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Autore: reb    05/11/2012    3 recensioni
Prima non ci aveva fatto caso per via del buio, ma era carina. Con quella pelle chiara e le lentiggini sul naso. Poi occhi così non ne aveva mai visti.
-Perché non togli il cappello?- chiese curioso il bambino – Hai le orecchie a punta? O magari come un gatto?-
-Hai i capelli rossi!-
[... ...]
Perché quella bambina conosciuta tanti anni prima, che per i primi mesi si era aggirata curiosa per il castello con la sola compagnia di Mocciosus, adesso era diventata non solo bellissima, ma anche popolare. E tutti, tutti dannazione, non facevano che girarle intorno.
Eppure avrebbero dovuto saperlo che Lily Evans era territorio proibito!
-Eeevaans?- esclamò ancora vicino alla carrozza.
-Esci con me, Evans?-
Era talmente presa dai suoi pensieri che nemmeno l’aveva visto avvicinarsi. -Quante volte devo dirti di no, Potter, prima di farti capire la mia risposta?-
-Tante quante io ne impiegherò per convincerti a darmi una possibilità.- rispose serio lui.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Dal precedente capitolo…
 
 
-E che pluffe, Lily! Smettila di fare la bigotta! Se a quei due serve una canna per non andare a dar fuoco ai sotterranei, beh loro si fumeranno quella dannata canna e ringrazierai anche perché lo hanno fatto! Non ci servono morti, ci serve un nome.- la riprese Julie, leggendole in faccia i pensieri.
Alla fine non aveva tutti i torti. Se dell’erba avesse potuto rendere innocui o almeno gestibili Potter e Black forse era il caso di rivedere le sue idee al riguardo. Solo Merlino sapeva quanto avrebbero avuto bisogno di contenerli da quel momento in poi.

 
 
 
 
 
 






 
 

***

 






 
 
 
 
 
 
 
 
