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Autore: JiuJiu91    27/04/2007    9 recensioni
Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. Quando guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarda dentro di te. [Friedrich Nietzsche]
Le gemelle Spencer vivono su binari paralleli: Maggie è esuberante, goffa e maldestra, perennemente intenta a collezionare figuracce, mentre la riservata Therese è una studentessa modello, saggia dispensatrice di consigli e ottima strega. Destinate a non incontrarsi mai, se non si fossero trovate intrappolate, assieme, in un piano molto più grande di loro, divise tra Bene e Male. Sempre che Bene e Male esistano ancora, quando i Buoni sono pronti a tutto pur di vincere la guerra e i Cattivi non sembrano poi così cattivi.
In un Mondo Magico in cui non è più tutto bianco o tutto nero si intrecciano storie d'amore e di guerra, d'amicizia e di fratellanza, di alleanze e di tradimenti. In tutte le sfumature che preferite.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Nuovo, personaggio, Serpeverde, Tom, Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Ciao a tutti! Vi lascio il capitolo quattro che è abbastanza lungo perchè in questo ponte non potrò aggiornare causa vacanze (ce ne fossero più spesso di cause così...)

A chi volesse avere un'idea di come sono fatti fisicamente i personaggi di questa storia consiglio di guardare lo slide show che c'è nel mio account!

buona lettura...

 

IL BRUTTO ANATROCCOLO

 

M

i girai verso l’ingresso della Camera dei Segreti che si stava lentamente chiudendo alle mie spalle. Una serie di pensieri confusi si accavallarono nella mia testa ma furono tutti scacciati dal sorrisino beffardo di Cissie.

  - Bene, Maggie, sei la tipica persona che non ha nulla da nascondere, vedo – borbottò – Mi sono sbagliata sul tuo conto…credevo tu fossi scialba e insipida e invece… -

  - Io sono davvero scialba e insipida – decretai – E quello che hai appena visto è solo frutto della tua fervida immaginazione –

  - Ricordati che io sono la bambina prodigio del Little Angels, a me non sfugge nulla – dichiarò – Tu sei appena uscita da un passaggio segreto –

  - Nel quale c’è un orribile mostro pronto a divorarti – precisai

  - Forse. Ma immagina quanto sarebbe divertente e stimolante per me andare da Silente a raccontare del passaggio segreto – Cissie si arrotolò un boccolo su un dito paffutello e si accomodò su uno dei lavandini

  - Non lo farai davvero, mi auguro – sibilai preoccupata

  - Chi può dirlo? Forse sì…forse no…- disse lei sollevando le spalle

  - Farò qualsiasi cosa – mi lasciai sfuggire presa dalla disperazione

  Therese avrebbe saputo che ero nella Camera con Tom, io sarei stata sbattuta fuori da Hogwarts, forse mi avrebbero processata per favoreggiamento di criminali e sarei marcita in una prigione piena di maghi per il resto della vita. Cosa poteva esserci di peggio?

  - Da oggi in poi tu sarai il mio elfo domestico – decretò Cissie

  Ecco cosa c’era di peggio.

  Questa geniale trovata di Cissie prevedeva la mia completa e assoluta disponibilità. L’unica cosa buona era che avevo una mia Passaporta. L’unica cosa cattiva è che non potevo usarla perché la mia giornata si limitava a seguire Cissie in giro per negozi, consigliarla su quale pelliccia le stesse meglio e accompagnarla a casa di ricchissime amiche con l’aria snob.

  Una piovosa sera di fine Novembre, stavo camminando sotto l’acqua con la mia Passaporta in tasca e la seria intenzione di scendere nella metro, prendere il primo treno e semplicemente sparire dalla circolazione.

  Ma in tasca avevo solo 3£ e le mie 180£ invece di fruttare erano diminuite nel frattempo a sole 54£ perché mi era toccato comprare lecca lecca e altri piccoli regalini all’arpia che mi aspettava al calduccio in una reggia in centro a Londra.

  Quando arrivai all’indirizzo scritto sul foglietto rimasi un secondo imbambolata a fissare l’enorme casa illuminata dal basso, con le vetrate e le colonne di marmo. Due guardie armate mi si avvicinarono.

