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Autore: Josie5    20/10/2012    4 recensioni
Una punizione divina. Per Evelyne Gray, la ragazza del giornalino scolastico o la presidentessa, come ci tiene a dire lei, Max Parker è una punizione divina.
Evelyne è infatti convinta che il karma o Dio, o qualunque cosa sia, stia cercando di punirla con lui.
Punirla perché, a causa di problemi economici, comincia a sfruttare il fatto di essere così ben voluta dai professori per passare le soluzioni dei test ad alcuni suoi compagni di scuola; il tutto in cambio di soldi.
Evelyne non è orgogliosa di se stessa, ma per quasi due anni continua a tradire la fiducia che le è stata concessa.
Quando decide di smettere non tiene conto del fatto che Clark, il suo ultimo "cliente", sia uno dei migliori amici di Parker; non tiene conto del fatto che Parker stia preparando la sua vendetta fredda.
Max ed Evelyne non si sono mai parlati, ma si conoscono molto bene per via del giornalino di lei e di un certo articolo. E Max Parker, il capitano della squadra di basket della scuola, bello e popolare, non può di certo essere umiliato senza conseguenze. Non dopo quello che ha fatto Evelyne.
(Revisione in corso: 3/31)
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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(grazie a JessGraphic per la copertina :3)

7.La festa di Halloween


 

 

Non avevo mai odiato il Mercoledì.

Dopo tutto cosa c'era di male nei Mercoledì? Dopo solo due giorni arrivava il tanto agognato weekend e il finalmente meritato sonno. O almeno era così per tutti gli studenti normali che, al contrario di me, non lavoravano.

Feci una smorfia ricordandomi anche che avrei dovuto trovare un nuovo lavoro. Dopo tutto non credevo che al signor Houdson sarebbe importato poi molto.

Ma, mi riscossi tornando ai miei pensieri – in cui mi ero immersa, essendo così facile farlo durante l'ora di ginnastica -, odiavo in quel momento il Mercoledì.

Era inquietante odiare un giorno della settimana, ma la colpa non era mia o dalla mia sanità mentale: era di Parker.

Quel giorno infatti, ed era per quello che mi ritrovavo a digrignare i denti con astio, solo pensando, era diventato odioso per il solito problema da ormai giorni: Parker. Il nome di quell'individuo anche solo nella mia testa veniva espresso con tanta, troppa insofferenza e mi sarei consumata i denti a forza di stringerli.

Domenica, Lunedì, Martedì mi aveva perseguitata per quella maledetta festa. Una festa di Halloween dove non era nemmeno necessario vestirsi. Massimo trucco un po' più pesante, qualche maschera piccola sul viso, “Sennò è un po' da bambini”, pensai imitando mentalmente voce odiosa, troppo bella per lui.

- Tranne per quelle vestite da conigliette - aggiunsi a bassa voce. Eyre, un'amica rossa di Dawn si girò a guardarmi perplessa.

Parker mi aveva sfruttata per comprargli tutto il necessario e quel pomeriggio l'avrei speso tutto da lui per sistemargli le cose. Non aveva e non avrebbe mosso un muscolo. E io il giorno dopo non avrei potuto approfittare per studiare bene spagnolo, per il test del 2.

E dopo la festa, alla fine - chissà a quale ora! - chi sarebbe dovuto rimanere per mettere in ordine prima che i suoi genitori, in arrivo per l'1 di Novembre, si accorgessero di qualcosa? Din! Esatto! La Gray.

Ero incazzatissima e si notava. La gente in fila con me per i tiri liberi a quel maledetto canestro mi stava più lontana del solito, notandolo. Soprattutto Eyre, adesso.

Quando toccò a me, la palla, lanciata a caso ma con forza, rimbalzò nella zona di vetro sopra per poi finire su Nick.

La mia espressione si ammorbidì leggermente mentre gli chiedevo scusa con un cenno.

Alla fine dell'ora, subito dopo essere uscita dagli spogliatoi leggermente più rilassata, con un'idea in testa andai correndo verso l'atrio della scuola: Parker sapeva che uscivo da ginnastica e mi sarebbe venuto a cercare lì, non nell'atrio.

Ridacchiai malvagia mentre superavo di nuovo Eyre e meditavo seriamente un modo per sfuggire al mio incubo.

- Nascondimi! - Urlai a Francy saltandole addosso, appena la vidi poco prima dell'uscita della scuola.

Sobbalzò sorpresa per poi girarsi a guardarmi solo col viso, mentre mi accucciavo dietro la sua schiena. - Da quando sei amica di Parker mi vedi sempre tu per prima ed è triste!- Esclamò dipingendosi un broncio.

- Non siamo amici!

Mi ignorò. - Alla fine vai da lui per organizzare tutto? Sei ancora disperata per quello? - Chiese ridendo.

Sbuffai arricciando le labbra e mollandole finalmente la giacca ma continuando a starle attaccata alla schiena. - Se non mi trova no.

Non fece di nuovo caso alle mie parole. - Quando hai finito vieni da me! - Ordinò facendo l'occhiolino e girandosi del tutto. - Ho intenzione di farti diventare ancora più bellabella!

Risi abbassando gli occhi a terra, decisamente scettica, ma non volendo farglielo notare.

- La Gray bella? Quando mai?! - Parker spuntò dal nulla e sobbalzai; lui mi porse lo zaino sorridendo ironicamente.

Alzai gli occhi al cielo senza dire nulla, iniziando ormai ad abituarmi a quel tipo di commenti e arresa definitivamente perchè tanto mi aveva trovata.

- Evelyne è una ragazza bellissima! - Ribatte convinta Francy incrociando le braccia, l'espressione cattiva. Parker sollevò le sopracciglia e l'espressione non si capiva. - Se sei abituato a fondotinta e trucco e cose del genere non è colpa mia, ma togli tutto quello e non ne troverai una più bella! - Finì sempre con lo stesso tono.

Quella storia che tutte vedono le proprie amiche più belle di quello che in realtà sono era evidentemente vera.

Quasi arrossii portandomi una mano al collo; Parker sorrise a Francy, ma ovviamente non era un vero sorriso. - Quanta cattiveria, Reed, sei tu a influenzare così la Gray? - E senza dire altro mi smollò lo zaino ai piedi per poi andarsene: la richiesta era chiara; il suo sguardo che ondeggiò un attimo più del solito su di me invece no.

- Parker 0, Reed 1. - E per rendere chiara la vittoria schioccò la lingua, portandosi le mani ai fianchi. - Stasera diventa una questione di orgoglio, ti truccherò e tirerò come fanno tutte le altre, Parker non ti vedrà più nello stesso modo dopo stanotte. - E la risata che seguì mi fece quasi venire i brividi.

- Francy, non impazzire! E che Parker mi veda carina non è tra i miei desideri né in questo né in qualsiasi altro mondo. - Feci una smorfia chinandomi per prendere lo zaino.

- Sei bella, non carina! - Mi urlò Francy mentre accennavo ad andarmene.

Cercai di ignorarla ma mi sfuggì un sorriso.

Con fin troppa poca voglia arrivai lentamente al parcheggio dove trovai Parker fin troppo impegnato a parlare col suo solito amico Billy, tutti e due vicino alle macchine.

Li ignorai e aprii la portiera del passeggero di quella del castano. I due si girarono al suono e lanciai loro una vaga smorfia mentre gettavo lo zaino di Parker dietro insieme alla mia tracolla.

- Sai che ne voglio una anch'io? - Disse l'amico dell'idiota sorridendo e appoggiandosi alla sua macchina lì di fianco.

- Devi sceglierne bene una fregabile come la Gray però – lo avvisò Parker annuendo con fare solenne.

- La smetti, sfigato?! - Gli urlai entrando in macchina.

I due si dissero qualcos'altro ridendo e poi Parker ce la fece ad aprire la portiera, e fu un bene per la mia pazienza.

- Ah e invita pure la Reed stasera - Propose accendendo il motore e ammiccando.

- Gli piace già uno se è quello che ti interessa - risposi, come sempre acida con lui.

Fece una smorfia. - Peccato! - E rise.

Sbuffai allacciandomi la cintura, puntando già il gomito vicino al finestrino pronta ad ignorarlo per il resto del viaggio.

