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Autore: kbinnz    16/10/2012    11 recensioni
Un ragazzino solo. Un sarcastico, irritante bastardo. Quando la salvezza dell'uno è affidata all'altro, tutti sanno che non finirà bene... oppure sì?
Segue "Harry's First Detention".
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Gli studenti si affrettarono ad entrare, la maggior parte di essi trasportando gabbie di qualche tipo. Piton avanzò verso la parte anteriore della stanza e gli studenti si fecero subito silenziosi.
“Come sapete, oggi distilleremo la pozione Animalis Fide, che misura il legame tra voi e il vostro animale. Vedo che la maggior parte di voi è stata in grado di eseguire le mie istruzioni e di portare il vostro animale in classe. Dopo aver distillato la pozione, la userete per controllare quanto strettamente siete legati al vostro animale.”
“P-professore?” Neville sollevò una mano timidamente.
Piton sbuffò, impaziente. “Be'? Che c'è, Paciock?”
“Signore, danneggerà il nostro animale? Trevor è piuttosto vecchio per essere un rospo, e...”
“La pozione – se preparata correttamente – è del tutto innocua, Paciock. Gli animali sono qui esclusivamente per aiutarvi a focalizzare su di essi la vostra mente. La pozione fi quanto legati voi siate all'animale, non quanto l'animale sia legato a voi. Qualcun altro desidera fare una domanda idiota e rivelare quando sia imperfetta la vostra conoscenza del materiale?”
Stranamente, nessun altro accolse l'offerta, e la classe si ritrovò in fretta concentrata sulla preparazione della posizione. “Ohi! Harry!” una rumorosa esclamazione ruppe il silenzio, e Piton lanciò un'occhiataccia al più giovane dei ragazzi Weasley, che stava stringendo il suo ratto con aria protettiva. “Tieni il tuo gufo lontano dal mio ratto! Lo sta guardando come se fosse una cena!”
“Weasley! Lavorare in silenzio è al di sopra delle tue capacità?” lo rimbrottò Piton. “Sposta le tue cose in quest'angolo, e forse sarai in grado di restare concentrato sul tuo lavoro.”
“Ma Edvige voleva mangiarsi Crosta,” piagnucolò Ron, protestando.
“Preferisci lavorare nell'angolo o restarci1?” gli chiese Piton, con voce troppo bassa perché gli altri bambini potessero sentirlo, e Ron smise immediatamente di discutere, atterrito dall'idea di essere costretto a stare in piedi in un angolo – di fronte all'intera classe, oltretutto!
“Sì, zio Sev,” bisbigliò in fretta, affrettandosi a spostare le sue cose al nuovo tavolo e, di conseguenza, perdendosi l'occhiata di orrore che attraverso il viso di Piton di fronte al nuovo titolo riservatogli.
Silente e gli altri si muovevano a disagio dietro le barriere, osservando i bambini con diversi livelli di educato interesse. Finalmente le pozioni furono pronte e gli studenti si misero ad attendere con aria d'aspettativa ai loro tavoli.
“Potter,” chiamò Piton. “Porta qui quel gufo insieme alla tua pozione.”
“Il suo nome è Edvige,” gli ricordò Harry in tono di rimprovero, posizionando il suo trespolo sulla scrivania del professore e posando la fiala accanto ad esso.
Piton gli lanciò un'occhiataccia. “Silenzio, Potter. Prendi una goccia di pozione e lasciala cadere sulla testa del tuo gufo, poi bevi tu stesso il resto.”
Harry obbedì, ed un attimo più tardi un intenso raggio di luce dorata prese forma tra i due. La classe emise “oooh” ed “aaah” d'ammirazione. “Questo rappresenta un legame molto forte,” spiegò Piton. “Sia il colore della luce che l'ampiezza del raggio misurano la forza. Torna al tuo posto, Potter. Zabini, vieni qui con quella creatura.”
Blaise, poi Millicent, poi Dean si fecero avanti con diversi risultati. In tutti i casi, tuttavia, l'animale si limitò a starsene lì e a fischiare o miagolare o a squittire, apparentemente assai poco impressionato da tutta quell'eccitazione.
“Paciock!”
Neville lanciò un'occhiata alla pozione blu chiaro di Hermione e poi un'altra alla sua melma grigio scuro. “Ehm, professore, penso che sarebbe meglio se non venissi.”
Piton lanciò un'occhiata disgustata alla pozione. “Sospetto che tu stia compiendo una saggia scelta, Paciock,” sbottò. “Zero per oggi!”
