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Autore: Neko    29/10/2012    3 recensioni
Una nuova avventura travolge inaspettatamente i Mugiwara partiti per affrontare le sorprese del Nuovo Mondo.
Da una strana isola dove avvengono fenomeni strani, si ritroveranno a che fare con quello che il destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 43:  lasciandosi alle spalle una fiabesca avventura

 

 

 

I mugiwara facendo il tifo per il loro capitano, assistevano allo scontro dal ponte della nave.

Rufy si trovava in una posizione alquanto scomoda. Doveva fronteggiare un personaggio di una fiaba che sputava fuoco, rimanendo in equilibrio su delle assi di legno che lentamente venivano logorate dai succhi gastrici del capodoglio.

Il ragazzo di gomma dopo aver messo al sicuro il suo amato cappello, era riuscito a schivare la fiamma diretta verso di lui per un pelo, piegandosi all’indietro in una posizione tale, da spezzare la spina dorsale a un comune essere umano, ma questa sua mossa comportò a uno squilibrio del peso e solo allungando il braccio verso l’albero maestro della nave avversaria, che esso riuscì a evitare di fare un brutta fine.

Ritirò il braccio prendendo a volare sulle teste dei suoi compagni e del nemico, fino a rimettere piede su una delle tante tavole di legno.

Nonostante la sua agilità, Rufy non riusciva a sferrare i suoi attacchi, sia a causa del nemico che non gli concedeva tregua, sia per l’eventualità di ferire i suoi nakama. Infatti, se avesse usato uno dei suoi colpi a una potenza troppo elevata, avrebbe potuto provocare qualche schizzo o onde anomale in quel lago dalle acque mortali e nuocere ai suoi compagni. Doveva fare attenzione e pensare a un piano per tirarsi fuori dai guai senza nuocere a nessuno, nemico compreso.

“Le cose non si stanno mettendo bene!” disse Chopper osservando il suo capitano saltare qua e là senza riprendere mai fiato.

“Mi domando fino a quando il capitano potrà resistere, ammesso che quelle assi di legno durino più di lui!” disse invece l’archeologa, preoccupata per la fragilità del sostegno sotto i piedi di Rufy.

“Forza Rufy, dimostragli di che pasta sei fatto!” lo incitò Nami, preoccupata anch’essa per le sorti del suo amato.

Zoro, esattamente come gli altri, osservava la scena cercando di individuare ogni minimo dettaglio “Mi sembra molto strano che quel tipo non abbia mai bisogno di riprendere fiato per sparare fiamme. Anche i possessori del frutto del diavolo di tipo rogia necessitano di pause ogni tanto. Non può avere una carica inesauribile!”

Franky aveva avuto lo stesso pensiero dello spadaccino e di fatto, grazie alla sua conoscenza di robot, notò un particolare che agli altri, Rufy compreso, era sfuggito.

“Ha dei meccanismi nascosti sotto le maniche che producono fiamme. Probabilmente ne avrà situato uno vicino alla bocca, dandoci l’impressione che sia lui a produrre il fuoco!” spiegò il cyborg.

“Questo non spiega comunque perché non abbia bisogno di ricaricarsi. Anche avendo nascosto da qualche parte qualche bomboletta di gas, a quest’ora si sarebbe già esaurita!” disse Usopp.

“Ragazzi, cos’è quel luccichio dietro Mangiafuoco che si intravede quando la luce è maggiore?” chiese Chopper curioso.

Yohohoho, cosa vedono i miei occhi, sembra essere un cavo!” disse Brook.

“Ma certo. A causa della poca luce quel cavo è difficilmente individuabile, soprattutto da chi è costantemente impegnato a schivare i colpi!” disse Sanji, per poi saltare sul corrimano e dire “So io cosa fare!” disse il cuoco pronto ad aiutare il suo capitano, ma la voce di Nami lo costrinse a fermarsi.

“Vengo anche io! voglio essere d’aiuto a Rufy!” disse la navigatrice con un sorriso furbetto.

“Sicura che lo vuoi aiutare? Non è che la tua è solo una scusa per raccogliere qualche gioiello?” chiese Usopp  indicando il sacco di yuta che la ragazza teneva in mano, rendendo il suo desiderio di voler aiutare alquanto sospetta.

La risposta non si fece attendere. Nami si girò a guardare i suoi compagni, mostrando loro che il simbolo del berry era andato a sostituire i suoi occhi.

Sanji la prese in braccio e cominciando a prendere a calci l’aria, spiccò il volo fino a giungere sul ponte del calamaro gigante. I due ragazzi si separarono e il cuoco, seguendo il cavo, giunse sotto coperta davanti a una porta.

L’aprì con un calcio, rimanendo sorpreso a quanto vide una volta entrato nella stanza. Vi erano due specie di cyclette sulle quali un gatto e una volpe pedalavano alternandosi e alimentando i congegni del loro capitano.


“Fuoco!” urlò per l’ennesima volta Mangiafuoco, il quale rimase confuso quando nemmeno una piccola fiammella si fece vedere.

“Che diavolo stanno facendo quegli incapaci?” si domandò l’uomo piuttosto arrabbiato.

