Benvenuti
ad un nuovo capitolo. Vi sono
davvero grata per le recensioni che ho ricevuto. Grazie a tutti.
DONI
Qualche
settimana dopo, tornammo al palazzo dei Polignac.
La
contessa non fece altro che sorridere, come se avesse per la testa
qualche
pensiero felice di cui io ero totalmente all'oscuro. Una delle
stranezze più
evidente fu che il giorno dopo il ballo, senza farsi accompagnare da
nessuno,
prese una delle carrozze presenti nella villa della cugina e
partì così, senza
dare nessuna indicazione sulla mia condotta.
Confesso
che non conoscevo minimamente quella donna...e un po' mi dispiace. A
distanza
di tempo, non mi pento di averla odiata ma devo ammettere che, se
avessi agito
con maggior fermezza nei suoi confronti, di certo avrei evitato un
minor numero
di sofferenze e delusioni da parte sua.
Purtroppo,
però, questo genere di discorsi nasce solo a posteriori
quando, nel bene e nel
male, abbiamo scontato il prezzo delle nostre azioni.
Ora
che tutto è finito e ripenso alla conversazione avuta con
Adeline, mi rendo
conto che quel genere di ragionamento era l'unico modo per poter
accettare il
meccanismo che regolava lo splendente mondo dei nobili.
Se
avessi avuto il tempo e la possibilità, forse, avrei anche
potuto capire, pur
non accettandole, le motivazioni che si celavano dietro al
comportamento di
colei che, tuttora, fatico a considerare come la donna che mi ha messo
al
mondo.
E'comunque
ovvio che questo genere di discorsi può essere fatto solo a
posteriori, dopo
aver saggiato l'amaro sapore dell'esperienza.
Ho
comunque avuto modo di vedere il matrimonio di Adeline...e lo sposo.
Lui
era alto e imponente, con un fisico appesantito dalla gotta. Gli abiti,
sfarzosi e di pregiata fattura, circondavano quel corpo.
Lei,
invece, portava un abito bianco che fasciava la sua vita di silfide.
Era
piuttosto graziosa ma non potevo fare a meno di pensare che stonasse,
accanto
ad un uomo così grottesco. Erano, in fondo, quasi trent'anni
di differenza e
non potevo stupirmi di una cosa del genere...e, mio malgrado, non
potevo non
pensare a quel momento d'intimità dei De Florie.
Il
paragone mi aveva raggelato sulla panca della chiesa, dandomi la
nausea. Ero
così disgustata che mi beccai la ramanzina da parte della
contessa che non
aveva approvato il mio atteggiamento.
Suo
marito, invece, finse di non aver visto nulla, sebbene la sua
espressione
cinica fosse assolutamente fuori luogo per quel posto.
Non
avete alcun motivo di comportarvi in
questo modo. Quel marchese è assolutamente inferiore a noi
ed io intendo darvi
il meglio
aveva detto, dando sfoggio
della sua consueta insensibilità. Ancora adesso mi chiedo
come una persona del
calibro la regina si sia fatta ingannare così da una serpe
simile.
Purtroppo,
è impossibile conoscere a fondo l'animo di una persona. Ho
conosciuto la sovrana
solo durante la sua prigionia. Prima di allora, avevo un giudizio
abbastanza
severo. Non potevo biasimare il suo isolamento ma, allo tempo stesso,
non le
avrei riservato la stessa indulgenza che Oscar le portava.
Non la conoscevo
personalmente...probabilmente era quell'ignoranza a portarmi a dare
simili
valutazioni.
Adeline sembrava
raggiante, come se
avesse raggiunto chissà quale traguardo.
Un aspetto che mi
colpì molto fu
l'assenza di sua madre. Non presenziò alla funzione...e per
un motivo
tutt'altro che egoista. La donna era un'attrice della Commedia Italiana
e,
proprio a causa del suo mestiere, era esclusa dalle funzioni e dai
sacramenti.
