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Autore: Giada810    23/10/2012    47 recensioni
Henley-on-Thames è una cittadina dell’Oxfordshire, placidamente adagiata sulle rive del Tamigi.
Dopo la guerra Draco Malfoy vi si trasferisce con la figlia Altair, conducendo un’esistenza tranquilla e riservata. Quando la piccola si affeziona a prima vista ad Hermione, trasferitasi da poco nel cottage accanto, tra lei e Draco nasce una strana e amichevole tregua, destinata a sfociare ben presto in qualcosa di più profondo e totalmente inaspettato.
Dal capitolo 1:
“-Granger?- domandò con una nota di disgusto nella voce.
-Malfoy.-
-E cosa ci faresti tu qui?-
-Sono venuta a riprendere il mio gatto.- rispose Hermione, con le sopracciglia aggrottate di chi non capisce cosa ci sia di difficile in una situazione tanto elementare.
-Non qui-qui, ma qui in questo paese.- specificò burbero.
-Non vedo come ti possa interessare.- commentò con distacco.
-Mi interessa nel momento in cui vieni qui per rovinarmi la vita e acquisire prestigio alle mie spalle. Sappi però, Granger, che non ti permetterò di sputtanarmi senza fare niente.- le sibilò, una sottile minaccia sussurrata a bassa voce per impedire ad Altair di sentire.
-Tu vaneggi, Malfoy.- rispose incredula Hermione –Non sono qui per te, anche se il tuo egocentrismo è così degenerato da farti credere il contrario.-“
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Astoria Greengrass | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Ho aggiunto la parte finale “Note di fondo”, in parte dietro suggerimento di una lettrice, in parte perché ho avuto un ripensamento. Chiedo scusa per questa modifica.
 
 

Cap. 23
Fiori d’arancio
 
MARZO
 
La domenica mattina, con il tepore del piumino e quella deliziosa penombra pervasa di silenzio, era uno dei momenti che Hermione preferiva in assoluto.
Le piaceva rotolare nella propria parte di letto, affondare il viso nel cuscino fresco, sentire la frescura delle lenzuola sulle gambe nude, così diversa dal calore umano, dal calore si sesso e sudore che impregnava l’altra parte del letto.
L’altra parte, dove dormiva lui.
Hermione rotolò a pancia in sotto, voltando il capo nella direzione da cui proveniva il suono di un lento respiro. Sorrise tra sé, come una bambina che osserva da lontano il compagno di classe che è il suo primo amore, prendendosi in giro per quel gesto sdolcinato, osservare il proprio fidanzato mentre dormiva.
Draco era bello, quando era immerso nel sonno.
Era sempre bello, si corresse immaginando la sua indignazione, almeno per lei.
Studiò il suo profilo, attentamente, con una calma che raramente si poteva concedere quando anche lui era sveglio, se non altro per pudore, per un minimo di fierezza che le impediva di farsi sorprendere a fissarlo come una quindicenne un po’ sciocca, o forse solo innamorata.
Il profilo di Draco era senza ombra di dubbio aristocratico, ma un po’ troppo spigoloso per poter essere definito bello di quella bellezza patinata che accumunava i modelli delle riviste di moda. Era dotato di una bellezza sottile, fine, evidente solo a chi ha la pazienza di cercarla, non appariscente.
Ciò che Draco aveva in abbondanza, invece, era il fascino. Quel fascino un po’ misterioso, riservato, dell’uomo dal passato oscuro, da cui molte donne si erano sentite in dovere di salvarlo.
Il punto, a parere di Hermione, era che Draco non aveva affatto bisogno di essere salvato, né dal suo passato né da nient’altro. Era innegabile che non avesse avuto un passato e un’adolescenza facili da affrontare, era assolutamente certo che le sue esperienze di vita l’avessero segnato profondamente, ma era anche vero che era riuscito, in un certo senso, a salvarsi da solo. Aveva preso, accettato e assimilato tutto ciò che aveva fatto e subito in vita propria e l’aveva trasformato in qualcosa di utile, in un insegnamento che potesse renderlo un uomo e soprattutto un padre migliore.
Tutto ciò, facendo la scelta più difficile. Restare se stesso.
Non aveva cambiato il proprio carattere, si era limitato a limarne i tratti più spiacevoli e spigolosi, quelli che sarebbero stati maggiormente d’intralcio per la vita che aveva deciso di condurre con Altair.
Hermione ridacchiò, affondando la bocca nel cuscino fresco per attutire il suono della propria risata, sentendolo mugugnare nel sonno. Evidentemente i protagonisti del sogno non stavano facendo ciò che voleva lui, come voleva lui, quando voleva lui. Draco mosse la testa, grugnendo qualcosa di incomprensibile, e una ciocca di capelli gli cadde davanti agli occhi.
Hermione non riuscì a resistere alla tentazione di spostare quel ciuffo ribelle dal suo viso. Allungò una mano e con la punta delle dita lo sospinse al proprio posto, insieme alla massa morbida e fluente di cui faceva parte.
Disturbato anche da un tocco lieve e attento, Draco mugugnò e si voltò dal lato opposto, volgendo verso Hermione la schiena ampia e nuda e rubandole il piumone e il lenzuolo con cui si erano coperti per tutta la notte.
Rimasta al freddo, Hermione cercò di riappropriarsi almeno di una misera porzione di coperte, ma vide quanto tutti i propri tentativi risultassero vani. Strisciò sul materasso fino ad accostarsi alle spalle di Draco, si infilò sotto un lembo di piumone, non troppo grande ma comunque sufficiente a coprirla interamente, e passò un braccio intorno alla vita di Draco, stringendosi a lui, la mano posata sul suo petto liscio e la guancia posata contro la sua schiena.
Contro il seno nudo, la pelle di Draco trasmetteva un calore intenso e piacevole, che la riscaldò in pochi minuti. Hermione allungò il collo e affondò il naso tra i capelli di Draco, annusando l’odore avvolgente e ormai familiare di pelle, dopobarba e sapone che impregnava l’attaccatura dei capelli e il collo.
Chiuse gli occhi, estasiata.
Erano anni, da quando lei e Ron erano entrati in crisi e poi si erano lasciati, che non dormiva più con un uomo, abbracciata a lui e ormai assuefatta e dipendente dal suo profumo.
Si domandò come avesse potuto far a meno per tanti anni di quella piacevole sensazione di protezione, benessere e  serenità che solo l’odore della pelle dell’uomo che si ama può dare. Era una sensazione bellissima ma strana, primordiale eppure complicata da descrivere a parole, di cui Hermione amava bearsi ogni mattina, quando si svegliava e lo trovava accanto a sé.
Ancora più del suo odore di uomo, ancor più dell’odore di sesso e amore che le sembrava di percepire sulle lenzuola che li avevano avvolti durante la loro intensa notte di passione, ancor più della consapevolezza che Draco aveva scelto di stare con lei, ancor più di tutto ciò, ciò che Hermione davvero adorava di quei momenti era sentire che, anche se immerso nel sonno più profondo, le braccia di Draco si chiudevano autonomamente intorno a lei.
Amava da impazzire la sensazione delle mani di Draco sulla propria schiena nuda, il contatto con le sue gambe calde e toniche intrecciate alle proprie, la sua bocca posata sulla propria nuca o sulla propria tempia.
Amava tutto di lui.
Dopo qualche minuto di immobilità e sonno profondo, Draco mosse il braccio e la sua mano andò istintivamente a coprire quella della ragazza, intrecciando le proprie dita alle sue, trattenendola all’altezza del cuore.
Hermione allungò il collo e alla cieca posò un bacio sulla prima porzione di pelle che le sue labbra trovarono. Avvertì la serica consistenza della pelle di Draco contro le proprie labbra e la forma appena delineata della spina dorsale, un poco sporgente all’altezza del collo, ne tracciò le curve e gli avvallamenti con le labbra umide e poi gli scoccò un bacio delicato, prima di tornare a posare il capo sul cuscino di Draco.
Un lieve movimento delle coperte, un frusciare circospetto e indolente, l’avvertì che Draco stava muovendo un braccio alla ricerca di qualcosa che trovò quasi immediatamente.
La mano del mago si chiuse fermamente sulla coscia di Hermione, stringendo appena più in alto dell’incavo posteriore del ginocchio. Strinse la presa sulla carne liscia e morbida e spostò la gamba di Hermione sul proprio fianco, trattenendola lì fin quando fu certo che non si sarebbe spostata. Poi tornò a dormire.
Hermione si sistemò meglio, incastrando la propria gamba all’altezza dell’anca di Draco, premendosi contro la sua schiena, stringendo l’abbraccio intorno al suo torace, muovendo appena le dita sul suo petto, avvertendo la peluria sottile, quasi impalpabile che lo ricopriva.
Poi si addormentò a sua volta.
 
