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Autore: controcorrente    24/10/2012    2 recensioni
Questo fu il mio primo vero incontro con coloro che avevano provocato la miseria in cui vivevo, malgrado i miei sforzi. Avevano portato via quel poco che avevo con un semplice battito di ciglia.
I nobili mi avevano fatto conoscere la loro indifferenza verso chi lottava ogni giorno per un tozzo di pane, considerando la loro vita come un qualcosa di accidentale e privo di ogni importanza. E fu proprio in quel momento che conobbi la luce e le tenebre di quel mondo fatto di agi e benessere.
Questa fic è dedicata a Rosalie e alla contessa di Polignac. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rosalie Lamorlière
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Benvenuti ad un nuovo capitolo. Vi sono davvero grata per le recensioni che ho ricevuto. Grazie a tutti.

 

DONI

 

Qualche settimana dopo, tornammo al palazzo dei Polignac.

La contessa non fece altro che sorridere, come se avesse per la testa qualche pensiero felice di cui io ero totalmente all'oscuro. Una delle stranezze più evidente fu che il giorno dopo il ballo, senza farsi accompagnare da nessuno, prese una delle carrozze presenti nella villa della cugina e partì così, senza dare nessuna indicazione sulla mia condotta.

Confesso che non conoscevo minimamente quella donna...e un po' mi dispiace. A distanza di tempo, non mi pento di averla odiata ma devo ammettere che, se avessi agito con maggior fermezza nei suoi confronti, di certo avrei evitato un minor numero di sofferenze e delusioni da parte sua.

Purtroppo, però, questo genere di discorsi nasce solo a posteriori quando, nel bene e nel male, abbiamo scontato il prezzo delle nostre azioni.

Ora che tutto è finito e ripenso alla conversazione avuta con Adeline, mi rendo conto che quel genere di ragionamento era l'unico modo per poter accettare il meccanismo che regolava lo splendente mondo dei nobili.

Se avessi avuto il tempo e la possibilità, forse, avrei anche potuto capire, pur non accettandole, le motivazioni che si celavano dietro al comportamento di colei che, tuttora, fatico a considerare come la donna che mi ha messo al mondo.

E'comunque ovvio che questo genere di discorsi può essere fatto solo a posteriori, dopo aver saggiato l'amaro sapore dell'esperienza.

Ho comunque avuto modo di vedere il matrimonio di Adeline...e lo sposo.

Lui era alto e imponente, con un fisico appesantito dalla gotta. Gli abiti, sfarzosi e di pregiata fattura, circondavano quel corpo.

Lei, invece, portava un abito bianco che fasciava la sua vita di silfide. Era piuttosto graziosa ma non potevo fare a meno di pensare che stonasse, accanto ad un uomo così grottesco. Erano, in fondo, quasi trent'anni di differenza e non potevo stupirmi di una cosa del genere...e, mio malgrado, non potevo non pensare a quel momento d'intimità dei De Florie.

Il paragone mi aveva raggelato sulla panca della chiesa, dandomi la nausea. Ero così disgustata che mi beccai la ramanzina da parte della contessa che non aveva approvato il mio atteggiamento.

Suo marito, invece, finse di non aver visto nulla, sebbene la sua espressione cinica fosse assolutamente fuori luogo per quel posto.

Non avete alcun motivo di comportarvi in questo modo. Quel marchese è assolutamente inferiore a noi ed io intendo darvi il meglio aveva detto, dando sfoggio della sua consueta insensibilità. Ancora adesso mi chiedo come una persona del calibro la regina si sia fatta ingannare così da una serpe simile.

Purtroppo, è impossibile conoscere a fondo l'animo di una persona. Ho conosciuto la sovrana solo durante la sua prigionia. Prima di allora, avevo un giudizio abbastanza severo. Non potevo biasimare il suo isolamento ma, allo tempo stesso, non le avrei riservato la stessa indulgenza che Oscar le portava.

Non la conoscevo personalmente...probabilmente era quell'ignoranza a portarmi a dare simili valutazioni.

Adeline sembrava raggiante, come se avesse raggiunto chissà quale traguardo.

Un aspetto che mi colpì molto fu l'assenza di sua madre. Non presenziò alla funzione...e per un motivo tutt'altro che egoista. La donna era un'attrice della Commedia Italiana e, proprio a causa del suo mestiere, era esclusa dalle funzioni e dai sacramenti. Un motivo più che valido per non invitarla.

Adeline, però, non sembrava curarsene.

Da quello che avevo appreso, si vergognava di lei e delle sue origini non nobili...e non poteva accettare la sua presenza nella nuova vita che stava per cominciare.

Per certi versi, mi ricordava molto mia sorella...e mi chiesi che fine avesse fatto.

La contessa, per parte sua, passò diverso tempo con la cugina la quale si dimostrò molto gentile e affettuosa nei suoi confronti...anche con me.

