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Autore: Mary West    27/10/2012    3 recensioni
Un evento incredibile sconvolge la vita tranquilla di Tony Stark e lui si sentirà più solo e distrutto che mai proprio nel momento in cui il mondo ha bisogno di Iron Man più che mai prima d'ora. Un arrivo dal passato, un nuovo nemico da sconfiggere, amicizie indistruttibili e l'amore più puro fanno da sfondo all'avventura del secolo e tra litigi, notti insonni, travestimenti e bugie gli Avengers si riuniranno ancora.
Lei annuì e tornò ad accarezzargli la mascella, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi perfetti.
«Baciami» sussurrò adorante. «Tutta la notte.» Lui sorrise e la accontentò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You'll find that life is still worthwhile, if you just smile'
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Capitolo III
Covert in affair



“No, non quello rosso… quello giallo. No, non quello rosso… ancora, no. Quello giallo… giallo, sì! Come i canarini, il sole e le mammole a Primavera… ah, le mammole a Primavera sono viola? E a Malibu sono gialle, va bene? Sì… sì, sì… sì… grazie. Arrivederci.”
Tony diede un lungo sospiro e finalmente riagganciò il telefono. Erano passati poco più di venti giorni dal suo ultimo acquisto alla Rolex e non poteva credere che in solo tre settimane il loro personale fosse diventato così scadente fino ad arrivare all’assumere giovani dotati di poco udito e scarsa intelligenza. Scosse la testa con aria incredibilmente paziente, del tutto fuori luogo e anche leggermente insensata data la pazienza che solitamente occorreva agli altri per relazionarsi con lui, e riprese a concentrarsi sui documenti che aveva davanti: aveva chiesto a Jarvis di procurargli tutte le possibili informazioni sullo S.H.I.E.L.D. e sul recente lavoro dei suoi agenti, ma, dopo ore e ore infinite di vana ricerca, era stato costretto ad ammettere che, diavolo, Nick sarebbe stato anche un grandissimo idiota, come gli occhi di Pepper suggerivano di continuo ogni qual volta se ne parlava, ma con i segreti ci sapeva fare, eccome. Poi, aveva avuto un’illuminazione: si era improvvisamente ricordato della password che Fury stesso aveva dato ad ogni Vendicatore per accedere alle informazioni in caso di pericolo immediato e impossibilità di comunicare ed era riuscito a sapere tutto ciò che voleva. Naturalmente, aveva poi pensato con un sorriso compiaciuto: lui era Tony Stark.
“Ehy, Ferro vecchio, dai una sistemata alla scrivania” disse distrattamente, continuando ad osservare un volto pallido stampato su uno dei fogli che maneggiava con cautela.
Avvertì il cigolio metallico del braccio meccanico iniziare a riordinare il tavolo alle sue spalle e sospirò di nuovo, portando due dita a massaggiare pesantemente le palpebre stanche.
“Problemi?”
La voce di James lo fece trasalire con tanta violenza che i fogli caddero rovinosamente dalla scrivania al pavimento, cospargendo il pavimento di pietra.
“Rhodey!” esclamò stupito. “Come mai da queste parti?”
Il colonello scrollò le spalle e lo raggiunse alla scrivania, aiutandolo a recuperare i documenti sparsi ai suoi piedi.
“E questo chi è?” gli chiese, scrutando con le sopracciglia aggrottate in un’espressione pensierosa di fronte al viso pallido e arrogante dell’uomo sulla carta. Aveva due occhi bulbosi e sottili, dal taglio raffinato e scuro, di una vaga sfumatura verdastra e la fronte spaziosa e arguta. Il naso era piuttosto pretenzioso e il mento sporgeva appena mettendo in evidenza il fisico prominente. Le pelle chiara sembrava leggermente tirata sotto il collo, dove una cicatrice segnava il colorito scuro e i capelli di un vago castano chiaro gli coprivano il capo squadrato.
“Ancora non lo so” rispose lui pensieroso e gettò di malagrazia i fogli sulla scrivania. Poi rivolse di nuovo l’attenzione al suo amico e scosse la testa, incuriosito.
“Come mai da queste parti?” gli domandò pacato.
“Niente” replicò prontamente Rhodey. “Sono solo venuto a farti un salutino.”