 
Draco si svegliò con la strana sensazione di un peso bollente sulle spalle, con una sbarra di acciaio intorno al torace, con un  qualcosa  di non meglio definito sul fianco. Tentò di muoversi, ma un mugugno infastidito lo trattenne dal tentare di nuovo qualche movimento avventato.
Schiuse gli occhi e la camera in penombra, a stento illuminata dalla luce uggiosa e perlacea di una giornata di marzo, prese forma davanti ai suoi occhi, opachi e appannati di sonno.
Sbatté più volte le palpebre, nel tentativo di prendere coscienza di ciò che lo circondava: i muri resi grigiastri dalla luce fioca che filtrava dalle imposte, il piumone in parte ammucchiato a terra, dei vestiti abbandonati per terra.
Realizzò dove fosse e cosa fosse successo in quella camera nelle ore precedenti e si ritrovò quasi ad arrossire, al pensiero di ciò che lui ed Hermione avevano combinato quella notte. Si erano spinti decisamente più in là di quanto non fosse mai capitato nei mesi precedenti e per qualche istante, mentre osava sempre di più, aveva temuto che lei potesse respingerlo, spaventata da ciò che stavano sperimentando.
Invece no, Hermione non aveva esitato e non era mia parsa spaurita o intimorita, tranne forse nei primissimi istanti, da gesti, carezze, baci sempre più audaci, invadenti, peccaminosi. Non gli aveva posto vincoli o limiti di alcun genere. Aveva seguito ciò che lui le suggeriva e l’aveva ricompensato con gli sguardi più dolci, eloquenti e pieni d’amore che Draco avesse mai visto.
Così, tutto ciò che di indefinito Draco aveva percepito dopo essersi svegliato, prese un nome ben preciso, conquistò lineamenti ben definiti anche nella penombra ingannevole della stanza, assunse contorni inconfondibili, perché li aveva esplorati più e più volte nelle ore che avevano vissuto intensamente quella notte.
Scostò il piumone che lo copriva fino alle spalle, per vedere ciò che i suoi sensi avevano già percepito e identificato senza incertezze. La mano di Hermione era ancora posata sul suo petto e sembrava quasi che tentasse di artigliargli la pelle, di ghermirgli il cuore; la sua gamba era posata sopra il proprio fianco e lo scaldava con l’umido calore della sua pelle e della sua intimità che Draco avvertiva distintamente dietro di sé; il suo respiro tra le scapole lo faceva rabbrividire, così come le sue labbra che lo sfioravano di tanto in tanto.
Con attenzione e circospezione e con una capacità di contorsionismo che Draco non sapeva di possedere, il giovane mago si districò dall’intricata ragnatela di gambe e braccia che lo avviluppava e si voltò verso di lei, appena in tempo per ritrovarsela nuovamente fra le braccia, morbida e calda e profumata come piaceva a lui. Aprì un poco le braccia per consentirle di sistemarsi come preferiva e la guardò cercare una posizione comoda, strofinandosi contro di lui ad occhi sempre chiusi, un sorriso beato sulle labbra.
Quando i movimenti di Hermione e la sua ricerca della posizione perfetta si furono acquietati, Draco richiuse le braccia intorno al corpo che lo scaldava. Diede uno sguardo alla sveglia e, giudicandolo un orario dignitoso, iniziò a muovere il palmo aperto della mano lungo la spina dorsale di Hermione, salendo fino al collo e ai capelli per potervi affondare una mano.
-Hermione.- la richiamò con un sussurro basso e morbido, ma il suo richiamo non sembrò dare alcun risultato, dato che la strega sbuffò qualcosa di indistinto e infastidito e poi si acquietò nuovamente nel tepore del suo abbraccio.
-Hermione.-
Draco tentò nuovamente di svegliarla, con un tono più deciso e autorevole, avvicinando la bocca al suo orecchio cosicché potesse udirlo meglio, senza che la propria voce venisse attutita dalla massa cespugliosa dei suoi capelli ricci. Non ottenendo altra risposta che un lieve aggrottare della fronte, Draco decise di riprovare.
-Herm…-
-Ti ho sentito.-
Con evidente difficoltà, gli occhi scuri di Hermione di spalancarono su di lui, offuscati dal sonno ma già vigili.
-E perché non mi hai risposto?-
-Perché sto bene così, non mi voglio alzare.- brontolò contrariata. Draco roteò gli occhi esasperato.
Non aveva mai conosciuto nessuna donna che amasse poltrire a letto di domenica mattina quanto Hermione. Forse solo Altair la superava in quanto ad amore sconfinato per il proprio letto e cuscino, ma bisognava sottolineare che avevano più di vent’anni di differenza.
-Ormai sei sveglia, tanto vale alzarsi.- Hermione emise un suono gutturale simile ad un animale ferito, profondamente sofferente per quella notizia crudele –Dai, non brontolare come una pentola di fagioli.-
Mentre la spingeva con la schiena contro il materasso, Draco le circondò il volto con le mani e la baciò piano sulle labbra. In un attimo si ritrovò imprigionato tra le gambe di Hermione, intrecciate dietro la propria vita in un caldo abbraccio di carne, ossa e pelle, in un abbraccio da cui mai Draco si sarebbe voluto liberare.
-Buongiorno.- le mugugnò quel saluto inintelligibile senza staccarsi troppo da lei e quando Hermione schiuse le labbra per rispondergli, lui ne approfittò per affondare la lingua nella sua bocca, baciandola più profondamente di quanto si aspettasse.
Hermione emise un ansito languido.
La bocca di Draco scivolò verso il basso e i tentativi di Hermione di trattenerlo sul proprio collo furono vani. Si fermò solo quando arrivò all’altezza del suo seno, baciandone con delicatezza la forma tondeggiante, saggiandone la morbidezza, inspirandone il profumo, prima di concentrarsi esclusivamente sul capezzolo, succhiandolo e leccandolo con lentezza esasperante.
Vi era qualcosa di sadico, quasi, nel modo in cui Draco sembrava trarre piacere dai gemiti affamati, insofferenti, impazienti che prorompevano dalle labbra di Hermione ogni volta che si fermava troppo presto.
Eppure, secondo Draco, quei gemiti e quei suoni melodiosi erano nulla se confrontati con le urla di piacere assoluto e quasi doloroso che le aveva strappato quella notte. La schiena inarcata, per andare incontro alla sua bocca, era nulla rispetto ai movimenti convulsi che li avevano uniti in quella notte di passione sfrenata.
Non sapeva nemmeno cosa avesse acceso la miccia che li aveva poi fatti scattare in modo così selvaggio, violento quasi, ma ne era assolutamente felice. Aveva sperimentato tanti tipi di amore con Hermione, tutti ugualmente belli e appaganti, e anche questo non era stato da meno. Era stato incredibilmente bello provare qualcosa di nuovo e condurla su terreni nuovi, almeno per lei.
-Stanotte- le disse, tra un bacio a l’altro sulla pancia piatta, e subito avvertì i suoi muscoli irrigidirsi di tensione e imbarazzo. Le accarezzò i fianchi, cercando di trasmetterle serenità –sei stata bene?-
Draco non sentì il bisogno di essere più specifico, di dire esplicitamente che quello che voleva sapere era se si sentiva in qualche modo a disagio per ciò che era successo. Era una strega e una donna intelligente, avrebbe capito da sé.
Draco levò lo sguardo su di lei e lesse quella comprensione nei suoi occhi sfuggenti e nelle sue gote arrossate di vergogna. Riportò il viso alla sua altezza e la scrutò con attenzione.
-Hermione.- iniziò conciliante. Stava così bene con lei, che non voleva rovinare tutto solo per la sua voglia di sperimentare qualcosa di nuovo in ambito sessuale. Voleva che capisse che quello che avevano fatto era stato bello, sì, ma assolutamente non necessario per farlo sentire appagato e soddisfatto della loro relazione.
-Hermione, se quello che abbiamo fatto ti mette a disagio, ti… non so, ti da fastidio, non sei obbligata. Non mi serve  quello  per stare bene con te.-
Hermione era rimasta in silenzio, osservando al di sotto della ciglia scure mentre Draco parlava. Era impressionante il modo in cui, nella penombra della stanza e nel silenzio mattutino, Draco, così intensamente preoccupato e così impegnato nel non sembrarlo, sembrasse allo stesso tempo più maturo e più infantile.
Si concesse del tempo per scrutarlo a lungo e in silenzio, osservando piccoli dettagli di ansiosa attesa sul suo volto, mentre considerava quanto fosse bello percepire così distintamente, quasi le scorresse sulla pelle come miele vischioso, la sua preoccupazione, il suo interessamento ai propri desideri, come fosse bello e piacevole avere qualcuno che si curasse di lei.
Hermione si mise a sedere al centro del letto, le gambe incrociate in posizione quasi meditativa, coprendosi il corpo con il lenzuolo. Lasciò Draco scoperto, ma non se ne preoccupò: non aveva mai mostrato di avere problemi a mostrare la propria nudità, anzi sembrava andarne fiero. Lo guardò con serietà, poi si lasciò scappare un sorriso.
-Ti sei preoccupato per me.- constatò gongolante.
Draco distolse lo sguardo, colpito da quella considerazione pungente. Avrebbe tanto desiderato che Hermione evitasse di dirlo apertamente. Si sentiva stupido e sentimentale, vulnerabile ed esposto quando le sue intenzioni e la sua preoccupazione venivano messi in mostra.
Hermione gli andò di nuovo vicino e l’abbracciò, tentando con quel gesto di toglierlo dall’imbarazzo che l’aveva pervaso e che era chiaramente intuibile dal suo sguardo sfuggente e dall’espressione contrariata.
-Sei gentile a preoccuparti per me, ma non ce n’è alcun bisogno. Sono stata benissimo.- Draco si rilassò impercettibilmente, ma il sospiro che si lasciò sfuggire fu impossibile da fraintendere –Perché me lo chiedi?-
-Ieri sera non ti ho visto esattamente rilassata. Mi sembravi a disagio.-
Seppur a disagio, come era sempre nel dover affrontare argomenti di quel genere, Hermione sapeva che gli doveva una spiegazione per l’iniziale ritrosia che aveva mostrato quella notte, quantomeno per ripagarlo e ringraziarlo della gentilezza che aveva dimostrato preoccupandosi per lei.
-Non lo ero.- gli assicurò, sorridendo, poi storse un poco le labbra, ripensandoci –O meglio, lo ero, ma non perché mi desse fastidio quello che stavamo facendo. È solo che… Ehm… Tu sei così esperto.- ammise, riluttante ad ammettere che almeno in quello Draco aveva conoscenze decisamente più ampie delle sue –E io mi sono sentita imbranata e inadeguata, più del solito. Era quello il problema, non che mi desse fastidio. Mi è piaciuto il modo in cui abbiamo fato l’amore stanotte.- confessò, un attimo prima di sgranare gli occhi, stupefatta di se stessa.
-Merlino, ma cosa mi fai dire!- borbottò con voce soffocata, nascondendo il viso tra le mani e scuotendo un poco la testa.
Draco rise, poi avvolse le proprie dita intorno al suo polso e tirò fino a convincerla ad allontanare le mani dal viso. Hermione lo guardò torva, un labbro imprigionato tra i denti, che stava subendo le conseguenze di quel discorso di cui non aveva colpa. Allungò le gambe e le sistemò intorno a quella incrociate di Hermione, intrappolandola all’interno, e si chinò in avanti, portando i loro occhi alla stessa altezza.
-Anche a me è piaciuto e non c’è nulla di male a riconoscerlo. Non capisco perché ti fai tutte queste paranoie quando parliamo di sesso. Con me, poi.- aggiunse, davvero perplesso per questo particolare.
Hermione inclinò la testa di lato, guardandolo in modo strano.
-Che intendi?-
-Ehi, sveglia!- le scoccò le dita davanti agli occhi, come richiamando l’attenzione di uno studente pigro e distratto –Intendo che sono il tuo fidanzato. Se non ne parli con me, con chi altro vuoi affrontare certi argomenti e sperimentare qualche novità?-
Hermione annuì, pensierosa.
-Mi piace quando dici che sei il mio fidanzato.- constatò con un sorriso –Suona bene detto da te.-
Si sporse verso il proprio fidanzato –le piaceva definirlo così, le sembrava di dare ancora più importanza e valore al loro legame- e diede un bacio sul naso di Draco, che socchiuse gli occhi, beandosi delle carezze e dei tocchi delicati con cui Hermione tratteggiava ogni linea del suo viso. Sentendo le labbra della ragazza spostarsi sulla fronte, gentili e accoglienti, mosse il viso per inseguirle, cercandole con la bocca dischiusa, in attesa.
Allungò le mani, alla cieca, seguendo le stoffa delle lenzuola fino a quando non la trovò drappeggiata su qualcosa di morbido e familiare, com’erano diventati, negli ultimi mesi, i fianchi di Hermione. Erano una delle parti del suo corpo che apprezzava di più, che accarezzava più spesso, sopra e sotto i vestiti, tanto da conoscerne ogni curva con la stessa precisione con cui conosceva i dettagli del volto di sua figlia.
Il corpo di Hermione gli venne incontro, adagiandosi sulle sue gambe, mentre la sua bocca non smetteva di sfiorargli il viso, baciandolo sulle palpebre abbassate, sulla guancia fresca di rasatura, sul pomo d’Adamo e sul profilo deciso della mascella.
Draco inclinò la testa all’indietro, esponendosi di più a lei, sospirando di piacere, senza però sentirsi eccitato e colmo di un bisogno che premeva per essere soddisfatto.
Non negava che avrebbe fatto l’amore con Hermione anche subito, ma in quel momento il piacere che sentiva era dovuto alla magnifica sensazione che provava solo in quei momenti.
L’aveva confrontata più volte con tutto ciò che aveva provato in vita sua con le varie donne e compagne che aveva avuto, ma non aveva trovato alcun ricordo paragonabile alle sensazioni di quei momenti, forse perché non aveva mai trovato una ragazza dolce e premurosa come Hermione.
Erano state tutte donne decise, passionali, audaci. Hermione più di tutto donava amore e dolcezza, donava il piacere di sentire le mani nei capelli, la bellezza di un sorriso che ammalia ma che è anche complice, semplice, affettuoso, Hermione era capace di farlo sentire uomo anche quando gli tirava una cuscinata, gli regalava la serenità di poter giocare con Altair davanti a lei senza paura di vedere sminuita la propria virilità.
Hermione, per lui, era tutto un altro mondo.
Hermione era l’amore sconfinato, sincero, deciso a donare tutto se stesso, tipicamente Grifondoro, che Draco non aveva mai ricevuto in vita sua, abituato ad altri tipi d’amore. Aveva ricevuto l’amore di Narcissa, tenero e composto, quello di Lucius, fiero e contenuto, quello di Astoria, amichevole ma forzato, quello di tante altre donne, passionale e sincero, ma mai un amore travolgente, totalizzante, sorprendente come quello che lo spingeva a cercare Hermione sempre, in ogni luogo o situazione si trovassero, un amore che non sembrava placarsi mai.
E poi, Hermione gli offriva un sacco di occasioni di svago e divertimento gratuito e inaspettato.
-Non riuscirai a blandirmi e sedurmi solo per evitare di andare al matrimonio dello Straccione.-
-Sedurti?- Hermione sgranò gli occhi, come se fosse appena caduta dalle nuvole.
-O almeno ci stai provando.-
-E ci riesco?-
-Farei l’amore con te tutto il giorno, Hermione, ma oggi andremo a questo matrimonio.- affermò con decisione, più irremovibile di Ginny quando si metteva in testa di aver assolutamente bisogno di un cappotto nuovo e pretendeva che lei l’accompagnasse per negozi nella Londra babbana.
Hermione incrociò le braccia sotto il seno e assottigliò le labbra in un’espressione contrariata, rimuginando su come fosse riuscito a convincerla a partecipare a quello stupido matrimonio, facendo semplicemente leva sul suo orgoglio, accusandola di voler evitare Ron solo perché si sentiva inadeguata e inferiore a Lavanda.
Hermione non ci aveva visto più dalla rabbia e aveva strappato l’ennesimo invito che Ron le aveva spedito, per affidare al gufo una breve e concisa risposta affermativa.
L’aveva fregata come una bambina.
-E non capisco perché tu abbia insistito tanto.- terminò, dopo averlo accusato di averla raggirata come la peggior serpe strisciante –Tu odi Ron. E tutti i Weasley. E Lavanda.- si interruppe quando si accorse che l’elenco si stava allungando a dismisura.
-Perché non capita tutti i giorni di vedere un asino che sposa una vacca.- Hermione gli tirò un pugno sul bicipite come rimprovero, ma non riuscì comunque a trattenere una risata. L’ultima volta che l’aveva vista, ingrassata e strizzata a forza in un vestito rosa succinto, Lavanda corrispondeva perfettamente alla definizione che ne aveva dato Draco. –E poi voglio che tutti ti vedano.-
Hermione lo guardò meravigliata.
 
