Il tempo era passato in fretta, i giorni si susseguivano ad una velocità
impressionante...per chi non poteva muoversi, agire, salvarsi. Per chi non
poteva fare altro che annegare i suoi pensieri nel buio.
Il dieci giugno.
E Thomas Maximilian Riddle iniziò a sentire che il suo bozzolo d'acqua stava
diventando stretto. Quasi asfissiante.
I Lucky Smuggler, gli Spazzini di
Azmodeus e quindi del caro Alister Azmodeus Dark, quella mattina alle quattro
tirarono la bara d'acqua in cui aveva immerso la loro preda nelle stanze private
del loro datore di lavoro.
Erano passati due giorni dalla cattura di quello
strano prigioniero.
Gli Spazzini mollarono la bara poco delicatamente su un
tappeto vintage che era costato una fortuna, davanti alla scrivania di plexiglas
di Dark, poi si scambiarono occhiate eloquenti.
In dodici, nessuno di loro
avrebbe saputo che farsene di un umano inutile trovato in un vicolo, a parte
Stavros, il capo banda dei Lucky.
Stavros Paxton, nome assolutamente falso,
oltre a essere una sorta di capo branco del gruppetto di dodici elementi da
sbarco che stavano alle dirette dipendenze di Dark, era anche un vampiro.
L'unico del gruppo.
Stava seduto direttamente sulla lastra di vetro che
chiudeva la bara. Naturalmente era un vampiro impuro tramutato da Alister, di
appena trent'anni.
Biondo, il viso con zigomi spessi e il mento altrettanto
grosso. Niente a che vedere con la tipica bellezza vampiresca.
Accanto a lui,
i compagni osservavano la loro preda rannicchiata nella sua prigione di vetro e
acqua.
- Dite che vivrà?- borbottò Jack Jennings, chiamato da tutti Globe,
visto la sua enorme mole di quasi duecento chili.
- Lo spero, dopo tutta la
fatica che c'è costato tenerlo vivo fino ad adesso.- sbuffò Hannibal lo Smilzo,
un mago sulla ventina che da quando aveva sedici anni fumava solo sigari babbani
- Comunque il Medimago ha detto che ha un bello squarcio. Non è riuscito a
estrarre il piombo che ha ancora nel fianco, senza contare la dose letale di
veleno che il moccioso s'è ritrovato nella circolazione.-
- Come cazzo fa ad
essere ancora vivo?- borbottò Paxton, afferrando un bicchiere pieno di sangue
sintetico, portatogli da una delle cameriere del Club e a cui per ringraziamento
dette una sonora pacca sul sedere - Un umano sarebbe morto in due minuti fra
atroci sofferenze.-
- Ti sembra un umano normale?- gli disse lo Smilzo -
Guarda quel collare Stavros...e guarda quel tatuaggio...-
- Un grifone e un
serpente.- esclamò con tono concentrato Relic Jones, l'unico Magonò presente del
gruppo, che però era in grado di trovare uno spillo anche al buio in tutti i
sotterranei di Londra dalla periferia al centro - Ehi, il bastardo è un mago.
Dev'essere stato a Hogwarts. E quel collare è di platino...o argento, no è
platino.-
- Con un cazzo di rubino grande come un uovo.- ghignò Globe,
dandosi un pugno d'eccitazione sul petto enorme - Evvai Stavros, abbiamo fatto
il colpo grosso. Inoltre in due giorni non c'è stata nessuna segnalazione,
nessuno ha annunciato la scomparsa del ragazzo, né fra maghi né fra
babbani.-
- Il ragazzo non ha nessuno, grande.- ghignò perfidamente il
vampiro, mandando giù il sangue a brevi e goduriosi sorsi - Bene, apriamo il
Vaso di Pandora e vediamo chi abbiamo qui. Corey, chiama il capo. Vorrà
assistere presumo.-
Il giovane mago sui venticinque anni annuì, senza troppo
entusiasmo.
Scampanellò su un bottone della scrivania di Alister, che emanò
un sottile e acuto suono che sarebbe pervenuto solo alle orecchie di un vampiro.
O di un mannaro, che però non si vedevano mai all'Azmodeus Club.
Proprio
quando Globe e Relic Jones stavano scoperchiando il vetro, entrò Alister Dark,
sigaretta in bocca ed espressione annoiata.
- Spero per te che viva Stavros.-
sentenziò gelido, spegnendo con stizza il mozzicone sulla schiena corazza di una
statuetta a forma di diavolo inginocchiato, proprio accanto all'ingresso - Non
mi va di guadagnarci solo con quel rubino.-
- Io non so voi, gente...-
commentò Hannibal lo Smilzo - Ma non vi sembra strano che questo tizio sia
apparso dal nulla, che nessuno abbia reclamato la sua scomparsa...e che tra
l'altro si porti al collo una pietra simile?-
- Sta forse insinuando che
cerco rogne?- rispose amabilmente Dark, buttandosi seduto sul divano di pelle, a
un metro dalla bara - Avanti, svegliate il mio futuro pranzo.-
- Non ti
conviene.- sibilò Stavros, scrutando ora il volto umido di Riddle, immenso
nell'acqua fino alla linea delle mascelle - Ha ancora veleno in circolo. Io
continuo a chiedermi come possa essere vivo. Ma non sono affari nostri...che
vuoi farne?-
- Ci sono una buona quantità di signore d'alto bordo che
vogliono uno schiavo personale.- considerò Corey, uno dei più giovani del gruppo
- Quelle vecchie arpie andranno in brodo di giuggiole con questo qua.-
- La
mia stessa idea.- disse Dark melenso, disgustato al solo pensiero - Le umane
vostre simili sono delle gran lascive, ma se non altro mi faranno guadagnare un
bel po' di galeoni.-
- Lascive le umane?- rise Hannibal - Capo, tu e le tue
idee romantiche da vampiro.-
- Non sa neanche dove stia di casa, il
romanticismo.- commentò Stavros acido.
- Hai ragione.- lo minacciò
blandamente Alister - Infatti potrei scordarmi di tutto l'amore e di tutta la
dedizione che ho impiegato per tramutarti nel succhiasangue che sei ora e farti
fare un bagno di luce all'alba, fra un'ora e mezza. Perciò, se non t'interessa
la prospettiva, ti conviene cucirti la bocca, Paxton. E lavorare. Chiaro?-
-
Chiaro.- sibilò Stavros al colmo della frustrazione.
- Lo sveglio.- Globe
alzò una mano per schiaffeggiare Tom, ma Stavros glielo impedì in tempo, prima
che staccasse la mascella alla loro futura fonte di guadagni.
Fu il vampiro
impuro a scrollarlo e quando Riddle aprì le palpebre, a scatto, come una
bambola...ci fu un secondo d'immobilità. Poi si girò su un fianco, affondando
quasi la faccia in acqua e iniziò a tossire. Sputò altra pozione rigenerante, ma
i Lucky Smuggler non persero tempo, tirandolo malamente fuori dalla
bara.
Gocciolante e infreddolito, non riuscì neanche a mettere bene a fuoco
chi lo circondava. Sentiva solo una generale sensazione d'intorpidimento...e di
pericolo.
Lo buttarono seduto in poltrona, di un gelido tessuto che gli
accapponò la pelle e quando i suoi occhi riuscirono a tornare al lavoro, sentì
di avere la gola in fiamme.
- Vedo che hai sette vite, ragazzo.- sentenziò
Globe, mettendosi alle sue spalle come un buttafuori o una guardia del corpo in
borghese - Avanti, parla. Chi sei?-
Tom si portò le mani alla gola, tremando
violentemente. Emise un gemito roco, schiarì la voce.
E gli uscì un sibilo
debolissimo.
Per non parlare del dolore atroce che continuava a sentire nella
schiena. Ricordava tutto, ora, con quel dolore.