“Mhm” rispose Tony scettico. “Te l’ha detto Pepper? Da quanto lo sai?”
“Di che parli? E smettila di muggire, sai quanto mi irriti” ribadì Rhodey seccato.
“Vuoi dirmi da quanto lo sai, sì o no? Da ieri? È per questo che sei venuto a trovarmi così presto? Volevi sapere come stavo?” continuò Tony, sempre incredibilmente rilassato, mentre si sedeva di nuovo sul suo sgabello preferito.
“Non capisco di cosa-… oh, e va bene. Sì, lo sapevo anche ieri. E sì, volevo vedere se era tutto a posto. Non capisco quale sia il problema: sei il mio migliore amico, è normale che voglia assicurarmi che tu stia bene, soprattutto quando ti ritrovi in questi pasticci” spiegò ragionevole.
“Smettetela di fare tutti le mammine” disse Tony spazientito. “Sto bene. Ho solo bisogno di quale altro giorno per assorbire la cosa…”
“Hai bisogno di uno psicanalista, un paio di pillole sonnifere e quattro mesi in vacanza in New Mexico.”
“L’avevo detto a Pepper ieri mattina, ma lei continuava a ripetere che le Hawaii sono più…”
“Tony, lascia perdere le scuse. Devo partire” aggiunse dispiaciuto.
Tony strabuzzò gli occhi.
“Cosa?” chiese meravigliato.
Rhodey annuì, suo malgrado.
“C’è un problema a Washinton e hanno richiesto la mia presenza. Starò due mesi laggiù. Volevo chiederti di venire con me.”
Tony annuì, comprensivo. Lui e James erano stati amici da sempre e sapeva che Rhodey non l’avrebbe mai voluto lasciare in un momento del genere, ma un comando era un comando e come tale non andava discusso. E lui aveva una faccenda importante da risolvere. Sorrise e scosse la testa.
“Non posso. Ci sono delle cose di cui mi devo occupare e non posso scappare per sempre.”
Rhodey annuì, quasi a disagio.
“Be’, se hai bisogno di me, sai che sono laggiù.”
“Certo.”
“Mi raccomando.”
“Sta’ tranquillo.”
“Non cacciarti nei guai.”
“Va bene, mammina.”
“E comportati bene.”
“Sicuro.”
“E ascolta Pepper.”
Tony sbuffò.
“Sarò un esempio di angelo.”
“Oh sicuro” replicò Rhodey scettico. “Non ho dubbi.”
Scoppiarono entrambi a ridere e Rhodey gli diede una pacca sulla spalla, attirandolo in un breve abbraccio. Si staccarono quasi subito.
“Mi raccomando.”
“Ancora… sta’ tranquillo.”
Tony lo accompagnò fino alla porta e rimase ad osservarlo imboccare la strada per i confini della California.
“Bene” disse una volta di nuovo in laboratorio. Riprese i documenti e osservò ancora quel volto pallido.
“Dov’eravamo rimasti?”
 

*

 
“Grazie mille, Stephanie. Ci sono altri appuntamenti oggi?”
Stephanie si voltò verso la sua superiore e sbatté le palpebre sui diligenti occhi scuri.
“No, signorina” rispose con prontezza. “Ma c’è una visita inattesa.”
“Di chi si tratta?” chiese Pepper, eppure già sapeva quale fosse la risposta.
“Il signor Coulson. Lo faccio passare?”
Pepper sospirò. Non era esattamente il suo stile, quello. Insomma, solitamente, quando Tony aveva dei problemi nei suoi rapporti con gli agenti dello S.H.I.E.L.D., Phil si rivelava sempre molto attento e imparziale e lei non si faceva mai coinvolgere in quelle situazioni. Quella, però, era una circostanza del tutto nuova e la sua amicizia con Phil era stata messa a dura prova a causa di quello scherzetto di Fury. Ma davvero era disposta a distruggere il legame con il suo più grande amico solo per rancore?
“Fallo entrare, Stephanie. Grazie.”
La segretaria annuì diligente e uscì dallo studio. Pochi istanti dopo, entrò Phil.
Al posto del suo solito completo gessato elegante, indossava un semplice paio di jeans e una camicia a righe bianche e blu. Un’espressione di sincero pentimento gli incrinava gli occhi colpevoli.
