“Quando l’innocenza è morta
e sepolta, questi saranno i momenti in cui guarderemo indietro. Siamo sotto una
luce che non scomparirà, sta arrivando il domani ma non cambierà niente, perché
certi giorni restano per sempre importanti. Il ricordo di stare qui con te è
uno di quelli che mi porterò per tutta la vita, perché certi giorni restano per
sempre importanti.”
The Wanted
-Draco?-
-Che c’è, Potter?- sospirò Malfoy, appoggiandosi con la
schiena contro un albero e socchiudendo gli occhi verso Harry a causa del sole.
-Dopo questo festival, mi vogliono ad una festa al
ministero.- disse Harry senza entusiasmo. Malfoy si alzò un po’, togliendosi
gli occhiali da sole e alzando le
sopracciglia.
-E cosa hai detto a Kingsley?- chiese, un po’ distante. Harry
scrollò le spalle con nonchalance.
-Gli ho detto che ci sarei andato.- disse, prendendo uno
sorso dalla sua bottiglietta d’acqua.
-Cosa? Perché l’hai fatto? Sai che dovrò venire con te e
tutti al ministero mi odiano!- disse Draco con rabbia.
Harry deglutì, annuendo ed alzandosi, facendo un cenno a
Draco di seguirlo così che nessun’altro ascoltasse la loro conversazione come
al solito.
-Tu sei il motivo per cui ho accettato. Tu vieni al ministero
con me, fai la tua magia e gli mostri l’uomo che sei diventato. Se riesci a
convincere me, Draco, puoi convincere loro, credimi.- disse Harry, mentre
camminavano.
Per essere la Scozia, il tempo era dannatamente glorioso. Gli
studenti più giovani punzecchiavano la Piovra Gigante nel lago, alcuni degli
studenti un po’ più vecchi andavano a nuotare e pomiciare tutto il giorno sotto
il sole. Gli studenti dell’ottavo anno,
invece, si rilassavano provando a tenere il passo con il loro pazzesco carico
di lavoro, incluso il festival.
Le cose si stavano ultimando, i palchi erano stati messi in
piedi e chiusi con incantesimi di guardia ministeriali così che nessuno degli
studenti potesse entrare, visto che le apparecchiature, le pedane e gli
altoparlanti erano stati portati dentro strettamente da operai e furgoni di compagnie
babbane. Perciò l’unica cosa che il consiglio studentesco, i due Caposcuola e
Draco e Harry dovevano fare era quella di restare fuori per supervisionare
quando arrivavano i nuovi carichi.
Se il sole durava abbastanza a lungo e tutto procedeva come previsto,
stavano per trovarsi in una settimana ‘migliore di quella di Glastonbury’, come diceva Draco. E ovviamente, il ragazzo
se ne stava prendendo tutto il merito… con
l’eccezione che le braccia possenti di Ron ed Hermione trascinavano dei pacchi
e delle casse enormi per tutto il giardino per metterli al loro posto ogni
giorno.
C’era voluto un sacco di tempo prima di avere un effettivo
lasciapassare dal ministero. C’era il problema dell’alcol tra giovani e del
fumo, la sicurezza e le regole. Avevano dovuto pure far firmare dei contratti
con quelli di Cooperazione Internazionale e con i dipartimenti di Controllo
degli Immigrati e delle creature magiche in caso qualche stupido idiota avesse
portato un biglietto in più per un cucciolo di Drago.
Tutti i numeri erano stati sistemati e avevano pure ordinato
i turni di servizio per i palchi e le loro performance. Le tende, i caravan,
gli chalet e le aree per il campeggio erano state chiuse sulle colline e le
foreste che circondavano il castello e gli era stato detto che, finché
l’edificio scolastico era mantenuto intatto insieme alla tomba di Silente,
potevano fare tutto quello che volevano con il posto.
L’unica cosa che dovevano ancora sistemare era un efficiente
processo di pulizia una volta conclusa la settimana.