Era uscito da Cameron Manor.
E nel vicolo...qualcuno l'aveva colpito con una freccia avvelenata!
Dov'era?
Si guardò attorno rapidamente.
Pareti scure, forse tinte di vinaccia o blu
oltremare. Arredamento ultramoderno. E alcuni tizi che...
Dark gli stava
davanti. Le braccia oltre la spalliera del divano. E sogghignava.
- Salve,
umano. Sei a casa mia. Chiunque ti abbia fatto la festa sapeva quello che
faceva. Ti ha avvelenato con una freccia tripunte. Chi ti ha visitato ha detto
che sei vivo ma non fuori pericolo. Non sappiamo perché il veleno non stia
facendo effetto come deve...sei senza bacchetta e nessuno ha denunciato la tua
scomparsa. Presumo che tu sia un mago, visto che davanti a un vampiro come me
non ti sei scomposto.-
Tom deglutì. La voce non tornava...doveva essere il
veleno.
Quando di sentì toccare provò un brivido. Il tizio gigantescamente
grosso e grasso dietro di lui gli aveva afferrato il collare.
- Capo!- celiò
Globe - Questo è platino sul serio!-
- Dove l'hai rubato quest'affare,
amico?- ridacchiò ferocemente Stavros, scoprendo i denti come per mettergli
un'atroce paura addosso - E' questo che fai? Sei un ladro e qualcuno ha pensato
bene di sistemarti?-
Troppe parole, troppe domande. Ma quando Globe cercò di
strappargli il collare, non fece in tempo ad avvisarlo che una violenta onda
d'urto sollevata dal serpente si levò addosso al Lucky Smuggler e riuscì a
sollevarlo di peso, spedendolo contro la parte opposta della stanza.
Fu una
cosa incredibile, considerata la mole di Globe.
In un attimo Stavros gli
rifilò un potente manrovescio sulla faccia, facendogli sanguinare il labbro, gli
altri andarono a controllare Globe. Svenuto.
Tom si teneva la mascella e la
bocca, quando Stavros tornò ad afferrargli i capelli bagnati, alla nuca.
-
Capiamoci, derelitto.- gli sibilò a un dito dalla faccia, coi canini spianati -
Pensavamo di tenerti in vita ma ti ricordo che per me sei solo un pasto
piuttosto scadente!-
- Paxton.- lo richiamò Dark, che era rimasto seduto sul
divano senza muovere un dito - Lascialo.-
- Capo questo è un mago. E quel
collare schifoso ha dei poteri! Tagliamogli la testa!-
- Si!- esultarono
anche Relic Jones e Corey, ma Alister di nuovo alzò la mano, indolente, per
farli tacere.
- Mi serve più da vivo. E adesso molla il mio investimento
Paxton. O te la taglio io la testa.-
Stavros serrò i pugni, lasciando
finalmente andare Tom e facendogli battere la testa sullo schienale della
poltrona.
Riavendosi, Riddle si ritrovò Alister Dark seduto proprio di
fronte, sul tavolino che li separava.
Con tocco leggero gli pulì il sangue
dal labbro, assaggiandolo.
- Hn...0 negativo. Non male. Ma sei peggio di
un'edera velenosa conciato così.- Dark sospirò, accendendo un'altra sigaretta e
soffiandogli poi il fumo in faccia - Dunque, cocco...questa è casa mia. Capisci
almeno la mia lingua?-
Tom, tremando ancora per il freddo, annuì.
- Bene.
Questo è il Club Azmodeus. E tu sei un mago, esatto?-
Al nome del Club,
Riddle sgranò gli occhi blu. Non fosse stato per quel maledetto veleno che gli
gonfiava la gola e gli bloccava le corde vocali...sarebbe stato tutto più
facile!
- T.M.R.- Dark lesse le lettere sul suo collare - E' della tua
famiglia? R. è l'iniziale del cognome, presumo.-
- Rainolds?- sibilò Hannibal
interessato - E' un futuro Consigliere del Wizengamot. E sua moglie gestisce
quella cazzo di associazione idiota per streghe! Sei un Rainolds?-
- Magari
Rafferty. Il figlio del Giudice.- ridacchiò Corey, sedendosi sulla spalliera del
divano di Alister - Capo, potrebbe essere un pezzo grosso. Allora perché nessuno
denuncia la sua scomparsa? Potremmo chiedere un riscatto.-
- Chissene frega.-
Alister rise, levandosi la sigaretta di bocca - Non è ancora buono da vendere.
Lo lascerei andare solo nel caso venisse un demone di stirpe a riprenderselo.
Ridicolo. E adesso, fratello...- ghignò verso Tom, diabolico - Mi sa che ti
tocca rimetterti in sesto. Stai per essere venduto, cocco. Per un sacco di
soldi.-
Tom aprì la bocca ma ancora non ne uscì un suono. Anzi...la gola si
stava gonfiando a dismisura.
Dio, quasi non passava più l'aria. Ma non era
quella l'unica sensazione di soffocamento.
A farlo sentire di nuovo in
trappola, ma ben lontano dalla sicurezza di Cameron Manor, erano gli occhi
topazio di Alister Dark.
Venduto.
Voleva
venderlo.
E il veleno gli faceva salire la febbre, lo
debilitava.
Senza una bacchetta purtroppo, e delle cure adeguate, non sarebbe
potuto andare da nessuna parte.
Era di nuovo in gabbia. E stavolta in una
gabbia molto più pericolosa a quelle a cui era stato abituato.
La
sera stessa alle ventidue, a Crenshaw Hill la crème de la crème degli
scapestrati di Londra era riunita nel grande salotto al piano terra della tenuta
di Jeager.
- Così hai lasciato tuo fratello di otto anni nelle mani di una
baby sitter morta?- stava dicendo J.J. Baley, attaccato al bancone bar ricolmo
di alcolici del padrone di casa - Merlino Damon, ma sei sicuro che sia una buona
idea?-
- E' una brava baby sitter, molto preparata.- sospirò Lord Howthorne,
sdraiato sul divano con la testa sulla gambe di Beatrix, appena tornata da una
pomeriggio di lavoro sulle scartoffie veramente massacrante.
- Si, ma è
morta.- sentenziò Asher, allungato sul secondo dei quattro divani messi a rombo
- Non la vede.-
- Deve solo dormire a quest'ora!- replicò il Legimors - Aidan
è esasperante, non so come facciano i miei. Va a dormire a mezzanotte quando può
e si sveglia alle cinque di mattina. Ma che hanno questi bambini in corpo?-
-
Non-Vivi no di certo.- ironizzò Degona, seduta a fianco di Asher rannicchiata su
un fianco, con un bicchiere di vino bianco frizzante fra le dita - Si vede che
non ti lascia dormire. Hai gli occhi conciati malissimo.-
In effetti Damon
aveva delle occhiaie da paura.
Ma stavolta c'era anche qualcos'altro.
All'esterno dell'iride celeste i capillari erano rossi, alcuni rotti.
Come se
si fosse strofinato il viso più volte.
- Piano con l'erba.- sentenziò
William, svaccatissimo, nel divano di pelle sul fianco di Trix - Con tuo
fratello in casa dovresti contenerti.-
- Ma quale erba e quali canne.- disse,
lamentandosi e passandosi una mano sul viso - Chiedete alla duchessa. Era a casa
mia stamattina e m'è arrivato un pacco per posta. Quando l'ho aperto mi è
esplosa in faccia una polverina iridescente.-
Beatrix assottigliò gli occhi
all'istante, portando lo sguardo su Cloe.
La King sorseggiava un martini,
godendosi la sua serata libera da Oliver.
- Cos'era la polvere?- chiese la
Diurna.
- Non lo sappiamo.- rispose la bionda - Ma l'ho inalata anche io.
