Capitolo
43: lasciandosi alle spalle una fiabesca
avventura
I mugiwara
facendo il tifo per il loro capitano, assistevano allo scontro dal ponte della
nave.
Rufy si trovava in una posizione
alquanto scomoda. Doveva fronteggiare un personaggio di una fiaba che sputava
fuoco, rimanendo in equilibrio su delle assi di legno che lentamente venivano
logorate dai succhi gastrici del capodoglio.
Il ragazzo di gomma dopo
aver messo al sicuro il suo amato cappello, era riuscito a schivare la fiamma
diretta verso di lui per un pelo, piegandosi all’indietro in una posizione
tale, da spezzare la spina dorsale a un comune essere umano, ma questa sua
mossa comportò a uno squilibrio del peso e solo allungando il braccio verso
l’albero maestro della nave avversaria, che esso riuscì a evitare di fare un
brutta fine.
Ritirò il braccio
prendendo a volare sulle teste dei suoi compagni e del nemico, fino a rimettere
piede su una delle tante tavole di legno.
Nonostante la sua agilità,
Rufy non riusciva a sferrare i suoi attacchi, sia a
causa del nemico che non gli concedeva tregua, sia per l’eventualità di ferire
i suoi nakama. Infatti, se avesse usato uno dei suoi
colpi a una potenza troppo elevata, avrebbe potuto provocare qualche schizzo o
onde anomale in quel lago dalle acque mortali e nuocere ai suoi compagni.
Doveva fare attenzione e pensare a un piano per tirarsi fuori dai guai senza
nuocere a nessuno, nemico compreso.
“Le cose non si stanno
mettendo bene!” disse Chopper osservando il suo capitano saltare qua e là senza
riprendere mai fiato.
“Mi domando fino a quando
il capitano potrà resistere, ammesso che quelle assi di legno durino più di
lui!” disse invece l’archeologa, preoccupata per la fragilità del sostegno
sotto i piedi di Rufy.
“Forza Rufy,
dimostragli di che pasta sei fatto!” lo incitò Nami,
preoccupata anch’essa per le sorti del suo amato.
Zoro, esattamente come gli
altri, osservava la scena cercando di individuare ogni minimo dettaglio “Mi sembra
molto strano che quel tipo non abbia mai bisogno di riprendere fiato per
sparare fiamme. Anche i possessori del frutto del diavolo di tipo rogia necessitano di pause ogni tanto. Non può avere una
carica inesauribile!”
Franky aveva avuto lo stesso pensiero
dello spadaccino e di fatto, grazie alla sua conoscenza di robot, notò un
particolare che agli altri, Rufy compreso, era
sfuggito.
“Ha dei meccanismi
nascosti sotto le maniche che producono fiamme. Probabilmente ne avrà situato
uno vicino alla bocca, dandoci l’impressione che sia lui a produrre il fuoco!”
spiegò il cyborg.
“Questo non spiega
comunque perché non abbia bisogno di ricaricarsi. Anche avendo nascosto da
qualche parte qualche bomboletta di gas, a quest’ora si sarebbe già esaurita!”
disse Usopp.
“Ragazzi, cos’è quel
luccichio dietro Mangiafuoco che si intravede quando la luce è maggiore?”
chiese Chopper curioso.
“Yohohoho,
cosa vedono i miei occhi, sembra essere un cavo!” disse Brook.
“Ma certo. A causa della
poca luce quel cavo è difficilmente individuabile, soprattutto da chi è
costantemente impegnato a schivare i colpi!” disse Sanji,
per poi saltare sul corrimano e dire “So io cosa fare!” disse il cuoco pronto
ad aiutare il suo capitano, ma la voce di Nami lo
costrinse a fermarsi.
“Vengo anche io! voglio
essere d’aiuto a Rufy!” disse la navigatrice con un
sorriso furbetto.
