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Autore: Nimirose    09/11/2012    5 recensioni
Seguito della Longfic "Comprare un Malfoy".
A volte i maghi del passato che credevamo eroi, non sono affatto tali, ma soprattutto, la loro storia è avvolta da talmente tanta polvere che nessuno può più distinguere il vero dal falso.
così, il Clan GrangerMalfoy profetizzato da Boudicca dovrà darsi da fare, tra una gag comica e una scena di caotico flirtare, per scoprire l'eredità di antichi e crudeli maghi celtici. Ma tutto, come sempre, ruota intorno a una cosa sola. Cos'è l'amore? Ed Eltanin, l'occhio del Drago, lo scoprirà in tempo per salvare il mondo magico?
N.B.: Non si parla nè di Silente nè di Harry, NON sono loro i falsi eroi!
Dramione, maneggiare con cautela.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Comprare la felicità'
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Ho avuto un blocco. Giuro. Non riuscivo più a scrivere una parola, anche se le idee erano tutte lì.
Infatti questo capitolo non mi piace, mi sembra scritto male e poco bilanciato.
Pazienza, vi dovrete accontentare, perché è stato davvero straziante rileggerlo e rendermi conto che non mi piaceva!
Nimi

*****
 
Parla Eltanin:
 
All’idea di portare con me James, l’altra metà del mio cuore, l’uomo che ha fatto di me una creatura d’amore invece che di furia, l’essere che più di tutti mi completa, ho avuto paura.
Cosa accadrebbe se mai gli succedesse qualcosa? Se per un fatale errore il mio potere dovesse sfuggire al mio controllo e schiantarlo al suolo? Cosa accadrebbe se fossi io la causa dell’apparire di dolore e panico su quel viso che per me è più prezioso della mia stessa vita?
Ma poi la mia mente ha capito quello che il mio animo, nel profondo, sapeva già.
Non solo non potrei mai fargli del male, ma soprattutto, lui per me viene prima di ogni altro, sopra ogni cosa, e le nostre anime sono così strettamente legate che non potrei sopportare la sua lontananza per più di poche ore.
Quindi, no, non partirei mai senza di lui.
E per lui, per difenderlo, per preservare ciò che siamo, abbatterò ogni minaccia, distruggerò con le mie stesse mani i demoni venuti dal passato per portare il male, annienterò Merlino, Morgana e Mordred, e finalmente vivremo una vita di pace.
Ma non permetterò che qualcuno, magari James stesso, muoia in questa mia battaglia, e l’amore che provo per lui mi ha reso solo più determinata. Creerò un esercito, il mio Clan, la mia famiglia, i miei fratelli e sorelle, che fino ad ora hanno giocato alla guerra con gli immensi poteri che Boudicca ha donato a loro e a me alla nascita, stanno per divenire la punta di diamante dell’armata del bene più potente che sia mai esistita.
Il mio padrino Harry, ai tempi della seconda guerra magica, si impegnò molto, imparò incanti e fatture e alla fine sconfisse il suo nemico, e anche lui lo fece per salvare il suo cuore, la sua Ginny. Ma molte vite si persero in quella battaglia, molti morti pesano sulla sua coscienza, per quanto il senso di colpa sia mitigato dal sapere che molte altre vite avrebbero potuto andare sprecate se avesse agito differentemente. Lui stesso me lo disse, quando ero ancora una bambina, chissà, forse proprio come se avesse avuto un presentimento di quello che avrei dovuto affrontare più avanti.
Io però non sono il mio padrino, e arriverò pronta alla mia guerra. Arriverò con un esercito di guerrieri addestrati, la cui magia è forte, e alcuni dei quali sono nati appositamente per quel momento. Non lascerò scegliere al mio nemico il campo di battaglia, al contrario, lo spingerò a sfidarmi dove e quando io preferirò.
Nel mio cuore scorre una magia antica quanto la terra e il cielo, e alla testa dei miei fratelli combatterò per proteggere l’altra metà del mio spirito.
Perché alla fine, tutti noi dobbiamo combattere per qualcosa, ed io ho scelto di combattere per difendere il mio amore per James.

 

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Sotto il pallido sole di ottobre le scaglie nere di Rastaban brillavano come pietre preziose, mentre il drago si stiracchiava ozioso vicino al lago creato dalla sua compagna all’interno del meleto.
Eltanin intanto passava le mani piccole e delicate lungo il suo collo, accarezzandone la struttura e i muscoli forti e vibranti che si potevano percepire sotto le squame nere. Conosceva l’animale, e sapeva che dopo essere ritornato alla sua forma originale, anche se non lo dava a vedere, era sempre lievemente teso e nervoso, leggermente agitato, così cercava di rassicurarlo, nonostante scalpitasse quanto se non più di lui all’idea di potersi alzare in volo.
Qualche passo più distante, la bocca spalancata, la mascella quasi disarticolata, James Potter fissava la strana coppia con un misto di ammirazione e incredulità. Gli era capitato di vedere il drago in “versione integrale” , ma lo spettacolo della trasformazione era ancora inedito, per lui. Così si limitava ad osservare rapito l’animale possente che affiancava la donna della sua vita, senza trovare il coraggio per avvicinarsi.
 
Eltanin non aveva mai volato in compagnia, tanto meno in compagnia maschile, e quindi non aveva nemmeno riflettuto sull’effetto che Rastaban e il volo avevano su di lei, su quell’effetto che la privava di ogni freno inibitore, spronandola verso ciò che è sconosciuto ma desiderato. Così, appena fu interamente a contatto con il drago, senza troppo riflettere, cominciò a levarsi le vesti per poter meglio aderire alle nere scaglie di Rastaban, che reagiva alla presenza della ragazza con un cupo brontolio per lui associabile alle fusa di un gatto. Perdendosi sempre più con i pensieri nel cielo che iniziava a coprirsi, Eltanin si sciolse i lunghi capelli e saltò agilmente sul dorso del drago, sdraiandosi indolente a pancia in giù sulla schiena dell’animale.
Ormai immersa nelle sue riflessioni, rapita dall’imminente tempesta, incredibilmente assorta e proiettata in quel mondo di scaglie nere di drago, pelle bianca come giglio e fiori rosso sangue, voltò il viso verso James, che la guardava sempre più sconcertato e stupito, seppur incanto dalla bellezza di ciò che vedeva. Pigramente, con aria maliziosa e pura assieme, la ragazza gli fece segno di raggiungerla, e quando lui non riuscì a saltare con la stessa sua agilità, lei gli afferrò un braccio e lo trascinò di forza al suo fianco.
 
Prima ancora che James potesse gridare, spaventarsi o protestare, Eltanin lo guidava in quella che era la prima esperienza straordinaria della giornata, a cavallo di un drago nero, abbracciato alla donna più bella del creato, per di più completamente nuda, e in alto nei cieli, ad attraversare nuvole di tempesta facendo lo slalom tra i fulmini. Se in quel momento gli avessero chiesto di nominare una cosa qualsiasi da ottenere per magia, qualsiasi cosa, il ragazzo non avrebbe saputo rispondere.
Gli sembrava di avere già tutto.

*************************

  
Hogwarts, aula di difesa, stessa ora.
 
Se in un primo momento, quello di furia omicida verso James, i gemelli avevano pensato di poter ricondurre il padre a più miti consigli, davanti alle lacrime inarrestabili, ai gemiti e ai singhiozzi, gettarono la spugna.
Mentre l’indegna figlia di Harry Potter continuava a ronfare con gusto qualche banco più in là, Pegasus e Phoenix si rassegnavano a concludere la mattinata in bellezza tra parenti e pianti.
E a proposito di Lily, era evidente che la ragazza a dormire ci aveva preso gusto, visto che nonostante l’esaurirsi  dell’effetto della scarica di Eltanin, quella continuava a russare imperterrita.
Così, in quell’ambiente rilassato e soprattutto silenzioso, i due ragazzi, che non per nulla erano chiamati “i gemelli diabolici”, si organizzarono per portare da loro molto velocemente, in un battito di ciglia diciamo, l’unica persona che avrebbe potuto riportare il padre alla ragione.
I gemelli si apprestavano a organizzare un passaggio (assolutamente illegale) in metropolvere nel camino dell’aula di difesa per la loro madre, l’autorevolissima, nonché potentissima, bellissima e spesso e volentieri terrorizzante, Hermione Granger Malfoy.
Ma come si dice di solito, a mali estremi, estremi rimedi.
Mentre Draco Lucius Malfoy Granger continuava a lamentarsi e a piangere, agitandosi sulla sedia, Phoenix mandò Ankaa, la sua fenice, ad avvertire la madre del camino che si sarebbe aperto di lì a poco e dell’emergenza in corso, mentre Pegasus armeggiava con alcune polveri all’interno della canna fumaria. Degni eredi dei gemelli Weasley, tendevano a unire l’esperienza avventurosa dei genitori e la tendenza allo scherzo del padrino, ossia George Weasley, in una combinazione che definire esplosiva è poco, erano le menti diaboliche dietro qualsiasi grande scherzo mai fatto a Hogwarts dai tempi di Fred e George, anche se non sempre gli esecutori.
In ogni caso, cose come creare passaggi illegali per la metropolvere non erano certo una novità per i due ragazzi, che eseguirono i compiti velocemente e con poca fatica.
In meno di dieci minuti che ebbero come sottofondo grida isteriche e singhiozzi, Pegasus e Phoenix avevano sistemato tutto, Ankaa era tornata, e il gruppetto stava aspettando la grande matriarca, eccezion fatta forse per Draco, che non faceva altro che piangere.
 
