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Autore: FitzChevalier    30/10/2012    5 recensioni
Ultimo capitolo pubblicato!
Questa storia partecipa al contest "Numeri Da Coppie", indetto da La Lolly Dolly
Ino è una ragazza come tante: insofferente, egocentrica e superficiale. Una sera incontra Sai in un bar di Konoha, e la mattina successiva scopre di esserci andata a letto. Decide quindi di imbarcarsi in una relazione con il ragazzo più strano di tutto il villaggio, ma scoprirà presto che mantenere in piedi una relazione non è facile come sembra...
A prima vista Sai è la copia di Sasuke, con il suo bel visino e il suo carattere freddo e misterioso, ma più lo guardo e più quella pelle bianca mi ricorda Orochimaru. Fortunatamente senza la passione di quest’ultimo per i serpenti. Sai è la versione etero di Orochimaru.
Butto giù un altro sorso di sakè. Il mio sguardo scivola sull’ombelico scoperto di Sai. Oddio, etero fino ad un certo punto...
Al mio quarto bicchiere il suo sorriso è accattivante sulla faccia arrossata, i suoi occhi brillano. Sai butta giù il suo quarto e torna a fissarmi. Mi mostra il bicchierino asciutto e si versa altro sakè.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Sai, Sakura Haruno | Coppie: Sai/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I soldati della Konoha dimenticata'
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Nuove prospettive



Il clangore delle armi è forte, è ovunque. Se sto qui ancora un po’ finirò schiacciata, o morta in qualche altra maniera. Devo spostarmi, e in fretta.

«Aiuto!» gracchio. «Aiuto!»

Ma non c’è nessuno qui che può aiutarmi. Me la dovrò cavare da sola. Sposto avanti un braccio; tutto diventa buio e dolore.

 

Stralci di una conversazione sussurrata, l’odore acre del disinfettante, mani che mi stringono braccia e gambe. Ho un cuscino duro premuto contro la guancia, e il peso del corpo comprime la cassa toracica. Il mio respiro è un rantolo sofferente.

Una macchia di colore entra nella mia visuale.

«Si è svegliata.»

«Non possiamo sprecare altro sedativo.»

La macchia prende forma, diventa Sakura.

«Ino, andrà tutto bene. Mi hai capito?» Sakura mi stringe la spalla. «Estraete!»

Urlo. Mi stanno strappando tutte le vertebre ed è un male che non ho mai provato in tutta la mia vita.

 

Sono ancora stesa a pancia in giù, ma ora il dolore alla schiena è sopportabile. Quando respiro sento delle bende strette attorno al petto.

«Bevi questo.» Un infermiere sconosciuto mi infila tra le labbra una cannuccia.

Raccolgo tutte le forze e aspiro.

«Brava, ragazza. Brava.»

Il mondo torna buio.

 

Ho sbagliato tutto.

«Ho sbagliato tutto.»

Passi concitati.

«E’ di nuovo sveglia.»

«Ci penso io.»

Di nuovo quella macchia di colore. Ma stavolta so già che è Sakura.

«Ho sbagliato tutto» le dico con un filo di voce. Le lacrime cadono, la vista è di nuovo nitida.

«Non è vero, Ino, non hai sbagliato niente.» Sakura mi accarezza i capelli, sorride.

La vista torna sfocata, altre lacrime scivolano lungo la radice del naso. «Devo parlare con...»

«Parleremo dopo. Quando starai meglio. Ora bevi un po’ d’acqua, da brava.»

 

L’aria è calda e pesante, tipica di un posto piccolo dove sono stipati fin troppi feriti. Si sente il puzzo del sangue e del vomito, delle feci e della carne putrefatta, a tratti si sente l’odore pungente delle medicazioni, un miscuglio che mi dà la nausea a ogni respiro. Mi sollevo con cautela dalla brandina dove giaccio ancora a pancia in giù, e quello che prima mi avrebbe fatto svenire ora è solo un pezzo di ferro rovente piantato tra le prime costole, vicino alla colonna vertebrale. È sempre un dolore tremendamente forte, ma almeno è diventato sopportabile.

«Ino, non muoverti!» Sakura mi corre incontro, mi prende per le spalle e mi spinge giù. Non mi oppongo, docile come un cagnolino apro la bocca quando lei mi avvicina un cucchiaio alle labbra. Il liquido scorre lungo la gola, freddo come il ghiaccio e insapore, nonostante il colore verdognolo poco promettente. Sakura riempie un secondo cucchiaio e quando lo mando giù la mente mi si schiarisce del tutto.

«Voglio sedermi.»

«Sei sicura? Potrebbe farti più male che bene...»

«Sì, sì, non mi fa più così male. Sopravviverò.»

