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Autore: controcorrente    30/10/2012    3 recensioni
Questo fu il mio primo vero incontro con coloro che avevano provocato la miseria in cui vivevo, malgrado i miei sforzi. Avevano portato via quel poco che avevo con un semplice battito di ciglia.
I nobili mi avevano fatto conoscere la loro indifferenza verso chi lottava ogni giorno per un tozzo di pane, considerando la loro vita come un qualcosa di accidentale e privo di ogni importanza. E fu proprio in quel momento che conobbi la luce e le tenebre di quel mondo fatto di agi e benessere.
Questa fic è dedicata a Rosalie e alla contessa di Polignac. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rosalie Lamorlière
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Benvenuti a questo nuovo capitolo. Sono molto grata a tutti coloro che mi stanno commentando. Siete molto gentili e vi ringrazio per avermi letto sinora. La povera Adeline se ne è andata. Forse se l'è cercata oppure, molto più semplicemente, era convinta che quel matrimonio fosse l'unica via percorribile per lei.

A differenza di Rosalie è cresciuta nella nobiltà, pur non facendone parte e vede questa come unica soluzione. Che poi le cose non le vadano bene, bhé, è pura sfortuna.

 

LA DAMA COLOR CASTAGNA

 

Le esequie di Adeline vennero celebrate una settimana dopo. Nel frattempo, ci stabilimmo nella casa del vedovo, per poter aiutare la disposizione delle varie parti della cerimonia e tutti gli elementi legali del contratto che era stato stipulato al momento del matrimonio. Questioni legali e religiose andarono a braccetto per tutto il periodo e, in alcuni casi, l'una si fondeva con l'altra, al punto che non si distinguevano tra loro.

Il duca De Guiche, visto l'affollamento nella dimora, sentenziò che sarebbe andato a far visita al Principe. In quell'occasione, la contessa provò a chiedermi di accompagnarlo ma la cugina, per qualche strano motivo, si intromise nella conversazione.

Benché il fidanzamento sia stato stabilito, non è ufficiale e, qualora la vostra pupilla rimanga compromessa, rischiate di mandare a monte il matrimonio, nel caso l'interessato sollevi dubbi sulla paternità del nascituro...disse, con dei riferimenti velati che io colsi, senza peraltro comprenderli. L'unica cosa chiara era che il rapporto amichevole tra le due era solo apparente.

Fui comunque riconoscente a quella dama, dal momento che, senza quel vecchio intorno, avrei dormito sonni più tranquilli, senza dover sempre chiudermi a chiave nella stanza, fino al mattino, come avevo fatto in tutte quelle occasioni, malgrado la contessa tentasse di impedirmi di farlo.

La Polignac storse il naso ma chinò la testa.

Non riuscendo comunque a sopportare troppo la mia presenza aggirarsi per quella casa, decise di mandarmi a fare delle commissioni, insieme a delle serve che avevano il preciso compito di sorvegliarmi. Dovevo infatti acquistare degli abiti e dei gioielli da lutto, dal momento che non ne possedevo.

Finora, malgrado la contessa mi avesse fatto comprare degli abiti, tutto quello che possedevo era estremamente colorato e quindi poco consono a quella triste circostanza. Fu questo il motivo per cui mi ritrovai a recarmi personalmente nel negozio di Madame Bertin, insieme a due cameriere. La strada quel giorno comunque era completamente intasata dalle carrozze e fu pertanto necessario percorrere la via a piedi.

Quella soluzione, del tutto eccezionale, sembrò infastidire le mie accompagnatrici.

Evidentemente, non avevano mai apprezzato passeggiare.

Lo vedevo dal loro muoversi incerte, timorose e disgustate. Alla fine, mi voltai verso di loro. -Sono davvero desolata- feci- ma proseguire a piedi era l'unica soluzione. Dobbiamo acquistare gli abiti ed i gioielli necessari.-

Le due sospirarono.

-Vi prometto che, dopo le compere, ci riposeremo un po' nel giardino vicino. La calca è meno pesante in quel tratto e la via per il palazzo dei De Florie più breve.- le esortai.

Non avevo molta voglia di tornare là, a dirla tutta.