James e Sirius intanto erano proficuamente impegnati nell’arduo e gravoso compito di piazzare sul fondo dei calderoni dei Serpeverde, stupidamente lasciati incustoditi nell’aula di Pozioni in previsione della lezione del giorno successivo, una massiccia dose di fuochi d’artificio Filibuster con innesto ad acqua, l’ultimo ritrovato in fatto di divertimento che vendevano da Zonco.
Ancora non erano molto conosciuti, erano usciti solo un mese prima, così aveva assicurato loro un commesso del negozio quando erano andati a farne scorte degne di un arsenale militare, e perciò potevano andare sul sicuro che il loro scherzo sarebbe riuscito.
Ovviamente sulla scatola c’era scritto di non accenderli in spazi chiusi e di leggere attentamente la modalità d’accensione prima dell’utilizzo, e così i due ragazzi si erano preoccupati di provarli personalmente proprio in una stanza chiusa e usando massicce dosi d’acqua e non potevano dirsi più soddisfatti. Quei fuochi, teoricamente controllabili o almeno questo era stato loro assicurato, erano come impazziti e nessun incantesimo che era venuto loro in mente era riuscito a fare niente altro che non bloccarli per pochi secondi prima che questi ripartissero a razzo in giro per la stanza. Fortuna che la loro velocità nell’evocare incantesimi scudo era degna del migliore degli Auror, o uscire da quella stanza con le sopracciglia bruciacchiate avrebbe destato qualche sospetto.
Se qualche anima pia avesse provato a controbattere che però la mattina dopo i fuochi sarebbero stati accesi con una dose di almeno tre litri d’acqua, viste le dimensioni dei calderoni, e per mano di ignari studenti che niente sapevano né degli esperimenti del giorno prima né tanto meno le istruzioni che erano allegate alla confezione, l’unico risultato sarebbero state ghignate a profusione e un sadico sfregamento di mani da parte dei due organizzatori del piano. I due Grifondoro, infatti, non aspettavano altro che vedere la divisa di McNair andare a fuoco o, meglio ancora, che l’intero calderone di Piton gli esplodesse in faccia, lavandogli tra l’altro anche i suoi untuosi capelli dopo un anno di stoica refrattarietà al sapone.
-Credi che cinque per calderone bastino?- chiese Black, chinato sull’ennesimo pentolone per assicurarsi che fossero fissati con il migliore incantesimo di Adesione Permanente mai sperimentato tra quelle mura.
Era stato il ragazzo stesso a offrirsi volontario per quel compito, vista l’annuale esperienza che vantava in quel campo. La sua stanza era stata tappezzata dei più svariati striscioni, poster o fotografie, tutte atte a irritare sua madre, attaccati con così tanta tenacia alle pareti che nemmeno in dieci anni sarebbero riusciti a staccarli.
“Alla faccia di quella strega!” diceva sempre il ragazzo quando ne parlava, tutto fiero del suo operato, e godendo particolarmente a insultare sua madre in maniera tanto babbana.
-Meglio non rischiare che esplodano, a meno che quello non sia il calderone di Mocciosus. Devo ricordarti che ci saremo anche noi qua dentro, domattina? Non ci tengo che la mia bellissima faccia rimanga sfigurata per colpa di quel caprone di Dallas e della sua incapacità in pozioni.- rise James, un paio di file dietro l’amico, intento a disilludere tutti i fuochi così che non venissero scoperti quando i ragazzi avessero iniziato a lavorarci la mattina dopo, ma soltanto una volta che si fosse scatenato l’inevitabile caos.
-Oh nessuno piangerebbe per la tua faccia, Jamie. Tutte le ragazze sarebbero troppo occupate a portare il lutto per me!- ribatté l’altro, particolarmente fiero di quel codazzo di galline che si portava dietro come uno sciame d’api col miele.
Stavano ancora punzecchiandosi tra loro quando la porta venne spalancata di botto, facendo prendere un colpo a entrambi i ragazzi, convinti di essere stati beccati con le mani nel sacco.
E si che a quell’ora nessuno sano di mente entrava mai nell’aula. Nemmeno Piton era tanto patetico!
Terrorizzati fissarono la porta e iniziarono a inveire contemporaneamente quando videro chi aveva quasi fatto venir loro un infarto.
-Che i dissennatori ti portino, maledetto te!- berciò infatti Sirius, con la solita delicatezza di uno scaricatore di porto.
-Per mille boccini, Rem!- lo sgridò anche James, portandosi una mano al cuore e appoggiandosi al calderone su cui stava lavorando per poter riprendere fiato.
La vista dell’amico, però, gli aveva permesso di tirare un sospiro di sollievo.
Lui e Black erano stati dietro a quello scherzo per giorni, contando anche la spedizione non autorizzata a Hogsmade di qualche giorno prima, e buttare via ore e ore di lavoro e macchinazioni non rientrava nei loro piani. Inoltre, per quanto i soldi non fossero un problema per nessuno dei due ragazzi, essere beccati avrebbe significato aver buttato cinquanta galeoni da Zonco per quei fuochi senza vederne mai i frutti. E se un investimento del genere era ben visto da entrambi, nell’ottica degli effetti che avrebbe avuto sui verde-argento, la stessa cosa non valeva in caso di istantanea e irrevocabile confisca da parte di quel infame di Gazza, il custode.
Confortato, quindi, dalla presenza dell’amico, che adesso avrebbero potuto piazzare a far loro da palo, si rimise a lavoro, dissimulando ogni singolo angolo dei fuochi, tanto che se non avesse saputo della loro presenza, nemmeno James sarebbe riuscito a scorgerli.
Sirius invece non sembrava dello stesso parere. Anzi dall’atteggiamento si sarebbe detto che era pronto alla guerra.
Con la bacchetta spianata, infatti, si stava avvicinando a Remus continuando a infamarlo. Una persona normale se la sarebbe presa per lo spavento che aveva fatto prendere loro. Sirius? Lui era di tutt’altra pasta, la sua unica preoccupazione era stata la possibilità di aver sprecato le ultime tre ore dietro a quello scherzo rischiando di non vedere mai la faccia di Piton di fronte alla primissima esplosione del suo calderone. Perfino finire in detenzione sarebbe stato un prezzo accettabile, ma non morire di infarto prima di quel giorno!
