IL
BRUTTO
ANATROCCOLO
M |
i
girai verso l’ingresso della Camera dei Segreti
che si stava lentamente chiudendo alle mie spalle. Una serie di
pensieri
confusi si accavallarono nella mia testa ma furono tutti scacciati dal
sorrisino beffardo di Cissie.
- Bene,
Maggie, sei la tipica persona che non ha nulla da nascondere, vedo
– borbottò –
Mi sono sbagliata sul tuo conto…credevo tu fossi scialba e
insipida e invece… -
- Io sono
davvero scialba e insipida – decretai – E quello
che hai appena visto è solo frutto
della tua fervida immaginazione –
-
Ricordati che io sono la bambina prodigio del Little Angels, a me non
sfugge
nulla – dichiarò – Tu sei appena uscita
da un passaggio segreto –
- Nel
quale c’è un orribile mostro pronto a divorarti
– precisai
- Forse.
Ma immagina quanto sarebbe divertente e stimolante per me andare da
Silente a
raccontare del passaggio segreto – Cissie si
arrotolò un boccolo su un dito
paffutello e si accomodò su uno dei lavandini
- Non lo
farai davvero, mi auguro – sibilai preoccupata
- Chi può
dirlo? Forse sì…forse no…- disse lei
sollevando le spalle
- Farò
qualsiasi cosa – mi lasciai sfuggire presa dalla disperazione
Therese
avrebbe saputo che ero nella Camera con Tom, io sarei stata sbattuta
fuori da
Hogwarts, forse mi avrebbero processata per favoreggiamento di
criminali e
sarei marcita in una prigione piena di maghi per il resto della vita.
Cosa
poteva esserci di peggio?
- Da oggi
in poi tu sarai il mio elfo domestico – decretò
Cissie
Ecco
cosa c’era di peggio.
Questa
geniale trovata di Cissie prevedeva la mia completa e assoluta
disponibilità.
L’unica cosa buona era che avevo una mia Passaporta.
L’unica cosa cattiva è che
non potevo usarla perché la mia giornata si limitava a
seguire Cissie in giro
per negozi, consigliarla su quale pelliccia le stesse meglio e
accompagnarla a
casa di ricchissime amiche con l’aria snob.
Una
piovosa sera di fine Novembre, stavo camminando sotto l’acqua
con la mia
Passaporta in tasca e la seria intenzione di scendere nella metro,
prendere il
primo treno e semplicemente sparire dalla circolazione.
Ma in
tasca avevo solo 3£ e le mie 180£ invece di
fruttare erano diminuite nel
frattempo a sole 54£ perché mi era toccato
comprare lecca lecca e altri piccoli
regalini all’arpia che mi aspettava al calduccio in una
reggia in centro a
Londra.
Quando
arrivai all’indirizzo scritto sul foglietto rimasi un secondo
imbambolata a
fissare l’enorme casa illuminata dal basso, con le vetrate e
le colonne di
marmo. Due guardie armate mi si avvicinarono.
- Dichiari
le sue generalità, prego – sussurrò una
delle due guardie senza espressività
Aveva sì e
no vent’anni ma per lui la vita aveva già perso il
lato bello. Accidenti, che
culo!
- Sono
Maggie Spencer vengo da New York e mi piace ascoltare la musica
– annunciai
anche se mi sembrava di essere a Miss America, uno di quei programmi
sessisti e
stupidi che non avevo mai sopportato
- Non sei
nella nostra lista – disse l’altro, scorrendo una
lista di nomi su un foglio
- Beh…me
ne rincresce. Allora vorrà dire che me ne starò
qui ad aspettare che Cissie
venga fuori – annunciai
- Ah…sei
la cameriera di Cissie – esclamò uno
- Potevi
dircelo subito – riprese l’altro
La
cameriera di Cissie? Non feci storie solo perché le due
guardie aprirono il
cancello e mi scortarono fino ad un enorme portone di legno massiccio.