Neville abbassò le spalle, l'espressione miserabile, e abbracciò un placido Trevor, mentre Piton spostava gli occhi attraverso la stanza. “Weasley! Porta il tuo ratto!”
“Sissignore.” Ron obbedì, posando Crosta sulla scrivania e armeggiando per recuperare la sua pozione.
Il ragazzo non fu mai certo di cosa fosse accaduto subito dopo: un attimo prima stava tirando fuori la fiala di pozione dalla sua veste, mentre il professor Piton aspettava, impaziente, dall'altro lato della cattedra; e l'attimo dopo ci fu un acceso lampo di luce e tutto ad un tratto c'era un piccolo omino grasso a sedere, sbattendo le palpebre con aria stupida, dove Crosta era stato fino a quel momento. “Ohi! Dov'è il mio topo?” chiese Ron; poi, Harry lo afferrò per il retro della veste e lo strattonò via dalla scrivania.
La barriera che rendeva invisibile il retro della classe cadde quando Silente e gli altri emersero dall'angolo. “Peter?” Silente boccheggiò, sbalordito.
Minus si lanciò un'occhiata turbata alle spalle; poi si scagliò contro Piton, puntando verso la porta.
La Bones non aveva idea di cosa stesse accadendo, ma sapeva che un uomo di mezza età travestito per prendere il posto dell'animale domestico di un ragazzino piccolo non era una buona cosa. Le cose che certi bastardi malati sono disposti a fare, sospirò tra sé e sé nello stesso momento in cui sollevava la bacchetta e gridava: “Prendetelo!”
Moody – costantemente vigilante! - si fece avanti, con Shacklebolt dritto dietro di lui; ma, in una stanza piena di bambini urlanti, erano comprensibilmente nervosi riguardo alla possibilità di lanciare incantesimi. “Arrenditi al Ministero!” abbaiò Moody, zoppicando in avanti con tutta la velocità che la sua gamba gli consentiva.
Minus ringhiò e rovesciò un tavolo, bloccando loro la strada, e proseguì nella sua corsa verso la porta. Un attimo prima che la raggiungesse una forma apparve di fronte ad essa, quasi materializzandosi dal nulla. “Salve, Severus. Sono venuto per la mia pozione,” disse Remus, sorridendo, per poi boccheggiare quando si trovò faccia a faccia con il suo amico d'infanzia.
“Peter Minus!” gridò Remus, l'espressione scioccata.
“COSA?” Gli Auror si bloccarono sul posto, per un attimo, sbalorditi, nello stesso momento in cui Peter annaspava: “Remus?”
Amelia Bones prese il riconoscimento reciproco come un'ammissione di colpa, ed esclamò: “Peter Minus! Ti dichiaro in arresto per l'omicidio di -”
Minus lanciò un'occhiata disperata da destra a sinistra, ma gli Auror si stavano avvicinando in fretta alle sue spalle e Remus era tra lui e la porta. Un attimo dopo un ratto schizzò verso una stretta fessura nel muro.
“Prendetelo!” gridò la Bones, sapendo che non c'era speranza che ci riuscissero; ma un istante dopo il ratto stava correndo fuori dal muro anche più in fretta di quanto vi fosse entrato, inseguito da un serpente che sibilava e faceva schioccare le fauci.
I ragazzini strillarono e saltarono sui banchi quando altri serpenti schizzarono fuori dalle fessure nelle mura e nel pavimento, tutti apparentemente intenti ad acchiappare il terrorizzato ratto in fuga.
Minus fu rapidamente circondato dai serpenti e, trovandosi nel pericolo imminente d'essere mangiato, tornò nuovamente nella sua forma umana. “Aspettate, aspettate!” pregò, agitando le braccia. “Non volevo farlo!”
“Peter, come hai potuto?” chiese Remus, la bacchetta estratta e puntata verso l'uomo più piccolo.
“Remus, amico mio, per favore!” pianse Minus. “Abbi pietà! Sicuramente tu tra tutti capisci! Sono stato costretto a farlo! Non ho avuto scelta! Mi avrebbe ucciso!”
“E allora saresti dovuto morire prima di tradirli!” sputò Remus. “Io l'avrei fatto!”
“Oh, nobile Remus,” ringhiò Peter in risposta, abbandonando la sua postura supplichevole, “sempre intento a mostrare quanto tu sia buono e umano! Sempre pronto a disprezzare chiunque non fosse intelligente o forte o bello come te e gli altri Malandrini! Cosa ti aspettavi che facessi? Pensi che non sapessi di essere tenuto con voi solo per divertimento? Pensi che non sapessi quanto mi disprezzavate in segreto?”