  - Dichiari le sue generalità, prego – sussurrò una delle due guardie senza espressività

  Aveva sì e no vent’anni ma per lui la vita aveva già perso il lato bello. Accidenti, che culo!

  - Sono Maggie Spencer vengo da New York e mi piace ascoltare la musica – annunciai anche se mi sembrava di essere a Miss America, uno di quei programmi sessisti e stupidi che non avevo mai sopportato

  - Non sei nella nostra lista – disse l’altro, scorrendo una lista di nomi su un foglio

  - Beh…me ne rincresce. Allora vorrà dire che me ne starò qui ad aspettare che Cissie venga fuori – annunciai

  - Ah…sei la cameriera di Cissie – esclamò uno

  - Potevi dircelo subito – riprese l’altro

  La cameriera di Cissie? Non feci storie solo perché le due guardie aprirono il cancello e mi scortarono fino ad un enorme portone di legno massiccio. Mi venne ad aprire un maggiordomo sorridente. Una cameriera sorridente mi invitò ad entrare nel salotto pieno di ritratti di persone sorridenti. Rabbrividii nel vedere la mia immagine nello specchio.

  Non avrei potuto essere conciata peggio: la pioggia gocciolava dai miei capelli e dal cappellino blu scuro degli Yankees per poi scivolare sulla giacca a vento sulla quale avevo scritto con lo spray “Io sono perfetta, è il mondo che è sbagliato” e cadere infine sulle mie vecchissime Converse nere.

  Fu in quel preciso istante, forse, che mi imposi di curare di più il mio aspetto.

  - La signorina Jessica sta arrivando – sorrise un’altra cameriera

  Decisi di sorridere anch’io, più che altro per coerenza. Mentre aspettavo mi guardai intorno senza muovere un passo. La casa era enorme, con soffitti altissimi, finestre giganti e stucchi veneziani ovunque. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, almeno finchè non vidi Jessica Jenny Treford Windsor.

  Mi fece una buona impressione da subito.

  Nonostante per scrivere il suo nome occorressero due righe e nonostante la Regina Elisabetta fosse sua zia in terzo grado, Jessica scese le scale saltellando e mi si piazzò davanti con il primo sorriso rilassato e reale di tutta la mia giornata.

  Era tutto ciò che io non ero, naturalmente, ma non me lo fece pesare.

  - Tu devi essere Maggie…Cissie non fa che parlare di te in continuazione! Credo che ti adori…lei rimane a cena, Stephie ha già telefonato al ristorante cinese per ordinare la cena… anche se in realtà ha solo telefonato alla nostra cuoca Morgana nelle cucine, sarà lei poi a telefonare al ristorante cinese…fanno sempre così…mio fratello è al corso di judo, Monique deve presentare una nuova collezione e mio padre resta in ufficio fino a tardi così sono sola a cena, ma ormai ci sono abituata io…ti fermi anche tu, vero? – Jessica sembrava una mitragliatrice – Devo aver di nuovo esagerato con le parole –

  - Ehm…no, non preoccuparti. Io sono proprio Maggie – le sorrisi rassicurante

  Non so esattamente come si diventa amici. Forse ci vogliono anni e anni, ma tutto nasce da un attimo. Da una parola, da uno sguardo, da un gesto.

  La nostra amicizia nacque da una cena. Rimasi a farle compagnia perché non sopportavo l’idea che una ragazzina di dodici anni cenasse da sola e ridemmo e scherzammo come se ci conoscessimo da una vita.

  Jessica sapeva di me cose che nemmeno io ero certa di sapere (per esempio il fatto che fossi una strega) cose che Cissie aveva confidato a Stephanie facendole giurare che non avrebbe detto nulla e che Stephanie aveva riferito a Jessica con la stessa promessa.

