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Autore: controcorrente    29/10/2012    3 recensioni
Questo fu il mio primo vero incontro con coloro che avevano provocato la miseria in cui vivevo, malgrado i miei sforzi. Avevano portato via quel poco che avevo con un semplice battito di ciglia.
I nobili mi avevano fatto conoscere la loro indifferenza verso chi lottava ogni giorno per un tozzo di pane, considerando la loro vita come un qualcosa di accidentale e privo di ogni importanza. E fu proprio in quel momento che conobbi la luce e le tenebre di quel mondo fatto di agi e benessere.
Questa fic è dedicata a Rosalie e alla contessa di Polignac. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rosalie Lamorlière
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Benvenuti cari lettori, sono davvero felice di vedere che questa storia continua a piacere. Vorrei ringraziarvi per avermi letto. Credo che farò un seguito, su Bernard e Rosalie...ma, al momento, lasciamo Rosalie a questo vecchiaccio.

Stanno così bene insieme...

 

 

ADELINE

 

 

Mi trovavo effettivamente in una pessima condizione, quando giunse a palazzo Polignac una lettera.

Ero nel salottino della contessa, immersa nel ricamo, mentre la contessa sfogliava uno dei suoi insulsi romanzi, quando giunse una lettera.

La Polignac abbandonò la sua lettura e dette uno sguardo attento al messaggio contenuto. Dopo qualche istante, sorrise, in modo piuttosto beffardo.

-Smetti di ricamare- mi disse- dobbiamo prepararci.-

Feci come mi aveva ordinato, limitandomi a fissare ora il foglio, ora lei. Pareva stranamente presa da qualche pensiero particolarmente divertente.

Inarcai un sopracciglio.

Per qualche bizzarro motivo, tutto ciò che piaceva alla Polignac dispiaceva a me.

Davvero curioso.

-E'arrivata una lettera da mia cugina Renée. Mi informa che Adeline ha appena dato alla luce una bambina e che ora si trova in una residenza di suo marito poco distante da qui...a Parigi, tesoro! Siete contenta? Tornerete nella città in cui siete cresciuta!- disse, pungolandomi.

Non risposi.

Non aveva richiesto il mio parere ed io non ero minimamente intenzionata a darglielo. Avevo compreso che l'unico modo che avevo per evitare ulteriori attriti era rimanere muta. Parlare significava solo darle spago...ed io non volevo essere causa del suo divertimento.

-Andremo nella capitale a salutare Adeline e a congratularci con questo inizio di matrimonio tanto fausto.- disse, prima di addolcire il tono-Posso immaginare il dolore del suo sposo. Quella giovane tanto promettente, non ha saputo darle il maschio che tanto desiderava...ma c'è comunque tempo...per Adeline, sicuramente.-

Alcune ore dopo, mentre mi trovavo nella camera assegnatami, ripensai alla figliastra della cugina della Polignac. La contessa pareva stranamente felice che fosse una bambina...e non era certo per gentilezza d'animo.

Il suo era mero egoismo e, forse, dietro a quella gioia si celava una qualche rivincita che io non comprendevo.

Con un gesto automatico, presi una delle spazzole e, lentamente, cominciai a far scivolare quello strumento sui miei capelli. Una carezza lenta e monotona...che aveva il potere di calmarmi, lasciandomi cullare nella nostalgia.

Mi ricordava quando pettinavo la chioma di madamigella...un singhiozzo sordo sfuggì dalla mia gola.

Mi mancavano.

Mi mancavano da morire.

-Oscar...-mi ritrovai a pensare, fissando la mia sagoma- aiutami tu-

 

 

 

Il mattino seguente partimmo alla volta del palazzo dove ora viveva Adeline.

Eravamo in quattro: io, la contessa, il duca De Guiche ed un uomo vagamente somigliante al conte. Era più giovane e decisamente più volgare e grezzo...l'ideale per quella donna falsamente raffinata quale era la Polignac. Doveva essere l'amante a cui accennava il conte.

Venne a riceverci una donna di colore.

Immagino che fosse un recente acquisto della casa ma confesso che non avevo mai visto delle persone con quella carnagione tanto scura, che pareva mischiarsi al legno.

