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Autore: controcorrente    27/10/2012    3 recensioni
Questo fu il mio primo vero incontro con coloro che avevano provocato la miseria in cui vivevo, malgrado i miei sforzi. Avevano portato via quel poco che avevo con un semplice battito di ciglia.
I nobili mi avevano fatto conoscere la loro indifferenza verso chi lottava ogni giorno per un tozzo di pane, considerando la loro vita come un qualcosa di accidentale e privo di ogni importanza. E fu proprio in quel momento che conobbi la luce e le tenebre di quel mondo fatto di agi e benessere.
Questa fic è dedicata a Rosalie e alla contessa di Polignac. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rosalie Lamorlière
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Benvenuti a questo nuovo capitolo. Nel precedente, avete visto che la contessa, approfittando della vacanza a Orleans ha intessuto nuovamente i rapporti con il duca. Rosalie si ritrova così fidanzata a quell'adone ammuffito. Ovviamente, lei non ha mai visto il tizio in questione, come non sa il motivo per cui Charlotte si è gettata nel vuoto.

Tutte queste belle cosette, la contessa non gliele dice.

 

IL FIDANZATO

 

In quel periodo accaddero diverse cose strane.

Prima di tutto, la zona di Parigi e anche alcune parti nei pressi di Versailles furono colpite da una serie di furti. Secondo i pettegolezzi che riuscivo a sapere, data la mia condizione quasi da reclusa, il responsabile di tutte queste prodezze era un uomo mascherato che, sul suo destriero nero, entrava nelle modeste abitazioni dei nobili, per privarli, con una crudeltà assolutamente efferata, di qualche misero gioiello e donare un simile bottino ai poveri.

Le dame che visitavano la casa della contessa parlavano di questi in termini quasi apocalittici...e fu forse per questo che cominciò a starmi simpatico.

Cominciai così a immaginare questo fantomatico ladro, che si faceva chiamare come Il cavaliere nero.

Spesso me lo figuravo piombare improvvisamente nella camera da letto della contessa, armato sino ai denti.

Chissà se quella strega rimarrebbe con quella boria anche di fronte ad una pistola pensavo, tentando di usare l'immaginazione. Confesso che quei momenti mi mettevano decisamente di buon umore. La mia situazione, dopo la partenza del conte e la lieta novella della sua dolce metà, era diventata ancora meno idilliaca rispetto agli inizi.

La Polignac, infatti, non vedeva l'ora di accasarmi e di liberarsi di me. Tale proposito, poi, era cresciuto in modo assolutamente prodigioso con l'arrivo, nel corso dei giorni, di regali costosi e di gran pregio, a cui io non prestavo la minima attenzione ma che sembravano piacere molto alla Polignac.

Ormai avevo perso il conto delle volte in cui mi raccontava, con entusiasmo, delle qualità del fantomatico partito con cui aveva intenzione di accasarmi.

Individuo che non avevo mai visto e che non desideravo vedere.

Se una persona fa tanti regali è perché ha qualche carenza amavano dire le lingue sciolte delle lavandaie amiche di Nicole...e se lo dicevano loro, non potevo non che essere d'accordo, considerando il modo, spesso poco casto, di arrotondare i conti...soprattutto in quell'occasione.

Il duca De Guiche era sceso dalla sua carrozza, per una visita fintamente casuale, concordata in precedenza con la contessa.

Subito aveva dato prova della sua naturale grazia, inciampando nei gradini della carrozza...nonché del suo pacato temperamento, dato che, subito dopo, aveva aggredito con male parole il gracile valletto, colpevole, a suo dire, di non aver messo la scaletta al momento giusto.

Come avete osato attentare alla mia vita! aveva esclamato, afferrando per il bavero della livrea il servitore.

Mi...mi perdoni...aveva balbettato il poveretto, un cherubino di quattordici anni stentati.

Lo vidi dalla finestra, mentre sbraitava peggio di uno di quei cosiddetti bifolchi che i nobili tanto disprezzavano. Se Jeanne, la vecchia Jeanne, avesse visto una simile scena, lo avrebbe deriso senza alcuna pietà...a quel pensiero mi rattristai.

