Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Rico da Fe    11/11/2012    4 recensioni
Avete mai pensato alla Divina Commedia in chiave hetaliana?
Beh, Giappone ci ha pensato eccome, quella volta in cui si è perso nella spaventosa "selva oscura"!
Ma state tranquilli: ci penseranno Germania e Italia a salvarlo e a condurlo attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso, il primo venendo apposta dal Limbo, il secondo scendendo dall'Empireo per condurlo attraverso il Paradiso, luogo precluso a Germania...
Quali saranno le nazioni dannate? Quali le nazioni beate?
Scopritelo in questa spero esilarante rivisitazione della Commedia dantesca!
Genere: Avventura, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axis Powers/Potenze dell'Asse, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote.
 
Io venni in loco d’ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto.
 
La bufera infernal, che mai non resta,
mena li Stati con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.
 
Quando Giappone si risvegliò, si trovo davanti a un enorme baratro.
Davanti a lui, un enorme vortice di vento potentissimo trascinava con se’ innumerevoli nazioni, rivoltandole, percuotendole, sbattendole e agitandole da una parte all’altra, senza mai tregua.
Germania gli si avvicinò, imperturbabile e rigido come sempre.
Gli indicò la tempesta, e gli spiegò chi fossero i dannati del primo vero girone dell’Inferno.
 
Quando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina.

Intesi ch’a così fatto tormento
enno dannati le nazion carnali,
che la ragion sommettono al talento.

E come li stornei ne portan l’ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li Paesi mali

di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.
 
Quindi quelle erano le nazioni che si erano lasciate travolgere dalla passione d’amore, e che si erano unificate senza badare alla diversità dei loro popoli…
Li osservo’ a lungo; sembravano quasi uccelli in balìa della tempesta.
Le loro grida e i loro lamenti, simili proprio alle strida degli uccelli, echeggiavano sulle pareti del baratro.
A Giappone parve di riconoscere qualcuno…
Curioso, chiese alla sua teutonica guida:
 
“Maestro, chi son quelle
genti che l’aura nera sì gastiga?”.
 
“La prima di color di cui novelle
tu vuo’ saper”, mi disse quelli allotta,
“fu imperadrice di molte favelle.

A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per torre il biasmo in che era condotta.

Ell’è Babilonia, di cui si legge
che succedette ad Assiria e fu sua sposa:
tenne la terra che Iraq corregge.

L’altro è colui che s’ancise amoroso,
e ruppe fede al cener d’Irlanda*;
poi è ‘l Congo lussurioso.

Scozia vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ’l gran Polonia**,
che con amore al fine combatteo…”
 
E seguitò ad elencargli nazioni su nazioni, indicandogliele con l’indice e mantenendo l’espressione imperscrutabile e autoritaria di sempre.
Quando ebbe finito, Giappone, che da parecchio tempo stava fissando dei soggetti in particolare, chiese a Germania:
 
Doitsu-san, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri”.
 
Ed elli a me: “Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno”.

Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: “O nazioni affannate,
venite a noi parlar, s’altri nol niega!”.
 
I due, cosi’ chiamati, si staccarono dalla schiera e si avvicinarono, simili a due colombe; erano due giovani abbracciati, lui castano con gli occhiali e un ricciolo sbarazzino, lei dal viso dolce e i capelli lunghi color nocciola.
Fu lei a parlare:
 
“O oriental grazioso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,

se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c’hai pietà del nostro mal perverso.

Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che ’l vento, come fa, ci tace.

Siede la terra ove nata fui
su la valle dove ’l Danubio discende
per aver pace co’ seguaci sui.”
 
“E cioè?” domandò il giapponese.
“Budapest” rispose Ungheria, un po’ seccata.
E seguitò a raccontare:

“Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella regione
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense***».
 
E tacque.
Il suo amato, che si rivelò essere quindi Austria, non disse una parola, continuando a piangere.
Germania chinò il capo: che provasse un po’ di compassione anche lui?
Giappone, sempre più curioso e dispiaciuto, chiese:
 
“Ungheria, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette Amore
che conosceste i dubbiosi disiri?”.

E quella a me: “Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.
 