Voleva sfoggiarla come un trofeo?
 
-Quando è venuto qui, quell’idiota ti ha detto delle cose orribili. Nemmeno io ho mai detto cose così pesanti ad una mia ex, nemmeno a Pansy. Mai.- precisò, perché Hermione capisse che era da dettagli e sottigliezze simili che si riconosceva un vero signore –Ora voglio che veda che non solo c’è qualcuno che ti ha filato, ma che quel qualcuno sono io. Voglio che veda che anche se lui è un povero idiota, non significa che siano tutti come lui. Voglio che veda che sei più felice con me e mia figlia di quanto tu sia mai stata con lui. -
-Tutto questo per orgoglio?-
Hermione non capiva.
-Sì, per il tuo. Smettila di trattarlo con i guanti solo per quello che vi ha legato in passato, tira fuori le palle. Fatti valere, fargli vedere come sei felice con me e fa’ in modo che si mangi le mani per quello che si è perso.-
Hermione rimuginò un po’ sulle sue parole. Non era mai stata un tipo vendicativo e quindi…
 
Oh, al diavolo!
 
Era una bugia bella e buona. Moriva dalla voglia di potersi vendicare, almeno un pochino, del senso di inadeguatezza che l’aveva sommersa dopo il tradimento di Ron, moriva dalla voglia di farsi vedere da lui e mostrargli quanto Draco apprezzasse le sue qualità di  donna vera, come Ron stesso aveva definito Lavanda paragonandola a lei.
Moriva dalla voglia di farlo morire d’invidia.
Hermione annuì con decisione, con quella scintilla di determinazione e perfidia negli occhi che Draco aveva visto tante volte nel suo sguardo e che lo rendeva felice e orgoglioso, sapendo che era diretta contro Ronald-sono-un-idiota-e-un-pezzente-Weasley.
Pervaso di quella magnifica sensazione conosciuta con il nome di soddisfazione, Draco si sdraiò, con la testa appoggiata al ventre morbido di Hermione. Chiuse gli occhi, lasciando che le dita di Hermione giocassero con i suoi capelli, attorcigliando una ciocca, lasciandola ricadere sulla fronte e riprendendola un attimo dopo tra le dita.
 
 
Hermione si accorse di essersi addormentata solo quando si svegliò nuovamente, avvertendo un movimento accanto a sé e sentendo il materasso inclinarsi sotto il peso di Draco.
Due labbra bollenti le sfiorarono il naso, poi la guancia, poi la bocca.
Hermione sperò che quei momenti non finissero mai.
-Sveglia, sapientina.-
La voce di Draco la richiamò un attimo prima che la sua bocca trovasse la propria, lasciandole in bocca l’intenso sapore del caffè appena fatto, amaro e inconfondibile, misto ad un sapore che ormai Hermione associava solo a lui.
 
Fragole.
 
Spalancò gli occhi e si trovò davanti quelli di Draco, brillanti e chiarissimi alla luce perlacea che filtrava dalle finestre, schermata solo dalle tende bianche ed impalpabili.
La bellezza di Draco -anche di prima mattina, anche con gli occhi ancora un po’ appannati di sonno, anche con i capelli scompigliati- la colpì come un doloroso calcio allo stomaco, come uno Schiantesimo ben eseguito, capace di lasciarla senza fiato nella consapevolezza che lo vedeva così bello perché lo amava in un modo che non credeva possibile.
Oggettivamente sapeva riconoscere che, indipendentemente da ciò che poteva dire Draco nella sconfinata alta considerazione che aveva di sé, esistevano molti uomini più belli di lui, ma quando l’aveva davanti, quando lo guardava e lui la guardava a sua volta, quando si trovava impigliata nel suo sguardo invadente, privo di qualsivoglia forma di pudore nella volontà di scavarle dentro fino a farle male, in quei momenti non vedeva altro che lui.
Era una consapevolezza che faceva quasi male.
Anzi, no, si corresse. Faceva male. Punto.
Era un nodo allo stomaco, una morsa alla gola, era l’impossibilità di respirare, di immaginarsi senza di lui. Era la consapevolezza che sarebbe rimasta così, su un letto sfatto e persa nei suoi occhi, per sempre.
Era la consapevolezza di ricordarsi ogni singola pagliuzza delle sue iridi, ogni ombra che le sue ciglia proiettavano sugli zigomi, ogni curva delle labbra e ogni diversa pressione che i suoi polpastrelli avevano esercitato sul proprio corpo.
Era la dilaniante certezza che nessun altro avrebbe potuto farla sentire bella, importante, necessaria al mondo come la faceva sentire lui quando la guardava.
 