“Ciao, Pepper.”
Pepper alzò lo sguardo dalla borsa, in cui aveva appena finito di porre gli ultimi documenti, e lo fissò sul suo migliore amico, ancora in piedi davanti la scrivania. Fece un cenno con la mano e lui si sedette.
“Mi dispiace, Pepper. Sul serio. Non avrei dovuto cercare di forzare le cose con Tony e non avrei dovuto tacergli la verità. Solo… pensavo di fare la cosa giusta. Nick continuava a ripetere che dovevamo aspettare, prima di farglielo sapere, per cercare di guadagnare tempo e gestire la cosa nel miglior modo possibile e ho finito col dargli retta. Insomma, lui è il mio direttore, cerca di capire. E poi davvero agiva anche lui per il bene di Tony. Certo, gli ha mentito su tante cose, ma non l’ha mai fatto con lo scopo di ferirlo veramente ed è dispiaciuto anche lui per come si sono svolte le cose. Mi dispiace anche di aver sfruttato la nostra amicizia per convincerti a influenzare per fare una cosa che non voleva. Non avrei dovuto. Scusami.”
Phil concluse, riprendendo a respirare con la bocca, e arricciò le labbra in una smorfia mortificata. Pepper scosse la testa e fece il giro del tavolo per abbracciarlo. Gli strinse le braccia al collo e affondò il viso nell’incavo della sua spalla, lasciando che le mani di Phil si allacciassero dietro la sua schiena.
“Dispiace anche a me” disse una volta che si furono separati. “Non avrei dovuto maltrattarti in quel modo, non sono stata molto comprensiva con te e avrei dovuto.”
“Non importa” rispose subito Phil. “Avevi le tue buone ragioni. Tony dice sempre che sei il centro del suo mondo e lui è la persona più importante della tua vita.”
Pepper sorrise e annuì.
“Non so che farei se non ci fosse lui” sussurrò quasi a se stessa. “Proverò a parlargli” aggiunse poi in tono più gioviale. “Stasera.”
“Non devi farlo solo per noi, Pepper. Sul serio, non…”
“Non è per Fury o Howard. Lui deve di parlare con suo padre, adesso. Ha solo bisogno di qualcuno che gli stringa la mano mentre lo fa.”
“Pepper, lui ha sempre bisogno che tu gli stringa la mano” ripeté Phil con un sorriso dolce. Lei ricambiò il sorriso e arrossì.
 

*

 
“Sono tornata!”
La voce di Pepper risuonò nell’ampio ingresso di villa Stark più tardi del solito quella sera. Lei e Phil avevano passato molto tempo a discutere nell’ufficio e, quando entrambi si erano ricordati di controllare l’orario, era già piuttosto tardi. Pepper aveva afferrato la borsa velocemente e si era affrettata a salire nella macchina in cui Happy la stava aspettando, per tornare a casa con un ritardo accettabile. Appena ebbe varcato la soglia della villa, si rese immediatamente conto che Tony stava architettando qualcosa. Solitamente, quando lei rientrava più tardi del normale, lui la aspettava vicino al tavolo dell’atrio, per poi rimproverarla della sua mancanza di puntualità con un sorriso beffardo e provocatore e allora Pepper gli lanciava la borsa sul suo grandissimo volto da consumato tombeur des femmes e finivano sul divano a fare la lotta, da cui Tony, avvantaggiato da ore di allenamento corporeo e un prestanza fisica naturale, usciva sempre vincitore. Una volta chiusa la porta alle sue spalle, Pepper si sfilò le scarpe, lasciandole sulla soglia, e scrutò curiosa la luce soffusa che proveniva dal salotto. Camminò incuriosita fino al tavolo e vi lasciò cadere sopra la borsa, per poi proseguire attraverso l’atrio, il corridoio e la cucina. Giunta al limitare della stanza, si affacciò verso il salotto e finalmente vide cosa stava succedendo: Tony era seduto accanto al tavolino sul tappeto e stava finendo di predisporre gli ultimi tocchi sulla tovaglia perfettamente imbandita. Ad allestire la vivace stoffa cremisi, c’erano tovaglioli, posate, due bicchieri dal becco lungo e una bottiglia di vino bianco; nello spazio fra i due calici di cristallo sottili, vagava a mezz’aria un piccolo pesce di vetro all’interno del quale una luce soffusa illuminava fiocamente tutta la stanza. Pepper entrò silenziosamente nella stanza, lasciando che l’orlo dell’abito bianco avorio a fantasie azzurrine che indossava fluttuasse dolce nell’aria, accarezzandole con delicatezza le ginocchia; il calore le colpì il petto, scoperto appena dall’ampia scollatura a V, e le spalle, parzialmente vestite dalle bretelline ricamate in pizzo ceruleo.