Mi venne
ad aprire un maggiordomo sorridente. Una cameriera sorridente mi
invitò ad
entrare nel salotto pieno di ritratti di persone sorridenti.
Rabbrividii nel
vedere la mia immagine nello specchio.
Non avrei
potuto essere conciata peggio: la pioggia gocciolava dai miei capelli e
dal
cappellino blu scuro degli Yankees per poi scivolare sulla giacca a
vento sulla
quale avevo scritto con lo spray “Io sono perfetta,
è il mondo che è sbagliato”
e cadere infine sulle mie vecchissime Converse nere.
Fu in quel
preciso istante, forse, che mi imposi di curare di più il
mio aspetto.
- La
signorina Jessica sta arrivando – sorrise un’altra
cameriera
Decisi di
sorridere anch’io, più che altro per coerenza.
Mentre aspettavo mi guardai
intorno senza muovere un passo. La casa era enorme, con soffitti
altissimi,
finestre giganti e stucchi veneziani ovunque. Mi sembrava di essere
tornata
indietro nel tempo, almeno finchè non vidi Jessica Jenny
Treford Windsor.
Mi fece
una buona impressione da subito.
Nonostante
per scrivere il suo nome occorressero due righe e nonostante
Era tutto
ciò che io non ero, naturalmente, ma non me lo fece pesare.
- Tu devi
essere Maggie…Cissie non fa che parlare di te in
continuazione! Credo che ti
adori…lei rimane a cena, Stephie ha già
telefonato al ristorante cinese per
ordinare la cena… anche se in realtà ha solo
telefonato alla nostra cuoca
Morgana nelle cucine, sarà lei poi a telefonare al
ristorante cinese…fanno
sempre così…mio fratello è al corso di
judo, Monique deve presentare una nuova
collezione e mio padre resta in ufficio fino a tardi così
sono sola a cena, ma
ormai ci sono abituata io…ti fermi anche tu, vero?
– Jessica sembrava una
mitragliatrice – Devo aver di nuovo esagerato con le parole
–
- Ehm…no,
non preoccuparti. Io sono proprio Maggie – le sorrisi
rassicurante
Non so
esattamente come si diventa amici. Forse ci vogliono anni e anni, ma
tutto
nasce da un attimo. Da una parola, da uno sguardo, da un gesto.
La nostra
amicizia nacque da una cena. Rimasi a farle compagnia perché
non sopportavo
l’idea che una ragazzina di dodici anni cenasse da sola e
ridemmo e scherzammo
come se ci conoscessimo da una vita.
Jessica
sapeva di me cose che nemmeno io ero certa di sapere (per esempio il
fatto che
fossi una strega) cose che Cissie aveva confidato a Stephanie facendole
giurare
che non avrebbe detto nulla e che Stephanie aveva riferito a Jessica
con la
stessa promessa.
-
Naturalmente io non dirò mai a nessuno che conosco una
strega…mi prenderebbero
per pazza alla London Academy e non mi inviterebbero più ai
loro party
esclusivi – sorrise lei mentre Cissie si infilava una
pelliccia rosa veramente
di pessimo gusto – Però Hogwarts
dev’essere davvero un posto magnifico –
Mi aveva
tormentato con domanda su quanto fosse effettivamente bello essere una
strega
per tutta la cena, perciò rigirandomi
- Sai…ad
Hogwarts non ho molta visibilità e la maggior parte delle
persone non solo non
sa il mio nome ma non sa nemmeno che esisto perciò se tu ci
tieni davvero a
vedere il magnifico mondo delle streghe potresti venire…che
so…Sabato mattina –
proposi
Jessica si
illuminò tutta e mi abbracciò.
- Lo sai,
Maggie, nessuno mi aveva mai fatto un regalo tanto grande –
incrociando lo
sguardo della TV al plasma in salotto ne dubitai fortemente ma sorrisi
e me ne
andai seguita da Cissie e dalla sua orrenda pelliccia rosa
Come al
solito avevo sbagliato a fare i miei calcoli. Effettivamente io non
avevo un
minimo di notorietà ad Hogwarts ma, al contrario, una come
Jessica non sarebbe
passata inosservata molto facilmente.