Un motivo più che valido per non invitarla.
Adeline,
però, non sembrava curarsene.
Da quello che avevo
appreso, si
vergognava di lei e delle sue origini non nobili...e non poteva
accettare la
sua presenza nella nuova vita che stava per cominciare.
Per certi versi, mi
ricordava molto mia
sorella...e mi chiesi che fine avesse fatto.
La contessa, per
parte sua, passò
diverso tempo con la cugina la quale si dimostrò molto
gentile e affettuosa nei
suoi confronti...anche con me.
Quel comportamento mi
lasciò perplessa.
Se infatti le premure della Polignac in pubblico erano dovute a mere
questioni
di apparenza, non riuscivo a spiegarmi per quale motivo anche la
marchesa De
Florie avesse i suoi medesimi modi nei miei riguardi.
Non riuscivo proprio
a spiegarmelo.
Nel frattempo, una
volta tornata a
palazzo Polignac, cominciarono ad accadere cose strane.
Prima di tutto, mi
venne concesso di
passeggiare nei giardini con maggiore frequenza rispetto al solito:
secondo la
contessa, infatti, il mio pallore aveva assunto una sfumatura
accettabile e
potevo dunque permettermi di godere con misura dell'aria aperta.
La seconda bizzarria
fu che fui
autorizzata a recarmi nella chiesetta di un borgo nei pressi della
villa.
Non mi era stato mai
consentito fino a
quel momento, tanto da credere che questo divieto fosse frutto
dell'anima
marcia di quella donna.
Cominciai
così a fare delle frequenti
visite al santuario e, di tanto in tanto, offrivo un cero alla memoria
di
Nicole. Uno dei rimpianti che mi affliggevano era il non poter portare
un fiore
sulla sua tomba.
Fu proprio durante
uno di questi momenti
che udii il chiacchiericcio di alcune comari.
-...e dunque, la
contessa ha portato in
casa una ragazza?- domandò una delle vecchie.
Mi misi da parte, in
modo da non farmi
vedere.
-Sì-
rispose un'altra.
-E secondo te, cosa
pensi che voglia
fare con lei?- chiese una terza.
La seconda rise.
-Sciocca- fece- cosa
pensi che voglia
farsene? La vorrà far sposare, no? E'risaputo che, anche se
è la favorita della
regina, tutto il suo potere si fonda sul favore che l'Austriaca le
dà.-
-Sì- disse
la prima comare- però, anche
con tutto questo potere, la sua Fortuna poggia sulla sabbia. Non ha
terreni di
rilievo e non ha fortune di qualche sorta. E'solo una piccola
nobile...e questo
non le piace.-
Un momento di
silenzio.
-Ecco
perché voleva far sposare la più
piccola tanto alla svelta.- fece la terza.
-Stai zitta!- la
ammonì la seconda-
Siamo nella casa di Dio, non possiamo parlare dei suicidi.-
-Vero- fece la prima-
anche se la madre
è potente e ha obbligato il prete a seppellirla con tutti i
sacramenti, resta
il fatto che quella bambina si è ammazzata.-
- E il fidanzato,
come l'ha presa? Lo
sapete? Ve lo dico io. Ha fatto molte proteste ma non poteva mica
sposarsi una
morta. La contessa allora lo ha convinto a conoscere una sua pupilla.
Poveraccio, ha fretta di diventare padre. Ha 53 anni, mi sembra ovvio
che
voglia un erede.- disse sarcastica e divertita la seconda.
Le tre ridacchiarono,
poi raggiunsero la
porta della chiesa per uscire.
Io me ne rimasi
lì, immobile come una
statua.
Le informazioni che
avevo ricevuto, in
modo del tutto inatteso, penetrarono nel mio cervello, insieme ai
velati
avvertimenti del conte, dandomi un misto di rabbia e sgomento.
Origliare non era mai
una buona cosa ma
dovevo ammettere che, grazie a quel pettegolezzo, avevo saputo molte
cose.