Quando Hermione Granger comparve nell’ampio camino dell’aula di difesa, l’espressione sul suo volto era di ghiaccio. La donna uscì dalla canna fumaria facendo ticchettare gli alti tacchi a spillo sul pavimento di pietra, ancora avvolta da un ampio mantello rosso, che gettò veloce sulla cattedra, prima di andare a piazzarsi esattamente davanti a suo marito, ancora legato e immobilizzato.
Gettò uno sguardo sconsolato ai figli, scosse la testa rassegnata, e, strizzata nel suo elegante tailleur rosso fuoco, con tutta la potenza della sua mano, piazzò il primo ceffone della giornata.
SLAP.
Sulla pallida gota di Draco Malfoy Granger comparvero cinque dita rosse ben delineate mentre il suo viso si voltava verso destra per la forza dell’impatto. Mentre assorbiva il colpo, il biondo tacque, giusto quella frazione di secondo che gli permise di tornare a voltarsi verso i famigliari e ricominciare a caragnare.
-La mia bambina! Me l’hanno rapita.. Lei! La luce dei miei occhi! È solo una..-
SLAP.
Hermione, sotto lo sguardo tra lo scoraggiato e il divertito dei figli, diede al marito un secondo ceffone, e, vedendo che si apprestava a ricominciare a piangere fiumi di lacrime per la sua “bambina perduta”, gliene assestò altri due, per buona misura.
SLAP, SLAP.
Draco vide rosso e poi viola, mentre la sua faccia, a suo parere ormai attaccata al resto del corpo solo per un esile filamento di tessuto muscolare, si girava di qua e di là sotto il tocco non propriamente delicato, ma indiscutibilmente deciso della moglie. Sollevò lo sguardo a fissare gli occhi di quest’ultima, laghi profondi in cui amava perdersi.
-Amore mio! La nostra piccola..- iniziò a dire.
-“amore mio” un paio di zufoli, Draco Lucius Malfoy.- lo fermò quella, mandando lampi dagli occhi. –Cos’è ‘sta scenata da “Apocalypse Now?”-
Mentre i gemelli cercavano, senza troppo riuscirvi, di trattenere le risate, Draco interruppe i gemiti per strizzare gli occhi e guardare con aria confusa e stranita l’amata consorte.
-Apo-che??- chiese, indeciso se sentirsi insultato o meno.
Hermione scosse la testa, volgendo gli occhi al cielo. –Lascia perdere Draco. E piantala di piangere!-
-Ma tu non capisci! L’ha rapita! Lui..-
-Merlino, Morgana e Circe!- strillò la donna –Chi per tutti gli dei è stato rapito e da chi, inutile furetto in forma umana?-
-Ehi!!- protestò sdegnato il biondo, guardandola storto, ma la matriarca a quanto pareva non era decisamente dell’umore di scusarsi, e lo fissò torva. –Sì sì, non ti arrabbiare!- continuò allora lui –ma lui l’ha rapita! E i nostri figli degeneri non mi lasciano andare a ucciderlo!- urlò poi. Vedendo che Hermione si limitava a sollevare il sopracciglio curato con espressione interrogativa, il biondo la fissò con aria sconvolta e gridò, disperato: -Nin! Nin è stata rapita!- strillò infine.
A quelle parole, il viso di Hermione si vece pallido come il marmo, e mentre già sfoderava la bacchetta per massacrare l’eventuale rapitore, si volse verso i figli imprecando. –Per quale dannatissimo motivo avete legato vostro padre quando la mia Nin è stata portata via?- ringhiò nella loro direzione.
Dopo un iniziale momento di puro terrore, poiché si sapeva che Hermione Jean Granger Malfoy, se arrabbiata, non faceva prigionieri, i due gemelli si fissarono l’un l’altro, poi fissarono il padre legato, e infine tornarono a guardarsi negli occhi, scoppiando a ridere.
-Mamma davvero, tra pochi minuti ti sentirai taaaanto ridicola ad avere ancora in mano quella bacchetta..- sghignazzò Pegasus. La madre li guardò confusa e rimise la bacchetta al suo posto, nel fodero di cuoio che portava al braccio sinistro, fatto su misura per lei.
-Parlate, allora. Dove diavolo è vostra sorella?- chiese, con tono esigente.
-A Lif. O almeno è lì che è diretta.- disse semplicemente Phoenix.
-E il fantomatico rapitore?- li incalzò Hermione.
-Oh quello!..- iniziò Pegasus, venendo interrotto dalla vocina squillante di Lily, che a quanto pare si era svegliata, e dopo essersi messa comoda a gambe incrociate sul banco dove aveva dormito fino a qualche minuto prima, osservava sorridendo la scena.
-A questo posso rispondere io!- trillò, tirando fuori da una tasca della divisa una mela rossa e succulenta e staccandone un morso con gusto. Mentre ancora masticava, richiamò l’attenzione della donna e continuò, allegra: -Credo che il prof si riferisca a mio fratello!- esclamò, entusiasta –Non è fantastico?? Probabilmente diventeremo parenti!- strillò felice, lanciando in aria per errore la mela smangiucchiata.
Dopo aver ascoltato queste poche parole, Hermione si volse nuovamente verso i figli, e con voce gelida disse: -Esigo una spiegazione.-
Pegasus arrossì, mentre Phoenix era ormai piegato in due dalle risate, e cercava di non cascare a terra.
-Mettiamola così mamma: Nin ha una certa età, e poi..- cercò di spiegare Pegasus, terribilmente imbarazzato.
La donna si ritrovò a rovesciare di nuovo gli occhi al cielo e rispose secca: -Ma sì, non mi interessano i dettagli della vita sessuale di mia figlia maggiore! Ha il diritto di fare le sue scelte, e Merlino sa che quella ragazza ha più buon senso di tutti noi messi insieme. Ma voglio sapere dove è ora e con chi. Parlate!- con questa affermazione andò molto molto vicino ad uccidere il marito provocandogli un attacco di cuore.
Draco tacque di botto, ponendo fine anche ai gemiti e ai singhiozzi,  e la fissò terrorizzato, mentre i gemelli si guardavano chiedendosi quanto rivelare.
-Allora?- chiese la donna, impaziente.
-Beh,- cominciò Phoenix, rosso per le risa e ormai seduto a terra, dove era cascato per il troppo divertimento. –Beh, direi che tua figlia s’è innamorata, mamma. Ed è una cosa seria, mica quisquilie!-
-Traduci.- chiese di nuovo Hermione.
-Allora, da dove cominciamo?- si domandò il ragazzo, fissando il fratello. –Meglio dall’inizio, circa. Diciamo che si è innamorata di James Potter, gemello della folle ragazza seduta dietro di te- fece una pausa, mentre la madre si voltava a dare un’occhiata veloce a Lily, non avendo a disposizione il sopracitato gemello. –E pare si siano scambiati anche un bacio, perché tutta Hogwarts ha tremato è risuonato di un nuovo potere l’altra notte.- si fermò a riflettere, per poi riprendere, incitato dal fratello. -Nin è cambiata, mamma, l’amore per quel ragazzo l’ha cambiata. Ha una nuova energia, un potere diverso, e stupendo quanto temibile. Non è stato solo il bacio a cambiarla, ma i sentimenti che ha liberato, crediamo.-
-Sì. E il problema è che non li controlla più come prima. Per quanto sia immenso il suo autocontrollo, stamattina ha rischiato di friggere l’intera sala grande solo perché alcune fanatiche si erano avvicinate a James. È lui l’unica cosa in grado di destabilizzarla ora. Quindi è partita assieme a lui per Lif, per imparare. Tornerà la prossima settimana, intanto ci ha organizzato e lasciato dei compiti da eseguire.- terminò Pegasus.
Hermione rifletté un secondo sulla cosa, scosse la testa e sorrise, al pensiero della sua figlia maggiore innamorata. –Finalmente..- mormorò a mezza voce, mentre allungava la mano a fare una carezza al povero Draco, ancora legato come un salame e nuovamente piangente. Gli asciugò le lacrime con le dita e si chinò finché il suo viso non arrivò all’altezza di quello del marito. –Draco.- disse dolcemente –Draco, amore mio.. Noi ci siamo trovati. E’ stato quasi un miracolo, ma ci siamo trovati. Ci siamo amati, anche se i nostri cuori sembravano non poter funzionare mai più.- fece una pausa, accostando la guancia a quella di Draco –Vorresti davvero negare questa possibilità anche a tua figlia?- gli domandò.
-No.- la risposta del biondo, secca, ma sentita e piena di amore, arrivò dopo qualche secondo, durante i quali il panico all’idea di perdere la figlia prediletta, il dolore che provò capendo di doverla lasciare andare, si misurarono con la gioia per lei e l’orgoglio per cotanta figlia. –No, non lo impedirò.- sospirò l’uomo, sotto lo sguardo comprensivo della moglie.
E appena pronunciò queste parole, un tornado rosso gli si scagliò addosso, mentre era ancora legato, e lo trascinò a terra, sedia e tutto, in un fiume di lacrime e di parole. –Oh Prof!- singhiozzava Lily, indegna figlia di Harry Potter, aggrappandosi alla camicia del vecchio nemico del padre, -Professore, lei sì che è un uomo buono! Così comprensivo! Saremo parenti allora!- strillava la ragazza, soffiandosi rumorosamente il naso in un lembo del suo mantello.
A quel punto, Pegasus, che al contrario di suo fratello si teneva ancora in piedi, si schiantò proprio a terra dal ridere, fissando la scena terribilmente comica davanti a lui e il viso sconcertato e terrorizzato del padre.