Quel
Sabato mattina, ad esempio, indossava una minigonna nera dalla quale
spuntavano
un paio di gambe lunghissime, aveva una maglietta strettissima e
portava i
capelli biondi sciolti sulle spalle con la frangetta davanti agli occhi
color
nocciola abilmente truccati. Al di là del fatto che
dimostrava minimo
quattordici anni, tutti si sarebbero presto domandati da dove venisse
quella
modella.
Il primo a
domandarselo, anzi a domandarcelo, fu Draco Malfoy. Jessica era ancora
frastornata dalla Passaporta e rideva come una pazza.
-
Incredibile…come viaggiare sulle montagne russe alla
velocità massima senza
cadere di sotto…siamo state trasportate in un altro posto
nel giro di
pochissime frazioni di secondo! Questa cosa deve funzionare un
po’ come
- Ehi,
Spencer, hai organizzato una visita guidata per altri tuoi amichetti
Babbani? –
chiese Malfoy con un sorrisetto odioso
Quel
ragazzino aveva proprio l’aria del rompicoglioni. Di uno che
se le cerca e che
finchè non riceve un pugno in faccia non è
contento.
- Ciao –
Jessica si fece avanti prima che potessi rispondere per le rime a Draco
e
sfoderò un sorriso da copertina di Vogue – Davvero
meraviglioso questo posto,
mi piacerebbe viverci. Ah, dimenticavo…io sono Jessica Jenny
Treford Windsor –
e gli allungò la mano
- Draco
Malfoy – rispose lui stringendole la mano perplesso
– Quanto ci hai messo per
imparare a memoria il tuo nome? –
- Se io mi
chiamassi “Draco” non starei a sindacare sulle
decisioni degli altri genitori –
sbottai
- Un
giorno scoprirò come ti chiami, Spencer, e sempre quel
giorno scoprirò anche
perché ti sei portata dietro questa specie di bambola di
ceramica – soggiunse e
se ne andò furente
-
Ah…l’amore – sospirò Jessica,
sedendosi con le gambe accavallate sul davanzale
di una delle enormi finestre di Hogwarts
Il
corridoio era semi-deserto perché i ragazzi dal terzo anno
in poi il Sabato
mattina potevano andare in gita ad Hogsmeade. Naturalmente trovavo la
cosa
particolarmente ingiusta nei confronti dei più piccoli.
- L’amore?
Quale amore? – domandai perplessa
- L’amore.
Hai presente i cuoricini e quelle cose lì? – mi
chiese ridacchiando
- Sì. So
cos’è l’amore. In teoria, quantomeno
– soggiunsi a bassa voce – Ma non capisco
cosa c’entri con questo posto di merda –
-
Veramente io mi riferivo a quel…Drago –
puntualizzò Jessica
- Quale
drago? – mi guardai alle spalle preoccupata
Hogwarts
era per me ancora un posto abbastanza sconosciuto e inesplorato. E
popolato da
strane e inimmaginabili creature.
- Dai…il
tuo amichetto biondo…come si chiama…Malfoy?
– riprese lei
-
Ah…Draco! Draco Malfoy. quello stronzo – borbottai
– Beh…che c’entra lui con
l’amore? –
- Si vede
lontano un chilometro che tra voi c’è qualcosa
– sorrise lei sognante
- Tu hai
due saponette rosa davanti agli occhi – mi sedetti accanto a
lei sul davanzale
– Tra me e lui non c’è proprio nulla.