  - Naturalmente io non dirò mai a nessuno che conosco una strega…mi prenderebbero per pazza alla London Academy e non mi inviterebbero più ai loro party esclusivi – sorrise lei mentre Cissie si infilava una pelliccia rosa veramente di pessimo gusto – Però Hogwarts dev’essere davvero un posto magnifico –

  Mi aveva tormentato con domanda su quanto fosse effettivamente bello essere una strega per tutta la cena, perciò rigirandomi la Passaporta nella tasca dei jeans pensai che avrei potuto benissimo farle un regalino.

  - Sai…ad Hogwarts non ho molta visibilità e la maggior parte delle persone non solo non sa il mio nome ma non sa nemmeno che esisto perciò se tu ci tieni davvero a vedere il magnifico mondo delle streghe potresti venire…che so…Sabato mattina – proposi

  Jessica si illuminò tutta e mi abbracciò.

  - Lo sai, Maggie, nessuno mi aveva mai fatto un regalo tanto grande – incrociando lo sguardo della TV al plasma in salotto ne dubitai fortemente ma sorrisi e me ne andai seguita da Cissie e dalla sua orrenda pelliccia rosa

  Come al solito avevo sbagliato a fare i miei calcoli. Effettivamente io non avevo un minimo di notorietà ad Hogwarts ma, al contrario, una come Jessica non sarebbe passata inosservata molto facilmente.

  Quel Sabato mattina, ad esempio, indossava una minigonna nera dalla quale spuntavano un paio di gambe lunghissime, aveva una maglietta strettissima e portava i capelli biondi sciolti sulle spalle con la frangetta davanti agli occhi color nocciola abilmente truccati. Al di là del fatto che dimostrava minimo quattordici anni, tutti si sarebbero presto domandati da dove venisse quella modella.

  Il primo a domandarselo, anzi a domandarcelo, fu Draco Malfoy. Jessica era ancora frastornata dalla Passaporta e rideva come una pazza.

  - Incredibile…come viaggiare sulle montagne russe alla velocità massima senza cadere di sotto…siamo state trasportate in un altro posto nel giro di pochissime frazioni di secondo! Questa cosa deve funzionare un po’ come la TV satellitare – il viaggio naturalmente non le aveva fatto perdere la voglia di parlare

  - Ehi, Spencer, hai organizzato una visita guidata per altri tuoi amichetti Babbani? – chiese Malfoy con un sorrisetto odioso

  Quel ragazzino aveva proprio l’aria del rompicoglioni. Di uno che se le cerca e che finchè non riceve un pugno in faccia non è contento.

  - Ciao – Jessica si fece avanti prima che potessi rispondere per le rime a Draco e sfoderò un sorriso da copertina di Vogue – Davvero meraviglioso questo posto, mi piacerebbe viverci. Ah, dimenticavo…io sono Jessica Jenny Treford Windsor – e gli allungò la mano

  - Draco Malfoy – rispose lui stringendole la mano perplesso – Quanto ci hai messo per imparare a memoria il tuo nome? –

  - Se io mi chiamassi “Draco” non starei a sindacare sulle decisioni degli altri genitori – sbottai

  - Un giorno scoprirò come ti chiami, Spencer, e sempre quel giorno scoprirò anche perché ti sei portata dietro questa specie di bambola di ceramica – soggiunse e se ne andò furente

  - Ah…l’amore – sospirò Jessica, sedendosi con le gambe accavallate sul davanzale di una delle enormi finestre di Hogwarts

  Il corridoio era semi-deserto perché i ragazzi dal terzo anno in poi il Sabato mattina potevano andare in gita ad Hogsmeade. Naturalmente trovavo la cosa particolarmente ingiusta nei confronti dei più piccoli.

  - L’amore? Quale amore? – domandai perplessa

  - L’amore. Hai presente i cuoricini e quelle cose lì? – mi chiese ridacchiando

  - Sì. So cos’è l’amore. In teoria, quantomeno – soggiunsi a bassa voce – Ma non capisco cosa c’entri con questo posto di merda –

  - Veramente io mi riferivo a quel…Drago – puntualizzò Jessica

  - Quale drago? – mi guardai alle spalle preoccupata

  Hogwarts era per me ancora un posto abbastanza sconosciuto e inesplorato. E popolato da strane e inimmaginabili creature.

