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Autore: Rogi    09/11/2012    6 recensioni
1899, Parigi. Il centro pulsante della storia è il famoso Moulin Rouge, reso celebre dall'omonimo film con Nicole Kidman e Ewan Mcgregor. Devo ammettere che amo quel film alla follia ma da esso ho tratto solo gli ambienti, non la trama. Quindi non lasciatevi ingannare dal titolo, questa non è solo una storia d'amore...
Genere: Romantico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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9. Capitolo Nono

18 Dicembre 1899, Parigi

 

Si accese l’ennesimo sigaro, mentre attendeva che Mr. One completasse il suo compito.

Guardò intensamente la ragazza davanti a lui. L’aveva fatta legare ad una sedia, con le mani dietro lo schienale e le caviglie ben saldate alle gambe della sedia, lo stesso aveva fatto per il suo compagno che si trovava davanti a lei.

Inclinò la testa da lato continuando ad osservarla, piangeva sommessamente quasi come se non volesse disturbarlo con la sua disperazione.

Si alzò dalla poltrona e si avvicinò. Lei alzò leggermente la testa guardandolo terrorizzata.

Un piacevole calore gli invase le membra.

Sorrise, godeva troppo nel suscitare paura nei suoi ostaggi “Non avere paura, non ho intenzione di farti del male”

In fondo era la verità, lei gli serviva solo per poter usare Portuguese senza problemi. Ovviamente se lui non avesse fatto ciò che voleva doveva infliggere del dolore a quel piccolo corpicino.

Sembrava provata duramente, aveva il viso scavato, delle occhiaie profonde e un corpo magro, che in anni migliori doveva essere stato ricco di curve fascinose.

Le prese il viso in una mano e lei rabbrividì. La osservò attentamente cercando di capire quale male la affliggeva.

“Sei malata?” lei annuì, senza poter parlare, a causa del fazzoletto che le copriva la bocca “Lui ruba per te?”

I suoi occhi si velarono di dolore e calde lacrime le solcarono il viso bagnando anche la sua mano. Le lasciò il viso, quasi scottato da quel profondo tormento.

Lei abbassò di nuovo lo sguardo, tornando a guardarsi le gambe e singhiozzando senza rumore.

Il suo gelido cuore perse qualche battito.

La vita era davvero ingiusta. Portuguese aveva decisamente derubato la persona sbagliata. Lui non poteva dare segni di carità, altrimenti sarebbe stato subito mangiato dai suoi sottoposti, primo tra tutti Mr. One, che ormai riusciva a tenere a bada solo perché aveva minacciato di portargli via la sua donna.

Si lasciò scappare un lungo sospiro. Che lavoro faticoso era in suo. Certo, all’inizio si era divertito molto, ancora oggi godeva nell’essere temuto e rispettato da tutti, però ormai era stanco, era nel giro da troppo tempo e quel collier era il suo salvacondotto per una nuova vita. A fine lavoro avrebbe avuto così tanti soldi da scomparire lontano e vivere in pace il resto dei suoi giorni.

Un mugugno indistinto lo distolse dai suoi pensieri.

Si girò vedendo che il suo prigioniero si stava svegliando.

Spostò con poca grazia la sedia dove era legata la ragazza esattamente davanti alla sua, e tornò a sedersi alla poltrona.

La prima cosa che Portuguese doveva vedere era la sua donna, per mettere in chiaro subito chi comandava.

Dio, essere sadico gli riusciva troppo bene per potersi sottrarre. Era un talento, un talento che sapeva sfruttare al meglio per il suo lavoro.

Il ladro aprì lentamente gli occhi, ci mise poco a capire in che situazione si trovava.

“Ben svegliato Ace, posso chiamarti Ace?” chiese sorridendo.

Quel ragazzo gli sembrava molto astuto e furbo, se l’avesse conosciuto in altre circostanze probabilmente l’avrebbe preso con sé.

Ace guardò la sua compagna scioccato per qualche secondo, poi si voltò verso di lui rivolgendogli uno sguardo di puro odio “Chi diavolo sei?”

Socchiuse gli occhi. Aveva coraggio per parlargli in quel modo, ma ovviamente non l’avrebbe passata liscia per un tale comportamento. Tuttavia non l’avrebbe punito davanti ad una donna.

“L’uomo a cui hai rubato il collier” rispose pacatamente.

Lui sgranò gli occhi.

Già, il collier non si trovava in casa sua quando l’aveva rubato, ma da tutt’altra parte, però gli apparteneva, almeno per altri cinque giorni.