Sono passate più di dodici ore e non è successo niente. Gli avevo almeno chiesto
di andare al San Mungo a farsi vedere ma non ha voluto.-
- Tanto se non fa
effetto in dodici ore non è nulla di deleterio. Lezione di Piton al secondo
anno.- sbuffò Damon.
- Merlino salvi il buon vecchio Piton.- rise Degona,
levando il bicchiere.
- Per me è una cazzata.- disse J.J. dando voce ai
pensieri di Beatrix - Dovresti farti vedere.-
- Figurarsi se il piccolo lord
si sbatte fino al San Mungo.- ridacchiò William perfido, scoccando un'occhiata
truce a Baley quando invece di tornare a sedersi vicino a Cloe si mise a fianco
di Degona.
- Già, avrà paura di farsi un lavoro doppio. Visti gli spiritelli
sparsi lì in giro.- rise la giovane Mckay, salutando con la mano Selma che
passava nel corridoio aperto sul salone trascinando un sacco di canapa sul
granito del pavimento.
Sembrava qualcosa di pesante. Non volendo sapere cosa
contenesse, Degona tornò a fissare Damon.
- Non c'era il mittente sul
pacco?-
- No.- rispose Cloe per lui, visto che il Legimors sbadigliava e
strizzava gli occhi - Ho controllato ma non c'era neanche il timbro. Il gufo non
lo conoscevo, perciò dev'essere lo scherzo di qualcuno a cui non è andato giù
uno dei suoi responsi.-
- Non è che era da parte dello sposo distrutto?-
ironizzò velenosamente Greyback, sporgendosi sul tavolino in mezzo a loro e
afferrando un'oliva, fra i vari stuzzichini.
- Ancora con questa storia...-
piagnucolò Damon, distrutto - Lasciatemi stare.-
- Si, è vero.- continuò la
King bastardamente - Può essere un suo messaggio. Visto che gli hai fregato la
fidanzata a un tiro di sputo dalle nozze. Sfascia famiglie.-
- Vedrai che ti
combina per il tuo di matrimonio!- rise J.J. prendendo una tartina al salmone,
che Trix osservava disgustata - Fossi in te andrei a sposarmi su un'isoletta
sperduta...tipo St. Elena.-
- Magari ad Alcatraz.- fece Asher, lugubre.
-
Forse è meglio che neanche pensi di sposartela.- finì William, dandogli il colpo
di grazia - L'ex sposo manderà un plotone di succubi a spaventarti a
morte.-
- Bella battuta.- sibilò Damon, sarcastico.
- Tornando a cose
serie...- li fermò Degona, finendo il vino e gustandosi una focaccina piccante -
Trix come vanno le cose? Novità su Badomen?-
- Su Badomen no. Dopo
l'avvistamento nel Surrey l'altra notte è sparito di nuovo, ma Ron ha dovuto
parlare coi genitori del vostro amico Albert Bodley. Il morto.- spiegò, anche
verso Cloe che ascoltava senza perdersi una sola parola - Non è stato piacevole.
Hanno intenzione di fare causa.-
- Agli Auror?- la King rise gelida,
scuotendo la testa - Ridicolo. Cosa devono fare? Sdoppiarsi? Seguire tutti
gl'idioti che se ne vanno in giro di notte in mezzo al bosco?-
- Vuoi dire
che non si può andare a farsi due passi nel bosco?- le chiese J.J. pacato, ma
con tutta l'intenzione di approfondire l'argomento.
- La gente sa bene che
Badomen è in circolazione. I giornali non fanno che dirlo.- replicò Cloe, senza
abbassare gli occhi, unica abitudine che negli anni non aveva soppresso
inumanamente - Non dico che i mezzosangue debbano chiudersi in casa, ma gli
Auror non possono fare il doppio del lavoro per quattro ragazzini che
s'imboscano di notte.-
- Secondo me ci andava più protezione.- disse invece
Trix, sorseggiando la sua cena dal bicchiere di vetro, colmo di liquido rosso e
denso - Ma il Ministero si è detto non d'accordo ad usare così tante forze
dell'ordine per un avvenimento pacifico come la Finale di Quidditch.-
- Non
volevano fottersi la reputazione con gli ambasciatori, immagino.- disse Asher,
capendo tutto al volo.
- Esatto. Ragionano da politici, è questo il
problema.-
- E...- William la guardò un po' diffidente - E a Harry l'avete
poi detto...che Albert Bodley è morto?-
- L'ha saputo per vie traverse.-
disse Beatrix con un sorriso angelico, mentre Degona guardava altrove,
prendendosi una trafila di parolacce - Se l'è suonate con Draco e da due giorni
ignora anche Ron ed Hermione.-
- Non credo sia facile per lui.- sussurrò
Degona.
- Non lo è per nessuno.- disse Damon, rimettendosi seduto e
massaggiandosi le tempie con un movimento circolare - Ci manca solo di vedere di
nuovo quel fottuto Marchio Nero in giro e...-
Howthorne si bloccò, sentendo
che qualcuno bussava alla porta d'ingresso.
Il gruppetto di sporse dai
divani, per vedere chi poteva essere a rompere alle dieci e mezza di
sera.
Quando Harold aprì la porta si spostò con un sorriso, e William e Asher
non l'avevano MAI visto sorridere.
E chi entrò?
La mentecatta che si metteva i boxer
di Jeager!
Hacate Sungharts entrò come una farfalla, con un mini tailleur
giacca pantaloncini color panna, decolletèe a tacco alto ai piedi con dei
disegni floreali color lampone e ...una crepe fra le grinfie, più una tracolla
lucida, dello stesso tessuto delle scarpe. Passò con l'incedere di una pantera,
magnifico l'insieme della sua pelle moka con gli abiti ma passando loro a fianco
senza notarli, sembrò fiutare l'aria.
E il suo radar si puntò più sulle
tartine che sui ragazzi. Fra Damon e J.J. che non l'avevano mai vista non si
sapeva bene quale dei due stesse per avere un collasso.
Hacate s'illuminò,
vedendoli.
- Buonasera!- salutò luminosa, girando la borsetta con fare
allegro.
- Salve.- salutò Asher fintamente giulivo, levando la mano - Come
sta?-
- Oh, io benissimo.- cinguettò, poggiandosi sul divano dove stava Damon
e sporgendosi verso il tavolino coi viveri, facendo decisamente collassare il
Legimors - Cosa mangiate ragazzi?-
- Vuole unirsi?- fece bastardamente il
mannaro, con William che gli lanciava maledizioni dall'altra parte del
salone.
- Oh, volentieri!- tubò Hacate, iniziando a stringere la mano a tutti
e presentandosi a sua volta.
Cinque minuti più tardi sedeva con loro, fra
Cloe e Asher, mandando giù focaccine alla velocità della luce, lasciando per un
attimo da parte la sua crepe alla cioccolata e marmellata di more.
- Così...-
mugugnò, masticando - Tu non sei davvero figlio di Jeager.- disse, dopo che
Greyback le ebbe spiegato la situazione - Hn, mi sembrava infatti che non
somigliassi proprio a un demone. Tu invece...- e guardò Degona con (stavolta il
terzo occhio era nascosto) sguardo attento - Tu sembri umana ma hai qualcosa di
diverso...-
- Mia madre è un demone puro.- sorrise Degona, a cui Hacate era
subito piaciuta - Da quanto conosci Jeager?- e si prese un calcio da William,
sotto il tavolo. La Mckay gli rese il servizio appena Hacate si girò per
prendere un calice di corposo vino rosso italiano.