Ovviamente interpretò le cose come gli pareva. - Gray, non c'è bisogno di essere gelosa, non piace a me. - Mi guardò divertito. Ricominciò prima che potessi obiettare facendogli notare che non me ne poteva importare meno. - Kutcher - confidò pettegolo e la protesta mi si cancellò di testa dalla sorpresa.

Kutcher era l'Alex, uno degli amici idioti di Parker, ricchi, che dava feste. La festa che c'era stata qualche giorno prima era stata la sua e in effetti quel tipo aveva invitato Francy.

Sbattei le palpebre perplessa. - Davvero? - Francy era una bella ragazza, lei davvero, al contrario di me. Col suo visino avrebbe potuto avere facilmente quasi tutti i ragazzi della scuola. Ma la sua mania dei film di paura, del dark e della fotografia (soprattutto per il giornale) la rendevano di solito strana agli occhi dei più “fighetti” e Kutcher, con la sua macchina sportiva e cara, in effetti era tra quelli.

- Sì, si mezzo conoscono per l'ora di ginnastica - continuò a confidarmi mentre uscivamo dal parcheggio.

- Sai che sei un pettegolo assurdo? Anche se fossimo amici non ti direi mai niente - dissi distogliendo lo sguardo da lui, appena finii con la curiosità, e posandolo sul finestrino della macchina.

Fece un gemito di dolore che mi fece girare. - Gray! Così mi ferisci! Non siamo amici?! - Imitò in un perfetto tono drammatico.

Lo guardai male. - Altro che il giocatore di basket, l'attore dovevi fare, sfigato - dissi gelida.

- E tu fai l'antipatica come in effetti sei, l'hai scelto bene il tuo futuro - rispose con un tono sempre da finto dolce.

Da quello non riuscimmo a smetterla e arrivammo a casa sua offendendoci.

- Taci, puttaniere!

- Taci, verginella.

Quello fu l'ultimo scambio di parole che ci rivolgemmo mentre varcavamo la porta, poi ci guardammo con una smorfia, i suoi occhi verdi puntati nei miei marroni e sbuffando ce ne andammo: lui su per le scale e io in sala.

Tutto quello che dovevo sistemare era lì: decorazioni, casse stereo (per fortuna senza fili …), bicchieri su bicchieri e ciotole con cibo (che avrei riempito alla fine con i numerosi pacchetti in cucina) e tavolini. Poi dovevo togliere le cose delicate e metterle nello sgabuzzino della cucina e ricordare a Parker di chiuderlo a chiave. Avrei anche dovuto sistemare il giardino e chiudere un robo - non avevo nemmeno capito cosa - per non gelare stando fuori. E dare una sistemata al seminterrato, con il suo inquietante tavolo da biliardo. E riuscire ad andare a casa di Francy e riuscire a resistere fino alla fine.

Mi appoggiai già stanca a un divano portandomi una mano sul viso, le dita a sfiorare l'attaccatura dei capelli, capelli che non potevo nemmeno legare e sentivo già di mezzo.

Quando udii i passi di Parker mentre scendeva le scale ero inginocchiata per terra a cercare di arrotolare il tappetto infinito della loro sala che ogni volta diventava più pesante e sembrava allo stesso tempo non essere capace di finire. Ce la feci in qualche modo a completare l'opera, con un colpo secco, e Parker entrò in sala a dare un'occhiata.

Mi osservò appoggiandosi allo stipite, con dei vestiti diversi, per stare per casa. - Non capisco perchè hanno vietato una cosa tanto carina come la schiavitù! - Si chiese, seriamente perplesso ma sorridendo.

Sorrideva di continuo per aumentare il mio tormento. Lo sapevo. - Uccidevano troppi padroni.

Rise venendomi incontro. Lo guardai accigliata mettendomi in piede; lui invece si chinò per sollevare il tappeto e se lo portò via senza dire altro.

Quello che seguì fu una lunga processione, mia - perchè dopo il tappeto Parker si era sprecato troppo - con tutti i soprammobili di vetro, ceramica; tutto finì in quello sgabuzzino. Sgabuzzino grande come camera mia.

Il castano idiota si era chiuso nella sua stanza, scommettevo a dormire.

E avevo perso quasi mezz'ora solo con quello.

Dopo, traballando, camminai per casa sistemando i tavolini in posti strategici. Tavoli non troppo grandi ma abbastanza per me che a fatica ne sostenevo uno con le braccia allargate.

Parker scese le scale di nuovo mentre io sistemavo un altro tavolino nella cucina lì vicino. Mi venne incontro fischiettando una canzoncina che mi sembrava familiare, ma non riconoscevo.

- Dopo metti le casse che provo a vedere se la musica si sente bene da tutte le parti, col wi-fi - mi ordinò appoggiandosi al tavolo che avevo appena finito di sistemare.

Quello che dissi mi costò molta fatica: - Mi aiuti? - Ero stanca, i tavoli mi stavano uccidendo.

Mi guardò un attimo sorpreso facendo sembrare gli occhi verdi più grandi per un attimo; poi sorrise. - E perchè dovrei, Gray?

Sospirai pensando che visto che ormai avevo iniziato potevo continuare col ruolo della fanciulla indifesa. Chiusi leggermente i pugni portandomene uno al petto, senza guardarlo. - E' che non sono molto forte … - sospirai drammaticamente come lui aveva fatto poco prima in macchina. E s
e Parker era davvero un idiota gasato come pensavo l'avrebbe fatto, per gli idioti avevo abbastanza talento teatrale.

- No.

Ritornai a guardarlo malissimo. - Sei uno stronzo. - Ed era un po' triste pensare che fosse leggermente più intelligente di quello che pensavo.

Rise. - Ti aiuto dicendo dove mettermeli!

E fu davvero solo quello che fece. Mentre io offendendolo lo seguivo con le casse. Quanto cazzo aveva speso per quella roba?!

Mi buttai arresa sul divano poco dopo. Parker tutto allegro, fresco come una rosa, era andato su ad accendere il suo stereo o quello che era.

E in effetti dalle due casse lì vicino la musica cominciò a sentirsi forte e chiara sul serio. Rimasi un attimo ferma a cercare di riconoscerla.

Parker venne giù e entrò in sala con un sorriso soddisfatto mentre il cantante iniziava a cantare.

- Coldplay? - Chiesi perplessa.

Parker non mi sembrava un tipo da Coldplay, i Coldplay erano troppo calmi e particolari per Parker; lui era massimo uno da David Guetta, da Pitbull. Sinceramente ce lo vedevo a dire “dale!” insieme a quello là. Mi venne da ridere a quell'immagine.

Lui annuì. - E' il mio gruppo preferito. - E mi lanciò uno strano sguardo irritato per il mio sorriso scettico. Se ne andò di nuovo, probabilmente per spegnere la radio.

Mi sdraiai meglio ascoltando la musica, rilassandomi un attimo. - All we ever seemed to do is fight* - canticchiai insieme a Rihanna piegando la testa verso la tv.

Ero già stanca morta.



Due ore dopo ce l'avevo fatta.

Sospirai infreddolita: ero appena tornata dal giardino dov'ero andata senza giacca, là avevo dovuto chiudere una specie di gazebo, molto molto grande, che sormontava anche un idromassaggio (che Parker aveva però svuotato e chiuso), un grande tavolo, poltroncine e anche un dondolo. Quel gazebo gigante comprendeva mezzo giardino ed era anche al chiuso per la plastica con cui lo avevo circondato. Plastica strana (forse non era nemmeno plastica, ma era trasparente …), che avrebbe reso tutto l'ambiente relativamente caldo.

- Direi che hai finito - commentò Parker, un po' sorpreso, osservandomi mentre mi scaldavo in cucina.

- Posso andare? - Chiesi acida.

Lui rise annuendo, divertito come sempre dai miei toni; prese la giacchetta e lo segui fuori di casa. Erano solo le 6:30 del pomeriggio quindi la rottura di farmi riportare a scuola per prendere la macchina e andare da Francy non era molto grande.

Non sarei passata da casa perchè zia Elizabeth tanto era tornata a New York domenica e non avevo motivo per tornarmene in una casa vuota. Di solito mi veniva sempre a trovare l'1, approfittando del giorno di vacanza, ma quell'anno le avevo proposto di uscire con le sue amiche, restarsene là e lei aveva accettato ma per compensare aveva fatto quei quattro giorni la settimana prima.