Il festival era stato programmato per iniziare tra tre giorni
ma parecchi maghi e streghe avevano già iniziato a riempire Hogsmeade e i
villaggi vicini, restando negli hotel e nelle locande così da non dover
percorrere lunghe distanze solo il giorno prima.
Draco ed Hermione erano riusciti ad organizzare un accordo
per gli sconti con Madama Rosmerta così che non si
lamentasse sulla quantità di ragazzi residenti nel pub. Aberforth
era felice di accoglierli alla Testa di Porco ovviamente, almeno finché i ‘dannati
Neanderthal’ la smettessero di provare a dare la marijuana alle sue capre.
Oltre questi piccoli problemi, Hogwarts e le aree circostanti
stavano facendo soldi a palate per i turisti, mentre gli insegnanti e gli
studenti si preparavano per gli esami finali prima che iniziassero le vacanze.
Agli studenti era stato dato il permesso di assistere al
festival dal terzo anno in su e quasi tutti i ragazzi dai tredici anni in su
stavano restando nei rispettivi dormitori per la settimana del festival.
La Professoressa McGranitt non sarebbe rimasta per l’evento,
ma aveva nominato Piton come vicepreside e l’aveva convinto a sorvegliare i
ragazzi per la settimana, con un aumento di paga molto alto e un giorno di
permesso ogni venerdì. Lumacorno non era stato felice
di dover prendere una lezione in più nel suo calendario condiviso col Professor
Piton, ma di nuovo, il vecchio strambo era stato zittito con uno stipendio più
alto e la promessa di ananas candito ogni giorno per sei settimane da parte
degli elfi domestici.
-Non ne vorranno sapere niente, Potter, ascoltami bene. Mi
odieranno.- disse Draco in maniera apatica. Harry alzò gli occhi al cielo,
scuotendo la testa.
-Amico, sei sempre presuntuoso e arrogante e l’unica volta che
ti voglio sicuro di te è quando scegli di iniziare ad avere a cuore quello che
pensa la gente di te?- chiese Harry esasperato e Draco gli scoccò
un’occhiataccia.
La loro relazione era ancora un po’ tesa ma Harry non aveva
detto più niente riguardo al bacio nei giorni passati ed erano persino stati in
grado di avere un paio di conversazioni che non fossero ridicolamente
imbarazzanti.
Draco non era ancora più vicino a capire i suoi sentimenti
per Harry, o per la specie maschile in generale. Ma era sicuro di una cosa.
Voleva Harry Potter.. e non in modo amichevole del genere ‘voglio essere il tuo
migliore amico’. Ed era sicuro che la Granger lo
sapesse perché la beccava spesso a studiare le sue espressioni facciali e i
suoi movimenti quando pensava che lui non la stesse guardando. Lo metteva a
disagio e come se fosse ancora più sotto pressione per provare a sistemare i
pensieri che aveva in testa.
-Stavo pensando, Malfoy, che ne pensi di andare da uno
psichiatra?- chiese Harry con leggera esitazione. Gli occhi di Draco si
spalancarono e si fermò, costringendo Harry a fermarsi di conseguenza.
-Mi stai prendendo per il culo? Non anche tu! Capisco mia
madre che mi dice che sono pazzo, la Granger me lo ricorda sempre e Weasley me
lo dice in faccia, insultandomi. L’argomento preferito di mio padre era lo stato
della mia salute mentale… ma tu?- disse, arrabbiato e
un po’ tradito, dovendo essere onesto.
-È solo perché io..-
-Mi vuoi bene. T’importa di me. Vuoi aiutarmi, vuoi
aggiustarmi, vuoi che mi entrino in testa e mi sistemino, be’, no! No, io non
ci torno lì. Mi rifiuto di parlare con quei mostri un’altra v..-
-Hey! Hey,
basta! Non ti stavo costringendo, calmati!- disse Harry con gentilezza quando
Draco iniziò a chiudersi di nuovo. Il flusso di parole che veniva dalla sua
bocca attraverso schiocchi acuti e veloci lo stava facendo tremare leggermente.
