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Autore: Devil Hunter Sheila_White    16/10/2012    7 recensioni
"Dal momento in cui persero la madre, Dante e Vergil vennero separati. Dante perse ogni contatto con il fratello e venne cresciuto da una famiglia che lo prelevò dall'orfanotrofio in cui alloggiava. Qui il ragazzo vivrà una vita abbastanza serena e felice, grazie anche alla presenza di Sheila, la figlia dei suoi genitori adottivi. Ma cosa succederà? Dante ritroverà il fratello? Oppure dedicherà la sua vita solo a coloro che gli hanno dato la possibilità di vivere come un normale umano? "
Ricordate la storia iniziale Behind the shadow? Bene. Behind the shadow the begin narra delle vicende di Dante e Sheila nella loro infanzia e giovinezza. Ovvero vi mostrerà come i due ragazzi si siano conosciuti, come siano cresciuti, come si è formato il loro rapporto, e in che modo la ragazza arriverà ad innamorarsi di lui.
Spero di aver catturato la vostra attenzione e che questo "dietro le quinte" vi piaccia, vi incuriosisca e vi faccia sognare come la sua storia originale. Buona lettura a tutti.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dante, Un po' tutti, Vergil
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 Sapeva che sarebbe successo, anzi, fu sciocco per lui non prendere alcuna iniziativa fin da subito e a sottovalutare quei piccoli mostriciattoli della cui razza faceva parte. Avrebbe dovuto aspettarselo, e sperava di poter fare in tempo. Quella notte che fino a quel momento era stata calma e serena, adesso stava per diventare un pieno inferno. La sua bellissima donna umana, Eva, bionda come l'oro, si alzò frettolosomente dal letto dopo aver sentito un rumore assordante provenire dal piano di sotto sentendo dei grugniti e ruggiti. Capì che dei demoni erano entrati in casa e terrorizzata corse verso l'uscita della camera da letto per raggiungere la stanza dei suoi figli. Ma non dovette fare molta strada: i suoi due figli, di soli cinque anni, le stavano già andando incontro con gli occhietti azzurri tremanti e singhiozzando. La donna li strinse al petto carezzando la chioma argentea dei due gemellini, e quando alzò gli occhi verso l'alto vide quegli orribili mostri che strisciavano sbavando verso di loro. Urlò quando uno di quelle creature infernali si lanciò contro con un unico scopo: ucciderli. Ma a metà strada della sua corsa, il demone guaì ferocemente e qualcosa parve incendiarlo dall'interno riducendolo ad un cumulo di cenere spazzato via dal vento. Eva e i suoi figli guardarono alle loro spalle. Eccolo, lui era arrivato! Brandiva una spada enorme, i suoi capelli erano argentei come quelli dei bimbi, gli occhi azzurri, un viso quadrato e virile e uno sguardo accigliato.

:- Papà! - gridarono i gemelli lanciandosi contro di lui con le braccia aperte.

:-Sparda! - Subito vennero seguiti da Eva che si gettò al collo del marito.

Ebbene si, lui era Sparda, il leggendario Cavaliere Nero che si schierò dalla parte degli umani, sposando una di loro e generando due figli. Sparda afferrò la moglie per le spalle e la tirò indietro in modo che gli occhi di lei incontravano i suoi.

:- Eva, prendi i bambini e scappate il più lontano possibile da qui.-

:- Ma... -

:- Niente "ma", dovete andare via di qui, subito!-

Senza aggiungere altro Eva afferrò i bambini e cominciò a correre verso la porta d'ingresso, mentre Sparda aveva già dato inizio al massacro. Nel loro tragitto verso l'uscita, altri demoni invasero la casa e non poche volte si fecero scrupoli nel sbarragli la strada. In un modo o nell'altro riuscirono ad eluderli e si ritrovarono fuori di casa. I rumori alle loro spalle erano assordanti: botti, grugniti, ruggiti, vetri infranti...
I fuggitivi continuarono a correre senza mai guardarsi le spalle, nonostante i loro cuori desiderassero avere accanto il Cavaliere Oscuro. Affannati e stanchi, dopo aver percorsi non pochi chilometri tanto che non sarebbero più riusciti a vedere la loro casa ne a sentirne i rumori, Eva e i gemelli si presero una pausa. I fratelli, con indosso i loro pigiami - rosso per uno, blu per l'altro - crollarono a terra.

