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Autore: hikaribonnph    29/10/2012    1 recensioni
Cosa succederebbe se due nature diverse si scontrassero?
Come sarebbe se tra due esseri tanto diversi, se tra predatore e preda, nascesse un legame talmente forte da oltrepassare ogni istinto primordiale?
Cosa succederebbe se la sopravvivenza di uno, implicasse necessariamente la morte dell'altro?
L'amore è una cosa meravigliosa. Ma innamorarsi della persona sbagliata, essere disposti a tutto pur di salvarla, mettendo a repentaglio la propria vita, potrebbe semplicemente essere considerata eresia.
Un sentimento più grande di loro, l'errore più grande che loro abbiano mai commesso.
Il loro amore semplicemente maledetto, destinato per tutti ad avere un tragico epilogo.
Ma quando il fato decide di giocare con le loro vite, a nessuno è concesso fare previsioni.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
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 Osservò l’orologio del suo notebook. Segnava le sei e mezza del mattino. Era decisamente troppo presto per prepararsi per le sei ore che avrebbe dovuto trascorrere nell’aula diciassette, con i suoi amati compagni di classe. Aveva aggiornato il blog, e stava chattando su facebook con una sua amica argentina. Si chiamava Alejandra, per tutti Ale; era una ventenne mora, con due grandi occhi castani. Una ragazza carina, molto simpatica. Si erano conosciute a Roma diversi anni prima, mentre aspettavano di avere udienza dal Papa. Luce annoiandosi, e distinguendo chiaramente lo spagnolo, lingua che parlava perfettamente e che amava, non aveva resistito alla tentazione di attaccare bottone con quella ragazza che si trovava vicina a lei. Nello stesso modo aveva conosciuto Ghiro, anche lui argentino, ma dalle origini siciliane, proprio come Luce. Spesso si sentivano su facebook, coltivando un rapporto di amicizia a distanza. Lei riusciva sempre a legare con la gente, e riusciva a farsi voler bene da tutti. Si riteneva molto fortunata per questo. Erano già le sette e un quarto, per cui decise di staccare il notebook, e di prepararsi, altrimenti chi la sentiva sua madre! Aprì l’armadio posto dietro il suo letto dove il disordine regnava sovrano. Ne estrasse il primo paio di jeans che trovò, e una felpa a caso. Poi si infilò le sue amate converse, nonché compagni di (dis)avventura. Non aveva voglia di truccarsi, non quella mattina. Si limitò a pettinare i suoi disastrosi capelli biondo cenere affinché fossero presentabili. Era una causa persa in partenza, ovviamente. Evitò accuratamente lo specchio, e prese in fretta e furia la sua tracolla, decisa a mangiare qualcosa, ma desistette non appena riconobbe la sagoma di sua madre, intenta a preparare la propria colazione.

''Buongiorno mamma!''
''Buongiorno Luce.. Dormito bene?''
Come se non lo sapessi, pensò stizzita la ragazza. ''Si, una meraviglia! Adesso vado, non mi va di arrivare tardi, ho compito di matematica!''.
''Okay tesoro, in bocca al lupo! Ci vediamo stasera''.
