Benvenuti a questo
nuovo capitolo. Nel precedente, avete visto che
la contessa, approfittando della vacanza a Orleans ha intessuto
nuovamente i
rapporti con il duca. Rosalie si ritrova così fidanzata a
quell'adone
ammuffito. Ovviamente, lei non ha mai visto il tizio in questione, come
non sa
il motivo per cui Charlotte si è gettata nel vuoto.
Tutte queste belle
cosette, la contessa non gliele dice.
IL FIDANZATO
In quel periodo
accaddero diverse cose
strane.
Prima di tutto, la
zona di Parigi e
anche alcune parti nei pressi di Versailles furono colpite da una serie
di
furti. Secondo i pettegolezzi che riuscivo a sapere, data la mia
condizione
quasi da reclusa, il responsabile di tutte queste prodezze era un uomo
mascherato che, sul suo destriero nero, entrava nelle modeste
abitazioni dei
nobili, per privarli, con una crudeltà assolutamente
efferata, di qualche misero gioiello e donare un simile bottino ai
poveri.
Le dame che
visitavano la casa della
contessa parlavano di questi in termini quasi apocalittici...e fu forse
per
questo che cominciò a starmi simpatico.
Cominciai
così a immaginare questo
fantomatico ladro, che si faceva chiamare come Il
cavaliere nero.
Spesso me lo figuravo
piombare
improvvisamente nella camera da letto della contessa, armato sino ai
denti.
Chissà
se quella strega rimarrebbe con quella boria anche di fronte ad una
pistola pensavo,
tentando di usare l'immaginazione. Confesso che quei momenti mi
mettevano
decisamente di buon umore. La mia situazione, dopo la partenza del
conte e la
lieta novella della sua dolce metà, era diventata ancora
meno idilliaca rispetto agli inizi.
La Polignac, infatti,
non vedeva l'ora
di accasarmi e di liberarsi di me. Tale proposito, poi, era cresciuto in modo assolutamente prodigioso con l'arrivo, nel corso dei giorni, di regali costosi e di gran pregio, a cui io non prestavo la minima attenzione ma che sembravano piacere molto alla Polignac.
Ormai avevo perso il
conto delle volte
in cui mi raccontava, con entusiasmo, delle qualità del
fantomatico partito con
cui aveva intenzione di accasarmi.
Individuo che non
avevo mai visto e che
non desideravo vedere.
Se
una persona fa tanti regali è perché ha qualche
carenza amavano dire le
lingue sciolte delle lavandaie amiche di Nicole...e se lo dicevano
loro, non
potevo non che essere d'accordo, considerando il modo, spesso poco
casto, di
arrotondare i conti...soprattutto in quell'occasione.
Il duca De Guiche era
sceso dalla sua
carrozza, per una visita fintamente casuale, concordata in precedenza
con la
contessa.
Subito aveva dato
prova della sua
naturale grazia, inciampando nei gradini della
carrozza...nonché del suo pacato
temperamento, dato che, subito dopo, aveva aggredito con male parole il
gracile
valletto, colpevole, a suo dire, di non aver messo la scaletta al
momento
giusto.
Come avete osato attentare alla
mia
vita! aveva esclamato, afferrando per il bavero della
livrea il servitore.
Mi...mi perdoni...aveva
balbettato il
poveretto, un cherubino di quattordici anni stentati.
Lo vidi dalla
finestra, mentre sbraitava
peggio di uno di quei cosiddetti bifolchi che i nobili tanto
disprezzavano. Se
Jeanne, la vecchia Jeanne, avesse visto una simile scena, lo avrebbe
deriso
senza alcuna pietà...a quel pensiero mi rattristai.
La lettera che mi
aveva lasciato sapeva
tanto di addio...eppure, volevo continuare a credere che lei stesse
bene. Era
una donna che sapeva cavarsela, capace di trovare un'uscita anche nelle
situazioni più insperate.
Con questo tipo di
ragionamenti, provavo
così a rincuorarmi e, soprattutto, a non pensare a quello
sgradevole individuo.
In verità,
il duca poteva pure essere
una persona piacevole...se avesse avuto almeno vent'anni di meno ed un
fisico
non appesantito dalla gotta.