Harry afferrò le spalle di Draco e lo tenne fermo,
schiaffeggiandogli piano il volto per ottenere la sua attenzione.
-Voglio solo che tu sia felice.- disse Harry seriamente,
facendo un sorriso triste a Draco.
-Be’, questa cosa non mi farà stare meglio, Potter. Non puoi
aggiustarmi.- riuscì a dire Malfoy quando i suoi occhi azzurro ghiaccio
tornarono a fuoco e si posarono su quelli verdi di Harry.
-Non voglio aggiustarti, Draco, voglio solo essere sicuro che
tu stia bene… questa situazione è difficile per me
quanto lo è per te. Non è come se possiamo prenderci del tempo per stare da
soli, no?- ragionò Harry fermo, ma con tenerezza, lasciando cadere le braccia
dalle spalle di Draco e inspirando in maniera stanca.
-Vuoi allontanarti da me?- chiese Draco, abbassando lo
sguardo a terra e trascinando i piedi, mettendo le mani nelle tasche dei suoi
pantaloni di cotone color cachi.
-No, non voglio allontanarmi da te, mai, Malfoy. Ma mi fotte
il cervello che non possiamo litigare e andare a nasconderci da qualche altra
parte per nasconderci e fare chiarezza. Non abbiamo dello spazio l’uno
dall’altro, è difficile distinguere tra sentimenti e pensieri per provare a
capire cosa sta succedendo quando siamo costretti a stare insieme ventiquattro
ore su ventiquattro.- spiegò Harry saggiamente ed era quasi travolgente quello
che avevano passato negli ultimi undici mesi.
Non troppo tempo prima era stato Draco a dirgli di darsi una
regolata e pensare alla propria identità. Era stato Draco ad aiutarlo nei suoi
problemi emotivi e di rabbia.
Adesso Harry si stava confrontando con questo ragazzo
insicuro, spaventato del suo futuro, della sua sessualità e di quello che il
mondo avrebbe pensato di lui quando avrebbe finalmente dovuto affrontarlo fuori
da Hogwarts e da quella piccola bolla che avevano inconsciamente creato attorno
a loro.
-E… a che ci siamo dovremmo parlare di
cosa faremo dopo il diploma.- aggiunse Harry, sentendosi improvvisamente
insicuro.
Draco alzò di nuovo la testa e i suoi occhi erano pensierosi,
un po’ sorpresi, per una qualche ragione.
-Se non vuoi fare questa audizione, potremmo prendere un
appartamento a Londra o qualcosa del genere.- disse Draco, scrollando le spalle
e sembrando leggermente nervoso, il che era una rarità perché Malfoy non
mostrava mai le sue emozioni.
-Non voglio fare quest’audizione, ma se è il tuo sogno o
quello che vuoi allora andremo in America.- disse Harry una volta soltanto,
senza capire che questa era un’altra cosa su cui doveva decidersi Draco.
-Sarebbe fantastico, ma starei meglio in un nuovo dipartimento… Kingsley mi ha già offerto un lavoro. Questo
se vuoi una vita babbana di periferia sul Tamigi?-
brontolò Draco, leggermente ferito nell’orgoglio dal fatto di essere
orribilmente a suo agio nello stare in Inghilterra solo perché lo voleva, con
estrema chiarezza, Harry.
-Kingsley ti ha offerto un lavoro?- chiese
Harry, sorpreso, e Draco ghignò leggermente, festeggiando per il fatto che
aveva una qualche specie di piano tacito per il futuro prossimo. Almeno una
cosa era stata sistemata, allora.
-Perché così sorpreso, Potter, non pensi che sarei sexy
dietro una scrivania?- disse con una voce ridicolamente civettuola, e Harry
alzò gli occhi al cielo, spingendo il ragazzo di lato e mettendosi un po’ a correre
per avere del vantaggio prima che Draco si riprendesse e cominciasse a
corrergli dietro.