La lettera che mi aveva lasciato sapeva tanto di addio...eppure, volevo continuare a credere che lei stesse bene. Era una donna che sapeva cavarsela, capace di trovare un'uscita anche nelle situazioni più insperate.

Con questo tipo di ragionamenti, provavo così a rincuorarmi e, soprattutto, a non pensare a quello sgradevole individuo.

In verità, il duca poteva pure essere una persona piacevole...se avesse avuto almeno vent'anni di meno ed un fisico non appesantito dalla gotta.

-Benvenuto nella nostra casa- esclamò sorridente la Polignac.

Il duca, sentendo la sua voce, interruppe la vigorosa strigliata che stava dando al giovane, al quale rivolsi un'occhiata compassionevole. Era pallido e tremante...e non faticavo a capirne la ragione.

-Sono onorato di poter essere nuovamente ricevuto da voi, contessa- rispose, soffermandosi su di me, con uno sguardo che sapeva valutare e soppesare. Ricambiai con la migliore delle occhiate inespressive del repertorio dei Lammorliere, la stessa usata da Nicole, quando le chiedevano di pagare l'affitto.

-Signor duca- esordì la Polignac- permettetemi di presentarvi la mia pupilla. Il suo nome è Rosalie.-

Questi mi rivolse un sorriso che non raggiunse gli occhi.

-E'un piacere conoscervi Mademoiselle- disse, con maniere impeccabili, baciandomi la mano.

Feci un lieve inchino prima di strofinare, badando bene di non essere vista, il palmo leso contro la stoffa della gonna. Non sapevo spiegarmene il motivo. Avevo toccato ogni genere di schifezze, durante la mia vita di strada...come era possibile provare un simile ribrezzo per un semplice baciamano?

Forse era colpa del suo aspetto sgradevole, dell'aria per nulla innocente con cui occhieggiava le cameriere oppure del suo sguardo con cui soppesava continuamente le mie forme...francamente non saprei spiegarmene la ragione.

E'pur vero che le notizie che avevo sentito in chiesa, non mi rassicuravano.

Il duca era molto più vecchio di me...ed io avrei dovuto sposarlo.

I due cominciarono a conversare di frivolezze di ogni genere mentre io, presa dallo spiacevole peso del destino che quella donna aveva voluto per me, mi ero chiusa nel più assoluto mutismo.

Ogni tanto, mi arrivava al naso l'olezzo del pesante profumo del duca...e pensavo.

Se quello era il fidanzato che la contessa aveva imposto a sua figlia, non potevo certo biasimare il gesto estremo di Charlotte. Quel poco che avevo visto del matrimonio era sufficiente a farmelo detestare.

-Ebbene, Vostra Grazia- continuò la Polignac- ho saputo che avete avuto un ricco raccolto quest'anno. Non posso che invidiare la felicità di vostra sorella Gertrude nel ricevere il vino delle vostre terre.-

-Oh contessa- rispose questi- voi mi lusingate.-

La conversazione proseguì poi in casa.

La padrona aveva disposto che fosse ospite nel suo palazzo per alcune settimane. Il duca era presente ovunque andassi e, di tanto in tanto, mi rivolgeva la parola. Io rispondevo per mera cortesia, limitandomi ad un tono completamente distaccato.

Quell'uomo mi disgustava.

Era abbastanza chiaro che il suoi modi nei miei confronti fossero tutt'altro che casuali...e, purtroppo per me, conoscevo la ragione.

Gli argomenti delle loro discussioni vertevano su quello che Madame De Jarjayes chiamava temi neutri. Si trattava di cose assolutamente impersonali, come il tempo, adatte a qualsiasi occasione.

Poco dopo, la contessa, con una scusa si congedò.

Mi ritrovai così sola, in compagnia del duca.

Lo guardai senza nessun tipo di espressione.