  - Dai…il tuo amichetto biondo…come si chiama…Malfoy? – riprese lei

  - Ah…Draco! Draco Malfoy. quello stronzo – borbottai – Beh…che c’entra lui con l’amore? –

  - Si vede lontano un chilometro che tra voi c’è qualcosa – sorrise lei sognante

  - Tu hai due saponette rosa davanti agli occhi – mi sedetti accanto a lei sul davanzale – Tra me e lui non c’è proprio nulla. Prima di tutto perché io gli sto parecchio sul culo e secondo perché non sa neanche come mi chiamo –

  - Beh, a questo c’è un rimedio: basta che tu glielo dica – suggerì Jessica – Non è neanche molto difficile, basta che gliela butti lì durante una lezione “sai, mi chiamo Maggie” –

  - Certo. O magari mentre mi insulta – aggiunsi con sarcasmo

  - Se aspetti che ti si presenti l’occasione della tua vita su un vassoio d’argento sei proprio fuori pista: devi agire! Agisci! – sbuffò Jessica

  - Devo agire? – ripetei dubbiosa

  - Vuoi vivere il resto della tua vita così? – mi domandò scontrosa

  - Così come? – le chiesi

  - In un posto che odi e dove nessuno ti conosce – sospirò – Con le Converse pasticciate e le felpe scolorite –

  - Ehm… - in realtà volevo andarmene in un posto dov’ero strafiga anche con le mie Converse pasticciate e le felpe scolorite – No – mentii

  - Bene. Allora agisci. Reagisci. Ti presenterò la mia curatrice d’immagine – promise

  In dodici anni non avevo mai sentito parlare del “curatore d’immagine” e non ne avevo mai sentito il bisogno. Però in fondo Jessica aveva ragione. Dovevo agire.

  L’occasione arrivò Lunedì sera. Non su un vassoio d’argento come me l’ero aspettata, ma su un tavolo. In piedi su un tavolo, dovrei precisare.

  Gilderoy Allock, il nostro stupido folle ed esibizionista professore di Difesa contro le Arti Oscure, materia di cui mi era ancora per l’appunto oscura l’utilità, aveva deciso che dovevamo imparare a duellare. Niente spade e pistole, però. Solo bacchette e ragazzini ignoranti.

  Al primo disastroso incontro Harry Potter aveva convinto un serpente a non morderlo. Al secondo disastroso incontro Allock cercava tra le file dei Grifondoro del secondo anno una vittima da contrapporre a Malfoy.

  - Credo che la nostra Spencer sia un’ottima idea – annunciò ad un tratto fermandosi davanti a me

  - No…guardi che io sono la Spencer sbagliata – cercai di dire, ma fui trascinata sul tavolo senza troppi complimenti

  Draco Malfoy sogghignò con l’aria di un tacchino che è sopravvissuto al giorno del Ringraziamento.

  - Vittoria facile questa sera – sorrise

  - Ah, mi chiamo Maggie – gli dissi

  - Non mi sembrava di avertelo chiesto – replicò

  - Beh…mi andava di dirtelo – borbottai offesa

  - Ragazzi se siete pronti io direi di cominciare il duello – sorrise Allock

  - No! Aspetti! Cos’è che dovevo dire? – lo fermai appena in tempo

  Allock mi guardò stralunato. Menomale che il mondo non era in mano a persone come lui.

  - Expelliarmus – disse all’improvviso, come ispirato dalla luce divina

  Mi sfilai una biro dalla tasca dei jeans e lo scribacchiai sul dorso della mano prima di dimenticarlo. Draco mi lanciò uno sguardo di sfida.

  - Uno…due…tre… - contò Allock

  - Exp… - iniziai io, non riuscendo a decifrare la quarta lettera

Merda…expE o expA?!?

  - Crucio! – urlò invece Draco

  Caddi a terra dolorante. Fu come quella volta che mi ero buttata nell’acqua gelida dell’oceano la notte di capodanno. Rimasi un attimo a terra per riprendermi prima di alzarmi, gettare la bacchetta a terra e dirigermi con aria minacciosa verso Malfoy.