:- Mamma, dov'è papà? Perchè non arriva? - disse uno dei due, quello che sembrava essere il più grandetto visto che aveva un'espressione da ragazzo responsabile sul volto.

La donna li prese entrambi e l'abbracciò.

:- Presto tesori miei. Vedrete che papà arriverà molto presto e tutto sarà finito.-

Ma mai parole furono più sbagliate.Dalla loro destra un enorme demone squamoso e con una grande bocca attrezzata da lunghi denti affilati e pericolosi sbucò dall'oscurità dei cespugli. Le mani artigliate da pungenti lame sguizzavano verso di loro. Seppur con grande paura, l'istinto materno ebbe la meglio, ed Eva riprese le mani dei bambini e li costrinse a correre davanti a lei.

:- Correte bambini! Correte! - urlava -Non voltatevi indietro!-

I fratelli cominciarono a correre nuovamente, anche se stanchi dalla loro precedente corsa, con quanta velocità le loro piccole gambe gli permettevano. Alla povera donna veniva male correre con quella camicia da notte lunga anche se leggera come la seta. Ma non le importava: i suoi figli dovevano essere protetti anche a costo della sua vita. Più però correva e più sentiva le forze mancarle al punto che cominciò vertiginosamente a rallentare, e il demone dietro di lei la seguiva con molta pazienza, sbavando lungo il tragitto nell' attesa della sua preda. Non dovette aspettare molto: infatti per sfortuna di Eva, la donna inciampò contro un sasso e inevitabilmente cadde a terra. Fu in quel momento che il demone alle sue spalle guadagno pericolosamente terreno. Uno dei gemelli, quello con il pigiama rosso che sembrava essere il più piccolo, si voltò giusto in tempo per vedere la madre cadere.

:- Mamma!!- urlò in preda al panico.

Anche il gemello grande si voltò a fissare la scena, e vide il demone avanzare verso Eva che nel frattempo sollevò il busto e guardò verso il suo nemico; poi si mise ad indietreggiare nella speranza di trovare un riparo.

Allora, il bimbo col pigiama blu, da un' aria angosciata passò immediatamente a uno sguardo feroce. Le sopracciglia gli si aggrottarono, mentre pugni e denti si strinsero. Senza perdere tempo, cercò qualche utensile adatto per poter colpire il demone. Trovò sull'erba folta una sbarra di ferro vecchia e arruginita e molto appuntita - tralasciando il fatto che mentre cercava vide molti altri rifiuti - e tutto gli venne automaticamente in testa: velocità, strategia, forza... stava semplicemente agendo d'istinto; dopotutto era un mezzo demone anche lui, come il fratello, e nelle loro vene scorreva il sangue demoniaco del padre. Il piccolo mezzodemone, ignorando il fratellino, afferrò il pezzo di ferro e si lanciò con quell' arma improvvisata verso il nemico. Non appena gli fu vicino, con un balzo arrivò alla schiena del mostro e infilzò come meglio potè il pezzo di ferro procurandogli una bella ferita. Il demone si impennò come un cavallo imbizzarrito. Il bambino scivolò via dalla schiena squamosa, e raggiunse la madre l'aiutò ad alzarsi e ricominciarono a correre, raggiunto l'altro bambino che aveva osservato tutto con l'aria sospesa si misero a correre più forte di prima, tutti e tre insieme sentendo alle loro spalle i gemiti agghiaccianti del nemico.

Continuarono a correre per così tanto che si perdettero: non sapevano dove fossero, ma questo non aveva alcuna importanza, la priorità era quella di correre, allontanarsi dalla campagna e raggiungere un posto sicuro in città. Arrivarono nei pressi di un fiume e li si bloccarono.

:- Dobbiamo trovare un modo per attraversarlo, dall'altra parte c'è la città!- disse Eva.