Non ero infatti avvezza al triste tema della schiavitù.

-Sono la contessa di Polignac- disse pomposamente, senza premurarsi di presentare gli altri.

La donna si fece da parte, guardandola in silenzio.

-Mia cara cugina- fece la marchesa De Florie, scendendo le scale- sono molto felice di vedervi.-

La Polignac sorrise, mentre l'altra congedava la serva.

-Appena ho ricevuto la lettera non ho potuto non raggiungerti. La nascita di una nuova vita è sempre occasione di gioia, non credete?- domandò retorica.

La mora annuì.

-Ne sono assolutamente convinta-disse sicura.

-Il marito di Adeline come ha preso la notizia?- domandò curiosa la contessa.

Renée sorrise pacata.

-Come ogni uomo alla nascita di un figlio. E'rimasto complessivamente soddisfatto della nascita di un bambino. Le precedenti mogli non erano nemmeno rimaste incinte...Adeline ha compiuto un'impresa, anche se l'arrivo di una bambina non lo ha rallegrato molto.- la informò, mentre gli altri si accomodavano in un salotto.

La contessa si portò una mano alla bocca, in una smorfia che aveva il solo scopo di celare un sorriso.

Inspiegabilmente, alzai gli occhi al cielo.

-Non è poi una tragedia, Madame- disse il duca- se è riuscito ad avere una figlia, significa che il vigore del marchese è ancora intatto. Occorre insistere in queste faccende...-

-Come sta la madre?- domandò la Polignac, interrompendo le chiacchiere di quello che era, a suo dire, il mio fidanzato.

Il destinatario di una simile curiosità era un uomo che aveva l'età del padre di Adeline, maledettamente simile al duca De Guiche, con la differenza che mostrava spesso un'aria disinteressata e arrogante, quasi apatica. Pareva comunque infastidito da tutte quelle persone, tanto da preferir lasciare tutte le incombenze alla marchesa.

-La povera Adeline ha avuto un parto molto difficile...pensa, ha avuto delle convulsioni durante il travaglio, rischiando di perdere la vita lei stessa e la creatura. Ora è molto debole e ancora non del tutto fuori pericolo.- mormorò.

-Come è accaduto a sua Maestà, quando ha generato la principessa Marie Therese.- osservò curiosamente la contessa.

Renée annuì.

-Povera cara- disse- era riuscita miracolosamente a rimanere incinta, quando tutte le mogli che l'avevano preceduta, avevano fallito.-

A quelle parole, cadde il silenzio.

-Quello che conta è che mia moglie sia ancora in grado di procreare.- disse infine il marito della ragazzina- Il medico ha garantito che è ancora fertile. Questo è ciò che conta.-

Lo guardai inespressiva.

-Ma sicuro- ciarlò la Polignac- è importante però che il ventre di vostra moglie sia in ottima forma. Questo fatto garantirà anche una discendenza sana e duratura, lo scopo di ogni matrimonio che si rispetti.-

-Spero che sia come dite- disse fremente, prima di rivolgersi a Renée- vostro marito mi aveva assicurato che quella ragazza fosse adatta alle mi esigenze. Come da accordo, avete ricevuto quel possedimento nei pressi di Orleans...ma io cosa ho ottenuto? Una donnetta che non ha saputo fare altro che darmi una femmina...UNA FEMMINA! Una nuova piaga in più per me. Volevo un figlio a cui tramandare il mio nome, non una bambina da dare al miglior partito, per la quale dovrò procurarmi una dote...e quindi spese...-

Le sue urla si ripeterono nel pianerottolo.

Aggrottai la fronte ma quella fu l'unica smorfia che mi concessi.

Mi pareva di sentire addosso lo sguardo pesante del duca...inevitabilmente, pensai alla sorte di Charlotte, con un moto di nausea che non ero certa di saper sopportare. Le chiacchiere del salottino cominciavano a starmi strette. Le parole dello sposo di Adeline mi disgustavano e non riuscivo a comprenderne la drammaticità.

Per quanto una dote potesse spesso rivelarsi una spesa cospicua, quell'uomo era un facoltoso nobile: che ragione aveva di lamentarsi quando possedeva risorse sufficienti per disporre per quella neonata sia un matrimonio che una monacazione?