Esalò il fumo del suo sigaro e fece una pausa teatrale per lasciare che il fumo si disperdesse intorno alla sua figura “Mi sembra scontato dirti che lo rivoglio”

“Non ce l’ho più, l’ho venduto”

Già, ci avrebbe giurato.

“Mr. Zero” si girò verso la voce del suo secondo che stava rientrando nella sala con una valigetta “Li ho trovati tutti”

Gli porse la valigetta. La prese e la aprì.

Wow, quanti soldi aveva accumulato quel piccolo ladro. Prese in mano una mazzetta di franchi ed attese sadicamente la sua reazione.

Portuguese sbiancò visibilmente.

Bingo, ora si che aveva la sua attenzione.

Il viso del ragazzo si distorse in una smorfia di rabbia “Sei un bastardo!” urlò “quei soldi sono miei!”

Rise di gusto. Quel ragazzo aveva davvero molto fegato, peccato che ogni insulto gli sarebbe costato molto caro.

Si asciugò con la mano buona una lacrima di ilarità, sorridendo divertito. Davvero pensava di poter fare qualcosa contro di lui? Povero sciocco.

“Non è esatto Ace, quei soldi appartengono a chiunque tu li abbia rubati, ma ora sono miei. Dubito che andrai a sporgere denuncia, o sbaglio?” chiese beffardo.  

“Figlio di puttana!” inveì con rabbia.

Ah, come continuava a peggiorare la sua situazione.

Notò che la ragazza aveva continuato a piangere per tutto il tempo. Si avvicinò a lei e le asciugò le lacrime con un fazzoletto.

 “Non azzardarti a toccarla” sibilò minaccioso.

Lo guardò, sembrava un cucciolo di gatto che minacciava un leone famelico, così sicuro della sua forza ma così stolto da provare a contrastarlo.

“Se no cosa fai?” lo sfidò.

“Giuro che ti uccido” i suoi occhi si accesero come dei carboni ardenti.

Ci teneva davvero tanto a quella ragazza. Beh meglio, così era sicuro che gli avrebbe riportato il collier.

Sospirò “Non hai speranze mi dispiace” disse iniziando a sciogliere le corde che tenevano legata la ragazza.

“Cosa fai?” chiese angosciato.

Sorrise vedendo il suo sguardo terrorizzato, sapeva che gli stava portando via la sua unica ragione di vita e non poteva far altro che compiacersene. Provava un piacere intenso a possedere ciò che era più caro ai suoi nemici.

“Ora noi andiamo a fare un giro” disse pacatamente alla ragazza “Tu farai la brava vero?”

Lei annuì meccanicamente.

“No!” urlò mentre cercava di liberarsi dalle corde “Lasciala stare! È gravemente malata!”

Lo guardò senza provare alcuna pietà “Occupati di lui, si merita una punizione per avermi insultato” disse al suo secondo.

Mr. One annuì scrocchiandosi le dita.

Prese la valigetta con i soldi e si avvicinò al ladro, si abbassò al suo livello per guardarlo dritto negli occhi “Hai quattro giorni, o lei morirà”

Lui come risposta gli sputò in faccia.

Sentì il sangue ribollirgli nelle vene, ma non lo toccò. Detestava macchiarsi i vestiti di sangue, poi faceva fatica a lavarlo via. Si asciugò il viso con il fazzoletto. Prese il cappotto che c’era sull’appendiabiti vicino alla porta e lo mise sulle spalle della ragazza.

“Noi andiamo” la spinse verso la porta “Non metterci troppo” aggiunse per il suo secondo.

Poi uscì dalla porta sentendo il primo pugno scagliarsi sul viso del ladro.

 

Uscì dalla stanza rossa chiudendosi la porta alla spalle.

Ispirò profondamente assaporando con gioia l’aria che la circondava. Non si era mai sentita così libera in tutta la sua vita.

Absalom le aveva dato i soldi per andarsene dal Moulin Rouge. L’aveva minacciata di morte se non si fosse presentata da lui il giorno successivo, ma non le interessava. Aveva già calcolato tutto, quella notte sarebbe andata da Ace, e con Nojiko e Rufy avrebbero preso l’ultima carrozza della notte che portava alla Manica. Poi, non appena arrivati alla costa, si sarebbero imbarcati sulla prima nave per l’Inghilterra e sarebbero spariti per sempre. Absalom non l’avrebbe mai più trovata e finalmente avrebbero potuto pagare l’operazione a Nojiko. Era l’inizio di una nuova vita.

Si diresse verso l’ufficio del suo capo.