-Benvenuto nella
nostra casa- esclamò
sorridente la Polignac.
Il duca, sentendo la
sua voce,
interruppe la vigorosa strigliata che stava dando al giovane, al quale
rivolsi
un'occhiata compassionevole. Era pallido e tremante...e non faticavo a
capirne
la ragione.
-Sono onorato di
poter essere nuovamente
ricevuto da voi, contessa- rispose, soffermandosi su di me, con uno
sguardo che
sapeva valutare e soppesare. Ricambiai con la migliore delle occhiate
inespressive del repertorio dei Lammorliere, la stessa usata da Nicole,
quando le chiedevano di pagare l'affitto.
-Signor duca-
esordì la Polignac-
permettetemi di presentarvi la mia pupilla. Il suo nome è
Rosalie.-
Questi mi rivolse un
sorriso che non
raggiunse gli occhi.
-E'un piacere
conoscervi Mademoiselle-
disse, con maniere impeccabili, baciandomi la mano.
Feci un lieve inchino
prima di
strofinare, badando bene di non essere vista, il palmo leso contro la
stoffa
della gonna. Non sapevo spiegarmene il motivo. Avevo toccato ogni
genere di
schifezze, durante la mia vita di strada...come era possibile provare
un simile
ribrezzo per un semplice baciamano?
Forse era colpa del
suo aspetto
sgradevole, dell'aria per nulla innocente con cui occhieggiava le
cameriere
oppure del suo sguardo con cui soppesava continuamente le mie
forme...francamente
non saprei spiegarmene la ragione.
E'pur vero che le
notizie che avevo
sentito in chiesa, non mi rassicuravano.
Il duca era molto
più vecchio di me...ed
io avrei dovuto sposarlo.
I due cominciarono a
conversare di
frivolezze di ogni genere mentre io, presa dallo spiacevole peso del
destino
che quella donna aveva voluto per me, mi ero chiusa nel più
assoluto mutismo.
Ogni tanto, mi
arrivava al naso l'olezzo
del pesante profumo del duca...e pensavo.
Se quello era il
fidanzato che la contessa
aveva imposto a sua figlia, non potevo certo biasimare il gesto estremo
di
Charlotte. Quel poco che avevo visto del matrimonio era sufficiente a
farmelo
detestare.
-Ebbene, Vostra
Grazia- continuò la
Polignac- ho saputo che avete avuto un ricco raccolto quest'anno. Non
posso che
invidiare la felicità di vostra sorella Gertrude nel
ricevere il vino delle
vostre terre.-
-Oh contessa- rispose
questi- voi mi
lusingate.-
La conversazione
proseguì poi in casa.
La padrona aveva
disposto che fosse
ospite nel suo palazzo per alcune settimane. Il duca era presente
ovunque
andassi e, di tanto in tanto, mi rivolgeva la parola. Io rispondevo per
mera
cortesia, limitandomi ad un tono completamente distaccato.
Quell'uomo mi
disgustava.
Era abbastanza chiaro
che il suoi modi
nei miei confronti fossero tutt'altro che casuali...e, purtroppo per
me,
conoscevo la ragione.
Gli argomenti delle
loro discussioni
vertevano su quello che Madame De Jarjayes chiamava temi
neutri. Si trattava di cose assolutamente impersonali, come
il
tempo, adatte a qualsiasi occasione.
Poco dopo, la
contessa, con una scusa si
congedò.
Mi ritrovai
così sola, in compagnia del
duca.
Lo guardai senza
nessun tipo di
espressione.
De Guise era
indubbiamente molto vecchio
e, a giudicare dal fisico, non doveva nemmeno svolgere una qualche
attività
fisica di rilievo. Il paragone con il conte ed il generale De Jarjayes
fu immediato. Benché
il primo non potesse fare troppo esercizio con la spada per via della
gamba
malandata, conservava comunque una posa rigida e di controllo, simile a
quella
del padre di Oscar, che avevo intravisto qualche volta.
Quel nobile, invece
aveva un corpo
assolutamente sgraziato e, come se non bastasse, continuava a fissarmi.
D'istinto mi coprii
la scollatura.