-No, idiota! Voglio Proudfoot al
cancello cinque, il lago deve essere controllato. Ho già confiscato una bustina
di cocaina ad un quindicenne!- gridò Hermione attraverso il microfono attaccato
ad un lato della sua testa sotto i capelli.
-Granger, smetti di fare la stronza. Lo
copro io questo lato. Va a goderti un po’ di musica.- disse Draco, seccato,
annuendo verso la guardia vicina di comunicare a qualcuno l’ordine recente. Il
ragazzo afferrò il braccio della ragazza, girandola così da dargli la schiena e
spingendola via dallo stress.
La spinse verso il pubblico che cantava accompagnando le
Sorelle Stravagarie, che stavano esibendo
un’interpretazione di ‘Remedy’ della cantante babbana Little Boots.
-Ti piace sul serio, vero?- disse Harry con un sorriso,
porgendo un nuovo microfono ad un’altra guardia che aveva rotto il suo.
-La tollero, Potter, è ancora una Grifondoro moralista e so-tutto-io.- ribatté l’altro, ma Harry sapeva che Draco
stava mentendo.
-Come vuoi. Il gruppo di Ron giù al lago ha perso la
connessione con i loro microfoni, perciò ho mandato Ginny per dargliene di
nuovi. È il nostro turno tra dieci minuti, quindi dobbiamo andare al palco uno
adesso.- disse Harry e Malfoy annuì, prendendo il microfono dalla sua bocca e
posandolo sul mento mentre Harry rimuoveva le cuffie col microfono e correva
sull’erba.
Harry era nervoso ma non era la prima volta che parlava di
fronte a migliaia di persone e sicuramente non sarebbe stata l’ultima.
-Come va qui?- chiese, aggiustando il microfono mentre Ginny
prendeva il suo stand, spostando i capelli dalle spalle e portandoli dietro il
collo, prima di asciugarsi la fronte.
La folla urlò fino al punto in cui si potevano quasi vedere
le onde sonore nell’aria pomeridiana.
-Presumo che vi state divertendo, allora.- ridacchiò Ginny,
guardando verso Harry e sorridendogli dolcemente, dicendogli di essere grata.
-Be’, praticamente questa è una delle mie band babbane
preferite e so che tutti adorerete questa canzone… a
meno che non siete stranamente religiosi o qualcosa del genere, ma anche in
quel caso, probabilmente l’adorerete lo stesso.- disse.
A Harry piaceva pensare di conoscere Ginny più di ogni altro.
Nonostante alla fine si fosse rivelata distruttiva, la loro breve relazione era
stata molto forte e mutualmente piacevole. Si erano amati molto, se non nel
modo che avevano voluto e nonostante Ginny fosse sicura di sé, sapeva sempre
quando Ginny era nervosa.
-Okay.- lei verso il ragazzo alla batteria, così la musica
iniziò.
-Give me a second I
I need to get my story straight
My friends are in the bathroom
Getting higher than the Empire State
My lover she’s waiting for me
Just across the bar
My seats been taken by some sunglasses
Asking ’bout a scar-
Harry prese il suo posto quando lei terminò la sua parte e la
folla cominciò ad esultare.
-And I know I gave it to you months ago
I know you’re trying to forget
But between the drinks and subtle things
The holes in my apologies
You know I’m trying hard to take it back-
Entrambi arrivarono a prendere le note giuste e il ritmo rallentò
mentre I due si sorrisero attraverso il palco.
-So if by the time the bar closes
And you feel like falling down
I’ll carry you home
Tonight
We are young
So let’s set the world on fire
We can burn brighter
Than the sun- cantarono il
ritornello insieme e Harry prese
il microfono dallo stand del microfono. Iniziarono a muoversi di più a ritmo della musica,
battendo i piedi e sorridendosi, e cantando mentre il pubblico dimenava le
braccia e saltava ai momenti opportuni.