- Da sei mesi.- spiegò la
Trilocus Trifronte, mandandolo giù tutto d'un fiato, allibendo anche la King e
la Vaughn - Mi ha aiutato in una situazione un po' imbarazzante.-
- Mio padre
ti ha aiutata?- William fu costretto per forza di cose ad apparire perplesso -
Ha voluto qualcosa in cambio poi? Dei soldi?- stava per dire anche favori
sessuali, ma si trattenne, visto l'ennesimo calcio a tradimento di Degona.
Dai boxer di qualche giorno prima era chiaro che razza di favori si
facessero lei e suo padre.
- A dire il vero voleva solo che sparissi.- rise
Hacate, intingendo una focaccina in una salsa piccante, che la mandò in brodo di
giuggiole - Gli ho provocato un sacco di guai e...-
- HACATE! PER DIO!-
La
demone sospirò, sentendo il padrone di casa tuonare in quel modo
dall'ingresso.
- Ciao amore!- tubò, balzando in piedi - Arrivo! Scusa, mi
sono fermata a parlare con gli amici di tuo figlio!-
Jeager sembrò voler dire
qualcos'altro, qualcosa che di certo non includeva un ragionamento civile e di
elevata etichetta, ma si limitò a pestare il piede a terra, a far tremare mezzo
palazzo e poi a sparire in una nube di fumo.
- Adorabile.- Hacate rise,
raccattando la sua crepe, afferrando altre due focaccine che s'infilò fra le
gengive e anche un altro bicchiere di vino - Ragazzi è stato un piacere, ma è
meglio che vada. Da quando Jeager sa che Alister tiene gli umani nel frigo è di
pessimo umore! Ciao!- e sparì com'era arrivata. Lasciando basita ben più di una
persona.
Appena chiuse la porta alle sue spalle, William si mise le mani in
faccia mentre Beatrix e Cloe attaccarono a ridere.
- Buono mio cuore
impazzito...- fischiò J.J. portandosi una mano al petto e facendo scoppiare a
ridere Damon e Asher come dei matti - Per tutti i Maghi dell'Alta Corte, è
semplicemente divina! Dove diavolo l'ha trovata davvero tuo padre? L'ha ordinata
per catalogo!?-
- Si e mangia a quattro palmenti.- rise anche Degona - E'
adorabile, davvero William.-
- E' una sventola vorrai dire.- rispose
Howthorne - Ma non ho visto il terzo occhio.-
- Ogni tanto lo nasconde.- rise
il mannaro.
- Gente, mi si spezza il cuore ma devo andare.- sospirò Baley,
alzandosi e stiracchiandosi, guardando ogni tanto in giro nella speranza che
ricomparisse Hacate - Domani voglio accompagnare Harry, mia sorella e i bambini
a Diagon Alley.-
- Fanno già le spese per Hogwarts?- si stupì Beatrix.
-
No, non credo ma mia sorella sente un po' di tensione in casa...- frecciò il
biondo, ficcandosi in bocca un'ultima tartina al salmone - Così pensa che
portando Harry a spasso in mezzo ai maghi si sentirà meglio.-
- Se non altro
domani terrà le grinfie lontano da Draco. E' di ronda con me.- considerò la
Vaughn.
- Tanto non si strozzeranno mai.- rise Degona, alzandosi a sua volta
a afferrando la borsa - Vengo anche io J.J.-
- Lavori anche domani?- le
chiese Cloe.
- Si, ma faccio solo il mattino.- sorrise la Mckay, facendosi
tirare da Baley per una mano - Ci vediamo domani sera al The Rock Garden
allora.-
Salutati tutti, i due si Smaterializzarono. E William evaporò in
camera sua, ruggendo peggio di Asher.
- Ragazzini.- ghignò Damon, diabolico -
Chissà che risate ti fai Greyback.-
- Da morire.- ironizzò quello - Il
mentecatto non mi dà pace. Il suo unico problema è che il suo patrigno l'ha un
pelo traumatizzato con tutta quella ridicola faccenda del sangue
demoniaco.-
- Ah, i padri.- sibilò Trix, sprezzante - Andrebbero deportati
tutti.-
- Con me sfondi una porta aperta.- ghignò Asher - Piuttosto
Howthorne...cos'è questa faccenda del 27? E che dobbiamo essere tutti liberi il
28?-
- Ah, si.- il Legimors s'illuminò all'istante - Poche storie. Pagate chi
vi pare, ma siate liberi per quei due maledetti giorni. Chiaro?-
- Al
Ministero devo venirci anche io? Alle otto di mattina nei boschi qua attorno
girano più cervi.- sibilò il mannaro.
- Tranquillo, tu mi servi il ventotto.
La sera a cena.-
- Ah...- Asher guardò obliquamente le due streghe, che a
loro volta del tutto ignoranti sulla questione alzarono le spalle. In fondo
delle visioni di Damon c'era sempre stato da fidarsi ma...chissà perché questa
volta il principe dei mannari notò una luce diversa negli occhi azzurri dell'ex
Serpeverde.
Attesa. Gioia.
Si, qualcosa bolliva in pentola. Ne era
sicuro.
Come aveva dato ad intendere J.J. Baley la sera prima,
portare Harry Potter in giro per Diagon Alley in mezzo a migliaia di maghi non
era proprio la soluzione più adatta a sedare i nervi del bambino
sopravvissuto.
Specialmente dopo che da due giorni, da quando aveva scoperto
l'inganno, parlava a segnali di fumo solo con sua moglie. Perfino Ron era stato
bandito dalla Lucky House e anche Hermione e Draco sarebbero stati lanciati
fuori dalle finestre tipo missili, peccato che non avesse potuto col malefico
Malfoy o i Bracciali del Destino gli avrebbero reso la vita ancora più
intollerante di quanto già non fosse.
Per questo, sfidando il suicidio,
Elettra aveva proposto due passi a Diagon Alley.
I bambini ne erano stati
felici da subito, così mentre Draco sarebbe stato a lavoro al Ministero o di
ronda con la squadra, le due mamme e il riluttante paparino Potter avrebbero
potuto portare per la prima volta i pargoli a Diagon Alley.
Ma...si, ci fu un
ma.
Hermione Jane Hargrave quella mattina stava finendo di prepararsi. Il
caldo su Londra in quei giorni si era stranamente ridotto. Da lunedì sera, un
giorno dopo la Finale di Quidditch, la temperatura si era abbassata e un forte
vento aveva iniziato a battere le strade.
E Hermione da tempo sapeva
riconoscere gli sbalzi del tempo...o gli sbalzi dell'umore dei maghi.
C'era
qualcosa nell'aria, lo sentiva. Ma non capiva cosa poteva essere.
Era in
camera ad aiutare Glory a vestirsi. Fin da piccolissima, era stato uno dei pochi
piaceri di madre per Hermione pettinare i capelli della sua bambina. Di una
bambina particolare e autosufficiente come la sua, contando che Glory aveva
imparato a legarsi le scarpe e a vestirsi da sola a cinque anni.
Ridevano
fra loro, scartando fiocchi troppo frivoli, vestiti troppo rosa o troppo
scomodi.
- Mamma.- mormorò la bimba, davanti alla specchiera - Mamma...tutto
quello che vedo è sempre vero?-
- Le tue visioni intendi?- chiese la
Grifoncina - Dipende. Quando si è piccoli le visioni sono reminiscenze dei
sogni, di qualcosa che abbiamo visto. Ma altre volte sono veritiere.- la guardò
nel riflesso dello specchio - Hai sognato qualcosa? O hai visto qualcosa da
sveglia?-
- Ecco...- la piccola Malfoy corrucciò la fronte delicata,
ricordando un flash che aveva avuto quella mattina, appena sveglia - ...magari è
un sogno. Ho visto qualcuno dentro una grossa...lastra di vetro. Credo sia un
uomo, o un ragazzo.-
- Hn...- Hermione le pettinò una ciocca dolcemente, per
farle una coda - E questa persona ti sembrava vera? Viva?-
- Credo di si.