La contessa mi aveva
obbligato ad
indossare un abito che metteva troppo in risalto le forme del mio corpo
ed ora,
vedendo quegli occhi piccoli e viziosi, comprendevo la ragione.
-Mademoiselle- fece
questi, untuoso-
confesso che non vi ho mai visto in questa casa-
Mi guardai
nervosamente intorno.
-Davvero?- domandai,
occhieggiando nervosamente l'albero che si trovava fuori dalla finestra.
-Assolutamente.
L'ultima volta che sono
venuto in questa casa, non vi ho incontrato. La contessa mi ha
informato che
avete sofferto di una salute malferma ma...-disse, lanciando una lunga
occhiata
eloquente al mio decollete- devo ammettere che la medicina ha compiuto
un vero
miracolo. Siete davvero incantevole.-
Inarcai il
sopracciglio.
Stava deliberatamente
valutando le mie
capacità riproduttive...e non potevo nascondere almeno a me
stessa che ne ero
nauseata.
Per tutto il tempo e
durante le visite
seguenti, il duca continuò a farmi visita, con quelle
maniere viscide e
rivoltanti, capaci di disgustare qualsiasi donna con un briciolo di
amor
proprio.
La contessa
però sembrava apprezzare.
Secondo le regole di
corteggiamento, il
duca passava tutte le volte sotto il balcone della mia stanza...e tutte
le
volte, la contessa non mancava di commentare quanto fosse ammodo e
cortese.
Oh,
guardate che fine eleganza dimostra nel cavalcare quello stallone sospirava,
quando lo vedevamo passare al trotto.
Che
arguzia nei modi
commentava,
invece, quando l'interessato si perdeva in qualche battuta volgare ed
offensiva.
Che
fascino con quella nuova casacca affermava infine,
vedendolo sfoggiare
abiti che andavano di moda, pur calzando il suo corpo grottesco e
sgraziato.
Insieme a questi
neanche troppo velati
modi per farmi piacere quel vecchio, si aggiungevano altri nuovi e
neanche
troppo graditi episodi. Alcune cameriere si erano licenziate, poco dopo
l'arrivo del duca.
La cosa non mi
avrebbe stupito troppo se
non fosse stato per il fatto che tutte le cameriere erano molto
più giovani di
me, che avevano scatenato più di uno sguardo nel duca e che,
al momento di
lasciare il palazzo, avessero dei lividi sul corpo.
Era chiaro, persino
ad una mente semplice
come la mia, che vi fosse qualche legame con il duca. Durante la mia
vita sulla
strada avevo sviluppato un istinto particolare nel riconoscere gli
individui
con pensieri poco puliti...ed il duca, a giudicare dal perenne stato di
allarme
del mio corpo,era un campione in questo genere di cose.
Le parole della
contessa mi
attraversavano il cervello, senza toccarmi veramente.
Lei voleva vendermi a
quel pervertito,
come avevano detto le comari in chiesa.
Quel che era peggio
era che non potevo
andarmene.
La contessa era
l'unica persona a
potermi dire che fine avesse fatto Jeanne ed io non ero
nelle condizioni di poter lasciare tutto,
senza averne avuto la conferma.
Questi erano i miei
pensieri, mentre
attraversavo silenziosamente i corridoi, diretta alla mia camera.
Avevo sete e, senza
farmi notare, ero
scesa a piano terra.
Fu così
che vidi la luce nel salottino
privato della contessa.
-Vogliate perdonare
le maniere della mia
pupilla- disse leziosa- è giovane ed inesperta ma spero che
la sua ritrosia non
abbia diminuito il vostro interesse.-
-Non dovete nemmeno
pensarlo- rispose il
duca- quella fanciulla è molto bella ed apprezzo la sua
innata timidezza. Non
sempre è un difetto: infatti può celare molte
cose piacevoli.-
Una lieve risata,
femminile.
-Temevo che Rosalie
non vi avrebbe
interessato. Ho saputo che, pur cercando disperatamente una moglie,
preferite
fanciulle più acerbe della mia pupilla.- azzardò,
con fare un po'dispiaciuto.