-E se ci fossi rimasto secco, eh?- gli stava chiedendo infatti, con la bacchetta ancora stretta in mano e lo sguardo che lanciava fiamme.
-Tutti avrebbero gridato al miracolo, probabilmente.- ribatté sarcastico Lupin, ignorando l’esplicita minaccia che quel bastoncino di legno implicava, dando poi un’occhiata disgustata intorno.
-Ma che diavolo state combinando?- chiese poi, con un tono di voce che stava a significare “Credete che lo voglia sapere? Nel caso, non ditemelo”.
James ridacchiò, ben sapendo che anche quel lieve accenno di interesse era stato abbastanza per ringalluzzire l’amico.
-Non ti meriteresti niente, sappilo, noioso coso peloso –e infatti Black era partito in quarta –ma visto che ci tieni tanto te lo dirò. Oh domattina avremo una lezione con il botto! Beh più di uno in realtà, se quegli stupidi di Serpeverde riescono ad accendere i loro calderoni in tempi accettabili. Anche se a ben pensarci tutta l’umidità che c’è laggiù e che si portano addosso come trofei direttamente dal loro adorato sotterraneo basterebbe a far innescare i fuochi.- trillò alla fine il ragazzo, quasi imbarazzante per l’orgoglio che scaturiva dalle sue parole.
-E tu cosa ne sai dell’umidità del loro dormitorio?- chiese James, lasciando Rem libero di pizzicarsi la parte alta del naso e, probabilmente, mandar loro silenziosi anatemi visto che a diciassette anni ancora non si erano decisi a crescere.
-Oh Jamie, Jamie. Mio piccolo e innocente cerbiatto. Perfino le ragazze Serpeverde non riescono a resistermi e ogni tanto sono sceso da loro. Tutto quel loro disprezzo si trasforma in qualcosa di decisamente più piacevole, una volta sotto le lenzuola!- dichiarò tutto soddisfatto Sirius, riprendendo poi a sparare incantesimi di Adesione Permanente agli ultimi calderoni rimasti, per permettere anche a James di finire la sua parte.
-Ringrazia che non fai parte della squadra di Quidditch o in uno di quei letti tanto piacevoli ti saresti ritrovato una tarantola velenosa per renderti innocuo per qualche giorno mandandomi così all’aria una vittoria sicura.- rise l’amico, seguendo l’esempio dell’altro e controllando che anche gli ultimi fuochi fossero piazzati e mimetizzati come Merlino comandava.
-Oh credimi una volta tra le mie grinfie, mettermi fuori combattimento sarebbe stato l’ultimo pensiero di quelle ragazze.- e con quest’ultima battuta maliziosa cominciò a lanciare Evanesco su tutte le scatole vuote che avevano disseminato per la stanza.
Remus intanto continuava a portare avanti il suo training autogeno. Visto l’imminente arrivo della luna piena di lì a due settimane gli era più difficile del solito controllarsi, anche se si trattava di battute generalmente innocue. E gli altri due ragazzi lo lasciarono libero di tranquillizzarsi come meglio credeva, anche se Sirius non vedeva di buon occhio quell’estraniarsi da babbano spostato e avrebbe preferito che si affidasse a una pozione rilassante, sicura al cento per cento e testata su talmente tanti animali che perfino uno generalmente diffidente come lui e convinto animalista se ne diceva soddisfatto.
-Comunque come ci hai trovato, Rem?- chiese poi James, una volta finito il suo giro di ricognizione in cerca di eventuali prove che avrebbe potuto ricondurre tutto il casino del giorno dopo a loro.
A essere onesti, già lo scherzo in se li avrebbe fatti entrare nella lista nera dei colpevoli e visto il target che avevano scelto sarebbero stati i primi a cui tutti avrebbero pensato, ma senza prove nessuno avrebbe potuto fare niente altro che non lanciar loro uno sguardo seccato.
-Ho usato la Mappa.- rispose l’altro tra un respiro e l’altro.
-Meno male che l’avevi tu, Rem! Non riuscivamo a trovarla quando abbiamo lasciato il dormitorio!- sospirò Sirius, felice del ritrovamento del loro prezioso manufatto.
A tutti sarebbe spiaciuto perderla, visto quanto avevano faticato per realizzarla.
-Ho ricevuto un messaggio delle ragazze. Vorrebbero vederci.- spiegò Remus, come ricordandosi solo in quel momento quel particolare.
-Le ragazze? Quali ragazze? Da quanto Peter ha una ragazza?- chiese James stupito.
-Peter è diventato una donna?- gli parlò sopra Sirius, prima di continuare sarcastico –Beh è una possibilità da considerare, più di quella che hai proposto tu, Jamie.-
-Siete stupidi o cosa? Le ragazze, per quella cosa. Sapete il fattaccio…- cercò di spiegarsi Lupin senza alcun successo, mentre i due idioti sopracitati ridevano tra loro alle spalle del loro piccolo amico.
-Oh certo, la cosa, il fattaccio! Perche tanto che non ci sei non ci dici anche che sono più o meno donne quelle che hanno mandato un messaggio, che potrebbero abitare su questo pianeta e che…- iniziò sarcastico Sirius di fronte alla reticenza dell’amico.
Amico che per tutta risposta si schiaffò in faccia una mano, totalmente incredulo dell’idiozia di quello che stava parlando, facendo scoppiare a ridere James. Di nuovo.
-Dai Sir, la cosa. La Cosa. Il fatto che necessita di assoluta discrezione e che ci impedisce di fare ricerche su larga scala.- lo fermò Potter, cercando di evitare un’improvvisa rissa tra i suoi amici proprio in quei giorni vista l’irritabilità del solitamente tranquillo Remus.
Una volta capito a che cosa si riferissero Sirius divenne improvvisamente vigile, del tutto dimentico dei suoi modi menefreghisti di qualche minuti prima.
-Ci aspettano nel bagno di Mirtilla Malcontenta.- e detto questo si avviarono al secondo piano ignorando i lamenti di Sirius sul tono di “Odio quel bagno” oppure “Quella è una pervertita, ve lo dico io” o ancora “Ogni volta che ci passo vicino lei sbuca e mi augura la morte per poter infestare il bagno con lei”.
E tutto sommato, James non poteva che dirsi d’accordo con l’amico viste le volte che Mirtilla si era materializzata nei bagni dei prefetti durante una delle sue incursioni abusive, in solitaria o in compagnia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 