“Ehy” sussurrò sorridendo colpevole.
Tony alzò lo sguardo su di lei e la guardò come se non l’avesse mai vista. Improvvisamente, tutto perse di senso e Tony acquisì la piena consapevolezza di quanto ogni cosa fosse racchiusa in lei e in quell’attimo in cui si toccavano con gli occhi.
“Ehy” replicò colpito. “Ho preparato la cena” aggiunse poi, in tono gioviale ed evidentemente compiaciuto. Pepper scosse la testa ridendo e si sedette sul tappeto di fronte a lui.
“Omelette?” lo canzonò scuotendo la chioma ribelle sulle spalle con aria divertita.
Lui rispose al sorriso di scherno con una smorfia di pura soddisfazione.
“Spaghetti” replicò orgoglio e afferrò il manico dell’unico, grande piatto sul tavolo, scoprendone il contenuto. L’odore caldo dei pomodori e delle polpette inebriò Pepper e lei sorrise colpita.
“Complimenti, signor Stark. Sta decisamente migliorando in arte culinaria” gli concesse suo malgrado e prese la forchetta, iniziando ad avvolgere la pasta ancora bollente.
“E devo dire” continuò facendo scorrere la lingua attorno alla salsa che le aveva appena imbrattato le labbra “che sono davvero fantastici.”
Lui sorrise, con aria compiaciuta, e prese a mangiare con lei.
“Aspetta” disse fra le risate, vedendo uno spaghetto sfuggirle dalla bocca. “Ti aiuto io.”
Sporse un dito e le allungò il filo di pasta alle labbra, poi lasciò scorrere la mano sulla sua guancia e lei arrossì.
“Cos’è questo aggeggio?” chiese dopo un po’ Pepper, osservando perplessa il minuto pesce di cristallo illuminare ancora la tavola.
“Oh, è solo una piccola, semplice, geniale invenzione per evitare di scadere nella banalità. Tony Stark non usa candele” asserì lui altezzoso e Pepper rise di nuovo.
“Davvero bravo. Lo sai, sono veramente fiera?”
Tony incurvò il viso in un inequivocabile sorriso di vittoria, ma Pepper intravide qualcosa di strano nel suo comportamento. Non che Tony non amasse cucinare, la sua incapacità in materia non l’aveva mai fermato e capitava spesso che, soprattutto quando lei tornava più tardi, fosse lui a mettersi ai fornelli. Eppure, c’era qualcosa che non quadrava: la tovaglia, il pesce, la pasta e quella risatina nervosa che accompagnava le sue parole dette troppo in fretta. Convinta di viaggiare troppo con la fantasia, Pepper scacciò quel pensiero noncurante e si concentrò nuovamente su Tony. Bevve un sorso di vino bianco e riposò il bicchiere, ma, nel farlo, urtò contro il piccolo pesce di cristallo e quello cadde sulla tavola, evidenziando una minuscola frattura fra il rilievo della pinna e la superficie liscia del corpo.
“Oh!” esclamò distratta. Lo prese fra le mani e accarezzò con tocco lieve quell’incrinatura. Si morse il labbro con fare nervoso e stava per scusarsi, ma i suoi occhi si assottigliarono incuriositi, concentrandosi accorti sull’oggetto brillante che luccicavano all’interno dell’insolita lampadina. Deglutì, incredula, e sfiorò di nuovo la frattura: sulla superficie cristallina, si era aperta una piccola fessura e Pepper allungò due dita per farvi scorrere il contenuto, minuscolo e raggiante. Il palmo della sua mano tremò appena quando l’oggettino splendente vi cadde con un tintinnio divertito. Sentì la bocca dischiudersi per la sorpresa e il cervello bloccarsi, incapace di realizzare l’esistenza e la concretezza di quell’ente che si era improvvisamente materializzato al centro della sua mano sudata. Respirò profondamente e rivolse lo sguardo luccicante alla persona davanti a sé. Un nodo alla gola le impediva di parlare, così sbatté le palpebre.
