Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: arabel993    04/11/2012    1 recensioni
Ann è una ragazza insicura e curiosa. Katy è una ragazza forte ma ha i suoi momenti di debolezza. sono amiche. ma l'amicizia cos'è?
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi dispiace, la lo spazio autrice questa volta lo metto all’inizio della storia xD allora… volevo solo dirvi che questo racconto era nato autonomo così come “Prova!” ma dato che alla fine ho utilizzato i due personaggi di quella storia ho deciso di accorparle insieme e di fare un unico racconto diviso in 2 capitoli :) non so se vi sarà un terzo o quarto capitolo… si vedrà xD per chiunque voglia lasciare una recensione è liberissimo di afrlo! (vi prego fatelooo :) ). Un bacio a tutti, arabel993
 
Un sospiro e un altro ancora.
<< Sai Katy… oggi è un giorno così…  grigio… >>
La mia migliore amica non mi rispose;  in compenso però mi ritrovai immersa in una nuvola di fumo denso. << Ancora quello schifo di sigarette?! Ma non te le avevo buttate via??? >> esclamai stizzita. Katy fece spallucce e si girò dall’altra parte per non guardarmi. “Forse era il mio sguardo ad essere esageratamente indignato? Per questo oggi non parliamo?”
Da quando era arrivata Katy non mi rivolgeva parola. L’avevo chiamata più e più volte da quando eravamo tornate dal nostro ultimo viaggio ma non mi aveva mai risposto. Per questo motivo era venuta a trovarla a casa. Giusto per vedere come stava. ”Magari si è ammalata” avevo pensato. Quella sera era stata la più rigida degli ultimi giorni ed i vestiti che ci coprivano erano piuttosto leggeri.
Quando arrivai sotto al piccolo condominio in cui abitava da sola mi sentii osservata. “Che scema Ann…” pensai. Alla fine avevo suonato il campanello, ma il citofono rimaneva muto. Dopo quasi un quarto d’ora ferma sotto la piccola tettoia del portone d’ingresso stavo per andarmene. “Che senso ha stare ferma qua se non c’è nessuno?” avevo pensato “e poi sta per piovere”, quindi mi voltai e feci un passo. In quel momento però sentii un rumore metallico ed il cancelletto elettrico si aprì. La mia preoccupazione era cresciuta “Perché mi ha aperto solo ora? Forse sta davvero male…”. Salii le scale del vecchio condominio di corsa scivolando sui gradini sbeccati ed ingialliti dal tempo. Arrivata al terzo piano bussai alla sua porta con impeto. Quella si aprì un istante dopo lasciando intravedere il piccolo corridoio buio che portava alle varie stanze del minuscolo appartamento. Vidi una figura piccola, emaciata e trascurata nella penombra. Katy aveva delle occhiaie scure e profonde che le infossavano quasi esageratamente gli occhi chiari ed i capelli corti e biondi erano scompigliati, come se non vedessero un pettine da giorni. Io, rimasta senza parole di fronte a quel triste spettacolo, fui afferrata ad una mano – “Che dita fredde! Sicuramente è malata!” – e trascinata in camera sua. Lì mi aveva lasciato la mano ed io mi ero seduta sulla sedia della scrivania. Poi mi ero girata a guardarla, mentre si sdraiava sul letto sfatto.
Lì era rimasta immobile finché non aveva preso una sigaretta dal comodino e se l’era accesa. Sapeva quanto odiassi il fumo. Infatti le urlai contro.
Così, mentre lei continuava ad ignorarmi, io avevo iniziato a guardare fuori dalla finestra per sbollire la mia rabbia.
Era appena iniziato novembre e l’aria era gelida. Invece di aspettarmi la pioggia avrei dovuto prevedere la neve. Infatti poco dopo, da cielo grigio iniziarono a cadere piccoli batuffoli bianchi.
Sgranai gli occhi.
<< Katy Katy! Vieni qui! >> mi ritrovai ad urlare.