“Di che cosa stai parlando?” chiese Remus. “Ci fidavamo di te! James e Lily ti hanno affidato il loro segreto! Le loro vite! La vita di Harry!”
“Solo perché erano convinti che fossi una creatura tanto patetica che nessun altro mai avrebbe immaginato che fossero così stupidi da rendermi il loro Custode Segreto! Era un insulto, non un onore! Pensi che fossi troppo stupido per capirlo? Ma il Signore Oscuro ha visto il mio talento? Ha lodato la mia intelligenza e la mia astuzia? Mi onorava per quello che ero! Mi rispettava!”
“Ti ha usato, sciocco illuso,” disse Piton, freddamente, strascicando le parole. “Come usa chiunque. Non rispetta nessun altro se non sé stesso, men che meno un inutile, tremante, piccolo roditore che venderebbe i suoi migliori amici per un complimento insincero per poi spendere dieci anni nascondendosi come un animale domestico.”
La faccia di Ron passò furiosamente da un'emozione all'altra quando lui afferrò la situazione. “Crosta!” urlò, rabbiosamente. “Cattivo ratto! Lo dirò a Percy!”
“E' finita, Minus,” ringhiò Moody, sollevato nel notare che i serpenti erano scomparsi tanto misteriosamente quanto erano apparsi. “Arrenditi. Non puoi andare da nessuna parte.”
“No!” urlò Peter. I suoi occhi si mossero freneticamente attraverso la stanza per poi cadere sul viso dagli occhi spalancati di Harry. “Harry!” si sporse verso il ragazzo, sapendo che, prendendolo in ostaggio, sarebbe stato al sicuro. “Vieni qui!”
Harry squittì e cercò di arretrare, ma Minus stava aprendosi la strada attraverso i tavoli ad un'inaspettata velocità, guidato dall'assoluta disperazione. Gli adulti imprecarono e cercarono di seguirlo, sempre cercando di evitare di usare incantesimi in una stanza piena di bambini urlanti, ingredienti instabili per pozioni e serpenti pericolosi.
Edvige volò contro l'uomo, puntando agli occhi di lui con gli artigli, mentre Neville afferrava Harry e lottava per tirarlo via, così come Harry aveva trascinato prima Ron al sicuro. Peter agitò le braccia, scacciando il gufo, nello stesso momento in cui il gomito di Neville sbatté contro il suo calderone, rovesciandolo e spedendo il contenuto fangoso addosso al basso mago.
La pozione rovinata si rovesciò addosso a Minus, e l'uomo strillò in agonia prima di cominciare a circolare incontrollabilmente tra una forma e l'altra: anche gli induriti Auror si ritrassero con orrore dalla disgustosa vista di fronte a loro. Era una trasformazione finita terribilmente male, e dopo alcuni orribili minuti da incubo di urlante agonia, Minus giacque immobile, ridotto ad un contorto grumo di carne deformata, mezzo uomo e mezzo ratto. La sua testa in particolare era incastrata tra le due forme, con la metà sinistra rimasta umana e la metà destra roditore. Nel mezzo dei due diversi crani la materia cerebrale gocciolava fuori, e c'erano diversi altri... acquosi... pezzi dove la carne torturata si era liquefatta sottoposta allo stress di troppe trasformazioni.
I bambini stavano strillando come maniaci e nascondendosi le facce – tutti tranne Harry, che aveva osservato l'intera scena con espressione tetra.
“Dannazione!” ringhiò la Bones, riuscendo finalmente a farsi largo fino al cadavere. “Volevo prenderlo vivo!”
“Considerando quanto facile in maniera allarmante sia diventato ultimamente fuggire da Azkaban, se anche Bella Faccia Black c'è riuscito, forse è meglio così. Ora non dobbiamo preoccuparci più di questo – per sua stessa dichiarazione – seguace del Signore Oscuro,” commentò Piton in tono tagliente.
La Bones gli lanciò un'occhiataccia. “Aveva molte domande alle quali rispondere,” replicò lei. “E non vedo come possiamo dichiarare pienamente innocente Black senza la confessione di Minus.”
Le sopracciglia di Piton si inarcarono. “Chiunque in questa stanza, inclusi numerosi studenti, il capo del Wizengamot, due Auror anziani, il capo del Dipartimento per l'Applicazione della Legge Magica e un amico d'infanzia del defunto, ha sentito la confessione di questi e può identificarlo e fornire ricordi per un Pensatoio. Non riesco ad immaginare cos'altro potrebbe volere.”