''A stasera!'' urlò Luce, già correndo per le scale. La sua perfettissima madre, era ovviamente impegnatissima, ed era triste pensare che lo fosse così tanto, da non avere del tempo da dedicarle. Effettivamente, pensò con amarezza, se anche avessero trascorso più tempo assieme, non avrebbero fatto altro che litigare!.. Ed era vero. Luce e sua madre non potevano essere più diverse, il loro rapporto si basava essenzialmente sul silenzio. Infatti non c’era tempo per dialogare, o per cercare di creare quel naturale rapporto che sarebbe dovuto esserci. Semplicemente Luce aveva smesso di cercare quel legame, e si era rassegnata all’assenza continua della madre. Uscì di casa, ripetendosi che non poteva rovinarsi la giornata iniziandola con quei pensieri tristi, con quella realtà con cui conviva ormai da molti anni. Suo padre, se possibile, era ancora più assente. Direttore di un’industria, era spesso fuori per trattare con altri paesi. Per fortuna non dovevano più trasferirsi continuamente! Luce estrasse il suo I-pod, sistemò le cuffiette e attaccò ‘’Reckless and Relentless’’, album degli Asking Alexandria, il suo complesso preferito. Canticchiando attraversò la strada e si sedette alla fermata dell’autobus. Era decisamente in anticipo, per cui non c’era nessuno dei suoi amici, quasi sempre ritardatari, a tenerle compagnia. Sorrise quando sentì le note di “ Dear Insanity’’ entrarle nelle orecchie. Amava quella canzone, era in assoluto la sua preferita. E mentre la musica le arrivava dritta al cuore, i ricordi, dal suo arrivo in quella città fino a quel momento, le scorrevano davanti come in un film. Le prime amicizie, la scuola media, il sabato sera all’Heineken e le passeggiate al porto; la corale polifonica, i suoi ‘’colleghi’’, il maestro e la sua fidanzata che chiamava “mamma’’ e  “ papà” e quella grande famiglia allargata che aveva ormai preso il posto di quella vera. Senza tutto questo non pensava sarebbe riuscita a sorridere. Si sentiva fortunata come poche, perché sapeva di avere tutto, anche l’affetto di quei suoi genitori così distanti ma che comunque si interessavano della sua vita, anche se a volte, cercando di entrarci prepotentemente, riuscivano a farla chiudere più in se stessa. Si rendeva perfettamente conto che nonostante i costanti richiami di sua madre, e la presenza quasi impercettibile di suo padre, erano orgogliosi della loro prima nonché unica figlia. E lei dal canto suo, si faceva bastare questa consapevolezza. Non le importava nulla dei regali che le facevano i suoi per sanare forse il senso di colpa che provavano, ma più che altro erano quei rari momenti in famiglia che per lei avevano un valore inestimabile, a contare veramente qualcosa. Qualcuno le tolse le cuffiette dalle orecchie; sapeva di chi si trattava ancor prima che questa aprisse bocca. 
"Rispetti sempre le buoni abitudini a quanto vedo, eh?''.
Luce sorrise. "Certo che si mia dolce migliore amica’’.
Elisa rise di gusto, e la abbracciò di slancio, sedendosi poi accanto a lei. 
“Fammi indovinare, stai ascoltando uno di quei gruppi pazzeschi che urla come un branco di posseduti!’’. 
Luce le diede una gomitata, alzando gli occhi al cielo. 
“ Punto primo, non sono indemoniati. Punto secondo, mi danno la carica giusta per affrontare la giornata.. Oggi ho compito di matematica!’’. Era chiaramente preoccupata, e Elisa sbuffò. “Di che ti preoccupi? Tanto lo sai anche tu che andrai benissimo!’’
“No che non lo so!’’
“Fanculo a te e alle tue inutili insicurezze!” le sorrise colpevole Elisa.
“Si, ti voglio bene anche io Elisa!’’
Si guardarono e scoppiarono dopo un secondo a ridere. Pochi minuti dopo vennero raggiunti da Tarasha e dal suo ragazzo, Jacopo. Si salutarono allegramente, e dopo pochi secondi arrivò l’autobus. Come al solito, occuparono i posto in fondo, chiacchierando animatamente per tutto il percorso. Non scendevano alla stessa fermata. Infatti frequentavano scuole diverse: Tarasha e Jacopo andavano allo scientifico, precisamente erano in 3F, mentre Elisa e Luce andavano al classico, rispettivamente in II C* e in I B*. Si salutarono in fretta, dandosi appuntamento per la fine della scuola. Elisa e Luce si incamminarono parlando della festa di Halloween che si sarebbe tenuta in una discoteca dopo poco meno di un mese. Non sapevano ancora se andarci o meno, anche perché Luce non era sicura che la risposta dei