Uno sbuffo rassegnato. «Va bene, allora. Attenta alla flebo.» Sakura mi prende da sotto le ascelle e mi trascina. Vedo le stelle, e forse sono lì lì per svenire. Ma Sakura non se ne accorge, forse perché la mia espressione non è apparsa più sofferente del solito, o forse perché sta evitando accuratamente di guardarmi negli occhi. Non è da lei un comportamento simile. A meno che non sappia qualcosa che... Mi si stringe lo stomaco, i morsi della fame spariscono. Ho troppa paura perfino a pensare a quell’eventualità. «Choji... Choji sta bene?» chiedo infine, la voce debole per il dolore e la paura.

Sakura alza la testa, spalanca gli occhi, inspira. «Lui è morto, Ino. Tu... l’hai visto?»

Morto.

Choji morto.

Sento una voragine aprirsi sotto di me. Nonostante la mia parte razionale sa che sono seduta, quella irrazionale si sente cadere giù, sempre più giù, in un vortice di nulla. Choji: me lo vedo davanti agli occhi, mentre mangia patatine e sorride. Poi l’immagine svanisce, e arriva la consapevolezza che l’ultimo ricordo che ho del mio compagno di squadra è mentre sta soffocando per il suo stesso sangue, a pochi passi da me.

«Cos’è successo dopo che sono svenuta?»

«Io... non lo so. So solo che è stato Asuma ha ferirti, ti ha piantato il suo tirapugni nella schiena. Shikamaru è riuscito a sigillarlo, ma ha perso tre dita. Era lì sdraiato proprio accanto a te.»

«E ora dov’è?»

«Se ne è andato.» Sakura sospira, un sospiro molto simile ad un singhiozzo strozzato. «Ino, Shikamaru ha perso tre dita. Tre! Non potrà più comporre sigilli, è diventato inutile per l’esercito. L’Hokage l’ha congedato ieri mattina, immagino che ora sia arrivato a Konoha da su madre.»

Tre dita.

Shikamaru ha finito la sua carriera da Shinobi, vivrà fino alla fine dei suoi giorni con una pensione d’invalidità e al petto una medaglia al valore completamente inutile. Non è così che doveva andare la guerra. Saremmo dovuti tornare tutti insieme, avremmo festeggiato al solito ristorante e... e cosa? Davvero avevo pensato a una cosa del genere?

Non si può andare in guerra armati di Buoni Sentimenti e sperare di uscirne vivi, come potevo essere stata tanto stupida e ottimista? La guerra non è un gioco, non le è mai stata. Perché lo capisco solo ora?

Le mani tremano, sento le lacrime bagnarmi le guance.

Ho sbagliato tutto. Sai aveva ragione, aveva sempre avuto ragione. Sono io la stupida, quella non ha mai ascoltato seriamente qualcuno. E ora sono qui, in una branda dell’infermeria, e quando sarò in grado di camminare mi rispediranno di nuovo a combattere, e stavolta non avrò Shikamaru pronto a difendermi, me la dovrò vedere da sola contro un nemico che mi ucciderà facilmente, perché io non sono capace di combattere. Sono inutile.

Forse...

Un barlume di ottimismo si fa strada nel mio cuore, e il dolore alla schiena è un po’ meno forte. Solo un po’.

Forse ho ancora una possibilità. Io sono ancora viva, no? C’è ancora una piccola speranza di salvare il salvabile, finché si è vivi.

Getto di lato le coperte, mi stacco la flebo dal braccio, faccio scivolare le gambe fuori dal letto e mi chino avanti per il dolore che mi fa lacrimare gli occhi. «Dove sono i miei vestiti?» sibilo a denti stretti.

«Che vuoi fare?» chiede Sakura.

«Fidati, va bene? Devo andare a parlare con Sai.» Mi alzo, fregandomene del fatto che sono nuda, vacillo per il dolore. Questa non è proprio l’idea migliore che mi sia mai venuta in mente...

«Sai? Ma sei impazzita?» Mi afferra un braccio e lo stringe.

Mi libero dalla presa. «Devo assolutamente dirgli una cosa.» Il borsone verde militare con tutte le mie cose deve essere stato spostato qui quando ancora non ero cosciente. Tiro fuori la mia divisa di riserva e mi vesto in fretta.

«Ino, tu sei un ninja medico, giusto?»

«Sì, e allora?»

«Allora sai perfettamente che se adesso te ne vai a spasso per il campo manderai a puttane tutto il lavoro degli ultimi tre giorni. Tu lo sai, vero?»

«Sì, e non m’importa.»

«Guarda che io ho...»

«Sakura» la interrompo, e spero che Sakura abbia sentito la preghiera. «Devo parlare con Sai. Oggi. Ora. Subito.»