-Tonight
We are young
So let’s set the world on fire
We can burn brighter
Than the sun
Now I know that I’m not
All that you got
I guess that I
I just thought maybe we could find new ways to fall apart
But our friends are back
So let’s raise a cup
Cause I found someone to carry me home
Tonight
We are young
So let’s the set the world on fire
We can burn brighter
Than the sun
Tonight
We are young
So let’s set the world on fire
We can burn brighter
Than the sun
Carry me home tonight
Just carry me home tonight
Carry me home tonight
Just carry me home tonight
The world is on my side
I have no reason to run
So will someone come and carry me home tonight
The angels never arrived
But I can hear the choir
So will someone come and carry me home
Tonight
We are young
So let’s set the world on fire
We can burn brighter
Than the sun
Tonight
We are young
So let’s set the world on fire
We can burn brighter
Than the sun-
La
musica rallentò e Ginny attraversò il palco, prese la mano di Harry e fece un
sorriso enorme.
-So if by the time the bar closes
And you feel like falling down
I’ll carry you home tonight-
La
settimana era stata gloriosa e nonostante Draco l’avesse fatto quasi piangere
con la sua esibizione di ‘Green Eyes’ di Joe Brooks
(Harry aveva poi dovuto rimproverare Hermione per le sue ovvie scelte musicali
per i due), le cose stavano andando bene.
C’erano
stati un paio di casi di alcol tra i minori, ma Piton era intervenuto subito e
dal primo giorno nessuno aveva più osato toccare alcun tipo di alcol se avevano
meno di 18 anni.
Harry
amava il giorno, stare sotto il sole e leggere e ascoltare la musica
rimbombante dai palchi tutti intorno a lui. E la notte era ancora meglio visto
che arrivava il turno degli altri organizzatori e poteva sedersi nelle aree
musicali con i suoi amici, attorno a un falò per bere qualche drink.
Quell’atmosfera
era contagiosa e stupefacente e quell’estate si stava rivelando piuttosto
gloriosa per essere un posto freddo come la Scozia. Avevano sempre passato
delle estati calde ad Hogwarts, quindi non era una vera e propria sorpresa.
La
settimana era quasi finita, però, e nonostante il progetto per l’unità era
stato un vero successo, e avevano anche guadagnato una folle quantità di denaro
per Hogwarts, c’era un’aria di depressione nell’aria.
I
numeri danza erano stati messi in scena, gli atti stavano cominciando a
riempirsi e le ultime band si sarebbero esibite in tarda notte prima di
ritirarsi nei loro hotel e locande a Hogsmeade prima di tornare a casa la
mattina dopo.
-Be’,
propongo un brindisi alla Granger. Nonostante sia una stronza moralista e una so-tutto-io manipolatrice, si è rotta il suo piccolo culo
baldanzoso per organizzare questa cosa e…-
-E
la adori, sul serio.- disse Harry, punzecchiando Draco, un po’ alticcio, e
provocando una risata alle persone sedute attorno al falò.
La
notte si stava chiudendo e si vedevano le stelle sopra le loro teste, che
brillavano in modo complesso contro quel cielo scuro accecante.
-Non
la adoro, Potter, te l’ho già det..-
-A
Hermione.- lo interruppe Ron prima che Draco iniziasse a sbraitare.
Quest’ultimo mise il broncio, un po’ brillo, ma alzando comunque la sua
bottiglia di birra.
-Il
Troll Notturno che tutti noi conosciamo e adoriamo.- aggiunse Draco
sarcasticamente e Hermione alzò gli occhi al cielo, sorridendogli e mandandogli
un bacio di scherno, che lui fece finta di afferrare dal suo volto e metterlo
in tasca.
-E
io propongo un brindisi al ragazzino emo, che è
praticamente la personificazione del ‘vedo tutto nero’…-
Draco
scoccò un’occhiataccia a Pansy, facendole alzare gli occhi al cielo.
-Ma
è un BAMF coraggioso e sono piuttosto orgogliosa di dire che è… l’amichetto di legame
del mio migliore amico.- disse lei felicemente, facendo un sorriso enorme
mentre gli altri alzavano i loro bicchieri un’altra volta.