Aveva una bolla sulla faccia...e un collare al collo...-
Glory s'interruppe
al discreto bussare alla porta a due battenti.
- Avanti.- disse sua
madre.
All'entrata di Lucilla dei Lancaster, Hermione sorrise, felice di
rivederla in un'occasione che non fosse una fastidiosa festa mondana...per poi
perdere quel sorriso. All'istante.
Perché Lucilla era sempre stata portatrice
di gioia, fra loro. Di salvezza, spesso.
Ma anche di cattive notizie.
E
dalla sua espressione, forse qualcosa per lei quel giorno sarebbe cambiato.
-
Ciao Lucilla.- la salutò Glory, cortese.
- Ciao piccola.- replicò la demone,
carezzandole la testa - Come stai?-
- Sto bene.- la bimba la guardò appena,
poi si rivolse alla madre, dicendole che raggiungeva Faith e Lucas nel
salone.
Rimasta sole, prima ancora che la Lancaster parlasse, Hermione quasi
avvertì una fitta al petto.
Dura, acuta. Era successo qualcosa.
Mentre al
piano superiore nell'ala ovest a Lady Hargrave veniva detta la verità, nella
cucina dei Potter due occhi celesti privi di qualsiasi paura stavano leggendo la
Gazzetta del Profeta.
Lucas inseguiva i grossi titoloni catastrofici che
sfrecciavano per tutta la prima pagina, cogliendo più e più volte lo stesso
nome. Badomen. E il morto della Finale di Quidditch.
Sospirò, poggiato sui
gomiti, arrampicato sulla sedia.
E quando Harry lo raggiunse, funereo,
infilando la testa nel frigo per estrarne il cartone del latte, suo figlio alzò
il viso. E lo inchiodò con un'occhiata.
- Che c'è?- chiese Harry, sforzandosi
di usare un tono sereno.
Lucas lo guardò ancora, dritto in faccia. Con quelle
iridi celesti così simili a quelle di Elettra, che sembravano non credere a
nessuna menzogna.
Senza un fiato sporse il giornale verso di lui.
Harry lo
fissò un attimo, per poi piazzarsi alla finestra, guardando ostinatamente
fuori.
- Se tu fossi ancora un mago dici che questo tizio ammazzerebbe la
gente?- gli chiese Lucas, sedendosi composto.
- Stai dicendo che è colpa
mia?- ghignò suo padre.
- Forse se torni a essere un mago e un Auror questo
tipo verrà catturato.-
- Lucas tu ascolti troppe favole.- rispose Harry,
rimettendo il latte in frigo.
- Si ma le favole sono vere. Tu sei vero.- si
ostinò il maghetto - Perché non vuoi tornare a fare il tuo lavoro?
Insomma...tu...tu...- e sbottò - Tu sei un eroe! Dicono tutti che tu sei la
speranza dei maghi!-
- Tutti si sbagliano.-
- No, non è vero. Se tu
tornassi questo Badomen non ucciderebbe più i mezzosangue e i cosi...i Magonò!
Avrebbe troppa paura di te!-
- Lucas pensi che basti il mio nome per
sistemare tutti i problemi del mondo?- gli chiese allora Harry, assottigliando
pericolosamente la voce - Cosa credi che sia fare l'Auror? Cosa credi che
comporti essere Harry Potter?-
- Non me l'hai mai spiegato.- gli ricordò
allora il bimbo, ostile.
- Vuoi che te lo dica?- sibilò allora il bambino
sopravvissuto, gelidamente - Eccoti accontentato! Essere Harry Potter implica
essere stato reso orfano a neanche un anno! Implica aver vissuto con dei
maledetti babbani per undici anni, implica sette anni di pericoli, dispute,
recriminazioni, insulti e minacce a Hogwarts! Implicano anni di ronde la notte,
contro i Mangiamorte! Io ho ucciso un uomo che avevo solo sedici anni, lo sai
questo? Certo che lo sai, te l'hanno raccontato come una favola!-
- Era Lord
Voldemort.- mormorò Lucas, contrito, usando quel nome così semplice da
pronunciare e così terribile solo da pensare, senza un briciolo di paura -
Dovevi farlo.-
- Perché?- lo sfidò Harry.
- Perché tu sei...-
- Si, io
sono!- ringhiò a quel punto l'ex Auror, ferocemente - Ammazzando Voldemort ho
fatto il mio dovere! Ammazzando i Mangiamorte e sbattendoli in cella ho fatto
ciò che tutti si aspettavano da me! E metà di quella gente ad Azkaban ci sta
morendo! E ho reso orfano un bambino, lo sai questo? Mi credi ancora un eroe
Lucas? Eh? Ti sembra ancora eroica la mia vita? È questo che vuoi da me?-
Il
ragazzino tremò sulla sedia. Ma non si mosse.
Gli scagliò addosso uno sguardo
duro, pieno di compassione mista a giudizio e saltò giù dalla sedia.
Harry si
maledì all'istante, vendendo andare via di corsa.
Morire. Era lui che doveva
morire. Perché stava dimenticando il suo desiderio più grande, essere un buon
padre.
Perché odiava la sua vita, da quando Tom se n'era andato per renderla
come lui aveva tanto bramato.
Perché quella pace se l'era comprata sull'anima
e sulla libertà di Tom.
Perché disprezzava...il modo in cui ora poteva andare
a dormire la sera, sicuro, protetto.
E svegliarsi la mattina. Avvolto nella
bambagia.
Morire.
Scomparire.
Seppellirsi.
Ecco cosa si
meritava.
Lucas gliel'aveva fatto capire mille volte. Con quel suo cuore che
non accettava menzogna, col suo sguardo severo.
Lucas avrebbe fatto la cosa
giusta, al suo posto. Sarebbe tornato a lottare.
Era lui che non ne era in
grado.
Mezz'ora più tardi, Harry ancora scosso e silenzioso, nascosto dal
cappuccio del mantello vista l'aria che tirava, si ritrovò di fronte a quel
famoso muretto che gli aveva cambiato la vita.
Al suo fianco J.J. ed Elettra
sorridevano ai bambini, eccitatissimi. Hermione era uscita con Lucilla, per un
impegno inderogabile. Naturalmente Harry aveva colto perfettamente l'espressione
della Lancaster, quando erano uscite insieme, ma fra lui e Lucilla vigeva un
patto. Un patto ferreo, come fra fratelli.
Per questo aveva evitato di far
loro domande, lasciandosi trascinare fuori di casa da sua moglie e da suo
cognato.
Lucas non gli aveva più rivolto né la parola né uno sguardo, tanto
che Faith guardava il padre e il fratello con molta preoccupazione. Una volta al
Paiolo Magico però erano stati accolti con tale scoppio di ovazioni per Elettra
e la sua vittoria che Lucas era riuscito a concentrarsi solo sulla sua prima
volta a Diagon Alley.
- Tre verticali, due orizzontali.- stava dicendo J.J.
colpendo i mattoni con la bacchetta.
I tre piccoli ridacchiarono eccitati
e...bhè, l'effetto era sempre magico.
Su ogni cuore di
bambino.
Perché apriva un mondo...che gli adulti hanno dimenticato ormai da
tempo.
Il muretto si aprì con un arco e da quest'arco Lucas, Glory e
Faith videro una lunga strada selciata tutta curve, di cui non si vedeva la
fine. E spalancarono le bocche più di una volta, continuando a guardarsi
attorno, tutti e tre estasiati.
Richiamavano gli adulti indicando ogni cosa,
giravano tanto su loro stessi per non perdersi nulla che più di una volta Lucas
inciampò nelle gambe di suo zio o di sua madre.