  - Tu di me non hai evidentemente capito un cazzo – sibilai spaventandomi della mia stessa espressione riflessa negli occhi color ghiaccio di Draco – Ma adesso ti spiego io un paio di cosette – e così dicendo gli assestai un pugno nello stomaco. Lui si piegò e io lo colpii con una gomitata sul naso che iniziò a sanguinare e conclusi con una ginocchiata nei coglioni

  - Signorina Spencer! – urlò Piton arrampicandosi sul tavolo

  - Professor Piton…non si intrometta nel duello – borbottò Allock

  Piton invece si intromise eccome. Mi prese per le spalle e mi allontanò da Draco che sanguinava ancora e imprecava strillando cose che un perbenino come lui non avrebbe nemmeno dovuto sapere.

  Tempo due secondi ed eravamo nell’ufficio di Silente. Questa volta, però, sulla scrivania del preside non c’era neanche uno Smarties.

  - Professor Silente…guardi cosa mi ha fatto! – strillò Draco sbattendo la mano sulla scrivania del preside

  - Siediti, Malfoy – gli intimò Piton – Sappiamo tutti che sei dalla parte della ragione –

  - Non è giusto! – esclamai – Ho diritto alla mia telefonata! È leggittima difesa…voglio anche io un avvocato o mi appello alla facoltà di non rispondere –

  - Silenzio – ci ammonì Silente – Ho intenzione di ascoltarvi entrambi. Prima di decidere la vostra punizione –

  - Punizione? Ma io non ho colpe! – sbottai – è stato lui…mi ha fatto una qualche strana magia…mi sembrava che tutto mi pizzicasse e… -

  - Una Maledizione Cruciatus non ha mai ucciso nessuno – sibilò Malfoy passandosi il ghiaccio sulle parti basse – Mentre tu… -

  - Nemmeno un calcio nei coglioni ha ucciso nessuno – replicai

  - Però era tua intenzione farlo – bofonchiò lui

  - Ora come ora non è importante stabilire quali fossero le vostre intenzioni. Fatto sta che avrete entrambi una punizione esemplare – annunciò Silente e questa volta sembrava proprio che non avesse la minima intenzione di scherzare

  Passai le cinque settimane che mancavano a Natale a spazzare la sala trofei, pulire la guferia, lucidare le cornici dei quadri e firmare autografi assieme ad Allock. Malfoy fece lo stesso. Non ci incontrammo mai per il resto del tempo e sinceramente neanche ci tenevo.

  Passavo le mattinate ad appallottolare striscioline di carta per contare i minuti che mancavano alla fine della lezione e i pomeriggi a tagliare striscioline di carta per le mattine dopo. E a scontare le mie punizioni, naturalmente.

  Non mi accorsi nemmeno che era arrivato Natale se non che la sera della vigilia era anche l’ultima sera della mia punizione. Draco mi raggiunse in Sala Trofei.

  - Perché non hai ascoltato la tua amica, Spencer? – mi domandò

  - Cosa? – mi sistemai una ciocca fuggiasca dietro l’orecchio e lo fissai dubbiosa

  - La tua amica Babbana non ti aveva consigliato di darti una sistemata al look da sfigata? – mi ricordò lui

  - E a te, invece, nessuno ti ha mai consigliato di infilare la testa in una bacinella d’acqua e respirare? – sbottai

  - Io lo dico per te, per il tuo bene. Saresti davvero una bella ragazza, e potresti meritarti davvero questo – mi mostrò un pacchetto lungo e sottile che aveva dietro la schiena

  - Cos’è? – domandai

  - Il tuo regalo di Natale. Se lo vuoi – rispose

  - Certo che lo voglio! – esclamai – Aspetta…no! Io non ti ho preso nulla –

  - Non ne dubitavo. Sei una stracciona – borbottò Draco

  - Bene, allora la stracciona si prende il suo regalo – gli sfilai il pacchetto dalle mani e cominciai a scartarlo – é…è una scopa – dissi infine

  - Non è una scopa. È la scopa. La scopa per eccellenza: una Nimbus 2001 – ribattè lui