Arrivai a casa di Francy e sua madre, come al solito - lei osservava il vicinato dalla finestra della cucina -, mi aprì prima che bussassi. Le sorrisi un po' a disagio come sempre mentre la porta mi si spalancava davanti, prima che arrivassi al tappettino.

La madre di Francy, anche se era la madre della mia migliore amica, non avevo idea di come si chiamasse. - Salve, signora Reed - la salutai entrando. Per tutti era la signora Reed, per Francy “madre”. Una volta avevo chiesto, a Francy, come si chiamasse ma aveva poi cambiato argomento, quindi a volte pensavo che non lo sapesse nemmeno lei.

Era bassa e tarchiata, al contrario di Francy snella seppur alta come lei; tutte e due avevano un bel viso, la signora Reed però più rotondo e paffuto. Era probabilmente la cuoca migliore del mondo ma si limitava a fare la casalinga, senza iniziare carriera.

- Ciao, Evelyne, vuoi dei biscotti al cioccolato? Li ho appena sfornati! - Mi propose subito. Rifiutai per non essere bombardata di cibo più di quanto avrei dovuto poi subire dopo. Non sapevo come facesse Francy a vivere in quella casa, mangiare tutto e continuare ad essere così minuta, io ero più in carne di lei pur mangiando la metà coi miei soliti pranzi.

La signora Reed continuò a parlare a vanvera, spettegolando, era molto pettegola, quasi quanto Parker, e continuando così - il bello era che non era necessario che le rispondessi - mi accompagnò verso la camera di Francy.

Quando finalmente mi lasciò in pace aprì la porta dov'era appeso un cartello di "pericolo".

Pareti viola scuro - solo perchè sua madre si era rifiutata di fargliele nere -, mobili scuri in tono e un grande lettone, stereo gigante, e foto su foto appese da tutte le parti. Uno capiva com'era Francy solo dalla sua stanza.

Mi saltò addosso appena entrai. Quel carattere esuberante però non era davvero intuibile in nessun oggetto.

A casa Reed tutto diventava molto esagerato. Fu esagerata la pizza gigante che ci aveva preparato sua madre per cena e lo fu anche il dolce. Fu esagerata la reazione di Francy quando in bagno, mentre iniziavamo a prepararci, le parlai della cotta di Kutcher. Fu decisamente esagerata la preparazione pre-festa che mi fece subire …

Erano passate forse delle ore e continuava a non farmi guardare allo specchio.

- Cosa mi stai combinando? Davvero, Francy! - Le chiesi preoccupata e cercando di nuovo di girarmi.

Lei mi bloccò ancora per le spalle. - La smetti?! Poi è Halloween quindi bisogna un po' esagerare - disse ammiccando.

Impallidii. - In che senso stai esagerando?! - Mi uscì uno stridulo preoccupato. Lei si era truccata per prima ma non era molto diversa dal solito. Cosa mi stava facendo?!

Mi ignorò dandomi qualche ultimo tocco di non sapevo cosa sulle palpebre. Poi finalmente mi lasciò stare.

Poco dopo mentre cercavamo di uscire di casa la signora Reed continuava a bloccarci per farci foto su foto. Io ero molto in imbarazzo. Per le foto e per come stavo per andare alla festa. Parker avrebbe pensato che gli avevo dato corda sul serio quando aveva detto di tirarmi.

Francy era bella come al solito: trucco giusto, vestito giusto, scarpe giuste, accessori giusto. Io …

- Sei stupenda! - Mi urlò di nuovo Francy spingendomi in macchina. Entrai e mi guardai allo specchietto parecchio scettica.

- Sembro un panda. - Gli occhi me li aveva circondati di nero, tanto nero, facendoli sembrare, fintamente, belli e grandi ma … In un certo senso potevo anche sembrare un panda. Il fondotinta era poco notabile, un po' di blush rosa sugli zigomi mi rendeva il viso, già ovale, più carino. Le mie labbra erano di un rosa un po' più scuro del normale e sembravano morbide e carnose. Ero carina, ma Parker avrebbe detto che sembravo un panda. Sembravo un panda.

- Non lo sembri. - Sbuffò Francy mettendo in moto per accendere il clima.

Avevo poi un vestito, abbastanza lungo e comodo, di un leggero color nocciola con curiose fantasie nere, ed era anche il vestito di Francy che la signora Reed preferiva di più. Per questo l'avevo ben nascosto sotto la giacca dopo che la mia amica me l'aveva prestato - per lei era troppo da “brava ragazza” e si rifiutava sempre di metterlo. Alla fine indossavo leggere calze nere e dei normalissimi tacchi, non troppo alti e comodi, gli unici che mi avessero mai convinta a comprare.

- Sei semplicemente figa e Parker la vedrà! - Rise malvagiamente.

- La cosa non mi interessa molto - ripetei di nuovo esasperata di doverlo precisare di continuo. - Dai, comunque vado con la mia macchina e ci vediamo là - le dissi sospirando e uscendo, pronta alla mia condanna che si avvicinava sempre più.

Poco dopo trovammo parcheggio nella via di Parker e fu abbastanza difficile. La via di solito ordinata era disseminata di macchine e faceva paura vedere quanta gente conoscesse quel ragazzo.

Uscii dalla macchina che avevo messo giusto davanti a Francy.

- Dici che i vicini chiameranno qualcuno per la musica? - Chiesi alla mia amica, avvicinandomi alla sua portiera.

Francy si girò a guardare verso la casa dove entravano tutti. La musica si sentiva da fuori ma non era nemmeno troppo alta, forse. Fece spallucce. - Se continua così ci salviamo. Poi mia madre è amica della moglie del capo della polizia - iniziò convinta. - Usciremmo in un batter d'occhio! - Sorrise. Io mi preoccupai.

- Rischieremmo di finire dentro?!

Francy fece un gesto e una faccia alla “non preoccuparti” ma non ottenne molto.

Mentre camminavamo lei si infilò una piccola mascherina nera, molto teatrale e cupa. - Come sto? - Mi chiese raggiante, in contrasto col tutto.

- Bene, ma ... Perchè tu hai una mascherina?!

- Perchè è Halloween! - Rispose ovvia. Ci avvicinammo alla porta di casa Parker, che era aperta, seppur socchiusa.

- E perchè non me l'hai detto?! Me la mettevo anch'io una cosa del genere! - Guardammo un gruppo di conigliette che entrava sorpassandoci. Body rosa sotto piccole giacche, orecchie giganti rosa, collant rosa a fasciare le gambe più lunghe grazie ai tacchi. Ah, ovviamente un pallino peloso attaccato al culo.

Dawn e le sue amiche cheerleader ci guardarono sprezzanti passando per la porta. Francy ricambiò.

- Perchè tu sei truccata un casino intorno agli occhi e la mascherina non aveva senso! - Mi spiegò sbuffante. -E le hai viste?!

Scossi la testa. - Sì, oggi Parker l'aveva detto che avrebbe apprezzato le conigliette e basta ma non mi aspettavo che lo facessero sul serio ... - dissi ravvivandomi i capelli con una mano.

- Comincio a perdere fiducia nell'umanità … - sospirò Francy entrando.

Esitando mi feci finalmente forza e la imitai. - E comunque se me lo dicevi prendevo un cerchietto strano o qualcosa del genere! - Continuai comunque dopo aver passato la porta.

Francy mi ignorò guardandosi intorno.

Tutta la casa era ben illuminata e quattro tavolini che mi ricordavo aver messo lì vicino erano stati sommersi e nascosti da giacche su giacche. Lanciammo lì anche le nostre.

- Poi sei la tipa del giornalino scolastico, sei già un personaggio pauroso da sola - rise Francy.

- Queste risposte dopo mezz'ora? - Chiesi ridendo.

Lei fece una smorfia come a negare, poi mi prese per la mano e trascinò in cucina.

C'era tanta gente e casa Parker sembrava invasa. Invasa da gente e dai bicchierini rossi, da festa, che avevo messo io con rabbia quel pomeriggio. Mi accigliai pensando che tutto l'avevo messo io.