Prima di tutto perché io gli sto
parecchio sul culo e secondo perché non sa neanche come mi
chiamo –
- Beh, a
questo c’è un rimedio: basta che tu glielo dica
– suggerì Jessica – Non è
neanche molto difficile, basta che gliela butti lì durante
una lezione “sai, mi
chiamo Maggie” –
- Certo. O
magari mentre mi insulta – aggiunsi con sarcasmo
- Se
aspetti che ti si presenti l’occasione della tua vita su un
vassoio d’argento
sei proprio fuori pista: devi agire! Agisci! –
sbuffò Jessica
- Devo
agire? – ripetei dubbiosa
- Vuoi
vivere il resto della tua vita così? – mi
domandò scontrosa
- Così
come? – le chiesi
- In un
posto che odi e dove nessuno ti conosce – sospirò
– Con le Converse pasticciate
e le felpe scolorite –
- Ehm… -
in realtà volevo andarmene in un posto dov’ero
strafiga anche con le mie
Converse pasticciate e le felpe scolorite – No –
mentii
- Bene.
Allora agisci. Reagisci. Ti presenterò la mia curatrice
d’immagine – promise
In dodici
anni non avevo mai sentito parlare del “curatore
d’immagine” e non ne avevo mai
sentito il bisogno. Però in fondo Jessica aveva ragione.
Dovevo agire.
L’occasione arrivò Lunedì
sera. Non su un vassoio d’argento come me
l’ero aspettata, ma su un tavolo. In piedi su un tavolo,
dovrei precisare.
Gilderoy
Allock, il nostro stupido folle ed esibizionista professore di Difesa
contro le
Arti Oscure, materia di cui mi era ancora per l’appunto
oscura l’utilità, aveva
deciso che dovevamo imparare a duellare. Niente spade e pistole,
però. Solo
bacchette e ragazzini ignoranti.
Al primo
disastroso incontro Harry Potter aveva convinto un serpente a non
morderlo. Al
secondo disastroso incontro Allock cercava tra le file dei Grifondoro
del
secondo anno una vittima da contrapporre a Malfoy.
- Credo
che la nostra Spencer sia un’ottima idea –
annunciò ad un tratto fermandosi
davanti a me
-
No…guardi che io sono
Draco Malfoy
sogghignò con l’aria di un tacchino che
è sopravvissuto al giorno del
Ringraziamento.
- Vittoria
facile questa sera – sorrise
- Ah, mi
chiamo Maggie – gli dissi
- Non mi
sembrava di avertelo chiesto – replicò
- Beh…mi
andava di dirtelo – borbottai offesa
- Ragazzi
se siete pronti io direi di cominciare il duello – sorrise
Allock
- No!
Aspetti! Cos’è che dovevo dire? – lo
fermai appena in tempo
Allock mi
guardò stralunato. Menomale che il mondo non era in mano a
persone come lui.
- Expelliarmus
– disse all’improvviso, come ispirato dalla luce
divina
Mi sfilai
una biro dalla tasca dei jeans e lo scribacchiai sul dorso della mano
prima di
dimenticarlo. Draco mi lanciò uno sguardo di sfida.
-
Uno…due…tre… - contò Allock
- Exp… -
iniziai io, non riuscendo a decifrare la quarta lettera
Merda…expE
o
expA?!?
- Crucio!
– urlò invece Draco
Caddi a
terra dolorante. Fu come quella volta che mi ero buttata
nell’acqua gelida
dell’oceano la notte di capodanno. Rimasi un attimo a terra
per riprendermi
prima di alzarmi, gettare la bacchetta a terra e dirigermi con aria
minacciosa
verso Malfoy.
- Tu di me
non hai evidentemente capito un cazzo – sibilai spaventandomi
della mia stessa
espressione riflessa negli occhi color ghiaccio di Draco – Ma
adesso ti spiego
io un paio di cosette – e così dicendo gli
assestai un pugno nello stomaco. Lui
si piegò e io lo colpii con una gomitata sul naso che
iniziò a sanguinare e
conclusi con una ginocchiata nei coglioni
-
Signorina Spencer! – urlò Piton arrampicandosi sul
tavolo
-
Professor Piton…non si intrometta nel duello –
borbottò Allock
Piton
invece si intromise eccome. Mi prese per le spalle e mi
allontanò da Draco che
sanguinava ancora e imprecava strillando cose che un perbenino come lui
non
avrebbe nemmeno dovuto sapere.
