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Autore: dalon    10/11/2012    1 recensioni
Sognare è potere. Questa storia nasce sognando, si basa sui sogni e vuole far sognare coloro che la leggono. Dalon e gli altri protagonisti della storia vivono per i loro sogni e sono pronti ad affrontare le Tenebre per proteggere i Sogni di tutte le creature dell'universo. Perchè sognare è ciò che ci rende vivi. Vi prego di recensire la storia e dare la vostra opinione per potermi migliorare, grazie mille.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Il manto erboso della foresta era incredibilmente morbido e si stava lentamente ricoprendo di goccioline di rugiada. Il cielo era quasi del tutto coperto dalle chiome delle sequoie, ma qua e là si intravedevano le stelle, luminose e brillanti molto più di quelle della Terra.
Marco e Dalon erano distesi in posizione supina, con il fiato corto, i muscoli delle braccia indolenzite e i capelli appiccicati alla fronte a causa del sudore. Gli altri si erano addormentati mentre ancora combattevano e si allenavano, essendosi proposti come primi per il turno di guardia. Alla fine si erano distesi per terra, stanchi morti e alla ricerca di un po’ di frescura, accaldati per le fatiche appena compiute.
<< Che cosa ti manca di più della Terra, Dalon? Lo so che sono passate solo due settimane ma sento già una gran nostalgia di casa, anche se questa esperienza è veramente eccezionale >>, gli chiese Marco a un certo punto.
Dalon avrebbe voluto rispondergli che ciò che più gli mancava era la sua famiglia, ma non voleva rattristare Marco con quei discorsi.
<< Penso che la cosa che mi manca di più sia il mio letto. Ho la schiena a pezzi, perfino uno dei pagliericci che c’erano alla Torre mi andrebbe bene. Tu, invece? >>.
<< Per elencarle tutte dovremmo stare svegli fino a domani mattina, ma penso che al primo posto ci sia la mia PlayStation 3, ho lasciato in sospeso un paio di giochi >>, gli rispose. Dalon scoppiò a ridere, il più piano possibile per non svegliare gli altri, per la sua risposta e anche l’amico si unì a lui. Lo scrosciare del torrentello dietro di loro era veramente rilassante.
<< A proposito, è successo qualcosa con Lea? E’ da quando siamo partiti dalla Torre che vi comportate in modo strano…non che siate mai stati due tipi molto a posto, ma arrossire in quel modo ogni volta che vi guardate è veramente troppo >>. Dalon rimase di sasso per la domanda, incerto se raccontare all’amico del bacio oppure no. Alla fine decise di essere onesto almeno con lui e dopo aver controllato che nessuno potesse sentire, gli raccontò di ciò che era accaduto la prima notte in cui erano arrivati alla Torre. La reazione di Marco fu sorpresa, proprio come si era aspettato.
<< Sei un grande, così si fa! Cioè, in realtà sono il suo fratellastro, quindi dovrei difendere il suo onore e minacciarti di morte se ci riprovi, ma son troppo contento per voi due…ora si spiegano molte cose… >>, commentò, ironico come sempre.
<>, gli rispose Dalon, imbarazzato per la discussione.
<< Ma dai!! Lo dicevo io che non eravate normali. I ragazzi di oggi si mettono insieme e si mollano ogni due per tre, dopo aver fatto di tutto, e voi dopo un semplice bacio e un sacco tempo che vi conoscete non siete già più in grado di rivolgervi la parola. Mah, siete un caso disperato >>.
<< Non siamo un caso disperato!!! Se le cose stanno così allora vuol dire che ci piacciamo veramente…anzi, che ci amiamo!!! >>. Appena si rese conto di quello che aveva detto, il suo viso assunse un rossore preoccupante e si sentì sprofondare in un baratro di vergogna. Non faceva di quei discorsi tutti i giorni ed era il tipo ad imbarazzarsi facilmente con certi argomenti che lo riguardavano da così vicino. Marco scoppiò a ridere per la sua reazione e si pentì di avergli voluto raccontare tutta quella storia.