Tony sorrideva, divertito e imbarazzato; un vago colorito cremisi gli tingeva le guance sotto la barba.
“Non credevo che ti avrei lasciata davvero senza parole” disse senza perdere la sua proverbiale ironia neanche quando la sua faccia ardeva dalla gioia e l’emozione. “Spero rientri nei tuoi gusti, comunque. Inizialmente, pensavo di prendere una perla. Rhodey dice che la perla è il simbolo dell’eternità. Oppure il quarzo rosa, rappresenta l’amore. O anche il diamante… insomma, lui è per sempre, no? Ma poi ho letto su una rivista che, se regali alla tua fidanzata un anello con la pietra dello stesso colore dei suoi occhi, allora il matrimonio sarà fortunato. E poi ho pensato che noi non abbiamo bisogno di emblemi di amore, eternità o robe varie. L’unico simbolo che per me conta davvero sei tu.”
Pepper deglutì ancora una volta e dischiuse le labbra per cercare di respirare meglio. Gli occhi continuavano a luccicare, traboccanti di emozione. Tony girò attorno al tavolo e si sedette sul tappeto accanto a lei; le prese una mano fra le sue e sfilò con delicatezza l’anello dal piccolo palmo di Pepper, poi accarezzò l’anulare sudato e vi avvicinò il cerchietto di cristallo. Fra due stelline di diamanti, brillava infinita una pietra azzurra di acquamarina a forma di goccia, la cui sfumatura raggiante e cerulea ricordava in maniera ammaliante lo sguardo della ragazza a cui ormai apparteneva.
“Dunque” ricominciò Tony e sembrava più agitato che mai. “Io… insomma, be’… ecco…” continuò, poi prese a bisbigliare fra sé. “Vorresti prendere… no, ti piacerebbe… non trovi sia il caso… uhm…”
“Tony” lo ammonì Pepper ridendo.
Tony prese un respiro profondo e chiuse gli occhi. Li riaprì e straripavano di adorazione.
“Sposami” le disse con voce colma di devozione e amore.
Pepper sorrise dolce, poi si rese conto della sua richiesta,  sollevò le sopracciglia e lo guardò scettica.
“Te l’eri quasi cavata, Stark” lo rimproverò impaziente. “Ti sei fregato sul finale. È evidente che ti sei perso un paio di passaggi. Quando si pone la domanda, come suggerisce la stessa parola, si pone una domanda, in modo libero e democratico. Non puoi essere così egocentrico e prepotente fino a questo punto… insomma, tu me lo chiedi con gentilezza e io ti rispondo. La tua è un’imposizione autoritaria e assurda. Non posso credere sul serio che tu…”
Tony la baciò. Poggiò con delicatezza le labbra sulle sue e le dischiuse con lentezza esasperante. Quando si allontanarono, sorrideva vittorioso; Pepper avvertì il leggiadro peso del cristallo sul suo anulare.
“Non riesci nemmeno a farmi la dichiarazione senza litigare” lo rimbrottò, ma sorrideva così tanto che il suo volto sembrava aver rubato la luce alla stella più luminosa.
Tony sorrise, compiaciuto ma adorabile.
“Giusto per farti capire come sarà la nostra vita insieme” replicò soddisfatto.
“Cioè, con litigi, disaccordi, baci prepotenti…”
“… e amore.”
La sua mano le sfiorava con delicatezza una tempia, mentre l’altra stringeva l’anulare promesso. I suoi occhi ammiravano insaziabili il viso della sua fidanzata.
“Ti amo” le disse ed era così saturo di sincerità, devozione, amore che Pepper sentì le lacrime inumidirle lo sguardo. Si morse il labbro inferiore e lo baciò di nuovo.
“Anch’io” gli sussurrò di rimando e si strinse a lui.
Tony la prese fra le braccia e le loro labbra si unirono ancora, ancora, ancora.