Passare il tempo con quella strega era uno dei miei maggiori dispiaceri.

Commissionammo rapidamente l'abito.

La Bertin aveva molti modelli standard e, malgrado le esortazioni delle mie accompagnatrici, scelsi un vestito semplice e spartano. Eccedere negli addobbi significava mancare di rispetto a quella giovane...ed io non volevo.

Avrei offeso l'anima di quella giovane.

-Portate gli acquisti alla residenza parigina dei Marchesi De Florie- mormorò con fare esperto una delle mie accompagnatrici, una volta preso atto che  non avrei cambiato idea.

La commessa annuì, con un sorriso compito sulle labbra.

 

 

Cercare dei monili da lutto, invece, si rivelò assai più complicato.

Le gioiellerie erano più numerose e questo aumentava le possibilità di scelta. Impiegammo molto più tempo. Non essendo fidanzata in modo ufficiale, e quindi ancora nubile, la gamma di pendenti e di collane era assai più ridotta. Mi ritrovai così a guardare qua e là, mentre le mie accompagnatrici ciarlavano di cose vuote e scialbe. Fu proprio mentre ero immersa nella vista delle varie pietre che urtai una sagoma poco distante da me.

-Oh- mormorai- scusatemi...-

Le parole, però, vennero meno.

La donna che avevo di fronte era di media statura, mora, malgrado non fosse più giovanissima, e con due luminosi occhi scuri. Indossava un abito color castagna, con una scollatura a barca assolutamente casta. Una collana di pietre in pasta di vetro terminava il suo abbigliamento.

Mi fermai a guardarla.

Nel complesso, era una bellezza assolutamente nella norma eppure, mi sembrava di vedere in lei qualcosa in più. Forse era la luce divertita e vagamente sfrontata nello sguardo... non avrei saputo dirlo.

-Sono io a dovermi scusare.- fece, con una voce da contralto, morbida e piena- la bottega è indubbiamente molto piccola.-

La fissai un po'stranita, prima di ricordarmi le buone maniere. -Ciò nonostante mi sono comportata in modo assai sgarbato. Il mio nome è Rosalie Lammorliere, Madame e vi prego di accettare le mie scuse.- feci, compita.

La dama rimase sorpresa.

-Lammorliere?- domandò, stranita.

Annuii, senza aggiungere altro. Non riuscivo a capire il motivo di un simile atteggiamento. 

-Sì, Madame. Sono la figlia di Nicole Lammorliere...la conoscevate?- feci, non del tutto convinta.

La donna impallidì per un momento.

Poco lontano, cominciai a sentire dei passi.

-In questo momento, non posso rispondervi.- disse, guardandosi attorno- Per voi è un problema incontrarci tra un paio di giorni nella chiesa di Notre Dame, poco prima della nona?-

Inarcai la fronte.

-Non sono sicura di riuscirci.- mormorai.

Gli occhi scuri della donna si illuminarono.

-Ve ne prego.- rispose di nuovo.

Fissai a lungo quel viso.

Così dolce.

Così espressivo.

Accettai quasi senza accorgermene.

La dama sorrise di nuovo.

-Voi non sapete la gioia che mi state dando- disse, prima di dare un'occhiata ai gioielli- e, per i lutti, la pietra ideale è l'ossidiana.-

-Mademoiselle Rosalie!- esclamò una della cameriere.

Mi voltai un momento.

-Come fate a cono...-provai a dire, tornando alla dama...ma quando mi girai, ella non c'era più.

 

 

Mi rendo conto che allora, avevo agito in modo assolutamente sciocco.

La contessa aveva determinato ogni istante della mia vita, con una razionalità che rasentava il maniacale. Ammetto però che, dal giorno della separazione dal conte e con l'avvicinarsi del mio fidanzamento ufficiale, il suo umore era sensibilmente migliorato...e non so se era merito mio, del conte o dell'uomo che occupava il suo letto tutte le notti.

Fatto sta che ero riuscita ad ottenere il permesso di potermi recare in chiesa. Era forse l'unico tratto della mia indole che aveva sempre apprezzato, perché denotava una condotta retta e pudica. 