Esisteva solo per lui?
No, esisteva anche per conto proprio, ma con lui  esisteva meglio.
 
-Cherì- la prese in giro, leccandole la punta del naso e alzandosi divertito quando la vide pulirsi con foga. Si sedette sul materasso al suo fianco e proseguì -rimarrei tutto il giorno sdraiato sul tuo corpo nudo, ma il caffè che ti ho preparato non aspetterà i nostri comodi prima di raffreddarsi.-
Persa com’era, di lui e in lui, Hermione non aveva fatto caso ad altro che al viso che la sovrastava e sembrava riempire tutto il mondo.
Poi vide.
-Mi hai portato la colazione a letto?-
Con una faccia, ne era sicura, da pesce lesso, fissò, impietrita dalla sorpresa per quel gesto dal romanticismo inaspettato, la caffettiera fumante che galleggiava a mezz’aria accanto a loro e il vassoio che Draco teneva il equilibrio sulle ginocchia, su cui aveva sistemato due tazze, un bricco di latte, un piatto di biscotti, del pane tostato, marmellata, un bicchiere di succo di zucca e una ciotola di fragole.
-Avevo fame.- celiò con indifferenza Draco, alzando le spalle e mangiando un biscotto in un sol boccone.
-Porco.- rise Hermione, togliendogli delle briciole dalle labbra.
Draco si lasciò pulire come un bambino, poi prese un sorso di succo. Prima che potesse berne un altro, Hermione glielo rubò dalle mani.
-Mi hai rubato il succo.- le disse con disappunto.
-Hai portato un bicchiere solo, quindi è anche per me.- constatò con indifferenza, prendendo una fragola  –fragole a marzo?-  e mordendone la polpa rossa e succosa. Una goccia di succo scarlatto le scivolò sul mento e Draco la raccolse con un dito, succhiandolo.
-E chi lo ha detto?
-Io, direi che è più che sufficiente.- gli fece la linguaccia, bevendo il succo prima di porgergli nuovamente il bicchiere mezzo vuoto, a cui Draco rivolse un’occhiata ostile di profondo disappunto. Senza badargli troppo, Hermione sgranocchiò un biscotto e spalmò la marmellata su due fette di pane, passandone una a Draco.
-Granger- un biscotto allo zenzero sparì nelle  signorili  fauci di Draco –è arrivato un pacco per te. È da parte di Astoria.-
Il biscotto che Hermione teneva in mano cadde nel caffelatte, schizzando in ogni direzione gocce marroni sulle lenzuola, che Draco ripulì con un colpo di bacchetta.
-E cosa potrebbe avermi mai mandato tua moglie? Arsenico?- masticò tra i denti la strega, tenendo lo sguardo basso, all’apparenza molto concentrata nel ripescare dalla propria tazza il biscotto ormai zuppo.
-In primo luogo, è la mia  ex  moglie, come ho già precisato più volte, e in secondo luogo, no, non credo che ti abbia mandato dell’arsenico, per il semplice fatto che Astoria non sa nemmeno cosa sia.-
Hermione borbottò ancora qualcosa di inintelligibile, ma Draco fece finta di non sentirla. Capiva che parlare di Astoria fosse come gettare sale su una ferita ancora frasca e infetta, ma quel pacco appena arrivato aveva colto di sorpresa anche lui e non gli era sembrato il caso di tenerlo nascosto.
Prese nuovamente la bacchetta e l’agitò con un movimento secco, nervoso, senza sapere cosa si sarebbe potuto aspettare da Astoria, e fece comparire una scatola cubica, piuttosto grande, di cartone marrone, su cui spiccava una targhetta bianca su cui era stato scritto il nome del destinatario.
Hermione allungò le mani verso il pacco, diffidente, e lo aprì con circospezione, alzando di pochi centimetri il coperchio per sbirciarvi dentro. Draco, che stava seguendo ogni sua mossa, vide l’espressione di sorpresa e meraviglia che comparve sul viso di Hermione.
Abbandonata ogni accortezza superflua, Hermione mise il coperchio di cartone da parte e affondò le mani nel pacco, producendone un fruscio di carta e…
 
…stoffa?
 
Dopo aver rivolto un’espressione confusa a Draco, Hermione estrasse il contenuto del misterioso dono. Sorretto dalle mani di Hermione, entrambi si ritrovarono a osservare un magnifico abito da cocktail, di pizzo nero dallo scollo a barca e dalle maniche lunghe fino al gomito, i cui ricami si stagliavano sulla stoffa color ametista che lo foderava completamente.
Hermione ne studiò la fattura, pregiata e sartoriale, scoprendo l’invisibile cerniera sul fianco e i piccoli cristalli neri che seguivano e impreziosivano il profilo dello scollo. Era stupendo, non lo si poteva negare, ma il fatto che provenisse da Astoria era un chiaro indizio che la fregatura fosse in agguato.
Draco si sporse oltre il bordo del letto e raccolse il biglietto che era scivolato a terra quando Hermione aveva sollevo l’abito dal fondo della scatola. Gettò una breve e discreta occhiata a cosa vi fosse scritto e un sorriso contento gli illuminò il volto.
Poche parole, vergate in una calligrafia pomposa e antiquata, arzigogolata e curata, erano state tracciate sul biglietto di pergamena filigranata con lo stemma della società di moda di Astoria.
Il tono di quella breve frase era conciso e secco, autoritario, sgarbato quasi.
-“Metti questo al matrimonio del Pezzente. Non voglio che la tua sciatteria faccia sfigurare Altair.-“- lesse Draco e gli occhi di Hermione, indignati, scattarono furibondi su di lui. Il mago tese verso Hermione il biglietto, in fondo al quale una A e una G si intrecciavano in un elaborato disegno di occhielli e volute, incomprensibile a chiunque non conoscesse il mittente.
Hermione si sporse per guardare meglio il fondo della scatola. Spostò alcuni fogli di frusciante carta velina, lanciandoli malamente in grembo a Draco, ed estrasse l’ultima parte del pacco. Era un abito della taglia di Altair, perfettamente rifinito e curato in ogni dettaglio come quello di Hermione, di cui riprendeva i colori e i decori in pizzo nero sul corpetto.
Come il precedente, anche questo era magnifico.
Hermione e Draco si guardarono, l’una ancora sconvolta, l’altro soddisfatto e divertito, mentre entrambi formulavano lo stesso pensiero.
Astoria non avrebbe mai sprecato giorni per ideare e confezionare un abito di simile bellezza solo per non far sfigurare sua figlia. Poteva avere la certezza pressoché assoluta che Draco non avrebbe mai permesso ad Altair di sfigurare in società, seppure in una società di pezzenti.
No, quegli abiti erano un risarcimento, destinato a Draco più che ad Hermione in sé, per lo scompiglio e la sofferenza che il suo arrivo aveva provocato.
E in quegli abiti e nel gesto in generale, vi era senza dubbio lo zampino di Altair.
 
 
***
 
 
Come tutti i precedenti matrimoni dei figli di Molly e Arthur, anche quello di Ron si era svolto nel cortile della Tana, ripulito dalle erbacce e liberato da tutti gli gnomi da giardino che lo avevano sempre infestato.
In accordo con i gusti della sposa, tuttavia, il sobrio ricevimento che era stato allestito nelle occasioni passate era stato sostituito da uno sfarzoso ricevimento in abito da cerimonia e frak.
Sotto l’immancabile gazebo, i tavoli erano stati ricoperti di tovaglie di taffettà bianco e color  lavanda, bicchieri in cristallo, piatti di porcellana decorata da fiori color  lavanda  sul bordo, candelabri di argento brunito. Al centro di ciascun tavolo un bouquet di rose e peonie bianche e fiori di  lavanda  richiamava i toni di tutte le decorazioni che  Lavanda  aveva scelto per il matrimonio. Un’orchestra suonava in un angolo, a lato della pista da ballo, e cinguettanti uccellini color  lavanda  svolazzavano sopra le teste degli invitati, lasciando cadere qua e là bigliettini di ringraziamento e frasi d’amore.
Per sopperire alla mancanza di luce tipica dei pomeriggi di marzo, centinaia di candele color  lavanda  erano apparse e ora galleggiavano in aria, colpite più e più volte dal volo maldestro degli uccellini e spandevano i aria una fragranza delicata di mughetto.
 
Appesantiti dal lauto pasto, molti invitati sonnecchiavano ai propri tavoli, mentre i più giovani danzavano un lento valzer, cullati dalla musica leggiadra.
Lontano dai tavoli, al confine con la boscaglia incolta che circondava la casa di famiglia dei Weasley, molti uomini si erano radunati per smaltire il pranzo consumato e per fumare una sigaretta o chiacchierare con gli amici.
Dato che la cerimonia si era svolta in mattinata e il pranzo luculliano, che si protraeva da ormai quattro ore, stava giungendo fortunatamente al termine, molti di questi uomini in fuga dal ricevimento si voltarono stupiti sentendo il suono inconfondibile di una materializzazione risuonare nell’aria.
 
C’era qualche invitato che non era al ricevimento e che arrivava proprio in quel momento, quando la maggior parte di quelli presenti non desiderava altro che tornare a casa propria e mettersi in pantofole?
 