Harry
sembrò sinceramente grato e annuì con rispetto verso Pansy, che annuì in
risposta.
-Ne
ho una io! Ne ho una, giusto… io brindo all’ottavo
anno. È stato una merda, ma noi siamo stati fantastici e mentre ci incamminiamo
verso l’imminente noia dell’età adulta, posso onestamente dire di essere felice
di aver imparato qualcosa, di aver passato gli esami e poter finalmente essere
di nuovo un fottuto adolescente!- urlò Ron e tutti esultarono, ridendo e
facendo cin cin con i loro drink, buttandoli tutti
giù d’un sorso per rispetto alla battuta di Ron.
Blaise
fece l’occhiolino a Pansy e le mise un braccio attorno alle spalle, lasciando
danzare i suoi occhi affettuosi su tutti con luce e felicità.
-Amen
a pel di carota. Amen a quello che hai detto, cazzo.-
Harry
inspirò profondamente e si appoggiò al lavandino, schizzandosi il viso con
gocce di acqua fresca.
Alzò
la testa, guardando un paio di perle d’acqua cadergli dalle ciglia, seguendole
con gli occhi mentre stillavano un percorso piccolo e intricato sulla sua
mascella, fermandosi nell’avallamento sulla sua clavicola.
Il
suo sguardo inconscio scese dal suo petto nudo fino alle ferite appena visibili
sui suoi polsi. Simbolo d’ira e il costante promemoria del modo in cui la lama
aveva tagliato quelle vene blu, che erano state riparate e unite insieme nel
suo braccio come i rami di un albero, o linee più piccole di una ragnatela.
Era
strano, normalmente una persona si sarebbe dovuta sentire protetta nella
propria pelle, sicura che niente avrebbe potuto aprirsi un varco come aveva
fatto quella lama… ma Harry lo sapeva. Sapeva quanto
fosse facile spezzare quella pelle, tagliare la carne e rompere in modo molto
facile un vaso che porta ancora più sangue.
C’erano
anche altre ferite, oltre quelle ovvie. Una riga lunga e bianca partiva dalla
sua spalla e scompariva sotto l’ascella dove era svenuto da bambino ed era
finito su un coltello da macellaio che usciva dalla raccolta immacolata di
Petunia. Era stata una delle poche volte che aveva visto apprensione e
preoccupazione negli occhi di sua zia a causa sua.
Si,
ricordava bene quel giorno.
Aveva
tredici anni ed era stato circa tre settimane prima che Zia Marge
arrivasse a Private Drive. Harry aveva appena finito di estirpare l’erbacce dal
giardino, una delle sue faccende, e si era preso una pausa per prendere un
bicchiere d’acqua dal rubinetto e riposare un po’ i muscoli.
Ma
Petunia aveva pulito di recente le piastrelle del pavimento della cucina e
quando Harry si era girato per posare il bicchiere nel lavandino per metterlo a
lavare, i suoi muscoli tremavano come mai prima e gli era girata la testa, non
riuscendo a far fluire l’ossigeno ai polmoni.
Mentre
cadeva in avanti, il coltello che stava sul piano di marmo della cucina gli
fece una grossa ferita sulla spalla, prima di colpire il pavimento.
Quando
era tornato in sé, Petunia era inginocchiata accanto a lui, sembrando
completamente terrorizzata. Lui aveva invece sentito il sangue caldo e molto
umido appiccicargli la camicia al petto.
-Harry..-
aveva gemuto, con gli occhi piccoli spalancati e fissi sul punto dal quale
stava sgorgando il liquido cremisi.
-Non
riesco a muoverla.. toglimi la camicia.- era riuscito a dire nonostante il
dolore. Il bruciore era orribile, come se qualcuno gli stesse sfregando del
sale sulla carne ferita.
Le
sue dita lunghe, sottili e tremolanti avevano sbottonato la camicia in modo
gentile ma debole e lei era rimasta senza fiato, portando le mani sporche di
sangue al volto per lo shock di quanto fosse profonda la ferita.