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Romano e Belgio come amor li strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi baciò tutto tremante.
dannato fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».
 
Povera Ungheria, povero Austria: Giappone ricordava benissimo la loro triste vicenda; entrambi erano stati colti in flagrante da Prussia mentre consumavano ciò che non dovevano consumare, e questi aveva passato i due sfortunati amanti a fil di spada…
Addolorati, i due lasciarono Austria e Ungheria alla loro triste condanna, e abbandonata la tempesta dei lussuriosi, passarono al terzo cerchio, dal quale provenivano rumori assai raccapriccianti.
 
Al tornar de la mente, che si chiuse
dinanzi a la pietà pei due Stati,
che di trestizia tutto mi confuse,
 
novi tormenti e novi tormentati
mi veggio intorno, come ch'io mi mova
e ch'io mi volga, e come che io guati.
 
Nel terzo cerchio scendeva una pioggia tremenda, sporca e maleodorante, mista a grandine e nevischio; nel fango, martoriati dalla pioggia, si contorcevano come vermi altre nazioni, talmente insozzate da essere quasi irriconoscibili.
Ma non era solo la pioggia a tormentare i poveri malcapitati…
Quando Giappone vide in cosa consisteva la vera tortura, si aggrappò terrorizzato a Germania, che avanzava, sempre ritto e saldo come uno scoglio.
Un enorme panda a tre teste (il panda di Cina?) se ne stava appollaiato in mezzo alla palude…
 
Il panda, fiera crudele e diversa,
con una gola cinesemente latra
su le nazion che quivi è sommerse.
 
Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,
e 'l ventre largo, e unghiate le mani;
graffia li Stati ed iscoia ed isquatra.
 
Urlar li fa la pioggia come cani;
de l'un de' lati fanno a l'altro schermo;
volgonsi spesso le misere nazioni.
 
Era davvero terrificante. Giappone ripensò ancora con nostalgia alla sua fida katana, finita chissà dove nel suo ripostiglio.
“Stai tranquillo.” Lo rassicurò Germania continuando a camminare.
“Una parola… tanto tu sei già morto…” pensò il giapponese.
 
Quando ci scorse panda, il gran vermo,
la bocca aperse e mostrocci le sanne;
non avea membro che tenesse fermo.
 
E l’alleato mio distese le spanne,
prese la terra, e con piene le pugna
la gittò dentro a le bramose canne (di bambù?).
 
Qual è quel cane ch'abbaiando agogna,
e si racqueta poi che 'l pasto morde,
ché solo a divorarlo intende e pugna,
 
cotai si fece quella faccia lorda
de lo demonico panda, che 'ntrona
l'anime sì, ch'esser vorrebber sorde.
 
Sollevato, ma ancora intimorito, Giappone continuo’ ad avanzare, tenendosi per precauzione ancora al braccio muscoloso di Germania.
Che tuttavia non sembrava neppure tanto infastidito.
Mentre arrancavano (o meglio, Giappone arrancava; Germania fluttuava) nella melma, talora calpestando le misere nazioni lì punite per aver ecceduto nel consumo di cibo e risorse, sprecandole, una voce con forte accento ispanico li chiamo’:
 
“O tu che se' per questo 'nferno tratto”,
mi disse, “riconoscimi, se sai:
tu fosti, prima ch'io disfatto, fatto”.
 
Giappone si guardo’ intorno e scorse una figura sudicia che si ergeva dalla cintola in su; lui e il tedesco trapassato si avvicinarono.
 
E io a lui: “L'angoscia che tu hai
forse ti tira fuor de la mia mente,
sì che non par ch'i' ti vedessi mai.
 
Ma dimmi chi tu se' che 'n sì dolente
loco se' messo, e hai sì fatta pena,
che, s'altra è maggio, nulla è sì spiacente”.
 
Ed elli a me: “Lo continente, ch'è pieno
d'invidia sì che già trabocca il sacco,
seco mi tenne in la vita serena.
 
Voi europei mi chiamaste Spagna:
per la dannosa colpa de la gola,
come tu vedi, a la pioggia mi fiacco.
 