Quando si allontanarono dopo cinque, dieci, cento baci, sorridevano entrambi. Pepper lo accarezzò e gli poggiò la mano brillante sul cuore.
Lo voglio.”
 

*

 
“Allora?”
La voce impaziente di Howard risuonò nella piccola stanza buia.
“Ancora niente” rispose in uno sbuffo nervoso Nick e storse le labbra in una smorfia di disapprovazione. La porta all’ingresso si aprì e Steve entrò nella camera.
“Buonasera a tutti” disse tranquillo. Si sfilò il giubbotto di pelle beige e si sedette a fianco del direttore.
“Coulson ha già chiamato?” disse, spostandosi con disinvoltura una ciocca castana dalla fronte.
Fury scosse la testa e uscì dalla stanza, iniziando a trafficare con il suo cellulare.
Howard sospirò, impaziente.
“Tutto bene?” gli chiese cauto il Capitano. “Sembri agitato.”
Howard scosse la testa e si lasciò cadere su un divano dalla stoffa scarlatta e dall’orlo sdrucito. Si passò una mano fra i capelli e sospirò ancora.
“Sono passati quasi tre giorni e non c’è nessun segnale da parte sua” bisbigliò rassegnato. “Non mi aspettavo che mi saltasse in braccio appenami vedesse, ma speravo in un po’ più di comprensione… o almeno, un tentativo di accettare la cosa…”
Steve guardò l’amico con un sorriso triste.
“La verità è che ha ragione lui” continuò Howard. “Non sono mai stato un buon padre, sai. Ho passato troppo tempo a occuparmi del futuro per occuparmi di lui. Non avergli detto la verità neanche questa volta dev’esser stato l’apice, per lui.”
Steve lo raggiunse sul divano e gli diede una pacca sulla spalla.
“Hai dedicato la vita a ciò che amavi di più” lo scosse incoraggiante.
“Avrei dovuto dedicare più tempo anche a lui, però. Un figlio ha bisogno di suo padre e lui non ne ha praticamente mai avuto uno. Solo uno scienziato” concluse scuotendo il capo colpevole.
Steve lo guardò, stringendogli la spalla con più forza.
“Anche io ho sbagliato con lui” confessò. “Tante volte l’ho giudicato ingiustamente. Non avrei dovuto farlo anche in quel momento… mi sono fatto prendere dalla rabbia, provocandolo in un momento molto difficile per lui. Non avrei dovuto” ripeté in un sospiro dispiaciuto.
“Sai” riprese più allegro. “Quando l’ho incontrato la prima volta, stavo per essere attaccato e lui mi ha aiutato. Era incredibile. A prima vista, sono rimasto senza parole. Me ne avevano parlato tutti: dicevano che era geniale, intelligente, divertente, che tutti e tutte si innamoravano di lui. Sembra molto più freddo di quanto in realtà non sia… pensavo che fosse solo un presuntuoso ed egoista e invece è quasi morto per salvare la vita a me e al resto del mondo. È davvero molto coraggioso e altruista.”
Howard sorrise fra sé.
“Sono contento che tu stia bene” disse a voce improvvisamente alta. Rischiarò la gola e respirò.
“Oh, be’… è stato un po’ difficile, ma alla fine è andato tutto bene. Anche se tutto questo è davvero incredibile.”
Howard rise profondamente divertito.
“Hai ragione. Non ti nego che ci sono un paio di cose che perfino io stento a capire.”
“C’è Coulson.”
Fury rientrò nella stanza, con gli agenti Romanoff, Barton e Coulson alle calcagna. Thor era dietro di loro e giocherellava distrattamente con il Mjolnir.
Phil prese il centro della stanza e tutti gli fissarono gli occhi sopra.
“Allora?” incalzò Natasha.
Phil annuì serafico.
“Ho parlato con Pepper fino a poco fa e mi ha assicurato che proverà a convincere Stark” disse cortese.
“Cosa? Non l’ha ancora convinto?” domandò Clint, perplesso. Phil lo incenerì con lo sguardo.
“Barton, non si tratta solo della missione” replicò glaciale. Barton replicò con lo stesso tono gelido.
“Non si tratta della tua amicizia con Stark e la sua amichetta.”
