Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Scofield    19/05/2007    1 recensioni
Un ragazzo alla ricerca del proprio futuro, una ragazza alla ricerca del proprio passato. La storia di due ragazzi che cambieranno il destino di un regno e di una dinastia, tra spade leggendarie e armature incantate.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo II

Capitolo III





La notte prima…



Era ormai notte a Bostmund. Dagonet vagava sconsolato per le vie della città. Aveva deluso Ivonne, e sapeva d’averla fatta davvero grossa questa volta. Pensava a come poter rimediare a quell’errore, quando la sua attenzione fu catturata da uno splendido cavallo bianco vicino ad uno dei locali più malfamati della città. Dagonet conosceva Ivonne fin dalla più tenera età, essendo originari dello stesso paese. Fin da piccola Ivonne ha sempre sognato di possedere un cavallo bianco. Dagonet ora si trovava di fronte al sogno d'infanzia della sua amica.

Dagonet diede una breve sbirciata all’interno del locale, dove sembrava esserci una rissa. Pensò che probabilmente la solita feccia si stesse divertendo con il probabile nobile sprovveduto padrone del cavallo. Ritenne che se uno fosse tanto fesso da lasciare incustodita una bestia di tale bellezza, fosse suo dovere punirlo.

Fu così che, saltò in groppa al suo nuovo destriero, e si allontanò in fretta dal locale, pensando soddisfatto che Ivonne ne sarebbe stata entusiasta.



Renburg… Adesso…



Dagonet era appena rimasto pietrificato dall’aver appreso che il suo regalo per Ivonne era in realtà una proprietà del suo nuovo accompagnatore.

- Non pensavo appartenesse ad un tuo amico… ma è il pensiero che conta no? Ah Ah! -

Disse mostrando una risata imbarazzata, cercando di stemperare la tensione.

Ivonne gli si avvicino sorridendo, Dagonet sperava che volesse perdonarlo, ma un ceffone stroncò sul nascere le sue speranze.

- Razza d’imbecille! -

La ragazza sembrava perfino più irritata di prima.

- Pensavi sul serio di poter risolvere tutto rubando un cavallo? -

Dagonet ascoltava in silenzio il rimprovero d’Ivonne, mentre l’attenzione d’Arzur fu catturata da qualcos’altro.

- Purtroppo non possiamo perdere tempo in stupidaggini… -

I tre ragazzi si trovarono circondati da un gruppo d’uomini armati. Ivonne volse lo sguardo verso Dagonet con aria sospettosa.

- Immagino che questi siano altri tuoi creditori… -

- Ehi non guardarmi così! Questa volta non centro… -

Arzur osservando il gruppo, vide qualche faccia familiare.

- Penso abbia ragione… -

Dopo queste parole dal gruppo si fece avanti Buggle ghignante e pieno di boria come al solito.

- Finalmente ci rivediamo mocciosi… -

Arzur mostro una smorfia di sfida.

- Tsk! Mi sembri davvero duro di comprendonio... Ciccio… -

Buggle rispose alla provocazione d’Arzur con una risata, mentre timidamente uno dei suoi seguaci gli si stava avvicinando.

- ehm… capo… il Signor J ha detto che non dovevamo dare nell’occhio… -

- Zitto bifolco!

Disse estraendo dalla giacca una carta sotto lo sguardo terrorizzato e preoccupato dei suoi uomini.

Arzur lo guardava incuriosito, chiedendosi che cosa avesse intenzione di fare, e a cosa servisse quella che sembrava una comune carta da gioco.

Con aria soddisfatta, tipica di chi crede di aver vinto prima di cominciare, Buggle rivoltò la carta mostrandone a tutti il contenuto.

- Osserva moccioso! Adesso proverai sulla tua pelle il vero terrore! -

Sulla carta vi era scritta la parola “Beast”.

Arzur non capiva cosa significasse, e per questo mostrava maggiore prudenza rispetto a pochi attimi prima, facendo cenno a Dagonet di badare ad Ivonne.

- Beast? Che diavolo significa? Che sei un animale è evidente, non è necessario metterlo per iscritto… -

- Gh Gh! Fra un po’ smetterai di fare tanto lo spiritoso… -

Buggle si portò velocemente la carta contro il petto, e l’impatto generò un lampo di luce tale da abbagliare tutti i presenti.

Arzur fu tra i primi a riprendere la vista, e non riusciva a credere a quello che aveva davanti agli occhi.