Quel comportamento mi lasciò perplessa. Se infatti le premure della Polignac in pubblico erano dovute a mere questioni di apparenza, non riuscivo a spiegarmi per quale motivo anche la marchesa De Florie avesse i suoi medesimi modi nei miei riguardi.

Non riuscivo proprio a spiegarmelo.

 

 

Nel frattempo, una volta tornata a palazzo Polignac, cominciarono ad accadere cose strane.

Prima di tutto, mi venne concesso di passeggiare nei giardini con maggiore frequenza rispetto al solito: secondo la contessa, infatti, il mio pallore aveva assunto una sfumatura accettabile e potevo dunque permettermi di godere con misura dell'aria aperta.

La seconda bizzarria fu che fui autorizzata a recarmi nella chiesetta di un borgo nei pressi della villa.

Non mi era stato mai consentito fino a quel momento, tanto da credere che questo divieto fosse frutto dell'anima marcia di quella donna.

Cominciai così a fare delle frequenti visite al santuario e, di tanto in tanto, offrivo un cero alla memoria di Nicole. Uno dei rimpianti che mi affliggevano era il non poter portare un fiore sulla sua tomba.

Fu proprio durante uno di questi momenti che udii il chiacchiericcio di alcune comari.

-...e dunque, la contessa ha portato in casa una ragazza?- domandò una delle vecchie.

Mi misi da parte, in modo da non farmi vedere.

-Sì- rispose un'altra.

-E secondo te, cosa pensi che voglia fare con lei?- chiese una terza.

La seconda rise.

-Sciocca- fece- cosa pensi che voglia farsene? La vorrà far sposare, no? E'risaputo che, anche se è la favorita della regina, tutto il suo potere si fonda sul favore che l'Austriaca le dà.-

-Sì- disse la prima comare- però, anche con tutto questo potere, la sua Fortuna poggia sulla sabbia. Non ha terreni di rilievo e non ha fortune di qualche sorta. E'solo una piccola nobile...e questo non le piace.-

Un momento di silenzio.

-Ecco perché voleva far sposare la più piccola tanto alla svelta.- fece la terza.

-Stai zitta!- la ammonì la seconda- Siamo nella casa di Dio, non possiamo parlare dei suicidi.-

-Vero- fece la prima- anche se la madre è potente e ha obbligato il prete a seppellirla con tutti i sacramenti, resta il fatto che quella bambina si è ammazzata.-

- E il fidanzato, come l'ha presa? Lo sapete? Ve lo dico io. Ha fatto molte proteste ma non poteva mica sposarsi una morta. La contessa allora lo ha convinto a conoscere una sua pupilla. Poveraccio, ha fretta di diventare padre. Ha 53 anni, mi sembra ovvio che voglia un erede.- disse sarcastica e divertita la seconda.

Le tre ridacchiarono, poi raggiunsero la porta della chiesa per uscire.

Io me ne rimasi lì, immobile come una statua.

Le informazioni che avevo ricevuto, in modo del tutto inatteso, penetrarono nel mio cervello, insieme ai velati avvertimenti del conte, dandomi un misto di rabbia e sgomento.

 

 

Origliare non era mai una buona cosa ma dovevo ammettere che, grazie a quel pettegolezzo, avevo saputo molte cose.

Tutto questo spiegava perché la contessa avesse messo sotto silenzio l'intera situazione e anche la relativa apatia del suo consorte. Avrei voluto porre delle domande a quella donna e lo avrei sicuramente fatto, se la visita ad Orleans non mi avesse mostrato l'assoluta mancanza di dignità di quella gente.

Il matrimonio per amore era una favola, lo avevo sempre saputo, eppure tra la gente del popolo c'era almeno la decenza di non unire dei vecchi a delle bambine. Le famiglie, poi, si conoscevano tra loro e si cercava di favorire un contatto tra le persone che si volevano accoppiare. Il mondo dei nobili, invece, rendeva tutto più separato e complesso...e simili mostruosità erano purtroppo all'ordine del giorno.

La scoperta del triste retroscena del suicidio di Charlotte mi gonfiò di amarezza...e questo rese ancora più triste la sorpresa che trovai, non appena misi piede nel palazzo dei Polignac.

La servitù era in fermento.

Saliva e scendeva dai piani signorili, con un moto frenetico e veloce.

A quella vista, rimasi impalata nel cortile, fissando trasognata tutta quell'attività.

Non avevo mai visto un simile brulicare...sembravano formiche.

Quel paragone mi ghiacciò sul posto.

Stava succedendo qualcosa e, chissà per quale ragione, sentivo che non avrei apprezzato nulla di tutto questo.

Poco più in là, vidi il conte.

-Che cosa sta succedendo?- domandai, avvicinandomi.

