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Autore: Agapanto Blu    12/11/2012    3 recensioni
Lucia e Mattew stanno per sposarsi, come avevano deciso, e, tra riappacificazioni con il passato, grandi ritorni e amici di sempre, vedranno infine il culmine del loro amore...
Però il Destino sembra avere altri programmi e i due amanti si ritroveranno separati da qualcosa che entrambi amano e da qualcosa che pare insormontabile...
Assieme a Miriam e Nick e ad un (come sempre) imprevedibile Andrea, i due si troveranno davanti a una domanda cruciale per entrambi:
Quanto si è disposti a sacrificare quando si arriva al limite?
***
Seguito della storia "Il cuore dell'Arcangelo" ma incentrato, appunto, sulla coppia Mattew/Lucia...
Posso solo anticiparvi tanti colpi di scena e un bel po' di sorprese...
A presto!
Ciao ciao!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La saga degli Angeli di Victoria'
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Buongiorno a tutti, belli e brutti!
Allora, vi lascio al capitolo così state tranquilli...
Ci leggiamo sotto!





30.
 
Miriam non capiva niente.
Non esisteva nulla, attorno a lei, che non fosse il dolore atroce alle ali, quel dolore che continuava ad aumentare.
Non sapeva cosa fosse successo, solo che qualcuno le aveva tolto di dosso il Demone e che il dolore, benché ancora forte, non andava più aumentando.
Riuscì a portare i palmi sul pavimento e a sollevarsi, anche se a fatica, per quel poco che le bastava per voltarsi all’indietro.
Nick era lì, tra le mani la testa del Demone, e prima che lei potesse anche solo riprendere fiato lui ruppe l’osso del collo dell’uomo che l’aveva torturata.
Miriam vide il corpo esanime crollare a terra con un tonfo sordo e Nick raddrizzarsi, imperturbabile.
Uccidere per difendere i deboli, uccidere per difendere lei: la differenza tra loro due era che Nick aveva il coraggio di arrivare alle azioni più estreme per amore di chi gli era vicino.
Miriam era confusa, non capiva come avesse potuto Nick arrivare così in fretta se un attimo prima stava per soffocare tra le mani del Demone.
Riuscì a tirarsi quasi seduta mentre Nick le si accovacciava accanto.
Si accorse, con sorpresa, di tremare.
Lui si sfilò la maglia, già fatta a brandelli sulla schiena dalle ali, e la strappò in modo da ottenerne due strisce di stoffa.
“Farà un po’ male subito…” la avvertì poi appallottolò la stoffa e iniziò a tamponare i punti in cui le ali sanguinavano.
Le stilettate di dolore non si fecero attendere e Miriam si ritrovò a dover trattenere il fiato per non urlare.
Nick le si fece ancora più vicino e lei si ritrovò a fissare il suo petto.
Iniziò a controllarne ogni minimo tratto, per distrarsi, e così osservò gli addominali e i pettorali, poi la pelle con molta più attenzione fino ad arrivare a poter scorgere quelle minuscole linee che la solcavano.
I segni delle cicatrici che aveva portato in vita.
Lei ricordava bene il suo corpo martoriato di allora, il sangue che usciva lento e denso mentre lo facevano soffrire. Si ritrovò a pensare al rito di passaggio nell’età adulta che Nick aveva sopportato a tredici anni, in anticipo di tre mesi sui tempi perché potesse sposarla prima: le lame che scivolavano lente e metodiche sul suo corpo incidendogli nella carne le rune che componevano il nome del suo clan e le macchie rosse sulla neve candida mentre lui, a petto nudo nella tormenta, li lasciava fare e guardava il cielo canticchiando sottovoce la canzone del villaggio per farsi forza, quella canzone che cantava sempre anche a lei.
 
Gen gen gen kalengheila,
katikalen,
ghelasagalapaca,
kagulucalà,
lakamuegne ki tululu,
kamuegne ki tululu,
fi la po…*
 