suoi sarebbe stata affermativa. Non le sarebbe dispiaciuto partecipare a quella festa, sebbene la discoteca non fosse esattamente il suo habitat naturale, però non ci teneva troppo, e se avrebbe insistito con i suoi sarebbe stato unicamente per non lasciare sola Elisa. La ragazza dal canto suo non vedeva l’ora arrivasse Halloween; infatti alla festa avrebbe partecipato Axel, il tipo che le piaceva. Stava già fantasticando su come si sarebbe vestita e truccata, decretando che avrebbe necessariamente dovuto fare shopping. Elisa non era una ragazza superficiale, non badava solo ai vestiti, al trucco e ai ragazzi, ma era anche una persona con i piedi ben piantati a terra, con un obbiettivo da raggiungere, e la sua precisione, quasi maniacale, che le conferivano una maturità notevole per i suoi diciassette anni. Però le piaceva apparire bella; secondo Luce non aveva bisogno di truccarsi o di indossare vestiti appariscenti: la sua migliore amica a suo parere, era già bellissima. Magari fosse stata come lei! Con un pizzico di invidia osservò Elisa; alta un metro e settanta, corporatura media, occhi marroni leggermente a mandorla, naso perfetto e labbra sottili. I lunghi capelli castani incorniciavano un viso perfettamente ovale ed erano liscissimi, anche senza essere piastrati. Quella ragazza era meravigliosa e neppure se ne rendeva conto. Scosse la testa stizzita, attirando l’attenzione di Elisa che la guardò interrogativa. Luce si limitò a sorridere e a scuotere la testa. La sua migliore amica, non immaginando minimamente a cosa stesse pensando, tirò fuori l’argomento “Marco’’. Ebbene Marco era un compagno di classe di Elisa. Luce lo conosceva da ben cinque anni, e per ben tre, aveva provato attrazione per lui. Certo non poteva dire che adesso la lasciasse del tutto indifferente, anzi. Aveva semplicemente smesso di dimostrarlo. Non lo cercava da due anni, e il sentimento di odio che lui provava nei suoi confronti sembrava essere sparito; si salutavano, e parlavano a volte. Le loro conversazioni non andavano mai oltre le solite banalità, dette più per educazione che per reale interesse, ma a Luce sembrava non importare. Rispetto a prima.. Poteva solo essere sollevata dalla svolta che aveva preso la loro situazione! Arrivarono davanti al cancello della loro scuola. Luce intravide i suoi compagni di classe, e abbozzò un sorriso. Erano tutti visibilmente tesi per il compito di matematica. Si notava dai libri aperti che tenevano tra le mani, e dalle smorfie dipinte sulle facce di alcuni. Non guardava davanti a sé, troppo presa da quella scena tanto buffa quanto preoccupante, e finì per andare a sbattere contro qualcosa di alto e solido. Venne trattenuta da due grandi mani per la vita, che la afferrarono prima che potesse cadere all’indietro. Alzò lo sguardo e si trovò davanti proprio Marco. Che figura di merda che aveva appena fatto!
“Direi che guardare dove cammini sarebbe utile per la tua incolumità e per quella di chi ti sta attorno!’’. Divertito e acido già di prima mattina?
“Si, scusa.. È che non ci stavo con la testa! Sai oggi ho compito di matematica!’’. 
Rise di gusto, e la lasciò andare. Luce ascoltò il suono della sua risata meravigliata.
“Comunque buongiorno imbranata!’’ continuò ridendo lui.
Si stava prendendo gioco di lei? Mise il broncio.
“Buongiorno mister acidità di prima mattina!’’.
Lui sorrise. Luce lo osservò come se fosse la prima volta, e come sempre pensò a quanto quel sorriso illuminasse il suo volto. 
La campanella suonò riportandola alla realtà. Si riscosse in fretta e biascicò un “ci vediamo dopo’’. Ancora con quel sorriso strafottente sulle labbra le disse “Buona fortuna per il compito! Come se tu ne avessi bisogno..’’
Luce sorrise e rispose semplicemente “Un po’ di fortuna non ha mai fatto male a nessuno, no? E poi sinceramente non capisco perché siate tutti così sicuri che mi vada bene questo maledettissimo compito!’’.
Marco alzò gli occhi al cielo. “Poi te lo spiego.. Adesso è meglio che tu vada, non voglio finire scuoiato vivo perché ti ho trattenuta qui fuori e ti ho fatta arrivare con venti nanosecondi di ritardo rispetto alla professoressa!’’ fece con teatralità. Luce non poté far altro che alzargli il dito medio e cominciare a correre per entrare nella sua classe.

*II C = quarto anno.
*I B = terzo anno.
  
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