 
 

***

 
 
 
 






 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Trovarono le ragazze in quel bagno al secondo piano tanto evitato dalle studentesse da almeno vent’anni. O almeno questo era quello che si diceva in giro, nessuno degli studenti sapeva con esattezza quando e come quel bagno era stato infestato per la prima volta e inservienti, elfi o professori sembravano non ricordare quanto successo a Mirtilla, o almeno non volevano ricordare. Chi lo infestava, poi, farneticava di occhi gialli e un sibilo persistente che rendeva la sua testimonianza completamente inutile, vuoi per lo shock della sua morte o per le sue doti melodrammatiche, che la rendevano una testimone in cui riporre poca fiducia.
I ragazzi avevano occupato interi pomeriggi al terzo anno per svelarne il mistero, quando avevano sentito per la prima volta parlare da un gruppo di ragazzine di Grifondoro di un fantasma che le aveva scacciate a male parole dal bagno, senza però ottenere niente altro che congetture e alla fine avevano lasciato stare, perdendo completamente interesse per una storia che sembrava non avere né inizio né fine.
A memoria di fantasma, Mirtilla non era così tragicamente disperata e depressa da almeno una decina di anni, quando un’incauta Tassorosso aveva osato rinfacciarle di esserle passata attraverso durante una crisi di pianto particolarmente ispirata. Ma certamente ritrovarsi circondata da quasi un’ora da cinque ragazze e adesso perfino da tre dei Malandrini doveva essere un evento degno di tutte le sue doti drammatiche. E infatti se ne stava ben visibile seduta sul davanzale interno della finestra centrale, da dove poteva dominare la scena ed essere visibile da qualunque angolazione, piangendo con uggiolii tali che nemmeno Thor, il cucciolo di cane di Hagrid avrebbe potuto eguagliare. Come sempre era difficile ignorarla, tanto che la povera Virginia cercava di consolarla, senza rendersi conto che tutta quell’attenzione non faceva altro che rendere i suoi lamenti più forti. Le altre quattro invece facevano di tutto per fingere di non sentire né vedere quello sfacelo.
-Alla buon ora, maledetti voi!- li sgridò Alice, lanciando loro solo una breve occhiata prima di riprendere a leggere un articolo di StregaOggi.
Emmaline era tutta presa vicina ai lavandini, bacchetta alla mano, a incantare i capelli di un’insofferente ragazza bionda in tutti i modi che le venivano in mente, e non si era accorta del loro arrivo viste le maledizioni di quella che stava torturando e che al momento cercava di allontanarsi dagli occhi un paio di boccoli spumosi. Probabilmente l’insulto di Alice era passato inosservato alle sue orecchie, perso tra gli altri che le arrivavano a raffica.
Julie, invece, stava poco lontano da Alice, ma il più lontano possibile da Mirtilla, seduta a terra a gambe incrociate, apparentemente ignorando di indossare una gonna, e destreggiandosi nel darsi lo smalto con precisione metodica alle unghie, tenendo la boccetta in bilico su un ginocchio piegato come nemmeno un funambolo sul filo.
-Ma Minus non è con voi?- chiese senza reale interesse l’aspirante estetista senza poi degnarsi di ascoltare la risposta fornitale da Remus, poiché che Peter si fosse rintanato nelle cucine per uno spuntino fuori orario non era certo una novità negli ultimi tempi.
La piccola parte di James che aveva sperato, una volta capito chi li aveva mandati a chiamare, di vedere Lily stava borbottando contro l’altra parte di sé che voleva sapere che cosa avessero da dire, e stava per passare sotto silenzio quando Sirius captò qualcosa che a lui era passato inosservato.
-Mamma mia Evans, sposami!- proruppe infatti dicendo il moro.
James seguì immediatamente la direzione del suo sguardo e incrociò per un attimo lo sguardo di una Lily Evans come non avrebbe mai immaginato di vedere, prima che tutta l’attenzione di lei venisse rivolta all’altro ragazzo. Se gli occhi verdi di lei e, soprattutto la sua espressione irritata, erano inconfondibili, lo stesso non si poteva dire dei capelli.
-Taci!- urlò la ragazza in risposta, agitandosi tra le mani di Emmaline con evidente voglia di scomparire.
Gli incredibili capelli rossi della ragazza, che James aveva ammirato fin dalla prima volta che gli erano capitati sotto gli occhi, adesso erano biondi e elegantemente arricciati sulle punte. La frangetta che le copriva un po’ gli occhi era sparita e perfino la lunghezza era cambiata. Se prima le arrivavano a metà schiena, adesso scendevano fino alla vita, curvandosi in morbide onde che seguivano ogni suo movimento.
-Ma dai Lily, stai benissimo!- cercò di convincerla l’amica, sistemandole le ultime ciocche ancora lisce con un’abile colpo di bacchetta.
-Dai retta alla tua amica, Evans. Sei veramente gnocca, così- si complimentò Sirius, sempre con quel sorriso scanzonato, facendola arrossire.
James, piccato per quel complimento e per la reazione che aveva suscitato, mollò una gomitata nello stomaco dell’amico che gli lanciò in risposta un’occhiata che voleva dire “Se non sei in grado di farle un complimento la colpa è mia, babbeo?!” e che gli fece alzare gli occhi al soffitto perché aveva dannatamente ragione.
Guardò di nuovo Evans, che nel frattempo si era voltata nuovamente verso l’amica cercando di convincerla a riportarle la testa alle condizioni originali. Era bella anche con quel colore, si ritrovò ad ammettere silenziosamente il ragazzo, anche se non le rendeva giustizia.
James era così abituato a cercare quel rosso particolare tra la folla che quasi non se ne rendeva più conto, ma con gli anni aveva imparato a riconoscerne ogni sfumatura. Lily Evans era nata per essere rossa, perché quel colore la rappresentava a pieno. Solo il rosso poteva rappresentare la ragazza che gli correva dietro per i corridoi per affatturarlo o quella che gli urlava contro, pronta a picchiarlo a mani nude se necessario. Senza quei capelli rossi non era più la bambina che aveva conosciuto e che gli aveva rubato il cuore.
Una Lily Evans bionda era bella come poteva esserlo qualunque altra ragazza. Era una ragazza che sarebbe piaciuta a qualunque ragazzo in quella scuola, una che sarebbe potuta piacere perfino a Sirius, lo sapeva. Senza quei capelli rossi sarebbe stato ancora più un casino tenere a bada tutti quei mosconi che le sarebbero girati intorno, e già con quel colore particolare aveva il suo bel daffare!
-Ti si vedono troppo le lentiggini.- si limitò a dirle dopo averla guardata di nuovo, facendo sbuffare divertito Sirius che probabilmente era stato l’unico in tutta la stanza a capire il perché di quel commento e guadagnandosi una smorfia risentita della ragazza.
Con gli anni le lentiggini sul naso di Lily erano andate schiarendosi, tanto che da lontano non si vedevano nemmeno più. Solo standole veramente vicino potevi osservarle, contarle anche, e adesso con quel cambio improvviso la sua pelle sembrava ancora più pallida e tutti avrebbero potuto vederle con agio. E in un momento di vergognosa e zuccherosa sincerità James si era ritrovato a parlarne con Sirius sebbene fosse pronto a negare di aver mai pronunciato una sola sillaba in merito, ma dopo quell’incontro ravvicinato sul pavimento di casa sua, poco prima dell’arrivo di sua nonna, aveva avuto bisogno di parlare con qualcuno e che non fosse propriamente in pieno possesso delle sue facoltà era il minimo, per Morgana! E i loro specchi incantati gli erano sembrati la soluzione al problema, anche se adesso non avrebbe potuto giurarlo.
Julie, che intanto si era avvicinata al gruppetto appena arrivato, diede uno spintone sulla schiena di Potter e Black per farli avvicinare alla finestra dove tutti si stavano già riunendo canticchiando sotto voce “geloso, Potter è geloso!” alle sue spalle.
Forse Sirius non era stato l’unico a capire il significato della sua infelice uscita, pur non conoscendone il motivo.  
-E’ successo qualcosa?- stava chiedendo intanto Remus.
Le ragazze si lanciarono uno sguardo tra di loro prima che Lily si dirigesse verso la porta e la sigillasse con un silenzioso Colloportus e Julie si voltasse verso la fonte di tutti i lamenti che ancora appestavano l’aria con intenti non propriamente pacifici -Chiudi quel calderone che ti ritrovi per bocca ed evapora, zombie!-
Con un urlo stridulo che li fece trasalire videro il fantasma gettarsi di testa nell’ultimo water prima di scomparire con mille schizzi e far gemere le tubature che loro malgrado si trovarono costrette ad accoglierla.
-Certo che hai un tatto, Juls!- le disse Virginia, con sguardo pieno di dispiacere.
-Ma almeno ce la siamo tolta di torno, no?- le rispose incurante l’altra, tirando fuori da una tasca della gonna un pacchetto di sigarette e un accendino.
-Comunque cosa è uno zombie?- chiese curiosa Alice avvicinandosi alla bionda.
-Un morto, no?- rispose quella.
-Veramente…- provò a spiegare Lily, prima di venire zittita da un urlo di Emmaline.
-Sono passati più di trenta minuti da che ti ho tinto i capelli, Lily!- spiegò poi, a quanto pare ignorando di aver quasi fatto venire un infarto a tutti quanti nella stanza, in special modo ai ragazzi che non erano abituati ai suoi improvvisi cambi di personalità.
-E allora?- chiese la ex rossa, con un tono preoccupato, visto il tono isterico della Corvonero e il sogghigno che accompagnava ogni nuova boccata di fumo di Julie.
-Beh…ecco. Dopo mezz’ora la tinta diventa un tantinello più resistente e…- iniziò a spiegare la ragazza sotto lo sguardo sadicamente divertito di Julie.
-…si, insomma…credo che dovrai aspettare un paio di settimane prima di tornare rossa, tesorino bello. Ma credimi questo biondo ti sta benissimo. Sei bella da far schifo!- finì di spiegare poi senza prendere fiato tra una parola e l’altra.
Lily le rivolse lo stesso sguardo assassino che usava con James al quarto anno quando le alzava la gonna per dare un’occhiata alle sue gambe e non solo, o che aveva riservato a Mocciosus quel giorno in riva al lago. E lui avrebbe potuto giurare che non era mai una bella esperienza, per questo compativa Emmaline, anche se avrebbe voluto guardarla lui stesso alla stessa maniera.
Quanti studenti avrebbe dovuto schiantare in quelle due settimane? Gli venne quasi da schiantarsi da solo dopo aver fatto un rapido calcolo. Non ce l’avrebbe mai fatta…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 