Piano, a bassa voce, canticchiò quella melodia mentre Nick finiva di asciugarle il sangue dalle ali con gesti delicati eppure rapidi.
“Lucia ha bisogno di aiuto.” le sussurrò il marito all’orecchio, “Da sola non ce la fa.”
Miriam annuì.
Si staccò da Nick, lo guardò in viso per un attimo, poi si alzò in piedi.
“Ce ne sono ancora due da qualche parte…” disse.
Nick annuì, si rialzò, spalancò le ali e si preparò a dare la caccia ai due Demoni mancanti all’appello.
Miriam si voltò per aiutare Lucia appena in tempo.
La Pietosa, pugnale alla mano, stava cercando con lo sguardo Zira senza accorgersi che la donna si stava nascondendo tra le ombre del soffitto.
“Luci, sopra di te!” urlò all’amica.
Lucia alzò lo sguardo e la vide: Zira, aggrappata con le mani e puntellata con i piedi a due travi diverse, aveva cercato di pulirsi il sangue dalla faccia ma con scarsi risultati, i canini le si erano allungati e sporgevano dalle labbra di un centimetro e mezzo buoni ma, al contempo, anche gli incisivi avevano aumentato la loro stazza e adesso la sua bocca sembrava piena di zanne.
Più mostro che donna…, pensò Lucia poi spalancò le ali e si lanciò verso la nemica.
A metà del tragitto, Zira si lasciò precipitare verso il basso.
Lucia e Zira si scontrarono sbattendo l’una contro l’altra ma la forza di gravità diede un vantaggio notevole alla Demone ed entrambe crollarono verso il basso.
Lucia si schiantò di schiena e sentì un scossa incandescente partirle dall’attaccatura delle ali.
Samuel l’aveva avvertita di non permettere mai a Zira di colpirla alle ali perché avrebbe avuto gioco forza la sua superiorità fisica.
In quel momento, Zira si raddrizzò e conficcò gli artigli nelle spalle della ragazza.
Lucia si morse le labbra a sangue per non urlare ma inarcò la schiena per quanto concessole dal peso della Demone.
Zira emise un ringhio che la fece sembrare ancor più bestia e strappò con violenza una mano dalla carne di Lucia per alzarla, pronta a tirarle un’artigliata in viso.
Lucia guardò quelle unghie, totalmente nere, spesse e lunghe almeno tre centimetri, e pensò istintivamente a Samuel e agli sfregi sulla sua schiena.
Deglutì.
Zira iniziò a calare la mano ma non fece in tempo.
Due braccia sottili, bianche e affusolate cinsero la vita della Demone e la strapparono via da Lucia con una forza che mal vi si addiceva.
Con la Demone, vennero via anche gli artigli della mano ancora piantata nella carne di Luci ma anche un notevole brandello di pelle sanguinolenta.
La Pietosasi ripiegò su se stessa con un gemito di dolore, stringendosi le spalle con le mani e cercando di arginare il flusso di sangue.
Dal momento in cui il flusso del sangue è abbastanza lento, il tuo corpo ci mette tre minuti a risanarsi: se vieni ferita, trova qualcosa con cui arrestare l’emorragia e nasconditi per quel lasso di tempo. Non affrontare Zira a meno del massimo delle tue forze!
Lucia si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa per obbedire al consiglio di Samuel, e trovò un grosso telone di nylon.
Non era certo il massimo, ma l’importante era che fermasse la fuoriuscita di sangue. Solo quello.
La ragazza strappò una lunga striscia con i denti e poi se l’avvolse intorno ad una spalla, ripeté l’operazione per l’altro braccio e, infine, alzò gli occhi su Zira.
La Demone, vestita di nero, era avvinghiata a Miriam, vestita di bianco, ed entrambe erano macchiate di sangue loro e altrui.
Si stringevano con violenza, senza una vera e propria strategia, solo cercando un appoggio per rompere le ossa dell’avversaria.
Zira aveva trovato un appiglio nei lunghi capelli di Miriam ma l’Arcangelo dei Caduti aveva guadagnato la gola dell’avversaria.
“Questa volta ti ammazzo!” sibilò Zira, ansimando.
“Questa volta ho il permesso di ucciderti!” replicò Miriam e diede uno spintone all’avversaria, costringendola a staccarsi da lei di mezzo metro.
Miriam cercò di mantenere la presa sulla gola di Zira ma la Demone le graffiò il braccio e dovette mollare.
Le due donne si allontanarono e si fermarono, ansanti, guardandosi in cagnesco.
“Come mi sbarazzo di te?!” urlò la Demone, furibonda.
“Potrei farti la stessa domanda!” sibilò Miriam.
Erano i due opposti: una bianca e una nera, una che era l’incarnazione del fuoco e l’altra che pareva scolpita nel ghiaccio, una bionda e una mora, una malvagia e una buona.
Arcangelo e Assassina, pronte per la vera resa dei conti.
Zira fu la prima a farsi sotto e si lanciò contro la nemica con urlo disumano.
Miriam parò il colpo e le due iniziarono ad assalirsi con foga crescente, entrambe alla ricerca del sangue dell’altra e nessuna disposta a prendere meno della testa dell’avversaria.
 
Mattew osservò solo per un istante il secondo cadavere che lasciava sul terreno poi, ricordando la voce che gli garantiva che entrambi i Demoni che aveva ucciso si sarebbero ripresi, si voltò.
Fece un rapido conto: cinque Demoni in tutto, due che aveva ucciso lui, uno ucciso da Nick che, in quel momento, stava lottando con un altro ancora.
Quattro!, contò il Nephilim, Dov’è l’ultimo?
Un dolore allucinante alla nuca rispose alla sua domanda.
 