Incoraggiò i figli ad andare avanti, spingendoli leggermente in avanti mentre lei si guardava alle spalle. C'era una possibilità che quel mostro sarebbe ritornato, oppure qualcun'altro potesse seguirli. Ma al momento Eva non vedeva nulla alle sue spalle se non il bosco oscuro e fitto. Però si sa', con le creature c'è poco da scherzare o di essere tranquilli: avrebbero potuto essere ovunque, nascosti, mimetizzati o invisibili. Per cui non c'era un minuto da perdere, dovevano raggiungere la città anche se sarebbe servito a poco: i demoni possono scovarti in qualsiasi posto, in qualsiasi momento. Dopo un pò di ricerche, trovarono un ponte che collegava le due sponde, un ponte vecchio, dal legno marcio, traballante e fragile. I bambini non volevano attraversarlo, sapevano che quell'aggeggio non avrebbe retto i loro pesi, e la corrente dell'acqua era troppo forte per poter passare il fiume a nuoto, per non parlare della temperatura gelida. Comunque Eva non volle sentire ragioni e li costrinse ad attraversare. Fortunatamente quando i gemellini attraversarono, con qualche titubanza e timore, il ponte non cedette al loro peso, mentre non si poteva dire lo stesso della loro madre. Al suo passaggio alcune assi dietro di lei si spezzarono. I due bambini gridarono facendo ampi gesti, indicando il ponte che si distruggeva e le corde sulla base della sponda che stavano cedendo. Eva non perse tempo a voltarsi per verificare perché si fidava dei suoi angioletti, accelerò quindi solo il passo, ma non servì a nulla: inciampò tra la fessura delle asse e cadde supina su di esse e da lì sembrò accadere il peggio:le corde non ressero spezzandosi alla base, e le palette di legno caddero in acqua trascinando con se Eva. I gemelli urlarono inermi per un attimo; in seguito unirono le loro forze, afferrando la fune alla quale Eva era aggrappata con entrambe le mani e tirarono insieme.
Erano così piccoli, ma avevano abbastanza forza da riuscire a trascinare la madre verso la sponda, anche se la fatica non mancò dato che la corrente dell'acqua dava attrito. Lentamente i due albini riuscirono a far avvicinare la donna prendendola poi per le braccia e portarla tutta bagnata. Eva, stanca ormai, abbracciò i suoi figli.

:-Coraggio, ancora uno sforzo e saremo al sicuro...-.

Li incoraggiò spingendoli ad andare avanti e lei a fatica li seguiva.
Tutto sembrava filare liscio. Non c'era più alcun ombra di nessun demone, e il trio sembrò aver quasi raggiunto l'obbiettivo. Peccato che proprio nel momento in cui stavano per lasciarsi alle spalle il bosco, un demone simile a un enorme ragno - cinque volte più grosso dei bambini - con grossi aculei velenosi sulla schiena sbucò da una siepe, posizionandosi minacciosamente davanti ai due albini, che non riuscivano a trovare una via di scampo, visto che il dannato sbarrò loro ogni via di fuga con delle disgustose zampe pelose, mentre avvicinava la bocca bavosa verso quelle piccole creaturine.

:-No!! Non i miei bambini!- supplicò Eva.

Ma serviva supplicare un demone? Una creatura senza anima, nutrita solo di una cattiveria indescrivibile e un solo scopo: uccidere; spargere sangue, che fosse di un uomo, donna, bambino, anziano... innocente o colpevole... Non importava. E le loro grida, il loro dolore, il loro sangue è una manna inebriante alla quale non possono non cedere.
Un urlo è il loro respiro, il dolore è la loro risata, il sangue la loro felicità. La malvagità è il loro credo.
Eva dava i suoi figli finiti per scontato. Per quanto fossero figli di un demone, erano ancora piccini. Non potevano competere contro quella bestia.
Cominciò a correre, l'adrenalina si impessessò del suo corpicino inerme facendole dimenticare la stanchezza e dandole il coraggio di una guerriera. Nessuno avrebbe toccato i suoi figli, a costo della sua vita!