De Guise era indubbiamente molto vecchio e, a giudicare dal fisico, non doveva nemmeno svolgere una qualche attività fisica di rilievo. Il paragone con il conte ed il generale De Jarjayes fu immediato. Benché il primo non potesse fare troppo esercizio con la spada per via della gamba malandata, conservava comunque una posa rigida e di controllo, simile a quella del padre di Oscar, che avevo intravisto qualche volta.

Quel nobile, invece aveva un corpo assolutamente sgraziato e, come se non bastasse, continuava a fissarmi.

D'istinto mi coprii la scollatura.

La contessa mi aveva obbligato ad indossare un abito che metteva troppo in risalto le forme del mio corpo ed ora, vedendo quegli occhi piccoli e viziosi, comprendevo la ragione.

-Mademoiselle- fece questi, untuoso- confesso che non vi ho mai visto in questa casa-

Mi guardai nervosamente intorno.

-Davvero?- domandai, occhieggiando nervosamente l'albero che si trovava fuori dalla finestra.

-Assolutamente. L'ultima volta che sono venuto in questa casa, non vi ho incontrato. La contessa mi ha informato che avete sofferto di una salute malferma ma...-disse, lanciando una lunga occhiata eloquente al mio decollete- devo ammettere che la medicina ha compiuto un vero miracolo. Siete davvero incantevole.-

Inarcai il sopracciglio.

Stava deliberatamente valutando le mie capacità riproduttive...e non potevo nascondere almeno a me stessa che ne ero nauseata.

Per tutto il tempo e durante le visite seguenti, il duca continuò a farmi visita, con quelle maniere viscide e rivoltanti, capaci di disgustare qualsiasi donna con un briciolo di amor proprio.

La contessa però sembrava apprezzare.

Secondo le regole di corteggiamento, il duca passava tutte le volte sotto il balcone della mia stanza...e tutte le volte, la contessa non mancava di commentare quanto fosse ammodo e cortese.

Oh, guardate che fine eleganza dimostra nel cavalcare quello stallone sospirava, quando lo vedevamo passare al trotto.

Che arguzia nei modi  commentava, invece, quando l'interessato si perdeva in qualche battuta volgare ed offensiva.

Che fascino con quella nuova casacca affermava infine, vedendolo sfoggiare abiti che andavano di moda, pur calzando il suo corpo grottesco e sgraziato.

Insieme a questi neanche troppo velati modi per farmi piacere quel vecchio, si aggiungevano altri nuovi e neanche troppo graditi episodi. Alcune cameriere si erano licenziate, poco dopo l'arrivo del duca.

La cosa non mi avrebbe stupito troppo se non fosse stato per il fatto che tutte le cameriere erano molto più giovani di me, che avevano scatenato più di uno sguardo nel duca e che, al momento di lasciare il palazzo, avessero dei lividi sul corpo.

Era chiaro, persino ad una mente semplice come la mia, che vi fosse qualche legame con il duca. Durante la mia vita sulla strada avevo sviluppato un istinto particolare nel riconoscere gli individui con pensieri poco puliti...ed il duca, a giudicare dal perenne stato di allarme del mio corpo,era un campione in questo genere di cose.

Le parole della contessa mi attraversavano il cervello, senza toccarmi veramente.

Lei voleva vendermi a quel pervertito, come avevano detto le comari in chiesa.

Quel che era peggio era che non potevo andarmene.

La contessa era l'unica persona a potermi dire che fine avesse fatto Jeanne ed io non ero  nelle condizioni di poter lasciare tutto, senza averne avuto la conferma.

Questi erano i miei pensieri, mentre attraversavo silenziosamente i corridoi, diretta alla mia camera.

Avevo sete e, senza farmi notare, ero scesa a piano terra.

Fu così che vidi la luce nel salottino privato della contessa.

-Vogliate perdonare le maniere della mia pupilla- disse leziosa- è giovane ed inesperta ma spero che la sua ritrosia non abbia diminuito il vostro interesse.-

-Non dovete nemmeno pensarlo- rispose il duca- quella fanciulla è molto bella ed apprezzo la sua innata timidezza. Non sempre è un difetto: infatti può celare molte cose piacevoli.-

Una lieve risata, femminile.