“Sicura che lo vuoi
aiutare? Non è che la tua è solo una scusa per raccogliere qualche gioiello?”
chiese Usopp
indicando il sacco di yuta che la ragazza
teneva in mano, rendendo il suo desiderio di voler aiutare alquanto sospetta.
La risposta non si fece
attendere. Nami si girò a guardare i suoi compagni,
mostrando loro che il simbolo del berry era andato a
sostituire i suoi occhi.
Sanji la prese in braccio e
cominciando a prendere a calci l’aria, spiccò il volo fino a giungere sul ponte
del calamaro gigante. I due ragazzi si separarono e il cuoco, seguendo il cavo,
giunse sotto coperta davanti a una porta.
L’aprì con un calcio,
rimanendo sorpreso a quanto vide una volta entrato nella stanza. Vi erano due
specie di cyclette sulle quali un gatto e una volpe pedalavano alternandosi e
alimentando i congegni del loro capitano.
“Fuoco!” urlò per l’ennesima volta Mangiafuoco, il quale rimase confuso quando
nemmeno una piccola fiammella si fece vedere.
“Che diavolo stanno
facendo quegli incapaci?” si domandò l’uomo piuttosto arrabbiato.
“Cercavi loro due?”Gridò Sanji dal veliero nemico, mostrando il gatto e la volpe a
Mangiafuoco che sentì un’ira crescergli dentro.
“Come hai osato? Tu
piccolo scarafaggio!” sbraitò l’uomo, non accorgendosi di una presenza alle sue
spalle.
Rufy, aveva infatti
approfittato dell’attimo di distrazione del cattivo di Pinocchio per
raggiungerlo.
Gli picchiettò la spalla per
attirare la sua attenzione, ma dovette afferrarlo quando, girandosi e non
aspettando di trovarsi il ragazzo di gomma dietro di sé, rischiò di cadere.
“Per me possiamo anche
finirla qui!” disse Rufy.
“Ehi, la regola dice che
perde chi cade in acqua!” urlò Mangia fuoco stringendo i pugni.
“Ora che non hai più il
fuoco a tenermi lontano, saresti tu a perdere. Sicuro di voler rischiare di
perdere la vita? Guarda che io non ci guadagno niente, anzi mi dispiacerebbe,
in fondo mi sei simpatico zietto!” disse il ragazzo
di gomma allungando la mano, nella speranza che esso ricambiasse la stretta in
segno di resa e amicizia.
“E va bene, mi arrendo!”
disse Mangiafuoco facendo scoppiare urla di gioia sul ponte della Sunny.
Gli assi di legno ormai
erano al limite e davano i primi segni di cedimento. Fu grazie a Rufy, che utilizzando i poteri del frutto gum gum, salvò se stesso e
Mangiafuoco.
I ragazzi non perdettero
tempo e domandarono subito all’uomo, che ormai era di casa lì dentro, se aveva
qualche idea per uscire da quel luogo.
Mangiafuoco raccontò loro
che aveva provato mille volte ad uscire, ma per lui era sempre stato
impossibile. Infondo era solo un uomo con al suo servizio degli animali. Inoltre vi era anche il problema della
profondità. Esso spiegò che molto probabilmente si trovassero ancora negli
abissi marini e che per loro era impossibile uscire.
Avevano ancora la bolla
usata per giungere nell’isola dei uomini pesci e Usopp
propose anche di utilizzarla nel caso ce ne fosse stato bisogno, ma i succhi
gastrici l’avevano corrosa e avevano reso lo strato delle bolla molto fragile,
non sufficientemente resistente all’elevata pressione marina.
“Dobbiamo riuscire a fare
riemergere questa creatura prima del tempo, non possiamo resistere ancora a
lungo in questo lago!” disse Sanji, sebbene non
avesse nessuna idea di come fare.
“Il capodoglio riesce a
stare a lungo sott’acqua grazie alla riserva d’aria che ha nei polmoni!” disse
Chopper “Quindi se riuscissimo a svuotare questa riserva, l’animale sarebbe
costretto a risalire!”