Phil serrò la mascella.
“Prima di pensare al lavoro, dovremmo pensare ad altre cose più importanti…”
“Sì, certo” continuò Barton freddo. “La tua amichetta ti ha convinto delle stesse stupidaggini di cui ha riempito la testa a Stark…”
“Abbiamo sbagliato la prima volta. Pepper ha ragione, dobbiamo dare a Tony il tempo necessario per…”
“Non c’è tempo!” proruppe Clint e si alzò di scatto. “Vi state tutti facendo infinocchiare la testa da quella ragazzina e…”
“Smettila di chiamarla così!” gridò Phil e anche lui sembrava aver perso il controllo.
Steve si frappose fra i due.
“Non è il caso di agitarsi” intervenne pacato.
“Chi è questa Lady Pepper?” domandò Thor perplesso.
“La ragazza di Stark” rispose Phil tranquillo, senza smettere di fissare Barton glaciale.
“Stark ha una ragazza?” chiese Steve strabuzzando gli occhi.
“Tony ha una ragazza?” domandò in contemporanea Howard. Fury soffiò scettico. Natasha annuì.
“Da tredici anni” rispose calma.
“Cosa?” chiese Steve senza fiato e senza freno. “E come fa?”
Phil roteò gli occhi al cielo e prese posto anche a Thor, l’unico che non sembrava sconvolto dalla notizia.
“Anche l’uomo di ferro ha un cuore” asserì con tono ridicolmente saggio.
“Non è questo il punto” sbuffò spazientito Barton. “Si è fatto riempire la testa dalle stupidaggini che lei gli dice. Fa tutto quello che vuole e lei sa tutto: di noi, delle missioni, dei suoi codici segreti… non c’è nulla che lui non le dica” concluse con aria disgustata.
“Si fida troppo di lei” rincarò la dose Fury con aria esasperata.
“Esagerate” replicò pacata Natasha. “La descrivete come se fosse una strega.”
“E non lo è?” domandò Barton retorico.
“A me non è mai sembrato.”
“Tu la conosci?” chiese Howard cauto.
“Sì. L’ho conosciuta quando ho lavorato per Stark, quando il direttore voleva che lo controllassi. Era la sua segretaria, lo è stato per dieci anni, ma si può praticamente dire che stessero insieme già all’epoca: lavoravano insieme, vivevano insieme… sembrano quasi sposati.”
“Ci mancherebbe altro!” esclamò sprezzante Barton. “Come se già ora non facesse abbastanza tutto quello che dice lei.”
“Davvero?” domandò Steve, ancora piuttosto turbato dal fatto che esistesse qualcuno con la possibilità di conquistare la fiducia di Stark e a cui lui fosse disposto a dar retta. Che fosse capace di amarlo e di riuscire a suscitare in lui lo stesso folle sentimento.
“Hai sentito, Howard? Sei quasi suocero” aggiunse Clint, sdegnoso.
“Non può essere così male” bisbigliò Howard accorto.
“Infatti” concordò Phil.
“Certo che per te non lo è” gli andò contro Clint. “È la tua migliore amica, come potrebbe essere altrimenti?”
“È la tua migliore amica?” ripeté Steve, sempre più incredulo.
“Non vedo il problema” rispose Phil distaccato.
“Il problema, Coulson” continuò Barton. “Sta nel fatto che lei non è una fan dello S.H.I.E.L.D. e lo allontanerà dal progetto Vendicatori.”
“Non lo farà. Pepper sa quanto è importante la situazione e anche lei vuole che parli con Howard…”
Il diretto interessato sbarrò lo sguardo, colpito.
“… perché sa che Tony ne ha bisogno. Lo conosce meglio di noi e, per quanto la cosa non ti piaccia, non ti conviene mettere Stark di fronte ad una scelta. Sceglierebbe sempre lei.”
“Il vostro accanimento è immotivato” aggiunse Natasha sempre con lo stesso tono tranquillo.
“Lei ci odia” specificò Fury con espressione altezzosa.
“Odia te, non tutti noi, e solo perché non fai altro che riempire il suo ragazzo di palle” replicò Natasha con tono poco cordiale. “Avrà avuto un momento di astio nei confronti di tutti solo perché abbiamo nascosto a Stark la verità, ma come vuoi vedere, non sembra aver cancellato Coulson dalla sua vita per sempre.”