Elettra poi era stata
inquadrata subito. I maghi esalavano gridolino isterici oppure le sbavavano
direttamente ai piedi, urlandole slogan o altro ancora. Per non parlare poi
delle facce che facevano quando capivano che l'uomo alto e nascosto sotto un
cappuccio nero era suo marito.
- Harry Potter...- sentì Lucas bisbigliare da
un paio di venditori, che si erano sporti dai loro negozi per non perdersi
neanche un secondo del loro passaggio. Tutti in estasi.
Per un attimo tornò a
pensare alle parole di suo padre. Aveva ucciso. Era rimasto orfano.
Era
davvero solo questo il bambino sopravvissuto?
In fondo nelle favole non gli
venivano mai descritti realmente i fatti più spiacevoli. Si, gli venivano
raccontate le morti di amici e conoscenti come...dettagli inutili. Perché lui
era andato avanti, sempre.
Ma per suo padre...quelle morti erano davvero
dettagli inutili?
Davanti all'Emporio del Gufo, Faith e Glory si attardarono
ad accarezzare i gatti e le civette, rischiando di farsi staccare le dita da
queste ultime, così gli adulti ebbero modo di guardarsi attorno.
- Tira un
vento maledetto.- borbottò J.J. alzando il collo della giubba, chiudendola con
la cinghia - Vorrei tanto sapere che sta succedendo al tempo. Fino alla Finale
c'erano ventisette maledetti gradi. Neanche ai tropici, per la miseria.-
-
Isabella mi ha detto che conoscevi Bodley.- gli disse Elettra, che a differenza
di sua sorella stava ancora un po' sulle sue con J.J. - Era di Tassorosso?-
-
Si, un bravo ragazzo. Era il vice presidente del Comitato Studentesco.- annuì
Baley, desolato - Ha fatto vincere a Tassorosso la Coppa delle Case all'ultimo
anno.-
- Eravate amici?-
- Si.- J.J. sorrise, mesto - Il funerale è stato
ieri mattina. I suoi erano distrutti.-
- Immagino.- mormorò la sorella,
scrutando poi Harry con la coda dell'occhio. Stava fumando. Guardava
altrove.
Era come in un altro mondo.
Avanzarono ancora per la strada
principale. Lucas rimase a fissare per circa dieci minuti buoni un negozio che
vendeva scope da corsa. Il proprietario poi si esibì in una scena pietosa quando
si catapultò fuori dalla vetrina e abbracciò Elettra per la vita. Si
conoscevano. Era stato lui a venderle la sua prima scopa, a dieci anni.
Si
susseguirono altri numeri del genere anche all'Oggettistica di Pluma Noir, un
negozio decisamente meno inquietante di quello di Sinister, ricolmo di strani
monili d'argento e piombo, dove vi erano accatastati bauli, mucchi pericolanti
di libri e pergamene, mappamondi magici, modellini in scala del sistema solare,
cannocchiali...
E poi il primo di una lunga serie di disastri.
- CIAO
RAGAZZI! HARRY! ELETTRA!!!-
I due coniugi Potter gelarono, quando mezza
Diagon Alley si voltò all'urlo isterico della cara buona vecchia Calì Patil,
signora Smith per l'esattezza, visto che aveva sposato quell'idiota di Zacharias
Smith sei anni prima.
La loro vecchia amica li stritolò felice, calorosa come
lo era stata sempre e...anche sempre più pettegola.
Infatti attaccò ai due un
mantello lungo due metri, raccontò vita morte e miracoli di tutti gli studenti
del loro anno, con suo marito che da gran cafone sbuffava e Calì spaventò a
morte Lucas e Faith prendendoli fra le grinfie e sbaciucchiandoli tutti. Glory,
essendo figlia di Hermione, avrebbe dovuto subire lo stesso trattamento ma si
era fatta prendere in braccio da J.J. e con lui l'aveva miracolosamente
sfangata.
- Oh, che bellezza, non sapete quanto sono felice di vedervi!- tubò
la signora Smith - Stavo giusto parlandone con Lavanda l'altro giorno! Dovremmo
fare una cena del nostro anno! Stavolta senza Mangiamorte appresso! Cosa ne
dite?-
- Pazza.- sussurrò Lucas, andando a nascondersi dietro a suo zio - E'
una pazza.-
- Ma certo.- celiò Elettra, anche se avrebbe preferito
sotterrarsi - Sai una cosa? Perché tu e Lavanda non organizzate tutto? Noi
verremo volentieri. Avviso io Hermione e tutti gli altri!-
- Perfetto!-
cinguettò Calì, con suo marito che già la trascinava via per l'orlo della veste
- Fra una settimana allora vi mando gl'inviti!-
- Contaci.- sibilò Harry a
bassa voce, prima di girarsi e uccidere lentamente la sua di moglie - Vuoi che
ti strozzi Elettra? Sai che palle sarà questa maledetta cena?! Non ci sto a
tavola con Smith!-
- Dai, ci saranno tutti. Anche Terry e Ginny.-
- Si e
mezza Serpeverde. I pochi sopravvissuti almeno.- frecciò bastardamente.
La
bionda sbuffò - Quante storie, almeno rivedrai Seamus, Neville e Dean. Dai,
muoviti che dobbiamo passare alla Gringott. Il tuo stramaledetto conto col
Ministero strabocca. Dovremo pur farcene qualcosa di tutti quei soldi!-
-
Fondili e cola un bronzo a grandezza naturale del tuo mister. O sommergici
Dibble, tanto fa lo stesso.-
- Compratemi una scopa!- propose invece Lucas,
gongolando.
- Ad agosto.- gli promise Elettra, fregandosene altamente delle
regole di Hogwarts - Avanti, dritti alla Gringott.-
- Io me ne sto fuori.-
rognò il bambino sopravvissuto - Lì dentro non ci metto piede neanche
morto.-
- Che stress. Come vuoi! Ma non ti azzardare a sparire, chiaro?-
-
Chiaro, chiaro.-
La Gringott fa sempre il suo effetto, specialmente a chi la
vede per la prima volta dal vivo.
Il bianco edificio della Banca dei Maghi
svettava alto sopra le botteghe che l'attorniavano.
Al primo portale di
bronzo brunito Elettra notò che mancava il solito folletto che dava il benvenuto
ai maghi.
Lo notò anche Harry ma si limitò ad alzare le spalle e piazzarsi lì
accanto, tirandosi ben bene mantello e cappuccio addosso, tanto da farlo
sembrare davvero un malintenzionato o un Mangiamorte.
Salutò ancora una volta
Faith con la mano, poi i bambini con sua moglie e suo cognato svanirono oltre la
porta.
Sapete, spesso si sente in giro che quando le disgrazie accadono, di
solito si prova un sesto senso.
La maggior parte delle persone in realtà va
incontro al pericolo e al dolore senza saperlo, senza sentire assolutamente
nulla. Infatti Elettra e J.J. attraversarono la grande porta d'argento della
Gringott e notarono di nuovo la mancanza dei due folletti che davano il
benvenuto nell'ampia sala marmorea della banca senza farci troppo caso.
Un
tempo, anzi, fino a poche ore prima, centinaia di folletti seduti sui loro altri
scranni aveva sempre fatto il suo lavoro scrupolosamente, in un via vai di
persone da capogiro.
Ma quando J.J. posò lo sguardo sugli scranni, vide solo
la Morte ovunque.
C'erano crateri fumanti a terra, cadaveri di folletti che
scivolavano giù dai banconi, sangue, gemiti...
Elettra e suo fratello
sgranarono lo sguardo, vedendo una ventina di maghi rannicchiati in un angolo,
tremanti.
Uno di loro aveva un profondo taglio nell'addome, un anziano invece
era stato ucciso accanto a uno scranno per la vendita delle pietre
preziose.
Infine una donna, giovane, normale. Pallida come un cencio, stava
distesa morta a una mezza dozzina di metri da loro.