La mia amica accorse più veloce che poté e guardò prima me –sorridente come un ebete- poi fuori.
<< Cretina che non sei altro! Io pensavo che stessi male o chissà cosa e tu invece mi hai urlato nelle orecchie soltanto perché nevica??? >> gridava. Aveva quasi le lacrime agli occhi e le guance si stavano velocemente imporporando. Mentre continuava a sgridarmi per motivi stupidi scuoteva la testa con enfasi, come a dire “no Ann, così non si fa!”, ed il morbido cappello di lana che si era messa in testa ondeggiava come per sottolineare il discorso. Mi ero incantata a guardarla. Era tanto dimagrita negli ultimi venti giorni che da sotto la maglietta si vedevano le costole. “Insomma… già era magra prima, ma ora..!”.
<< … perché tu non capisci… che cazzo hai da fissarmi?! >> diventò ancora più rossa.
La guardai perplessa.
<< I-io… >> si interruppe di nuovo. La voce le si stava spezzando in gola.
<< Katy, cos’hai? Io sono preoc… >> ma lei si era già voltata e, calato il berretto fino a coprirsi le orecchie, corse fuori dalla stanza. Uscendo di casa mi urlò un “Vattene” singhiozzato. Poi sbatté violentemente la porta. Sentii i piccoli e deboli passi scendere i gradini e nuovamente sbattere il cancello del condominio.
Poi più nulla.
Guardai fuori dalla finestra ancora per qualche minuto. Le strade erano ricoperte da un sottile velo bianco che con la notte sarebbe ghiacciato. Ma ormai la neve non mi distraeva più da lei. Da lei che ora non c’era. La sua assenza mi rimbombava nella testa. Così mi alzai dalla sedia e mi guardai intorno, in quella stanza che ormai non riconoscevo più. Così come non riconoscevo più l’inquilina dell’appartamento in cui mi trovavo… da sola.
La malinconia si aggirava per la stanza e come un fantasma mi si era incollata addosso. Allora decisi di tornare a casa.  Uscendo dalla stanza sbattei però contro il comodino posto di fianco al letto ed il libro che vi era appoggiato sopra cadde per terra.
Il tonfo che fece atterrando mi distrasse dai miei pensieri. Mi abbassai e lo raccolsi, ma nel momento in cui lo sollevai mi resi conto che non era un libro, ma un diario. “cazzo cazzo cazzo!” controvoglia lo appoggiai sul comodino, dov’era prima. Ma il destino volle che notai pure il segnalibro caduto ad un passo da me. Sbuffando raccolsi anche quello. Aprii il diario all’ultima pagina per rimetterlo a posto. Purtroppo però la mia curiosità fu più forte del mio buon senso. “Ann nooo, non  farlo! Sai che non è giusto!” ma era troppo tardi. I miei occhi già stavano leggendo le poche righe scritte appena qualche ora prima.
 
“Caro Diario,
ti ho ripreso in mano dopo un infinità di tempo. Eh, dio, ti tratto come se fossi una persona reale… ma devo raccontarti una cosa. Devo liberarmi la mente da ciò che ormai non mi fa più mangiare, dormire, vivere. Il mio cuore è ormai pesante e non ne posso più. O lo racconto a qualcuno oppure so che esploderò. Dopo quel giorno io non sono più in pace. Ok, te lo dico, basta giri di parole. Io la amo! La amo follemente! Da troppo tempo ormai questa storia va avanti. Lei non lo sa, non lo dovrà mai sapere!
E fino a poco fa ero sicura che sarebbe stato un mio prezioso segreto, ma lei ha capito che c’è qualcosa che non va… mi chiama ormai tutti i giorni. Mi lascia messaggi in segreteria, mi manda sms. MI CERCA! Cerca ME! Non voglio che tutto ciò che ci lega svanisca, ma temo ormai che il danno sia fatto. Dopo quel bacio… basta… basta pensarci. Devo liberare anche la mente ed il cuore, oltre che la “coscienza”.
Ciao Diario… tra poco arriverà, non so cosa farò…
Catherine”
 
Fissai il diario.
Poi me ne andai.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: arabel993