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Isola di Lif, qualche ora dopo.
 
Rastaban atterrò sul terreno consacrato di Lif poche ore dopo, depositando a terra i suoi passeggeri, tra tuoni e lampi e pioggia.
Mentre James si dava alla discesa cercando di non incespicare troppo, Eltanin scivolò giù dal dorso del drago con agilità, respirando a fondo l’aria della sua isola, e godendosi la sensazione della sabbia sotto i piedi. Si stiracchiò come un gatto sonnacchioso, felice di essere lì, felice di essere con James, felice di essere viva.
Sentiva ogni cosa. Sentiva il respiro lento delle piante, il gorgoglio felice del lago, il costante e quieto spirito di Boudicca. La vita pulsante del mondo le sembrava avere il cuore in quell’isola, e si sentiva come se questo cuore battesse solo per lei, facendola vibrare e fremere.
Si inginocchiò sul terreno sabbioso, sotto lo sguardo stupito del ragazzo, che ancora non aveva passato lo shock causato dalla sua nudità, e mentre il cielo tuonava e dardeggiava, e la pioggia fredda, acqua di vita, le cadeva sul volto, infilò le mani nella terra, assorbendone la forza e godendone la sacralità.
Con le dita nella profondità dell’isola, ascoltava, in silenzio. Ascoltava e percepiva, vita e morte in un unico ciclo ripetuto, fiori rosso sangue che nascevano e altri che appassivano, in un continuo ricambio di realtà su quel suolo. I fiori toccarono la sua mente, e poi il suo cuore, allungando piano le loro radici e i loro canti fino a lei.
Eltanin non si trattenne, e cantò con loro, una nenia dolce, dai toni bassi, che narrava di vita e di morte, di coloro che nascono e di coloro che sono, ma anche di coloro che non esistono più ma che furono. Un canto pregno di significato, ma privo di furia. Con la commozione nel cuore, l’amore nell’anima e la comprensione nello spirito, Eltanin cantò nella lingua dei fiori rosso sangue, narrando dei sacrifici che venivano fatti  per permettere loro di vivere, del vento che li sfiorava di giorno, delle stelle che parevano pregare per loro ogni notte.
Eltanin cantò un canto antico, che né umano né dio aveva mai udito, e questo fu il regalo dell’isola di Lif per dimostrarle il suo amore.
-Canta, mia dolce Eltanin, canta..- mormorava Boudicca, piangendo lacrime trasparenti.

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Hogwarts, Aula di difesa.
 
Phoenix guardava la scena allibito, inorridito quasi quanto il padre, mentre al contrario, il fratello si rotolava in terra dalle risate.
Dopo qualche momento ancora di confusione e abbracci lacrimosi da parte di Lily, Hermione gettò un’occhiata ai figli, perché si decidessero a fare qualcosa in merito. Occhiata che andò completamente sprecata con il primo, ma andò a segno con Pegasus, che si alzò ancora sghignazzante per strappare il Draco dalle grinfie dell’indegna figlia di Harry Potter.
Sempre ridendo, se la caricò in spalla e fece un cenno al gemello, che si accomiatò dai genitori balbettando: -Be.. Bene. Direi.. Direi che.. ora noi.. beh, ora noi andremmo, ecco. Io e Pegasus dobbiamo fare un piano di allenamento e divisione compiti per gli altri del gruppo.. sai mamma, mentre Nin non c’è dovremmo cominciare a formare una specie..- e lì si bloccò incerto se dire e quanto dire, ma fortunatamente gli venne presto in aiuto il fratello, che cominciava a stancarsi del suo fardello.
-Sì, sì, bla bla. Sai quello che avete fatto voi al quinto? Quando Harry s’è messo ha insegnare difesa a tutti? Una roba simile, ma più organizzati. Dobbiamo formare un vero esercito. Almeno, questo è quello che dice Nin.- Scrollò le spalle, per quanto gli era possibile. –Quindi ora porto questo pacco.. (termine che provocò ulteriori grida di protesta da parte del famigerato “pacco”) in camera sua, poi andiamo in biblioteca e ci organizziamo. A pranzo dobbiamo avere per forza qualcosa da presentare ai ragazzi..-concluse lanciando uno sguardo al fratello, che annuì e si volse per uscire.
Hermione annuì, pensierosa, e prima di lasciarli andare ricordò loro l’utilità del sistema da lei ideato dei galeoni d’oro che richiamavano a raccolta i loro proprietari. Dopodiché, i due gemelli sparirono, con tanto di Lily urlante appresso, e i due coniugi Granger Malfoy rimasero soli nell’aula.
 
-Tesoro..- biascicò Draco, ancora legato alla sedia ormai rovesciata. –Tesoro, scusa..-
-Sì, Draco?- chiese Hermione, sovrappensiero.
-Senti tesoro, lo so che sei un tantino portata al sadismo, ma forse qui si esagera no?- protestò, lievemente irritato.
A quel punto la donna si voltò a guardarlo corrucciata, ma cosa mai voleva quel furetto, ancora! Così lo vide, accartocciato a terra, impacchettato come un salame e stropicciato dalle lacrime di poco prima. Non si trattenne e scoppiò a ridere, di quella risata pura e gioiosa che nasce dalla pancia, e che diciassette anni prima il marito le aveva restituito.
-Sai Malfoy..- disse, chinandosi verso di lui con aria sorniona –Questa tua “situazione” mi ricorda qualcosa.. e tu sai che effetto mi fanno certi ricordi..- terminò, mentre lo sguardo le si faceva vitreo.
-Già!- strillò lui, -pensa che anche io prima ho detto..- si fermò un secondo, riflettendo sulle ultime parole della moglie. –Oh.- mormorò, sorridendo felice, e cercò disperatamente di liberarsi delle corde, per poter rivivere certi “ricordi” con la moglie, che però scoppiò a ridere, tirò su lui e la sedia, per quanto ben impacchettati, e lo liberò con un piccolo incantesimo.
-Ora vieni a prendermi, Malfoy!- trillò, dopo aver sigillato la porta dell’aula.
-Arrivo, mia bellissima!- ruggì lui, per inchiodarla pochi secondi dopo a una parete.
-Oh, Malfoy!- strillò Hermione, imitando la voce di un’adolescente qualsiasi. –Dimmi, Draco,- sussurrò poi, con la voce roca per la voglia –Quante ragazzine hanno gridato il tuo nome tra queste mura?-
Lui la rovesciò sulla scrivania, facendo volare pergamene e volumi ovunque. –Nessuna di cui possa ricordare il nome.. Per me esiste il tuo solamente, e sei una donna, mia stupenda Hermione..- mormorò, prima di baciarla con ardore e lasciarsi andare con lei alla passione.
Intanto, sul castello si era scatenata l’ennesima tempesta.
Perché si sa, anche gli dei piangono quando Draco ed Hermione si amano.
 