La musica si sentiva perfettamente e c'era un gran, gran caos. In cucina la gente o si fermava vicino ai tavoli e banconi - c'erano quattro, cinque ragazzi in cerchio che urlando “giù, giù” si sfidavano a bere d'un sorso -, oppure passavano per prendere cibo a caso, o parlavano bloccando il traffico, o passavano in giardino o nell'atrio per andare in sala.

I maschi tendevano a essere vestiti normalmente tranne un paio che avevo visto con delle corna da diavolo; le donne si erano date più da fare, come Dawn e le sue conigliette che con i bicchieri in mano e compatte, come in formazione, passavano al giardino. I ragazzi del “giù, giù” si fermarono per guardarle.

Francy sorridendo si avvicinò ai bicchieri riempiendosene uno con il liquido chiaro della mega ciotola lì vicino. - Se bevo adesso per le 3, o quando andrò via, posso guidare vero? - Mi chiese senza però aspettare la risposta.

- Ma è alcolico? - Chiesi perplessa. Non ero solita andare alle feste di quegli individui, diciamo che non c'ero mai andata e non l'avevo mai nemmeno desiderato, e pur sapendo che erano anche famose per l'alcool che riuscivano a procurarsi, pur essendo minorenni, pensavo non dovesse essere proprio ovunque ovunque.

Francy smise di bere dopo un piccolo sorso e osservò il liquido.

- E io non mi fiderei tanto ... - osservai imitandola e guardando il bicchiere.

- Ma è buono ... - decretò con un sorrisetto da alcolizzata repressa. - Sa di frutta e ... - si bloccò un attimo.

- Alcool? - Chiesi sorridendo e guardando perplessa il ponch, indecisa. Non avevo mai bevuto se non a Natale o per la festa di ringraziamento quando io e zia Elizabeth, con molto coraggio, andavamo alle feste di famiglia, in un paese tra New York e la mia città, dai suoi genitori, ergo, i miei snaturati nonni. Erano due anni che a un certo punto ci chiudevamo in bagno con una bottiglia di non sapevo cosa, disperate, e mi erano concessi dei sorsi. Ma in effetti ero disperata anche in quel momento …

Mentre quasi mi decidevo e Francy finiva allegra il suo bicchiere, Kutcher entrò in cucina dal giardino, ridendo insieme a Clark.

- Il tuo futuro marito - feci notare a Francy dandole di gomito e cercando di non ridere.

Lei alzò lo sguardo e quando lo vide mi fece di no ridendo.

Erano tutti e due vestiti prevalentemente di nero, con due inquietanti mantelli attaccati alle spalle. I capelli dei due erano tirati all'indietro col gel. E non si capiva cosa volessero fare ...

Kutcher quasi sentendo la risata si girò mentre passava dalla nostra parte. Sbatté un attimo le palpebre, fermandosi, guardando per bene tutte e due. Io distolsi lo sguardo facendo finta di prendere delle patatine.

- Reed! - Esclamò avvicinandosi. Continuavo a cercare di non ridere ma alzai lo sguardo anch'io.

Francy gli sorrise. - Ciao, Alex!

- Non sapevo saresti venuta - disse. Poi portò lo sguardo su di me e mentre esitava un attimo, Clark, dietro di lui, si avvicinò guardandomi. Lo odiavo ancora per ovvi motivi.

- Oddio, è la Gray! - Fece Seth ridendo e appoggiandosi con una mano al bancone della cucina, vicino a noi.

- Truccata e vestita così non sembri tu! - Commentò squadrandomi per bene. Lo guardai male quando tornò alla faccia ma lui mi ignorò sbuffando scettico.

- L'avevo vista di sfuggita all'inizio e pensavo non fosse lei, infatti - aggiunse Kutcher divertito per poi tornare immediatamente su Francy che finiva di bere con un'espressione soddisfatta, gasandosi probabilmente per il suo lavoro.

- Vuoi che te lo riempia? - Chiese Kutcher con un sorriso da flirt. Francy alzò le sopracciglia, si videro addirittura sopra la mascherina, ma sorrise accomodante. Alex ne riempì uno anche per me e ce lo porse. Io guardai scettica il contenuto appena il bicchiere mi arrivò in mano.

- A me non lo riempi, stronzo? - Sbuffò Clark servendosi da solo. Kutcher lo ignorò.

- E sai, questa è la ricetta segreta di casa Kutcher! - Spiegò orgoglioso il moro. - E' sempre presente alle nostre feste e ha un gran successo!

Francy si abbassò la mascherina lasciandosela penzolare sul collo. - Beh, si è buona - acconsentì ridendo. Ridendo perchè Alex cominciava sul serio a provarci.

Mi chiesi per un attimo se si fosse fatto avanti solo dopo la storia della foto perchè Parker aveva cominciato a tenermi in considerazione, e a tenere in considerazione di conseguenza anche la mia migliore amica, che era quindi diventata accettabile dal gruppo. Se era per quello era tutto abbastanza pessimo.

Mentre Kutcher blaterava di insegnarle la ricetta a patto che entrasse in “stretto contatto” con i membri della famiglia, tipo e in particolare lui, Clark mi parlò: - Quindi niente più compiti? - Mi chiese facendo dondolare il liquido dentro il bicchiere.

Feci una smorfia. - Avrei finito comunque anche senza … Questa storia di Parker - borbottai.

Mi guardò scettico. - Quindi preferisci che tutti pensino che vai a letto con Parker e cagate del genere, piuttosto che guadagnare soldi?

- Piuttosto che essere espulsa, massimo - dissi fredda. Alzò gli occhi al cielo. - E poi credo che la gente capisca che è un po' impossibile l'idea che .. .- dissi corrucciandomi senza finire.

Lui fece spallucce. - Ah beh, chi lo conosce un po' bene sa che non ci starebbe mai con te, gli altri pensano la cazzata più possibile e immaginabile - mi spiegò gentile come sempre, sorridendo. - Anche se tipo fossi sempre come stasera sarebbe già un'altra storia - fece dondolando la testa a destra e sinistra e risquadrandomi.

- Ah guarda, per quanto ci tengo so che non dovrò mai rimettermi così allora - sorrisi fintamente.

Sbuffò risollevando lo sguardo. Non sapevo davvero perchè mi stesse parlando: ci stavamo antipatici a vicenda in modo tremendo. Mi resi conto poi di essere in un certo senso contenta che fosse stato Parker a ricattarmi e non Clark, con quest'ultimo non ci sarei davvero resistita fino alla fine dell'anno.

- E comunque, IO non ci starei mai con Parker - dissi seria dando per la prima volta dei sorsi alla bibita. Era buona sul serio …

Lui rise osservandomi bene. - Ne sei sicura, Gray? E' facile dirlo adesso che vi odiate e basta, che lui ti sfrutta e basta. Ma se lui ci provasse con te? Non so perchè dovrebbe, ma se lo facesse? Ci staresti. Parker piace a tutte, almeno fisicamente e non so bene perchè - alzò gli occhi al cielo, nel suo solito tic. - Soprattutto perchè sono molto più bello io …

- Sono un po' diversa da tutte, egocentrico - sospirai stizzita.

Roteò di nuovo gli occhi e poi se ne andò. Facendo partire un coro di Alleluia nella mia testa.

Kutcher lo guardò e un po' dispiaciuto salutò Francy e lo seguì.

- Clark è un idiota - sillabai.

- Sono vestiti da vampiri! - Esclamò Francy scoppiando a ridere.

- Twilight ha delle influenze negative anche sui maschi, si vede. - Risi anch'io.

- Si sono messi tutti d'accordo e sono pessimi! - Francy scosse la testa e guardandomi mi fece cenno di seguirla.

Uscimmo nel giardino o almeno, uscimmo in giardino ma sotto, al riparo, nel gazebo che avevo chiuso io.

- Ah, è questo il robo di plastica strano che mi avevi detto! - Fece continuando a bere.

Annuii guardandomi intorno. Lì la musica era molto più alta e c'era molta più gente.

Il rosa dei body delle mie amicone attirò in particolare il mio sguardo.

Dawn civettuola come sempre con le mani sfiorava e si appoggiava leggermente al braccio di Parker che, ignorandola a tratti per parlare con Billy e altri suoi amici, a volte si girava a guardarla leggermente divertito. Lo vedevo poco perchè spesso veniva coperto da altri. La bionda e il braccio che non mollava erano invece sempre ben visibili.