“Senti, bastardo Mangiamorte,” iniziò Bones, accaldandosi, per poi fermarsi quando realizzò che i bambini – ora che si trovavano di fronte ad un passatempo molto più affascinante – avevano smesso di strillare e stavano seguendo la sua discussione con Piton con acceso interesse. Dopotutto, malgrado fosse divertente strillare a tutta gola e saltare sui banchi (e nella classe di Piton, nientemeno!), era ancora più divertente guardare il più temuto tra i loro professori affrontare l'altrettanto spaventosa capo del Dipartimento per l'Applicazione della Legge Magica.
Madama Bones si schiarì la voce e ricominciò da capo. “In assenza di una confessione sotto Veritaserum da parte dell'accusato ci sono alcuni che potrebbero opporsi alla testimonianza.”
“Ad esempio?” la sfidò Piton. Indicò la stanza con un gesto pigro. “Questa è una classe del primo anno di Grifondoro e Serpeverde. Chi, nello spettro politico, non crederà all'una o all'altra parte? O sta seriamente suggerendo che Lucius Malfoy – o Arthur Weasley – si opporrebbero alla dichiarazione dei loro stessi figli e li forzerebbero a sottoporsi al Veritaserum, malgrado i potenziali danni al cervello che questo può causare se amministrato prima della pubertà?”
La Bones studiò la stanza e realizzò che aveva ragione. Chiunque avesse voluto negare quel che era appena accaduto – fossero essi ex Mangiamorte, il Ministro Caramell o la famiglia di Minus – sarebbero stati assolutamente incapaci di farlo. Le famiglie rappresentate in quella camera erano l'élite del potere in entrambi i lati dell'ultima guerra, e praticamente la sola cosa che li avrebbe spinti a serrare i ranghi e a formare un'alleanza sarebbe stata una minaccia ai loro bambini. Nessuno sarebbe stato così sciocco da mettere in dubbio quel che era appena accaduto, non se nel far questo avrebbe rischiato di attirare le ire sia dei Malfoy che dei Weasley. L'inganno di Minus (e, di conseguenza, l'innocenza di Black) sarebbe stato immediatamente accettato.
Ma c'era qualcosa che non andava. Amelia Bones non era diventata il capo del Dipartimento per l'Applicazione della Legge Magica senza avere un eccellente istinto, e qualcosa le diceva che c'era in questa situazione più di quanto apparisse agli occhi. Era tutto un po' troppo chiaro.
Si rivolse verso Remus con aria speculativa. “Hmmm. Signor Lupin, non è stata una fortuna che lei fosse qui e che potesse identificare con certezza il fuggitivo? Perché lei è qui, ora? Non dovrebbe essere in Italia?”
Remus sostenne lo sguardo di lei placidamente. “Sono venuto a recuperare una pozione della quale ho bisogno con estrema urgenza dal professor Piton. Sapevo che sarebbe stato in classe a quest'ora, e mi è sembrato ragionevole entrare e fargli sapere che ero qui.”
Le labbra della Bones si atteggiarono ad un'espressione scettica. “Oh, davvero? Il professor Piton certo non mi pare tipo da apprezzare un'interruzione delle sue lezioni. Quale pozione è così urgente da spingerlo a permettere un'intrusione del genere?”
L'espressione calma, vagamente disgustata, di Piton non cambiò, ma internamente l'uomo sentì il suo cuore sprofondare. Non avevano previsto che la presenza di Remus sarebbe stata analizzata tanto da vicino.
Almeno Lupin era riuscito ad emergere da sotto il Mantello dell'Invisibilità mentre l'apice del caos si scatenava, cosicché nessuno aveva realizzato che lui fosse stato nella stanza per tutto quel tempo – nascosto sotto al mantello e dietro all'alto armadio delle scorte, pronto a colpire il ratto con un incantesimo se il piano di Piton fosse andato storto. Il Mantello – che Silente aveva dato a Piton quando il professore di Pozioni aveva accettato la custodia di Harry – era ora riposto in salvo nella tasca della veste di Lupin e sarebbe con un po' di fortuna rimasto lì fino a quando Piton non avesse potuto reclamarlo e riporlo in un posto sicuro. Oh, Albus aveva accennato a qualche pazza idea di dare il Mantello ad Harry per Natale – come se un undicenne incline ai guai avesse davvero bisogno di un Mantello dell'Invisibilità! - ma Piton aveva accantonato il suggerimento con il disgusto che meritava. Tuttavia, se l'interrogatorio di Bones avesse turbato Lupin, questi avrebbe potuto lasciarsi sfuggire qualcosa...