Prima che le figure misteriose emergessero dal folto della boscaglia selvaggia, una voce infantile ed entusiasta giunse alle loro orecchie.
-Quella è una casa?-
-Già. È davvero…- le fece eco una voce maschile, morbida, vagamente disgustata.
-Fantastica!- esultò la stessa voce infantile udita in precedenza, mentre gli invitati misteriosi e ritardatari entravano nel perimetro del giardino della Tana, sgombro da erbacce, illuminato dalla luce soffusa di alcune lanterne svolazzanti color  lavanda  e riscaldato da un incantesimo potente, dando la sensazione di trovarsi in una tiepida giornata di settembre.
Gli occhi di Harry, che si era voltato verso la fonte dello stupore generale dei propri interlocutori, si sgranarono, riconoscendo nelle tre persone che aveva davanti la propria migliore amica con il suo odioso fidanzato e l’adorabile figlia di quest’ultimo.
-Hermione?- chiese con stupore, guadando con apprezzamento innocuo le forme dell’amica ben delineate dal vestito, che con il sapiente gioco di luci ed ombre del pizzo la rendeva una naturale calamita per gli occhi.
-In carne e ossa.- si schermì Hermione, salutandolo con un bacio sulla guancia.
-Più carne, direi.- si lasciò scappare Harry, guardando i fianchi morbidi dell’amica, abilmente sottolineati dalla stoffa del vestito e dalla postura obbligata a cui i tacchi alti la costringevano.
-Potter, attento a come parli della mia donna.-
Harry gli rivolse un cenno con la testa che, con molta immaginazione e tanta buona volontà, poteva essere equiparato ad un sorriso e depose una carezza sul capo di Altair, che gli sorrise con timidezza. Harry si chinò alla sua altezza, le mormorò qualcosa all’orecchio, poi la prese per mano e la condusse in un angolo del giardino, dove un bambino dai capelli azzurri e una bambina bionda, poco più grandi di Altair, stavano attaccando impietosamente un giovane uomo dai lunghi capelli rossi.
-Quello è Charlie, uno dei fratelli di Ronald. Vive in Romania e studia i draghi.- illustrò Hermione, dopo aver abilmente distolto l’attenzione da sé con uno sguardo capace di far rabbrividire Minerva McGrannit in persona –I due bambini sono Victoire e Ted, il figlio di Lupin. Credo sia un cugino alla lontana di Altair, giusto?- domandò Hermione, incespicando negli alberi genealogici delle famiglie Purosangue.
-Già.-
Un urletto stridulo squarciò il mormorio che si era ricreato  dopo la piccola pausa che era succeduta al loro arrivo, e un fulmine dai capelli rossi e tacchi a spillo sfrecciò attraverso il giardino, correndo ad abbracciare la nuova arrivata.
-Grazie grazie grazie!- le bisbigliò ad un orecchio, stritolando Hermione nel proprio abbraccio marca  Donne-della-famiglia-Weasley  -Mi hai salvata da Lavanda.- mormorò Ginny con gratitudine, poi, prendendola per mano, le fece fare un giro su stessa e ne ammirò l’abito, fischiando di ammirazione -Stupendo, poi mi dirai dove l’hai preso.- Ginny rivolse un saluto secco a Draco, prese l’amica sottobraccio e la condusse sotto il gazebo, facendo lo slalom tra i tavoli e gli invitati.
–Venite, vi porto dallo sposino e dalla sua adorabile mogliettina.- ironizzò con astio, camminando a passo di marcia e trascinando dietro di sé Hermione, decisamente meno abile sulle proprie scarpe di quando non lo fosse la signora Potter.
-Ginny, smettila di procedere come un carro armato.- la trattenne per un braccio e Ginny, voltandosi, ridacchiò nel vederla ondeggiare in modo pericoloso –Che è successo con tuo fratello?- indagò, percependo odore di baruffa.
-Nulla, è sempre il solito idiota immaturo ed egocentrico.- sibilò Ginny, riprendendo la propria marcia.
-Complimenti, Rossa, non avrei saputo dirlo meglio.- si complimentò Draco e Ginny gli rivolse un sorriso d’intesa al di sopra della spalla, rallentando solo quando giunse alle spalle del proprio obiettivo, artigliandolo come un’aquila con la propria preda inconsapevole e predestinata.
-Ron-Ron- lo richiamò, dandogli una leggera spinta tra le scapole,  assolutamente involontaria  -guarda chi è arrivato.-
Lo sposo, interrompendo la conversazione con l’unico gemello sopravvissuto alla guerra, si voltò verso la voce ben conosciuta della sorella per ricordarle, una volta in più, di non chiamarlo con quel nomignolo che odiava. Si voltò, furioso, e rimase immobile, come impastoiato, con la bocca aperta e la risposta secca che si era bloccata in gola.
Davanti a lui, Hermione lo guardava con indifferenza e accanto a lei, con un completo scuro che cadeva perfettamente sulle spalle ampie, Draco Malfoy le teneva un braccio mollemente appoggiato sulle spalle, stringendola possessivamente e guardandolo con un ghigno perfido.
-Che cosa ci fa lui qui?-
Ron saltò i saluti, troppo impegnato a ribollire di rabbia per il completo sartoriale di Malfoy che già a miglia di distanza sembrava sminuire la fattura dozzinale del proprio.
-Mi sembra abbastanza ovvio.- sputò Hermione con superiorità, freddamente –Tu mi hai invitato, oserei dire con insistenza, al tuo matrimonio e la tua dolce consorte ha specificato su ogni biglietto che l’invito si estendeva anche al mio compagno. Lui è il mio fidanzato, quindi possiamo dire che l’abbia invitato tu stesso.- concluse.
-Gentile da parte tua, Weasley.- ringraziò Draco, beffardo. Affondò una mano in una tasca dei pantaloni, portando avanti una sfida di sguardi taglienti con Weasley, consapevole di avere, come sempre, la vittoria in pugno.
Ronald Weasley era sempre stato troppo ottuso, troppo impulsivo, troppo insicuro di sé per poter portare avanti una discussione feroce o una sottile sfida di insulti con chiunque. Con lui non contava elaborare insulti fantasiosi che attaccassero la sua famiglia, era molto più efficace la capacità di affondare il coltello nella piaga mai rimarginata del suo senso di inferiorità, inadeguatezza, insoddisfazione.
Draco, in questo, era sempre stato un maestro raffinato.
-Amoruccio, mia madre…-
Lavanda arrivò, zampettando sui tacchetti delle scarpe di vernice bianca, ma si arrestò non appena vide i nuovi arrivati. Lo sguardo indispettito che rivolse a Hermione saettò, allucinato e sorpreso, su Draco, scivolando dalla testa bionda ai piedi calzati da scarpe di pelle conciata a mano, ammirandone con invidia il fisico asciutto e la pallida bellezza del viso, valorizzata dagli abiti scuri.
Mai si sarebbe aspettata di vedere Hermione al braccio di un uomo bello e affascinante come Draco Malfoy, poco importava il suo passato discutibile.
Aveva immaginato di potersi gustare il ghiotto e succulento pettegolezzo di Hermione Granger che si presentava al proprio matrimonio abbrutita e sola, al massimo in compagnia di un topo da biblioteca come lei, dal naso adunco, gli occhiali spessi come fondi di bottiglia e i capelli untuosi da far concorrenza a quelli di Piton.
Invece, la secchiona di Hogwarts le stava davanti sprizzando soddisfazione, bellezza e felicità da ogni centimetro del suo costoso e ricercato abito.
Lavanda si rimangiò la frase che stava per pronunciare, gonfiando le guance nel tentativo, quanto mai vano, di moderare l’eccesso di collera che sentiva montare dentro di sé. Sentì le lacrime pungerle gli occhi.
Quel giorno doveva essere suo e suo solamente e invece Hermione e il suo perfetto fidanzato –si sentiva in colpa a pensarlo con Ron accanto, ma il magnetismo che Draco e la sua sicurezza sfrontata esercitavano sulle donne era innegabile- erano venuti lì, con la chiara intenzione di far vedere a tutti che erano un po’ troppo al di sopra dei neosposi, intellettualmente o economicamente, per mischiarsi con uno come Ron.
Hermione scorse chiaramente il lampo di amara invidia negli occhi non troppo svegli di Lavanda e, pur non conoscendone l’origine, se ne sentì in parte dispiaciuta. Forse la sua presenza lì aveva fatto tornare alla mente di Lavanda ricordi del senso di inferiorità che aveva sommerso lei e Ron negli anni di scuola, in cui il confronto con la popolarità di Harry e con il talento innegabile di Hermione stessa erano stati più lampanti, ma vi era un particolare che Lavanda sembrava aver dimenticato, almeno temporaneamente.
L’insistenza e la cattiveria con cui Lavanda aveva rimarcato più volte, nel mandarle ripetutamente l’invito, la sua condizione di ragazza sola e cornificata, era stata la sola e unica ragione che aveva spinto Hermione a partecipare a quell’evento dalla dolcezza nauseante, come nauseante era la presenza asfissiante delle decorazioni color lavanda.
Lo sapeva Hermione e lo sapeva anche Lavanda.
-Lavanda, sei bellissima.- si complimentò Hermione -Congratulazioni.-
Lanciò ai neosposi un sorriso a trentadue denti, sentendo la mascella incrinarsi nello sforzo di produrre quel surrogato di amabile cordialità, poi li aggirò e andò a salutare il resto della famiglia Weasley che li aveva raggiunti.
 