<< Se andate avanti così arriverete casti e puri ai quarant’anni. Lascia fare a me, ci parlo io con Lea e vedi come la convinco >>, lo provocò.
<< Non t’azzardare… >>, incominciò Dalon, mettendosi a sedere, ma si fermò non appena vide che Marco stava ridendo come un matto. Alla fine si lasciò cadere di nuovo sul soffice tappeto d’erba e sospirò profondamente.
<< Non bastava il viaggio avventuroso, ci voleva pure questa situazione complicata >>, sbuffò esasperato.
<< Ma sì, Dalon, hai vissuto per 15 anni una vita monotona e ora ti lamenti? >>. Dalon non rispose alla provocazione, ma per un attimo tornò a pensare che forse quella vita non era stata poi tanto male.

 

Il giorno seguente si svegliarono che il sole era ormai alto nel cielo. Dopo essersi rinfrescati al ruscello si rimisero in viaggio attraverso la Foresta, che come avevano già osservato era piena di sorprese. I cinque ragazzi erano sicuri che non avrebbero mai trovato un posto del genere sulla Terra, neanche se l’avessero cercato per anni e anni. Marciare nella Foresta non era per niente faticoso rispetto al marciare nei Vulcani di Ghiaccio, anzi era una piacevole passeggiata che gli permetteva di scoprire e osservare piante e animali unici. Scoiattoli dal pelo dorato, cervi dal manto d’argento, uccelli con quattro ali, funghi grandi come un uomo, rovi con spine lunghe un metro, fiori che avrebbero potuto tranquillamente inghiottirli interi…la biodiversità proliferava senza limiti. Si chiesero se anche la Terra, prima che arrivasse l’uomo a inquinare, fosse così bella e rigogliosa.
A metà pomeriggio scoprirono che nel cilindro di pelle che conteneva la mappa di William era stato arrotolato anche un piccolo foglio di pergamena in cui il Professore aveva illustrato con grande cura alcune piante che si sarebbero potute rivelare utili sia come nutrimento sia per scopi curativi. Così mentre camminavano stavano ancora più attenti alle piante che incontravano e se trovavano quelle scritte da William le raccoglievano e le mettevano nelle bisacce che portavano con loro. L’unico che non si univa alla ricerca era Dalon.
La notte era passata tranquilla, eppure Dalon era stato accompagnato costantemente da uno strano senso di inquietudine. Aveva pensato che la causa potesse essere la discussione che aveva avuto con Marco la sera precedente, ma era sicuro che si trattasse di qualcos’altro, un presentimento oscuro che qualcosa di spiacevole sarebbe accaduto e lui non avrebbe avuto nessuna possibilità di impedirlo. Così era rimasto tutta la notte sveglio e durante la marcia non si era distratto neanche un attimo, scrutando con attenzione ogni cosa intorno a lui, in cerca di una qualsiasi avvisaglia di pericolo imminente, senza però alcun risultato. Gli altri sembravano essersi accorti del suo stato d’animo, ma evitò di condividere le sue inquietudini, per non farli stare in pensiero più del dovuto.
Quando calò la notte si accamparono in uno spiazzo tra le sequoie, abbastanza in piano e sgombro dalle enormi radice degli alberi. Accesero un fuocherello come avevano fatto la sera precedente, ma questa volta  come cena mangiarono le erbe e i funghi che avevano raccolto durante la giornata, risparmiando a Dalon l’ingrato compito di cacciare con il Leiban. Il discendente di Laminos comunque si premurò di scandagliare con l’energia latente la zona nel raggio di una ventina di metri, alla ricerca di possibili nemici. Neanche quando fu certo che non ci fosse niente di pericoloso riuscì a calmarsi.
La cena fu piuttosto misera, ma nessuno si lamentò troppo della cosa. Il sapore di quelle piante che William gli aveva consigliato era sopportabile, anche se ovviamente avrebbero preferito di gran lunga uno di quei sostanziosi pasti che erano soliti cucinare a casa Anderson.