Non c'era bisogno di preoccuparsi. Remus sollevò il mento e lanciò a Bones un'occhiata di sfida mentre rispondeva con calma: “L'Antilupo.”
L'intera classe trattenne rumorosamente il fiato, scoppiando subito dopo in bisbigli eccitati, mentre gli studenti reagivano alla rivelazione. L'espressione di Remus non cambiò, ma un accenno di rossore gli scivolò su per il collo.
La Bones ebbe il buongusto di apparire imbarazzata. “Le chiedo scusa,” disse, il tono sinceramente apologetico. Poi si girò verso i ragazzini e si schiarì la voce per attirare la loro attenzione. “Come avete sentito, il signor Lupin soffre di licantropia; tuttavia, ciò in alcun modo si riflette negativamente su di lui. Si è registrato presso il Ministero e, come avete sentito, fa in modo di avere una scorta mensile di Antilupo. Dovete accordare a lui la medesima cortesia che accordereste ad un qualunque altro mago. Non è d'accordo, Preside?”
“Assolutamente,” disse Silente, fermamente
“Ed è come fosse mio padrino, oltretutto, perciò farete meglio a non essere sgarbati con lui,” aggiunse Harry in tono di sfida, lanciando un'occhiataccia a Pansy Parkinson. Aveva sentito qualche commento bisbigliato sul genere di “Creature oscure” provenire dalla sua direzione; di fronte all'occhiata belligerante di lui, la ragazzina tirò su con il naso e scrollò i capelli.
Remus parve sorpreso e compiaciuto dall'appoggio inaspettato. Piton ricacciò indietro un attacco di nausea prima di ritornare all'attacco: “Posso riavere indietro la mia classe, ora, Madama, o è troppo occupata a fare domande stupide e imbarazzanti per decidersi a spazzare via le sue prove e ad andarsene? C'è forse qualche altro errore giudiziario che io e la mia classe possiamo aiutare a chiarire per lei?”
Gli studenti ridacchiarono. Oooh, ecco il loro professore! Era sarcastico con chiunque. Erano piuttosto orgogliosi di Piton. Ricevere una lavata di capo dall'uomo era praticamente un rito di passaggio, ad Hogwarts, e non dovevano avvilirsi troppo per questo se anche Madama Bones aveva la peggio in uno scontro con lui.
Sfortunatamente la Bones non era una sciocca e, a differenza di Caramell, non lasciava che la sua attenzione fosse facilmente distolta da pochi acidi commenti. “Sono colpita dal fatto che Minus sia stato piuttosto convenientemente ucciso da una pozione prima di poter essere interrogato propriamente.”
Piton inarcò un sopracciglio, guardandola, malgrado dentro di sé stesse mentalmente imprecando contro la strega, insistente in una maniera tanto inopportuna: “Sta seriamente suggerendo la possibilità che Paciock, invece che produrre la pozione che gli era stata assegnata, abbia creato deliberatamente una versione letale di una pozione al livello di un Maestro di Pozioni?”
Prima ancora che le parole fossero del tutto uscite dalla sua bocca, l'intera classe – incluso Neville – scoppiò a ridere. Anche Silente nascose una risatina dietro ad una mano educatamente sollevata.
La Bones ed i suoi Auror non si unirono all'ilarità generale: la Bones perché stava ancora analizzando la situazione e gli uomini perché erano ancora preoccupati di mettere alla prova l'umore del loro capo. Oltretutto le intuizioni della Bones si erano rivelate giuste troppo spesso, in passato, anche in casi che erano sembrati ancora più evidenti di questo.
“Potrebbe averla creata lei,” suggerì la Bones una volta che le risatine si furono spente. “E' un Maestro di Pozioni2. Potrebbe aver scambiato la pozione del ragazzo o averla adulterata per convertirla in una pozione letale.”
“Capisco,” ghignò Piton. “E si suppone che io abbia provveduto a questo gioco di prestigio sotto all'occhio magico dell'Auror Moody? Magari non l'ha notato perché era impegnato a sognare ad occhi aperti? O forse mi è tanto affezionato da pensare di poter rilassare la propria 'vigilanza costante' mentre era nella mia classe?” domandò sarcastico.
“E allora qual è la sua spiegazione per questi eventi?”
