Eccomi di nuovo qui!
So di essere in ritardo, ma ho la scuola, ma soprattutto,
DraMatIc!
However, questo è il nuovo capitolo,
pronto per voi.
E’ lunghetto e demenziaLe ma non fateci caso… XD
*Le recensioni dopo iL
cHaPPo!
kIzzez.
Nuove Libertà.
Capitolo Secondo.
Il mio nuovo Mondo.
Il giorno
stesso, della visita di quello che avrebbe dovuto
divenire il mio Preside, festeggiai i miei 15 anni compiuti, in compagnia della
mia famiglia, ben consapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui li
avrei rivisti tutti insieme, almeno fino a Natale.
Il giorno
seguente festeggiai con tutti i miei amici annunciando il mio
trasferimento in “un college scozzese tra le montagne”.
Mi
dispiacque soprattutto quel distacco.
I miei
amici.
Coloro
con cui avevo passato ben due anni della mia vita.
Erano
diventati loro stessi la mia vita, quasi.
E dire che noi saremmo stati la “3^Z”.
Più unica
che rara.
Pionieri
di una nuova era.
Oggi
dovrebbe venire il mio Preside, Albus Silente, per
portarmi via dal mio nido.
Già mi
sento male.
Cerco di
ricacciare indietro le lacrime, mentre mamma con lo sguardo triste mi chiede
per la milionesima volta se ho preso tutto.
Sa meglio
di me che non ricordo mai nulla.
E io
per la milionesima volta immagino una lista su cui sono appuntate le varie cose
da portare.
Vestiti
invernali e estivi, ce l’ho.
Ipod,
ce l’ho.
Carta e
penna, ce l’ho.
Insomma
ho portato tutto.
Cos’altro
potrebbe mancare?
I libri
forse, ma di quelli non ho nemmeno la lista, e poi questa scuola non può aprire
proprio il 23 Giugno, no?
Perchè
NON aprirà.
Oh mammina, forse questa che sto avendo non è una crisi di
nervi.
Sarà
l’agitazione.
Sarà che
fa caldo.
Sarà
l’estate.
Sarà che
già mi manca la mia scuola.
Sarà che
non mi manca la mia scuola, ma quel ragazzo biondo.
Sarà che
la devo smettere di pensarlo.
Oh, per
la miseria!!
Sarà per…
“Le
pagelle!” urlo come un’ossessa.
“MAMMA!!
Corri!” Ovviamente mia madre si precipita e non vedendo alcun pericolo inizia a
farmi la predica.
“Ma cosa ti salta in mente? Urlare in questo modo! Sei
IMPAZZITA?!”
“Ma mamma, le pagelle.” Dico piagnucolando.
“Mamma e
se facciamo una corsa veloce, vediamo quanto ho preso e torniamo? Tipregotipregotiprego!!”
“Tesoro,
non devi essere così attaccata allo studio, soprattutto il giorno delle
pagelle; magari prima lo avrei accettato.” Sospira mentre io sono pronta a ribattere. “E comunque non ti deve interessare. Al momento hai cose ben
più importanti. Casomai andremo io e tuo padre a vedere le tue valutazioni e ti
avviseremo. Va bene?”
“Si mamma.”
“Bene. Comunque ho trovato cosa ti sei scordata.”
“E sarebbe?” dico io scettica.
“Vestirti”
e con una faccia seccata gira i tacchi e va via.
Sono un
caso disperato.
Ed
eccomi qui, pronta dopo un quarto d’ora, con il trolley azzurro cielo in mezzo
alle gambe, mentre seduta al tavolo di cristallo del salone mi guardo lo
scrigno con la bacchetta.
L’unico
pensiero che mi sta passando per la testa in questo momento
è se la mia trisavola, oltre poteri e bacchetta, mi abbia lasciato anche
qualcosa di soldi.
Sono
incredibilmente venale.
Sospiro
per la miliardesima volta, stanca sia per il caldo che
per l’attesa.
“Se
avessimo fatto come avevo proposto, saremmo già tornati da un pezzo, con me
felice sia per l’aria condizionata della macchina sia per i bei voti che avremmo trovato affissi.” Questa strana uscita fa
sorridere mia madre, alla quale sorrido di rimando.
Nonostante tutte le incomprensioni tra me e lei, non la cambierei per nulla al
mondo.
La chiave
nella toppa ci fa sobbalzare.
Mamma va
a vedere chi sia, mentre io scuoto il capo.
Il mio
preside Albus Silente è in ritardo di 35 minuti.
Doveva
essere qui alle 11.00 esatte e ancora nessuna traccia.