“Cercavi loro due?”Gridò Sanji dal veliero nemico, mostrando il gatto e la volpe a Mangiafuoco che sentì un’ira crescergli dentro.

“Come hai osato? Tu piccolo scarafaggio!” sbraitò l’uomo, non accorgendosi di una presenza alle sue spalle.

Rufy, aveva infatti approfittato dell’attimo di distrazione del cattivo di Pinocchio per raggiungerlo.

Gli picchiettò la spalla per attirare la sua attenzione, ma dovette afferrarlo quando, girandosi e non aspettando di trovarsi il ragazzo di gomma dietro di sé, rischiò di cadere.

“Per me possiamo anche finirla qui!” disse Rufy.

“Ehi, la regola dice che perde chi cade in acqua!” urlò Mangia fuoco stringendo i pugni.

“Ora che non hai più il fuoco a tenermi lontano, saresti tu a perdere. Sicuro di voler rischiare di perdere la vita? Guarda che io non ci guadagno niente, anzi mi dispiacerebbe, in fondo mi sei simpatico zietto!” disse il ragazzo di gomma allungando la mano, nella speranza che esso ricambiasse la stretta in segno di resa e amicizia.

“E va bene, mi arrendo!” disse Mangiafuoco facendo scoppiare urla di gioia sul ponte della Sunny.

Gli assi di legno ormai erano al limite e davano i primi segni di cedimento. Fu grazie a Rufy, che utilizzando i poteri del frutto gum gum, salvò se stesso e Mangiafuoco.

 

I ragazzi non perdettero tempo e domandarono subito all’uomo, che ormai era di casa lì dentro, se aveva qualche idea per uscire da quel luogo.

Mangiafuoco raccontò loro che aveva provato mille volte ad uscire, ma per lui era sempre stato impossibile. Infondo era solo un uomo con al suo servizio degli animali.  Inoltre vi era anche il problema della profondità. Esso spiegò che molto probabilmente si trovassero ancora negli abissi marini e che per loro era impossibile uscire.

Avevano ancora la bolla usata per giungere nell’isola dei uomini pesci e Usopp propose anche di utilizzarla nel caso ce ne fosse stato bisogno, ma i succhi gastrici l’avevano corrosa e avevano reso lo strato delle bolla molto fragile, non sufficientemente resistente all’elevata pressione marina.

“Dobbiamo riuscire a fare riemergere questa creatura prima del tempo, non possiamo resistere ancora a lungo in questo lago!” disse Sanji, sebbene non avesse nessuna idea di come fare.

“Il capodoglio riesce a stare a lungo sott’acqua grazie alla riserva d’aria che ha nei polmoni!” disse Chopper “Quindi se riuscissimo a svuotare questa riserva, l’animale sarebbe costretto a risalire!”

“Potremmo bucargli i polmoni!” disse Zoro semplicemente, non mettendo in calcolo che così avrebbe ucciso l’animale.

“Brutto idiota, se lo elimini, questo coso sprofonderà per sempre negli abissi marini e se non hai ancora capito, brutta testa verde, noi cerchiamo di andare dalla parte opposta!” lo punzecchio Sanji, creando così l’ennesima lite tra di loro.

“Basterebbe prendere a pugni i polmoni per sgonfiarli, ma i nostri pugni sono troppo piccoli e non servirebbero a niente!” disse Mangiafuoco, provocando però dei sorrisi, soprattutto quello di Rufy.

“Questo non è un problema! Ditemi dove sono i polmoni e provvedo io a sgonfiarglieli!” disse il ragazzo cominciando a soffiare l’aria nel pollice della mano destra, facendola ingrandire un po’, prima che Robin lo fermasse.

“Capitano, i polmoni non si trovano nelle vicinanze. Dovremmo risalire per raggiungerli e attuare questo piano!” lo informò l’archeologa “Chopper, tu sai dove sono esattamente i polmoni del capodoglio?”

“Non con precisione, ma come tutti gli esseri viventi dovrebbero trovarsi nei pressi della gabbia toracica!” rispose Chopper.

“Bene, prossima fermata, cassa toracica. Vado a caricare la Sunny per un coup de bust!” disse Franky.

 I ragazzi salutarono Mangia fuoco, il quale aveva denigrato l’offerta di Rufy di unirsi a loro, nonostante non potesse abbandonare quel luogo nemmeno volendolo.

“Chissà che tipo era prima di trasformarsi in un personaggio di una fiaba…e chissà dov’è Pinocchio!” chiese Usopp. Avrebbe voluto vederlo in quanto quella era la sua storia preferita da quando era bambino ed era anche per imitare un po’ la marionetta che egli aveva cominciato a raccontare bugie.

Franky non ci mise molto a preparare la nave e dopo che tutti furono ben aggrappati a qualcosa, egli diede il via alla macchina, che con un forte colpo schizzò via in direzione della bocca. Grazie alla potenza del colpo, non ci volle molto per raggiungere  la cassa toracica.

“Ecco i polmoni!” Gridò Usopp notando due masse piene di aria.