- Cosa diavolo...- alitò
J.J. tenendosi stretta Faith - Che diavolo sta succedendo qui?-
Elettra
guardò i maghi. I presenti la puntarono come se fosse stata sull'orlo di un
precipizio. Alcuni le fecero segno di andarsene, altri erano troppo stremati per
farle anche un solo gesto.
- Ginny!- alitò la Baley, vedendo sconvolta la
piccola della famiglia Weasley con Terry Steeval, suo marito.
- Elettra vai
via!- la supplicò Ginny con voce strozzata, ma un solo istante più tardi un
corposo Schiantesimo spedì al muro alle loro spalle un direttore della
Gringott.
L'uomo aveva le pupille girate al contrario, l'osso del collo
spezzato.
Tutti i presenti iniziarono a urlare istericamente e fu inutile
guardarsi attorno.
- Accio bacchette!- scandì una voce roca.
Le bacchette
di Elettra e J.J. sfrecciarono dritte nella mani dell'uomo colpevole di quel
massacro.
Strinsero i bambini forte a loro, vedendo sopraggiungere un mago
avvolto in un cappotto nero, sbiadito e logoro.
Pelle del viso butterata,
capelli scuri lunghi, senza barba, occhi lustri e quasi umidi.
- Guarda chi
abbiamo qui.-
Craig Badomen sogghignò, infilandosi le loro bacchette nella
cintura, osservando il gruppetto.
- Marmocchi. Interessante...- continuò - E
poi...dunque...fammi indovinare...la mia eroina.- aggiunse verso Elettra,
puntandole la punta della bacchetta sotto la gola - Merlino mi è testimone
ragazza. Forse non ti uccido solo perché adoro come giochi.-
- Tolga quella
bacchetta dalla faccia di mia sorella.- sibilò J.J.
- Ti prego, sta zitto.-
l'ammonì Elettra, stringendo Lucas e Glory dietro le sue gambe.
Badomen non
fiatò, girando appena le pupille sul giovane Baley.
- Lo stavo giusto dicendo
ai miei ospiti. Io dovevo solo fare un prelievo ma qualcuno ha cercato di
rompermi le uova nel paniere, così ho dovuto organizzarmi da solo.- e guardò a
terra, sprezzante e pigro - Folletti. Che razza inutile. Bhè, se non altro
domani dovranno fare le pulizie per un buon motivo.-
- La prego... la
prego..- piagnucolò una giovane strega, abbracciata a una sua amica, insieme a
una vecchietta che tremava forse più di loro - La prego ci lasci uscire!-
-
Per l'amor del cielo.- disse Badomen, alzando gli occhi al soffitto - Vuoi
tacere si o no dolcezza?-
- Ha preso quello che voleva!- sbottò un tizio
sulla cinquantina - Se ne vada!-
Badomen parve annuire. Con quella stessa
espressione pigra, tranquilla. Come se fosse stato in mezzo a una pasticceria.
Invece che immerso in quel massacro.
E poi, con la stessa flemma che aveva
usato per parlare, puntò la bacchetta sul mago.
- Avada Kedavra!-
Il lampo
di luce verdastra partì come un fulmine e l'uomo preso in pieno morì
all'istante, fra le urla strazianti e disperate di tutta la Gringott. E poi
cadde il silenzio.
Faith e altri due bambini presenti iniziarono a piangere.
Elettra stringeva così forte Lucas e Glory da sentire i loro piccoli cuori
battere all'unisono. Mentre il suo stava per scoppiarle in petto.
- E ora...-
sibilò Badomen a bassa voce, puntando la bacchetta addosso a lei e J.J. - Voi
due adesso ve ne andate a sedervi buoni con gli altri. Se fate un fiato comincio
ad ammazzare i marmocchi. E state sicuri che nulla mi fermerà...sono stato
chiaro?- ringhiò, verso la Baley - Mi hai capito tesoro?-
Lei tacque, levando
il mento sotto la pressione dell'arma.
- Mi hai sentito?- la incalzò
l'assassino - Se non vuoi ritrovarti sfigurata fa come ti dico!-
- Lascia
stare mia madre!- urlò Lucas.
Accadde tutto in un secondo. Il piccolo Potter
sgusciò dalle braccia di Elettra e velocissimo tirò un calcio alla tibia destra
di Badomen. Urlando, quello cercò di colpirlo con la magia ma il Phyro, veloce
come una lepre, corse a nascondersi dietro gli scranni.
- Dannazione!- tuonò
Badomen per tutta la banca.
Spinse rudemente Elettra, J.J. e le bambine verso
Ginny e gli altri ostaggi, girandosi attorno come un indemoniato.
- Lo lasci
stare! È un bambino!- lo supplicò la Baley ma Badomen non la stava a
sentire.
Spiò verso gli scranni a destra, poi verso la sua sinistra.
Dalla
sua espressione, sembrava pronto anche ad azzannare.
- Mioddio...- Elettra si
portò una mano alla bocca, inginocchiata accanto a Ginny.
La Weasley le
strinse il palmo libero, singhiozzando.
- Quanti ne ha ammazzati?- sussurrò
J.J. che vedeva cadaveri quasi ovunque.
- Dieci. Dieci persone.- lo informò
Terry Steeval, che cingeva protettivo la moglie.
- Mia mamma...- disse Ginny
angosciata - Mia mamma è fuori di qui con Sam...- mormorò, con le lacrime che le
solcavano il viso - Se entra con qua con la bambina...-
- C'è anche Harry qui
fuori.- replicò Elettra, a voce bassissima.
- Se entrano...-
- Harry
capirà...- disse duramente la Baley, tornando a preoccuparsi di suo
figlio.
Lo cercò ovunque, insieme a J.J. ma sembrava che Lucas sgattaiolasse
via non appena Badomen si avvicinava.
E gli stava facendo perdere la
pazienza.
I suoi occhi lucidi si contraevano.
Se l'avesse preso...
-
Per favore.- Elettra si alzò, scostando suo fratello e Ginny che cercavano di
trattenerla - E' un bambino... lo sta spaventando!-
- Sta zitta!- la minacciò
il mago, sventolando la bacchetta senza volgerla su qualcuno di preciso - Fallo
venire fuori o giuro che la prossima volta che ce l'avrai vicino sarà in
pezzi!-
Un tiepido raggio di sole già scomparso passò oltre le tende alla
Gringott, ferendo gli occhi della strega.
Il suo cuore continuava a galoppare
fortissimo.
Lucas.
Vide un suo movimento furtivo oltre uno
scranno alla sua sinistra e Badomen, cogliendo la linea del suo sguardo, ringhiò
inferocito un altro Schiantesimo. Lo scranno saltò per aria e gli ostaggi
ricominciarono ad urlare, quasi sull'orlo di una crisi isterica.
- E va bene,
ora basta!- tuonò Badomen.
Corse di volata ad afferrare Elettra per la nuca e
spingendola con violenza la portò in mezzo ai banconi.
- Ascoltami bene
maledetto ragazzino!- la sua voce roca riecheggiò come un rombo di tuono fra
quelle spesse pareti - Ti do dieci secondi. Poi avrai il piacere di vedere la
tua adorata mamma morire. Esci subito! O la uccido!-
- Lucas non venire!- e
alla supplica di Elettra, il mago le serrò duramente il collo.
- Uno!- iniziò
a contare - Due...tre...- e come previsto da J.J. quell'ignobile essere non
mantenne la parola - Mi sono stancato moccioso. Dì addio a tua madre!
AVADA...-
- NO!-
Lucas spuntò fuori all'istante alle sue spalle, pallido e
con l'espressione ricolma di collera.