Qualche momento dopo, quando entrambi si furono rivestiti, e sfoggiando espressioni terribilmente soddisfatte aprirono la porta, si trovarono davanti un gruppetto di studenti Tassorosso del primo anno che cominciava a riunirsi davanti all’aula per la lezione.
Hermione, la chioma scarmigliata e i vestiti (per quanto tutti indossati) ancora in disordine, si ritrovò a venir fissata da una massa di ragazzini stupefatti, che fulminò uno per uno.
-Invece di stare lì a guardare con la bocca aperta come pesci lessi, rendetevi utili, ragazzini.- brontolò. –La lezione è annullata, ma voi avete un paio di compiti da svolgere. Prima cosa dividetevi e andate ad avvertire tutti gli insegnati a capo delle case.. Caro, chi sono adesso? Lumacorno per Serpeverde, certo. La Sprite per Tassorosso..  Corvonero, Vitious, ovvio. Ma chi c’è per Grifondoro adesso che..- si interruppe, allo sguardo allarmato di Draco. –Ehm. Chi c’è a capo di Grifondoro?- chiese con fare autorevole.
Poiché tra i ragazzini il silenzio continuava, si volse verso il marito, che rispose senza esitare: -Seamus. Seamus Finnigan.-
-Dai!- ribatté lei stupita. –Addirittura capo della sua casa? Bravo il nostro Seamus!- sorrise.
-Ehm.. Cara?- la interruppe Draco.
-Sì?-
-I ragazzi. I compiti.. che volevi fargli fare?-
-Aaah, già.- si volse di nuovo verso gli studenti e sorrise. –Allora, tu, andrai dalla Sprite- disse indicando un ragazzo a caso –Tu, da Lumacorno, tu da Vitious e tu.. tu da Finnigan. Andate dai professori, e dite loro che sono arrivata, che mi fermerò qui per tutta la settimana e che a cena dovremo discutere di alcune cose.-
Hermione fece per andarsene insieme al marito, ma un lieve –Scusi..- dalla folla dei ragazzi richiamò la sua attenzione.
-Sì?- domandò, alzando il sopracciglio, identica alla figlia maggiore.
Il ragazzo deglutì rumorosamente, ma poi si decise: -Scusi.. Ma lei chi è?-
Draco scoppiò a ridere, divertito dalla domanda, che ormai nessuno più poneva loro, mentre la donna sorrise. –Taci Draco, come sei scortese!- sibilò –Io, ragazzino, sono Hermione Jean Granger Malfoy, moglie del vostro attuale professore di difesa, vostra futura professoressa di difesa, madre del Clan Granger Malfoy.. ebbene sì, quelle meraviglie son tutti figli miei.. eroina di guerra, donna più potente ricca bella e famosa del regno magico. Quindi, tesoro, sono certa che i professori vorranno essere avvisati del mio arrivo.-
Un gridolino scappò di bocca al ragazzo che aveva avuto l’infausta idea di porre la domanda, e accompagnato da un coro di urletti, scattò verso l’aula di Babbanologia, dove avrebbe trovato il professor Finnigan, seguito a ruota dagli altri studenti.
Sul viso di Hermione si dipinse un ghigno soddisfatto.
-Tesoro, come avrei fatto a crescere tutti quei figli senza di te? Tu sì che sai come trattare i giovani amor mio!- le bisbigliò Draco in un orecchio, facendola ridere.

 
 *******
 
Corridoi vicino alla biblioteca
 
-D’accordo, Lily, se ti lasciamo andare prometti che non strillerai? Sai com’è, qui siamo davvero vicini alla biblioteca..- cominciò Pegasus.
-E poi non ci piace tenerti imbavagliata, ma lo faremo, se ci costringi..- continuò Phoenix, per poi liberarla dal fazzoletto che le avevano cacciato in bocca per evitare che le urla della ragazza si udissero per tutto il castello.
-Ouuuuf..- sospirò lei, seduta per terra, la schiena contro il muro. –Ma dico io, proprio voi non le conoscete le buone maniere eh??- bisbigliò infuriata.
-Sì, infatti, siamo due maleducati per definizione, ora potresti, gentilmente fare la brava ragazza?- tentò Phoenix.
Lei lo fulminò. –Te, poi, non mi stai simpatico proprio per niente. L’altro te è meglio.- si imbronciò, prima sollevarsi e afferrare entrambi per le braccia, trascinandoli verso la biblioteca. –Beh, visto che dobbiamo, vediamo di fare i compiti. E poi sono sicura che ci saranno anche Galen e Dominique, dovevano studiare un piano per i turni di guardia, e pure i Nott, quindi anche le gemelline, Caillean e Lupus. Forse anche Molly. E quindi anche Fred e Roxy, avranno incantato Madama Pince per cercare altri libri, anche io voglio fare Indiana Jones in biblioteca! Scommetto che troverò più libri di tutti!-
E con questa entusiastica affermazione, la rossa si precipitò all’interno dell’un tempo silenzioso istituto, trovando, in effetti, una corrucciata coppia composta da Galen e Dominique che cercava disperatamente di concentrarsi su alcuni fogli con liste di nomi, giorni e orari. Al loro fianco, c’erano Caillean e Lupus immersi nella lettura di voluminosi tomi dall’aria noiosa, e a quanto sembrava dai loro visi irritati, poco utili. Lirael, accanto alla sorella, sfogliava annoiata un elenco di titoli, ma si illuminò come un albero di natale al solo scorgere Phoenix, e gli corse incontro provocando la caduta di almeno tre pile di libri. Madama Pince era in un angolo, sfogliando le pagine di un libro senza apparente interesse, e sembrava in trance.
Nella sezione proibita, Fred e Roxy  guidavano le operazioni di scavo, come si sarebbero potute chiamare, poiché comprendevano anche degli scavi effettivi, trapanazioni di mura, rilevamento e rimozione di doppifondi segreti, il tutto con l’obbiettivo di trovare  volumi nascosti, che passavano poi ai gemelli Nott di modo che questi li esaminassero per decidere se rimetterli via o tenerli fuori, per analizzarli più a fondo. Intanto, Bryan e sua cugina Molly mappavano gli scaffali e i muri della biblioteca, compresi i nascondigli, per ogni eventualità.
Qualche tavolo più in là, Cass e Gin si davano lo smalto a vicenda, consultando importantissime riviste sui colori dell’inverno che stava arrivando, mentre Louis cercava di carpire da loro almeno un paio di segreti su come conquistare una donna e le gemelline lo prendevano in giro senza pietà.
-Visto?- esclamò sorridente e soddisfatta Lily, indicando Zabini, Weasley, Nott e Granger Malfoy al lavoro. –-Manca solo Orion! Ehi, ma non doveva non rimanere mai solo?- domandò, arricciando le labbra.
-Cazzo!- imprecò Pegasus. –Ehi voi!- strillò, rivolgendosi agli altri. –Ehi voi! Mi ascoltate?- gridò, infuriato. –Tutti a lavorare, però vi siete dimenticati della cosa più importante! ORION dov’è? E Mortimer? LI AVETE LASCIATI SOLI!- i suoi occhi grigi mandarono lampi, mentre il resto del gruppo si immobilizzava sul posto e impallidiva. La bocca si storse in una smorfia di pura rabbia, mentre afferrava Lily per un braccio e la trascinava fuori. –Andiamo Lily. E speriamo che non sia troppo tardi. Phoenix, comincia a pensare al piano di allenamento.-
E mentre trascinava con sé la ragazza verso l’aula di Babbanologia dove si trovava in quel momento Orion, o almeno avrebbe dovuto trovarsi, Pegasus non smise un attimo di pensare a quanto si sentivano persi senza la loro sorella maggiore. A quanto lei li guidasse, sempre e comunque, e a quanto fosse pesante il fardello che dovevano prendersi in carico loro in sua assenza, anche se suddiviso su parecchie spalle.
-Non ne facciamo una giusta!- imprecò, strattonando Lily, che, per una volta, davvero non aveva colpa. –Nemmeno mezza giornata! Non dico un giorno intero, nemmeno mezzo! E già l’abbiamo messo in pericolo! Divina Circe, proteggici tutti.. Ma soprattutto, riportaci Nin in fretta!- e con un ultimo scatto, raggiunse l’aula.
Davanti ai due grandi battenti di legno massiccio, inchiodò di botto, ansimando, e catapultando la rossa figlia di Potter verso il pavimento, nell’impeto del momento.
-Ok. Ora entro, anzi entriamo, tu prendi Orion, e io, se quel maledetto di Mordred l’ha sfiorato anche solo con un dito, lo ammazzo. Ok Lily?- chiese, fissando la porta chiusa. –Ok Lily? Ma dannazione, perché non mi rispondi??- chiese irritato, per poi volgere lo sguardo intorno a sé e scoprire che la rossa lo fissava con aria piuttosto infuriata da terra. –Ops. Scusa Lily!- esclamò allora Pegasus, trattenendo una risata.
-Vabbeh. Voi Granger Malfoy non ce l’avete una via di mezzo eh?- lo fulminò lei, tirandosi in piedi con la divisa che andava ovunque tranne dove avrebbe dovuto. –Ora andiamo, va’.- concluse ridacchiando.
Prendendo un gran respiro, Pegasus spalancò diretto la porta dell’aula, facendo irruzione nella stanza, e sbalordendo professori, studenti e persino i personaggi di un paio di quadri.
Mentre Lily Potter sorrideva alla classe con aria divertita e trasognata, fischiettando allegra e salutando tutti mentre faceva riverenze ed inchini agli stupefatti allievi del primo anno, Pegasus scrutava l’aula in cerca del fratello minore e del suo eventuale persecutore.
-Professore, chiedo scusa per l’intrusione.- iniziò, con voce profonda –Cerco mio fratello Orion Granger Malfoy, un’emergenza di famiglia. Ora.- il tono era imperioso, quasi un comando, e più che chiedere ordinava. Seamus lo trovò molto simile a quello usato dal padre Draco Malfoy in certe situazioni, anche se mai con i figli, da quanto aveva capito, e per questo si affrettò a rispondere.
-Non si sentiva bene, così un suo compagno l’ha accompagnato in infermeria.-
Gli occhi argentei di Pegasus si accesero d’ira, e la sua bocca si storse in una smorfia crudele, mentre Lily smetteva di insultare le matricole e si immobilizzava sul posto.
-Chi e quando?- chiese Pegasus, gelido, e quando notò l’espressione confusa del professore ripeté: -Chi l’ha accompagnato e quanto tempo fa?-
-Ah!- rispose Seamus –Un certo Mortimer Smith, qualche minuto fa.. perché?- domandò, sempre più confuso.
-Questo non la deve riguardare, sono affari del Clan. E come ben saprà, non è bene mischiarsi negli affari del Clan. Tutto quello che deve sapere è che Mortimer Smith non deve nemmeno avvicinarsi a mio fratello Orion, e che se accadrà ancora, sarà lei a subirne le conseguenze.- Pegasus si voltò di scatto, afferrando per un braccio Lily, che aveva cominciato a imprecare appena sentito il nome mortale di Mordred, e trascinandola fuori –Vieni Lily. Andiamocene. Dobbiamo recuperare Orion.-
-E picchiare Mordred?- sussurrò lei con il sorriso sulle labbra, mentre già oltrepassavano i portoni dell’aula.
-Anche quello se ti va.- rispose lui, una luce divertita negli occhi e un pensiero costante in mente.
Ma quando torna Nin??

