Capitolo
44: Personaggi di un manga
I giorni, le settimane i
mesi passarono molto in fretta e i mugiwara avevano
vissuto tante strepitose avventure nel nuovo mondo. Avventure che avevano
rafforzato il loro legame e che aveva fatto sì che il loro nome fosse
conosciuto in tutto il mondo. Se prima i pirati di cappello di paglia erano
conosciuti in gran parte del globo, ora tutto il pianeta aveva imparato a
temere e rispettare quel nome.
Ma nonostante il tempo
trascorresse inesorabilmente, sembrava che l’isola di Raftel
non volesse farsi raggiungere. I ragazzi non immaginavano minimamente che la
tanto famigerata isola, conosciuta da tutti per il suo celare il prezioso
tesoro lasciato da God D.Roger,
si trovasse in un punto sperduto dell’immenso nuovo mondo e finalmente
riuscirono a comprendere come mai solo colui conosciuto come re dei pirati
fosse riuscito a giungere così lontano. Per superare tutte le difficoltà, tutte
le situazioni estreme a cui sottoponeva il grande mare, ci voleva davvero una
gran forza di volontà e soprattutto una grande unione fra i membri di una
ciurma. Non erano molti i pirati a corrispondere a questa descrizione e coloro
che non superavano le prove che il nuovo mondo sottoponeva loro, erano
destinati a dover fare dietro front, quando questi si
salvarono dal perire miseramente.
Molti, nonostante le
difficoltà superate, a un certo punto gettavano la spugna, non volendo sprecare
tutta la vita a cercare un tesoro che avrebbero potuto racimolare depredando
altri pirati o navi da crociere. In quel modo sarebbe stato più semplice fare
fortuna e soprattutto meno pericoloso, sempre ammesso che il grande tesoro
fosse composto da monete e gemme preziose.
I mugiwara
invece non si erano ancora arresti. Nessuno di loro aveva ancora realizzato il
proprio sogno, ma questo non li aveva demoralizzati, al contrario, li spronava
a fare di più, perché già da bambini avevano ben compreso che realizzare il
proprio desiderio sarebbe costato loro sangue e sudore.
Si, si erano create spesso
incomprensioni fra i membri della ciurma e momenti di debolezza che a volte
facevano vedere loro le cose in modo negativo, ma tutto veniva risolto, con
l’aiuto reciproco e fiducia tra loro.
Erano sicuri che unendo le
forze sarebbero arrivati in capo al mondo, anche a costo di doverci arrivare a
nuoto.
Anche la Sunny aveva subito gli effetti del tempo come i mugiwara e la nave non era più la stessa. Aveva subito
qualche cambiamento e non solo di arredamento, come la cucina che era stata
fornita di attrezzature all’ultimo grido, ma anche la sistemazione delle camere
era cambiata. I ragazzi che una volta dormivano nella stessa cabina, si erano
divisi, sentendo di tanto in tanto la necessità di trascorrere momenti
tranquilli e soprattutto notti senza sentire il russare del compagno o sentirsi
piombare addosso il nakama che dormiva sull’amaca di
sopra. La nave aveva molte camere a disposizione, quindi un trasferimento non
era stato difficile da attuare. Inoltre ognuno dei membri aveva potuto
attrezzare le proprie cabine. Zoro aveva collezionato
un gran numero di spade, che sceglieva e usava a seconda delle necessità che
gli si paravano davanti. Usopp aveva creato nella
propria stanza una sorta di orticello che consentiva lui di coltivare le sue
speciali armi. Era un po’ complicato farle crescere senza il sole, ma grazie a
delle speciali lampade, di sua invenzione e costruite con l’aiuto di Franky, era riuscito a simulare con una luce artificiale,
il benessere che le piante traevano dalla calda stella.
Brook aveva a sua disposizione
un ambiente che poteva insonorizzare a piacimento, quando sentiva la necessità
di strimpellare e creare nuove melodie. Robin aveva occupato la parte di Nami, con altri scaffali che non ci misero molto tempo a
riempirsi di libri. Chopper aveva acquistato speciali strumenti per sperimentare
nuove medicine e vaccini, sebbene aveva qualche problema nel trovare qualche
cavia su cui poterle sperimentare.
Il rapporto tra Rufy e Nami, al di là di qualche
periodo di crisi che si risistemava appena qualcuno dei due rischiava di
lasciarci la pelle a causa di un pericoloso nemico che faceva passare i loro
problemi di coppia in secondo piano, andava a gonfie vele, tanto che decisero
di dividere la stanza, con qualche rammarico della navigatrice che si trovava a
dover fare i conti con il disordine del capitano.
Insomma tutto procedeva
bene e nessun ragazzo avrebbe potuto dire di passarsela male.