Dawn sorrideva e con l'indice di un mano tracciava spirali sulla sua camicia. A volte blaterava qualcosa. Ma le rispondevano e si avvicinavano di più le sue amiche, lì intorno, che Parker.

- Che gatta morta - feci sbuffando. Francy impegnata a bere capì dopo un po' a cosa mi riferivo.

- Oh, oggi Parker scopa - notò invece lei scoppiando a ridere.

Cominciai a bere di più dal mio bicchiere. - Ah, guarda, basta che io non sia in casa a pulire mentre succede o che non debba poi pulire il luogo del delitto! - Feci schifata dopo aver finito la bibita.

Ci andammo a sedere lì vicino, io dando le spalle allo sfigato.

- Beh, forse adesso capiranno tutti che tu e Parker non state andando a letto insieme - fece Francy osservando con disappunto il suo bicchiere vuoto.

- Sarebbe ora! - Dissi irritata.

Francy osservò un po' la gente che passava. E quando vide Kutcher che veniva dalla cucina con tre bicchieri e si guardava intorno, sorrise speranzosa.

- Se li vuole portare a noi comincio a pensare che voglia farci ubriacare e ucciderci ... - feci con disappunto.

Kutcher infatti ci vide e sorridendo ci venne incontro.

- Oddio, posso amarlo? - Mi chiese, coprendosi la bocca con una mano e fingendo di avere qualche lacrima per la commozione.

- Ragazze! - Fece allegro sedendosi al divanetto di fronte al mio, quello dove c'era Francy. Ci porse i bicchieri. - Mi sono liberato di Clark per cercarvi e potete sentirvi onorate!

Cominciò a blaterare cazzate a caso a tutte e due. Nei gruppi c'era sempre il pagliaccio. E cominciavo a supporre che in quello di Parker fosse Alex.

Subito dopo una sua battuta pessima, Francy scoppiò a ridere mentre io freddata dalla freddura guardai di lato: Clark era appena tornato dalla cucina e si guardò intorno vedendo prima noi e poi Parker.

Con lo sguardo tornò su di me e mi sorrise. Sapevo poco su Seth ma quando sorrideva non erano sorrisi buoni.

Andò nella zona alle mie spalle dove in teoria c'erano le casse, tanti tavoli, tanta gente e Parker e i suoi amici.

Sentii Kutcher alzarsi. - Dai, poi ci rivediamo, adesso vado dagli altri. - A me sorrise e a Francy fece l'occhiolino.

- Sai che stai dando false speranze a quel povero ragazzo? - Dissi alla mia amica appena l'altro se ne andò. - E mi sta anche più o meno simpatico quindi non spezzargli il cuore!

Lei rise. - No, dai, se le sue battute sono buone non è colpa mia - fece seguendolo con lo sguardo, dietro di me.

- Beh, parliamone - ribattei mettendomi ben dritta contro lo schienale.

Lei alzò le sopracciglia trattenendo un sorriso. - Oh, povera, Eve!

- Cosa? - Chiesi facendo per girarmi ma Francy mi fermò con un cenno.

- No! Ferma! - rise. - Ho visto Clark che andava verso Parker e chissà perchè dopo lui ha guardato da questa parte! Mi ha vista quindi sa che siamo qui.

- Odio Clark - sbuffai alzandomi.

Francy mi guardò sorpresa.

- Andiamocene in sala! - Feci senza urlare.

Francy guardò dietro di me. - Secondo me se non vuoi fargli pensare che hai paura di lui conviene di no …

- Non me ne frega!

- Lo dico perchè sta venendo qua! E' abbastanza tardi - mi urlò il più piano possibile, per farsi sentire nonostante la musica. Rideva come un'idiota.

- Ti diverti, stronza?!

Lei annuì con una faccia maniacale. - Voglio vedere che dice quando ti vede! - Fece ridendo malvagia e mettendosi comoda sul posto.

Prima che potessi offenderla ancora Parker, seguito da Billy mi passarono di fianco. Billy si sedette tranquillamente alla sinistra di Francy. Parker si fermò di fronte a me, mi guardò dall'alto al basso e tornò al mio viso.

- Cosa c'è? - Chiesi già acida solo per averlo visto. Anche lui come gli amici sfigati si era ingellato i capelli all'indietro. Lui e Billy non avevano però il mantello e Parker, con i capelli sistemati in quel modo, aveva gli occhi verdi più in evidenza e più magnetici del solito: non avevo dubbi che l'idea dei vampiri fosse partita da lui perchè era l'unico che potesse darne l'idea.

Alzò le sopracciglia, facendo lo scettico. - Uhm, Gray, sembri un panda. - E scoppiò a ridere.

Aprii la bocca irritata guardando Francy male: io glielo avevo detto!

- No, è fighissima! - Mi difese Francy rivolgendogli una smorfia e incrociando le braccia offesa.

- Mi dispiace, Reed, ma sembrerebbe che nemmeno truccarla serva - disse lui, passandomi davanti e sedendosi di fianco a dov'ero prima. Mi aveva guardato per tutto il tempo e con la mano mi fece segno di sedermi di fianco a lui.

- Non sono un cane - feci per poi sedermi.

- Ah no? - Chiese lui vittorioso.

Lo ignorai girando il volto, distrattamente, per osservare la situazione alle mie spalle.

- Ed è bellissima! Anche i capelli! E il vestito! - Urlò Francy, arrabbiatissima per non aver ottenuto quel che voleva.

Dawn era a braccia incrociate. Mi guardava fisso e con odio da laggiù.

Ma mi rigirai guardando sconvolta Francy, dopo quella frase. - Ma la smetti!

Parker mi squadrò davvero di nuovo e impassibilmente ripetè il concetto: - Non vedo niente. - Col suo solito sorriso soddisfatto.

Francy assottigliò gli occhi minacciosa. - Lo so che menti.

- La smetti per favore? - Chiesi disperata, portandomi una mano sul viso.

Guardai Billy, l'unico a non aver detto ancora niente, lanciava degli sguardi a Parker, sorridendo ma trattenendosi dal ridere, che lo ignorava facendo finta di niente.

- Ma io mi divertivo ... - Si lamentò Parker per poi guardare Billy. - E Hans, piantala - fece poi ridendo verso l'altro.

- No e hai capito - fece l'altro sorridendo.

Francy ed io invece ci guardammo non capendo.

Parker alzò le mani in segno di resa poi tornò a guardarmi. - Okay, Panda e Isterica - ci appellò facendoci spuntare delle smorfie. - Ma soprattutto, panda, tu sei obbligata. - Sorrise. -Dopo giochiamo a Never have I ever*.

Francy storse la bocca io lo guardai perplessa.

Billy scoppiò a ridere. - Direi che la Gray non sa cos'è.

Parker sbuffò guardandomi, aveva però un sorrisetto di cui dovevo fidarmi poco. - Panda ...

- La smetti di chiamarmi così?!

Mi ignorò. - Quindi, Panda, in pratica, ci mettiamo tutti in cerchio da qualche parte, partirà qualcuno a caso, è uguale, e deve dire qualcosa che non ha mai fatto. - Sorrise sempre con lo stesso cipiglio. - Se nessuno l'ha mai fatto come lui, semplicemente beve quello che ha parlato, invece quelli che l'hanno fatto bevono.

- Sì, lo conoscevo e mi sa che non gioco! - Fece Francy ridacchiando.

- La Panda non ha scelta invece - mi guardò allegro. Lo fulminai.

Billy si alzò sorridendo e se ne andò tranquillo dov'era stato prima.

Parker si mise in piedi e mi mise una mano sulla testa sorridendo divertito.

- Che c'è? - Chiesi acida.

- Niente, volevo spettinarti ma mi è passata la voglia - mi mollò la testa. - Dopo ti chiamo! - E se ne andò ammiccando.

Sbuffai guardando Francy.

-Sei una traditrice.

Francy sorrise colpevole.

 

Qualche ora dopo Parker venne a cercarmi. Ero in cucina, mangiavo patatine da ore per cercare di riempirmi lo stomaco e ormai non ne potevo più. Non ero sul serio abituata all'alcool e loro avrebbero tirato fuori super alcolici, lo sapevo.

