Cinque anni erano passati. Venti stagioni si erano susseguite
inesorabilmente, portando con sè vecchi ricordi e
sospiri di un senso di colpa messo a tacere per troppo tempo.
In quella fatidica mattina di maggio, mi stavo recando nel luogo che mi aveva
reso traditore e pugnalatore.
Dopo vari tentativi da parte della navigatrice, infatti, era finalmente
riuscita a stipulare un accordo con il cuoco: sarei potuto andarli
a trovare periodicamente e, se proprio io e lui non ci fossimo rivolti la
parola, almeno potevo starmene in compagnia della mia vecchia amica.
Erano stati anni duri, in cui il rancore non aveva smesso di trapanare i
nostri cuori.
Ovviamente i nostri amici non ne sapevano niente, si meravigliavano soltanto
della strana espressione che assumeva ognuno di noi quando gli veniva
pronunciato il nome dell'altro. L'ennesima litigata, avevano pensato. Ma quando
si accorsero che anche Nami era coinvolta, capirono
che forse c'era sotto qualcosa di più grosso.
Nessuno di noi fu disposto a parlarne. E la cosa fu celata sotto strati di
dimenticanza e ferite che si andavano rimarginando.
Ero riluttante all'idea di tornare nell'All Blue
soltanto per rivedere la donna con cui avevo peccato e ricevere sguardi
assassini da parte di suo marito, ma dopo tanta insistenza da parte di Nami e da parte dei nostri compagni (i quali, pur non sapendo
nulla di preciso, stavano facendo di tutto per farci riappacificare), mi vidi
costretto ad accettare l'invito.
L'atmosfera mi sembrò estremamente fredda e imbarazzante, ma anche
forzatamente cordiale e amichevole.
Non appena arrivai, Sanji mi squadrò da capo a
piedi con uno sguardo corrucciatissimo.
Probabilmente, se non fosse stato per amor di sua moglie, non mi avrebbe mai
accettato in quel posto.
Nami mi accolse con gli
occhi lucidi "Ciao, Zoro...quanto tempo è passato..."
Avevamo rotto il ghiaccio parlando di ciò che avevo fatto negli ultimi
anni, dei posti in cui ero stato e delle persone che avevo incontrato.
Fortunatamente, qualche ora dopo arrivarono anche gli altri.
"Ciao, ragazzi!" ci salutò calorosamente Chopper, il quale era
cresciuto a vista d'occhio dall'ultima volta che l'avevo visto.
"Buongiorno, piccola!" Nami accarezzò i
capelli corvini alla bambina di Robin e Franky.
"Da quanto tempo non organizzavamo una rimpatriata così?" Franky si asciugò le lacrime.
"Mi scoppia il cuore! Anche se...beh, io il cuore non ce l'ho!"
Scossi la testa "Non sei cambiato per niente, Brook"
Che quell'incontro fosse stato fissato intenzionalmente nell'All Blue, era un presagio che non mi abbandonò per tutta la
giornata. Ma la cosa che mi sconvolse più di tutte fu senza dubbio la prole
nuova di zecca che si aggirava per il ristorante: Bellemere
e Zeff, così avevano chiamato i loro due bambini.
"Su, Belle, vieni ad aiutarmi in cucina" le rivolse un gran
sorriso suo padre.
"Arrivo, papà!"
La guardai sbalordito: incredibile quanto assomigliasse a Nami.
Anche l'altro non era da meno: se non fosse stato per quelle orrende
sopracciglia a ricciolo, si sarebbe detto che fosse la versione maschile della
navigatrice.
Storsi il naso. Chissà, magari quel cuoco da strapazzo non se la sarebbe
cavata tanto male come genitore...o almeno, fu questo il pensiero che mi sfiorò
la mente mentre giocava con sua figlia e le diceva quali ingredienti doveva
passargli.
Che la sua condotta da "bravo maritino" l'avesse reso realmente
tale? Non m'interessava saperlo, in qualsiasi caso.
Nami invece era una
giovane madre bella e vivace, le gravidanze non avevano lasciato alcun segno
sul suo corpo perfetto. La osservai a lungo, mentre diceva ai bambini di stare
attenti a giocare sulla spiaggia e rimproverava Rufy
per aver "sfornato dei mostriciattoli che mangiavano e distruggevano
qualunque cosa".
Non potei trattenere un lieve sorriso, che divenne anche il suo non appena
mi vide uscire e avvicinarmi al mare.
Non avevamo più parlato di quella fatidica notte sul divanetto del
ristorante, non ci eravamo detti quanto fossimo dispiaciuti, né avevamo
provveduto a chiarire le cose.
Ma il suo sorriso furbo mi fece capire che, forse, non sarebbe stato
affatto necessario. ©
Adoro la
scrittura, perché con una sola parola permette di sconvolgere tutti i fatti:
l’aggettivo “furbo” all’ultimo rigo può essere inteso in diversi modi: a voi la
scelta.
All’autrice
piace pensare che dietro quel sorriso si nasconda qualcos’altro, una sorta di
invito…ma, ovviamente, potete anche fare finta di non averlo letto e immaginare
le cose diversamente.
Oppure chissà,
magari sta semplicemente a significare che la navigatrice è pronta a
dimenticare l’accaduto di cinque anni prima e tornare ad essere amica di Zoro.
Sanji comincia a cedere al perdono: accogliere Zoro nell’All Blue è già stato un passo verso la pace, non trovate?
Insomma, le cose tra loro sono sul punto di risolversi.
Infine, per
quanto riguarda i nomi dei figli di Nami e Sanji…beh, ve l’avevo detto che avevo delle idee piuttosto
scontate a riguardo, no? Scontate ed irremovibili, direi xD
Nella prima
stesura di questo capitolo, si scopriva che il primogenito di Nami era in realtà figlio dello spadaccino: mi sembrava
troppo un’americanata di finale, quindi ho deciso di cambiarlo.
Quindi ecco qua:
finale a libera interpretazione ed estremamente breve! Sperando che non vi
abbia deluso troppo, vi saluto e vi ringrazio ;)