Papà fa
capolino dalla porta.
“Ciao papy” dico guardando a terra.
“Da te
non me lo sarei mai aspettato…” Lo guardo in viso con un’aria scioccata mentre smetto di giocare con la mia treccia
destra.
“Cosa?” chiedo io disperata vedendo che brandisce il foglio
con il simbolo della scuola.
“Non mi
sarei mai aspettato dei voti simili! Complimenti!” Un sorriso genuino dipinge
il viso del mio papà.
Estasiata
gli corro incontro per abbracciarlo, mentre mamma consulta la fotocopia della
mia pagella, con un grande sorriso che fa capolino
anche sul suo volto.
Sono
orgogliosa di me.
Intanto
anche le mie tre sorelle che piangevano palesemente in bagno, sono uscite
sentendo il mio urletto di gioia.
Venute a
conoscenza della mia valutazione esultano con me (e ballarono tutti felici e
contenti la conga XD Nda); ma come se il destino mi
volesse punire per le mie feste caratterizzate dal trenino mio e delle mie
sorelle ( o meglio, data la sfiga che mi perseguita…)
un ‘Crac’ interrompe le nostre danze.
Davanti a
me non solo Albus Silente, ma anche un uomo
affascinante, alto dai capelli lunghi e biondi e uno altrettanto alto ma più
bruttino e dai capelli rossi sparsi per il capo, guardano principalmente me, capo-trenino.
Le
espressioni però sono diverse per ognuno.
Il primo
è divertito, il secondo mi guarda con aria di sufficienza e il terzo ha un viso
che trasuda curiosità.
“Mamma è lui il padre del ragazzo che mi piace?” Dico la
prima cosa che mi passa per la testa, indicando l’uomo biondo.
“No.”
Secco e deciso. Ti amo mamma!
Dandomi
un contegno, tento di sorridere mentre mi accorgo di
avere stranamente più caldo del solito.
Mi viene
da piangere.
Il mio
preside, sorridendo mi dice “Come vedi siamo venuti. Anche se un po’ in ritardo. Spero tu possa scusarci”
L’uso
perfetto del congiuntivo mi stupisce. E dire che io,
italiana, molte volte lo sbaglio, nonostante lo adori.
“Di nulla.”
Mi sento
tanto come il sarto nei Promessi Sposi che dice solo
“si figuri!” , al Cardinale Borromeo, nonostante volesse dire di più.
L’uomo
dai capelli rossi mi si avvicina e prende la mia valigia, mentre la borsa blu
della Pucca è salda sulla mia spalla.
“Immagino
tu voglia salutare la tua famiglia” dice cordiale il Preside e io voltandomi
lentamente, sorrido ai miei genitori e alle mie
sorelle.
Abbraccio forte ogni singolo membro della famiglia, non facendo
mancare le mie raccomandazioni per ognuno di loro.
A mamma, di non cambiare la disposizione dei mobili, e di mandarmi
ogni tanto qualche loro foto.
A papà di
stare attento al resto della famiglia.
Alle mie
sorelle più grandi di non toccare nulla di mio e alla più piccola di fare la brava.
Sorridendomi
mi dicono di andare e io lo faccio, mentre una morsa allo stomaco mi soffoca.
Mi
avvicino al Preside Silente, pronta per partire, voltandomi un’ultima volta
prima di venire trasportata in un altro luogo, mentre
mi sento stritolata in una morsa, senza la possibilità di respiro.
Apro gli
occhi lentamente, quasi con la paura di trovare avanti a me un mostro
gigantesco, pronto a divorarmi.
Godzilla
ieri non me lo dovevo vedere! Lo sapevo!
“Benvenuta
a Malfoy Manor! Purtroppo
dovremmo fare un po’ di strada a piedi, prima di giungere all’interno.” Mi dice il Preside, indicandomi l’imponente cancello in ferro battuto.
Nessuno
fiata e quindi neanche io lo faccio.
Mi sento male
con una strana paura. Mi viene da piangere.
Voglio il
mio papà.
Intanto
osservo con circospezione i due uomini.
Già mi
sono innamorata di quello biondo.
Sembra
essere ricco, intelligente e con quella che dalle mie parti è chiamata ‘cazzimma’.
Chissà se
ha un figlio.
Chissà se
è bello come lui.
Passo in
rassegna anche l’altro uomo, al contrario del primo è gentile, si gira e mi
sorride e io rispondo a quel sorriso mentre imbarazzata e impaurita penso solo
ad una cosa.
Maniaco!
Abbasso
lo sguardo sperando di giungere presto nell’enorme castello.