Sentii il duca
ridacchiare. -Avete
ragione- rispose- E' vero. La vostra pupilla è un po'troppo
vecchia rispetto
alla povera Charlotte. Un vero fiore...E'un peccato sia
scivolata, cadendo di sotto in
quell'incidente. Se fosse viva, avrebbe allietato le mie solitarie
giornate in
Borgogna.-
-Sono certa che
Rosalie compenserà la
perdita. Inoltre, signor duca, non dovrete attendere con lei che il suo
corpo sia
pronto per ospitare l'erede del vostro casato, come invece sarebbe
accaduto
alla mia povera figliola. Mi rendo conto che è un po'troppo
vecchia rispetto
alle frequentazioni che prediligete ma sono convinta che sia l'ideale
per
risolvere i vostri problemi dinastici.- lo persuase.
-Sarà-
fece il duca, davvero poco
convinto- eppure vi ho detto più volte che apprezzo una
presenza giovane nella
mia dimora. Spero di non offendervi troppo, Madame, ma la vostra
pupilla è
davvero troppo vecchia per me.-
Una nuova risata, da
soprano.
-Monsieur duca-
rispose la dama- voi
sapete perfettamente che nel matrimonio gli sposi possono non rientrare
completamente nel gusto estetico...ma sono sacrifici necessari. Nemmeno
il mio
matrimonio è stato piacevole...eppure, non è
forse vero che per voi uomini tale
onere più essere alleggerito più facilmente? Noi
donne, Monsieur, troviamo
assai minor diletto, dato che dobbiamo garantire che i figli abbiano
come padre
accertato il proprio sposo. Non avete nessun motivo di turbarvi. Quando
Rosalie
vi renderà padre, questo fastidio cesserà. Posso
garantirvi che le donne della
sua famiglia sono piuttosto feconde...e se poi non siete ancora
convinto,
pensate al Giacobbe citato nella Bibbia: non è forse vero
che dalla sposa più
sgradevole è uscita una prole una più numerosa?-
Era assai difficile
definire il mio
stato d'animo in quel periodo.
Di certo, non stavo
bene.
Non ero felice...ma
il concetto della
felicità era qualcosa che non racchiudeva l'insieme di
sentimenti che si
dibattevano nel mio petto.
Era chiaro che il
destino che mi veniva
riservato poteva definirsi in molti modi...tranne che idilliaco. Il
duca non mi
piaceva...e tutto questo non dipendeva né
dall'età, né dall'aspetto. Con un
minimo di buon senso, quei due fattori potevano essere sopportati.
Il vero problema era
l'indole di
quell'individuo.
Non mi era sfuggita
la familiarità della
contessa con il duca ed i continui riferimenti alla figlia deceduta,
uniti alle
chiacchiere delle comari, lasciavano spazio a pochi dubbi.
La disgraziata che
avrebbe dovuto
sostituire la sposa designata non potevo essere che io...a quel
pensiero, mi
venne la nausea.
Sapere che al mio
posto ci sarebbe
dovuta essere Charlotte, la piccola ed eterea Charlotte, completamente
in mano
a quel pervertito...ancora adesso mi viene da pensare. La Polignac
sapeva
benissimo quali fossero le inclinazioni di quell'uomo ma ciò
non le aveva
impedito di orchestrare quel matrimonio grottesco. Persino sua cugina
non aveva
mostrato un simile livello di perversione.
Anni dopo, una volta
finita quella
detestabile avventura, ebbi l'occasione di studiare l'araldica dei
Polignac e
quella dei De Guiche. Mi ero sempre domandata la ragione di quel
progetto
matrimoniale...non tanto per discolpare quella prostituta di falsi
sorrisi,
quanto piuttosto per capire la ragione di una simile morte.
Quello che scoprii
non mi rasserenò
molto.
I De Guiche erano una
famiglia della
grande nobiltà feudale, con uno dei più cospicui
patrimoni fondiari ai tempi
del Beneamato. Erano inoltre molto vicini al cugino di Luigi XVI e
questo
spiegava la manovra di quella strega. Per quanto si fosse resa amica la
regina,
tutto dipendeva dall'umore di quest'ultima ed essendo la Polignac una
donna arida
e senza nessun ritegno non sorprendeva affatto che sentisse l'esigenza
di
creare solide basi per la sua famiglia.
