CAPITOLO
QUARANTAQUATTRO.
Clint respirava ancora a fatica quando si accorse di avere la maglietta letteralmente
incollata alla pelle per via del sangue che aveva perso. La strizzò, nella mano
destra, vedendo rivoli correre lungo le dita, aggrottò la fronte e lanciò uno
sguardo ai compagni di sventura.
Anche Tony sembrava aver capito che non era stata un allucinazione, un sogno, o
qualche altra diavoleria magica. Aveva
un segno rosso sul davanti della maglietta. Come un macabro sorriso e poi i
pantaloni erano completamente da buttare.
Lo guardò toccarsi le gambe, tastarsi le
cosce con entrambe le mani fino alle ginocchia.
I pantaloni erano zuppi di sangue. Anche Pepper era
sporca. Così come Diane che doveva
essersi lanciata ad abbracciarlo.
Guardò la sorella seduta accanto a lui.
Era voltata in direzione del trono, verso Frigga che scendeva gli scalini che portavano ai due seggi dorati
su cui i due sedevano durante le udienze, tenendo la testa naturalmente alta in
un portamento elegante e austero.
La felpa color crema che Diane indossava aveva una macchia scura ad altezza del
seno.
Sembrava quasi una macchia di vino.
Afferrò la stoffa , senza stare a badare su cosa metteva le mani facendolo, portandola a voltasi verso di lui. Strizzò il
panno e poi ritirò la mano.
Sangue. Quello era senza dubbio sangue.
-… Eravamo morti.- mormorò.
-Sì, per pochi minuti lo siete stati.- annuì Diane pulendogli il collo con una
man per poi avvicinarsi e baciargli una guancia.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Loki era troppo scioccato per opporsi all’abbraccio
di Frigga.
Era caduto sulle ginocchia alla vista degli altri che tornavano alla vita uno
dopo l’altro, Frigga l’aveva alzato
prendendolo da sotto le braccia e poi l’aveva stretto a sé, poggiandogli la
testa sulla spalle e cingendogli il torace .
Loki fissava il suo capo biondo poggiato contro di
lui, poi gli altri che parevano rendersi conto solo adesso del pericolo che
avevano schivato frapponendosi fra Odino e Thor.
Se lui non avesse mostrato dolore per loro e empatia per chi li piangeva.
Sarebbero rimasti morti.
Spostò gli occhi da Clint che apriva e chiudeva la mano, a Tony che si
stringeva le ginocchia a Bruce che
tossendo tossendo era ancora appoggiato al petto di Darcy che lo teneva a sé stringendolo con entrambe le
braccia, a Steve che borbottando rosso in viso, cercava di spiegare che quello
non era stato proprio il suo primo bacio, a Sharon che lo fissava ad un soffio
del viso.
Peter e Johnny erano i più comici.
Dopo essersi conto che le loro ferite erano sparite, si erano letteralmente
buttati uno sull’altro rotolando e urlando -FOTTITI
MORTE.- Peter e - FOTTITI MEFISTOFELE.- Johnny.
-Mi dispiace di averti dato questa sofferenza figliolo.- Mormorò Frigga
recuperando l’attenzione del figlio verso di lei - Ma era l’unico modo.-
Loki lo capiva, razionalmente, ma irrazionalmente
era desideroso di spaccare qualcosa .
Passò un braccio attorno alle spalle della madre e chinò leggermente il capo in
avanti per premere una guancia contro la sua.
Come faceva da piccolo.
Guancia a guancia per sentire il calore che in lui non c’era.
Diane, da vicino Clint sorrise, chissà se Loki si rendeva
conto di essere tremendamente adorabile
in quel momento?
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Il ponte mentale che permetteva a Magneto di
comunicare con Charles, era lo stesso che il telepata
aveva lanciato fra loro da ragazzi e che l’aveva spinto ad indossare l’elmo di Schmidt.
Era una specie di telefonata intercontinentale dove Charles poteva sentire
quello che pensava, e allo stesso modo, lui poteva avere una panoramica confusa
dei pensieri del Professore.
Per questa ragione, quando sentì il primo urlo rimbombargli nella testa, non si
stupì troppo.
Era solo , nell’ufficio di Charles, in attesa che gli X-Men
avessero la bontà di dirgli se lo
accettavano come guida provvisoria o meno che sentì quel grido lancinante lacerargli
i pensieri.