  - Ma io ce l’ho già una scopa – gli ricordai

  - Certo, ma fa cagare. È una vecchissima Stellasfreccia. Io non la chiamerei neppure scopa – dichiarò

  - Beh…allora grazie – sollevai le spalle e mi tolsi l’elastico dai capelli

  - Tutto qui? Grazie? – fece lui

  - Te l’avevo detto che non avevo un regalo per te, Malfoy – sospirai

  - Allora procuratelo – sbottò Draco

  - Guarda – mi sfilai dalla tasca il portafoglio e gli diedi 5£ - Comprati quello che avresti voluto che ti regalassi –

  - Ok – accettò lui e senza dire altro si voltò e sparì

  Quella sera mi sentii molto cattiva. E decisi che sarei diventata una strafiga come voleva Jessica.

  Ricordo perfettamente quella mattina di Febbraio. Il pomeriggio prima la parrucchiera della mia amica aveva trasformato l’incolto cespuglio che avevo in testa non semplicemente in qualcosa di guardabile, ma in qualcosa di bello. Così avevo puntato la sveglia mezz’ora prima e mi ero rintanata in bagno con la piastra, un tubetto di mascara e il fondotinta e quando ne ero uscita ricordo ancora l’espressione stupita delle mie compagne di stanza.

  - Maggie?!? La mia vera sorella è stata rapita dagli alieni e tu sei la sua sostituta? – mi chiese Therese

  - Perché? Qualcosa non va? – sorridendo mi avviai in Sala Grande

  Il mondo è davvero strano. Frequentavo Hogwarts da cinque mesi ma non avevo ricevuto nemmeno un sorriso. Quella mattina, invece, tre persone mi salutarono e Lee Jordan mi battè una pacca sulla spalla.

  - Ehi, bellissima, da dove spunta un fiore di cotanta bellezza? – sorrise

  - Veramente sono sempre stata qui – risposi cercando di non sembrare acida

  - Mi eri sfuggita bambola – mi strizzò l’occhio e si sedette

  Harry Potter, l’esibizionista egocentrico vittima dei mali del Mondo, spostò i suoi libri dal posto alla sua destra.

  - Non preoccuparti, Potter – lo salutai storcendo la bocca – Lo so che quello è il posto di Therese –

  Un’ulteriore dimostrazione dell’ipocrisia della nostra società fu lo sguardo attento che Malfoy riservò al mio fondoschiena. Ho sempre considerato di avere un bel fondoschiena, a dire il vero, ma nessuno me l’aveva mai guardato in quel modo.

  - Vorresti toccarlo, vero? – ridacchiai

  - Ehm…no…ma che dici? – lui spostò lo sguardo arrossendo

  - Che hai capito, Malfoy? Mi riferivo alla pozione che sta bollendo nel nostro calderone – mentii

  Sorrisi tutto il giorno. Era strano sorridere dopo cinque mesi passati praticamente ad evitare la luce del sole. Anche Cissie sembrò apprezzare particolarmente il mio nuovo look.

  - Il brutto anatroccolo si è trasformato in un cigno – ridacchiò scrutandomi da tutte le angolazioni – Un cigno non troppo bello, se vogliamo proprio essere sinceri, ma pur sempre un cigno –

  Mi dava abbastanza fastidio stare lì sotto il suo sguardo indagatore e capivo cosa provassero gli animali allo zoo.

  - Se non ti dispiace vorrei scendere a salutare Tom – borbottai dopo qualche minuto di silenzio

  Cissie alzò gli occhi verdi verso di me. Era decisamente la bambina più inquietante che avessi mai incontrato in tutta la mia vita. Oltre alla sua superbia e all’arroganza con cui trattava tutti c’era anche una specie di indecifrabile luce nei suoi occhi che sembrava accendersi solo quando il suo cervelletto bacato stava per sfornare qualcuna delle sue idee.