Buggle si era trasformato. Era cresciuto in altezza, i suoi muscoli si erano sviluppati tanto da stracciare le sue vesti, la pelle si era imbrunita e ricoperta di folta peluria, la stessa cosa per il capo, con il volto che assumeva tratti scimmieschi.

Con un terrificante ruggito, Buggle aveva annunciato a tutti la sua nuova forma.

Tutti i passanti si diedero alla fuga, lasciando Arzur, Ivonne, Dagonet e i loro aggressori soli per la strada.

Arzur con espressione tesa ma concentrata si mise in guardia.

- All’animale ci penso io, tu occupati di proteggere Ivonne… -

Arzur si era distratto solo per un attimo, per dare indicazioni a Dagonet, che si ritrovo vicinissimo Buggle, riuscendo a schivare all’ultimo momento il suo attacco, che era tanto violento da frantumare i blocchi di pietra che formavano la strada.

Approfittando della confusione i compagni di Buggle circondarono Dagonet e Ivonne, mentre l’ormai mostruoso Buggle era concentrato soltanto su Arzur.

Buggle inseguiva Arzur che non poteva fare altro che schivare i suoi colpi, nonostante la stazza, il mostruoso primate era molto veloce.

- Gh Gh Gh! Che c’è damerino? Sai solo scappare? -

Terminò la frase con un nuovo, tremendo, ruggito. Arzur non sembrava curarsi troppo delle parole del mostro, e continuava la sua fuga.

- Ok, ci siamo allontanati abbastanza… -

Erano giunti in un parco, vicino alla periferia della città. Era un luogo spazioso e deserto, l’ideale per un combattimento.

- La nostra sfida comincia adesso… -

Disse Arzur mentre riponeva la spada nel fodero.

- Non serve a nulla arrenderti... non ti risparmierò! -

- Ma non intendo arrendermi… -

- Ah ah ah ah ah! La paura deve averti fatto perdere la ragione!

Arzur sorrise.

- Non mi serve una lama per sconfiggerti… -

- Se hai fretta di morire… ti accontento subito!

Buggle si scaraventò con tutta la sua forza contro Arzur che lo aspettava immobile.

Quando Buggle ormai fu vicinissimo, Arzur schivò il suo braccio e lo piantò con forza e precisione il suo braccio sul petto del mostro.

Buggle non sembrava aver ricevuto danni, e anzi, riprese a ghignare.

- Tutto qui? Non mi hai fatto neanche il solletico! Gh Gh Gh! -

- Tu dici?

Sorridendo Arzur ritirò indietro il suo braccio e si allontanò velocemente, mentre Buggle cominciò a sentirsi male urlando di dolore e portandosi le mani al suo petto che emanava del fumo viola.

- Che… cosa… mi hai… fatto? -

- Non sono fuggito solo per raggiungere un posto isolato… ma anche per abituarmi ai tuoi movimenti… -

- Gh… -

- Non solo la tua forza, ma anche la tua velocità è aumentata… tuttavia, non abbastanza da eguagliare la mia!

- M-Maledetto!

- Osservandoti, mentre schivavo i tuoi attacchi, mi sono accorto che avevi ancora quella strana carta sul petto… -

- C-Cosa? –

- Ho così pensato che se ti sei trasformato applicando quella carta sul petto, se l’avessi rimossa… saresti tornato normale!

Con queste parole, Arzur mostrò la carta che teneva bene salda tra due dita, sotto lo sguardo furente di Buggle.

- Arzuuuuuuuuuuur! –

Era la voce di Ivonne, che insieme a Dagonet, aveva raggiunto Arzur sul posto, entrambi in sella a un cavallo (quello che avevano sottratto a Buggle per fuggire da Bostmund, e quello che Dagonet aveva rubato ad Arzur)

L’arrivo dei due era un sollievo per Arzur, che ormai privo della preoccupazione di Ivonne, poteva dedicarsi al suo interrogatorio a Buggle.

- Adesso risponderai a qualche mia domanda… -

Arzur si avvicino al povero Buggle ancora stordito, sollevandolo per i capelli.

- Che cos’è questa carta e dove l’hai trovata? -



Bostmund… qualche ora prima.



Arzur e Ivonne erano da poco fuggiti, e il nostro solito energumeno si stava riprendendo dal sasso sul volto.

- Maledizione… dannati mocciosi… -

Uno dei suoi scagnozzi gli si avvicinò per portargli qualche medicazione.