Nei primi mesi dopo la loro rottura, Molly era stata molto arrabbiata con Hermione, che aveva lasciato il suo amato figlio accusandolo di tradimento. Quando Ron si era presentato, nemmeno due mesi dopo, al braccio di una Lavanda più ridacchiante che mai, Molly aveva capito che quelle accuse infondate, tanto infondate non erano.
Amava il suo ultimogenito maschio come ogni altro figlio, ma aveva visto crescere nei suoi occhi una freddezza e un odio verso il mondo tale, che ne era rimasta davvero impressionata.
Negativamente.
Del suo piccolo Ron, quello genuino e sincero, non era rimasto poi molto, e non poteva pretendere che Hermione continuasse ad amare un uomo così rabbioso e rancoroso, con un gelo negli occhi che non aveva mai visto nemmeno nel giovane biondo che le aveva appena fatto un piccolo inchino.
Draco Malfoy in persona aveva messo piede in casa sua, con un sorriso di cortesia sul volto e nessuna bacchetta nascosta dietro la schiena. Incredibile.
Molly, imitata dal marito, abbracciò un po’ goffamente la ragazza, guardandola con rammarico nel fare il confronto inevitabile con la nuova nuora, che non si era ancora inserita nella famiglia Weasley.
-Hermione, ho letto la tua ricerca e devo dire che l’ho trovata estremamente interessante.- si congratulò con piglio serio e ammirato Percy, accennando un piccolo inchino galante –Vorrei chiederti una breve spiegazione riguardo al capitolo 3, paragrafo 7, perché…-
Hermione sentì una mano stringerla all’altezza del gomito, con una rudezza inconfondibile. Hermione si voltò verso Ron, scrollandolo dal proprio braccio con stizza e fastidio.
-Vieni, dobbiamo chiarire due cose.-
Hermione lo guardò scettica, con un sopracciglio aggrottato e sollevato, senza accennare a muovere un passo per allontanarsi dalle orecchie di chi era troppo vicino a loro.
-Non c’è nulla di cui parlare. Mi hai invitato, sono venuta. Hai sottolineato che potevo portare anche un accompagnatore, così è stato.- gli fece notare, senza preoccuparsi di abbassare il tono di voce e di nascondere la propria collera –Se poi eri fermamente convinto che nessuno mi avrebbe mai filato perché sono un topo di biblioteca e sono sciatta e brutta e la presenza di Draco ti ha infastidito, non so che farci.-
Sollevò le spalle, indifferente, mentre la mano di Draco si chiudeva intorno alla propria.
Un senso di sollievo e sicurezza si propagò in lei, mentre le sue dita percepivano l’umido calore tra le dita della mano grande di Draco, il piccolo callo che la piuma gli aveva causato sull’indice, il polsino della camicia che le solleticava il polso e l’anello dei Malfoy che, freddo come ghiaccio, premeva contro le sue nocche.
Erano piccoli dettagli rassicuranti, che Hermione percepiva senza bisogno di cercarli e che le facevano comprendere la misura in cui, per lei, stare al fianco di Draco era diventato estremamente naturale, molto più di quanto non lo fosse stato stare al fianco di Ron.
Il carattere brusco ma sincero di Draco era infinitamente meno problematico del complesso di inferiorità che affliggeva Ron.
Richiamato da altri invitati e colleghi di lavoro, gli sposi si allontanarono e ben presto anche il gruppo di cordiali teste rosse che li aveva circondati si disperse. Draco si guardò intorno alla ricerca della figlia, ma la sua ricerca si concluse quasi subito, quando Harry e Charlie Weasley attraversarono di corsa la pista da ballo, ridendo come pazzi, inseguiti da Ted, Victoire e Altair.
-Prendiamoli!-
Brandendo minacciosamente due bacchette arancioni, prodotto dei Tiri Vispi Weasley, i bambini attraversarono la pista da ballo, seminarono il panico tra gli invitati, che già si immaginavano disastrosamente ricoperti di sostanze viscide e maleodoranti, e scomparvero nel retro del giardino.
Un urlo maschile comunicò al mondo che il grande Harry Potter era caduto gloriosamente in battaglia.
 
Draco scosse la testa scettico, sperando che nessuno informasse mai sua madre del comportamento esuberante di Altair in occasioni pubbliche, e, presa per mano Hermione, la condusse sulla pista da ballo, mischiandosi e nascondendosi dietro altre coppie. La strega si guardò intorno, allarmata, controllando che nessuno stesse prestando troppa attenzione a lei e al suo appariscente fidanzato.
-Draco, io non so ballare.- gli sussurrò, come per avvertirlo che se si fosse ostinato con quella sua decisione non avrebbe ottenuto altro che farsi pestare i piedi.
-Ma io sì.- si compiacque Draco. Le passò una mano dietro la schiena e l’attirò contro di sé, prendendole una mano e sollevandola all’altezza del loro viso. Le posò un bacio all’interno del polso.
Le fece un occhiolino complice e poi, con una leggera spinta del proprio bacino contro quello della ragazza, le indicò in quale direzione muoversi. La guidò in una successione di passi elementari e giravolte, estremamente semplici ma di gran lunga più consapevoli del dondolare scomposto della maggior parte degli improvvisati ballerini che li circondavano.
Solo un paio di coppie di anziani coniugi ballavano, combinando sapientemente passi e giri, figli di un’altra epoca, quando il ballo da sala era ancora uno dei fondamenti dell’istruzione dei giovani.
Ron, ricordò con una fitta di malinconia Hermione, era a stento capace di non amputare i piedi della sua dama.
-Dove hai imparato a ballare?-
Draco, a quella domanda, parve sinceramente a disagio. Lasciò vagare lo sguardo ovunque intorno a loro, poi lo abbassò su di lei, stringendola meglio contro di sé, avvicinandola fino a che non percepì le rotondità dei suoi seni premere contro il proprio petto.
-Io e Astoria abbiamo seguito qualche lezione prima del matrimonio. Sai, per aprire le danze.-
-A quanto pare, la lista di cose per cui devo ringraziare tua moglie si sta allungando rapidamente e in poco tempo.- sbuffò Hermione, irritata e contrariata da tale constatazione, distogliendo lo sguardo dal viso di Draco.
-Astoria è la mia ex moglie, non farmelo ripetere ancora.  Ex.  Altrimenti non sarei qui con te adesso, non ti pare?- Hermione annuì, passando le braccia intorno alla sua vita e affondando il viso contro la sua spalla. Subito la mano di Draco le coprì la nuca e la premette maggiormente contro la propria clavicola. –Per inciso, l’unica cosa di cui dovresti ringraziare Astoria è questo vestito. Ti sta da favola.-
Hermione bofonchiò un ringraziamento e con uno scappellotto ben assestato allontanò la mano che Draco aveva incautamente posato sul suo fondoschiena. La risata del mago si disperse nei suoi capelli, riscaldandole la cute con il suo respiro caldo e umido. Draco continuò a condurla nel ballo, facendola volteggiare per la pista da ballo.
Hermione ricordò la scena di un vecchio film.
 
“Le girerà la testa con tutte quelle giravolte.”
“La testa non gira se si guarda il proprio cavaliere negli occhi.”
 