E io nazione trista non son sola,
ché tutte queste a simil pena stanno
per simil colpa”. E più non fé parola.
 
Io li rispuosi: “Spagna, il tuo affanno
mi pesa sì, ch'a lagrimar mi 'nvita;
ma dimmi, se tu sai, a che verranno
 
Le nazion de l’Europa partita;
s'alcun v'è giusto; e dimmi la cagione
per che l'ha tanta discordia assalita”.
 
E quelli a me: “Dopo lunga tencione
verranno al sangue, e la parte selvaggia
caccerà l'altra con molta offensione.
 
Poi appresso convien che questa caggia
infra tre soli, e che l'altra sormonti
con la forza di tal che testé piaggia.
 
Alte terrà lungo tempo le fronti,
tenendo l'altra sotto gravi pesi,
come che di ciò pianga o che n'aonti.****
 
Giuste son due, e non vi sono intesi;
superbia, invidia e avarizia sono
le tre faville c'hanno i cuori accesi”.
 
Qui puose fine al lagrimabil suono.
E io a lui: “Ancor vo' che mi 'nsegni
e che di più parlar mi facci dono.
 
Bulgaria e Romania, che fuor sì degni,
e Svizzera, Lituania e Monaco
e li altri ch'a ben far puoser li 'ngegni,
 
dimmi ove sono e fa ch'io li conosca;
ché gran disio mi stringe di savere
se 'l ciel li addolcia o lo 'nferno li attosca”.
 
E quelli: “Ei son tra le nazion più nere;
diverse colpe giù li grava al fondo:
se tanto scendi, là i potrai vedere.
 
Ma quando tu sarai nel dolce mondo,
priegoti ch'a la mente altrui mi rechi:
più non ti dico e più non ti rispondo”.
 
E detto ciò, Spagna si voltò e si lasciò ricadere nel fango della palude.
Giappone, dispiaciuto anche per quel povero ghiottone di pomodori, si rialzò e seguì Germania, che lo condusse via dal cerchio dei golosi verso il girone degli avari e dei prodighi.
Lungo la via, Germania gli spiegò:
 
E 'l duca disse a me: “Più non si desta
di qua dal suon de l'angelica tromba,
quando verrà la nimica podesta:
 
ciascun rivederà la trista tomba,
ripiglierà sua terra e sua figura,
udirà quel ch'in etterno rimbomba”.
 
Sì trapassammo per sozza mistura
de l'ombre e de la pioggia, a passi lenti,
toccando un poco la vita futura;
 
per ch'io dissi: “Doitsu-kun, esti tormenti
crescerann' ei dopo la gran sentenza,
o fier minori, o saran sì cocenti?”.
 
Ed elli a me: “Ritorna a tua scïenza,
che vuol, quanto la cosa è più perfetta,
più senta il bene, e così la doglienza.
 
Tutto che questi Stati maladetti
in vera perfezion già mai non vada,
di là più che di qua essere aspetta”.
 
Giappone sospirò. Quindi un giorno tutte quelle anime di nazioni avrebbero recuperato le loro terre e la loro sostanza, e avrebbero sofferto molto più di prima le pene cui erano sottoposte…
Senza accorgersene, avevano ormai raggiunto l’ingresso del quarto cerchio.
Davanti a loro comparve una strana figura…
 
 
NOTE DELL’AUTORE:
 
Eccoci giunti al termine di un nuovo Canto di ‘Hetalia’s Inferno’.
Chi mai sarà la nazione preposta a guardia del girone degli avari e dei prodighi?
A chi toccherà il ruolo di Pluto?
Attendo proposte!!!
 
* sarebbe Irlanda del Nord; per ‘amore’ si unì al Regno Unito, tradendo cosi’ la madrepatria Irlanda (finita tra l’altro in Paradiso).
** ricordate l’Unione Polacco-Lituana?
*** Prussia, avendo ucciso il fratello Austria, è finito nella Caina, girone preposto ai traditori e uccisori dei parenti.
**** qui Spagna profetizza un’eventuale Terza Guerra Mondiale, con un’Europa divisa tra Russia e America.
 
 
 
 
 
 
  
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