“Dal momento che non sono sul suo libro paga, Madama, non vedo alcun bisogno di offrire una spiegazione,” replicò Piton freddamente. “Ad ogni modo, vorrei puntualizzare che è risaputo che gli studenti si divertono a farsi scherzi l'un l'altro facendo scivolare cose nelle rispettive pozioni. Detto questo, non riesco ad immaginare che lei proporrebbe seriamente di interrogare ogni studente in quest'aula.”
Draco, che aveva seguito lo scambio di battute con la stessa attenzione del resto della classe, reagì a questa sfida in maniera prevedibile. “Mio padre non permetterebbe mai una cosa del genere!” annunciò in tono arrogante, perfettamente in linea con l'erede dei Malfoy.
“Neanche il mio!” assentì Pansy in tono stridulo.
“Non penso che i miei genitori vorrebbero che fossi interrogata!” esclamò Padma Patil, allarmata, spingendo Lavanda Brown ad assecondarla ad alta voce.
Mentre sia i Serpeverde che i Grifondoro cominciavano ad intervenire, la Bones realizzò che sarebbe stato un suicidio politico cercare di approfondire la questione – e che sarebbe stato comunque improbabile riuscire a provare qualcosa di utile. Lanciò un'occhiata a Moody, domandandogli silenziosamente se avesse visto Piton fare qualcosa.
L'ingrigito, vecchio Auror scosse la testa: e, conoscendo l'odio dell'uomo verso Piton, lei accettò la cosa e decise di ritirarsi con grazia. Dopotutto, non era come se lei fosse turbata dallo svolgersi degli eventi: un Mangiamorte morto in più – e il traditore dei Potter, oltretutto – era qualcosa per cui festeggiare, e con quell'imbecille di Caramell in carica, per non parlare di Voldemort che se ne andava in giro chissà dove, era decisamente meglio avere il ratto Animagus morto con certezza.
Tuttavia, le formalità dovevano essere osservate, specialmente con un giornalista lì per documentare tutta la scena e con lo scandalo di Sirius Black che rendeva tutti anche troppo consapevoli di cosa poteva accadere quando non si provvedeva a mettere in piedi equi processi. “Sembrerebbe che sia stato un incidente,” dichiarò lei. “Cercando di afferrare Potter ha decretato la propria fine – c'è una specie di giustizia poetica in tutto ciò, suppongo.” Lanciò un'occhiata ad Harry. “Stai bene, giovanotto?”
“Sì, Madama Bones,” rispose Harry educatamente; ma lei si accorse che diversi ragazzini, incluso uno dei figli di Arthur Weasley e il nipote di Augusta Paciock, si erano mossi per fiancheggiarlo con aria protettiva.
“Ringraziamo Merlino che nessuno dei bambini sia rimasto ferito,” disse Silente in tono gentile. “L'incidente con la pozione è stato evidentemente solo questo: uno spaventoso incidente.” Batté le mani. “Ed ora penso che sia tempo per gli studenti di affrettarsi a raggiungere la loro prossima lezione. Viste le circostanze, la consegna del premio dovrà essere cancellata, non sei d'accordo, Severus?”
“Invero, sì,” replicò Piton con calma.
I ragazzini, che sapevano riconoscere un ordine quando ne sentivano uno, anche se era gentilmente posto, raccolsero i propri libri e cominciarono ad uscire, facendo larghi giri attorno alla pozza di viscidume e cartilagine che era stato Minus.
Harry si fermò di fronte al suo tutore, uscendo, guardando negli occhi scuri e insondabili dell'uomo. “Vai, Potter,” disse Piton fermamente; ma la mano che si posò sulla spalla del ragazzo era gentile. “Ci vedremo stasera nelle nostre stanze.”
Harry si rilassò ed annuì, seguendo Hermion e Ron fuori dalla porta.
“Remus, scorteresti per caso la signorina Skeeter fino al mio ufficio, così che possa usare il camino per raggiungere la sede del giornale? Sono certa che la aspetti un pomeriggio impegnato.” Gli occhi di Silente scintillavano.
La Skeeter non alzò neanche la testa quando Remus la prese gentilmente per un braccio e la guidò fuori dalla porta; era troppo occupata a dettare la storia alla sua Penna Prendiappunti. Di questo passo, sarebbe stata pronta per essere nominata Giornalista dell'Anno!
“Arrivederci, Preside. Arrivederci, Professore.” Come un perfetto piccolo purosangue, Draco piegò il capo educatamente mentre passava di fronte a entrambi uscendo dalla classe.