- Stai calmo capo, altrimenti non riesco a medicarla… -

Il poveruomo fu steso a terra da un pugno sul volto.

- Zitto verme! Una coppia di mocciosi si è presa gioco di tutti noi e io dovrei stare calmo? -

- Sei sempre il solito… Buggle… -

L’energumeno si voltò ferocemente verso il suo sottoposto.

- Che hai detto? -

- M-ma capo… io non ho detto proprio nulla… -

Un uomo sedeva sopra l’arco che formava l’ingresso sud della città. Aveva una folta chioma tinta di verde, con il volto truccato da clown, e indossava un abito rosso. Stava con le gambe accavallate e le braccia incrociate fissando divertito l’energumeno.

- Alza lo sguardo Buggle… -

L’uomo volse immediatamente lo sguardo in direzione della voce mostrando un’espressione terrorizzata.

- S-signor J! -

Il misterioso individuo con un balzo scese a terra, e ghignando si avvicinava al povero Buggle che lo osservava quasi paralizzato dalla paura.

- Buggle Buggle… -

- Di cosa ha bisogno Signor J?

- Stai tranquillo Buggle, ho un lavoro per te… -

Nonostante il sollievo per la notizia, non poteva fare a meno di continuare a sentirsi nervoso quando J gli stava vicino.

- Devi semplicemente portarmi questa ragazza… -

Disse mentre gli mostrava quella che sembrava una carta da gioco, ma con sopra il ritratto di una fanciulla, e avvicinando le sue labbra all’orecchio gli sussurrò :

- Me ne occuperei io Buggle, ma il mio signore non intende attirare troppo l’attenzione… -

- M-ma io conosco questa ragazza! E’ quella stupida mocciosa che… -

- Vedo che la conosci… perfetto! –

Lo scagnozzo di Buggle, ancora a terra, timidamente aggiunse :

- M-ma quella ragazza è protetta da un tipo tremendamente forte… -

- Zitto idiota!

Così dicendo Buggle si precipitò a tappargli la bocca. Mentre l’espressione di J sembrava ancora più divertita.

- Interessante… presumo quindi che sia stato lui a conciarvi in questo modo… -

J tirò fuori dal palmo della sua mano un'altra carta, ma senza mostrarne il contenuto.

- La priorità è rapire la ragazza, cerca quindi di evitare scontri, ma se dovesse essere inevitabile, questo mio regalo potrà esserti d’aiuto… sai già come usarla… no? -

Guardando il contenuto della carta, l’espressione di Buggle, da tesa e preoccupata, cominciò a rallegrarsi.

- Ahahahahahah! Non la deluderò Signor J! Avrà prestissimo quella ragazza! -



Ritornando a Renburg…



- Interessante, e chi sarebbe questo “J”, in che rapporti sei con lui e perché sta cercando Ivonne? -

Buggle si trovava legato a testa in giù penzolando da una fune sotto un ponte che attraversava il fiume Milon nella periferia della città. A reggere la fune in modo da non far cadere Buggle in acqua era la forte e sicura presa di Arzur.

- N-non lo so! -

- Va bene… -

Arzur lasciò per qualche istante la fune che teneva stretta tra le mani, facendo così scendere il povero Buggle più vicino all’acqua.

- D-D’accordo! Ti dirò tutto quello che so! -

Arzur riafferrò la fune pochi istanti prima che la testa di Buggle poté finire sottacqua. Per Buggle sarebbe stato il decimo bagno a testa in giù dall’inizio dell’interrogatorio.

- Non si sa molto del Signor J, ogni tanto appare per ordinarci qualche lavoro… sappiamo solo che chi si rifiuta fa una brutta fine… non abbiamo idea di chi sia il suo signore o se abbia dei compagni e neanche del perché sia alla ricerca di quella mocciosa… Ti giuro! -

Arzur legò la cima che teneva tra le mani al tronco più vicino, poi fece per avvicinarsi al suo cavallo.

- E-Ehi! Mi lasci qui? -

- Ho promesso che se avessi parlato non saresti annegato, non ho mai detto che ti avrei anche slegato… -

- Ehi non lasciarmi qui maledetto! Ehi! -

Più tardi in una locanda nel centro della città, Arzur, Ivonne e Dagonet avevano preso una stanza, e si apprestavano a decidere sul da farsi dopo aver ascoltato il resoconto dell’interrogatorio di Arzur.