Credo sia
dell’uomo biondo.
E dopo
qualche pensierino su un mio futuro matrimonio con il figlio di costui, che sposerò anche se si rivelerà essere ciuccio come una capra e
brutto come lo scarico del bagno.
Si è
appena aperto l’enorme portone con due ‘M’ sulla facciata.
L’interno
non poteva che essere spettacolare.
Trionfo
dorato saltami addosso.
Tutto
trasuda di ricchezza e io fortifico l’idea di sposarmi o lui o il figlio.
Non
m’importa chi, basta che vivo in questa casa!
“E’
sposato, signore?” chiedo, ma è come se parlassi al muro.
Il
Preside si gira e ridacchi divertito, fermandosi e fissandomi.
“E’
inglese, non sa l’italiano”
Che
scema che sono!
Intanto
il Preside parla con l’uomo biondo che solleva piano il sopracciglio
rispondendomi in perfetto Inglese “Si lo sono.”
Freddo e
coinciso.
Mia madre
andrà a pennello con lui.
“Ha figli?” chiedo in inglese stavolta.
“Si, uno.”
“Quanti anni ha?” Non c’è frase più semplice per me.
“Diciassette”
“Interessante.”
“Cosa hai
detto?”
“Ehm…Si!”
ovviamente non ho capito. Ha parlato troppo veloce.
Intanto
il mio Preside se la ride e io mi domando perchè credevo
avesse la faccia simpatica.
Ride su
tutti!
Intanto
il maniaco dice “Anche io ho figli!”
“Che bello.” Dico con poca enfasi. “Quanti?”
“Sette.”
La mia
faccia in questo momento non so come sia.
Sette
figli. Lui è un maniaco ma la moglie sarà del suo
stesso avviso.
Oppure
sono figli avuti da più donne. Possibile.
Vorrei
chiederglielo, ma un suono di passi affrettati ci raggiunge, anche se non vedo
nulla sulle imponenti scale.
Abbasso
lo sguardo e vedo uno strano ‘coso’ che parla affrettatamente al pavimento, ma
non capisco nulla tranne un “venire”, “litigare”, “figlio” ed “erripotta” che non so cosa significhi.
Sarà
francese.
L’uomo
biondo parte in quarta con una marcia a dir poco arrabbiata, seguito dal
maniaco che sbandiera la mia valigia per le scale.
Il
Preside invece tocca le mie labbra con la bacchetta.
Inutile dire che mi ha fatto un male cane, ma che sarà mai per quest’uomo.
Riderà
anche per questo, di me?
“Ora
dovresti capire cosa diciamo” dice sorridendo.
Incredibile,
sta parlando inglese, ma io lo capisco.
Come se
sapessi tutte le parole.
“Potrò
farlo anche io?” ancor più incredibile sto parlando un inglese impeccabile.
Sorrido
come un’ebete.
“In
futuro, chissà. Ora è meglio che tu mi segua.”
“Sisi.” Non mi piace questo ‘sisi’ in italiano suona meglio.
Già mi
manca la mia patria.
Esisterà
il calcio qui?
Dopo i
vari viaggi mentali e le paure prese per i quadri che
si muovono, ci troviamo in una grande sala circolare, dove l’uomo biondo guarda
arrabbiato ogni singola persona, mentre una donna stupenda, bionda anche lei,
poggia una mano sul braccio dell’uomo.
Che
bella coppia.
Il
Preside tossisce per poi proferire “Signori, vi presento Danielle
McPhoen”
Una
schiera di persone rosse stanno per applaudire ma il mio
“CHE COSA?” in stupendo italiano stupisce i presenti.
Più che
stupire, li allibisce.
Sono
incredibilmente spaventati.
Faccio quest’effetto lo so.
“Tu sei Danielle McPhoen” scandisce
l’uomo.
“No io
sono Daniela ***” (non sapevo che cognome mettere e volevo evitare che questa ipotetica persona, esistesse realmente Nda)
“Non
qui.”
Confusa
più che mai lo guardo in silenzio, con gli occhi
strabuzzati.
“Insieme
alla bacchetta, qui, nella comunità magica prendi il Cognome della casata della
tua trisavola. Quindi sei Danielle
McPhoen”
“Ma perchè Danielle? Non va bene
Daniela? E’ bello, te l’assicuro… Gliel’assicuro…” mi
correggo.
“Non ne
dubito, ma Danielle era il nome della tua trisavola.”
“E con questo?” lo guardo scettica. Mi vogliono cambiare
l’identità, fare il lavaggio del cervello e farmi
diventare loro schiava.