Ed era vero, con gli occhi fissi in quelli di Draco, Hermione non vedeva altro.
E poco importava che avesse l’espressione beata di una persona ubriaca che abbia avuto la migliore delle allucinazioni, poco importava che il ritmo con cui si muovevano fosse poco adatto alla musica che era seguita al valzer, poco importava che da qualche parte una chioma di capelli rossi, rancorosa e inconfondibile, si fosse allontanata stizzita.
Tutto ciò che voleva, l’unico uomo che voleva, la stava stringendo nell’unico abbraccio che la faceva sentire completa e se stessa al contempo.
Poco a poco, nei mesi passati, le insicurezze sulla propria inadeguatezza e inferiorità nei confronti di Astoria e delle donne che Draco aveva avuto in precedenza erano scomparse e si limitavano ad affiorare di tanto in tanto, in momenti in cui il confronto con l’ex moglie di Draco le appariva inevitabile.
Questi strascichi di insicurezza avevano, però, il proprio lato positivo e vantaggioso, specie quando Draco la rassicurava con carezze più dolci e baci più avvolgenti che mai, con occhiate profonde e rassicuranti come non se ne erano mai scambiate.
Occhiate che erano in tutto e per tutto simili a quelle che, dimentichi del mondo circostante, si stavano scambiando in quel momento.
-Se continuo a guardarti così, temo che ti ucciderò per autocombustione spontanea.- la prese in giro, accarezzandole una guancia arrossata con le nocche della mano.
-Correrò questo rischio.- affermò coraggiosamente la strega. Il commento di Draco le parve da manuale.
-Grifondoro fino al midollo.-
La musica si animò improvvisamente, mentre i componenti della piccola orchestra si alzavano in piedi a abbandonavano i propri rigidi spartiti per una musica che Hermione aveva già sentito, forse in un film, forse in una pubblicità alla televisione.
-Non sei così male a ballare.- si complimentò Draco –Insomma, mi hai pestato i piedi solo una cinquantina di volte, poteva andarmi peggio.- soggiunse, preoccupato per quella prospettiva apocalittica.
-Beh, non puoi pretendere che sia perfetta, non ti sembra? Insomma, sono intelligente, gentile, perspicace, simpatica e bella…- enumerò sulla punta delle dita, un sorriso divertito che le splendeva in volto mentre elencava tutte le caratteristiche positive che le venivano in mente e che, tuttavia, non era certa di possedere in quantità sufficiente a vantarsene.
Mentre Hermione era distratta e guardava, al di sopra della propria spalla, Ginny che ballava Ted, riconoscibile dai suoi capelli fosforescenti, Draco ne contemplò i tratti rilassati del viso, su cui erano perfettamente riconoscibili i segni di un sorriso che partiva dalla bocca e si propagava poi agli occhi e ad ogni altra leggera ruga d’espressione del viso.
Hermione, ora che aveva archiviato il confronto con i novelli sposi e ne era uscita vincente e senza nemmeno un graffio nella sua autostima, era visibilmente più rilassata e sembrava godersi quel ricevimento come una festa, ridendo con Ginny e con Harry e approfittandone per riallacciare i rapporti con la famiglia Weasley in generale.
Draco, nonostante sentisse l’insofferenza per non trovarsi nel proprio ambiente naturale, aveva cercato di adattarsi, di mantenere la calma e di concentrarsi solo su Altair, che stava incredibilmente stringendo amicizia con il figlioccio di Potter, e su Hermione.
Vederla così contenta e così bella era una soddisfazione di per sé e contribuiva a creare un certo turbamento in lui, ma tale soddisfazione non escludeva a priori che potesse ricavarne un vantaggio.
Tornati a casa, avrebbe avuto modo di riscuotere la propria ricompensa.
-Non pensare che sia venuto al matrimonio dei Pezzenti per puro altruismo.- le biascicò all’orecchio.
-Oh, lo so. Sei venuto perché ti diverti a vedere Ronald schiacciato dalle proprie insicurezze.-
-Già, e anche tu, dato che non ti sei fatta problemi a risultare acida come uno yogurt scaduto.- le rinfacciò e Hermione arrossì, colta con le mani in quella marmellata che era il senso di rivalsa nei confronti di Ron, della mancanza di tatto che più volte le era pesata nel corso degli anni.
-Touché.- ammise, accusando il colpo.
-Comunque sono venuto anche perché volevo che ti prendessi la rivincita che ti spetta. Non sopporto di vederti abbattuta per quell’idiota, per nessun idiota. Nemmeno per me.- si scusò ancora una volta, indirettamente ma in modo ampiamente comprensibile da un cervello infaticabile e reattivo come quella di Hermione. La strega gli diede un bacio sulla spalla.
-E comunque non era a questo che volevo arrivare.- lo sguardo di Draco e la piega delle sue labbra assunsero improvvisamente una sfumatura pericolosa, famelica, mentre le sue labbra si posavano contro l’orecchio di Hermione, sentendola tremare sotto la propria bocca e le proprie mani.
-Stasera, a casa, prenderò la mia ricompensa.- ringhiò, minaccioso e suadente, insinuante quanto era sufficiente a farla tremare d’aspettativa –Sarà una ricompensa estremamente piacevole, per entrambi.- puntualizzò.
Hermione, le labbra dischiuse per ciò che un semplice tono di voce era riuscito ad insinuare in lei, lo guardò con occhi allucinati. Si sentiva scombussolata dall’interno, come solo il desiderio di Draco e di un’unione intensa e assoluta con lui poteva scombussolarla.
Doveva ammettere, inoltre, che lei stessa aveva pensato ad un modo per ricompensarlo del fatto che si fosse sacrificato a venire lì con lei, in mezzo a persone che solo dopo un trapianto di personalità avrebbe potuto apprezzare.
Le sue stesse idee, dopo alcune ipotesi insoddisfacenti, erano giunte a considerare che nulla sarebbe stato più adatto che concedersi a lui in modo particolare, totale, magari informandosi su qualche libro specializzato che potesse darle qualche consiglio in più.
Forse ad occhi esterni, Hermione se ne rendeva conto, quell’idea sarebbe potuta apparire squallida, simile al pagamento di una prostituta particolarmente riconoscente e dedita alla causa, ma lei sapeva che non era così.
Draco era un uomo riservato, di poche parole, che difficilmente esprimeva i propri sentimenti con parole chiare e dirette, i cui occhi penetranti come lame rendevano difficile anche confessare ciò che si provava.
Il modo più semplice ed efficace, per comunicare e condividere i propri sentimenti con Draco, senza balbettare come una stupida, era l’atto fisico. Era fare l’amore con lui, stringerlo, farlo sentire amato, compreso, protetto, come un bambino. Perché in fondo Draco era questo, un bambino insicuro che, come le aveva confessato sulla spiaggia, aveva paura di essere abbandonato per il pessimo carattere che sapeva di avere, che temeva di rimanere solo come era già accaduto in passato.
L’atto sessuale, con Draco, non era solo piacere fisico, era donazione completa di sé, era condivisione di pensieri e parole che sgorgavano dagli occhi molto più di quanto non fosse possibile a parole.
Fare l’amore con Draco, Hermione l’aveva sperimentato sulla propria pelle e ancora stentava ad abituarsi, era come sentire le sue emozioni scorrerle sulla pelle, insinuarsi dentro di lei, infiltrarsi nella sua mente.
Ogni suo bacio era una dichiarazione d’amore, ogni carezza era la rassicurazione che non avrebbe mai fatto un errore madornale come quello che l’aveva spinto ad accogliere ancora Astoria in casa propria, ogni movimento irruente era un’affermazione di possesso, ogni affondo dentro di lei era un tentativo di arrivare più vicino di quanto fosse umanamente possibile.
Solo Draco era stato capace di trasmetterle sensazioni simili, lui e solo lui.
-E ciò che accadrà stanotte sarà più di qualsiasi cosa tu abbia sperimentato in questa o in altre vite.-
-Sembri piuttosto sicuro di te.- lo canzonò. Lui sorrise.
-Oh, sì, lo sono.- le promise.
Con una mano, con irruente gentilezza, sospinse la testa di Hermione ancora contro il proprio petto, continuando a ballare al ritmo lento della musica avvolgente che scaturiva dagli strumenti dell’orchestra, cullato dalle carezze di Hermione sul proprio collo, chinandosi ogni tanto per baciarle le labbra.
-PAPI!!!-
La soave voce di Altair, trillante e cristallina, interruppe l’idillio privato dei giovani. Come un fulmine, Altair evitò le coppie che ballavano e si fiondò da loro, allungando le braccia verso il padre per farsi prendere in braccio.
Draco sostenne il corpo leggero ma agitato della figlia con un braccio, mentre con l’altro stringeva Hermione, in un gesto identico a quello che aveva già fatto da sfondo al loro primo bacio, in una notte di Halloween fredda e suggestiva. Non si scompose minimamente nell’udire un brusio stupito in sottofondo, forse prodotto da quanti ritenevano impossibile che chi avesse vestito un mantello nero e portasse un marchio sul braccio potesse provare sentimenti umani.
Forse accortasi della mascella tesa del padre, Altair gli diede un bacio sulla guancia, accarezzandolo con la mano libera, quella che non era sprofondata nei suoi capelli lisci.
-Allora, amore, ti stai divertendo?-
Draco sorrise, vedendo che anche Hermione aveva alzato il viso nell’udire quell’appellativo. Non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto Cruciatus, testarda e orgogliosa e femminista com’era, ma Draco sapeva che moriva dalla voglia di sentirsi chiamare così.
 
Magari l’avrebbe accontentata, in un futuro non troppo lontano.
 
-Vik e Ted sono simpaticissimi! E zio Charlie studia i draghi! E mi ha detto che una volta Harry ha combattuto contro un drago e ha vinto! Harry è fortissimo, nemmeno Ted l’ha sconfitto nel gioco dei pirati.-
Draco emise un basso verso sofferente, nell’udire quella serie di informazioni che, a conti fatti, potevano riassumersi nel fatto che Altair stesse socializzando con il nemico.
-E poi, Ted ha detto che quando siamo più grandi come te e Hermione anche noi due ci sposiamo!-
Il ballo di Hermione e Draco si interruppe. Lo sguardo della strega corse veloce al viso di Draco, che appariva di una sfumatura tendente al Verde Melma del Lago Nero. Preoccupata, con una mano gli lambì la mascella e la guancia, abbracciandolo forte per trasmettergli la propria solidarietà, cercando soprattutto di nascondere il sorriso incontenibile che stava facendo capolino sul suo viso.
-Papi, stai bene?- non vedendolo rispondere, Altair gli schiacciò il naso, esortando una reazione di qualsiasi tipo.
-Sì. Che dicevi dei draghi, tesoro?- riprendendo un po’ del proprio già pallido colorito, Draco cambiò abilmente argomento, con voce un po’ stridula e strozzata.
Altair iniziò a chiacchierare e dietro di loro Ginny, che stretta ad Harry aveva sentito tutto, disse qualcosa a proposito di quanto fosse bello l’amore infantile, quello che nasce e dura per sempre.
Staccando la mano dalla schiena di Hermione, Draco le indirizzò un gesto triviale con la mano, tentando di comunicare quanto non apprezzasse quella battuta.
-E Harry ha detto che domenica porta me e Ted allo zoo babbano!-
Con un grugnito di sofferenza profonda, Draco si trovò schiacciato tra l’abbraccio euforico ed entusiasta di Altair intorno al collo e quello incoraggiante e nascostamente soddisfatto di Hermione intorno alla propria vita.
Già sul punto di maledire Merlino e la pessima influenza che aveva sulla sua vita, Draco si rimangiò tutto quando le sue due donne, così le aveva soprannominate, lo baciarono ciascuna su una guancia.
Lontano dal loro mondo, Ronald e Lavanda Weasley stapparono una bottiglia si champagne.
 



Epilogo
 
La camera era illuminata dalla lampada su comodino, che attraverso il paralume di vetro spandeva una soffusa luce, che bagnava, calda e avvolgente, familiare, i muri della camera da letto di Draco.
Un forte gemito, incontenibile, rimbombò nella stanza altrimenti silenziosa.
Draco si leccò le labbra, affamato.
Risalì dal proprio lauto banchetto mentre il corpo sotto di lui tremava, colto da spasmi incontrollabili, forti, dolorosi nella loro intensità.
Dita tremanti, contratte nel piacere, si artigliarono ai suoi capelli.
Nella sua risalita lenta, la bocca di Draco si fermò sul seno della propria amante, turgido e duro, rosso per il trattamento che aveva già ricevuto, suggendolo come un bambino, mentre i gemiti e gli ansiti soffocati, poco distanti dal proprio orecchio, lo incitavano e gli suggerivano come proseguire la sua lenta tortura.
Ne assaporò la forma sfuggente con la bocca e la morbidezza circostante con una mano, mentre l’altra scendeva verso luoghi già scoperti e che, tuttavia, non si sarebbe mai stancato di esplorare.
Il corpo femminile che stava deliziando con i propri tocchi sapienti si agitò sotto di lui, frenetico, impazzito, scalpitante, mentre una voce arrochita invocava una tregua senza desiderarla realmente.
Le sue labbra ne trovarono altre, ugualmente affamate e voraci, prima ancora che si accorgesse di essersi allontanato dal proprio precedente obiettivo.
Affondò la lingua in una bocca arida e umida al contempo, accogliente e perfettamente in sincronia con la propria, intrecciandosi con la propria gemella al ritmo frenetico di un bacio soffocante.
Si staccò dalla meravigliosa bocca che l’aveva conquistato, rotolando supino sul letto e trascinando sopra di sé il corpo nudo che l’aveva ammaliato.
-Non so se questo sia il momento più adatto a quello che sto per dirti.- confessò, il bacino inarcato e proteso verso l’alto in cerca di attenzioni, carezze, baci che sarebbero arrivati presto.
Godette del piacere intenso che lo sommerse, trascinandolo in un abisso scuro e luminoso, dove tutto aveva una sola forma, i contorni nitidi di una figura che non avrebbe mai potuto dimenticare.
-Allora non dire nulla.-
Il volto di Hermione comparve sopra il proprio, i capelli che cadevano ai lati come cortine del palcoscenico di un teatro, solleticandogli il viso. Subito, le mani di Draco corsero lungo il corpo della ragazza, stringendo i seni con desiderio.
-No, è importante. E non te l’ho mai dett…-
La voce si ruppe sull’ultima vocale, costringendolo ad un ansito animalesco di cui, in seguito, sarebbe andato davvero poco fiero.
Hermione, sopra di lui, fermò i propri movimenti, osservandolo attenta e curiosa da tale importante serietà.
-Ti amo.-
Immediatamente, come scottato, Draco distolse lo sguardo, concentrandosi sul ventre piatto della fidanzata, accarezzandolo con la punta delle dita, mentre pensieri incoerenti e confusi ronzavano nella sua testa.
-Mi sembra giusto.- fu la risposta sibillina di Hermione a convincerlo a riportare la propria attenzione su di lei, che lo guardava con gli occhi scuri scintillanti alla luce della lampada, che lo guardava divertita, che lo guadava emozionata.
Scese su di lui, lentamente, accogliendolo dentro di sé come qualcosa di molto prezioso, guidata e aiutata nei movimenti dalle mani di Draco sui fianchi. Come colpito da una scarica di adrenalina, Draco invertì le posizioni, incombendo su di lei.
-Anche io ti amo.-
Le fronte corrugata e preoccupata di Draco si rilassò all’istante, mentre il suo sorriso tornava ad essere impertinente e le sue mani impudiche.
Si spinse in profondità dentro di lei, strappandole un grido di estasiato godimento, mentre tendeva una mano verso la lampada, troppo lontana per essere spenta manualmente.
-Nox.-



