incantesimo fu scagliato male: fu un incidente…”

Mia cugina continuava a guardarlo senza muoversi minimamente, non sembrava affatto spaventata, ma semplicemente colpita, sembrava quasi che un’ombra oscura e selvaggia l’avesse pervasa di interesse e passione.

“Un incantesimo scagliato male?” chiese ancora.

Rabastan la guardava senza sapere cosa rispondere, era evidente che Bella pretendeva di sapere di più.

“Non so i particolari, ti assicuro. Nostro padre riuscì in qualche modo a evitare il peggio, quel ragazzo era solamente un nato Babbano, mio fratello un purosangue; l’altro l’aveva pesantemente provocato e Rodolphus aveva subito reagito… molto violentemente. Era ubriaco, erano nei dormitori, fu disastroso. Io non so molto di più, non ero presente all’evento e non è facile parlare di certe cose, nemmeno in famiglia.”

Calò di nuovo il silenzio.

Aveva fatto tutto questo discorso in maniera concitata e febbricitante, era chiaro che nemmeno lui aveva superato il trauma di ciò che era accaduto.

Al contrario Bella sembrava tranquilla e riflessiva, non parlava, ma osservava un punto lontano sul prato, aveva sguardo attento e profondo, quasi inquietante.

Io ero atterrito e già strisciavo silenziosamente verso casa, avevo brividi di freddo e terrore, di schifo quasi, stringevo la mia scopa come per averne protezione, desideravo solo di tornare nel calore e nella normalità delle mura domestiche.

Mia cugina, mi sorprendevo a pensare mentre rientravo furtivo, al contrario di ogni aspettativa, mi sembrava realmente affascinata.

 

…………………………………………………………

 

Note:

Sono tornata con questa storia che procede lentamente, ma spero di farla procedere fino alla fine! Il capitolo che avete appena finito di leggere (se siete arrivate fin qui) è da riagganciarsi a quello precedente intitolato “Segreti accennati e mai svelati”. Lì si parlava del segreto di Rodolphus e ho pensato di svelarlo a questo modo piuttosto che continuare come nell’altro capitolo.

Avrete notato la gelosia di Regulus nei confronti di sua cugina Bellatrix, tengo particolarmente a precisare che non anticipa nessun amore o rapporto strano fra i due, o unilaterale ecc… semplicemente ho immaginato che il piccolo maschio di casa tenesse particolarmente alla cugina grande e a vedere come si stia allontanando lo fa essere possessivo e geloso. Tutto qui!

Direi che con le note ho terminato! Vi ringrazio per le letture e i commenti e vi aspetto sul gruppo!

Circe

   
 
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