E beh, ero in cucina con Francy e appena vidi spuntare Parker incrociammo lo sguardo. E scappai. Di corsa. Con uno strano istinto di sopravvivenza: come un qualche animale alla vista del proprio predatore. Avevo intenzione di chiudermi in bagno.

Risi, in un modo che tendeva probabilmente all'isterico, arrivando alle scale e aggrappandomi al corrimano per aiutarmi a correre più velocemente.

Parker in qualche modo però mi raggiunse e mi afferrò per un braccio. - Vieni qua, stronzetta - sibilò prendendomi di peso e trascinandomi verso le scale che portavano al grande scantinato.

- Ho la gonna! Mi si alza la gonna! - Urlai attirando lo sguardo di tutti quelli nell'atrio.

Fui spinta di peso in qualche modo nello scantinato, sulla moquette rossa. E fulminai quello stronzo.

Lì intorno c'erano già sette, otto persone, posizionate chiaramente in cerchio per giocare. Si poteva stare seduti per terra perchè cominciava a essere tardi e alcuni, molti, se n'erano andati.

Parker si aggiunse ai suoi amici, davanti a me. Ma prima di farlo andò da Nicholas, si chinò e gli disse qualcosa a bassa voce, con la mano davanti alla bocca. Nicholas lo guardò in modo strano, qualunque cosa gli avesse chiesto non voleva farla. Parker sorrise, gli disse qualcos'altro, senza coprirsi e lui fece una smorfia annuendo, senza però molta voglia.

Mi sentivo maltrattata come Nicholas. Eravamo due tristi schiavetti.

Sospirai mentre Dawn e delle sue amiche si univano sorridendo.

Francy mi raggiunse da dietro e abbassandosi sulle ginocchia appoggiò le mani sulle mie spalle.

- Dai, farò sostegno morale! - Provò a consolarmi dandomi un bacio sulla guancia e poi aggiungendosi al resto del pubblico che voleva partecipare ma senza essere coinvolto direttamente.

Kutcher spuntò con tanti bicchierini di vetro. E intanto altri si misero lì intorno per guardare. - Siamo pronti? - Chiese Parker ridendo, Kutcher annuì passando i bicchierini e facendone arrivare uno a testa.

- Perchè siamo ragazzi coscienziosi e non vogliamo passarci la mononucleosi! - Decretò Alex allegramente, facendo ridere tutti, scetticamente.

Parker si alzò scuotendo la testa e tirò fuori delle bottiglie da un armadietto vetrato, chiuso a chiave. Io sospirai, la mia morte stava arrivando.

Si decise che avremmo fatto almeno due giri.

Iniziò Parker, in quanto “matrona”. - Però è difficile dire qualcosa che non ho mai fatto - ci pensò su sorridendo. -Non ho mai e poi mai ...

Doveva pensare a qualcosa che lui non aveva fatto e noi sì, per un genio del male come lui era difficile.

Il suo sguardo vagò per il cerchio e poi si posò su me. - Non ho mai e poi mai baciato un ragazzo con la lingua. - Ghignò.

Tutti i bicchieri erano già pieni. Dawn e le sue amiche ridacchiarono e bevvero subito.

Sapevo perchè l'aveva detto. Ed era tremendamente infantile.

Gli sorrisi senza allegria e prendendo il bicchiere me lo portai alle labbra velocemente. L'alcool mi bruciò leggermente mentre scendeva in gola. Cercai di non tossicchiare e mi portai una mano alla bocca. Appoggiai il bicchiere.

Quando alzai lo sguardo Parker mi stava guardando divertito.

- Che non ho mai e poi mai del cazzo - commentò Billy, a due posti di distanza da me passandomi la bottiglia per riempire il bicchiere.

- Che poi non è nemmeno vero - fece Kutcher di fianco a Parker dandogli di gomito, con fare seducente.

Clark subito dopo sorrise maniacalmente. - Non ho mai e poi mai fatto sesso a una festa - disse ammiccando. Non ci credevo che non l'avesse mai fatto, ma probabilmente cercava una candidata tra le cheerleader presenti. A questa tutti i ragazzi presero il bicchiere, tranne Nicholas che arrossì leggermente. Parker bevette tranquillo con un sorso. Fissai poi le ragazze: Dawn aspettò che Parker osservando gli altri spostasse lo sguardo su di lei. Quando lo fece prese velocemente il bicchiere e se lo bevette in un sorso. Poi gli sorrise.

Alzai le sopracciglia scettica. O tra i due era già successo o lei stava proponendo. Ero comunque abbastanza disgustata.

Un'altra sua amica dopo aver esitato fece lo stesso. Due amiche di Dawn ed io e Nicholas fummo gli unici ad astenerci.

- Non ho mai e poi mai ... - Era il turno di Billy. Guardò Parker sorridendo. - Fatto sesso nella stanza della Preside.

Parker scoppiò a ridere come un idiota. Tutti lo guardarono sconvolti mentre prendeva su il bicchiere e quasi si affogava bevendo.

La nostra preside era un omaccio. Una donna bionda e alta, con una corporatura imponente, i lineamenti rigidi e spigolosi, non sorrideva mai e non si arrabbiava mai. Sembrava una tedesca malvagia, o almeno era così che ci immaginavamo una tedesca malvagia. E crudele lo era davvero. Con la stessa identica espressione ti poteva star condannando a un mese di punizione o si poteva star, leggermente, congratulando.

Pensare che Parker avesse potuto fare qualcosa, con qualcuno, dentro la stanza di quella donna …

Mise giù il bicchiere con fare colpevole. Guardai Dawn: aveva uno sguardo contrariato; “Perchè con me no?!”, stava decisamente pensando.

- E' stato un colpo basso! - Esclamò Parker passandosi una mano per i capelli ingellati.

Di fianco a me c'era Kutcher. - Non ho mai e poi mai ...

Lui disse qualcosa a caso, per non incriminarsi troppo con Francy dietro, probabilmente.

Quando quelli che avevano bevuto, io compresa, si riempirono i bicchieri, toccò a me. Feci una smorfia mentre tutti cominciavano a guardarmi.

Io ero la donna del non ho mai, come Parker era il contrario, volendo evitare i non ho mai e poi mai deprimenti.

Alzai lo sguardo vedendo Parker. Che almeno bevesse quello stronzo che mi sorrideva. - Non ho mai e poi mai avuto i capelli chiari - dissi ricambiando il sorriso.

Molti nel cerchio erano biondi, castani chiari e bevvero sbuffando contrariati per i due mai e poi mai di seguito senza riferimenti sessuali. Il gioco si basava su quello, diciamocelo.

Seguirono le 4 cheerleader tutte di seguito. Io non bevvi niente, Parker tanto. Sembrava lo facessero apposta.

Arrivammo poi a Nicholas. Dopo di lui c'erano altri due tipi che conoscevo solo di vista, amici di Parker, deducibile per il gel, poi di nuovo Parker. Sarei stata relativamente poco dopo libera e Parker e i suoi amici ne sarebbero usciti ubriachi.

Nicholas era parecchio a disagio e lo vidi guardare mogio verso Parker.

Spostai lo sguardo verso il castano. Mi stava guardando con un sorriso che raccomandava poco. Gli occhi verdi luccicavano divertiti.

- Non ho mai e poi mai ... - Cominciò senza entusiasmo. - Mai ... - sospirò - Fatto sesso.

Tutti scoppiarono a ridere. Tutti tranne me.

Guardai prima Nicholas che abbassava lo sguardo stropicciandosi i capelli e poi Parker che mi guardava sorridendo radiante.

Tutti, tranne un'amica di Dawn, una biondina trasferitasi da poco di cui non sapevo il nome, presero velocemente il bicchiere.

Mi girai a guardare arrabbiata Francy. Lei aveva una smorfia.

Quando mi rigirai Parker aveva appena messo giù il bicchiere e continuava a fissarmi. - Beh, Gray? - Chiese attirando l'attenzione di tutti su di me. La biondina ne approfittò per non toccare il bicchiere senza farsi notare, tranne da me.

Spostai lo sguardo di nuovo su di lui, seria ma tranquilla. - Sei un idiota - dissi solo.

Billy soltanto rise, probabilmente lui, l'unico come me, si era accorto, o sapeva, che aveva obbligato Nicholas a dire quella frase. Era ovvio che non potesse averla detta di sua spontanea volontà. Pensava forse di mettermi in imbarazzo con quelle cose?! Beh si sbagliava.