Dio, per quanti anni aveva sognato di sbattergli in faccia tutti quei franchi e di urlargli “Ora non ti appartengo più! Cane!” e invece ora non provava un briciolo di rabbia. Era solo felice di poter abbandonare quel posto per sempre. Rimpiangeva solo di non poter dire addio a Franky, era stato il suo unico amico in quel posto, ma quella sera non si era fatto ancora vivo.

Arrivò davanti alla fatidica porta e bussò senza attendere oltre.

“Avanti”

Aprì ritrovandosi nello studio buio del suo capo, illuminato solo da poche candele poste sulle sua scrivania.

Come sempre lui era seduto alla sua poltrona a contare tutti i soldi che aveva incassato. Aveva indosso la solita camicia bianca e sopra il solito completo nero che arrivava dritto dalla migliore sartoria d’Italia.

“Nami, a cosa devo il piacere?” disse facendole segno di sedersi sulla sedia davanti a lui.

Si avvicinò alla scrivania e depositò il malloppo che aveva nella borsa “Me ne vado”

I suoi occhi si infiammarono per un istante e Nami riprovò il terrore che l’aveva accompagnata per tutti quegli anni. Lui era spietato, se una delle sue ragazze non rispettava le sue regole si sarebbe ritrovata presto a faccia in giù nella Senna.

Lui prese i soldi continuando a guardarla, senza dire una parola.

Era difficile capire cosa pensasse ma sostenne lo sguardo, ormai lui non avrebbe più potuto farle del male “Sono tutti, non sono così stupida da cercare di fregarti”

“Lo so” rispose semplicemente “Ne sei proprio sicura?”

“Cos’è? Detesti gli addii?” chiese con una nota ironica.

Lui sorrise leggermente “Se devo dire addio a te, sì”

“Beh, mi dispiace, ma sono sicura” così dicendo si voltò dirigendosi verso l’uscita.

“Hai una settimana per tornare e riprenderti questi soldi, se cambi idea..”

Si voltò a guardarlo un’ultima volta, davvero sperava che sarebbe rimasta di sua spontanea volontà?

“Addio Arlong”

Poi uscì dallo studio chiudendosi la porta alle spalle.

Ce l’aveva fatta. Era libera.

Il suo cuore accelerò frenetico, non riusciva ancora a crederci. Non vedeva l’ora di dirlo ad Ace. Finalmente potevano andare a Londra!

Presa da una frenesia crescente iniziò a correre verso casa, corse come non aveva mai corso prima, felice e spensierata. Poteva finalmente godersi la vita.

Arrivò nella via dove abitava e stranamente vide Sanji correre dentro il portone di casa sua.

Corrugò le sopracciglia, cosa ci faceva lì Sanji a quell’ora tarda?

Poco dopo vide il poliziotto inglese con una donna alle calcagna fare lo stesso.

Ma cosa diavolo stava succedendo?!

Corse verso il portone e salì velocemente le scale.

“Mi hai mentito!” sentì urlare il poliziotto.

“Senti, Sherlock Holmes dei  miei stivali, vedi toglierti di mezzo!” sentì replicare Sanji.

Arrivò davanti alla porta di casa sua e la vide aperta.

Sanji e il poliziotto continuavano ad urlarsi addosso. La donna che seguiva Roronoa stava soccorrendo Ace che era per terra con la faccia malridotta. La sua casa era sottosopra.

“Cosa sta succedendo?” chiese.

Tutti gli occhi si puntarono su di lei.

Nessuna risposta. Il silenzio che seguì alla sua domanda fu assordante.

Solo in quel momento si rese conto che mancava una persona, la più importante di tutta la sua vita.

Il suo cuore accelerò i battiti intuendo cosa fosse successo.

“Dov’è Nojiko?”

 

ANGOLO DI ROGI

Allora so che Crocodile aveva inizialmente detto ad Arlong che avrebbe dato due settimane ad Ace, ma diciamo che ha cambiato idea per una buona ragione, che si spiegherà nel corso della storia. Crocodile forse mi verrà un po’ OOC, però volevo prendere il punto di vista di un cattivo stanco di fare il cattivo e spero di non devastare troppo il suo carattere, dopotutto magari anche i cattivi si stancano di fare il loro lavoro no?

Ebbene sì, il proprietario del Moulin Rouge è Arlong, ve lo aspettavate? XD

Come avrete potuto notare tutta la storia gira intorno al collier di diamanti, e devo ammettere che l’illuminazione per far funzionare la storia mi è venuta da poche ore XD

Bon che altro dire, spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo!

Recensite mi raccomando! Vorrei sapere il vostro parere =)

Alla prossima!

   
 
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