Jules si girò verso di me, serio in volto.

-A quanto pare, sono giunti dei doni. Jolande sta dando ordine di disporli nelle apposite stanze. Questo è il motivo per cui c'è un simile trambusto.- rispose.

Rimasi un momento interdetta.

Aveva uno strano tono il conte.

Serio, privo di quella pacatezza che tanto lo avevano caratterizzato.

-Per chi sarebbero?- chiesi, tremando.

Lui si voltò verso di me.

Aveva uno sguardo che non gli avevo mai visto, colmo d'indignazione e rabbia gelida.

-Non posso aiutarvi Rosalie- fece mesto- ho un ruolo molto marginale in questa famiglia. Tutta la ricchezza ottenuta proviene da Yolande...ed io non ho nessun peso in proposito.-

-Non capisco...-provai a dire.

Il conte sospirò.

-Avrei voluto dirvelo in un'altra occasione- disse- ma non ho molto tempo. Sto per andarmene.-

Trasecolai a quelle parole.

-Perché?- chiesi, afferandogli il braccio- Perché volete farlo?-

Lo scalpicciare delle serve raggiungeva le mie orecchie come un suono sordo e lontano. Tutto pareva ovattato e confuso. -Perché sono stufo di tenere in piedi questo matrimonio. Finora non potevo farlo ma adesso, grazie alla posizione ottenuta, nessuna ombra turberà la famiglia ed io posso ritirarmi a vivere dove desidero. Yolande ama questo posto...io no.- disse- Yolande ha sacrificato ogni cosa per ottenere tutti i benefici ed è giusto che goda di tutto questo. Non le servono i miei beni. Per questo motivo, è mia intenzione divorziare...è la soluzione migliore per tutti. Non posso più tollerare il suo comportamento.-

Lo guardai, profondamente disorientata.

Non volevo che Jules lasciasse quel palazzo. Era l'unica persona con cui avessi avuto un buon rapporto d'amicizia, in quella permanenza tanto odiosa...non poteva abbandonarmi.

Eppure, a ben vedere, vi erano comunque dei segni.

La notte precedente, per esempio, avevo udito i due coniugi litigare pesantemente, come mai era successo dal mio arrivo...ed io, come al solito, non avevo notato niente.

Brava Rosalie, sai benissimo che razza di strega ti tiene prigioniera e tu, invece di tenere la guardia alzata, fai la sciocca, cadendo dalle nuvole come una mela dall'albero...continua così! pensai sarcastica.

Non era il comportamento più intelligente da fare.

-Mi dispiace molto, cara- disse- ma non sono in grado di allontanare mia moglie dalle sue ambizioni...non in modo diretto, al momento.-

Aggrottai la fronte.

-Che intendete dire?- domandai.

Il viso di Jules si fece serio.

-Il potere di Yolande è molto forte al momento. Ora che è a Versailles non ha più bisogno di me. Continuerò a tenere l'incarico per un altro po' ma, alla minima occasione, mi ritirerò nelle campagne. Poco dopo la nomina di favorita, abbiamo firmato un contratto. La considerevole differenza tra le ricchezze avute di recente e quelle di partenza, apparterranno completamente a Yolande e ai suoi figli. A me rimane soltanto il poco che avevo quando arrivai a corte ed il misero stipendio dell'incarico attuale...una somma irrisoria, in confronto a quanto abbiamo adesso.- disse, sarcastico- I miei figli hanno tutti una collocazione e questo dividersi del patrimonio non li turberà molto. Il mio cugino è rimasto vedovo e, grazie alla mia lontananza, potrà frequentare il letto di mia moglie senza problemi.-

A quelle parole, non potei che provare un filo di compassione. Quell'uomo era molto diverso dal marchese De Florie. Aveva una moglie bella e crudele, incapace di amare altri che sé stessa. -Conte- feci allora- io sono la figlia dell'ultimo dei Valois e di vostra moglie. Quest'ultima ha ucciso la donna che mi ha allevato, la borghese per cui il vostro amico ha perso tutto, Nicole Lammorliere...l'unica donna che io posso considerare come mia madre. A lungo ho desiderato la morte della vostra sposa...e tuttora la disprezzo. Ha cancellato la mia famiglia per la sua altezzosità...non posso perdonarla.-

Jules annuì.

-Capisco- fece- dunque cosa chiedete?-.

Sospirai.

-Voi siete il solo amico che ho avuto qui. Sono qui perché la contessa mi ha ricattato. Ha detto che, se non avessi obbedito al suo volere, avrebbe detto che Madamigella Oscar, la mia benefattrice e l'unica persona che davvero stimo tra i nobili, ospitava in casa la sorella di Jeanne Valois, la figlia primogenita di Nicole Lammorliere e del vostro amico.