Ricordate però la promessa che voi mi avete fatto non aveva mancato di aggiungere, prima di congedarsi da me e lasciarmi usare una delle carrozze. 

Sospirai a quel pensiero.

E chi se lo dimenticava?

Non passava giorno che non mi venissero rammentate quel genere di cose.

Istintivamente alzai gli occhi al rosone di Notre Dame.

La carrozza mi aveva lasciato proprio davanti alla chiesa e, non essendoci uscite secondarie era più che palese che non sarei sfuggita alla sorveglianza dei valletti della contessa. Incerta mi incamminai verso l'ingresso. Non c'era nessuno al suo interno...o così mi sembrava all'inizio.

La dama dall'abito castagna era vicina ad alcuni ceri, proprio nei pressi dello spazio del chiostro aperto al pubblico.

Sentendo i miei passi, si voltò.

-Vi stavo aspettando Rosalie- disse, l'ombra di un sorriso stampata in volto.

 

 

Mi guardai attorno, con un moto d'incertezza.

Ero stata molte volte con Nicole in quella chiesa. E' il luogo che la città ha dedicato alla Vergine. Merita di essere visitato, no?amava dire, quando Jeanne o io non mostravamo lo stesso entusiasmo. La chiesa, infatti, era molto distante dalla nostra casa eppure, Nicole non aveva mai smesso di farvi visita...finchè la salute lo aveva permesso.

-Vi stavo aspettando, Rosalie.- disse una voce, a me familiare.

Mi voltai di scatto e vidi il volto sereno del conte, insieme alla dama che mi aveva avvicinato nel negozio.

Alla luce del sole pomeridiano, potei vedere meglio il suo viso. Un ovale perfetto su cui erano incastonati degli occhi intelligenti. -

-Signor conte- esclamai, accorrendo da lui- cosa ci fate qui?-

Jules sorrise.

-Ho preso dimora a Parigi- rispose - Jolande non lo sa. -

Lo guardai perplessa, occhieggiando ora lui, ora la dama.

-Non gli interesserebbe comunque.- rispose- Per lei sono solo il grigio topo di biblioteca che è stata costretta a sposare. Abbiamo fatto una separazione consensuale, completamente a vantaggio di mia moglie, peraltro.-

Istintivamente mi misi a sedere su una pietra.

Jules avanzò, con passo zoppicante.

-La quasi totalità dei beni provengono da mia moglie. Economicamente parlando, non ero per lei di nessun vantaggio ormai...ed io non sono così sciocco da non sapere quando farmi da parte.- proseguì ma io lo interruppi.

La dama mi guardò incuriosita.

-Questo me lo avete già detto- dissi- adesso, però, la mia situazione adesso è piuttosto precaria.-

Jules sospirò.

-Questo- fece, prima di guardare adorante la dama mora- lo sappiamo bene. La morte di Adeline vi ha dato del tempo ma siete ancora in mano alla contessa.-

Chiusi gli occhi.

-Dovrò sposare il duca De Guiche, l'uomo destinato alla piccola Charlotte...un vecchio pervertito con la passione per le ragazzine...-cominciai, prima di essere interrotta da una risata roca e bassa.

Alzai la testa di scatto, fissando, sorpresa e indispettita al tempo stesso, la persona che aveva parlato...ovvero, la dama con l'abito color castagna.

Jules sorrise paziente.

-Perdonatemi se non vi ho presentata- disse il conte- questa donna è Isabelle de Saint Remy...la mia Isabelle.-

La donna scosse la testa, non senza fissare Polignac con un calore a me nuovo ma non per questo spiacevole. -Jules, Jules...siete sempre un adulatore.- mormorò con affetto.

-E voi siete l'anima del mio cuore.- rispose questi, prendendole la mano.

Spalancai gli occhi.

Nicole non aveva mai parlato della famiglia di suo marito e le poche cose che ci aveva lesinato, con estrema parsimonia, erano che fosse un nobile. Non sapevo che avesse una sorella. -Voi siete...-mormorai.

Isabelle mi guardò con calore.