Tutto questo spiegava
perché la contessa
avesse messo sotto silenzio l'intera situazione e anche la relativa
apatia del
suo consorte. Avrei voluto porre delle domande a quella donna e lo
avrei
sicuramente fatto, se la visita ad Orleans non mi avesse mostrato
l'assoluta
mancanza di dignità di quella gente.
Il matrimonio per
amore era una favola,
lo avevo sempre saputo, eppure tra la gente del popolo c'era almeno la
decenza
di non unire dei vecchi a delle bambine. Le famiglie, poi, si
conoscevano tra
loro e si cercava di favorire un contatto tra le persone che si
volevano
accoppiare. Il mondo dei nobili, invece, rendeva tutto più
separato e
complesso...e simili mostruosità erano purtroppo all'ordine
del giorno.
La scoperta del
triste retroscena del
suicidio di Charlotte mi gonfiò di amarezza...e questo rese
ancora più triste
la sorpresa che trovai, non appena misi piede nel palazzo dei Polignac.
La servitù
era in fermento.
Saliva e scendeva dai
piani signorili,
con un moto frenetico e veloce.
A quella vista,
rimasi impalata nel
cortile, fissando trasognata tutta quell'attività.
Non avevo mai visto
un simile
brulicare...sembravano formiche.
Quel paragone mi
ghiacciò sul posto.
Stava succedendo
qualcosa e, chissà per
quale ragione, sentivo che non avrei apprezzato nulla di tutto questo.
Poco più
in là, vidi il conte.
-Che cosa sta
succedendo?- domandai,
avvicinandomi.
Jules si
girò verso di me, serio in
volto.
-A quanto pare, sono
giunti dei doni.
Jolande sta dando ordine di disporli nelle apposite stanze. Questo
è il motivo
per cui c'è un simile trambusto.- rispose.
Rimasi un momento
interdetta.
Aveva uno strano tono
il conte.
Serio, privo di
quella pacatezza che
tanto lo avevano caratterizzato.
-Per chi sarebbero?-
chiesi, tremando.
Lui si
voltò verso di me.
Aveva uno sguardo che
non gli avevo mai
visto, colmo d'indignazione e rabbia gelida.
-Non posso aiutarvi
Rosalie- fece mesto-
ho un ruolo molto marginale in questa famiglia. Tutta la ricchezza
ottenuta
proviene da Yolande...ed io non ho nessun peso in proposito.-
-Non
capisco...-provai a dire.
Il conte
sospirò.
-Avrei voluto dirvelo
in un'altra
occasione- disse- ma non ho molto tempo. Sto per andarmene.-
Trasecolai a quelle
parole.
-Perché?-
chiesi, afferandogli il
braccio- Perché volete farlo?-
Lo scalpicciare delle
serve raggiungeva
le mie orecchie come un suono sordo e lontano. Tutto pareva ovattato e
confuso.
-Perché sono stufo di tenere in piedi questo matrimonio.
Finora non potevo
farlo ma adesso, grazie alla posizione ottenuta, nessuna ombra
turberà la
famiglia ed io posso ritirarmi a vivere dove desidero. Yolande ama
questo
posto...io no.- disse- Yolande ha sacrificato ogni cosa per ottenere
tutti i
benefici ed è giusto che goda di tutto questo. Non le
servono i miei beni. Per
questo motivo, è mia intenzione divorziare...è la
soluzione migliore per tutti.
Non posso più tollerare il suo comportamento.-
Lo guardai,
profondamente disorientata.
Non volevo che Jules
lasciasse quel
palazzo. Era l'unica persona con cui avessi avuto un buon rapporto
d'amicizia,
in quella permanenza tanto odiosa...non poteva abbandonarmi.
Eppure, a ben vedere,
vi erano comunque
dei segni.
La notte precedente,
per esempio, avevo
udito i due coniugi litigare pesantemente, come mai era successo dal
mio
arrivo...ed io, come al solito, non avevo notato niente.