“Signor Malfoy,” replicò Piton in tono neutrale. Scambiò una speciale occhiata consapevole con il ragazzo, il cui scoppio assolutamente tempestivo di aristocratica arroganza si era rivelato estremamente conveniente. L'espressione di Draco non si mosse di un millimetro – Lucius gli aveva insegnato bene – ma i suoi occhi argentati scintillarono.
“Un attimo, signor Paciock.” Piton fermò il ragazzo rotondetto mentre l'ultimo studente si preparava a lasciare la classe. “Considerando il fatto che il tuo potenziale di distruzione involontaria ha raggiunto nuovi livelli,” disse, acidamente, “contatterò tua nonna più tardi, oggi, per suggerire che tu venga esentato dal seguire le normali lezioni di pozioni con effetto immediato. Invece, suggerirò che tu studi privatamente, da solo, con un insegnante speciale di recupero per Pozioni. Forse un'istruzione individuale, congiunta con un curriculum che enfatizzi gli stretti legami tra Erbologia e Pozioni, si assicurerà che nessun altro muoia nel corso della tua educazione.”
Gli occhi di Neville si fecero enormi per la delizia. “Davvero, signore? Lo farà?” Si accorse che Madama Bones era ancora lì e cambiò in fretta la sua replica. “Ehm, sì, signore. Mi spiace, signore.” Pareva incapace di celare, tuttavia, l'allegro saltellare nei suoi passi mentre, stringendo Trevor, fuggiva dalla classe sperando fosse l'ultima volta.
Shacklebolt, che era il più giovane Auror presente, aveva cupamente accettato lo sgradevole incarico di raccogliere quel che Moody aveva chiamato il “Minuschifo”, e la Bones e Moody erano pronti ad andarsene.
Madama Bones si fermò brevemente sulla soglia della classe per lanciare a Piton un'occhiata speculativa. “Riguardo ai risultati di mia nipote nella sua materia,” iniziò lei, lentamente. “Susan?” replicò Piton, gentilmente. “Un'eccellente studentessa. Sono certo che conseguirà ottimi risultati quest'anno.”
“Hmmmm.” L'espressione della Bones si fece ancor più pensierosa, ma lei se ne andò senza un'altra parola.
Moody fece per seguirla, poi si fermò, spostando lo sguardo da Silente a Piton e viceversa. Inaspettatamente si sporse e strinse la mano di Piton, dicendo: “Ho sentito dire che sta andando bene con il ragazzo Potter.”
Piton sbatté le palpebre, incredulo. Una parola gentile da Moody era uno choc grande quasi quanto le scuse di Black lo erano state.
“Suppongo che offriresti una buona sfida anche ad Artful Dodger3!” commentò l'Auror, oscuramente, prima di zoppicare al seguito del suo capo.
Il Preside fissò la schiena del vecchio Auror per un attimo prima di girarsi e di lanciare a Piton un'occhiata piuttosto tagliente. Il professore di Pozioni sostenne lo sguardo con espressione blanda, e un attimo dopo Silente sospirò.
“Spero che tu sappia che non sono io il nemico, ragazzo mio,” disse il vecchio mago, tristemente.
Piton annuì in silenzio, ma tra sé e sé pensò: Non essere un nemico non necessariamente significa essere un amico, Albus. I Dursley dovrebbero averti insegnato questa lezione.
Silente sospirò ancora. “Qualche volta, ragazzo mio, mi preoccupa il fatto che tu veda tutto in bianco o in nero. Per favore, ricorda che tutti noi meritiamo un po' di pietà.” Con un'ultima occhiata rivolta al punto dove Shacklebolt stava cautamente raccogliendo i resti del Grifondoro morto, Silente se ne andò.
L'occhiataccia di Piton lo seguì; era stato un giorno lungo e difficile e sarebbe stato simpatico ricevere un piccolo riconoscimento per quanto brillantemente aveva portato avanti l'intera cosa. Ma che cosa poteva aspettarsi da qualcuno che non era un Serpeverde?
E comunque Silente era semplicemente troppo legato alla sua nozione di finali felici – la sua più grande debolezza era il suo rifiuto di ammettere che alcuni erano semplicemente oltre la redenzione e l'aiuto... e di agire di conseguenza.