-Sono la sorella minore di vostro madre- rispose, prima di addolcire il tono- ma questo...penso che il mio Jules ve lo abbia già detto.-

Annuii.

-Vorrei davvero parlare con voi ma...-dissi mortificata.

Isabelle mi osservò indulgente.

-Lo sappiamo- rispose, guardando Polignac- ed è questo uno dei motivi per cui ho chiesto d'incontrarvi. Vorrei che mi raccontaste come mai siete con la contessa. Jules me ne ha parlato ma non capisco perché stiate ancora con lei, pur sapendo il vostro possibile destino.-

Mi guardai nervosamente le nocche poi, senza sapere bene perché, cominciai a snocciolare tutto l'accaduto: di come ero finita a Versailles, di Oscar, della contessa e di tutto quello che avevo sofferto. Non so per quanto tempo parlai della mia vicenda ma quando finii ero come libera da un peso.

Isabelle si massaggiò il mento, in una mossa che mi ricordava vagamente colei che da sempre consideravo mia sorella. -Quello che dite è molto triste e penoso, nipote mia- disse- e temo che parte delle notizie che ora vi darò, saranno insieme un sollievo ed un nuovo dolore. Volete sapere?-

I canti gregoriani, provenienti dalla navata, raggiungevano le mie orecchie. Un suono lontano e ovattato, di quieto sottofondo.

-Sì- risposi.

Isabelle sospirò.

-E sia, allora.- disse- Sappiate che Yolande, la vostra madre naturale, è una grande dissimulatrice e voi siete stata ingannata. Lei non ha nessuna prova a vostro carico, tranne la sua parola...ed ora a corte, il potere della sua voce non è più forte come un tempo. La figlia del generale non potrà essere calunniata da quella serpe. La sua integrità e l'amicizia solida della regina la sollevano da ogni sospetto.-

Mi raddrizzai di botto.

- Come sarebbe a dire?- feci- Io ho partecipato al ballo di Versailles...-

Jules inarcò la fronte.

-Ne fanno moltissimi. La regina non si ricorderà di certo della vostra presenza e, se anche fosse, non ha mai messo in dubbio la fedeltà dei De Jarjayes...figuriamoci se darà credito alla parola della mia non più consorte.- obiettò.

Quel rimbrotto mi diede un improvviso sollievo. Sapere che Oscar era completamente al sicuro da quella strega aveva alleggerito buona parte delle mie pene. -Meno male- sospirò.

-Quanto a Jeanne- disse Isabelle- neppure di lei hai più ragione di preoccuparti.-

La guardai.

Il volto della dama era una maschera seria e insieme dolorosa.

-Cosa intendete dire?- chiesi.

Lei aprì la bocca, salvo poi richiuderla.

Un grave sospetto attraversò il mio cuore.

La dama provò nuovamente a parlare ma non riuscì a formulare nessun discorso.

-Ricordi, Rosalie, quando udisti il rumore di quei cavalli? E di quando la contessa ti impedì di uscire?- disse allora Polignac- Mentre mi occupavo delle mie faccende a corte, ho udito alcune cose...a proposito di un'operazione militare. Pare che qualcuno di molto influente a corte, avesse spifferato alle cariche dell'esercito il nascondiglio di Jeanne De La Motte. Pare che Madamigella Oscar abbia ricevuto l'incarico di catturarla, sebbene non fosse per nulla entusiasta della cosa...ma non sono riusciti a prenderla. Il convento abbandonato dove lei era nascosta, insieme al marito, saltò in aria, poco prima di fare l'incursione. Non essendo riusciti a trovare i corpi, a causa della violentissima esplosione, Madamigella Oscar dispose di porre due lapidi simboliche accanto a quella di Nicole Lammorliere, una volta venuta a sapere della tomba della vostra madre adottiva.-

In quel momento, sentii il rumore di qualcosa che si stava rompendo.

Avrei voluto dire loro che non dovevano prendermi in giro, che stavano dicendo un mucchio di bugie, che tutto quello che avevano raccontato era una falsa, che Oscar era ancora in pericolo e Jeanne era ancora viva.

-No!- esclamai, mettendomi le mani negli orecchi- Non può essere vero! -

Non volevo credere a quello che mi stavano dicendo.