Tempo due
secondi ed eravamo nell’ufficio di Silente. Questa volta,
però, sulla scrivania
del preside non c’era neanche uno Smarties.
-
Professor Silente…guardi cosa mi ha fatto! –
strillò Draco sbattendo la mano
sulla scrivania del preside
- Siediti,
Malfoy – gli intimò Piton – Sappiamo
tutti che sei dalla parte della ragione –
- Non è
giusto! – esclamai – Ho diritto alla mia
telefonata! È leggittima difesa…voglio
anche io un avvocato o mi appello alla facoltà di non
rispondere –
- Silenzio
– ci ammonì Silente – Ho intenzione di
ascoltarvi entrambi. Prima di decidere
la vostra punizione –
-
Punizione? Ma io non ho colpe! – sbottai –
è stato lui…mi ha fatto una qualche
strana magia…mi sembrava che tutto mi pizzicasse
e… -
- Una
Maledizione Cruciatus non ha mai ucciso nessuno –
sibilò Malfoy passandosi il
ghiaccio sulle parti basse – Mentre tu… -
- Nemmeno
un calcio nei coglioni ha ucciso nessuno – replicai
- Però era
tua intenzione farlo – bofonchiò lui
- Ora come
ora non è importante stabilire quali fossero le vostre
intenzioni. Fatto sta
che avrete entrambi una punizione esemplare –
annunciò Silente e questa volta
sembrava proprio che non avesse la minima intenzione di scherzare
Passai le
cinque settimane che mancavano a Natale a spazzare la sala trofei,
pulire la
guferia, lucidare le cornici dei quadri e firmare autografi assieme ad
Allock.
Malfoy fece lo stesso. Non ci incontrammo mai per il resto del tempo e
sinceramente neanche ci tenevo.
Passavo le
mattinate ad appallottolare striscioline di carta per contare i minuti
che
mancavano alla fine della lezione e i pomeriggi a tagliare striscioline
di
carta per le mattine dopo. E a scontare le mie punizioni, naturalmente.
Non mi
accorsi nemmeno che era arrivato Natale se non che la sera della
vigilia era
anche l’ultima sera della mia punizione. Draco mi raggiunse
in Sala Trofei.
- Perché
non hai ascoltato la tua amica, Spencer? – mi
domandò
- Cosa? –
mi sistemai una ciocca fuggiasca dietro l’orecchio e lo
fissai dubbiosa
- La tua
amica Babbana non ti aveva consigliato di darti una sistemata al look
da
sfigata? – mi ricordò lui
- E a te,
invece, nessuno ti ha mai consigliato di infilare la testa in una
bacinella
d’acqua e respirare? – sbottai
- Io lo
dico per te, per il tuo bene. Saresti davvero una bella ragazza, e
potresti
meritarti davvero questo – mi mostrò un pacchetto
lungo e sottile che aveva
dietro la schiena
-
Cos’è? –
domandai
- Il tuo
regalo di Natale. Se lo vuoi – rispose
- Certo
che lo voglio! – esclamai – Aspetta…no!
Io non ti ho preso nulla –
- Non ne
dubitavo. Sei una stracciona – borbottò Draco
- Bene,
allora la stracciona si prende il suo regalo – gli sfilai il
pacchetto dalle
mani e cominciai a scartarlo –
é…è una scopa – dissi infine
- Non è
una scopa. È la scopa.
La scopa per
eccellenza: una Nimbus 2001 – ribattè lui
- Ma io ce
l’ho già una scopa – gli ricordai
- Certo,
ma fa cagare. È una vecchissima Stellasfreccia. Io non la
chiamerei neppure
scopa – dichiarò
-
Beh…allora grazie – sollevai le spalle e mi tolsi
l’elastico dai capelli
- Tutto
qui? Grazie? – fece lui
- Te
l’avevo detto che non avevo un regalo per te, Malfoy
– sospirai
- Allora
procuratelo – sbottò Draco
- Guarda –
mi sfilai dalla tasca il portafoglio e gli diedi 5£ -
Comprati quello che
avresti voluto che ti regalassi –
- Ok –
accettò lui e senza dire altro si voltò e
sparì
Quella
sera mi sentii molto cattiva. E decisi che sarei diventata una strafiga
come
voleva Jessica.