 
 

***

 
 
 
 
 
 
 
 





 
 
 
 
 
 
 
Le urla di Mirtilla Malcontenta erano state sostituite da quelle di Lily Evans, ma nessuno da fuori si sarebbe fermato ad ascoltare la differenza, dopotutto era più facile credere che il fantasma quel giorno fosse particolarmente attivo piuttosto che avanzare l’ipotesi di una banshee a piede libero nella scuola e dall’umore non particolarmente felice. E anche se qualcuno avesse voluto accertarsene la porta sigillata sarebbe stata un ottimo deterrente al controllare, non fosse altro per timore di rischiare la propria vita per semplice curiosità.
Emmaline invece, suo malgrado, aveva rischiato grosso per una decina di minuti buoni prima che Sirius Black, esattamente niente meno che lui visto che James Potter non era proprio nello spirito giusto per salvarla, si mettesse in mezzo alle due e allontanasse la rossa. O almeno quella che una volta lo era stata.
Cosa si fossero detti nessuno di quel gruppetto lo seppe mai, visti i bisbigli che i due si scambiarono.
Probabilmente James avrebbe anche potuto avvertire un pizzico di gelosia verso il migliore amico di sempre se non fosse stato troppo preso dai suoi calcoli mentali su quanti ragazzi avrebbe dovuto affatturare in due settimane per tenerli lontani da Lily, forte della consapevolezza che alle masse una bionda risulta più universalmente attraente di una rossa, forse perché nell’immaginario collettivo era più facile o stupida anche se continuava a rispondere al nome di Lily Evans.
Insomma l’idea che la ragazza avrebbe potuto schiantare di persona i pretendenti più irritanti come le era già capitato di fare un paio di volte non lo toccò nemmeno, così come non lo toccò l’idea che buona parte del corpo studentesco maschile la trovava attraente normalmente e che il colore di capelli non doveva importare loro poi molto, ma anni e anni di discussioni pseudo filosofiche sul perché le bionde siano le più attraenti di tutte fatte con un Sirius particolarmente interessato e mai a corto di argomenti l’avevano deviato completamente.
Nel frattempo, nel loro angolino, Lily continuava a minacciare di pesanti ripercussioni Sirius se non l’avesse lasciata immediatamente andare per strozzare la sua amica o almeno renderle pan per focaccia, sebbene quest’ultima affermazione fosse rimasta completamente oscura per il ragazzo.
Dopo estenuanti trattative, tra cui l’offerta di impastoiare un paio di Serpeverde per permetterle di sfogare con calma tutto lo stress e quella di una tazza enorme di cioccolata, il ragazzo riuscì a distrarla con la più idiota delle offerte.
-Non puoi far nevicare per me, Black!-
-Andiamo Evans, sono un mago, certo che potrei! Se volessi ovviamente.- rispose da vero sbruffone quale era, occhieggiando poi con discrezione Potter prima di continuare –Ma non era di me che stavo parlando.-
Con uno sguardo sospettoso la ragazza abbandonò ogni pretesa di rivalsa per i suoi poveri capelli e si concentrò completamente sul ragazzo davanti a lei, decisa a trovare l’inganno.
-Una nevicata vera?- chiese ancora per sicurezza, guardando a sua volta il migliore amico di Sirius con uno sguardo scettico.
Lui annuì sorridente, con quel sorriso identico che divideva con Potter ogni volta che combinavano qualcosa e riuscivano a farla franca.
Lily, che a differenza sua era una studentessa modello, sapeva che un mago, per quanto potente non poteva volgere a suo favore i cambiamenti atmosferici. Potevano modificare la temperatura in una stanza, potevano trasfigurare qualche goccia d’acqua in neve, potevano imprigionare un fuoco in una boccia per pesci per scaldarsi, ma non potevano invocare un nevicata, né la pioggia né il sole. La natura poteva essere accondiscendente ai loro bisogni e alle loro richieste, ma non si sarebbe mai piegata a un mago.
Non potevano sovvertirne il circolo esattamente come non potevano far apparire il cibo dal nulla. Erano due tra le più importanti leggi che vigevano nel mondo magico.
-Smettila di pensare all’inganno, Evans, sento le tue rotelline girare da qui!- le disse divertito il ragazzo, scompigliandole i capelli come avrebbe fatto con il proprio cane, ottenendo come risultato un pugno nello stomaco che lo fece soltanto ridere di più.
-Voglio quella nevicata, Black!- gli rispose imbronciata.
-Beh, immagino che sarà disposto ad accontentarti. Dopotutto deve farsi perdonare, no?- le rispose lui divertito, come se sapesse qualcosa di cui lei non era a conoscenza, e senza nessun senso di colpa nel promettere cose del genere da parte di altri.
-Ehi voi, è quasi ora di cena! Se finiamo con il non presentarci nessuno desteremmo qualche sospetto.- li riportò alla realtà Alice e mettendo così fine a tutti i convenevoli.
Non ci volle molto a raccontare ai ragazzi dell’incontro del pomeriggio con Regulus e Piton, finendo con il convenire un’altra volta che niente di quello che avevano detto potesse in qualche modo far luce sul mistero.
-Ma è ovvio che qualcosa si sta muovendo. Regulus non si farebbe mettere in mezzo in una ridicola discussione con Piton se là sotto non stesse succedendo qualcosa.- concluse però Sirius che nonostante tutto conosceva abbastanza suo fratello da sapere bene che non si sarebbe immischiato in una litigata del genere se l’argomento non fosse stato più che importate.
-Se si fosse trattato di qualcosa di nulla importanza glielo avrebbe detto, anche solo per liberarsene e non dare spettacolo.- provò a supporre James conoscendo la tipica mentalità purosangue, trovando conferme nello sguardo dell’amico.
Lily scambiò di nuovo uno sguardo con le ragazze. Era il momento di dire anche quell’ultima cosa, anche se sentiva il cuore pesante.
Ne avevano parlato prima, mentre aspettavano l’arrivo dei ragazzi, e tutte avevano deciso che se fino ad allora lo avevano catalogato come una ragazzata con il solo scopo di farsi belli agli occhi degli altri o comunque fregiarsi di un titolo che incuteva timore, anche se senza nessuna prova effettiva del loro status, era un modo come un altro per salire la scala sociale tra i Serpeverde, ora non poteva più passare sotto silenzio.
E se quella piccola parte di sé che ancora vedeva Severus come il suo amico d’infanzia, il primo che le aveva aperto le porte di quel mondo magico fino ad allora sconosciuto, si lamentava, ora non poteva più tacere. Non se c’erano vite innocenti in pericolo.
-Alcuni ragazzi, giù nei sotterranei, si chiamano Mangiamorte tra di loro. Ogni tanto lanciano incantesimi sui Nati Babbani o li insultano. Per quanto ne so sono sempre stati puniti per questo e sono sempre riusciti a far passare la cosa come rivalità tra ragazzi, ma…- iniziò a spiegare Lily.
-I Serpeverde lanciano incantesimi contro chi non gli aggrada da sempre, non è una novità. Però non avevo mai sentito che si facessero chiamare con i servi di Voldemort.- la risposta di James fece serpeggiare un brivido di pausa nelle ragazze, Lily inclusa, visto il nome che aveva usato e lui dovette rendersene conto, senza tuttavia commentare.
-Come sai queste cose, Lily?- chiese Remus.
Non ci fu bisogno di risposta perché quella aleggiava sul viso della ragazza come una scritta lampeggiante, ma tuttavia lei decise di raccontare tutto. In quella situazione c’erano dentro insieme e, come già era capitato la notte in cui aveva raccontata loro della lettera e del Marchio, si riscoprì a fidarsi cecamente di quei tre ragazzi, nello stesso modo in cui si fidava delle sue amiche. Tenerli allo scuro non li avrebbe tenuti fuori dalla battaglia, nel momento in cui si fossero ritrovati a combattere, ma avrebbe soltanto rischiato di metterli in pericolo.
-Severus me ne ha parlato una volta, due anni fa, poco prima che litigassimo. Sono lui e…- e cominciò a fare i nomi che ricordava, sperando comunque che una volta scoppiata la guerra non se li avrebbe ritrovati sul campo come nemici.
 