In realtà
sono alieni! Ora si spiega tutto!
“Credimi ti aiuterà. E agevolerà
noi, nel pronunciare il tuo nome” Mi sorride e io accetto.
“Ah.
Allora va bene”
Ancora
con gli occhi di tutti puntati addosso decido di osservare lo splendido marmo
che funge da pavimento.
E’ bianco
con striature nere e azzurrine.
Bello.
“Immagino
tu voglia sapere chi siano queste persone.” Interviene
il Preside a spezzare il silenzio che c’è.
Io alzo
così la testa beandomi dello spettacolo meraviglioso che mi propone la stanza.
E’
grandissima, con un lungo tavolo, posto orizzontalmente rispetto alle vetrate
dagli infissi bianchi.
C’è molta
luce e i tanti fiori posti su tavolini in marmo a
muro, rendono l’ambiente come un salone delle fiabe.
Riporto
lo sguardo sui presenti e Albus Silente spiega chi
sono.
L’uomo
biondo si chiama Lucius Malfoy,
la donna è la moglie e si chiama Narcissa, il maniaco,
Arthur Weasley e tutti
quelli in rosso hanno un nome e fanno di cognome Weasley.
Poi c’è
un ragazzo dai capelli neri che si chiama Harry Potter.
Sarà
stata questa, l’arcana parola pronunciata da quell’essere?
Una
ragazza riccia dai capelli castani di nome Hermione Granger.
Un bel
ragazzo moro di nome Bla…qualcosa Zabini.
Molte
persone adulte delle quali non ricordo i nomi, oppure
perchè alcuni sono impronunciabili… Ninfadora!
Incredibile
che non si sia ancora ammazzata.
Io lo
avrei fatto.
O
forse ha ucciso i genitori.
Possibile,
si.
E
infine, ma non per importanza, ne sono certa, mi è stata presentata la creatura
più bella che abbia visto.
E’ il
figlio diciassettenne di Lucius e Narcissa
Malfoy.
So dove
abita, l’età, genitori…Cos’altro manca?
Sapere la
data di nascita e le sue abitudini.
Ma a
questo c’è rimedio.
Lo spio,
ovvio. (
“Ora Narcissa, Molly, Ninfadora e Minerva ti accompagneranno
a fare spese. Ninfadora e Minerva ti aiuteranno per il materiale scolastico, mentre Narcissa e Molly saranno con te
per scegliere le tuniche per la scuola e indumenti vari.” Mi dice Silente con
un gran sorriso.
“Fanno
beneficenza, così?” chiedo; alle mie parole scappano risatine a destra e a
manca da parte di alcune ragazze, o almeno credo siano
ragazze.
“Come
mai, cara?” mi chiede ingenuo il Preside.
“Non ho
soldi!” sbotto.
“Ma sono in banca.”
“Perchè
mio padre mi avrebbe fatto un conto bancario?” chiedo stupita. Sono tutti pazzi
qui!
“Non sono
stati i tuoi genitori, ma la tua trisavola.”
“Era
indovina per caso? Oppure è ancora viva…”
“Per la
prima domanda, si era ‘indovina’, se così si può dire. Ma
ti assicuro che purtroppo è morta.”
Sorrido
in modo idiota all’ultima risposta.
“Aveva
una tresca con lei!” sono
consapevole di aver fatto una figuraccia.
“No. Ho detto purtroppo perchè grazie a lei, abbiamo avuto molte
innovazioni in ambito magico. Ma ti spiegherò meglio più
tardi. Ora và.” Mi sorride mentre
mi si avvicinano Narcissa Malfoy
e Molly Weasley, seguite da
Ninfadora Tonks e Minerva McGranitt.
Adesso mi
fanno il cosiddetto ‘cappottone’ (XDXDXD Nda)
Ho una
mente malata lo so.
“Seguimi, cara.” Mi
dice Narcissa.
E’ un
angelo.
Usciamo
dalla stanza, ma dopo aver oltrepassato la soglia mi ricordo del mio iPod che non può essere sentito.
Per
evitare di spararmi dunque torno indietro e rientro nella grande stanza.
Mi fermo davanti
al Preside e frugo nella borsa.
Dopo poco
le mie mani riemergono tenendo come un tesoro il mio iPod.
“Può? Per
favore.” Chiedo quasi supplicando.
“Ma certo.” Mi risponde.
Con un
tocco di bacchetta fa illuminare per un attimo il mio iPod, che ritorna del colore di base.
Sorrido
per poi mormorare un “Grazie” e tornare dalla comitiva femminile ancora ferma
in corridoio.