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Isola di Lif, mattina
 
James era rimasto come in trance a osservare la sua Eltanin cantare con i fiori sanguigni dell’isola, fondersi con essi, creare il loro antichissimo cerchio di nascita, vita e morte con la sua sola voce.
Era rimasto immobile, preso in un incantesimo di infinita bellezza che lo scuoteva da dentro e rendeva anche lui parte di quel terreno sacro che Eltanin stava pregando con la voce e con il corpo.
Ora iniziava a comprendere come potesse Rastaban rimanere ore, giorni, settimane, fermo a vegliarla, su quell’isola, in completa risonanza con lei e con il suo cuore, perché piano piano, anche il suo animo cominciava a danzare allo stesso ritmo di quello di lei.
Era una cosa infinita e magica allo stesso momento, era breve, lunghissima e senza tempo, e in lui non vi era alcuno stimolo se non accondiscendere alle silenziose parole di Eltanin.
Volare era stato selvaggio e incontrollato, libero e urlato, mentre questo, questo era silenzio e preghiere, voce antica e lacrime, comprensione e disperazione. Questo era la tempesta di fulmini di sangue, controllata dalle mani sante di Eltanin, santa ai suoi occhi e a quelli del mondo che doveva salvare.
 
Boudicca aveva osservato la sua pupilla cantare le canzoni antiche dell’isola, nella lingua della terra, e piangendo lacrime invisibili a molti, aveva sussurrato la sua approvazione. Aveva guardato dietro di lei, piangendo per l’amore che legava i due giovani, e che aveva temuto non sbocciasse mai, ma che era infine divampato, costruendo un nuovo potere dentro una nuova Eltanin, migliore di quanto mai avesse potuto immaginare. E aveva guardato gli occhi del giovane, leggendovi solo amore e comprensione, la decisione a non lasciare più quel fiore prezioso, a costo della propria vita. Vi aveva letto il sacrificio, l’essere disposti a sacrificare il proprio intero essere per sostenere l’altra metà di sé stessi, coscienti che è troppo importante per non annullarsi per essa. E per lui, e per lei, e per quelle canzoni antiche, Boudicca piangeva.
 
Eltanin cantò, fino a che nascita vita e morte non ebbero compiuto il loro corso, fino a che i fiori rossi come il sangue non ebbero più nulla da dirle, ma nel suo cuore si annidò una nuova consapevolezza, sfocata ma presente. Davanti a lei, Boudicca, la sua mentore. Dietro di lei, Rastaban, il suo compagno, e James, la metà della sua anima. Li sentiva pulsare, dentro di sé, come sentiva la terra e il cielo e la tempesta. Come sentiva il mare e le creature e i fiori.
Poi, una voce, lieve, trasparente come la sua proprietaria, interruppe i suoi pensieri.
-Ora cominciamo il nuovo allenamento, Eltanin.- mormorò Boudicca.
La ragazza sollevò il capo, stordita da tutta la vita che poteva percepire, e la guardò negli occhi sorridenti.
-Sì.- rispose semplicemente.
-Il potere che ti è stato donato è immenso, ancora non riesci a comprendere quanto. E proprio a causa della sua immensità, sarà difficile per te rimanere concentrata a lungo su una sola delle cose che percepisci. Devi imparare a dividere le sensazioni, i fili di magia che ti legano all’universo e a tutto ciò che esiste. Altrimenti impazzirai.-
-E come?- chiese insicura Eltanin.
-Cominciamo con la meditazione. –rispose Boudicca. –Con questa imparerai a concentrarti, poi a distinguere le varie esistenze e successivamente a individuarle. Sarà anche un ottimo strumento per quando imparerai a sfruttare il potere per creare.- allo sguardo confuso della ragazza, Boudicca sorrise. –Non dirmi che non ti sei resa conto poterlo fare.. quel fremito al ventre, quel formicolio alle mani.. non si tratta più solo di guarigione, figlia mia. Ora possiedi la vita in te.-
E con un altro sorriso, lo spirito iniziò il lungo percorso d’istruzione della ragazza dagli immensi poteri, mentre dietro di lei, un drago nero  e un uomo innamorato osservavano con attenzione.

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Hogwarts, fuori dall’aula di trasfigurazione
 
-Dove si saranno cacciati..- mormorò Pegasus preoccupato. Dopo aver inviato il suo patronus ai fratelli per avvertirli di controllare la zona dell’infermeria e poi correre subito in loro aiuto, lui e Lily avevano cercato per dieci minuti buoni Orion, setacciando il corridoio in cerca di una traccia, per quanto minima, ma non erano riusciti a trovare nulla. E Pegasus cominciava a innervosirsi.
Mentre ancora aspettavano i rinforzi, però, gli parve di udire un gemito soffocato provenire da una nicchia nascosta. Nicchia che ovviamente il gemello sapeva esistere, e che aveva appena controllato, senza risultati. Ma forse si era  sbagliato, dati i rumori che parevano provenire dal suo interno.
Con furia, gettò di lato il pesante arazzo, mentre la rossa sfoderava la bacchetta con aria guardinga e combattiva. Nulla. Non c’era nulla.
-Ma che diavolo..- cominciò Lily.
-Shh!- Pegasus le fece cenno di tacere, perché come i figli di Potter dovevano sapere anche troppo bene, se non si vede nulla, non è detto che non vi sia nulla. Cominciò a tessere un complicato incantesimo non verbale, pensando che sua sorella avrebbe davvero dovuto essere fiera di lui, data la difficoltà della fattura. Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio, mentre continuava a formulare l’incanto nella sua mente, poi, spalancandoli, mormorò: -Revelio!- 
Come se qualcuno avesse sollevato un telo, apparvero improvvisamente due figure minute davanti agli occhi più (quelli di Lily) e meno (quelli di Pegasus) stupefatti degli spettatori. Davanti a loro, Mordred cercava di penetrare nelle difese magiche di Orion, che sudava per la fatica di dover mantenere alzato un sortilegio scudo di potenza elevatissima in condizioni decisamente non ottimali, considerando un visibile e non esageratamente pulito squarcio all’altezza del polpaccio.
A quella vista, Pegasus imprecò, e lo sguardo della rossa ragazza al suo fianco si fece duro e deciso.
-Siete arrivati troppo tardi..- cantilenò Mordred, la voce che lasciava trasparire tutta la sua follia, l’ombra che si stagliava doppia dietro di lui. –Tardi, tardi, tardi.. Ormai l’ho colpito, e la mia tenebra gli entrerà nel sangue.. l’ho infettato!- strillò, a guardare i due. –E poi, dai! Cosa pensavate di fare voi due? Voi, che dovete usare anche la bacchetta per combattere! Non siete vostra sorella, senza di lei non siete niente e lo sapete!- gli occhi di Mordred si fecero crudeli –Lei forse, qualcosa poteva fare.. ma voi! Voi, siete senza speranza.. del Clan destinato, addirittura, ce n’è uno solo! Non fatemi ridere più del necessario!- concluse, prima di scoppiare in un’aspra risata.
Pegasus riuscì a malapena a controllarsi, ma non abbassò la bacchetta. –Può darsi. Forse non sono mia sorella, forse sono debole e devo utilizzare la bacchetta per combattere.. Ma non sono solo. Noi Granger Malfoy non lo siamo mai. Tu, invece, lo sei sempre, ecco perché perderai.-
Appena terminò di parlare, dietro di lui sbucarono i restanti quattro fratelli Granger Malfoy, Phoenix, Lupus, Hydra e Columba. Mentre Lily indietreggiava, sapendo che quella non era la sua battaglia, e mentre tutti ringraziavano Circe per il fatto che l’avesse capito, sul volto esausto di Orion spuntò un sorriso, e su quello di Mordred morì un ghigno.
Nella calma irreale del momento, i cinque appartenenti al Clan si disposero a semicerchio attorno ai due ragazzini, Pegasus al centro, e puntarono le bacchette, incanalando la loro energie tramite queste.
-Vattene ora, Mordred.- Iniziò Pegasus.
-Vattene ora.- continuò il suo gemello Phoenix.
-Vattene.- proseguì Lupus.
-Vattene.- fu il turno di Hydra.
-Vattene.- disse quasi in stereo Columba.
-Vattene ora, Mordred!- urlò infine Orion, raccogliendo le forze che gli erano state trasmesse dai fratelli e gettando a terra il suo avversario.
Mordred cadde e non poté evitarlo. Si guardò attorno confuso, stordito, chiedendosi cosa potesse essere accaduto di tanto potente da sconfiggerlo. Sapeva che la bionda maggiore non c’era, e quindi cosa? Cosa aveva provocato quel suo disastro? Non lo sapeva, e non saperlo lo terrorizzava ancora di più.
Scoordinato, si alzò in piedi e fuggì per i corridoi, senza sapere bene quale direzione prendere.
 