- Questo è tutto… pare che il loro obiettivo fosse Ivonne, ma temo non riguardi qualche suo debito di gioco, ma qualcosa di molto più serio. Chiunque sia questo J non è un tipo comune per aver concesso un potere simile a quel poco di buono… -

Arzur si avvicinò a Ivonne che stava seduta sul davanzale della finestra osservando il cielo.

- Ivonne, tu hai idea di cosa potrebbero volere da te queste persone? -

Ivonne sposto lo sguardo dalle stelle rivolgendolo in direzione di Arzur

- Non lo so… siamo gente semplice, sono cresciuta in una fattoria da sola con mio padre… -

- Sei sicura che non ci possa essere qualcosa nel passato dei tuoi genitori che possa aiutarci a capire cosa vogliono da te queste persone?

A questo quesito, Dagonet si fece avanti.

- Il padre di Ivonne, il signor Geoffrey in passato era un Dragon Slayer.

- Che cosa dici? Mio padre non mi ha mai raccontato nulla a riguardo! E poi che sarebbe un Dragon Slayer?

- Tuo padre mi aveva chiesto di non dirtelo, ma a questo punto mi sembra inevitabile… -



10 anni prima



Un ragazzino si stava aggirando per il bosco. Si muoveva lentamente e con cautela tra le siepi, come se stesse spiando qualcosa o qualcuno. Non era facile vedere stranieri da quelle parti, e quell’uomo a cavallo che nessuno aveva mai visto prima aveva catturato la sua attenzione. Continuava a seguirlo in silenzio, quando prima che se ne rendesse conto scoprì che la cavalcatura era rimasta senza cavaliere.

- Ciao ragazzino… -

Il cavaliere si trovava ora alle spalle del ragazzino, osservandolo divertito mentre il giovane girandosi cadde col sedere a terra per lo stupore. Era un bell’uomo, di altezza media, capelli biondi tagliati corti e occhi azzurri. Indossava un’armatura bianca coperta da un mantello rosso.

- Già che sei qui, vorrei chiederti un’informazione, sai indicarmi l’abitazione di Geoffrey Monmouth? -

Questo nome era parecchio familiare al ragazzo.

- Lei è un amico del signor Geoffrey? -

- Oh bene! Vedo che lo conosci! Certo che sono suo amico! Ti dispiacerebbe accompagnarmi a casa sua?

- L’aver lavorato insieme per anni non basta per definirci amici… -

Dalle siepi era uscito fuori un uomo di corporatura massiccia. Era alto quasi due metri, con il volto coperto da una folta barba nera, era vestito con una maglia verde e un paio di pantaloni neri, con un’enorme ascia tra le mani.

- Signor Geoffrey! -

Esclamò il ragazzino, sorpreso di vederlo sbucare così all’improvviso.

- Dagonet torna a casa. -

- C-certo signore!

Il ragazzino senza perdere tempo si allontanò correndo in modo scomposto.

- Che ci fai qui, George?

- Che modi, una volta eri più gentile! Ma passiamo subito al punto, abbiamo bisogno del tuo aiuto.

- Non se ne parla.

- Sapevo che avresti risposto così, ma se ti dicessi che in questo lavoro centrano i Myrdinn?

Questo nome richiamò l’attenzione di Geoffrey.

- Beh se t’interessa fatti trovare tra un paio di giorni al nostro vecchio quartier generale… manchi soltanto tu e i Dragon Slayers saranno nuovamente al completo! -

Dopo queste parole, mentre Geoffrey restava in silenzio e pensieroso, George rimontava in sella.

- Spero di rivederti dopodomani! -

Disse allontanandosi.

- Dagonet…. Ti avevo detto di tornare a casa… -

A queste parole di Geoffrey seguì un tonfo. Era Dagonet cascato da un albero nelle vicinanze.

- Ehm… ecco io… -

Non riuscì a terminare la frase che Geoffrey lo aveva già sollevato da terra con un braccio, avvicinando la propria faccia alla sua.

- Devi farmi una promessa… non dire nulla di questa storia a Ivonne… -

- D’accordo signore, può fidarsi di me!

Geoffrey mollò la presa facendo cascare nuovamente Dagonet a terra…

- Beh oggi non hai certo dato dimostrazione di ascoltarmi granché… -

- Beh ma vede… io… -

- In ogni caso non ha importanza, ti ho permesso di ascoltare lo stesso perché sei l’unico a cui posso affidare Ivonne durante la mia assenza.

- Quindi intende accettare la proposta di quel tipo? E cosa sarebbero i Dragon Slayers?