-Temevo che Rosalie non vi avrebbe interessato. Ho saputo che, pur cercando disperatamente una moglie, preferite fanciulle più acerbe della mia pupilla.- azzardò, con fare un po'dispiaciuto.

Sentii il duca ridacchiare. -Avete ragione- rispose- E' vero. La vostra pupilla è un po'troppo vecchia rispetto alla povera Charlotte. Un vero fiore...E'un  peccato sia scivolata, cadendo di sotto in quell'incidente. Se fosse viva, avrebbe allietato le mie solitarie giornate in Borgogna.-

-Sono certa che Rosalie compenserà la perdita. Inoltre, signor duca, non dovrete attendere con lei che il suo corpo sia pronto per ospitare l'erede del vostro casato, come invece sarebbe accaduto alla mia povera figliola. Mi rendo conto che è un po'troppo vecchia rispetto alle frequentazioni che prediligete ma sono convinta che sia l'ideale per risolvere i vostri problemi dinastici.- lo persuase.

-Sarà- fece il duca, davvero poco convinto- eppure vi ho detto più volte che apprezzo una presenza giovane nella mia dimora. Spero di non offendervi troppo, Madame, ma la vostra pupilla è davvero troppo vecchia per me.-

Una nuova risata, da soprano.

-Monsieur duca- rispose la dama- voi sapete perfettamente che nel matrimonio gli sposi possono non rientrare completamente nel gusto estetico...ma sono sacrifici necessari. Nemmeno il mio matrimonio è stato piacevole...eppure, non è forse vero che per voi uomini tale onere più essere alleggerito più facilmente? Noi donne, Monsieur, troviamo assai minor diletto, dato che dobbiamo garantire che i figli abbiano come padre accertato il proprio sposo. Non avete nessun motivo di turbarvi. Quando Rosalie vi renderà padre, questo fastidio cesserà. Posso garantirvi che le donne della sua famiglia sono piuttosto feconde...e se poi non siete ancora convinto, pensate al Giacobbe citato nella Bibbia: non è forse vero che dalla sposa più sgradevole è uscita una prole una più numerosa?-

 

 

Era assai difficile definire il mio stato d'animo in quel periodo.

Di certo, non stavo bene.

Non ero felice...ma il concetto della felicità era qualcosa che non racchiudeva l'insieme di sentimenti che si dibattevano nel mio petto.

Era chiaro che il destino che mi veniva riservato poteva definirsi in molti modi...tranne che idilliaco. Il duca non mi piaceva...e tutto questo non dipendeva né dall'età, né dall'aspetto. Con un minimo di buon senso, quei due fattori potevano essere sopportati.

Il vero problema era l'indole di quell'individuo.

Non mi era sfuggita la familiarità della contessa con il duca ed i continui riferimenti alla figlia deceduta, uniti alle chiacchiere delle comari, lasciavano spazio a pochi dubbi.

La disgraziata che avrebbe dovuto sostituire la sposa designata non potevo essere che io...a quel pensiero, mi venne la nausea.

Sapere che al mio posto ci sarebbe dovuta essere Charlotte, la piccola ed eterea Charlotte, completamente in mano a quel pervertito...ancora adesso mi viene da pensare. La Polignac sapeva benissimo quali fossero le inclinazioni di quell'uomo ma ciò non le aveva impedito di orchestrare quel matrimonio grottesco. Persino sua cugina non aveva mostrato un simile livello di perversione.

Anni dopo, una volta finita quella detestabile avventura, ebbi l'occasione di studiare l'araldica dei Polignac e quella dei De Guiche. Mi ero sempre domandata la ragione di quel progetto matrimoniale...non tanto per discolpare quella prostituta di falsi sorrisi, quanto piuttosto per capire la ragione di una simile morte.

Quello che scoprii non mi rasserenò molto.

I De Guiche erano una famiglia della grande nobiltà feudale, con uno dei più cospicui patrimoni fondiari ai tempi del Beneamato. Erano inoltre molto vicini al cugino di Luigi XVI e questo spiegava la manovra di quella strega. Per quanto si fosse resa amica la regina, tutto dipendeva dall'umore di quest'ultima ed essendo la Polignac una donna arida e senza nessun ritegno non sorprendeva affatto che sentisse l'esigenza di creare solide basi per la sua famiglia.