Se quello che avevo era sentito era vero allora...

-Non posso essermi sacrificata per nulla!- gridai, mentre gli occhi minacciavano di lasciar scivolare via lacrime represse troppo a lungo. La contessa mi aveva ingannato.

-Purtroppo è così- disse Isabelle- ma se non ci credi domandati perché la Polignac si è ostinata tanto a tenerti così prigioniera nella sua casa, perché abbia perso tanto tempo per la tua educazione, quando in realtà potevi benissimo entrare in qualsiasi casa nobile, senza essere notata...e chiediti perché, al passaggio dei soldati, ti abbia vietato di uscire senza alcuna spiegazione.-

 

 

Quando tornai al palazzo dei De Florie, la contessa mi attendeva in salotto per parlarmi con urgenza.

-DOVE SIETE STATA?- esclamò.

La fissai a mia volta.

Era arrabbiata...non che fosse una novità.

-A pregare.- risposi - Non mi sono resa conto delle ore che sono volate. Chiedo scusa.-

Yolande assottigliò lo sguardo.

-Dovete smetterla con queste scuse infantili e pensare seriamente alle opportunità che il futuro vi sta offrendo. Proprio oggi pomeriggio, è venuto a farvi visita il duca De Guiche...e indovinate cosa è successo?- si lamentò- E'toccato a me intrattenerlo...ME! Dovevate essere voi a farlo.-

Chinai la testa.

-E NON ABBASSATE LA TESTA COME UN MULO!- strillò la dama- Ho impiegato anni per acquisire il favore di un tale distinto gentiluomo e non vi permetterò di farmi perdere i privilegi che questa unione porterà al casato.-

Obbedii, seppure a malavoglia.

-Sto facendo tutto quello che volete- dissi, con un sospiro- per quale motivo non mi volete dire come stanno Jeanne e Madamigella Oscar?-

Per tutta risposta, la contessa mi schiaffeggiò con tutta la violenza che aveva. Traballai leggermente, rimanendo tuttavia in piedi. Le mani della Polignac erano lisce e ben curate, del tutto estranee al lavoro ed alla fatica. La sua forza non era niente in confronto ai palmi di chi aveva lavorato tutta la vita.

-Siete un'insolente!- strillò- Non capite che lo faccio per voi? Presto lascerete Parigi e i posti che vi hanno conosciuto, che vi hanno dato tutto il dolore che la povertà potrebbe dare. Non avrete più fame, né miseria. Tutti vi rispetteranno.-

La guardai inespressiva.. e la contessa, sotto quegli occhi, recuperò tutto l'autocontrollo. -Mi rendo conto però che voi siete assolutamente incapace di comprendere le mie preuccupazioni e che non meritate assolutamente questa gloria...la mia Charlotte, lei sì, che ne era degna! Presto, malgrado le mie perplessità, sarete una ricca, ricchissima duchessa della Borgogna...non avete alcun motivo di pensare a quelle persone...sono cose assolutamente superflue.- sentenziò, prima di andarsene.

 

 

 

Me ne rimasi alcuni minuti sul pianerottolo, senza dare accenno ad un qualche movimento. Le parole della Polignac mi avevano ghiacciato sul posto e, insieme a queste, si accavallavano le rivelazioni del conte e di Isabelle.

I silenzi della prima trovarono risposta nelle parole dei secondi.

 

 

D'un tratto, non avevo più paura.

 

Ora, il capitolo precedente era deprimente e questo purtroppo ne mantiene i toni. Vi dico comunque che questa è l'ultima volta che Rosalie piegherà il capo. La contessa ha i giorni contati. Il conte interviene ai margini, insieme a Isabelle. Quanto ai monili da lutto, erano d'uso nell'800 ma non so se lo fossero nel 700. Capitolo altamente drammatico. L'alzamento del rating non era casuale. Isabelle è la zia di Rosalie e Jeanne, completamente inventata da me, donna assolutamente agli antipodi della Polignac e amante del conte che, purtroppo per lui, è già sposato.

E'stato scritto di getto, speriamo che non ci siano errori.

Ringrazio

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