 




 
 
 
 
 
 
Uscirono dal bagno al secondo piano poco prima che la cena venisse servita controllando che nessuno fosse nei paraggi per potersi chiedere cosa avessero fatto tutti quanti in quel bagno generalmente evitato da tutte le ragazze di Hogwarts.
Lily uscì per ultima e quasi si scontrò con James, che la stava aspettando poggiato allo stipite della porta.
-Hai avuto coraggio a raccontarci tutto.- le disse soltanto, mentre si avviavano in Sala Grande.
-Tu hai coraggio. Non avevo mai sentito pronunciare il nome di Tu-Sai-Chi da nessuno, prima.- rispose solo, non sentendosi per niente coraggiosa in quel momento.
-Ci sono tanti tipi di coraggio, ma chiamarlo con il nome che si è scelto non è coraggio, Lily. Sarò coraggioso il giorno in cui mi troverò da solo a combatterlo e se mai succederà avrò paura di quello che può fare con la sua bacchetta, non di un nome.-
Lily in quel momento pensò soltanto, per l’ennesima volta, che tutto l’inespresso che c’era in James Potter, sepolto sotto la sua forte personalità e i suoi sorrisi brillanti, lo rendevano una delle persone migliori che conoscesse. Più adulta e più consapevole della maggior parte di loro, perfino di lei. Una persona che avrebbe voluto conoscere a fondo con tutta se stessa, ma dubitava che ci sarebbe mai riuscita, perfino con tutto l’impegno e dopo una vita al suo fianco.
-Riesci sempre a stupirmi, James.-
Uno stupore così bello e caldo che Lily non avrebbe saputo descriverlo, ma che fece spuntare un sorriso sul volto del ragazzo che rese quegli aggettivi inutili.
In un attimo si ritrovò tra le sue braccia, per la prima volta dal giorno in cui lui aveva letto la sua posta e per la prima volta davanti al loro amici e chiunque avrebbe potuto passare in quel momento nel corridoio, sentendo ancora il sorriso di lui sulle labbra un attimo prima che le stringesse un braccio intorno alla vita e la baciasse davvero.
Sentirono il fischio divertito di Sirius, il sospiro divertito di Alice e le battutine bastarde di Julie, ma non se ne curarono. Tanto che i ragazzi decisero di lasciarli soli e andarsene a cena.
Lily gli passò il braccio sinistro intorno al collo, la mano destra a stringere la mano di lui sul proprio fianco, mentre James la convinceva ad aprire le labbra per intrufolarvi la lingua e cercare la sua.
Come quel giorno sul pavimento. E come quel giorno sul pavimento Lily si ritrovò a concedergli tutto, cercando qualcosa che sembrava avvicinarsi senza tuttavia mai arrivare. Si alzò sulle punte per avvicinarsi ancora di più a lui senza staccarsi dalle sue braccia e sentì qualcosa che prima non c’era mai stata. O che almeno lei non aveva mai notato.
-Sei un porco Potter.- gli disse incredula allontanandosi istantaneamente di un passo da lui senza però allentare la presa che ancora aveva sulla sua mano e lanciando un’occhiata altrettanto incredula al cavallo dei pantaloni del ragazzo, lievemente più gonfio del normale.
Se si fosse trattato di un altro ragazzo, chiunque altro eccetto forse soltanto Black, Lily avrebbe giurato di vederlo arrossire. E per un attimo il dubbio si insinuò dentro di lei in ogni caso, quasi dimenticando chi avesse davanti. James Potter non si sarebbe mai abbassato a qualcosa come il senso del pudore o un comportamento moralmente accettabile. No, lui era solo un idiota patentato che ancora dopo sette anni riusciva a metterla nel sacco!
-Sei tu che mi mandi in bianco da anni.- ribatté lui con quel tono da arrogante pavone che nonostante tutto continuava a irritarla. Non si sarebbe stupida se un giorno o l’altro si fosse messo a fare la coda.
-Io ti…? Ma…ma sei fuori di testa! Io…- gli urlò contro e avrebbe continuato se lui non so fosse abbassato di nuovo sulle sue labbra divertito, fermandosi solo a pochi centimetri da esse–Se vuoi essere baciata non occorre che ti metti a urlare, basta chiedere.-  ridacchiò.
-Stupido arrogante idiota!- sbottò lei cercando di sciogliere il loro abbraccio dimenandosi e con i capelli biondi che volavano da tutte le parti.
Lui per tutta risposta si limitò a stringere di più il suo fianco per non farsela sfuggire e continuò a osservare con un sorriso gli inutili sforzi della ragazza per liberarsi. Certo che se lei avesse continuato a strusciarglisi così addosso quel piccolo particolare che prima l’aveva fatta allontanare non sarebbe rimasto “piccolo” per molto. Meglio staccarsi, anche se averla tra le braccia era così piacevole.
Le lasciò un lieve bacio sulle labbra –Sei bella anche bionda, Evans. Saresti bella in ogni modo ai miei occhi.-
Lei si rilassò improvvisamente con un sorriso lieve prima di scuotere la testa, per niente convinta mentre lui spostò appena il viso per lasciarle un altro bacio, stavolta sulla punta del naso. –Ma trova una soluzione perché il mio amico laggiù ti preferisce rossa.- le disse ridendo usando la sua presa sulla vita per avvicinarsela di nuovo ai fianchi e l’altra mano per pararsi dai colpi che lei tentava di dargli.
James cercava di scansare quelli più forti o si limitava a pararne altri, riuscendo soltanto a farla infuriare ancora di più per la sua incapacità di dargliele a dovere.
-Cafone idiota! Ma come ti permetti brutto…- inveiva intanto lei, sovrastando i risolini del ragazzo,  continuando però a cercare di tirargli uno schiaffo che meritasse quel nome e, intanto, approfittando della vicinanza che gli aveva imposto per colpirlo con una ginocchiata tra le gambe di tutto rispetto.
Lui la lasciò andare nell’accusare il colpo e lei stava per andarsene offesa, quando la fermò prendendola per un polso cercando al contempo di arginare le lacrime che premevano per uscire visto il dolore che quella pazza le aveva inferto.
Lui, forse, poteva anche essere stato poco delicato, ma accidenti stava scherzando!
-Porco Merlino, Evans! Vuoi che diventi impotente?- le chiese arrabbiato.
-Tanto non sono interessata all’articolo. Fallo presente al tuo “amico” laggiù per la prossima volta!- gli sibilò contro offesa.
-Sai quando ti ho vista bionda ho pensato che ora tutti avrebbero potuto contarti le lentiggini quando invece prima potevo farlo solo io, ma ora non credo mi importi più di tanto. Magari così anche gli altri si accorgeranno che sei una pazza! Cazzo!- imprecò prima di lasciarle il polso per poter fare un paio di passi indietro e scivolare a terra contro il muro e compatirsi in solitudine finalmente.
James rimase circondato dal silenzio e dal suo dolore per qualche minuto, tanto da pensare che lei se ne fosse andata.
Se non fosse stato James Potter o se almeno fosse stato in un posto più appartato avrebbe lasciato cadere quelle due lacrime che tuttora stazionavano ai lati dei suoi occhi, ma non cedette all’impulso e si limitò a stringere la mano destra sul cavallo dei pantaloni imprecando silenziosamente contro quella pazza di cui era andato a innamorarsi.