Sanji come era solito fare
ormai da anni, fu il primo a svegliarsi e si recò verso la cucina per preparare
la colazione a tutti. Il percorso dalla sua stanza al suo regno l’obbligava a
passare per l’acquario della Sunny, dove vi erano
diversi divanetti disposti vicino alle vetrate e fu sopra uno di questi che ci
trovò Rufy addormentato, con una coperta che lo
copriva solo a metà.
Il cuoco alzò gli occhi al
cielo. Non era la prima volta che lo trovava dormire lì e la spiegazione era
una sola…Nami lo aveva sbattuto fuori dalla loro
stanza.
Inizialmente lo svegliava
tirandogli l’orecchio, facendogli pagare qualsiasi cosa avesse fatto alla
ragazza, ma col tempo aveva desistito, anche perché spesso Nami,
permalosa com’era, se la prendeva per delle sciocchezze.
Ormai non soffriva più per
la perdita di Lily nonostante la pensasse sovente, ma nonostante quello che
aveva patito era contento di aver provato finalmente cosa era l’amore.
Prima di allora si diceva
di essere innamorato di qualsiasi donna gli capitava davanti, senza sapere cosa
fosse quel sentimento e sebbene continuasse a fare il cascamorto con la maggior
parte delle fanciulle che incontrava sulla sua strada, sapeva che non era altro
che semplice ossessione per le belle ragazze.
Mancavano solo più Zoro, Nami e Chopper in cucina e
davvero avrebbero rischiato di rimanere senza colazione se essi non si fossero affrettati a raggiungere al
più presto la ciurma.
In realtà coloro che
rischiavano, erano solo lo spadaccino e il dottore in quanto Rufy non sembrava intenzionato a toccare la porzione che
spettava a Nami.
“Però non è giusto Rufy, perché non rubi il cibo anche dal piatto della tua
bella!” chiese Usopp seccato nel vedere la sua
preziosa ciambella finire nelle fauci dell’ingordo capitano.
“Se lo faccio è la volta
buona che non torno più a dormire nel mio letto!” disse mettendo un finto
broncio.
“A proposito, cosa hai
combinato questa volta per farti sbattere sul divano dell’acquario?” chiese Sanji curioso.
“Di nuovo? Amico, ma non è
possibile!” disse Franky divertito “Se vuoi
costruisco un letto che si apre quando ne hai bisogno!”
Rufy sospirò “Bhe senza farlo apposta ho rovinato uno dei suoi lavori. Stavamo
giocando e accidentalmente ho urtato contro la scrivania di Nami
e la botticina dell’inchiostro si è rovesciata su un suo disegno!”
Brook lo guardò maliziosamente “Stavate
giocando eh? Dì piuttosto che le stavi chiedendo di farti vedere le sue
mutandine!”
“Brook…sappiamo
cosa intendesse dire con giocare, per favore non voglio immaginarmi i dettagli!”
disse Usopp storcendo il naso.
“Ora capisco cosa erano
quelle urla di ieri sera!” disse Robin intervenendo fra un sorso di caffè e l’altra.
Tutti si girarono a guardarla sbigottiti, in quanto lei era l’unica a non
ficcare il naso nella privacy degli altri.
Robin si sentì osservata e
trattenne una risata intuendo cosa avessero compreso i suoi compagni “Mi
riferivo al litigio della navigatrice e del capitano!”tenne a precisare.
La porta della cucina si
spalancò e una Nami del tutto riposata disse “Buongiorno
a tutti, io ho dormito meravigliosamente, voi?” chiese per ripicca contro Rufy.
“Per forza, avevi un letto
enorme a disposizione tutto per…ouch!” disse Usopp beccandosi una gomitata da parte di Rufy, che voleva evitare una scenata di Nami
nello scoprire per l’ennesima volta che tutti sapevano i fatti loro.
“Salve Nami-swan.
La colazione è servita, come vedi Rufy non ha toccato
niente!” disse il cuoco, mettendo una piccola parola buona nei confronti del
capitano.
Nami guardò di sbieco il
capitano che le fece un sorrisino timoroso, ma la ragazza in tutta risposta si
girò dall’altra parte.
“Nami,
sei ancora arrabbiata? Non l’ho fatto apposta. Mi sono scusato mille volte ieri
sera!” disse Rufy dispiaciuto.
Nami si girò di scatto verso
il ragazzo e gli puntò il dito sul naso dicendo “Senti caro mio, con la tua
solita esuberanza, hai rovinato la mappa che mi è costata ore e ore di lavoro.
Non basterà non toccare il mio cibo per farti perdonare!” gli rispose con voce
grossa.
“Ma sei stata tu a
spingermi contro la scrivania e…”cominciò il ragazzo
cercando giustificazioni, non tenendo presente che la ragazza, sentendosi incolpare
sebbene fosse la verità, se la sarebbe presa ancora di più.