<< Dalon stai bene? Ti vedo cadaverico >>, gli chiese Elena ad un certo punto. Il ragazzo la guardò scombussolato, ma annuì e cercò di smettere di dare tutto quel peso a una semplice sensazione.
<< Eh… sai, ha passato la notte insonne a riflettere… >>, cominciò Marco. Dalon stava per interromperlo e controbattere, quando avvertì un rumore grave provenire dal profondo della Foresta e balzò in piedi preoccupato.  Gli altri lo guardarono turbati, come se non avessero sentito niente.
<< Veramente non l’avete sentito? >>, domandò, i nervi tesi come le corde di un violino. Elena e Marco lo fissarono preoccupati. Ignorò i loro sguardi e si guardò intorno alla ricerca del pericolo.
L’attacco giunse troppo all’improvviso perché lo potesse vedere o deviare. Un globo nero circondato da saette sfrecciò dietro di lui, lo colpì di striscio alla spalla, facendogli lanciare un urlo di dolore e si diresse verso la testa di Lea. La ragazza riuscì a salvarsi solo grazie alla prontezza di riflessi di Vincent, che la spinse di lato. La sfera sfrecciò ancora per alcuni metri e si andò a schiantare contro una sequoia, dando vita a un rombo tremendo che perforò il silenzio notturno della Foresta.
Dalon strinse la spalla dolorante e fece confluire la sua energia latente in essa, facendo richiudere la ferita come gli aveva spiegato Elena durante il viaggio nei Vulcani di Ghiaccio. Terminata in fretta l’operazione si mise in spalla contro spalla con gli altri quattro, tenendo gli occhi ben aperti in cerca del nemico, che non si fece attendere a lungo. Ringhi acuti si levarono dal perimetro dell’accampamento e decine di creature dal corpo allungato e muscoloso sbucarono da dietro le sequoie, che le avevano protette alla loro vista fino a quel momento. Avevano la pelle nera sottile, tesa sopra i muscoli tonici e ben delineati, con una rada peluria argentata. Il volto era lungo e affilato,  costituito da tre occhi piccoli e neri come la pece e una larga bocca irta di zanne lunghe e affilate, con un paio di orecchie  grandi e ben tese verso l’alto. Al posto del naso avevano due semplici cavità nere e profonde. Erano molto diversi dai Divoratori di Sogni che conoscevano, ma erano avvolti dalla stessa aura di malvagità e odio.
<< Maledizione.. >>, sussurrò Dalon. Dovevano aspettarsi che prima o poi un attacco sarebbe arrivato e ora che si trovavano nella foresta le probabilità erano ovviamente aumentate. Avevano però già discusso nei Vulcani di Ghiaccio su come reagire ad un’imboscata nemica, quindi si preparano a seguire la strategia difensiva elaborata da Elena, il cui spirito tattico e guerriero aveva superato tutte le previsioni di Dalon.
Stretti in cerchio iniziarono a riversare una pioggia di saette di leiban sui nemici, che le evitarono agilmente e risposero con altrettante sfere nere. Questa volta i ragazzi si tennero per mano e crearono un’enorme barriera che li protesse da ogni colpo. Poi, mentre Marco e Lea sostenevano la barriera, Dalon, Vincent ed Elena ricominciarono l’attacco. I loro colpi comunque continuavano a non andare a segno, anzi alcuni sembrano attraversare le creature senza ferirle.