Ho chiesto varie volte alla contessa di sapere loro notizie ma lei, ottenuta la mia parola di seguirla, ha rifiutato di rispondere alle mie parole...sono preoccupata.- confessai.

Il conte fece una strana espressione.

-Ve lo prometto, Rosalie.- disse- Grazie a voi, ho avuto la conferma che non tutto il sangue di mia moglie è guasto. Non posso non aiutarvi...ma ho davvero poco potere per ora...farò il possibile.-

 

Poco dopo la partenza del conte, venni convocata dalla Polignac nel suo salottino privato. Osservai puntualmente ogni minimo aspetto dell'etichetta, mentre studiavo la sua espressione. Pareva stranamente felice...e questo mi suscitò un brutto presentimento.

Per qualche bizzarra ragione, la sua felicità non corrispondeva mai alla mia.

-Ben arrivata, Rosalie- domandò, indicandomi una delle poltroncine- dove siete stata?-

Mi accomodai a sedere.

-Mi avete permesso di andare in chiesa...per pregare.- fu la mia risposta.

Lei si umettò le labbra.

-Una buona decisione- commentò, schioccando le labbra- degna di una fanciulla per bene e ammodo.-

A quelle parole, rimasi completamente interdetta.

Non era tipico della contessa farmi dei complimenti...e questo fatto rafforzava i miei sospetti. -Ho notato che il conte se ne è andato...-provai a dire.

La Polignac sospirò.

-Il matrimonio, cara Rosalie, è un momento molto importante per una donna. E'dal marito che nasce la felicità della moglie. Il mio sposo purtroppo non comprende quali sacrifici abbia fatto, quali oneri abbia sopportato per garantire ai Polignac un simile benessere. Ho dato loro Versailles ma mio marito ha sempre avuto un debole per la campagna e, avendo già degli eredi, ha chiesto una separazione.- fece, con fare malinconico- I figli...i figli sono la cosa più importante per un matrimonio...anche se è sempre doloroso lasciarli.-

Vedendomi così inespressiva, lei proseguì. -Oggi, mentre voi eravate in chiesa, sono giunti dei doni per voi.- disse. A quel punto, la porta si aprì e fecero la loro comparsa delle cameriere con in mano dei pacchi piuttosto voluminosi.

Ciascuno di questi, conteneva stoffe pregiatissime, arazzi di Bruges, ceramiche di Sevigné, gioielli e vari altri monili.

Rimasi sinceramente sorpresa.

Non avevo mai visto, infatti, un così alto numero di oggetti di valore...non tutti insieme almeno...ma lo stupore passò in fretta.

La legge della strada mi aveva insegnato che per ogni cosa c'è sempre un prezzo da pagare...distolsi immediatamente lo sguardo. - Che cosa sono queste cose?- domandai indifferente.

-Ve l'ho detto- rispose- sono doni per voi...vi confesso che mi avete stupito. Non immaginavo che il vostro aspetto potesse suscitare un tale fascino ma, forse, è merito del sangue che portate.-

Ovviamente, non apprezzai la velata allusione alla sua persona ma mi imposi di mantenere il controllo. Dopo le notizie riportate, non potevo certo farmi abbindolare dalle sue frecciatine. -Ancora non vi seguo, contessa- feci- io non ho fatto assolutamente nulla.-

Per tutta risposta, la Polignac ridacchiò.

-Oh, cara- cinguettò- voi non conoscete gli uomini. A volte, basta mostrarsi un po' per lasciar loro un segno duraturo...una vera fortuna che un simile gentiluomo abbia preso così a cuore la vostra condizione.-

Aggrottai la fronte.

-Il duca de Guiche ha appena chiesto la vostra mano ed io, in quanto vostra tutrice, ho dato il mio consenso.- mi informò.

Quel nome mi era del tutto ignoto.

-E'sua abitudine frequentare Orleans e, proprio durante la festa della Principessa, vi ha visto. Abbiamo discusso un po' e posso dire che non avrei potuto sperar di meglio per voi.- mi disse, con un sorriso soddisfatto- E'un uomo di antica nobiltà, con vasti appezzamenti di terreno in Borgogna. Inoltre la sua influenza è considerevole all'interno della corte...sul serio, non mi aspettavo che si interessasse di nuovo a noi.-

A quelle parole, scese dentro di me il gelo...e quei doni, che prima mi avevano sorpreso, non mi sembrarono più tanto belli.

 

Benvenuti a questo nuovo capitolo. Nel precedente, avete visto che la contessa, approfittando della vacanza a Orleans ha intessuto nuovamente i rapporti con il duca. Rosalie si ritrova così fidanzata a quell'adone ammuffito. Ovviamente, lei non ha mai visto il tizio in questione, come non sa il motivo per cui Charlotte si è gettata nel vuoto.

Tutte queste belle cosette, la contessa non gliele dice.

   
 
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