-Dai Potter, non posso averti fatto così male!- la sentì dire piano, mentre si avvicinava e gli si avvicinava al fianco.
Allora non se n’era andata. Beh in quel momento non aveva voglia di averla intorno, gli aveva tirato una ginocchiata nelle palle, accidenti! E per cosa poi? Per una battuta infelice?
-In questo momento ti sto odiando.- si limitò a rispondere.
-Io…mi dispiace. Davvero. Vuoi che ti accompagni in infermeria?- chiese piegandosi su di lui fino ad incontrare il suo viso, cocciutamente rivolto verso il basso.
Evans aveva un’espressione davvero dispiaciuta, non che quello avrebbe fatto passare più in fretta il dolore, ovviamente, ma di certo non si sarebbe fatto mai accompagnare in infermeria e poi dubitava che sarebbero riusciti ad arrivarci. Lei era talmente esile che non sarebbe riuscita a reggerlo per più di qualche metro. Anche se l’aveva colpito con una forza che non avrebbe mai immaginato.
-Scordatelo! E poi cosa dovremmo dire a Poppy? Evans mi ha quasi castrato?- le rispose alzando finalmente il viso.
Va bene che era mezzo morto per il colpo, ma vederla piegata su di se e con quei dannati capelli troppo lunghi che sfioravano la mano destra non era propriamente la soluzione migliore per arrivare vivo al giorno successivo visti gli istinti di quella pazza.
-Ma se…- provò ancora a convincerlo.
-Senti dammi un paio di minuti ok? Poi magari mi aiuti a ad alzarmi, ma questo è tutto.- rispose asciutto.
Lei rimase seduta al suo fianco per tutto il tempo, osservandolo di sottecchi ogni tanto. James quello sguardo se lo sentiva addosso come ogni volta che lo guardava.
Sempre in silenzio lo aiutò ad alzarsi e si assicurò che riuscisse a camminare, nemmeno gli avesse amputato un gamba si ritrovò lui a considerare, e rimanendogli vicina in caso di necessità per tutta la strada verso la torre di Grifondoro.
-Non vuoi mangiare niente?- fu l’unica cosa che gli chiese quando capì la direzione dove erano diretti.
-Visto che non sono sceso a cena Sir mi porterà qualcosa dalle cucine.- rispose lui e ringraziò pragmaticamente per l’amicizia che lo legava al ragazzo e che per quella sera gli avrebbe evitato l’imbarazzo di rispondere a certe domande in pubblico pur di non rimanere a stomaco vuoto.
Solo una volta dentro la Sala Comune, con lui deciso a salire nei dormitori per controllare che tutto fosse a posto nei suoi pantaloni lei parlò di nuovo, con la stessa voce esitante che aveva usato da che l’aveva colpito.
-James…cosa volevi dire prima con quella storia delle lentiggini?-
Il ragazzo avrebbe tanto voluto non rispondere, non dopo quella micidiale ginocchiata, ma come sempre non riusciva a negarle niente.
-Con quei capelli sembri più pallida e le lentiggini che hai sul naso si vedono di più, riesco a vederle anche da qui. Prima invece riuscivo a farlo solo quando ti abbracciavo. Riesco a contarle solo quando sto per baciarti. Non mi piace che anche gli altri idioti che ti vengono dietro possano farlo. Quindi vedi di rimediare.- e cominciò a salire i gradini verso il dormitorio quando lei lo fermò di nuovo.
-Me la farai pesare per sempre, vero, quella ginocchiata?- chiese lievemente divertita.
-Sempre.- borbottò lui.
Possibile che dopo lo sdolcinato discorso che le aveva appena fatto lei riuscisse a fare finta di nulla?
-Ti ricordi a inizio anno quando tutti credevano che uscissi con Sirius e mi hai aiutato a incontrarlo in aula studio? Mi hai fatto promettere di concederti cinque minuti. Magari potrebbero essere cinque minuti a Hogsmade la prossima settimana, davanti a una burrobirra da Madama Rosmerta. Per farmi perdonare.- gli disse tutto d’un fiato la ragazza come un fulmine a ciel sereno, lasciandolo sbigottito e immobile.
Dopo un paio di secondi di assoluta incredulità James si rianimò –Mi stai dicendo che accetti di uscire con me, Evans?- chiese tanto per sicurezza. Magari aveva sognato tutto, dopotutto chissà che cosa potevano causare ginocchiate nelle palle del genere.
-No, Potter. Ti sto chiedendo di uscire con me. Magari per un po’ più di cinque minuti, ma…- e lasciò la frase in sospeso scrollando le spalle con un sorriso, ma con una luce cauta negli occhi.
Da anni tutti avrebbero voluto vedere il momento in cui Lily Evans avrebbe ceduto alla pressante corte di James Potter, ma la Sala Comune era vuota in quel momento, e nonostante tutto fin dal giorno seguente iniziarono a circolare voci su quello che era successo in quella stanza, una più fantasiosa dell’altra e quindi alla fine fu come se tutti fosse stati presenti.
Ma tutti avrebbero dovuto vedere il sorriso che spuntò sul volto del ragazzo e quello probabilmente fu l’unico particolare che passò sotto silenzio, come era giusto che fosse per le cose veramente importanti.
Hogwarts era abituata a vedere i sorrisi di James Potter, ne aveva conosciuti a migliaia in quei sette anni, ma non quel sorriso che era qualcosa di estremamente prezioso e a cui solo una cerchia ristretta di persone era concesso di vedere. E se la compagnia, per quanto ristretta, potesse cambiare a seconda dell’occasione in cui appariva, una persona era sempre presente. Perché era l’unica in grado di causarli, almeno per il momento.
Sarebbe arrivato il giorno in cui Lily Evans non sarebbe più stata l’unica persona a far sorridere così James Potter, ma di quel piccolo Potter ciccioso e sbavante in quel momento nessuno ne aveva nemmeno concepito l’idea.
Lily si godette così il sorriso felice che le rivolse il ragazzo, ridendo quando rischiarono di cadere quando lui le si gettò addosso per baciarla.
La mattina dopo James Potter girava con un sorriso ebete stampato in faccia che nemmeno le peggiori battute di Sirius Black riuscivano a scalfire.
La mattina dopo Lily Evans girava con i capelli biondi raccolti in una treccia disordinata sulla spalla lasciando tutti interdetti per quel cambio di stile. Non aveva tentato di nasconderli non per vanità, ma per la tipica furbizia che la caratterizzata.
Tutti erano così presi dai suoi capelli, infatti, che nessuno notò l’inconsueto e lieve strato di cipria che le coloriva il viso e che le accendeva gli zigomi.
Forse non era riuscita a trovare una soluzione per i capelli biondi, ma sicuramente l’aveva fatto per le lentiggini abilmente nascoste dal trucco.
In quelle due settimane nessuno eccetto James riuscì a contarle le lentiggini.
Ciò nonostante ci fu un flusso stranamente prolifico di ragazzi di età comprese tra i tredici e i diciassette anni, colpiti dagli incantesimi più disparati e stranamente senza origine tutti diretti in infermeria con gran scorno di Poppy che da quel giorno avrebbe dichiarato senza troppe cerimonie che un campo di battaglia, a Hogwarts, avrebbe sempre fatto un baffo!
 