Nicole non aveva mai orchestrato in tale modo il destino mio e di Jeanne. Per lei, era necessario innanzitutto che fossimo in grado di avere un mestiere dignitoso per sopravvivere, senza degradarci.

I miei pensieri si fermarono.

Più passava il tempo, più mi rendevo conto del divario che c'era tra la contessa e Nicole. Istintivamente mi fermai a fissare il riflesso del mio viso alla finestra e, non vista, quello della Polignac. Il suo viso era spaventosamente simile al mio, così come i capelli e gli occhi...una somiglianza che, in qualche maniera, mi disturbava perché era la chiara dimostrazione che discendevo da quella femmina ignobile.

Durante quell'orribile soggiorno, mi ero spesso domandata se, oltre all'aspetto, vi fossero altri elementi che mi avvicinassero a lei. Per quanti sforzi avessi fatto, comunque, non avevo saputo trovare niente...e tutto ciò mi rasserenava.

-Rosalie, cara- fece la contessa - ti dispiacerebbe andare a vedere come sta la povera Adeline? E'più piccola di te ed ora avrà bisogno di compagnia...-

Annuii soltanto, prima di salire al piano superiore.

Per una volta, ubbidire non mi dispiaceva, giacché mi avrebbe allontanato da quel covo di avvoltoi.

 

 

 

 

 

Bianca.

Adeline era bianca, più del solito. I capelli scuri creavano uno spettrale contrasto cromatico che sapeva quasi di morte. La balia era poco distante, intenta ad allattare la piccola.

-Come sta?- le domandai, mentre fissavo il suo viso dormiente.

La donna alzò lo sguardo. -Madame ha rischiato moltissimo. Era molto provata nei mesi precedenti e, dovendo seguire il consorte nelle sue occasioni mondane, si è trascurata molto. Il medico ha detto al marchese di non strapazzarla ma lui non ha sentito ragioni...per questioni di rappresentanza e per dimostrazione.- disse, facendomi segno di avvicinarsi a me.

-A cosa alludete?- domandai.

La balia storse la bocca, imponendomi con un cenno il silenzio.

-I precedenti matrimoni sono stati annullati perché si riteneva che non fossero stati consumati. Più volte, Monsieur è stato costretto a dare pubblica dimostrazione della propria virilità...fallendo miseramente- disse, a voce bassa- Se Madame non fosse rimasta incinta, avrebbe dovuto tornare a casa e tutto quello guadagnato dalla famiglia di lei, avrebbe fatto ritorno al marito.-

Quelle parole si conficcarono nella mia testa.

-E dunque cosa intendete dire?- chiesi piano.

La balia ghignò.

-Madame ha ricorso ad ogni espediente per rimanere gravida. Era chiaro a chiunque che lo sposo era impotente- rispose pettegola.

-Incredibile...- mormorai, dopo essermi passata una mano sulla testa.

Adeline riposava nel letto, cerea in viso.

-Ora come sta?- chiesi.

La balia scosse il capo.

-Il travaglio è stato molto difficile. Ha avuto delle perdite di sangue che, per poco, non l'hanno uccisa. Adesso ha la febbre e non sappiamo se si rimetterà...dipende tutto da lei. Non è ancora fuori pericolo, anche se la notizia è tenuta nascosta. Monsieur non era molto soddisfatto di questa nascita...a breve, farà ulteriori pressioni a Madame, una volta guarita. Non è un uomo paziente ma spero che permetta alla moglie di rimettersi...oppure dovrà cercarsi una nuova moglie.- disse grave.

Quella notizia mi colpì con violenza, più di quanto io stessa potessi ammettere...e non potei che aver compassione di quella ragazzina che giaceva provata in quel letto immenso.

-Il marchese come ha reagito?- chiesi, senza guardarla.

La balia sospirò.

-Come ogni marito che ha appena saputo di avere una femmina...- disse laconica- ha tirato una bestemmia e, credetemi, ho quasi temuto per la vita delle due. Se quel paggio non si fosse messo in mezzo...-

Inarcai la fronte.