 

 

 

Come voleva la tradizione, il duca prese l'abitudine di passare sotto la mia finestra ad un'ora convenuta, per salutarmi.

Quel giorno ero di pessimo umore.

Il ricordo della conversazione tra i due non abbandonava i miei pensieri, mostrandomi, in modo ossessivo, lo scenario squallido del matrimonio che si stava preparando...e per un momento invidiai Adeline, il cui sposo era un po'meglio del vecchio a cui mi sarei dovuta unire.

De Guiche passò all'ora convenuta con uno dei suoi ridicoli farsetti e quel cavallo che sembrava sostenere a stento il peso del suo cavaliere. Per un momento, sperai che la bestia lo disarcionasse.

-E'un uomo assolutamente amabile il duca- disse la contessa.

Non risposi.

-Sarà un ottimo matrimonio.- continuò.

De Guiche fece il consueto saluto  e poi sparì dalla visuale.

-Se è un'unione tanto gradita- dissi infine, in modo assolutamente scortese- perché Charlotte non lo ha sposato?-

Non vidi nemmeno lo schiaffo.

Mi ritrovai a terra, con la guancia in fiamme.

-NON OSATE MAI PIU' METTERE NELLA VOSTRA SPORCA BOCCA IL NOME DI MIA FIGLIA!-strillò indignata, con la mano ancora tremante- VOI SIETE SOLO UN'INGRATA! Non avete avuto alcuna riconoscenza per la generosità con cui vi ho accolto, con cui vi ho sfamato. Se davvero vi è stato insegnato a mostrare gratitudine, è ora di dimostrarlo.-

Quelle parole mi disturbarono.

Si era messa in bocca cose che avevo sentito da Nicole...ma come mai, in quel momento, assumevano una piega tanto oscena?

-Dovete inoltre considerare che la situazione di Jeanne.- aggiunse di nuovo, malevola- E'sufficiente che io parli e per la vostra cara Madamigella Oscar, sarà la fine.-

-Non avete prove.- risposi.

La Polignac rise.

-A volte, le prove non servono- disse crudele- basta il sospetto, piccola sciocca.-

Tacqui.

Vidi la sua gonna scivolare via, verso la porta.

-Per vostra fortuna il duca è un uomo molto paziente- commentò- e sono certa che saprà domare la vostra patetica ribellione. Ad ogni modo, se non volete che, per qualche caso, la mia bocca si lasci scappare qualche parola su di voi a corte, vi consiglio di usare un tono più docile ed accondiscendete con il vostro futuro marito...e di ricordare che quella ricchezza immeritata avrebbe dovuto appartenere alla povera Charlotte ed essere grata per questo.-

In quel momento, compresi.

Capii la ragione della morte di Charlotte, quanto in basso una madre potesse spingersi per esaudire i propri desideri egoistici, distruggendo tutto.

E, per la prima volta in vita mia, compresi il dolore di quella sorella che non aveva mai conosciuto e che ora sentivo più vicina che mai.

E non biasimai più la sua scelta tragica.

Da quel punto di vista, la dannazione eterna era qualcosa di più accettabile dell'inferno in terra che quell'essere mi stava offrendo.

 

Ecco questo nuovo capitolo. Primo vero contrasto tra la Polignac e Rosalie. Capitolo molto duro e, per certi versi, difficile da realizzare. Posso dire che quello che Charlotte si risparmia con la morte, non sfuggirà alla nostra protagonista.

Voglio dire un'altra cosa. Il rapporto tra Rosalie e la Polignac non è di affetto e non potrà mai esserlo. La contessa ha ucciso la donna che aveva allevato la figlia naturale e, non contenta, si nasconde dietro alla sua nobiltà.

Intanto quel fico (???) di De Guiche si piazza come ospite fisso a casa della contessa...che poesia, eh? Ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia. Molto gentili.

 

   
 
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