Nessuno sapeva meglio di Piton che la redenzione faceva male, e che poche persone erano disposte ad affrontare tutto il duro lavoro e il dolore che richiedeva, non importava cosa essi potessero desiderare e/o dire. Rivolse un'occhiata dura ai resti di Minus. A prescindere dalle preferenze di Albus, Piton non era disposto a rischiare il benessere di Harry nella speranza che qualcuno che aveva già dimostrato di essere un nemico potesse tornare alla Luce. Se questo faceva di lui – grato beneficiario della pietà del Preside – un ipocrita, così fosse. Era preparato ad accettare quell'etichetta, se significava che Harry sarebbe stato salvo.
Piton sapeva perfettamente che Silente non aveva voluto che Minus morisse, non più di quanto desiderava la morte di qualunque altro Mangiamorte – da cui il fatto che l'Ordine si affidasse ad incantesimi che sottomettevano ma non uccidevano. Ed ecco perché Piton non aveva intenzione di rivelare ad Albus quanta premeditazione aveva preceduto lo “spaventoso incidente” di oggi. Ma se il Preside pensava che Piton avrebbe spontaneamente lasciato in vita e libera di agire una tale minaccia ad Harry, allora la vecchiaia lo aveva reso veramente e pienamente pazzo.
Piton osservò spassionatamente Shacklebolt cercare di raccogliere Minus in una borsa per le prove: pezzi continuavano a sgocciolare dai lati, con grande disgusto dell'alto Auror.
Silente poteva essere un alleato potente, ma lo sarebbe stato nei termini di Piton – non nei suoi. Piton non poteva più ciecamente fidarsi del Preside, non solo per gli errori passati dell'anziano mago – dai Dursley a Sirius – ma anche perché era ovvio che avevano due opinioni completamente diverse su come meglio preparare e proteggere Harry per la battaglia che lo aspettava.
Piton sapeva di aver scelto una strada lunga e solitaria per sé stesso, una sulla quale avrebbero potuto esserci degli alleati, ma nessuno con cui poter condividere il quadro generale. Non confidava che nessuno sarebbe stato in grado di prendersi cura di Harry bene come lui poteva, neanche quelli che erano veramente devoti al ragazzo, come Sirius o gli Weasley o forse anche il Preside. No, solo lui era disposto a fare tutto quel che serviva per proteggere il ragazzo – fosse eliminare senza pietà una minaccia come Minus o privare Harry di alcuni dei dubbi piaceri dell'infanzia, come l'innocenza riguardo al suo ruolo finale nella caduta di Voldemort.
Malgrado tutto, ne sarebbe valsa la pena se, alla fine, Voldemort fosse morto ed Harry fosse rimasto vivo. Piton si sarebbe occupato della sua coscienza a quel punto, e pagato qualunque penitenza dovesse pagare. Se Harry fosse sopravvissuto, ne sarebbe valsa la pena.



Note alla traduzione:
(1): Alias, standing in the corner, una delle più classiche punizioni riservate ai bambini. In Italia non abbiamo un preciso corrispettivo, credo, ma spero di aver reso l'idea.
(2): Di nuovo, Potion Master. dierrevi, durante una discussione in un soleggiato pomeriggio in Firenze assieme a ferao e Iurin, ha proposto un Mastro Pozionista che io trovo una traduzione interessante: dopotutto si diceva mastro vetraio, in un'epoca in cui i vetrai erano solo due gradini sotto gli alchimisti.
(3): E oscuramente giunse quest'Artful Dodger anche a me, finché Wikipedia non accorse in mio aiuto. Artful Dodger è un personaggio di Oliver Twist, un astuto borseggiatore dalla mano svelta.

Non ero morta neanche stavolta. Il prossimo aggiornamento arriverà la settimana prossima, quando avrò (speranzosamente) concluso la traduzione del Capitolo 50. I mesi di agosto e settembre sono passati in una nuvola di studio matto e disperatissimo, per chi volesse cogliere la citazione, e l'orologio delle mie priorità è stato meramente spostato in avanti di settanta giorni e qualche cosa.
Abbiate fede, tuttavia: questa traduzione NON sarà interrotta. A meno che io non finisca sotto ad un tir, sicuro.

Si ringrazia Shaitan per aver ri-Trasfigurato Harry in Piton dove necessario. Se dovessi aver scordato di segnalare e ringraziare qualcuno di voi, ditemelo! Ho perso un po' il filo, perdonatemi... @_@

Altri ringraziamenti a dierrevi, che ha segnalato errori sparsi su e giù per il capitolo, rimettendo a posto lettere fuori posto qui e lì. Cattive lettere, sempre a sparpagliarsi dove non dovrebbero.
  
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