Per un secondo vide bianco e fra il bianco
distinse un immagine sfuocata.
Charles incatenato di pancia ad una specie di lettino in legno inclinato. Le
braccia tenute stese a forza oltre la testa e la schiena scoperta dalla
maglietta sollevata.
-Charles?-
FA MALE! lo sentì urlargli in testa
.
-Che succede?-
Non ebbe bisogno di risposta. Un altro urlo. Disumano. E fra il bianco dei
pensieri dell’amico che gli si riservano in testa come acqua , vide una frusta abbattersi con forza . Vide la
carne aprirsi, il sangue saltare, afferrò la scrivania con entrambe le mani e
tutti gli oggetti in metallo della stanza
presero a turbinargli attorno.
-CHARLES RESISTI!-
DIO AIUTAMI TU! Fu la risposta del Professore.
Aveva la voce rotta dal pianto e dal dolore, Erik strizzò gli occhi cercando di
capire che faccia o forma avesse il suo aguzzino. Intravide un braccio
nerboruto, coperto da scaglie grigie che sembravano rilucere nella poca luce
della cella.
Scaglie di ferro?
I suoi nemici erano fatti di ferro?
Allora esisteva una giustizia divina.
ARGHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!
Si portò una mano alla fronte in risposta
all’ennesimo urlo di Charles. Dietro le palpebre vide la frusta. La carne strappata. E ancora il
sangue.
-CHARLES! - urlò - CHARLES IL TRUCCO E’ RESPIRARE. RESPIRA AMICO MIO, RESPIRA.-
Lo vide gonfiare e sgonfiare l’esile torace facendolo scontrare contro il legno
impregnato di sangue a cui era assicurato. In un altro momento, probabilmente,
avrebbe sorriso a vederlo assecondarlo così docilmente.
-Bravissimo.-
Fa male …lo senti bisbigliare ancora.
-Sì lo so che fa male.- mormorò Magneto guardandosi
attorno e con il colpetto della mano,
riordinando l’oggettistica dell’ufficio che tornò al suo posto con toc contro
il legno. Sospirò tornando a sedere e vide l’aguzzino lasciare il lettino e
Charles riprendere fiato ad ampie boccate .
Stanno arrivando. Si stanno muovendo.
-Cosa?- chiese Magneto aggrottando la fronte.
Santo il rumore dei motori. Questa cosa si sta muovendo.
Magneto si passò le mani sul viso,
stropicciandolo. Si alzò e andò verso la
porta - Non perderti lo spettacolo amico mio.-
Che vuoi fare Erik?
Magneto sorrise, aveva l’impressione di essere
tornato indietro nel tempo.
Quando Charles non faceva altro che cercare di calmarlo per evitare che si
ammazzasse in qualche impresa. -Oh lo vedrai.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
-Io voglio tornare a casa.-
Tony sembrava un bambino capriccioso, ma visto il pericolo scampato, un po’
tutti si sentivano d’accordo con lui. Al diavolo la ricarica del Bifrost, volevano riportare le chiappe sul pianeta terra prima
di subito.
-Ci vorranno solo un paio d’ore per ricaricarlo. Ha sostenuto due viaggi
interdimensionali in poco meno di quindici minuti.- cercò di rabbonirlo Thor .
Tony abbassò gli occhi sul figlioletto che non sembrava intenzionato a mollarlo
nemmeno per tutto l’oro del mondo visto che ogni volta che la madre cercava di
riprenderlo, urlava e si aggrappava alla maglietta di Tony.
Si trovavano su una sorta di terrazza che dava sulla cittadella che sembrava
scolpita nell’oro. Il sole stava tramontando e i tetti scintillavano di rosso
abbaiando lo sguardo.
Loki spostò il peso del corpo da un piede all’altro.
Era accanto al parapetto che circondava la terrazza e guardava verso il basso.
Le guardie si stavano dando il cambio, coreografiche come al solito. Vide le
due squadre marciare una verso l’altra , due gruppi da sei posti su due file e
ricordò quando c’era anche lui a fare quella stupida manfrina.
-Mi ricordo che anche tu hai fatto la guardia.- disse Diane accanto a lui.
