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Autore: Emrys    03/11/2012    2 recensioni
Ilaria studiò il locale con occhio critico, sulle labbra le apparve un sorriso fugace e per qualche minuto si lasciò cullare dalla musica. Il Blood Moon le trasmetteva sempre una sensazione rivitalizzante, era grande poco più di una quarantina di metri quadri, aveva cupe decorazioni gotiche e praticamente ogni settimana riusciva a riempirsi come una scatola di sardine.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aphia oltrepassò la soglia della capanna e con un sospiro stanco constatò come la manutenzione del tetto fosse riuscita a reggere l’appena trascorsa stagione delle piogge. Aveva finito lei stessa il lavoro, visto che suo padre era stato richiamato prima del tempo, ma se uno qualunque degli abitanti del villaggio l’avesse scoperto non ci avrebbe mai creduto: lavori del genere erano esclusivo appannaggio degli uomini, follia! Allora lasciò il secchio con l’acqua del pozzo di fianco all’ingresso, mettendosi poi a selezionare le verdure che aveva precedentemente raccolto dall’orto dietro casa. Le posò sul tavolo brunito e si mise a triturarle per preparare il pranzo. Quella sarebbe stata di certo una giornata impegnativa: oltre alle faccende di casa doveva pulire gli strumenti di riserva di suo padre e le stuoie laterali andavano riparate. Come se non bastasse doveva ovviamente occuparsi degli anziani del villaggio, quei vecchi s’impicciavano in ogni ambito della vita degli abitanti e se avessero scoperto l’ospite sotto il suo tetto non avrebbero mai smesso di fare domande. “Maledetti pettegoli, per far loro capire l’utilità di bollire la lame per evitare infezioni, ho dovuto inventare una decina di ragioni mistiche. Non saprebbero riconoscere la sensatezza neanche se gli capitasse sotto il naso.” Ultimamente tendevano a far pesare di più la loro autorità e lei aveva sempre più l’impressione che lo scontro con suo padre presto sarebbe diventato qualcosa d’inevitabile. Rese omaggio ai numi tutelari della casa, e dopo un silenzioso minuto volse lo sguardo nella direzione dello loro piccola cantina interrata. I suoi genitori l’avevano costruita per conservare erbe e medicinali, ma in tempi recenti aveva assunto uno scopo più che mai inatteso: lo aveva trovato lei stessa, sulla spiaggia, privo di sensi e con il corpo pieno di ferite. Sembrava così indifeso, ma ogni volta che gli portava da mangiare si sentiva istintivamente a disagio. Fin troppo spesso gli Dei si divertivano a spese dei mortali e la semplice possibilità la spaventava terribilmente. “Ha l’aspetto di un persiano e le cicatrici sul suo petto sono terribili, ma i lineamenti del suo viso sono troppo dolci perché sia un soldato di professione.” Era inquieta, tuttavia rimuginarci troppo non avrebbe cambiato la situazione: dopo averlo visto suo padre era stato irremovibile, lei non poteva a far altro che affidarsi al suo buon senso e alla sua esperienza come guaritore.


Nell’aprire gli occhi si rese subito conto di essere al’interno di un luogo sconosciuto: era un ambiente fresco e malamente illuminato, dalla sua posizione non riusciva a distinguere molto altro ma doveva essere in una zona vicina al mare. Almeno dall’odore salmastro che gli riempiva le narici. O forse era semplice pesce sotto sale ? In fondo non era una cosa importante. Quanto aveva dormito? Quella strana stanza sembrava una sorta di fossa scavata grezzamente, ma dove diavolo era? Faticava a mettere in ordine i propri pensieri, era confuso e per quanto ci provasse non riusciva proprio a calmarsi. L’ultima cosa che ricordava era il dolore atroce delle ferite, poi era stato circondato dalla luce e dopo quel bagliore aveva riaperto gli occhi su quel giaciglio.  Si sentiva e impotente, odiava quelle sensazioni ! Mosse il braccio destro, seguendo con le dita il percorso delle cicatrici su petto e braccia, poi sul suo volto stanco apparve un sorriso sghembo: “I lividi sono spariti e le ferite sembrano ben rimarginate, fasciate e pulite di fresco.” Doveva essere parecchio che dormiva in quella sottospecie di seminterrato, lo avevano accudito e protetto, forse poteva essere ottimista: magari chiunque lo avesse portato la sotto lo considerava un ospite e non un prigioniero. “In ogni caso, per quanto non ami lagnarmi, sarebbe carino se qualcuno mi spiegasse dove diavolo sono finito.” La stanchezza lo assalì improvvisa, forse a causa della convalescenza, e malgrado le proprie rimostranze faticava anche a restare seduto. Nel giro di qualche minuto si distese nuovamente e cedette ad un sonno ristoratore.
 

§§§

Hola ! Domande ? spero di averne suscitate tante no ? bye bye

   
 
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