 
 
 




 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Ciao a tutte come va? Qui in Versilia il freddo inizia a farsi sentire, ma non mi lamento. Dopo aver passato un piovoso, ma divertente fine settimana a Milano ho rivisto i miei standard per cui mi considero fortunata per questo clima quasi tropicale in confronto al gelo di sabato!
A ogni modo ancora non ho avuto il tempo di rispondere alle recensioni, ma conto di farcela nel giro di un paio d’ore. Fino ad allora…grazie mille per chi ancora segue e recensisce. So di aggiornare ogni morte di papa, e a volte nemmeno allora, quindi sapere che nonostante tutto c’è ancora qualcuno che crede in me e, soprattutto, nella storia mi scalda il cuore come una bella tazza di chobar!
Il capitolo è più lungo dei miei soliti standard e diverso da quello che doveva essere in origine, come al solito. Ormai è James a dettare legge e quindi questo è, anche se devo rendergli merito che mi sono divertita molto a scriverlo, anche se si sta prendendo un po’ troppe libertà, sia per il personaggio che era all’inizio che per il rating scelto, ma spero di non aver fatto storcere la bocca a nessuno! Nel caso avvisatemi e provvederò ad alzare rating!
James insomma è la mia croce e la mia delizia. Come potete vedere finalmente ha smesso di voler essere a tutti i costi il perfetto cavalier servente e comincia a comportarsi da idiota anche di fronte a Lily, non solo alle sue spalle (vedi la lettera dell’ultima volta) e questo non può che farmi piacere.
Passiamo alle note, alcune ovvie tanto che mi vergogno a scriverle e altre meno.
I fuochi d’artificio Filibuste con innesco ad acqua appaiono parecchie volte nel corso della storia e non sono considerati particolarmente molesti, ma considerando che stiamo parlando di vent’anni prima mi sono presa la libertà di renderli una novità in fatto di scherzi che ancora in molti non conoscono. Zonco, ovviamente, era già una florida e famosa attività. Lo stesso discorso, più o meno, vale per Thor ancora cucciolo, ma già fedele compagno di Hagrid così come lo conoscerà Harry.
Le magie del capitolo le conoscete tutte. Colloportus, Evanesco, Disillusio e, dulcis in fundo, quello per l’adesione permanente. La camera di Sirius, come ricorderete è coperta di poster che la cara Willy non è mai riuscita a togliere in anni e anni di tentativi e visto che Sirius è andato a vivere da solo al settimo anno, ormai possiamo dire che è un esperto in certi incantesimi. E lo stesso vale per James, in grado già a diciassette anni di praticare una disillusione perfetta. Che quei due fossero degli assi con la bacchetta è fatto noto e ci ho giocato un po’. Dopotutto sono animaghi, hanno già realizzato la mappa del malandrino, insomma mica robetta! Da notare che Sirius è un animalista proprio per la sua spiccata comprensione verso l’universo canino.
Ho giocato un po’ anche con gli insulti. Il mio preferito rimane “Porco Merlino” visto che io ne uno spesso e volentieri una variante meno profana e forse più discutibile, senza tuttavia scendere nel chiamare in causa dio in persona, ma non vogliatemene se ho chiamato in causa anche il grande George Martin parafrasando il suo “Che gli Estranei ti portino” in un “Che i dissennatori ti portino”. Sirius era la persona giusta per questa citazione e visto il mio smodato amore per quell’uomo non potevo esimermi!
Passiamo poi a Mirtilla. La sua storia la sapete tutti, non sto certo a ripetervela. Questa precisazione vuole solo farvi notare che stiamo parlando dei due mentecatti che nel primo capitolo invidiavano Severus per il suo incontro ravvicinato con la piovra gigante e che sempre per la loro mente deviata non potevano evitare di cercare il mostro assassino di Mirtilla, senza successo. Se non ci è riuscito Silente in cinquant’anni, a risolvere il mistero, non potevano certo farcela loro. Non è un caso che Harry riesca nell’impresa solo dopo parecchi indizi, l’aiuto rivelatore di Hermione e una voce che nessuno sentiva!
E per rimanere in tema di fantasmi. Si, Mirtilla è una pervertita. Spiava già nel bagno dei prefetti ai tempi dei malandrini e augurava la morte a chi voleva al proprio fianco, esattamente come nel Calice di fuoco ;)
Julie e gli altri non hanno idea di cosa sia uno zombie. Lasciatemi dire che in un mondo in cui esistono gli Inferi ho ritenuto opportuno eliminare altri mostri del genere, perché già hanno un bel motivo inquietante per guardarsi le spalle. E anche perché poi per quanto io adori lo splatter odio profondamente gli zombie (sono lenti, stupidi e probabilmente amputati di qualcosa, ma per qualche ragione riescono comunque a ucciderti) e amerei profondamente un mondo in cui non esistono.
Infine, finalmente potete tirare un sospiro di sollievo è l’ultima nota, che non si può creare cibo dal nulla è una delle cinque principali eccezioni della legge di Gamp sulla trasfigurazione degli elementi, come ci informa Hermione e ci ricorda poi Ron nel settimo libro, e sebbene non abbia idea di quali siano le altre quattro, mi sono immaginata che modificare a proprio piacimento le condizioni atmosferiche e il clima sia un’altra di esse. Anche se poi non è vero e le altre quattro magari parlano di vestirsi di viola per i matrimoni e non trasfigurare mai un pesce in un porcospino. Insomma cose così.
E con questa dimostrazione di demenza avanzata passo e chiudo.
Grazie ancora a chi segue e continua ad aspettarmi, perché ci sarà una fine, lo prometto!
Se volete farmi contenta lasciatemi un commentino!
Tanti abbracci, Rebecca.
 




   
 
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