Sakura non è solo un ninja medico, è anche la mia migliore amica. Spero che decida di comportarsi come amica e non come medico. «Almeno aspetta un minuto, che vado a recuperare un paio di stampelle della tua misura.»

Sorrido. «Grazie.» Grazie davvero, Sakura.

 

Con le stampelle gentilmente offerte – sgraffignate – dall’infermeria zoppico fuori dall’immenso tendone puzzolente. Ed è fuori, all’aria fresca della sera, che mi accorgo veramente di quanto sia conciata male: puzzo di sangue e sudore, puzzo come una qualsiasi malata che si è cagata addosso ed è stata pulita alla bell’e meglio. Forse la mia vecchia Io sarebbe inorridita al solo pensiero di farsi vedere in giro in questo stato pietoso, ma a me non importa. Perché più avanti c’è il mio futuro, l’unica cosa per la quale mi costringo a mettere un piede davanti all’altro. Tutto il resto è di secondaria importanza.

Le indicazioni chieste agli ufficiali di Konoha mi portano fino alla mensa, un tendone uguale a quello dell’infermeria, ma dal quale proviene il profumo del rancio e chiacchiere e risate.

Entrare e rischiare una scenata davanti a tutti o aspettare che esca e parlargli in privato?

 

Ho dovuto aspettare dieci minuti vicino all’ingresso prima che Sai uscisse dalla mensa. Per fortuna è solo.

«Sai!» Gli zoppico incontro.

Sai non alza la testa. «Dovresti essere in infermeria, tu.» Il suo tono è neutro, distaccato. Ce l’ha ancora con me.

«Io... ho sbagliato. Completamente.»

Sai mi guarda, ma non risponde. Sfila le mani dalle tasche.

«Avevi ragione tu» continuo. Non avrò un’altra occasione, tanto vale andare fino in fondo. «Ho sempre preso tutto alla leggera. Ma ora ho capito. Voglio cambiare, ma da sola non ce la faccio. Ho bisogno di te. Un disperato bisogno di te.»

«Stai dicendo sul serio?»

«Sì.»

«In fondo in fondo...» Sai si stringe nelle spalle. «Molto in fondo, i tuoi capelli mi piacciono. Una spuntatina alla frangia basterà.»

Inarco un sopracciglio. «L’hai letto in un libro che alle donne fanno piacere complimenti del genere?»

«No, io... lo penso. Davvero.»

Rido. Nonostante la guerra in corso, nonostante la morte di Choji, nonostante il dolore alla schiena che mi fa lacrimare ad ogni singulto. Rido, perché Sai è tornato nella mia vita e perché io lo amo.
 

FINE




Tadaaaaaaaan! Il mio primo lieto fine (circa)!
LOL Scherzi a parte, questa è la prima long che inizio e che porto a termine! *lancia coriandoli* Ovviamente se non si pensa a quell'altra... cosa...
Mi sono divertita da matti a prendere Ino e Sai e strapazzarli, e spero che questa long sia stata per voi una piacevole lettura^^ Ne approfitto per ringraziare chi ha speso 5 minuti per recensire e anche chi si è limitato a mettere La mia strada da percorrere nei preferiti, ricordati o seguiti. Grazie a tutti!
Ne approfitto anche per annunciare (a chi interessasse) che presto mi metterò al lavoro su due nuove storie:
In quell'estate di pioggia, sempre nel fandom di Naruto, sarà un AU tetro e violento, con protagonisti Sasuke, Naruto e Hinata. Uhuh, mi prudono le mani dalla voglia di scrivere, se ci penso. Per quest'idea devo ringraziare Orihime Hyuuga, perché l'illuminazione m'è arrivata mentre stavo leggendo la sua long. TU hai posto la domanda ed io mi sono data una risposta, poi il tutto è degenerato in quel mondo rose e fiori che è la mia testa. Quindi, grazie!
Il secondo lavoro è
Rosa d'argento, un originale ambientato nella mia città, Brescia, una storia di fantascienza e fantapolitica, con complotti e quant'altro. Su questo ci sto già lavorando da un sacco di tempo (anzi, teoricamente questa è l'ultima versione di una trama che ho ideato tre anni fa, ma con cui ormai non ha più nulla in comune) ma mi dovrò documentare parecchio e non so nemmeno se passerà da "idea" a "lavoro pubblicato", tolto qualche scena che ho già scribacchiato. A dire la verità dovrò fare un bel po' di ricerche anche per In quell'estate di pioggia, ma spero di poter iniziare al più presto a scrivere seriamente.

b


Se vi è piaciuta questa storia, passate a leggere anche i miei altri lavori nel fandom di Naruto:
- Flashfic Festival
- Anger Crisis

   
 
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