  - Forse vorresti un po’ più di indipendenza, no? – mi chiese mordicchiandosi un’unghia – Insomma, doverti occupare di me tutti i giorni ora che non sei più invisibile sarà dura per te –

  - Io non sono mai stata invisibile – protestai. Cissie mi guardò di sbieco – Ok, forse lo sono stata ma non ero proprio invisibile…solo…non molto in vista – mi corressi

  - Se mi portassi nel tuo Passaggio Segreto potrei abbonarti il debito – annunciò lei

  Avevo due scelte. Da una parte rompere la promessa di silenzio che avevo fatto a Tom e ricominciare a vivere e dall’altra comportarmi da amica e continuare per tutta la vita a fare la cameriera di Cissie.

  Pensai che in fondo Tom avrebbe potuto capire e che una promessa non valeva quanto la mia libertà. Perciò nella Camera dei Segreti, quel pomeriggio, ci presentammo in due. Tom rimase sconcertato.

  Non sorpreso, né stupito. Davvero sconcertato.

  Fissò me e Cissie come io avrei fissato mia sorella che ballava la lap-dance su un palo. Aveva la faccia di uno cui erano state distrutte tutte le certezze in un soffio.

  - E tu chi diavolo sei? – riuscì a balbettare dopo qualche secondo

  - Lietissima di fare la sua conoscenza, Cassandra Emily Parkinson. Custodisco il segreto dell’esistenza di questo lugubre e soffochevole posto da quasi quattro mesi – si presentò Cissie allungando la sua mano paffuta a Tom che la ignorò senza tanti complimenti

  - Ti avevo espressamente chiesto di mantenere segreta l’esistenza di questo lugubre e “soffochevole” posto – sibilò Tom guardandomi con quello che non definirei uno sguardo amichevole

  - Io l’ho fatto. E avrei continuato a farlo per tutta la vita se non fosse che Cissie l’ha scoperto da sola – borbottai in difesa

  - Tutta da sola – soggiunse tronfia

  - Tutta da sola? Ma se avrà sì e no cinque anni – sbuffò Tom

  - Sei, prego. E comunque è risaputo che sono un piccolo genio – ribattè Cissie offesa

  - Cissie sparirà con la stessa velocità con cui è apparsa. Fai conto di non averla nemmeno vista – dissi velocemente

  - State cercando di liberarvi di me? – Cissie si sedette sul pavimento e tirò fuori dalla tasca un libricino – Ma io quando trovo un posto che mi piace non lo mollo più –

  Tom non me la perdonò tanto facilmente, soprattutto perché da quel giorno Cissie sembrava avermi dimenticata. Ormai io non ero più la sfigata e pasticciona di cui si poteva prendere gioco e perciò insultarmi aveva perso tutto il divertimento. Tom, invece, era una persona nuova tutta da scoprire, che viveva in un Passaggio Segreto e raccontava strane storie sul suo passato.

  - Sì…è davvero forte – brontolava Cissie senza sosta, il pomeriggio del 14 Febbraio

  Mi stava aiutando a leggere i bigliettini che mi erano arrivati per San Valentino. Una cosa mai successa in vita mia, contando che fino al giorno prima neanche sapevo che fosse San Valentino. In realtà Cissie non sapeva leggere, ma conosceva a menadito tutti gli studenti di Hogwarts.

  - E poi non sai cosa mi ha raccontato! – continuò passandomi un bigliettino rosa particolarmente brutto

  - Immagino tu stia parlando ancora di Tom – borbottai cercando di capire come si aprisse una curiosa scatoletta di legno

  - Sì certo – Cissie prese la scatoletta dalle mie mani e con un leggero “click” la aprì – Tom dice che lui in realtà ha un sacco di anni –

  - Sì…immagino…ventidue – buttai lì, provandomi il braccialetto che c’era nella scatolina

  - Altrochè! Dice di essere nato nel 1936. se così fosse avrebbe all’incirca sessant’anni. Sessantasei – precisò

  - Spero che ti renda conto anche tu che Tom non può avere sessantasei anni – sospirai affranta

  - Quello che sta nello scantinato non è il vero Tom. Il vero Tom è fuori da Hogwarts, moribondo, che cerca di recuperare i suoi poteri. Il nostro Tom è una specie di fantasma, un ricordo, intrappolato in un vecchio diario – spiegò Cissie freneticamente