Orion sorrise, soddisfatto. Ma appena l’adrenalina fu calata, sentì una fitta al polpaccio e contorse il viso in una smorfia di dolore, accasciandosi a terra.
I fratelli corsero verso di lui, per soccorrerlo, mentre una sempre più confusa Lily correva verso l’infermeria ( o quella che credeva essere la direzione dell’infermeria) gridando a pieni polmoni: “All’armi! All’armi! Uomo ferito, ripeto uomo ferito! Uomo in mare!” e gongolando anche un po’ nel gridarlo, poiché era una vita che sognava di poterlo farle (e meno male che ancora non era mai salita su un taxi!).
-Orion!- gridò spaventata Hydra, correndo verso di lui, con la gemella al fianco.
Subito, anche il resto del gruppo si avvicinò con aria preoccupata e sommerse Orion di domande. Questi sorrise debolmente, stringendosi la ferita al polpaccio con la mano e provando a fermare il sangue.
-Non è niente..- ansimò prima di lasciarsi sfuggire un gemito –E’ solo.. E’ solo un taglio.. Ma andrà curato perché Mordred ha lasciato che la sua tenebra scivolasse al suo interno..- mormorò queste ultime parole, e svenne, accasciandosi tra le braccia di Pegasus.
Columba strattonò Hydra per un braccio e si avvicinò al fratello. Mentre la sorella le infondeva le proprie energie da dietro, sfiorandole le spalle, lei allungò le mani a posizionarle sullo squarcio aperto e sanguinante della gamba di Orion. Gli altri indietreggiarono, nella speranza che la piccola di casa riuscisse almeno a migliorare la situazione con le sue doti di guarigione.
Columba e Hydra avevano sempre avuto particolare affinità con la natura. Ma se le capacità di Hydra erano più orientate verso la distruzione e il caos che la natura era in grado di creare, e dunque la rendevano più predisposta all’attacco, Columba aveva talenti collegati alla guarigione e alla cura, connessi con la pace e la creazione naturali. Dunque, i fratelli si fecero da parte perché potesse esercitare le sue arti sulla ferita del più piccolo di loro, che andava assumendo un aspetto sempre peggiore.
Concentrandosi, Columba dirottò la propria energia verso di essa.
 
*****

Nella stanza del professore di difesa, Hermione Granger Malfoy si apprestava a rendere felice per l’ennesima volta il biondo maritino e scatenare un’altra tempesta su Hogwarts, ma qualcosa, sulla schiena, le provocò un dolore acuto. Nuda, accucciata tra le lenzuola e con gli occhi sgranati, fissò Draco, che rispose al suo sguardo con aria impaziente.
Uno dei minuscoli tatuaggi magici che costellavano il drago e la rosa sulla schiena di Hermione, la runa che indicava il nome del minore dei suoi figli per la precisione, le aveva appena comunicato un pericolo imminente.
-Orion..- mormorò la donna, prima di scattare fuori dal letto e vestirsi veloce come un fulmine, presto imitata dal marito, che non sottovalutava mai un’intuizione della moglie.
In pochi secondi, erano entrambi fuori dalla camera, che correvano come forsennati verso l’aula di babbanologia, seguendo il presentimento di Hermione.

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-Non so se riesco..- ansimò Columba –Non so se riesco a resistere..-
-Columba! Non mollare! Non è tanto diverso da guarire Sherasiph!- strillò Hydra da dietro di lei, continuando a trasmetterle ciò che poteva.
-Se fosse in forze forse.. Forse sarebbe più semplice.. Così.. Così, non sono sicura che funzionerà..- terminò la gemella, continuando a gettare verso Orion il suo flusso guaritore, senza tanti risultati, con grande orrore del Clan e di Lily, che, ormai ammutolita, fissava la scena con aria terrorizzata.
Una speranza leggera come l’aria e fresca come la brezza primaverile arrivò con il rumore dei tacchi di Hermione che sbattevano contro il pavimento di pietra mentre correva in soccorso del suo figlio minore.
-DOV’E’? DOV’E’ ORION?- gridò disperata, allontanando il resto della sua prole a spintoni.
Venne bloccata dal marito giusto in tempo, prima di scaraventare lontano anche le due gemelline, che continuavano la loro opera, imperterrite.
-AARGH!- strillò la donna, alla vista del corpo svenuto e sanguinante del figlio. –Cosa gli hanno fatto? Chi è stato?- domandò, la voce una lama di ghiaccio, terribilmente simile a quella della figlia maggiore nei suoi momenti di furia. –Chi ha fatto questo a mio figlio?- domandò ancora, la voce che ordinava, impartiva un comando e sibilava promesse di vendetta.
-Mamma.- la richiamò Lupus –Mamma non è il momento della vendetta questo. Bisogna salvare Orion, la sua gamba è infetta, chi l’ha ferito ha infiltrato nel suo sangue la tenebra più scura e pericolosa.-
Phoenix annuì. –Le gemelle non riescono a ripulirla, eliminando la tenebra, quello potrebbe farlo solo Nin, probabilmente. Ma Columba potrebbe guarirlo e metterlo in uno stato di stasi temporanea, finché lei non torna, se solo Orion fosse meno debilitato.-
Le lacrime iniziarono a scorrere sul viso di Hermione, rimasta senza parole e terrorizzata. Guardò il marito, sperando in una soluzione, dopotutto, un tempo, anche lui era stato un mago oscuro, e magari sapeva come risolverla. Draco sorrise, le asciugò le lacrime dal viso e si rivolse ai figli.
-Quindi se la ferita fosse su un corpo forte potreste guarirla, o almeno far sì che il ritorno di Nin non sia troppo tardi?- chiese, guardando Hydra.
-Sì, papà.- rispose lei, senza deconcentrarsi.
-Perfetto.- rispose l’uomo –Spostatela sulla mia, di gamba.- disse, stracciandosi i pantaloni e porgendo il polpaccio agli occhi dei figli stupefatti.
-No! Draco!- Hermione ormai non resisteva più, e l’idea di rischiare anche la vita del marito la schiacciava. –No, usate la mia.- disse poi, ricomponendosi e allungando la bellissima gamba verso il gruppo.
-Onestamente, Mamma, temo che la tua sia troppo sottile. È meglio sfruttare quella di papà, se proprio deve essere fatto in questo modo.- disse Pegasus, scuro in volto. Accanto a lui, il gemello annuiva, tetro.
-Avanti.- disse allora Phoenix –Facciamolo.- e con il fratello si mise ad operare una  fattura complessa e articolata, che andava eseguita a quattro mani in perfetta sincronia. Mormorando l’incantesimo i due muovevano decisi la bacchetta dalla gamba di Orion alla gamba del padre, fino a che la ferita del primo non scomparve e il padre si accasciò invece a terra per il dolore, sofferente, ma ancora vigile.
Hermione corse a posizionarsi alle sue spalle, mentre le mani di Columba si muovevano veloci da Orion a Draco, gli occhi chiusi, la fronte corrucciata in una smorfia concentrata. Finalmente, mentre il minore del Clan sbatteva gli occhi riprendendo conoscenza, la ferita che era stata sua e che ora apparteneva al padre, smise di sanguinare e lenti rivoli di nebbia nera scivolarono fuori dallo squarcio.
Columba non richiuse la ferita, sapendo che alla sorella maggiore, in quel caso, sarebbe toccato l’ingrato compito di riaprirla, per pulire completamente il corpo dalla tenebra. Invece, la stabilizzò, immobilizzando il polpaccio in uno spazio e in un tempo al di fuori di quella dimensione, un tempo che avrebbe potuto aspettare Nin per essere guarito. Quando Hydra le lasciò le spalle, insieme fecero in modo di applicare ai bordi del taglio, ora pulito, erbe medicamentose essiccate e nuovamente inumidite con la loro saliva, per non correre rischi ulteriori di infezione.
Al termine di questa operazione, Columba svenne, esausta ma felice del suo lavoro, e la sua gemella la sostenne, carezzandole il volto stanco.
 