Mentre i due fratellini si tenevano stretti l'un l'altro, il mostro fece fuori uscire delle spire piene di pungiglioni. Erano spacciati.
Poi si sentì un urlo agghiacciante che riecheggiò per tutta l'area.
I due gemelli si guardarono l'un con l'altro. Loro erano salvi. Sentirono però i loro piedi bagnarsi di qualcosa di viscoso e caldo. Il sangue della loro madre, tenuta in una velenosa morsa da quelle spire con gli aculei che penetravano nella sua nivea pelle, si stava espandendo lungo il prato.

:- Mamma!-

Il corpo di Eva cominciava a gonfiarsi mentre il mostro l'avvicinava lentamente a sè, come volersi godere quello spettacolo raccapricciante.
Le braccia, le gambe, il viso della donna cominciarono a macchiarsi di un colore violaceo, dando forma a delle voragini dal quale usciva altro sangue.

:-S-scappa..te.. a-andat..e via... presto..-

Questo fu il sussurro strozzato della donna che sacrificò la sua vita per salvare i figli. Gli occhi di Eva presero a lacrimare, guardando per l'ultima volta i suoi due figli: così simili e nel contempo così diversi dal loro padre...
I bambini cercarono di aiutarla, ma la donna li fermò urlandogli che dovevano scappare altrimenti sarebbe stata arrabbiata con loro per sempre. Improvvisamente il demone strinse di più le spire attorno al collo di Eva che... non solo le avrebbero impedito di respirare...ma la portarono ad una subitanea e indolore morte.

CRACK!

Il collo di Eva si spezzò... e la donna morì all'istante. Il demone lasciò cadere il corpo senza vita della bionda che cadde al suolo con un tonfo, in modo scomposto, come una marionetta. Poi la spostò con una zampa pelosa dato che costituiva un'ostacolo per raggiungere i due gemelli.
I bambini urlarono sia di dolore che di rabbia, piangendo, cercando un modo di raggiungere la madre ormai morta. Ma il demone si concentrò su di loro, vero e unico obiettivo del giorno. E dunque anche su di loro lanciò le spire velenose, quando...

ZACK!!

Stavolta fu il demone a stramazzare dal dolore e sangue verdastro schizzava dalle sue armi organiche troncate. Davanti ai bambini invece si fece largo un altro demone, con ali da mosca, una bocca piegata in una smorfia indecifrabile che sicuramente non prometteva niente di buono. Guardò i due bambini. Stavano bene, almeno loro... Poi i suoi occhi di fuoco si posarono sulla donna che aveva spostato e che ora giaceva a terra... senza vita...
Il suo sguardo sembrava gettar fuoco, il suo corpo tremava come in preda delle convulsioni. Un suo ruggito, un ruggito così potente che sembrava il rombo di un tuono capace di far tremare la terra. Il cielo sembrò squarciarsi, e un fulmine si estese nel cielo. La pioggia cominciò a cadere aumentando la sua intensità. Sparda si lanciò con la sua spada contro quel demone 3 volte più grosso di lui? Ma che importanza aveva? Che gli importava se quel demone lo avrebbe fatto fuori? Buona parte della sua famiglia venne già massacrata. Che senso aveva combattere?