“La vostra amicizia con lei è immotivata” la contrariò Barton.
“Ma cosa centra Lady Pepper in questa storia?” chiese Thor senza sbattere le ciglia con aria incompresa.
“Phil ha parlato con lei per cercare di contattare Stark e lei gli ha assicurato che proverà a convincerlo a parlarci, ma Nick e Clint pensano che sia solo una bugia e che lei cercherà solamente di allontanare ulteriormente Tony da noi” riassunse brevemente Natasha.
“Lady Pepper non è una menzognera” affermò con sicurezza e solennità il dio del tuono, come se sapesse quello di cui stava parlando.
Barton roteò gli occhi al cielo con aria davvero esasperata.
“Giuro che se non fosse un semidio…”
“Clint” lo ammonì Natasha. “Smettiamola di dire stupidaggini. Dobbiamo fidarci di Virginia. Punto. Vedremo che fra qualche giorno Stark si farà vivo.”
“E ora chi è Virginia?” chiese Steve con una smorfia angosciata. Non stava veramente capendo nulla.
“Sempre la ragazza di Tony. È il suo nome di battesimo, ma tutti la chiamano Pepper.”
“E perché?” Chiese Thor.
“Non lo so, Thor, lascia perdere” stroncò Clint. Fury guardò l’orologio.
“Dobbiamo tornare alla base” annunciò precedendo la squadra fuori dalla stanza. Tutti lo seguirono.
Steve fu il primo ad uscire dall’edificio, il primo ad essere attaccato. Aveva appena varcato la soglia quando due uomini lo afferrarono per le braccia, coprendogli il volto con un fodero, e trascinandolo con la forza sul sedile posteriore di un’automobile. Howard, Fury, Barton e Phil lo seguirono dopo pochi istanti e la macchina partì sgommando, mentre Thor stava ancora litigando con la maniglia.
 























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Buon pomeriggio miei Vendicatori *-*
Eccomi di nuovo qui con il seguito di questa storiellina storielluccia :D Uhllà, ho un sacco di cosette da dirvi. Allora, prima di tutto, voglio ringraziarvi per le meravigliose recensioni a cui risponderò il prima possibile, per quei tantissimi pazzi che seguono/preferiscono/ricordano questa follia e dirvi che vi ringrazio di cuore, immensamente, con tutto l'affetto immaginabile e più <3 Mi rendete davvero felice. <3
Poi, spero che gradiate questo seguito. Allora, avete visto? Si sposano *-* A questo proposito, spero di non esser sfociata nel fluff eccessivo, ma credo di no, visto anche il trailer del terzo Iron Man - se non l'avete visto, correte perché Stark parte con una dichiarazione da Oscar *-*
Dunque, dunque, le solite precisazioni: 

[1]: Cover affairs è un telefilm americano con protagonista Annie Walker; 
[2]: la storia prende il titolo da un estratto di una canzone di Katy Perry durante il cui ascolto ho pensato alla trama, If we ever meet again
[3]: i pirati e i falsi notai che ho citato nel capitolo scorso, durante la telefonata di Peppe e Phil sono allusioni a Nick e Natasha;
[4]: nel primo Iron Man, Pepper dice a Tony che anche lei non ha nessun altro al mondo e, considerando anche tutto il tempo che passa con lui, ho pensato fosse orfana, ignorando il riferimento alla madre di lei negli Avengers
[5]: la storia della password dei Vendicatori è una mia invenzione; 
[6]: tombeur des femmes è un'espressione francese per intendere playboy
[7]: quello sotto è l'anello che Tony regala a Pepper;
[8]: infine, per quanto riguarda l'odio fra Nick e Pepper, anche questa è stata una semi-invenzione del mio cervello, suggerita da una frase che Nick dice nel secondo Iron Man, alludendo a Pepper come 'a quella ragazza'. Ho pensato di riscaldare gli animi e trasformarlo in qualcosa di più concreto e Clint è sempre stato un tipo scettico. 


Alla prossima! Un bacio a tutti, Mary. 




   
 
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