Attorno al gruppo, cosciente solo di ciò che avveniva al suo interno, si era ormai radunata una folla variegata, composta da studenti, professori e anche fantasmi, attirati dalle urla e dal caos che il Clan aveva provocato, e la suddetta folla iniziò ad applaudire, quasi fosse uno spettacolo allestito per il loro diletto.
Hermione non resse altri cinque minuti, e tremante, dopo aver adagiato il marito ormai addormentato tra le braccia di Pegasus, si alzò in piedi, svettando tra tutti con la sua bellezza e la sua aria regale.
-Chi ha fatto questo alla mia famiglia, chiunque di voi abbia osato alzare un dito sui miei figli, arrecare danno a mio marito, chiunque sia inizi a tremare, perché Hermione Jean Granger Malfoy ottiene sempre la sua vendetta.- detto questo, si voltò verso la sua famiglia, e sollevando magicamente il marito, condusse tutti fuori dalla vista della folla sbalordita, dirigendosi verso un posto tranquillo.
 
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Quando il Clan (quasi) al completo, Lily al seguito, arrivò in biblioteca, scatenò un uragano di caos e domande.
La tribù Weasley, i Nott, e gli Zabini assalirono chi questo chi quel fratello per sapere cosa fosse accaduto, e che ne fosse stato di Mordred. Così la confusione permeò il sacrario di madama Pince, ancora sotto incantesimo, fino a che Hermione non interruppe tutti salendo in piedi sulla sedia e attirando l’attenzione dei presenti con un battito di mani.
Appena il silenzio calò sulla sala, la donna si sedette sulla stessa sedia su cui era salita in piedi e accavallò le gambe, assumendo un’espressione seria.
-Allora.- cominciò –Mi pare evidente che avete un problema.- dichiarò.
 Raccontò cosa era appena avvenuto e si fece raccontare quello era accaduto in precedenza, vegliando il marito dormiente con ansia contenuta solo in apparenza.
-D’accordo.- disse infine  –Facciamo portare del cibo, devo parlarvi. Hydra ve ne occupate voi?- chiese facendo un cenno alle figlie, che annuirono entusiaste e scomparirono per qualche minuto per poi tornare con la promessa di un lauto pranzo preparato dalla sempre fedele Winky.
Il silenzio calò sulla biblioteca mentre adulti e giovani si predisponevano ad ascoltare le parole della matriarca del Clan, che carezzava con aria pensierosa i capelli di Draco, ancora svenuto.
Quando finalmente furono portate cibarie e bevande, il pranzo venne ingerito in una quiete carica di tensione e di aspettativa, gli occhi dei gemelli Granger Malfoy che saettavano da un genitore all’altro, lo sguardo di Lily, inaspettatamente silenziosa, che non si fermava per più di qualche secondo sulla stessa persona, e il volto preoccupato di Columba che di tanto in tanto imponeva nuovamente le mani sulla gamba del padre, sperando di portare un qualche miglioramento.
Terminato il pasto, Hermione si guardò intorno, scorgendo molti volti angosciati, e, inaspettatamente ma non troppo, molte nuove affinità. I suoi figli, gruppo compatto come sempre, traevano forza da altri, e la donna vide Lirael Zabini avvicinarsi a Phoenix con aria triste, per afferrargli una mano e stringerla tra le sue, bianche e delicate. Vide le figlie minori prossime al pianto, e Lorcan e Lysander  Nott accostarsi a loro come a volerle proteggere. Vide Caillean Zabini stringere a sé il volto sconvolto dalla rabbia di Lupus, cullandolo come fosse un bambino, per calmarlo. Pegasus rimaneva solo, ma di tanto in tanto la madre lo vide lanciare occhiate furtive in direzione della rossa furia figlia di Potter, con curiosità, almeno. Guardando al di là dei suoi figli, vide Dominique Weasley con gli occhioni viola sgranati, abbrancata a Galen Zabini, che cercava, per quanto imbarazzato di rassicurarla. Vide Cassandra e Ginevra Weasley circondare il cugino Luis in cerca di conforto, mentre Bryan consolava Molly, e Fred e Roxy si tenevano per mano come quando erano bambini.  Hermione sapeva che in quel momento di profondo panico spettava a lei il compito di rasserenare le menti dei ragazzi, figli suoi e non.
Non questa volta.
Pensò, prima di alzarsi in piedi e cominciare a parlare.
-Non è la nostra guerra.- iniziò –Non è più la nostra guerra. È la vostra. Ai nostri tempi, io e tutti i vostri genitori, abbiamo combattuto. Abbiamo lottato. Ci siamo battuti per il nostro futuro, sfidando qualcosa che era più grande di noi, e noi non avevamo i vostri poteri, le vostre capacità. Noi siamo stati derisi, perseguitati, condannati senza possibilità di appello, ma abbiamo combattuto la nostra guerra, e abbiamo vinto. Siamo vivi. Siamo innamorati. Abbiamo avuto il futuro che sognavamo. E ora, questa, non è più la nostra guerra.- Hermione si morse a sangue il labbro, terrorizzata per quello che sapeva avrebbero affrontato i figli, poiché lo aveva affrontato anche lei ai suoi tempi, ma cosciente che questa volta non sarebbe stata lei a combattere per loro. Era il loro destino, questa battaglia, era per questo che erano nati, come lei era nata per risolvere l’enigma delle ampolle nei sotterranei il primo anno, o per usare i gira tempo al terzo, e salvare il padrino di Harry. Ognuno nasceva uno scopo, e quello dei suoi figli era chiaro. Si voltò di schiena, per nascondere le lacrime che minacciavano di colarle sul viso. –Non combatteremo per voi. Resteremo dietro le quinte, vi forniremo ciò di cui avete bisogno, vi diremo di sì, crederemo alle vostre parole. Ma sarete voi a dover sconfiggere questo nemico. Sarete voi a dover eliminare questa minaccia che grava sul mondo magico come pesante ombra nera. Non vi diremo cosa fare, non organizzeremo  i vostri allenamenti. Ora è il vostro turno.- Sollevò il marito da terra con un semplice incantesimo di locomozione, e con lui si avvicinò all’uscita della biblioteca. –Ci troverete in camera del professore di difesa, aspetteremo lì il ritorno di Eltanin.-
Sulla porta esitò, fermandosi un momento nel silenzio più completo. Sempre senza voltarsi indietro, ripeté, scandendo bene le parole, che risuonarono nella sala: -Ora è il vostro turno.- e poi uscì, scomparendo nell’ombra del labirinto di corridoi della scuola di magia più famosa al mondo.
Nulla era sembrato tanto difficile a Hermione Jean Granger Malfoy  quanto lasciar andare i suoi figli per la loro strada.

 
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In biblioteca, pochi secondi dopo l’uscita di scena della matriarca del clan, fu il caos.
Grida, pianti, terrori per scenari apocalittici descritti fin troppo nel dettaglio, si diffusero tra gli scaffali, mentre Luis correva in tondo con le mani tra i lunghi capelli, Gin e Cass si abbracciavano piangendo, Caillean e Lirael erano cadute nuovamente in trance, prendendo a ripetere in continuazione la profezia, e Lily, unica superstite al terrore collettivo aveva agguantato una mela dagli avanzi del pasto.
Guardandola con interesse, come se paragonasse il rosso del frutto al colore dei suoi capelli e lo trovasse scialbo, l’indegna figlia di Potter scrollò le spalle, alzandosi in piedi e salendo sulla sedia fino a poco prima occupata da Hermione. Tornò a guardare la mela nella sua mano, poi sorrise, adocchiando la folla urlante sotto di lei, e prese la mira.
-OOOUUCH!- il grido di dolore di Pegasus riecheggiò nella biblioteca già colma di urla.
Il ragazzo si fermò sul posto, massaggiandosi la spalla dolorante e lanciando occhiate piene di risentimento a Lily, che rimaneva sempre in piedi sulla sedia a guardare divertita tutti gli altri. Come fosse un segnale, anche gli altri si immobilizzarono, per poi raccogliersi attorno alla ragazza.
-Beh finalmente.- disse questa.
-Finalmente cosa??- chiese confuso Phoenix, che stringeva tra le braccia Lirael, essendo appena riuscito a riacchiapparla dopo la trance.
-Finalmente fate silenzio!- ridacchiò la rossa. –Ma cosa vi aspettavate? Che la Prof facesse tutto lei? Oh, ma sveglia! Prima ce la stavamo cavando alla grande mi sembra..- roteò gli occhi in segno di infinita pazienza. –Gli adulti ci hanno solo prestato una gamba, e che sarà mai! Ora da bravi riprendete a fare quello che avevate cominciato che magari arriviamo da qualche parte eh??-
L’incredibile e soprattutto inaspettato buon senso di Lily Jean Potter rimbombava come mille campane alle orecchie dei ragazzi, che annuirono e, per una volta, fecero quello che l’erinni dai capelli di fuoco aveva appena proposto.
Si rimisero al lavoro.
D’altronde, era il loro turno, e una guerra li aspettava.

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Lif, terzo giorno.
 