- E’ una lunga storia, ma non posso tirarmi indietro questa volta.

Geoffrey posò le sue mani sulle spalle di Dagonet fissandolo dritto negli occhi.

- Questa volta non è un gioco… Ivonne non deve saperne nulla… e se non dovessi tornare, prenditi cura di lei. -



Nuovamente a Renburg



- Quindi quella volta che mio padre stette via per un mese, non era per un lavoro in trasferta richiesto nella capitale… -

Ivonne era rimasta sconvolta da queste rivelazioni sul passato della sua famiglia.

- Ma spiegatemi… chi sono i Dragon Slayers? -

- Sarebbe meglio dire chi “erano”… -

Prese la parola Arzur rimasto in silenzio durante il racconto di Dagonet.

- Si tratta di un gruppo formato da cavalieri, cacciatori e maestri d’armi specializzati nella caccia alle Bestie Magiche… non servono un paese specifico e i loro obiettivi non sono mai stati ben definiti. Circa venti anni fa si scomparvero dalle cronache, nessuno sa se si siano sciolti o no… -

- Ma questo cosa può centrare con me? Pensi che quell’uomo possa essere uno di loro?

- Ipotesi da non scartare… ma potrebbe esserci altro… -

- A cosa ti riferisci?

- Nel suo racconto Dagonet ha nominato i Myrdinn… sembra che tuo padre avesse un legame con loro… e potrebbe essere la chiave… -

- Myrdinn… il nome non mi è del tutto nuovo… -

- Per forza!

Intervenne Dagonet.

- I Myrdinn sono il Clan più potente di Calibur dopo il Clan Artorius, chi appartiene a questa famiglia è particolarmente portato per le arti magiche… l’attuale Capo Clan, Emrys, è considerato lo stregone più potente del nostro continente. -

- Significa che io ho legami con queste persone… cacciatori di draghi, stregoni, e io che pensavo che mio padre fosse solo un bravo cacciatore… -

Arzur si alzò da tavola.

- A quanto pare dovrò nuovamente rimandare qualche mio impegno… -

Disse mentre sorridendo si rivolse a Ivonne.

- Vista la situazione, non posso permettermi di lasciarti sola. Propongo di andare da un mio conoscente che in passato ha avuto a che fare con i Dragon Slayers, potrebbe aiutarci a sapere cosa c’è dietro questa storia. -

Ivonne era felice di sentire queste parole, aver vicino Arzur la faceva sentire al sicuro.

Dagonet invece si avvio da solo verso l’uscita del locale.

- D’accordo, quindi vi augura buona fortuna… -

- Dove vai?

Chiese Ivonne con tono preoccupato.

- A recuperare il tuo medaglione, una promessa e una promessa! -

- Ma non avevi promesso al padre di Ivonne di prenderti cura di lei?

- Beh, sono sicuro di lasciarla in buone mani.

Rispose sorridendo Dagonet ad Arzur, che ricambiò con un sorriso.



Qualche ora dopo…



Erano passate ore, e Buggle penzolava ancora appeso a testa in giù. Aveva urlato a lungo e ormai non aveva più voce, quando si era ormai rassegnato a passare la notte in quelle condizioni, qualcosa tagliò nettamente la corda che lo legava al ponte. Ormai libero, Buggle si guardava attorno, chiedendosi chi l’avesse liberato con aria non troppo tranquilla.

- Buggle… -

L’ultima voce che avrebbe voluto sentire giunse al suo orecchio pronunciando il suo nome, alle sue spalle apparve l’uomo che più di tutti temeva… J.

- Allora Buggle, vedo che siamo diventati chiacchieroni… -

- Se-senti J, posso spiegarti… -

J sorrideva tirando fuori una carta.

- No J, ti prego, dammi un’altra possibilità!



Il mattino seguente.



Dopo aver viaggiato durante la notte, Arzur e Ivonne giunsero davanti a una piccola abitazione dall’aspetto poco curato, al punto da sembrare quasi inabitata che si trovava al centro della foresta che si trovava al confine tra l’Impero e le Città Stato. Arzur scese giù dal suo cavallo avvicinandosi all’ingresso, con un po’ di titubanza Ivonne lo raggiunse.

- Sei sicuro che ci abiti qualcuno qui? Questo posto mi mette i brividi… -

Arzur sorrise e allungò il braccio per bussare, ma fu interrotto da una voce proveniente dall’alto.

- Ci si rivede… Principe… -



  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Scofield