:-Papà!!-

Ah già... i suoi figli... loro che... assomigliavano così tanto alla madre... Si. Doveva vincere per loro! Sparda si gettò contro quel demone e cominciò con la spada ad affettarlo come un'affettatrice fa ad un salume,; scatenò su di lui la sua rabbia, la sua collera. I bambini restavano stretti tra loro: il bimbo col pigiama rosso non riusciva a guardare sia per la paura ma soprattutto per aver perso la madre; il bimbo con il pigiama blu invece guardava il massacro, anche se non riusciva a capire molto.
Furono pochi minuti di agonia, ma finalmente arrivò la fine. Il mostro, tagliato in mille pezzettini, con il suo sangue verdastro sparso sull'erba, si ridusse in cenere che furono poi trasportare dal vento.
Sparda tornò nella sua forma umana: i denti digrignati, i pungi serrati, la vena della tempia che pulsava come un martello pneumatico, il respiro affannato, gli occhi iniettati di sangue e il cuore... spezzato. Si inginocchiò a raccogliere i resti della sua donna stingendola al petto e invocando più volte il suo nome. Lacrime calde cadevano a terra; un demone che piange? Non è affatto un demone.
La sua umanità cancellava l'orrore della sua specie da lui.
Anche i bambini raggiunsero i genitori. I due piccoli cercavano in tutti i modi di far risvegliare la madre, chiamandola, supplicandola baciandola. Ma non c'era verso di riportare in vita quell'angelo in terra. Sparda parve impazzire dal dolore: piangeva e urlava come un forsennato e i bambini, spaventati, facevano altrettanto. Facendosi forza, Sparda si alzò con quell'adorabile corpo inerme fra le braccia. Non voleva seppellirla, non voleva separarsene.. almeno non davanti ai bambini. Ritornarono a casa. Sparda mise sul letto Eva, adagio con attenzione, come se il suo corpo fosse fatto di porcellana e avrebbe potuto rompersi a ogni minimo movimento. La ricoprì di baci, sperando di poter morire anche lui, magari raccogliendo del residuo velenoso rimasto nelle ferite della donna, nel sentire quel corpo ormai freddo. I singhiozzi dei suoi figli lo obbligarono ad affrettarsi nel suo da fare. Li raggiunse inginocchiandosi sulla loro altezza e mettendo le mani sulle loro spallucce. Gli occhi di quei ragazzi gli ricordavano quelli della moglie.

"Eva... mio piccolo raggio di sole... Come ho potuto lasciarti morire... Che Dio prenda anche la mia anima adesso!"


:-Ascoltatemi... voi due siete in serio pericolo. Io.... io non posso tenervi con me. E non potete. Non potete nemmeno stare insieme...-

:-Papà...c-che dici?- singhiozzò il bambino col pigiama blu.

:-I..o...Io voglio la m-mamma...- piagnucolò l'altro.

Sparda li prese entrambi tra le braccia. Non erano pesanti i suoi tesorini. Li abbracciò, consapevole che quella era l'unica volta. Con loro aggrappati, Sparda riprese la sua forma demoniaca e volò via.

La notte stava giungendo al termine. L'aria si riscaldava leggermente e le prime luci dell'alba cominciavano a spuntare verso Est. Sparda atterrò nei pressi di una città, vicino ad un edificio ancora dormiente. Poggiò a terra il bambino col pigiama rosso e lo guardò negli occhi ancora una volta.

:-Figlio mio... questa sarà la tua nuova casa. Perdonami... Abbi cura di te.-

Sparda spiccò il volo con l'altro bambino in braccio, senza dare il tempo al piccolo di poter replicare. Quando il bambino rimasto a terra realizzò il tutto si sporse in avanti.

:-Veeeeeergiiiiiiiil!!!!! - urlò ancora piangendo.

:-Daaaaaaanteeeeeeeee!!- rispose l'altro, ormai diventato solo un puntino nel cielo.


Dante ne era più che sicuro: quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto suo fratello...e suo padre. Spaesato e confuso, il bambino si sedette sugli scalini dell'edificio, coprendosi il viso con le mani piangendo. La porta poi si aprì e il ragazzino quasi cadde con la schiena a terra. Invece venne afferrato da un paio di braccia.

:-Oh... caspita. Un altro orfanello. Piccolo chi ti ha lasciato qui?-

Dante non rispose, limitandosi solo a guardare la donna dagli occhi castani, un foulard che le raccoglieva i capelli neri che tuttavia si mostravano ribelli.

:- Ti hanno tagliato la lingua?-

Ancora nessuna risposta.

:-Bah. Vorrai dire che dovremmo prenderci cura di te. Jeanette???-

La donna trascinò con sè Dante nell'orfanotrofio, chiudendo la porta alle sue spalle.






L'angolo di Sheila

Ciao a tutti ragazzi. Vi ricordate di me? Sono io, Sheila. Bene... si... sono tornata dopo un lungo periodo di problemi e contrattempi.... Dunque... vi avevo promesso che Behind the shadow avrebbe avuto una revisione nella sua storia. E' così è stato. In oltre ho pensato di approfindire meglio un po' di cose, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra Dante e Sheila.

Spero che il mio lavoro vi piaccia e che... sia di vostro gradimento. Grazie a tutti.

Vi prego lasciate un commentino ;) Baci
   
 
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