Riprendiamo
a camminare, mentre un silenzio sovrumano regna nel gruppo.
Entriamo
in una grande stanza dai colori scuri, piena di camini.
Su ogni
camino c’è un’anfora, ognuna diversa dall’altra.
Narcissa
si reca al camino più vicino e afferra l’anfora verde posta su esso.
“Prendi
un pugno di Polvere Volante e…”
“Santo
cielo, che spreco! Un pizzico va più che bene, cara” dice apprensiva Molly Weasley.
“Non sta
a lei decidere quanta polvere prendere.” Ribatte Narcissa. “ Scegli tu quanta polvere prendere, avanti.” Mi esorta Narcissa. Titubante
prendo un pugnetto di Polvere.
“Adesso?”
chiedo intimidita.
“Gettala
tra le fiamme, entra dentro appena le fiamme saranno
verde smeraldo e scandisci bene ‘Diagon Alley’. La prima volta è meglio che urli la destinazione.
“Chiudi
gli occhi quando senti che stai vorticando, appena
smesso, apri piano gli occhi e salta giù dal camino. Chiaro?” mi spiega Minerva
McGranitt.
Annuisco
ed eseguo i consigli dati.
Dopo aver
girato vorticosamente parecchie volte mi sento
rallentare, socchiudo gli occhi e vedo delle persone.
Incurante
di tutto e tutti salto.
Tornata
alla luce apro piano gli occhi, mentre tossisco sbuffando
polvere nera.
Mi scosto
piano, ammirando le pareti di quello che dovrebbe essere un negozio; sono piene
di tessuti di vari colori e generi.
Capisco
inoltre che ci sono varie stanze, ognuna di esse
separate da dei mobili a scacchiera dove maglie e pantaloni già confezionati,
sono in bella mostra.
Mi si
avvicina una donna di mezz’età con un enorme vestito a palloncino.
“Oh, cara
sei nuova, giusto?” mi chiede frettolosa
“Ehm,
si.” Rispondo piano guardandomi ancora intorno.
“Mmm, chi ti ha mandato qui….Voglio dire, un genitore?
Parente?”
“Oh, Narcissa Malfoy.”
“Ma cara! Perchè non l’hai detto subito!!
Accomodati! Accomodati!” Con una voce improvvisamente smielata mi spinge verso
una porta che apre rivelando una grande stanza luminosa.
“Accomodati
qui, avanti. Tornerò subito.” E corre via.
“Certo.”
Dico al muro.
E’
passato qualche minuto, credo, ed entrano Narcissa e Molly.
“Vedo che
hai seguito i consigli di Minerva, brava!” esulta Molly.
“Grazie.”
“Minerva
e mia nipote sono andate a fare spese per la scuola,
mentre noi ti aiuteremo con la scelta dei vestiti, ma prima dovremo ritirare i
tuoi soldi dalla banca. Seguimi, cara.” Mi dice Narcissa.
Adoro
questa donna; intanto lei sta aprendo la porta, seguita da Molly
e ovviamente da me.
Al
contrario nostro (Mio e di Molly), è andata a parlare
con la signora che mi ha infilato in quella stanza.
Dopo poco
torna da noi e ci invita ad uscire.
Non
l’avessi mai fatto.
Appena messo piede fuori mi ritrovo una baraonda di gente. E poi dicono
che quelli del Sud sono caotici.
Mentre un ‘gentile’ signore grassoccio ci taglia la strada Narcissa esclama contrariata “Ammira! Questo è il tuo nuovo
mondo!”
“Si…Il
mio nuovo mondo” mormoro io.
***
Odei dopo tre
giorni di stesura è finito. XD
Che stress
in questi giorni, tra compiti e interrogazioni -.-“
Fortuna ke tRa
poco fiNiRà!!! =D
iNtaNto tRa Nuovi
aMoRi sbocciaTi, RiNgRazio peR Le ReceNsioNi
Nikeforos La mia Daniela è complicata ( =io sono complicata
XD) Non vuole ferire i sentimenti di nessuno, in partikoLaRe
deLLa MadRe, quIndI sta zitta e accetta quasi tutto XP…
albicoccacida CioBBy Mia!!! =* aMMoRa, giuRo
ke qNd iL
mio peRsoNaGGio aNdRà ad HogWaRts Le faccIo iNcoNtRaRe uNa Raga seMpRe iNkazzosa
coMe te uhauahuhahauhauha (skeRzo! peRò le faccio iNcoNtRaRe
uNa coMe te! E’ deciso…)
speRaNdo iN aLtRe ReceNsIoNi…
.taRtRuGa.