Brava
Rosalie, sai benissimo che razza di strega ti tiene prigioniera e tu,
invece di
tenere la guardia alzata, fai la sciocca, cadendo dalle nuvole come una
mela
dall'albero...continua così! pensai sarcastica.
Non era il
comportamento più
intelligente da fare.
-Mi dispiace molto,
cara- disse- ma non
sono in grado di allontanare mia moglie dalle sue ambizioni...non in
modo
diretto, al momento.-
Aggrottai la fronte.
-Che intendete dire?-
domandai.
Il viso di Jules si
fece serio.
-Il potere di Yolande
è molto forte al
momento. Ora che è a Versailles non ha più
bisogno di me. Continuerò a tenere
l'incarico per un altro po' ma, alla minima occasione, mi
ritirerò nelle
campagne. Poco dopo la nomina di favorita, abbiamo firmato un
contratto. La considerevole
differenza tra le ricchezze avute di recente e quelle di partenza,
apparterranno completamente a Yolande e ai suoi figli. A me rimane
soltanto il
poco che avevo quando arrivai a corte ed il misero stipendio
dell'incarico
attuale...una somma irrisoria, in confronto a quanto abbiamo adesso.-
disse,
sarcastico- I miei figli hanno tutti una collocazione e questo
dividersi del
patrimonio non li turberà molto. Il mio cugino è
rimasto vedovo e, grazie alla
mia lontananza, potrà frequentare il letto di mia moglie
senza problemi.-
A quelle parole, non
potei che provare
un filo di compassione. Quell'uomo era molto diverso dal marchese De
Florie.
Aveva una moglie bella e crudele, incapace di amare altri che
sé stessa.
-Conte- feci allora- io sono la figlia dell'ultimo dei Valois e di
vostra
moglie. Quest'ultima ha ucciso la donna che mi ha allevato, la borghese
per cui
il vostro amico ha perso tutto, Nicole Lammorliere...l'unica donna che
io posso
considerare come mia madre. A lungo ho desiderato la morte della vostra
sposa...e tuttora la disprezzo. Ha cancellato la mia famiglia per la
sua
altezzosità...non posso perdonarla.-
Jules
annuì.
-Capisco- fece-
dunque cosa chiedete?-.
Sospirai.
-Voi siete il solo
amico che ho avuto
qui. Sono qui perché la contessa mi ha ricattato. Ha detto
che, se non avessi
obbedito al suo volere, avrebbe detto che Madamigella Oscar, la mia
benefattrice e l'unica persona che davvero stimo tra i nobili, ospitava
in casa
la sorella di Jeanne Valois, la figlia primogenita di Nicole
Lammorliere e del
vostro amico.
Ho chiesto varie
volte alla contessa di
sapere loro notizie ma lei, ottenuta la mia parola di seguirla, ha
rifiutato di
rispondere alle mie parole...sono preoccupata.- confessai.
Il conte fece una
strana espressione.
-Ve lo prometto,
Rosalie.- disse- Grazie
a voi, ho avuto la conferma che non tutto il sangue di mia moglie
è guasto. Non
posso non aiutarvi...ma ho davvero poco potere per
ora...farò il possibile.-
Poco dopo la partenza
del conte, venni
convocata dalla Polignac nel suo salottino privato. Osservai
puntualmente ogni
minimo aspetto dell'etichetta, mentre studiavo la sua espressione.
Pareva
stranamente felice...e questo mi suscitò un brutto
presentimento.
Per qualche bizzarra
ragione, la sua
felicità non corrispondeva mai alla mia.
-Ben arrivata,
Rosalie- domandò,
indicandomi una delle poltroncine- dove siete stata?-
Mi accomodai a sedere.
-Mi avete permesso di
andare in
chiesa...per pregare.- fu la mia risposta.
Lei si
umettò le labbra.
