Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Rota    08/11/2012    3 recensioni
Questo è dunque un sogno?
I contorni colorati dell'allegria svaniscono quando si scontrano con qualcosa che è estraneo alla mia personalità, sommergono i miei piedi in rossi stagni e rallentano il mio cammino fino a farmi scontrare contro un muro nato dal nulla. Non è qualcosa che si fa ad occhi aperti, con la stessa mente leggera ma il pensiero fermo, costante, pieno l'animo di speranza e fantasia, illuso dalla meraviglia di una vita solo ai suoi inizi – eppure ha lo stesso identico nome. “Sogno”.
Si dice che per esso si venderebbe l'anima al diavolo o qualche altra sciocchezza ma io non ci ho mai creduto davvero. Non ho sogni tanto importanti per cui valga la pena un simile sacrificio e queste mie convinzioni mi inseguono come un mantra ovunque io tenti di scappare. Non credevo fosse così vile non avere una reale prospettiva alla quale votarsi.
“Sogno”. Come quello che ha privato Mami della sua testa.
[Prima classificata al contest "Contrattate il vostro tema ~ Contest su Madoka Magica" indetto da Setsuka sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Madoka Kaname | Coppie: Homura/Madoka, Kyoko/Sayaka
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Epilogo*

 

 

Non saprei dire quale sia la mia natura, in questo preciso momento. Definirla umana sarebbe davvero pretenzioso e stupido, perché una persona è fatta non solo di coscienza ma anche di un corpo fisico – e il mio è stato fatto a pezzi e messo nei pressi di ogni entrata della cava di Tokyo da QB.

Il mio “sogno” s'è fatto parola e quindi si è concretizzato nel momento stesso in cui ho raggiunto la fine della formula espressiva. Niente più Streghe, niente più dolore, niente più morte.

Sono rimasta indietro come vento, perché le esalazioni benefiche che il mio corpo emana tutt'attorno si spargono ovunque e toccano ogni cosa, sia persone sia oggetti. QB aveva ragione quando diceva che il mio desiderio poteva essere il più grande di tutti e questo perché, nel tempo, sono stata la più esposta tra di noi al farmaco delle Puella Magi e quindi il fattore di modifica in me avrebbe raggiunto una profondità mai vista, donandomi poteri eccezionali. Come questo, d'altronde.

Quella là in strada, quella che tiene la mano ad un bambino ormai non più piccolo, è la donna che fece nascere Madoka Kaname. Mostra forza e un sorriso energico, mostra in sé la vita che continua e non cessa nonostante tutto. Mi piace l'umanità radiosa, ne amo ogni singola espressione – e quando lo percepisco chiaramente nasce in me il desiderio di avvolgerla tutta e quindi volo, tra case e vicoli, tra quei spauriti alberi nelle serre, accarezzando i loro capelli e i loro volti con dolcezza.

Quello che atterra su una trave e poi entra in quel vecchio edificio, tutto bianco, è proprio QB. Alza lo sguardo freddo a sondare l'aria attorno, come se fosse alla continua ricerca di qualcosa. Bilanciare vita e morte non è un compito che potrebbe fare qualcuno che ha pietà della prima e timore della seconda, questo lo conservo di me come una delle poche consapevolezze che mi rimangono dentro; ogni tanto, sui cadaveri che veglia, io spargo un po' del mio profumo.

Quella là, invece, che sta saltando da un posto all'altro con la grazia di un fringuello posato, è Homura Akemi. Lei non sorride e neppure dice una parola – lo fa così poco spesso che immagino non abbia più cercato compagne con cui farlo. Corre sempre e ancora stanzia ai confini della città, in vista di nuove minacce da combattere; io la seguo spesso per curiosità e un po' di vezzo, leggero leggero, come tutto il resto della mia essenza. Ha un fiocco rosso in testa nuovo da cui non si separa mai e non ha più quell'aria arcigna che aveva all'inizio: qualcosa di diverso le ha cambiato il passo e l'umore. Ogni tanto anche lei guarda in alto e sembra che mi fissi, io tento di accarezzare il suo sorriso dolce e allungo le dita fino quasi a toccarla. Alcune volte ci riesco, alcune volte no, pare quasi un gioco il nostro.

Il resto è tutto.

Rimane il male e rimane il bene, in questo niente può essere cambiato. Rimane la sofferenza così come rimane la gioia nell'essere umano e in ogni sua creatura. Il processo, però, è cambiato: la perversione della strenua sopravvivenza è decaduta e ha lasciato margini più ampi alla speranza. Non c'è corruzione del vivente, solo male che nasce tale; non ci sono più vittime sacrificali, soltanto nemici dai quali doversi difendere.

E il vento, il lemme vento, che soffia in profondità fino a toccare i loro cuori.

 

 





 

 

Note finali

Come prima cosa, vorrei subito dire che alcune battute del primo capitolo sono state prese direttamente dal primo volume del manga di Madoka, non sono farina del mio sacco XD per il resto, invece, è tutto mio (L)

QB è diventato qui un robot per esigenze di trama, non per altro XD la sua natura viene spiegata meglio nel terzo capitolo perché, in linea di massima, ho cercato di seguire la tempistica dell'anime originale e quindi quello è uscito (L)

Due sole parole sul primissimo pezzo del terzo capitolo. Non assomigli più a nessuna da quando ti amo, così dice Neruda in una delle sue citazioni più famose, io ho solo ripreso questo concetto che trovo magnifico. Poi, per quanto riguarda la KyoSaya, mi dispiace sinceramente di non aver potuto mettere qualcosa di più che un accenno – anche se è piuttosto esplicito XD – ma per mantenere il punto di vista di Madoka dovevo necessariamente tacere su cose che lei per forza di cose ignora, come il dialogo avvenuto tra Sayaka e Kyoko tra le macerie della vecchia cattedrale: descrivo solo quello che Madoka sa o presume, immagina e deduce. Niente di più e niente di meno.

   
 
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