-Mi mettevano a guardia del palazzo ogni volta che mi prendevo la colpa di un
guaio di Thor.-
Thor sorrise da vicino Jane -Meglio che pelare le patate assieme alla cuoca, no
fratello?-
Loki alzò gli occhi al cielo che si stava scurendo -
No, io non ci sono mai andato a pelare le patate. A me mandavano a lucidare le
armature.-
Thor socchiuse gli occhi - Eppure mi ricordo che c’eri tu con me.-
-Ti faceva compagnia.- s’intromise Diane sempre con il solito ronzio nelle
orecchie.
Ormai, ci stava facendo l’abitudine, era da quando aveva aperto gli occhi nella
sala del trono che non aveva altro che sentirlo aumentare e diminuire a seconda
della portata dei ricordi che riemergevano dentro di lei.
Thor alzò una mano -Giusto.-
-Mi avevano detto che eri qui.-
Thor si volse mantenendo la mano sollevata.
Sul vano della porta una ragazza in
armatura lo fissava con le mani sui fianchi.
Aveva capelli neri raccolti in una coda alta , un viso piacevolmente paffuto, e
grandi occhi scuri. Indossava un armatura composta da un corpetto in ferro lavorato con bretelle e una specie
di gonnellina in piastre.
Sif si avvicinò di un passo, prima che la sua
attenzione si focalizzasse su Loki che la fissava da
sopra una spalla .
-Sif che dispiacere vederti.-
La dea socchiuse gli occhi - Loki.- Se avesse potuto ucciderlo con uno sguardo,
probabilmente l’avrebbe fatto - Il solito umorismo del…- s’interruppe mordendosi
la lingua per non imprecare. Non poteva farlo, non stava bene. Inspirò
profondamente chiudendo gli occhi, intanto che sul volto del dio delle
malefatte appariva un ghigno.
-…Lo so che sei felice di vedermi, ma trattieni l’entusiasmo.-
-Sei uno…- l’insulto rimase incastrato nella gola della dea alla vita di Diane
che la guardava concentrata. Sif socchiuse le labbra in un urlo muto prima di voltarsi
verso Thor -Oh dei …- guardò Loki - Dei.-
-No, non stai avendo un allucinazione.- mormorò questo.
Diane piegò il capo - Tu non eri bionda?- le chiese.
Sif percorse correndo la distanza che le separava -
Chiedilo a tuo marito perché non lo sono più Sigyn.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
-MAGNETO!-
Magneto aveva la mano sulla maniglia della porta
quando questa si spalancò di scatto e Tempesta quasi non gli cadde addosso. La donna
si tirò indietro, per un istante guardò verso la scrivania, quasi si aspettasse
di vedere Xavier dietro di lui, prima di tornare a guardarlo in viso.
-Vieni con me.-
Magneto annuì, chiudendosi la porta alle spalle.
Gli studenti che li incrociavano si facevano di lato al suo passaggio,
intercettò lo sguardo sprezzante di Rogue e sorrise
accennando ai due ciuffi bianchi che le incorniciavano il visetto paffutello.
Aveva sempre avuto l’adorezione
nel far incazzare il prossimo.
Uscito dall’ascensore insieme a Tempesta, si infilò nella prima porta del
laboratorio, sussultando alla vita dell’enorme scienziato seduto al bancone.
Era enorme, blu, con una aspetto vagamente scimmiesco.
-Hank.-
Bestia lo guardò per un momento, di sbieco - Erik.-
per poi farsi di lato.
Era seduto davanti ad un computer portatile.
Magneto si avvicinò , chinandosi in avanti e
socchiudendo gli occhi.
Benchè gli anni si fossero accumulati sulle sue
spalle, riusciva ancora a vedere bene anche senza occhiali.
-PERDIANA!- esclamò raddrizzandosi con un sussulto.
-Le registrazioni sono in presa diretta.- mormorò Hank osservando lo schermo.
Magneto si passò una mano sulle labbra sottili -Charles aveva
ragione. Sta arrivando.-
Le registrazioni mostravano un enorme
buco nel cielo in direzione del World
Trade Center.
Era come un buco nero, un turbinare di buio senza stelle che stava
partorendo qualcosa . Nella testa, Erik sentì Charles esclamare uno stupito : Vedo cielo. Cielo azzurro.
-Bentornato sulla terra vecchio mio.-
FINE CAPITOLO:
Penultimo capitolo della storia prima del Sequel : Ultimatum alla terra.
Angolo spoiler: Perché Erik vede Charles ragazzo e non anziano? Pensateci u_u