James aveva meditato assieme a Eltanin, anche se non gli era stato richiesto. Voleva unire la sua mente a quella della sua amata, non solo le sue labbra. E ora si sentiva in collegamento con lei, poteva sentire il battito vivo e forte del suo cuore, poteva assaporare il gusto dolce e intenso dei suoi pensieri, senza tuttavia conoscerli, poteva udire la musica della sua voce anche quando taceva, e, soprattutto, poteva sentire l’energia correre tra loro, unendoli come fossero un unico essere, e tramite quel filo argentato, trasmettere a lei la sua forza.
 
Eltanin sentiva tutto. Nel suo ventre come nella sua mente milioni di fili la mettevano in comunicazione con il mondo, e ora, al tramontare del terzo giorno durante il quale aveva meditato e si era lasciata prendere da tutti quei collegamenti, poteva distinguere ciascun filato, ciascun legame, poteva accarezzarlo e tramite questo accarezzare la persona, la creatura, l’essere ad esso collegato, poteva vedere la trama della vita e dell’universo intero dispiegarsi davanti a lei, brillante di luce come mille diamanti sotto il sole, bella, infinita e grandiosa.
Poteva sentire i fiori, la sabbia e il cielo. Mosse i fili, e cento fiori del colore del sangue sbocciarono attorno a lei, milioni di granelli di sabbia salirono a circondarle il corpo nudo, roteando nel vento e rivestendola della terra sacra di Lif, la tempesta si annunciò nei cieli con il rombare di mille tuoni, e con un singolo fulmine. In Estasi, la ragazza sollevò il braccio rivestito di sabbia ad incontrarlo, e lasciò che il fulmine azzurrino si avvolgesse su di esso, lo fece scivolare tutto intorno a sé, ricoprendosene come se fossero le spire di un serpente.
Poteva sentire James, e non aveva mai sentito tanto amore dentro di sé.
Ora Eltanin controllava il suo potere, gestiva i fili che la legavano al mondo, amava la terra l’oceano le nuvole. E amava James. Lo amava così tanto che lo sentiva pulsare dentro di sé, nel profondo della sua anima.
Raccolse dentro di sé il filo argenteo che li collegava, e sentì lui.  Lo senti, lo assaporò, ci si avvolse. Lo amava e sentiva che lui amava lei.
I suoi occhi si spalancarono per inghiottire tutto di lui, per divorarlo, per assorbirne la più intima essenza.
Mentre si avvicinava a lui con passo felino lo vide sorridere e il mondo si spalancò davanti a lei. Lasciò che la sabbia cadesse libera dal suo corpo, lasciandola nuda di fronte a lui, avvolta solo del fulmine azzurro che la rappresentava così tanto.
 
James vide Eltanin aprire gli occhi grigi come la tempesta che imperversava su di loro, sgranarli quando lui sorrise in risposta al suo sguardo. E amò quegli occhi, tanto quanto amava la sua anima, i suoi fulmini, e i suoi poteri.
Avvolta nella sabbia sembrava una dea, e quel lampo sembrava raccontare una storia, intorno a lei.
Quando cominciò a camminare verso di lui, con quel suo incedere degno di una pantera, James sentì la bocca che si asciugava, e quando lasciò cadere la sabbia che ricopriva il suo corpo, la sentì arida come un deserto. I lunghi capelli di Eltanin erano agitati nel vento, che sembrava sollevarla da terra, quasi fosse una dea, i suoi occhi ardevano di un fuoco freddo e meraviglioso, le sue mani si muovevano invitanti verso di lui.
Ma continuò a sorridere, perché lui era James e lei era Eltanin, e nulla di ciò che poteva esserci tra loro sarebbe mai stato sbagliato.
Alla fine, furono uno di fronte all’altro, lei nuda, coperta da un unico fulmine, la pelle bianca come giglio, la bocca rossa come fuoco e gli occhi brillanti come argento, e lui vestito, i capelli rosso scuro, quasi castani, disordinati più del solito, un sorriso sbarazzino e innamorato.
Con un gesto Eltanin fece evanescere i vestiti di James, lasciandolo nudo quanto lei, e avvolgendolo con lo stesso fulmine che avvolgeva lei.
Novelli Adamo ed Eva, in un paradiso sacro al mondo terreno e non a un dio sconosciuto, James ed Eltanin erano un uomo e una donna legati dall’amore e dal destino, gli sguardi uniti, le mani intrecciate, i corpi mossi da un desiderio carnale quanto spirituale.
Il fulmine li avviluppava in una spirale antica come il tempo, spingendoli ad amarsi, su quel sacro suolo che celebrava la carne e il sangue, l’amore e la vita.
Quando furono uno stretto all’altra, le loro labbra si incontrarono, destinando i due ad un amore più profondo dell’inferno stesso.
James attirò Eltanin più vicina a sé, stringendola per i fianchi, e lei gli cinse il collo, piangendo lacrime di gioia e d’amore. Crollarono in ginocchio, le bocche incollate, i corpi desiderosi di trovare sollievo, l’amore che permeava ogni granello di sabbia su cui si distesero.
 
-James!- strillò Eltanin al culmine del piacere, cavalcando un’onda fino ad allora a lei sconosciuta .
-Eltanin- strillò James nello stesso momento, per lo stesso motivo.
Partendo dal fulmine che avvolgeva i due innamorati, un brivido scosse il mondo, mentre l’orgasmo scuoteva i due, destinandoli per sempre l’uno all’altra, e la tempesta perfetta ebbe inizio.
 
Mentre il sangue della verginità della ragazza marchiava l’isola di Lif mischiandosi con il seme del ragazzo, mentre la tempesta turbinava sopra i loro corpi felici e gli abitanti di Bonducawich osservavano gli strani fenomeni che si manifestavano su quella strana isola, mentre tutto ciò accadeva, Eltanin e James si sentivano solo questo.
Ignari, o meglio indifferenti, al fatto di essere il punto focale del cambiamento radicale appena avvenuto nel mondo, il centro da cui era partito, si tenevano stretti, amandosi come solo due giovani possono fare, e sentendosi solamente Eltanin e James, nulla più di questo.

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Hogwarts, Camera dei segreti, stesso momento.
 
I gemelli avevano scelto la camera dei segreti per allenare quello che sarebbe diventato un esercito a causa dei grandi spazi, dei nascondigli e delle molteplici possibilità che questa offriva in quanto luogo abbandonato.
Ma mentre una battaglia tra squadre “nemiche” era nel pieno del suo svolgimento, la caverna, e Hogwarts tutta, venne scossa da un terremoto, che attraversò le fondamenta della scuola e arrivò alla torre più alta.
-Cosa è stato?- chiese piano Lirael, sconvolta.
-Eltanin.- dichiarò sua sorella Caillean –Eltanin e James. Avete sentito quel brivido di magia pura attraversarvi il corpo vero?- quando tutti attorno a lei annuirono, riprese a parlare. –Eltanin e James hanno appena modificato il tessuto del mondo. Hanno compiuto il rito più sacro, hanno liberato i poteri di lei. Ed ora, potrà salvarci o distruggerci tutti.-
Il silenzio calò sui presenti, come una pesante cortina di fumo.

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Mio angoletto personale:
Va bene, ora accanitevi.
Lo so, il capitolo non è eccezionale e salta come un disco rotto.
Ma almeno è pubblicato, quindi giù i forconi.
Avrei voluto portarlo avanti ancora un po’, ma onestamente mi è sembrato meglio interrompere arrivata a un certo punto, proprio con l’affermazione cruciale della profetessa Zabini che comincia a vedere i segni: Eltanin e James hanno cambiato la struttura del mondo, ed evidentemente l’occhio del drago comincia ad aprirsi, perché salvezza e distruzione sono vicine.
So che mancano le reliquie, ulteriori notizie e ricerche e approfondimenti su Mordred e la sua psiche, ma non ci sarebbero davvero stati, sarebbero finiti per essere pezzi di cose piazzati qua e là a caso. Quindi, sorry, next time.
Cosa ve ne pare della scena in cui Hermione lascia andare i figli? Anche lì, c’era tanto da dire o poco spazio per farlo, quindi mi sembra di averne colto solo un frammento, d’altronde non è lei la protagonista.
Lily torna in scena con un ruolo quasi primario, affiancata quasi sempre dai due gemelli, e spesso da una mela rossa, strana combinazione eh? Però mi piace!
Eltanin comincia a scoprire sé stessa e il suo potere, come finirà? E la ferita di Draco?
Molte domande, poche risposte!
Nel prossimo capitolo, rivelazioni, eserciti e reliquie, non mancate!
Ringraziamenti:
Molte grazie a ladyathena, salkmania22, justSay, LadySaphira, _Lils, Rospetta89, CChanel, Serepta, e the_rest_of_me per le recensioni, siete fantastici, e vi prego, siate pazienti con questa piccola e indegna tizia che si blocca!!
Grazie ai 80 diamanti che hanno inserito questa mia storia tra le seguite, farò del mio meglio!
Grazie agli23 rubini che l’hanno inserita tra le preferite, fantastici!
E grazie a Herm_Malfoy, mimi84 e bribry85, che l’hanno messa tra le ricordate. Grazie!!
Grazie anche ai 19 lettori che hanno voluto eleggermi nel loro podio di autori preferiti!
Il mio amore per voi è senza confini
Nimi

  
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