- Perchè? - Mi chiese sorridendo.

- L'hai obbligato a dire quella frase! - Dissi ovvia guardandolo male.

Fece spallucce appoggiandosi dietro di sé con le mani. - Uno può fare quel che vuole.

- Tu non fai mai fare alla gente quello che vuole - dissi fredda incrociando le braccia e fulminandolo.

Sorrise. - E' un gioco, Gray. Bevi o non bevi? - Chiese.

Guardai Nicholas che mi guardava con una strana smorfia, quasi ringraziandomi.

Mantenni le braccia incrociate.

Dawn ridacchiò ad alta voce. - Oh, una vergine! - Commentò. - Ma in effetti mi sembrava abbastanza ovvio, figuriamoci se a qualcuno interessa in quel senso.- E guardò le sue amiche con intesa.

Parker ed io smettemmo di guardarci per girarci verso di lei.

- Oh, una troia - fu la mia risposta.

Quello che seguì fu una generale risata soffocata e quella fragorosa di Francy che dietro di me ormai cadeva per terra dalla sua sedia.

Parker mantenne una strana espressione per i due “non ho mai” successivi: cercava di non ridere, probabilmente per avere ancora delle possibilità con Dawn per quella sera.

Pessimo.

 

Non avevo idea di che ora fosse ma era molto tardi. Il tempo era volato e non sapevamo nemmeno il perché.

- Vado. - Aveva infatti detto Francy notando che tutti i pochi rimasti lo stavano facendo.

- Ti accompagno, - le proposi sbadigliando.

Rise. - Per non farti vedere mentre rimani qua per ultima?

Alzai gli occhi al cielo sorridendo e annuendo.

Passammo per l'atrio e guardai Parker e i suoi amici in cucina che ridevano. Le conigliette erano sparite da un po' per fortuna: non avrei subito scene inquietanti per quella prima festa.

Parker ormai era brillo, decisamente, rideva e sorrideva ancora più del solito, ma almeno non era ai livelli di Kutcher e Clark...

Mi vide per sbaglio mentre distoglievo lo sguardo e uscivo.

Fuori l'arietta fredda ci prese leggermente impreparate. Ci stringemmo nelle giacche e marciammo verso la sua macchina. Avevamo parcheggiato lì vicino; a due case di distanza da Parker iniziava un piccolo parco alberato che chiudeva la via in un vicolo cielo. L'ultima casa, sicuramente non abitata, dato il leggero stato di abbandono che traspirava dalle mura, era un po' diversa dalle altre: più grande, con mura basse che la racchiudevano fino a fermarsi all'alto cancello. Francy aveva parcheggiato davanti a questo.

Ci avvicinammo alla macchina sentendo tutte le altre nella strada partire. Rumori di motori e gomme.

Noi chiacchieravamo assonate e io all'idea di dover pulire casa di Parker stavo fisicamente male.

Quando notammo che ormai i lampioni accesi erano pochi - molti si spegnevano per risparmiare energia, a quelle ore - e ormai non c'era nessuno dei rimasti in strada, Francy salì in macchina e dopo esserci scambiate qualche altra parola a caso lei partì augurandomi buona fortuna.

Sua madre di sicuro la stava aspettando sveglia, stressando suo marito.

La osservai mentre spariva allontanandosi nella lunga via alberata quasi del tutto buia.

Sbadigliai rumorosamente andando verso la mia macchina, era ancora più vicina al parchetto e, anche se il buio in quella direzione mi lasciava un leggere senso di inquietudine, aprii tranquillamente la portiera. Mi tolsi i tacchi e infilando mezzo busto dentro cercai a tentoni le ballerine che avevo lanciato lì, da qualche parte.

Quando le trovai mi appoggiai alla portiera per mettermele. Erano molto più comode, soprattutto per pulire un'intera casa.

Mentre con l'indice mi aiutavo a infilare l'ultima sentii dei passi, non ci feci molto caso finché non li sentii davvero vicini. A quel punto però era troppo tardi e non feci nemmeno in tempo a mettermi in piedi che delle braccia mi circondarono.

Uno forte per la vita, stringendomi e bloccandomi le braccia, gomiti contro i fianchi, una mano invece sulla bocca.

Urlai ma la presa su quella aumentò di più e si sentì solo un suono soffocato. Le braccia mi sollevarono e portarono velocemente contro il muro della villetta di fronte. Mi ritrovai schiacciata contro quello, un uomo dietro di me.

Continuavo a provare a urlare disperata senza molti risultati.

Mi vedevo teletrasportata all'inizio di qualche libro, all'inizio di un telefilm come Criminal Minds. Ero uno di quei personaggi ignari e alla fine inutili che morivano o venivano violentati all'inizio di tutto. In una strada ormai buia, tardi, mentre dovevano ormai essere a casa a dormire. Mia zia non sapeva nemmeno che fossi ad una festa! Immaginavo già la piccola notizia sul giornale, con tutto il pessimismo che avevo sempre avuto.

Riuscii a pensare a tutto quello, ormai disperata, speravo addirittura che Parker o qualche sua amico mi vedesse uscendo di casa e venisse in soccorso.

L'uomo dietro di me rimase fermo finché, quasi tremante, smisi di agitarmi e provare a urlare. Speravo che vedendomi più calma mollasse un po' la presa e ne avrei approfittato. Non ero atletica e soprattutto non ero veloce ma sentivo che in quel momento sarei stata in grado di correre più velocemente di chiunque fosse alle mie spalle.

Deglutii sentendolo muoversi e non mollare la presa sul mio busto. Con la mano sulla mia bocca riuscì a spostarmi la testa di lato; sentii il suo fiato caldo e controllato sul collo e rabbrividii mentre col naso dritto mi spostava i capelli. Stavo quasi per mettermi a piangere.

- Uhm, sangue di verginella! - Esclamò a bassa voce l'”uomo” e, con un verso di apprezzamento, portò le labbra sul mio collo e diede un leggero morso. Una voce calda. Aveva parlato una voce calda e giovanile, bella. Non da vecchio, maniaco, violentatore e serial killer.

Ripresi automaticamente colore. Il terrore scomparve sostituito dalla rabbia, una rabbia di sollievo; la pelle d'oca però rimase.

Parker mi liberò dalla sua presa scoppiando a ridere come un idiota.

Io mi portai una mano sul viso e mi girai lentamente. Chiusi gli occhi cercando di respirare di nuovo normalmente.

- Tu, sei, una, testa, di, cazzo, - riuscii a dire dopo molti sforzi, senza ancora avere la forza di guardarlo in faccia. Il terrore era passato ma un po' tremavo ancora.

- Ah sì? - Mi chiese con la voce sempre bassa di prima, divertito. Lo sentii spostarsi e quando aprii gli occhi vidi che era ancora vicino a me: si era appoggiato al muro con il braccio sinistro appena sopra il mio viso, scaricando parte del peso dal gomito al polso, facendo così si chinava un po' di più alla mia altezza.

La luce era poca ma i suoi occhi verdi brillavano di qualcosa di strano, alcool forse e seppi in quel momento che sarebbe stato meglio evitare quel gioco alcolico.

- Spero che tu sia seriamente ubriaco! Una persona sana di mente non finge di essere un violentatore e fa queste cose! - Gli urlai spintonandolo per il petto. Lui non si mosse né traballò.

Rise e basta e da quanto era vicino sentii l'odore fruttato del cocktail di casa Kutcher e un odore di pesca strano, probabilmente il suo shampoo. Mi allontanai un poco schiacciandomi di più contro il muro.

- Ma sei stupida, dai! Saranno le 4 e qualcosa! Secondo te in questa via c'era qualcun altro oltre a me o quei due o tre che possono essere rimasti a casa mia? - Chiese ironico e sbuffando.

Parlava normalmente ma dai suoi occhi si continuava a notare che non era del tutto in sé. Vagava con lo sguardo: muro, me, i miei capelli, poi di nuovo i miei occhi, il suo braccio, poi sempre il verde incontrava il mio semplice marrone. Ed erano lucidi, acquosi.

- Vi pensavo più maturi, - risposi fredda, continuando a guardarlo con attenzione, come davanti a un animale sconosciuto che si teme essere pericoloso.