Note di fondo
 
Era aprile, ma sarebbe potuto essere gennaio o luglio, non sarebbe cambiato nulla.
La mattina li avrebbe accolti così, abbracciati e intrappolati tra lenzuola stropicciate, le teste sui cuscini caldi di sonno e le ciglia abbassate sui loro sogni.
Era mattina tardi, ma sarebbe potuto essere anche l’alba, non sarebbe cambiato nulla.
In nessun modo i raggi del sole sarebbero riusciti a strapparli dal sonno profondo e colmo di stanchezza che inevitabilmente faceva da strascico ad una notte piena di chiacchiere e di biscotti al cioccolato.
Era domenica, ma sarebbe potuto essere anche lunedì o giovedì o un giorno qualsiasi, non sarebbe cambiato nulla.
Difficilmente e solo per motivi estremamente seri avrebbero passato una notte lontani.
Il proprio letto, senza l’altro, sembrava incredibilmente freddo e vuoto.
Poi un trillo e tutto quell’idillio cambiò repentinamente, a cominciare dalla botta rumorosa che mise a tacere la sveglia, scaraventandola con rabbia giù dal comodino.
Si udì un grugnito maschile e un gemito di odio profondo, a stento attribuibile ad un esponente del gentil sesso.
-Amore mio, luce dei miei occhi, gioia del mio cuore.-
Fin dall’esordio delle parole di Draco, Hermione si insospettì, aprendo gli occhi su di lui e lanciandogli un’occhiata intimidatoria.
Avevano dormito a stento un paio d’ore e lei decisamente non aveva voglia di scherzare.
-Unica ragione della mia vita- continuò imperterrito Draco, sbadigliando prima di continuare –Ti spiacerebbe togliere la tua coscia dai gioielli di famiglia?-
-Vedo che i biscotti al cioccolato che hai divorato stanotte non ti hanno addolcito.- commentò Hermione, caustica, sistemando la camicia da notte intorno al proprio corpo e sistemandosi supina nella propria metà di letto.
-Che bugiarda, hai mangiato metà pacchetto.-
-Ma se quando ci ho provato, mi hai buttato giù dal letto!-
Era una domenica mattina di aprile, ma sarebbe potuto essere anche un mercoledì sera di novembre, non sarebbe cambiato nulla.
Loro due avrebbero trovato ugualmente un modo per bisticciare.
Poi, dei colpi sulla porta della camera e tutto cambiò di nuovo.
Draco ed Hermione si scambiarono uno sguardo allarmato.
-Papi! PAPI!-
Non ricevendo risposta, Altair strillò più forte.
-PAPI, POSSO VENIRE NEL LETTONE CON TE?-
Le pareti tremarono.
Quella bambina aveva dei polmoni decisamente potenti.
-Altair, aspetta un attimo che mi vesto.-
Il tempo di finire una frase, ed entrambi erano già in piedi. Draco aggirò il letto e si avvicinò ad Hermione, che si passava le mani nei capelli, visibilmente ansiosa.
-Merda merda merda!- imprecò, pestando un piede –Devo materializzarmi via di qui.-
Si guardò intorno alla ricerca della propria bacchetta, indossando un maglione di Draco sopra la camicia da notte con cui aveva dormito quella notte. Draco sollevò un paio di camicie dalla poltroncina sotto la finestra, poi entrambi dovettero arrendersi all’evidenza.
-Hermione, la bacchetta non c’è.-
-Cavolo, devo averla lasciata giù in cucina, quando sono andata a prendere il succo di zucca.-
Hermione si guardò intorno, occhieggiò per un attimo la bacchetta scura di Draco ed immediatamente scartò l’idea. Non era il caso di rischiare di spaccarsi a metà usando una bacchetta mai provata prima e non era nemmeno del tutto sicura che Draco le avrebbe concesso di usarla.
-Facciamo così.- Draco le mise le mani sulle spalle –Torna a letto e facciamo entrare Altair, tanto siamo vestiti.-
-E poi?-
-Poi nulla, vediamo che succede.-
Hermione lo guardò allibita, incredula che avesse avuto un’idea così poco brillante. Senza avere il tempo di dire  Quidditch, si ritrovò spinta sul letto e sommersa dalle coperte che Draco le aveva lanciato in testa. Si districò a fatica, sbuffando come un Dorsorugoso infuriato.
Con un ultimo sguardo di ansiosa aspettativa, in trepidazione, Draco aprì la porta.
Altair guardò il padre, che a sua volta la guardava apprensivo, con espressione stralunata.
Con qualche difficoltà, sollevò la palla di pelo che portava sottobraccio e la mostrò al padre, che subito l’identificò con un contrariato Grattastinchi.
-L’ho trovato che dormiva sul mio letto sopra i miei piedi.- si giustificò la piccola Malfoy, poi mosse un passo per entrare in camera.
Si fermò.
Seduta sul letto, con le ginocchia strette al petto e un sorriso incerto sul viso, Hermione si sistemò una ciocca riccioluta dietro l’orecchio. Altair ricambiò lo sguardo con il visino corrucciato nello sforzo di capire.
Draco si affrettò a imbastire una spiegazione accettabile.
-Hermione non trovava più Grattastinchi e si… sentiva sola.- improvvisò, ricevendo uno sguardo pietoso da parte di Hermione. Draco sollevò le spalle, come a dire che non sapeva proprio fare di meglio –E allora è venuta qui e abbiamo fatto quattro chiacchiere, ma poi era tardi e…-
A quel punto della spiegazione, Altair si stufò.
Si diresse con decisione verso il letto e, mentre uno sbadiglio la costringeva ad atteggiare le labbra piccole e rosee in una O perfettamente tondeggiante, con la mano che non stava sorreggendo Grattastinchi salutò Hermione.
Spinse il gatto sul letto e si arrampicò a sua volta, sbadigliando nuovamente. Dopo aver scacciato malamente Grattastinchi dal luogo che si era scelto, ma che era disgraziatamente per lui era lo stesso su cui Altair aveva messo gli occhi, la bambina gattonò fino a trovarsi tra i due cuscini e si infilò sotto le coperte calde. Si accoccolò sul petto di Hermione, con la testa posata sul suo seno, sotto lo sguardo ancora circospetto e incredulo dei due adulti. Hermione non esitò ad abbracciarla.
Draco imitò la figlia, passò un braccio dietro le spalle di Hermione, si mise comodo e subito si ritrovò con Grattastinchi acciambellato sullo stomaco.
-Non ti ci abituare.- lo avvertì, scatenando le risatine di Altair –E lo stesso vale per te.- la avvisò, tirandole una ciocca di capelli e facendola ridere più forte, mentre si nascondeva contro Hermione per ricevere aiuto.
In quel momento Draco Malfoy, mago dal passato complicato, padre modello, fidanzato perfetto –modestamente,  si compiacque- comprese una grande verità.
 
Sua figlia era una ruffiana.
 






 

TITOLI DI CODA           

Dopo dieci giorni, ecco il capitolo finale, con annesso epilogo, del  Mare d’Inverno.
Ci ho messo impegno, fatica, attenzione, cura e passione per scriverlo e spero che tute queste buone intenzioni traspaiano nella lettura.
Per il capitolo non vi era alcuna alternativa (volevo che ci fosse il matrimonio di Ron, come alcune di voi mi avevano chiesto), ma per l’epilogo avevo due possibili alternative, una delle quali comprendeva Grattastinchi e anche Altair. Ho scelto questo, perché mi sembrava più in linea con la sottile vena di passione che ho cercato di seminare per tutta la storia.
 
Lo dico, prima che qualcuno mi possa accusare di furto XD :

i personaggi qui citati (ad esclusione di Altair Malfoy che è mia creazione esclusiva) sono di proprietà di J.K.Rowling e sono stati usati da me senza alcuno scopo di lucro.
 
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito e hanno portato questa storia a quota 304 commenti e in particolare un ringraziamento speciale va a
imane, Harry Potterish, Elcherie, Lalaco, vielvisev, MissBallerina, BLUFLAME e grant per aver segnalato questa storia per le Scelte.
A voi va il mio ringraziamento più sentito.
 
Per me è stato un piacere e un onore scrivere per voi, spero che abbiate apprezzato il mio lavoro come io ho apprezzato la vostra gentilezza nel farmi sapere cosa ne pensavate.
Vi invito per l’ultima volta a commentare numerose (pensate che lo fate per una buona causa, salvare una studentessa universitaria depressa!!).
 
Un abbraccio, con tanto affetto
Giada
 
 
 
PROGETTI FUTURI:
Oltre agli spin off di cui vi avevo già parlato, ho altre storie in cantiere, long, raccolte e one shot. Ogni tanto date un’occhiata alla mia pagina! Per chi volesse, può dirmelo nel commento al capitolo e sarò felice di avvertirvi alla prossima pubblicazione.
Baci <3

 
 
 
 
 
  
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