Ricordo
perfettamente quella mattina di Febbraio. Il pomeriggio prima la
parrucchiera
della mia amica aveva trasformato l’incolto cespuglio che
avevo in testa non
semplicemente in qualcosa di guardabile, ma in qualcosa di bello.
Così avevo
puntato la sveglia mezz’ora prima e mi ero rintanata in bagno
con la piastra,
un tubetto di mascara e il fondotinta e quando ne ero uscita ricordo
ancora
l’espressione stupita delle mie compagne di stanza.
- Maggie?!?
La mia vera sorella è stata rapita dagli alieni e tu sei la
sua sostituta? – mi
chiese Therese
- Perché?
Qualcosa non va? – sorridendo mi avviai in Sala Grande
Il mondo è
davvero strano. Frequentavo Hogwarts da cinque mesi ma non avevo
ricevuto
nemmeno un sorriso. Quella mattina, invece, tre persone mi salutarono e
Lee
Jordan mi battè una pacca sulla spalla.
- Ehi,
bellissima, da dove spunta un fiore di cotanta bellezza? –
sorrise
-
Veramente sono sempre stata qui – risposi cercando di non
sembrare acida
- Mi eri
sfuggita bambola – mi strizzò l’occhio e
si sedette
Harry
Potter, l’esibizionista egocentrico vittima dei mali del
Mondo, spostò i suoi
libri dal posto alla sua destra.
- Non
preoccuparti, Potter – lo salutai storcendo la bocca
– Lo so che quello è il
posto di Therese –
Un’ulteriore dimostrazione
dell’ipocrisia della nostra società fu lo
sguardo attento che Malfoy riservò al mio fondoschiena. Ho
sempre considerato
di avere un bel fondoschiena, a dire il vero, ma nessuno me
l’aveva mai
guardato in quel modo.
- Vorresti
toccarlo, vero? – ridacchiai
-
Ehm…no…ma che dici? – lui
spostò lo sguardo arrossendo
- Che hai
capito, Malfoy? Mi riferivo alla pozione che sta bollendo nel nostro
calderone
– mentii
Sorrisi
tutto il giorno. Era strano sorridere dopo cinque mesi passati
praticamente ad
evitare la luce del sole. Anche Cissie sembrò apprezzare
particolarmente il mio
nuovo look.
- Il
brutto anatroccolo si è trasformato in un cigno –
ridacchiò scrutandomi da
tutte le angolazioni – Un cigno non troppo bello, se vogliamo
proprio essere
sinceri, ma pur sempre un cigno –
Mi dava
abbastanza fastidio stare lì sotto il suo sguardo indagatore
e capivo cosa
provassero gli animali allo zoo.
- Se non
ti dispiace vorrei scendere a salutare Tom – borbottai dopo
qualche minuto di
silenzio
Cissie
alzò gli occhi verdi verso di me. Era
decisamente la bambina più inquietante che avessi mai
incontrato in tutta la
mia vita. Oltre alla sua superbia e all’arroganza con cui
trattava tutti c’era
anche una specie di indecifrabile luce nei suoi occhi che sembrava
accendersi
solo quando il suo cervelletto bacato stava per sfornare qualcuna delle
sue
idee.
- Forse
vorresti un po’ più di indipendenza, no?
– mi chiese mordicchiandosi un’unghia
– Insomma, doverti occupare di me tutti i giorni ora che non
sei più invisibile
sarà dura per te –
- Io non
sono mai stata invisibile – protestai. Cissie mi
guardò di sbieco – Ok, forse
lo sono stata ma non ero proprio
invisibile…solo…non molto in vista – mi
corressi
- Se mi
portassi nel tuo Passaggio Segreto potrei abbonarti il debito
– annunciò lei
Avevo due
scelte. Da una parte rompere la promessa di silenzio che avevo fatto a
Tom e
ricominciare a vivere e dall’altra comportarmi da amica e
continuare per tutta
la vita a fare la cameriera di Cissie.