“Potremmo bucargli i
polmoni!” disse Zoro semplicemente, non mettendo in
calcolo che così avrebbe ucciso l’animale.
“Brutto idiota, se lo
elimini, questo coso sprofonderà per sempre negli abissi marini e se non hai
ancora capito, brutta testa verde, noi cerchiamo di andare dalla parte
opposta!” lo punzecchio Sanji, creando così
l’ennesima lite tra di loro.
“Basterebbe prendere a
pugni i polmoni per sgonfiarli, ma i nostri pugni sono troppo piccoli e non
servirebbero a niente!” disse Mangiafuoco, provocando però dei sorrisi,
soprattutto quello di Rufy.
“Questo non è un problema!
Ditemi dove sono i polmoni e provvedo io a sgonfiarglieli!” disse il ragazzo
cominciando a soffiare l’aria nel pollice della mano destra, facendola
ingrandire un po’, prima che Robin lo fermasse.
“Capitano, i polmoni non
si trovano nelle vicinanze. Dovremmo risalire per raggiungerli e attuare questo
piano!” lo informò l’archeologa “Chopper, tu sai dove sono esattamente i
polmoni del capodoglio?”
“Non con precisione, ma
come tutti gli esseri viventi dovrebbero trovarsi nei pressi della gabbia
toracica!” rispose Chopper.
“Bene, prossima fermata,
cassa toracica. Vado a caricare la Sunny per un coup
de bust!” disse Franky.
I ragazzi salutarono Mangia fuoco, il quale
aveva denigrato l’offerta di Rufy di unirsi a loro,
nonostante non potesse abbandonare quel luogo nemmeno volendolo.
“Chissà che tipo era prima
di trasformarsi in un personaggio di una fiaba…e
chissà dov’è Pinocchio!” chiese Usopp. Avrebbe voluto
vederlo in quanto quella era la sua storia preferita da quando era bambino ed
era anche per imitare un po’ la marionetta che egli aveva cominciato a
raccontare bugie.
Franky non ci mise molto a
preparare la nave e dopo che tutti furono ben aggrappati a qualcosa, egli diede
il via alla macchina, che con un forte colpo schizzò via in direzione della
bocca. Grazie alla potenza del colpo, non ci volle molto per raggiungere la cassa toracica.
“Ecco i polmoni!” Gridò Usopp notando due masse piene di aria.
Rufy entrò in azione e facendo
ricorso al gigant pistol,
cominciò a colpire ripetutamente i polmoni dell’animale. Gli effetti si
notarono subito e la nave, rischiò di cadere nuovamente all’indietro quando
l’animale, nel tentativo di raggiungere la superficie per riprendere aria, si mise in posizione verticale. Fu grazie al
tempestivo intervento di Franky se essi evitarono una
brutta caduta. Egli infatti aveva fatto scattare un meccanismo, che permise a
un gancio, fuori uscito dalla bocca della polena, di agganciarsi a una costola del
capodoglio.
Passò poco tempo e
finalmente tutto tornò orizzontare. La bocca dell’animale si spalancò per
permettere maggiore passaggio di aria e fu di quel momento che i mugiwara approfittarono per uscire e allontanarsi sempre
più da quel posto assurdo.
“E anche questa avventura
è finita. Ci siamo divertiti, vero ragazzi?” chiese Rufy
contento, ma egli ricevette solo sguardi che disapprovavano quanto avesse
detto.
La navigazione procedeva
bene e il mare era tranquillo. Vi era giusto quella leggera brezza che
permetteva alle vele, prontamente sostituite da Franky
che non poteva sopportare lo scempio fatto alla sua amata Sunny,
di gonfiansi e spingere la nave.