-Devi
chiamare un’ambulanza, Zia Petunia.- disse Harry con più chiarezza.
Era
stata l’unica volta che aveva visto un lato diverso in lei, e lei non aveva mai
lasciato il suo fianco quando avevano passato tutto il giorno in ospedale e
poteva giurare di averle visto afferrargli la mano quando l’infermiera gli
stava chiudendo la ferita con i punti… ma non poteva
esserne sicuro, il dolore l’aveva distratto un po’.
Poi
c’erano le altre ferite che aveva ottenuto nel corso degli anni, quelle per
tutti i guai in cui si era messo da adolescente.
C’erano
le piccole linee sulle nocche incallite dove le chiavi volanti lo avevano
graffiato durante il primo anno, un debole rossore sulla sua gamba dove si era
tagliato quando aveva provato a entrare nella Stamberga Strillante per salvare Sirius. Aveva una ferita chirurgica sul fianco, da dove gli
avevano tolto l’appendice quando aveva dieci anni, l’anno prima che conoscesse Hagrid.
E
aveva capito che nonostante le sua braccia più forti, e la sua pancia fosse più
tonica e indurita, il suo corpo lo faceva vedere per quello che era.. non un
eroe. Solo una persona. Una persona che aveva dovuto sopportare un mucchio di
stronzate e aveva portato il peso del mondo quando era ancora troppo giovane.
Non
era dispiaciuto con se stesso, ma a volte si odiava per aver lasciato morire i
suoi amici…
E
se il mondo potesse vederlo adesso, ferito, stanco e…
gay. Lo amerebbero tanto quanto adoravano l’immagine che i media dipingevano
del famigerato Bambino Sopravvissuto?
-Sai
che guardarsi allo specchio per troppo tempo conta come inquietante, vero?-
La
voce addolcita di Draco viaggiò per l’aria, attraversandogli i padiglioni
auricolari e svegliandolo dalla sua quasi trance.
Harry
non si mosse da dove stava, però, e i suoi occhi erano fissi sui suoi polsi,
sulla carne ricresciuta male che stava ancora guarendo.
-A
cosa pensavi?- chiese Draco, con un’espressione pensierosa a corrugargli le
rughe appena lì sul suo volto pallido.
Harry fece un respiro che sembrò fargli male per una qualche ragione,
asciugandosi l’acqua sul suo sopracciglio.
-Sto
pensando alla mia stupidità.- rispose lui, facendo scattare gli occhi verdi
verso di lui attraverso lo specchio.
-Ah,
certo. Dimenticavo che sei un ragazzino emo
ossessionato da se stesso… cresci, Potter, il modo è
andato avanti, non è colpa tua se sono morte tutte quelle persone e lo sai.- disse Draco, cinico e Harry represse la sua
irritazione, costringendosi a ignorare il commento mentre afferrava una
tovaglia dall’attaccapanni e si asciugava il viso, avvolgendola attorno il suo
collo dopo.
-Come
sta tua madre?- chiese Harry, cambiando argomento. Draco sospirò, sedendosi sul
bordo della vasca da bagno e poggiando la testa al muro, scrollando le spalle.
-Bene,
per quanto possa stare bene. Ha il cervello fottuto tanto quanto il tuo a
volte, Potter.- disse Malfoy, con una smorfia amara sulla bocca e Harry sorrise
tristemente, alzando gli occhi al cielo.
-Anche
tu sei nei casini, non lo dimenticare, Draco. Eri in questa lotta prima che
tutto questo iniziasse, la ragione non è mai da una parte sola e ne hai date
tante quante ne hai ricevuto, se ricordo correttamente.- ribatté Harry,
buttando la tovaglia a terra e muovendosi per uscire dal bagno.
Però
la mano pallida di Draco afferrò il suo polso e Harry si bloccò, abbassando lo
sguardo verso dove era seduto Draco.