<< E’ inutile continuare così, i nostri colpi sono del tutto inutili! >>, urlò Dalon, per superare il frastuono dei colpi nemici sulla loro barriera. Mentre parlava, Vincent ruppe il cerchio e si gettò sul nemico più vicino, con una lancia di energia latente stretta nel pugno sinistro. Con una ferocia inaudita, infilzò la lancia nel cranio del Divoratore più vicino, ma l’arma gli passò attraverso come se la creatura fosse intangibile, senza arrecargli alcun danno. La bestia, dal canto suo, ringhiò infastidita e si lanciò contro Vincent pronto a sbranarlo, fermata solo da una debole barriera che il ragazzo aveva innalzato intorno a se. A quel punto anche Dalon ruppe il cerchio e si gettò in direzione di Vincent per proteggerlo dall’assalto dalle creature, che avevano focalizzato i loro attacchi tutti sul ragazzo rimasto da solo. Avendo capito l’inutilità dell’energia latente contro le creature, Dalon sfoderò la spada e  menò alcuni fendenti, scoprendo con piacere che la lama era in grado di ucciderle e ferirle. Con la vecchia arma tranciò di netto la testa di un primo avversario e poi con un rapido affondo si sbarazzò anche di un altro nemico che stava tentando di azzannargli le gambe.
Intanto anche gli altri quattro recuperano le vecchie armi e limitandosi a proteggersi con un debole scudo si gettarono contro l’orda nemica. Vibravano colpi alla bel e meglio e riuscivano a uccidere o ferire gravemente anche tre nemici per volta, ma l’orda avversaria sembrava infinita e per ogni bestia che sconfiggevano altre tre prendevano il suo posto. Non erano abituati a combattere con spade e pugnali e la fatica cresceva di secondo in secondo, rendendo le membra sempre più pesanti e i riflessi sempre meno pronti.
La prima vera ferita seria giunse inaspettata. Dalon sentì un dolore lancinante diffondersi in tutto al corpo a partire dalla caviglia e mozzargli il respiro in gola. Tranciò di netto la testa del Divoratore che lo aveva azzannato, ma trattenne a stento un gemito di paura quando vide il sangue sgorgare a fiotti dalla ferita. La vista di tutto quel sangue, il SUO sangue, lo turbò non poco, ma cercò di tornare a occuparsi di respingere i nemici. La ferita, tuttavia, rappresentava un handicap non indifferente ed a stento riusciva a rimanere in piedi, in un equilibrio precario, con il peso spostato tutto sulla gamba sana. Anche i muscoli delle braccia cominciavano a risentire seriamente dello sforzo provocato dal menare fendenti e gli bastò un’occhiata fugace per vedere che anche gli altri erano provati dalla stanchezza. Bisognava concludere in fretta lo scontro se volevano sopravvivere,  ma con l’energia latente del tutto inutile non riusciva a formulare alcun piano sensato.
La seconda ferita fu quella decisiva. Una bestia giunse a pochi centimetri dal suo petto, ma prima che potesse tranciarle la testa, questa eruttò una densa sfera nera, concentrato di tutte le sue ultime energie. L’attacco non lo trapassò da parte a parte solo grazie al suo scudo energetico, ma la deflagrazione del colpo lo sbalzò di diversi metri, scagliandolo dritto contro una delle sequoie. L’impatto fu tremendo; gli si annebbiò la vista e la poca aria rimasta nei polmoni gli sfuggì in un istante. Il dolore era incommensurabile, ma era ancora maggiore nel centro del petto, dove il colpo lo aveva ustionato e migliaia di piccole ferite sanguinanti si stavano aprendo. Osservò il campo di battaglia per un’ultima volta, incapace di fare alcun che. Vide Marco con la testa sanguinante cercare di proteggere Lea, mentre Vincent ed Elena avevano unito le forze in un assalto disperato.  Era quindi giunta la fine ineluttabile che aveva presagito fin da quando erano sulla terra e ormai non avrebbe potuto fare nient’altro per evitarla.
Le ultime forze lo abbandonarono e il mondo fu inghiottito dalle tenebre.

 Scusatemi per il ritardo con cui pubblico questo capitolo, non ero neanche sicuro di voler continuare a pubblicare la storia, ma non mi sembrava giusto per i pochi che mi seguono, spero che il proseguo vi piaccia, fatemi sapere con le recensioni.

  
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