La sera era ormai calata e
la cena era già stata servita e i ragazzi erano in preparazione per andare a
dormire, per fare la guardia o chi, come Rufy,
ammirava il celo stellato standosene comodamente seduto sulla polena.
Il ragazzo si sentiva
rilassato e godeva ogni secondo di quell’attimo di tranquillità.
“Rufy!”
disse una voce dietro le sue spalle timorosa di disturbarlo.
“Nami!”
rispose il ragazzo, girandosi ad osservare la sua navigatrice “Non vai a
dormire? Sarai stanca!” gli disse premurosamente.
Ella scosse la testa.
“Vuoi stare un po’ con
me?” provo a domandarle, sperando in un sì.
“Sulla polena? Ma Rufy non ci stiamo ed è anche pericoloso!” rispose Nami.
“Ma no, affidati a me e
vedrai che non ti accadrà niente!” le disse sorridendo e allungandole la mano.
Nami non se lo fece ripetere
due volte, si sedette per la prima volta sulla testa della Sunny,
davanti a Rufy con lui che la stringeva da dietro,
cingendogli la vita.
Rimasero diverso tempo in
silenzio, godendosi quel momento, ma presto la domanda che ronzava in testa
alla navigatrice prese forma, venendo pronunciata ad alta voce.
“Rufy,
perche ti sei arrabbiato quando eravamo su quella strana isola? Chiese curiosa
la Nami.
Il capitano la guardò
stranito, non ricordando.
Lei invece ricordava bene.
Avevano capito il motivo per cui non riuscivano a svegliare Sanji.
Era sua la volontà di non tornare, volendo sfuggire al dolore che la
separazione con Lily gli provocava. La ragazza riusciva a capirlo bene e non
era riuscito a biasimarlo, a differenza di Rufy che a
quanto sembrava ne era stato capace.
“Ah dici in quel momento! Bhe la spiegazione è semplice Nami.
Scappando o, in quel caso, annullare se stessi, non risolve niente. Tu hai
detto che se fossimo capitati su quell’isola al momento del nostro litigio,
saresti rimasta volentieri con i panni di Alice…ma
cosa avresti ottenuto?” chiese il ragazzo stringendola forte come a non volerla
perdere.
“Non avrei sofferto!”
rispose la ragazza.
“Ma a quale prezzo?
Saresti sparita, non avresti più realizzato il tuo sogno e non saresti più esistita
come persona e avresti vissuto la vita di qualcun altro e non la tua. Le
sofferenze sono esperienze inevitabili nella vita di una persona e sono queste
a formarci e a rafforzarci. Se ci lasciamo scoraggiare dalle difficoltà, che
senso a vivere?”
“Non hai torno, ma è
comunque difficile!” rispose la ragazza abbassando il capo.
Rufy le accarezzò i capelli e
ne annusò l’odore “Lo so, ma tutto passa o almeno si affievolisce. Ci vuole
tempo come tutte le cose, ma l’importante è non arrendersi mai!”disse infine Rufy, senza che Nami obiettasse.
Ella trovò una certa saggezza in quelle parole, sebbene uscissero da una
persona che era abbastanza solito dire scemenze, ma ogni giorno che passava, Nami poteva confermare che Rufy
stesse maturando, mantenendo però sempre quel suo lato allegro, a volta idiota,
che lo aveva sempre caratterizzato, insieme alla sua grande volontà e
generosità. Questi erano tutti i suoi lati che l’avevano fatta innamorare di
lui.
Chiuse gli occhi e si
appoggiò al petto di lui, facendosi coccolare dal lieve venticello e dal suo
caldo abbraccio.
Ed ecco a voi un altro aggiornamento lampo…contenti?
Bene e anche questa avventura è finita, qualcuno di voi ha in
mente cosa attenderà ai nostri eroi nei prossimi capitoli?
Bhe spero di
sorprendervi e che vi possa piacere…
Lasciatemi una recensioncina onegai!!!
Alla prossima
Neko =^_^=