-Una buona decisione-
commentò, schioccando
le labbra- degna di una fanciulla per bene e ammodo.-
A quelle parole,
rimasi completamente
interdetta.
Non era tipico della
contessa farmi dei
complimenti...e questo fatto rafforzava i miei sospetti. -Ho notato che
il
conte se ne è andato...-provai a dire.
La Polignac
sospirò.
-Il matrimonio, cara
Rosalie, è un
momento molto importante per una donna. E'dal marito che nasce la
felicità
della moglie. Il mio sposo purtroppo non comprende quali sacrifici
abbia fatto,
quali oneri abbia sopportato per garantire ai Polignac un simile
benessere. Ho
dato loro Versailles ma mio marito ha sempre avuto un debole per la
campagna e,
avendo già degli eredi, ha chiesto una separazione.- fece,
con fare
malinconico- I figli...i figli sono la cosa più importante
per un
matrimonio...anche se è sempre doloroso lasciarli.-
Vedendomi
così inespressiva, lei
proseguì. -Oggi, mentre voi eravate in chiesa, sono giunti
dei doni per voi.-
disse. A quel punto, la porta si aprì e fecero la loro
comparsa delle cameriere
con in mano dei pacchi piuttosto voluminosi.
Ciascuno di questi,
conteneva stoffe
pregiatissime, arazzi di Bruges, ceramiche di Sevigné,
gioielli e vari altri
monili.
Rimasi sinceramente
sorpresa.
Non avevo mai visto,
infatti, un così
alto numero di oggetti di valore...non tutti insieme almeno...ma lo
stupore
passò in fretta.
La legge della strada
mi aveva insegnato
che per ogni cosa c'è sempre un prezzo da pagare...distolsi
immediatamente lo
sguardo. - Che cosa sono queste cose?- domandai indifferente.
-Ve l'ho detto-
rispose- sono doni per
voi...vi confesso che mi avete stupito. Non immaginavo che il vostro
aspetto
potesse suscitare un tale fascino ma, forse, è merito del
sangue che portate.-
Ovviamente, non
apprezzai la velata
allusione alla sua persona ma mi imposi di mantenere il controllo. Dopo
le
notizie riportate, non potevo certo farmi abbindolare dalle sue
frecciatine. -Ancora
non vi seguo, contessa- feci- io non ho fatto assolutamente nulla.-
Per tutta risposta,
la Polignac
ridacchiò.
-Oh, cara-
cinguettò- voi non conoscete
gli uomini. A volte, basta mostrarsi un po' per lasciar loro un segno
duraturo...una vera fortuna che un simile gentiluomo abbia preso
così a cuore
la vostra condizione.-
Aggrottai la fronte.
-Il duca de Guiche ha
appena chiesto la
vostra mano ed io, in quanto vostra tutrice, ho dato il mio consenso.-
mi
informò.
Quel nome mi era del
tutto ignoto.
-E'sua abitudine
frequentare Orleans e,
proprio durante la festa della Principessa, vi ha visto. Abbiamo
discusso un
po' e posso dire che non avrei potuto sperar di meglio per voi.- mi
disse, con
un sorriso soddisfatto- E'un uomo di antica nobiltà, con
vasti appezzamenti di
terreno in Borgogna. Inoltre la sua influenza è
considerevole all'interno della
corte...sul serio, non mi aspettavo che si interessasse di nuovo a noi.-
A quelle parole,
scese dentro di me il
gelo...e quei doni, che prima mi avevano sorpreso, non mi sembrarono
più tanto
belli.
Benvenuti a questo
nuovo capitolo. Nel precedente, avete visto che
la contessa, approfittando della vacanza a Orleans ha intessuto
nuovamente i
rapporti con il duca. Rosalie si ritrova così fidanzata a
quell'adone
ammuffito. Ovviamente, lei non ha mai visto il tizio in questione, come
non sa
il motivo per cui Charlotte si è gettata nel vuoto.
Tutte queste belle
cosette, la contessa non gliele dice.