  - Tu guardi troppa televisione, tesoro, e ti assicuro che fa male – tagliai corto

  - Lo so che ti sembra strana questa cosa…ma qui siamo nel Mondo Magico…tutto è possibile! Anche che Tom, alias Lord Voldemort, viva due vite – sbuffò Cissie, sbattendo sul lavandino una busta bianca che ancora non avevo aperto

  - Senti qui – decisi che cambiare argomento era la cosa migliore da fare – “Ti aspetto domani pomeriggio alle sei vicino al Portone. Voglio controllare come voli su quella bella scopa” –

  - Non è firmato? – volle sapere Cissie

  - No – sorrisi tra me e me – Ma so chi è –

  Il pomeriggio seguente impiegai una vita per prepararmi. Forse lui non voleva darlo a vedere, ma quello era un vero e proprio appuntamento. Decisi che dovevo essere casual ma con stile. La gente non può immaginare quante ore di preparazione servano per apparire acqua e sapone.

  Quindi quando arrivai vicino al portone di Hogwarts, alle sei e dieci, ero certa che avrei fatto un figurone. Il bottone dei jeans infliggeva una tortura alla mia pancia, ma in compenso dimostravo due anni in più e due chili in meno.

  Peccato che Malfoy non mi avrebbe mai vista. Perché lì, seduto sul primo gradino delle scale dell’ingresso, c’era Oliver Baston e non Draco Malfoy.

  - Uau…bei jeans, Maggie, allora pronta a fare ripetizioni di volo? – mi chiese Oliver sorridendo tranquillamente

  Oliver Baston era il portiere nonché capitano nonché acclamatissimo sedicenne di Grifondoro. Venne fuori che la McGranitt gli aveva gentilmente chiesto di aiutarmi a recuperare le lezioni dell’anno prima perché secondo Madama Bumb ero decisamente sgraziata sulla scopa.

  Frotte di ragazzine avrebbero dato un occhio per prendere ripetizioni da Baston (specialmente se ciò prevedeva le sue mani sulla schiena o il suo braccio dietro le spalle) ma io, volando con il bottone dei jeans che si era ormai scavato un solco nella mia pancia, pensavo solo a Malfoy. E devo ammettere che la cosa mi preoccupò alquanto.

  Non avevo mai pensato a qualcuno in quel modo. Non così seriamente, accidenti.

E ora rispondo alle vostre entusiastiche recensioni (ragazze vi adoro!!)

Moony Potter: ed ecco appagata la tua curiosità...hehe...questo capitolo si conclude molto meno in stile "beautiful" così che si possa aspettare tranquillamente il prossimo senza essere divorati dalla curiosità...al massimo sarò perseguitata dal tuo fantasma durante la mia vacanza, ma se al tuo fantasma piace la nutella so come tenerlo a bada! Ah, ho recensito tutte le tue fanfiction per ringraziarti delle tue sempre puntuali recensioni! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto

Schumi95: uh, sono contenta che ti stia simpatica Cissie...generalmente non è un personaggio che piace molto (almeno, alle persone a cui io ho fatto leggere questa storia non è piaciuta) e ti assicuro che in futuro ci sarà abbastanza spesso...

Gaia Loire: sì, capisco...anche a me succede di essere molto restia a leggere una storia e poi me ne innamoro...e sono contenta che tu abbia letto la mia! sono strafelice, naturalmente, che trovi Maggie "adorabile" che per quanto non sia l'aggettivo forse più adatto è quello che penso anche io! comunque hai afferrato in pieno il senso di questa storia: la trama è esattamente quella di Harry Potter ma rivisitata in più punti e vista da una prospettiva completamente diversa!

Malfoyetta (o Titta?): sì, in effetti sei la prima persona che mi dice che Therese è simpatica. oltre, naturalmente, alla mia sorellonza Lolla ma credo che sia una sorta di campanilismo visto che Therese è il suo personaggio (di sua assoluta proprietà). comunque vada non posso dirti come si svilupperà la vita amorosa di Maggie, ma questo è un inizio, no?

Grazie a tutti quelli che leggono! baciottolonzi!!

  
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