-Un paggio?- chiesi.

La balia annuì.

-Si trattava in verità del cicisbeo. Un giovane discretamente avvenente, molto diverso dal tipo di uomo che solitamente viene designato per lo scopo. Il padre della ragazza ha però imposto questa condizione ed il marchese, visti i precedenti, ha preferito non obiettare.- disse ambigua.

Feci per chiedere altro ma un gemito, proveniente da Adeline, richiamò la nostra attenzione.

-Madame!- esclamò questa, avvicinandosi al letto. Con fare pragmatico, afferrò il polso della ragazza, tastando vari punti con fare esperto.

-Forse è meglio cambiare l'acqua- suggerii.

La balia annuì, lasciando la stanza, insieme alla bambina.

Rimasi qualche secondo immobile, prima di voltarmi.

-Come vi sentite?- domandai.

Adeline aprì gli occhi.

-Questo non ha importanza- disse- ho saputo che la contessa ha combinato per voi un matrimonio d'interesse.-

Non risposi.

La voce debole di Adeline mi inquietava.

-Non sarà bello...io lo so...- disse, con una smorfia- sarà umiliante...anomalo...doloroso...squallido.-

Mi avvicinai.

-Mi dispiace- feci, pensando a quello che avevo visto sul pianerottolo.

Adeline scosse la testa.

-Io...io ho voluto questo matrimonio...- rispose, afferrandomi con la sua mano, gelida come il ferro- io sono il frutto di un incontro clandestino e mia madre, una volta rimasta incinta, ha ben volentieri lasciato la mia vita nelle mani del suo seduttore. Io...io volevo andare via dai De Florie e questa era l'unica porta concessami.-

La luce penetrava nella stanza, rendendo il viso della puerpera ancora più pallido del solito. -Io so di non aver reso felice mio marito...ma non mi interessa perché nemmeno io lo sono.- continuò sempre più piano- Ho fatto di tutto per rimanere incinta...ogni mezzo è buono, se l'alternativa è rimanere con niente. Io...io non volevo tornare da quell'ipocrita della mia matrigna.-

Adeline respirò affannosamente.

-Calmatevi, per favore- la esortai.

Lei gracchiò una risata.

-Non mi va...- soffiò- giacere con quel vecchio è stato il peggiore dei castighi...non mi importa niente. Io non voglio più.-

Mi morsi il labbro.

Quel tono non mi piaceva.

-Non dovete sforzarvi- continuai- avete avuto la febbre alta e...-

Adeline scosse il capo.

-Non mi interessa- disse- io...io sono stanca...tanto stanca...-

Le strinsi forte la mano.

-Non potete lasciarvi andare così.- replicai- Avete vostra figlia!-

Adeline si bloccò, prima di scoppiare in una risata roca.

La sua voce, leggermente gracchiante, era intrisa di un delirio a stento tenuto sotto controllo. -Lui...lui è sterile...non è sua e lo sa...-rispose, preda della follia dovuta a quella debolezza.

-Non potete lasciarla...-feci, aumentando la presa- non in mano loro!-

Adeline sospirò.

-Vorrei ma-rantolò- sono stanca...stanca davvero...se non altro, sarà costretto ad allevare una bastarda come legittima e questo mi consola...ora scusatemi ma...proprio non riesco a tenere gli occhi aperti...-

A quelle parole, la presa, per un breve attimo si intensificò, prima di perdere ogni forza. La guardai interdetta.

Sul volto, l'ombra di un sorriso beffardo.

-Adeline- la chiamai- Adeline!-

Ma Adeline non si svegliò più.

 

E questo è il nuovo capitolo. Triste anche questo e quasi inevitabile. In verità, non avevo previsto che Adeline dovesse rimanerci secca ma, purtroppo, è andata così. Rosalie è l'unica persona che la assiste in quella occasione, mentre gli altri sono a chiacchierare al pianterreno. Credo che non andrò oltre con lo squallore di questa cosa. Non voglio certo esagerare...sarebbe troppo patetico, secondo me.

Innanzitutto ringrazio tutti voi per avermi letto.

A presto, cicina.

ps. spero che sia corretto ma non garantisco.

   
 
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