“Ah, ora dai pure la colpa
a me!” disse con i denti da squalo.
“Se vuoi te la ridisegno
io!” disse Rufy, avrebbe fatto qualsiasi cosa per
farsi perdonare.
“Lascia stare. Faresti più
danni di quanti tu ne abbia già fatti. Per ora stai solo alla larga dalla
nostra stanza finchè non avrò rifatto la mappa e messa a distanza di sicurezza da un
maldestro come te! Intesi?” disse la ragazza con determinazione.
Rufy annuì agitando la testa
velocemente.
Il resto della ciurma
assistette al battibecco della coppia senza fiatare, per paura di peggiorare la
situazione, nel caso avessero appoggiato uno dei due, Rufy
soprattutto.
Il capitano dal canto suo
rinunciò a farsi perdonare. Doveva solo avere pazienza e presto Nami si sarebbe calmata e l’avrebbe cercato lei stessa.
Decise di alzarsi e uscire
sul ponte, quando un giramento di testa lo fece barcollare e lo costrinse ad
appoggiarsi al muro della cabina.
“Rufy!”
lo chiamò Robin, che prontamente, accortasi del mancamento, si alzò per aiutare
il capitano.
Nami non fu da meno e in men che non si dica, fu accanto al ragazzo “Rufy, stai male?” chiese allarmata.
Rufy sorrise come se niente fosse
accaduto e disse “No, no…non sto male! Credo di
essermi semplicemente alzato troppo in fretta!” risposte tranquillamente in
quanto tutto era passato.
“Sicuro?” volle accertarsi
la ragazza.
Rufy le rubò un bacio per poi
risponderle “Vedo che la rabbia ti è passata!”
Nami colta in flagrante,
arrossì e voltando lo sguardo rispose “No, direi che è raddoppiata. Mi hai
fatto prendere un colpo e per punizione anche sta notte dormirai sul divano!”
Per Rufy
fu come ricevere un macigno in testa.
“Terra in vista!” un urlò
proveniente da Zoro, fece uscire tutti sul ponte. In
lontananza, offuscata leggermente dalla nebbia, si poteva intravvedere una
striscia di terra.
A quella distanza sembrava
apparentemente un’isola normale, ma tutti i mugiwara
stavano già fantasticando sulla possibile sorpresa che avrebbero trovato una volta
sbarcati. Ormai ne avevano visto di tutti i colori e si domandavano se
esistesse ancora qualcosa che li potesse sorprendere.
Ci misero diverse ore
prima di poter gettare l’ancora e mettere piede a terra e nel frattempo Sanji si era occupato di premunire ogni suo compagno di un
cestino, per fare rifornimento sia di cibo che di acqua, in quanto non potevano
rischiare di aspettare l’isola successiva.
La dispensa piangeva e
necessitava di rifornimento il più presto possibile.
“Wow, è solo una mia impressione o questo
posto è…strano?” disse Usopp.
“Che ti aspettavi?” disse Zoro.
“Bhe
non mi aspettavo un’isola normale, ma che almeno sugli alberi crescessero
frutti e non…libri!” disse il cecchino, prima che uno
di quei libri gli cadesse in testa.
Venne raccolto da Robin
incuriosita dallo strano fenomeno e speranzosa di poter arricchire la sua
raccolta, ma sgranò gli occhi quando si accorse di cosa realmente si trattasse.
“Questi sono manga!” disse
l’archeologa, mostrando il contenuto del volumetto.
“Fai vedere!” disse Nami cominciando a sfogliarlo. “Questo significa che i
manga che mi è capitato di leggere ogni tanto, non erano scritti e disegnati da
una persona, ma da un albero?” chiese stranita.
“Non ho informazioni a
riguardo, ma in genere ogni storia corrisponde a un autore. Non avrebbe senso
nascondere la vera provenienza dei manga!” disse Robin confusa e affascinata
allo stesso tempo.
“Io vado a dare un’occhiata
di qua!” disse Usopp correndo verso nord seguito da
Chopper.
Franky, Brook
e Sanji si diressero verso est, mentre Robin, Rufy e Zoro andarono a ovest.
Nami era indecisa su dove
dirigersi, ma vedendo il cyborg, il musicista e il cuoco molto presi da un
volume, decise di andare a dare un’occhiata.
Sanji e Franky
avevano un rivolo di sangue che gli usciva dal naso, mentre Brook
aveva la mascella spalancata e quando la navigatrice capì il motivo per cui
avevano avuto quelle reazioni, li prese a pugni.
“Razza di pervertiti!”
disse la ragazza trascinandoli lontano da quella zona a luci rosse e raggiunse
il capitano e gli altri due compagni.
“Ehi Nami,
guarda!” disse Rufy ridendo a crepapelle “Questo non
io!” disse il ragazzo ritrovandosi davanti a una sua copia in miniatura in una
postura da combattimento.