Rufy entrò in azione e facendo ricorso al gigant pistol, cominciò a colpire ripetutamente i polmoni dell’animale. Gli effetti si notarono subito e la nave, rischiò di cadere nuovamente all’indietro quando l’animale, nel tentativo di raggiungere la superficie per riprendere aria, si  mise in posizione verticale. Fu grazie al tempestivo intervento di Franky se essi evitarono una brutta caduta. Egli infatti aveva fatto scattare un meccanismo, che permise a un gancio, fuori uscito dalla bocca della polena, di agganciarsi a una costola del capodoglio.

Passò poco tempo e finalmente tutto tornò orizzontare. La bocca dell’animale si spalancò per permettere maggiore passaggio di aria e fu di quel momento che i mugiwara approfittarono per uscire e allontanarsi sempre più da quel posto assurdo.

“E anche questa avventura è finita. Ci siamo divertiti, vero ragazzi?” chiese Rufy contento, ma egli ricevette solo sguardi che disapprovavano quanto avesse detto.

 

La navigazione procedeva bene e il mare era tranquillo. Vi era giusto quella leggera brezza che permetteva alle vele, prontamente sostituite da Franky che non poteva sopportare lo scempio fatto alla sua amata Sunny, di gonfiansi e spingere la nave.

La sera era ormai calata e la cena era già stata servita e i ragazzi erano in preparazione per andare a dormire, per fare la guardia o chi, come Rufy, ammirava il celo stellato standosene comodamente seduto sulla polena.

Il ragazzo si sentiva rilassato e godeva ogni secondo di quell’attimo di tranquillità.

Rufy!” disse una voce dietro le sue spalle timorosa di disturbarlo.

Nami!” rispose il ragazzo, girandosi ad osservare la sua navigatrice “Non vai a dormire? Sarai stanca!” gli disse premurosamente.

Ella scosse la testa.

“Vuoi stare un po’ con me?” provo a domandarle, sperando in un sì.

“Sulla polena? Ma Rufy non ci stiamo ed è anche pericoloso!” rispose Nami.

“Ma no, affidati a me e vedrai che non ti accadrà niente!” le disse sorridendo e allungandole la mano.

Nami non se lo fece ripetere due volte, si sedette per la prima volta sulla testa della Sunny, davanti a Rufy con lui che la stringeva da dietro, cingendogli la vita.

Rimasero diverso tempo in silenzio, godendosi quel momento, ma presto la domanda che ronzava in testa alla navigatrice prese forma, venendo pronunciata  ad alta voce.

Rufy, perche ti sei arrabbiato quando eravamo su quella strana isola? Chiese curiosa la Nami.

Il capitano la guardò stranito, non ricordando.

Lei invece ricordava bene. Avevano capito il motivo per cui non riuscivano a svegliare Sanji. Era sua la volontà di non tornare, volendo sfuggire al dolore che la separazione con Lily gli provocava. La ragazza riusciva a capirlo bene e non era riuscito a biasimarlo, a differenza di Rufy che a quanto sembrava ne era stato capace.

“Ah dici in quel momento! Bhe la spiegazione è semplice Nami. Scappando o, in quel caso, annullare se stessi, non risolve niente. Tu hai detto che se fossimo capitati su quell’isola al momento del nostro litigio, saresti rimasta volentieri con i panni di Alice…ma cosa avresti ottenuto?” chiese il ragazzo stringendola forte come a non volerla perdere.

“Non avrei sofferto!” rispose la ragazza.

“Ma a quale prezzo? Saresti sparita, non avresti più realizzato il tuo sogno e non saresti più esistita come persona e avresti vissuto la vita di qualcun altro e non la tua. Le sofferenze sono esperienze inevitabili nella vita di una persona e sono queste a formarci e a rafforzarci. Se ci lasciamo scoraggiare dalle difficoltà, che senso a vivere?”

“Non hai torno, ma è comunque difficile!” rispose la ragazza abbassando il capo.

Rufy le accarezzò i capelli e ne annusò l’odore “Lo so, ma tutto passa o almeno si affievolisce. Ci vuole tempo come tutte le cose, ma l’importante è non arrendersi mai!”disse infine Rufy, senza che Nami obiettasse. Ella trovò una certa saggezza in quelle parole, sebbene uscissero da una persona che era abbastanza solito dire scemenze, ma ogni giorno che passava, Nami poteva confermare che Rufy stesse maturando, mantenendo però sempre quel suo lato allegro, a volta idiota, che lo aveva sempre caratterizzato, insieme alla sua grande volontà e generosità. Questi erano tutti i suoi lati che l’avevano fatta innamorare di lui.

Chiuse gli occhi e si appoggiò al petto di lui, facendosi coccolare dal lieve venticello e dal suo caldo abbraccio.

 

 

Ed ecco a voi un altro aggiornamento lampo…contenti?

Bene e anche questa avventura è finita, qualcuno di voi ha in mente cosa attenderà ai nostri eroi nei prossimi capitoli?

Bhe spero di sorprendervi e che vi possa piacere…

Lasciatemi una recensioncina onegai!!!

Alla prossima

Neko =^_^=

  
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