Lui sorrise magnetico. Alzai le sopracciglia scettica, ma mordendomi le labbra. Quel gesto lo attirò.

Il verde si spostò dai miei occhi alle mie labbra e senza nemmeno accorgermene trattenni il respiro.

- Sai, Gray, - cominciò tornando lentamente ai miei occhi; continuava a usare quel tono basso. - Stasera sei... - si bloccò come perplesso osservandomi bene.

Non volevo incitarlo a continuare, non volevo sentire come continuasse la frase. Era decisamente ubriaco, mica brillo.

Distolsi lo sguardo da lui: dagli occhi verdi e languidi, dai capelli, quasi più biondi per il gel, tirati all'indietro, dalle labbra sottili e perfette, dal naso proporzionato e dritto, dal neo… Da quando avevo fatto caso a tutte quelle cose?! Mi portai una mano alla guancia sentendomi male.

- Sei bella, - finì finalmente riattirando il mio sguardo.

Rimasi leggermente a bocca aperta. Non riuscii a non arrossire leggermente, per il complimento, non per la persona che lo diceva, mi giustificai; o forse anche per la sorpresa.

- Mi aspettavo un brutta, - commentai, deglutendo come a mandar giù il rossore.

Rise divertito. Non sapevo se si fosse reso conto del mio colorito o se rideva come al solito a caso. Optai per la seconda cosa.

- Invece... - sospirò stancamente avvicinandosi di più col viso. Sobbalzai mentre appoggiava leggermente la fronte alla mia. Si era chinato davvero molto, considerando la differenza d'altezza che c'era tra noi.

Sperai quella volta che Billy o altri non uscissero di casa, avrebbero potuto davvero fraintendere, quando invece, mi ripetei, non stava accadendo nulla!

- Parker! - Feci, con rimprovero, portandogli le mani al petto per allontanarlo, senza molti risultati.

- Cosa c'è? - Mi chiese sorridendo. Sapevamo tutti e due cosa c'era…

La mano che non stava usando per appoggiarsi alla parete la sentii all'improvviso toccarmi delicatamente un fianco.

Oh mio dio.

Mi guardò dritto negli occhi.

Ma era Parker!

- Non credo... - sussurrai.

Alzò le sopracciglia, con lo sguardo mi sfidava a continuare la frase, o forse mi inventavo tutto io. Non ce la feci a sfidare quell'occhiata e stetti zitta.

Rimase a guardarmi per un po'. Ci fissammo in silenzio. Poi chinò il viso leggermente di lato.

Ma era Parker... Provai a ripetermi di nuovo.

Parker che abbassò lo sguardo e lo portò alle mie labbra. Con la mano sui miei fianchi mi avvicinò delicatamente.

Sperai decisamente che Billy non uscisse.

Gli bastò spostare il viso di pochi millimetri. Non glielo impedii.

Non glielo impedii per molto poco però.

Ero una masochista. Amavo farmi del male. Molto male.

Permisi a Parker di appoggiare le sue labbra sulle mie.

Permisi alle mie di sentire la morbidezza e il calore delle sue. Di capire quanto sarebbe stato semplice lasciarsi andare. Di quanto le sue labbra avrebbero potuto anche essere perfette sulle mie. Ma non in quel caso.

Parker poteva essere identificato con due cose: calore e frutta. Le sue labbra, il suo respiro, la sua pelle, i suoi capelli tutto sapeva a qualcosa di fruttato. E Parker, il suo sguardo e la sua voce erano un mare di calore e dolcezza. Parker sapeva di estate, di mare, di sole.

Ma era Max Parker. Io ero Evelyne Gray. Quindi quello era solo sbagliato. Non ero una cheerleader e non lo sarei mai stata e lui non era la persona giusta per me.

Ed amavo farmi del male. Assaggiare minimamente una cosa che non potevo permettermi di fare, assolutamente no. Per farmi, appunto, più male al momento di negarmela. Però avevo chiuso con le foto, con le cazzate, con gli errori.

Spostai il viso di lato fuggendo al bacio, fuggendo a Parker, fuggendo al “tutte” che aveva detto Clark, fuggendo alle conseguenze.

Conseguenze che non sapevo fossero già iniziate.

Parker si allontanò abbastanza velocemente. Io non avevo il coraggio di guardarlo e intanto tornavo a sentire il freddo dell'aria ormai invernale.

Quando tornai con gli occhi su di lui lo vidi pallido e fermo sul posto. Un bacio negato aveva quell'effetto sul ragazzo più popolare del liceo?

- Mi dispiace, ma... - cominciai perplessa, ma mi bloccai.

Si portò infatti una mano vicino alla bocca. - Credo di avere il vomito. - Riuscì solo a dire con un soffio.

Quello che seguì fu una corsa in casa. Billy mi aiutò ad assistere un Parker che per fortuna non vomitò.

Se lo avesse fatto mi sarei sentita in qualche modo offesa, pensavo ordinando casa sua, lui a letto, a dormire beato da un'ora.

Ero ben consapevole che quello di prima fosse stato solo un effetto dell'alcool: avrebbe baciato anche una scopa, da ubriaco, dai.

E sapevo anche che quella mia piccola esitazione non avrebbe avuto conseguenze.

Probabilmente non se lo sarebbe ricordato nemmeno.

Il brutto era che io lo avrei fatto. E me ne sarei vergognata per un'eternità: ricordando il tutto con ribrezzo.

Sospirai.

E mi sarei anche ricordata delle due ore passate a pulire.

E dell'odio che aumentava sempre più.





**Angolo autrice:

Eccomi di nuovo :)
Il capitolo alla fine è arrivato intero, perchè volendo con impegno dividerlo avrei dovuto usare fin troppo tempo ed energie e, con la febbre (perchè sono così sfortunata che se c'è un virus in giro io me lo becco) non ne avevo davvero la forza ... Quindi ho deciso per l'essere buona :3
Clark è odioso e detestabile e se fossi nella storia l'avrei già picchiato ripetutamente ma vabbè ... Kutcher invece è un altro dei miei adorati, nella storia, si vedrà spesso, insieme a Billy. Fate attenzione a Billy, è quello quasi silenzioso ma di certo tra i più perspicaci nella storia, ma ache tra i più enigmatici. Ma lo scoprirete più avanti :)
Riguardo agli asterischi che ho messo: il primo è per indicare la canzone "Princess of China" e il secondo sul gioco alcolico che si ritrovano a fare la festa. L'ho cercato e trovato tra i giochi più popolari in America, soprattutto nella zona di Ny e vicino quindi mi sembrava perfetto :D è uno di quei giochi idioti che divertono se li fai, più che altro, e se non sei costretta, come Evelyne, e se Parker non ti stressa, ovvio. (E povero Nicholas davvero.)
Dawn qua ritorna e ritornerà. E' la capo-cheerleader col radar-cerca-Parker, se non ricordavate. Innamorata follemente di questo qua da sempre e in parte un po' gelosa di Evelyne, si può notare. A volte mi dispiace un po' per lei, per i pensieri cattivi di Eve sul suo conto, ma cosa vogliamo farci. ahahahah
Per quanto riguarda il bacio, anche Evelyne, che può dire e pensare quello che vuole, trova bello il nostro castano, ma è sbagliato. Evelyne non è il tipo di ragazza che bacia qualcuno solo perchè è carino, se in realtà lo odia, e lo sa. Per questo deve rifiutare, soprattutto perchè lei non è giustificata da un bicchiere di Kutcher in più. 
Penso che ci fosse altro che volevo dire ma ovviamente me lo sono scordata ... Quindi saluto.

Col prossimo capitolo tarderò forse un po' di più, è ovviamente già scritto, ma c'è una parte che non mi convince più molto e ho intenzione di cambiare e se la febbre mi darà tregua e anche la scuola farò presto, sennò purtroppo dovrò farvi aspettare qualche giorno in più ... Ma alla fine ce la faccio sempre :)
Vi lascio con la stessa domanda indiretta che si fa Evelyne, Parker si ricorderà o no? E se sì, le dirà qualcosa? :D (si accettano scommessee! <- non verrò assecondata, lo so ... ahahahah)

Alla prossima :)
Buon weekend a tutte!

Josie.

 

   
 
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