Come voleva la
tradizione, il duca prese
l'abitudine di passare sotto la mia finestra ad un'ora convenuta, per
salutarmi.
Quel giorno ero di
pessimo umore.
Il ricordo della
conversazione tra i due
non abbandonava i miei pensieri, mostrandomi, in modo ossessivo, lo
scenario
squallido del matrimonio che si stava preparando...e per un momento
invidiai
Adeline, il cui sposo era un po'meglio del vecchio a cui mi sarei
dovuta unire.
De Guiche
passò all'ora convenuta con
uno dei suoi ridicoli farsetti e quel cavallo che sembrava sostenere a
stento
il peso del suo cavaliere. Per un momento, sperai che la bestia lo
disarcionasse.
-E'un uomo
assolutamente amabile il
duca- disse la contessa.
Non risposi.
-Sarà un
ottimo matrimonio.- continuò.
De Guiche fece il
consueto saluto e
poi sparì dalla visuale.
-Se è
un'unione tanto gradita- dissi
infine, in modo assolutamente scortese- perché Charlotte non
lo ha sposato?-
Non vidi nemmeno lo
schiaffo.
Mi ritrovai a terra,
con la guancia in
fiamme.
-NON OSATE MAI PIU'
METTERE NELLA VOSTRA
SPORCA BOCCA IL NOME DI MIA FIGLIA!-strillò indignata, con
la mano ancora
tremante- VOI SIETE SOLO UN'INGRATA! Non avete avuto alcuna
riconoscenza per la
generosità con cui vi ho accolto, con cui vi ho sfamato. Se
davvero vi è stato
insegnato a mostrare gratitudine, è ora di dimostrarlo.-
Quelle parole mi
disturbarono.
Si era messa in bocca
cose che avevo
sentito da Nicole...ma come mai, in quel momento, assumevano una piega
tanto
oscena?
-Dovete inoltre
considerare che la
situazione di Jeanne.- aggiunse di nuovo, malevola- E'sufficiente che
io parli
e per la vostra cara Madamigella
Oscar, sarà la fine.-
-Non avete prove.-
risposi.
La Polignac rise.
-A volte, le prove
non servono- disse
crudele- basta il sospetto, piccola sciocca.-
Tacqui.
Vidi la sua gonna
scivolare via, verso
la porta.
-Per vostra fortuna
il duca è un uomo
molto paziente- commentò- e sono certa che saprà
domare la vostra patetica
ribellione. Ad ogni modo, se non volete che, per qualche caso, la mia
bocca si
lasci scappare qualche parola su di voi a corte, vi consiglio di usare
un tono
più docile ed accondiscendete con il vostro futuro
marito...e di ricordare che
quella ricchezza immeritata avrebbe dovuto appartenere alla povera
Charlotte ed
essere grata per questo.-
In quel momento,
compresi.
Capii la ragione
della morte di
Charlotte, quanto in basso una madre potesse spingersi per esaudire i
propri
desideri egoistici, distruggendo tutto.
E, per la prima volta
in vita mia,
compresi il dolore di quella sorella che non aveva mai conosciuto e che
ora
sentivo più vicina che mai.
E non biasimai
più la sua scelta
tragica.
Da quel punto di
vista, la dannazione
eterna era qualcosa di più accettabile dell'inferno in terra
che quell'essere
mi stava offrendo.
Ecco questo nuovo
capitolo. Primo vero contrasto tra la Polignac e
Rosalie. Capitolo molto duro e, per certi versi, difficile da
realizzare. Posso
dire che quello che Charlotte si risparmia con la morte, non
sfuggirà alla
nostra protagonista.
Voglio dire un'altra
cosa. Il rapporto tra Rosalie e la Polignac
non è di affetto e non potrà mai esserlo. La
contessa ha ucciso la donna che
aveva allevato la figlia naturale e, non contenta, si nasconde dietro
alla sua
nobiltà.
Intanto quel fico
(???) di De Guiche si piazza come ospite fisso a
casa della contessa...che poesia, eh? Ringrazio tutti coloro che hanno
letto la
storia. Molto gentili.