“Che cos’è?” chiese Nami incredula.
“Ci sei anche tu!” disse Rufy allungandole una statuetta, dove ella era raffigurata
con costume da bagno rosa e degli stivali alti fino al ginocchio di colore
marroncino chiaro.
“Ma quando mai mi sono
vestita così!” disse la ragazza alquanto alterata e divenne paonazza quando
vide altre statuette di grandezza diversa che la rappresentavano in diverse
posizioni, sia quando era una ragazzina appena partita per il suo viaggio, sia
quando erano ripartiti dopo due anni di separazione. Ce n’erano anche di lei da
bambina che teneva un mandarino.
“Ragazzi, non ho parole.
Ci siamo tutti!” disse Sanji, prendendo il suo
modellino. “Però sono venuto proprio bene, al contrario di quella testa di
cactus!”
“Cosa vorresti dire?”
chiese con una vena pulsante in testa l’interpellato.
“Che la tua faccia è stata
dipinta male…guarda tu stesso, qui sei strabico!” disse
Sanji punzecchiando il povero spadaccino.
“Wow! Quanto è carino!”
disse Chopper che insieme al cecchino si era unito a loro. “Posso portarmelo
via?” disse indicando il suo personaggio con due bastoni ricolmi di zucchero
filato.
“Io non credo ci siano
problemi, ma mi domando cosa significhi tutto questo!” disse Robin un po’
circospetta.
“Dai Robin, tranquilla.
Non mi sembra che ci sia qualcosa di strano!” disse Rufy,
che aveva riempito il suo cestino di modellini e altre cianfrusaglie che lo
riguardavano che aveva trovato in quella zona.
“Guardate…ci
sono altri manga!” disse Usopp prendendone uno “Si
intitola “One piece”…ehi magari questi giornaletti ci diranno dov’è l’isola di Raftel!” disse cominciando a sfogliare il volume. La sua
espressione da curiosa, si trasformò in spaventata.
“Che succede amico?”
chiese Franky vedendogli le gambe tremare.
“Ma questi…possibile
che siamo raffigurati anche in un manga? Che storia è questa? E perché sembra
rappresentare tutte le avventure che abbiamo vissuto?” chiese Nami seccata e spaventata allo stesso tempo.
“Yohohoho,
non ho parole!” disse Brook incapace di formulare
qualsiasi forma di battuta.
“Ve lo posso spiegare io!”
disse una voce alle loro spalle.
Era una ragazzina sui
quindici anni dai capelli lunghi di colore arancione legate in due code alte e
due occhi scuri penetranti. Indossava una minigonna di jean
con delle calze striate nere a bianche e degli stivaletti neri che arrivavano a
metà polpaccio. La pancia era scoperta e la maglietta che sopra indossava era
di un verde limone con un teschio sopra. Diversi braccialetti ornavano i suoi
polsi, mentre una fascia bianca le copriva il braccio sinistro vicino alla
spalla.
“Quello che vedete è il
manga che racconta le vostre avventure e tutte questi gadget che vedete intorno
a voi, sono action figures,
portachiavi, carte da gioco, peluche raffiguranti il vostro mondo. Sono cose
che possono spaventarvi in quanto sembra che qualcuno vi spii, ma in realtà voi
non esistereste se qualcuno nel mondo reale non vi avesse disegnato.
“Mondo reale? Disegnato? Cosa
stai cercando di dire?” chiese Zoro alzando un
sopracciglio.
“Che noi siamo personaggi
di fantasia!” disse Robin “Per questo nel nostro mondo accadono cose che sono
assurde”
“Infatti, nel mondo reale
le cose che avete visto e che incontrerete non possono succedere e voi
allietate le giornate di molte persone con le vostre avventure!” disse la
ragazzina sorridendo.
“E tu come fai a dirlo?
Provieni anche tu da questo mondo...mondo…mondo che?”
chiese Rufy.
“Mondo reale!” rispose Nami seccata dall’aver scoperto di essere solo un
personaggio di un fumetto.
“Ehm…non
ha importanza!” disse la ragazzina sorridendo.
“Uhm scusa ma…ma tu chi sei?” chiese Chopper timidamente.
“Oh scusate, mi presento,
il mio nome è Kari, piacere di conoscervi Mugiwara!” disse educatamente facendo l’inchino.
Salve a tutti, sono riuscita ad aggiornare anche sta sera….MIRACOLOOOO.
Che dire? Mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo.
Volevo che fosse comico e spero di essere riuscita a strapparvi anche solo un
minimo sorrisino…
Bhe che ne dite
di questa isola? Ve lo aspettavate? E cosa accadrà ora ai nostri amati
personaggi?
Fatemi sapere cosa ne pensate
Alla prossima
Neko =^_^=