Pensai che
in fondo Tom avrebbe potuto capire e che una promessa non valeva quanto
la mia
libertà. Perciò nella Camera dei Segreti, quel
pomeriggio, ci presentammo in
due. Tom rimase sconcertato.
Non
sorpreso, né stupito. Davvero sconcertato.
Fissò me e
Cissie come io avrei fissato mia sorella che ballava la lap-dance su un
palo.
Aveva la faccia di uno cui erano state distrutte tutte le certezze in
un
soffio.
- E tu chi
diavolo sei? – riuscì a balbettare dopo qualche
secondo
-
Lietissima di fare la sua conoscenza, Cassandra Emily Parkinson.
Custodisco il
segreto dell’esistenza di questo lugubre e soffochevole posto
da quasi quattro
mesi – si presentò Cissie allungando la sua mano
paffuta a Tom che la ignorò
senza tanti complimenti
- Ti avevo
espressamente chiesto di mantenere segreta l’esistenza di
questo lugubre e “soffochevole”
posto – sibilò Tom guardandomi con quello che non
definirei uno sguardo
amichevole
- Io l’ho
fatto. E avrei continuato a farlo per tutta la vita se non fosse che
Cissie
l’ha scoperto da sola – borbottai in difesa
- Tutta da
sola – soggiunse tronfia
- Tutta da
sola? Ma se avrà sì e no cinque anni –
sbuffò Tom
- Sei,
prego. E comunque è risaputo che sono un piccolo genio
– ribattè Cissie offesa
- Cissie
sparirà con la stessa velocità con cui
è apparsa. Fai conto di non averla
nemmeno vista – dissi velocemente
- State
cercando di liberarvi di me? – Cissie si sedette sul
pavimento e tirò fuori
dalla tasca un libricino – Ma io quando trovo un posto che mi
piace non lo
mollo più –
Tom non me
la perdonò tanto facilmente, soprattutto perché
da quel giorno Cissie sembrava
avermi dimenticata. Ormai io non ero più la sfigata e
pasticciona di cui si
poteva prendere gioco e perciò insultarmi aveva perso tutto
il divertimento.
Tom, invece, era una persona nuova tutta da scoprire, che viveva in un
Passaggio Segreto e raccontava strane storie sul suo passato.
-
Sì…è
davvero forte – brontolava Cissie senza sosta, il pomeriggio
del 14 Febbraio
Mi stava
aiutando a leggere i bigliettini che mi erano arrivati per San
Valentino. Una
cosa mai successa in vita mia, contando che fino al giorno prima
neanche sapevo
che fosse San Valentino. In realtà Cissie non sapeva
leggere, ma conosceva a
menadito tutti gli studenti di Hogwarts.
- E poi
non sai cosa mi ha raccontato! – continuò
passandomi un bigliettino rosa
particolarmente brutto
- Immagino
tu stia parlando ancora di Tom – borbottai cercando di capire
come si aprisse
una curiosa scatoletta di legno
- Sì certo
– Cissie prese la scatoletta dalle mie mani e con un leggero
“click” la aprì –
Tom dice che lui in realtà ha un sacco di anni –
-
Sì…immagino…ventidue –
buttai lì, provandomi il braccialetto che c’era
nella
scatolina
-
Altrochè! Dice di essere nato nel 1936. se così
fosse avrebbe all’incirca
sessant’anni. Sessantasei – precisò
- Spero
che ti renda conto anche tu che Tom non può avere
sessantasei anni – sospirai
affranta
- Quello
che sta nello scantinato non è il vero Tom. Il vero Tom
è fuori da Hogwarts,
moribondo, che cerca di recuperare i suoi poteri. Il nostro Tom
è una specie di
fantasma, un ricordo, intrappolato in un vecchio diario –
spiegò Cissie
freneticamente
- Tu
guardi troppa televisione, tesoro, e ti assicuro che fa male
– tagliai corto
- Lo so
che ti sembra strana questa cosa…ma qui siamo nel Mondo
Magico…tutto è
possibile! Anche che Tom, alias Lord Voldemort, viva due vite
– sbuffò Cissie,
sbattendo sul lavandino una busta bianca che ancora non avevo aperto
- Senti
qui – decisi che cambiare argomento era la cosa migliore da
fare – “Ti aspetto
domani pomeriggio alle sei vicino al Portone. Voglio controllare come
voli su
quella bella scopa” –
- Non è
firmato? – volle sapere Cissie
- No –
sorrisi tra me e me – Ma so chi è –
Il
pomeriggio seguente impiegai una vita per prepararmi. Forse lui non
voleva
darlo a vedere, ma quello era un vero e proprio appuntamento. Decisi
che dovevo
essere casual ma con stile. La gente non può immaginare
quante ore di
preparazione servano per apparire acqua e sapone.