Nick afferrò il polso dell’avversario nel momento in cui questo cercava di tirargli un pugno, scivolò sotto il braccio teso del nemico e si portò alle sue spalle storgendogli l’arto.
Un gemito gli fece alzare gli occhi: Mattew, accanto alle scale dall’altra parte della sala, era stato colpito alle spalle da un Demone armato di quello che pareva un pezzo di tubo arrugginito.
“Matt!” chiamò il Caduto ma il Demone che si agitava nella sua morsa non gli permetteva di andare in soccorso dell’amico che, tenendosi la testa con una mano, cercava di schivare i colpi dell’avversario rotolando per terra a destra e a sinistra.
 
“Vuoi stare fermo?!” esclamò con voce gutturale il Demone dopo l’ennesimo colpo di spranga che si infrangeva contro il pavimento.
Mattew riuscì a mettersi in ginocchio e poi a scattare in piedi fuori dalla portata dell’energumeno.
Guardò il pavimento e lo vide costellato di buche.
Ha spaccato a bastonate uno strato di almeno cinquanta centimetri di cemento armato!, pensò sgomento, Non so se sono più forte di lui!
In quel momento, si ritrovò a chiedersi dove cavolo fosse finita quella fastidiosissima vocetta so-tutto-io che fino a quel momento gli aveva dato ordini su come muoversi.
Scusa se cerco di salvarti la pelle!, sbottò la voce, come fosse stata evocata, poi riprese a dare ordini, Attaccalo frontalmente!
“E se invece mi mettessi a correre?” commentò Mattew ad alta voce.
“Che fai?! Mi prendi in giro?!” ringhiò il Demone davanti a lui e solo allora il Nephilim si accorse di aver risposto a entrambi.
“No! Parlavo con lei!” tentò di replicare vedendosi arrivare contro il tubo di ferro.
“Lei chi?! Ma mi credi scemo?!”
Mattew evitò a stento due colpi rapidi.
“La voce!” rispose vedendo l’avversario in difficoltà nel capire.
L’uomo alzò un sopracciglio.
“E va bene!” ordinò sbattendo un piede per terra.
L’urto sembrò creare un piccolo terremoto che fece cadere a terra Mattew sulla schiena.
Il Demone si avvicinò al Nephilim e alzò la sua rudimentale arma mostrandone l’altra estremità: appuntita e tagliente.
“Mettiamo fine alle tue sofferenze di pazzo!” ruggì preparandosi a inchiodare Mattew a terra.
Immagino che io non tornerei in vita, eh?, pensò il ragazzo rivolto alla vocetta poi chiuse gli occhi.
Un tonfo.
Mattew si azzardò ad aprire un occhio.
“Tutto qui?” chiese, “Sono già morto?”
Secondo te?!, sospirò la voce nella sua mente ma sembrava quasi sollevata e il Nephilim non se la prese per il sarcasmo di cui era impregnata.
Alzò gli occhi alla ricerca dell’avversario e lo trovò letteralmente seppellito nel pavimento, con solamente la testa che spuntava dalla crepa in cui era stato immobilizzato.
Al suo fianco, una figura indistinguibile per via del buio si stava pulendo le mani sbattendole l’una contro l’altra.
“Ma possibile che io debba sempre salvarvi la pelle?” sbottò la figura e Mattew sorrise riconoscendo la voce.
“Andrea!” esclamò mentre il Caduto gli si avvicinava.
Quando l’uomo fu più vicino, il Nephilim riuscì a distinguerne bene i tratti: negli occhi brillavano le due iridi bianche.
“Di’ un po’: cos’avete contro le mie vacanze tu e tua moglie?” chiese l’Angelo, “E prima il matrimonio, e adesso il massacro! Allora?! Una volta i poveri visionari come me venivano lasciati in pace a meditare in una bella caverna!”
Mattew rise e anche Nick si unì al gruppo dopo aver eliminato l’ultimo Demone.




Et voilà!
Allora, *La canzone non è mia ma in realtà è una rivisitazione di una ninna nanna del Ruanda che mi è stata insegnata ad un concorso teatrale, l'ho adorata e ho voluto aggiungerla...
Detto questo, cosa ne pensate?
Lo so, Andrea non era esattamente previsto ma non ce l'ho fatta a fare a meno di lui! Gli voglio troppo bene, è uno dei miei personaggi migliori!
Comunque, parliamo del prossimo capitolo...
Titolo: La fine della battaglia
Spoiler (visto che sono sadica): "
Tre [...]
Due[...]
Uno[...]
Zero!
"
Bello, eh? Capite tutto!
A presto!
Ciao ciao!
Agapanto Blu
  
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