Passò
un momento di assoluto silenzio in cui nessuno dei due osò anche solo respirare… prima che Draco si alzasse lentamente.
La
vicinanza stava togliendo il respiro a Harry.. letteralmente. Sentiva il petto
stringersi e chiudersi. Lo sguardo scese verso le labbra di Draco e le ciglia
si solleticarono le guance quando il respiro di Draco soffiò sul suo volto,
facendolo rabbrividire leggermente.
-Ho
pensato..- disse Draco, più vicino a un sussurro, e, oh, quelle labbra
seducenti si muovevano appena mentre parlava.
-E
credo di avere bisogni di capire qualcosa.. io non..-
-Draco…-
-Non
muoverti.- disse l’altro, mettendo per un secondo un dito sulla bocca di Harry
per farlo stare zitto, prima che la mano sfiorasse di lato il viso di Harry e
si fermasse poi a coppa sulla curva del suo collo.
-Non
dire niente. Voglio solo vedere una cosa per un secondo.- disse Draco. Il
calore stava irradiando Harry nonostante l’aria fredda del bagno e la sua
mancanza di vestiti sulla parte superiore del suo corpo.
Poi
gli occhi di Draco si chiusero completamente ed era sicuro di aver emesso un
piccolo gemito di passione repressa prima che la bocca di Draco fosse di nuovo
sulla sua.
Era
il tocco più leggero con cui iniziare prima che Draco ghermisse il labbro
inferiore di Harry, lasciandolo andare e poi tenendogli il collo fermo, per
baciarlo come si doveva.
Il
calore era pazzesco in quel momento e il modo in cui le loro bocche si
adattavano l’una sull’altra in modo ruvido, consumate da qualcosa che andava
oltre il loro controllo… e di nuovo, Harry non riusciva
a trovare una parte di se che potesse spingere via Draco.
Niente
poteva fargli venire la voglia di chiudere quel momento, comunque, anche se
avrebbe mandato tutto completamente a puttane… tutta
quella situazione era fottutamente peccaminosa e Harry non poteva averne
abbastanza.
Sentiva
il bisogno di Draco di farlo, la pura passione nel modo in cui il ragazzo gli
spinse la schiena contro il muro era abbastanza per sapere che Malfoy stava
mentendo quando diceva di essere sicuro della sua sessualità.
Il
petto duro, sexy e muscoloso impassibilmente stretto contro il suo, le unghia
che gli solleticavano la baso dello scalpo, i capelli chiusi tra le sue mani e,
Dannazione, quel corpo.
Cosa
gli stava facendo? Harry lo odiava e lo amava da morire allo stesso tempo.
E
poi, all’improvviso, Harry riuscì ad allontanarsi, piegando la testa mentre
quella di Draco scivolò fino a poggiare la fronte sulla spalla di Harry. I loro
corpi erano ancora stretti l’uno contro l’altro e il freddo proveniente dalle
piastrelle sul muro era solo un’altra sensazione sulla pelle calda di Harry.
-Smettila.-
riuscì a dire Harry in un sussurro tremolante.
Draco
alzò debolmente la testa per appoggiare la fronte su quella dell’altro ragazzo,
unendo i loro respiri, con i nasi che si toccavano e le mani di Draco che
stringevano ancora i capelli alla base del collo di Harry.
-Questo
è il problema follemente enorme, Potter… non credo di
poterlo fare.-
Spazio
Traduttrice: Salve a tutti! È mercoledì! Yeah! *si da una pacca sulla spalla, orgogliosa di se stessa*. Si sono orgogliosa. Credevo di non riuscire a
pubblicare per oggi. Invece ce l’ho fatta!
Allora,
questo è uno dei miei capitoli preferiti. L’ultima scena credo di averla
riletta almeno venti volte. Draco è troppo cucciolo. =w=
Quindi
boh.
Ringrazio
chi preferisce/segue/ricorda. Vi adoro. Oh, e la Deanna
manda i suoi saluti e ringrazia tutti per i complimenti!!! :D
A
presto,
Micaela.