Quindi
quando arrivai vicino al portone di Hogwarts, alle sei e dieci, ero
certa che
avrei fatto un figurone. Il bottone dei jeans infliggeva una tortura
alla mia
pancia, ma in compenso dimostravo due anni in più e due
chili in meno.
Peccato
che Malfoy non mi avrebbe mai vista. Perché lì,
seduto sul primo gradino delle
scale dell’ingresso, c’era Oliver Baston e non
Draco Malfoy.
- Uau…bei
jeans, Maggie, allora pronta a fare ripetizioni di volo? – mi
chiese Oliver
sorridendo tranquillamente
Oliver Baston
era il portiere nonché capitano nonché
acclamatissimo sedicenne di Grifondoro.
Venne fuori che
Frotte di
ragazzine avrebbero dato un occhio per prendere ripetizioni da Baston
(specialmente se ciò prevedeva le sue mani sulla schiena o
il suo braccio
dietro le spalle) ma io, volando con il bottone dei jeans che si era
ormai
scavato un solco nella mia pancia, pensavo solo a Malfoy. E devo
ammettere che
la cosa mi preoccupò alquanto.
Non avevo mai pensato a qualcuno in quel modo. Non così seriamente, accidenti.
E ora rispondo alle vostre entusiastiche recensioni (ragazze vi adoro!!)
Moony Potter: ed ecco appagata la tua curiosità...hehe...questo capitolo si conclude molto meno in stile "beautiful" così che si possa aspettare tranquillamente il prossimo senza essere divorati dalla curiosità...al massimo sarò perseguitata dal tuo fantasma durante la mia vacanza, ma se al tuo fantasma piace la nutella so come tenerlo a bada! Ah, ho recensito tutte le tue fanfiction per ringraziarti delle tue sempre puntuali recensioni! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto
Schumi95: uh, sono contenta che ti stia simpatica Cissie...generalmente non è un personaggio che piace molto (almeno, alle persone a cui io ho fatto leggere questa storia non è piaciuta) e ti assicuro che in futuro ci sarà abbastanza spesso...
Gaia Loire: sì, capisco...anche a me succede di essere molto restia a leggere una storia e poi me ne innamoro...e sono contenta che tu abbia letto la mia! sono strafelice, naturalmente, che trovi Maggie "adorabile" che per quanto non sia l'aggettivo forse più adatto è quello che penso anche io! comunque hai afferrato in pieno il senso di questa storia: la trama è esattamente quella di Harry Potter ma rivisitata in più punti e vista da una prospettiva completamente diversa!
Malfoyetta (o Titta?): sì, in effetti sei la prima persona che mi dice che Therese è simpatica. oltre, naturalmente, alla mia sorellonza Lolla ma credo che sia una sorta di campanilismo visto che Therese è il suo personaggio (di sua assoluta proprietà). comunque vada non posso dirti come si svilupperà la vita amorosa di Maggie, ma questo è un inizio, no?
Grazie a tutti quelli che leggono! baciottolonzi!!