- Lasciala stare!-
- Lucas scappa!-
gli gridarono Ginny e J.J. ma Badomen aveva spinto a terra Elettra e afferrato
lui per il cappuccio della felpa. Il volto era totalmente trasfigurato dalla
rabbia, a causa di una ragazzino di dieci anni che aveva fatto perdere le
staffe. Per non parlare poi del fatto che...quel maledetto bambino non provava
neanche a sembrare terrorizzato.
Badomen lo tenne con forza, inginocchiandosi
alla sua altezza.
La bacchetta al suo collo, fissò Lucas sprizzando
scintille.
- Hai finito di giocare.-
Il ragazzino lo scrutò
trucemente.
- Sei bravo ad attaccare qualcuno che non può difendersi!- gli
sputò addosso, senza tremare minimamente.
Oh, se il Giocattolaio non aveva
visto giusto anche quella volta, ricordò Elettra a occhi chiusi.
Lei, che se
ne stava lì seduta a terra col cuore in mano. E suo figlio...che fra tanti
adulti, a dieci anni non temeva neanche tutti quei morti che lo
circondavano.
Lui che sembrava non aver paura neanche di quella bacchetta
puntata alla gola.
Era coraggio quello? Si. Ma solo coraggio?
Non
c'era anche dell'altro in suo figlio?
Fuori intanto, Harry iniziò a
notare una cosa insolita per la Gringott.
Era lì da venti minuti...e fra le
tante persone entrate, nessuna ne era ancora uscita.
Conosceva il flusso
della banca e ora gli sembrava strano non vedere uscire i contribuenti.
Non
c'erano neanche i soliti folletti alle porte, per dare il benvenuto ai nuovi
arrivati.
Una folata di vento improvvisa lo sospinse indietro. Lontano dalle
porte.
E allora qualcosa iniziò a scorrergli al contrario nelle
vene.
Mosse un passo in trans, quando si sentì chiamare.
- Harry caro!-
cinguettò Molly Weasley raggiungendolo di corsa. Lo stritolò in un abbraccio
caloroso, mentre lui baciava le guance rosee della piccola Samantha Steeval, la
figlia di tre anni di Terry e Ginny.
- Cosa fa qua signora?- le chiese
Potter.
- Ero con Ginny e Terry, caro.- disse Mamma Weasley - Stavamo facendo
compere, poi i ragazzi si sono trovato a corto di liquidi. Sai, Terry è un
appassionato di globi lunari e ce n'era uno molto costoso, così lui e Ginny mi
hanno lasciato Sam.-
- Sono nella Gringott?- il bambino sopravvissuto alzò lo
sguardo oltre la spalla, per guardare indietro - Da quanto sono entrati?-
-
Mezz'ora e passa direi. I folletti oggi ci mettono un sacco di tempo! Anche due
vecchi amici, i coniugi Bath sono entrati da circa un'ora. Ma loro sono anziani,
magari hanno bisogno di più tempo.- si lamentò la strega, infilando alla piccola
Sam un berrettino di cotone giallo lime sui capelli rossicci.
- Io non ho
visto uscire nessuno.- le disse, facendosi indietro - Mi fa un favore? Aspetti
qui, va bene? Anzi...- rettificò, sui bianchi gradini di marmo della Gringott -
Faccia un'altra cosa, ma non si allarmi. Chiami Ron e le squadre di ronda a
quest'ora. Ma faccia presto.-
- Cosa sta succedendo?- alitò subito Mamma
Weasley - Harry, caro dove vai? Potrebbe succederti qualcosa!-
- Stia
tranquilla. Ma chiami Ron, capito? E non faccia entrare nessuno nella banca!
Faccia presto!-
Salì velocemente i gradini, fino al portone di bronzo. Lo
passò...e passò anche quell'argento.
Ciò che gli si parò di fronte fu quasi
ciò che si aspettava.
Ma vedere Lucas con quello che era chiaramente Craig
Badomen, almeno dai racconti che gli altri gli avevano fatto su di lui, gli
ricordò tutto ciò che aveva voluto relegare a forza in un angolo della sua
mente.
Ma il passato non si poteva cambiare. La paura, non cambiava.
La
paura che potessero portargli via tutto e tutti era sempre lì. Viva, nella sua
memoria e nel suo animo.
Craig Badomen da parte sua vide solo un uomo coperto
da un mantello nero entrare dalle porte e fermarsi a una decina di metri da lui.
E come molti fanno, credette solo alle apparenze.
Lucas smise di divincolarsi
dalla sua stretta e come Elettra, Faith e tutti gli altri sbarrò gli occhi.
-
Altre visite.- sibilò Badomen, privo d'interesse.
Harry non si mosse. Il
cappuccio gli copriva la fronte e metteva in ombra metà del viso.
- Sei
arrivato in un momento sbagliato amico.- gli disse l'assassino, gelido.
-
Lascia il bambino.-
Badomen alzò le sopracciglia poco folte.
E la sua
bacchetta dalla gola di Lucas, si alzò in linea d'aria direttamente su
Harry.
Elettra a quel punto si coprì le labbra, affinché da loro non uscisse
né un fiato. Né un nome.
Ma se un tempo suo marito avrebbe potuto
salvarli...e salvarsi...ora poteva ancora accadere il miracolo che aveva reso
immortale la sua leggenda?
- Lascia il bambino.- gli disse di nuovo Harry,
con tono piatto.
- Chi diavolo sei?- Badomen piegò malignamente la bocca -
Non fare l'eroe, idiota.-
- Lascia il bambino.- replicò Potter per la terza
volta.
- Certo. Subito.- la risata del mago si levò simile a un latrato
sarcastico, facendo scoppiare in gemiti una strega che aveva visto morire suo
nonno - Spiacente. Ma questa non è la tua giornata buona. Raccontalo
all'inferno, quando fra pochi secondi ti chiederanno come mai sei stato tanto
stupido da cercare la morte. Arrivederci a non tanto presto.-
- No!- gridò
Elettra, balzando in piedi vedendo la bacchetta illuminarsi - No, la
prego!-
A nulla servirono le parole.
A nulla le grida, gli strilli.
-
AVADA KEDAVRA!-
La Maledizione Senza Perdono, pensò Harry Potter quando la
vide attaccarlo come una tigre affamata.
Era una predatrice, la Maledizione
Senza Perdono. Un'assassina senza dal sangue freddo.
Che non lasciava tracce
al suo passaggio.
Eppure, quella predatrice così spietata ogni tanto falliva
il suo bersaglio.
E fallì miseramente anche quel giorno di giugno.
Perché
quando la sua luce verde si dissolse...tutti videro che lui era rimasto in
piedi...
Oh, tutti quanti ora sapevano.
Perché il cappuccio gli era
scivolato indietro, mentre i suoi occhiali tondi erano schizzati via, rompendosi
sul pavimento.
Tutti videro. Tutti seppero.
E Lucas riuscì a
sentire nel cuore, per la prima volta in vita sua, qualcosa di così grande che
non pensava di riuscire a contenerlo. Era quella la gloria?, si chiese
già così piccolo.
Era quella? Quella che suo padre emanava come il sole la
sua luce calda?
Gli ostaggi ora tacevano...ma solo perché le loro corde
vocali avevano trattenuto quel nome.
QUEL nome.
- Harry
Potter...- sussurrò Craig Badomen, i cui occhi ora sembravano lucidi di
lacrime.
Ma non erano lacrime le sue. Era solo il velo del ricordo.
Il
velo tirato da colui che aveva messo in ombra tutto quello in cui lui
credeva.
E quella cicatrice...eccolo il fulmine.
- Il bambino
sopravvissuto.- la voce dell'assassino si tinse di brama pura, mentre quasi
non riusciva più a staccare lo sguardo da lui. Da quelle iridi di un verde
intenso, smeraldino.
Quel volto. Il volto del nemico.
E quella
cicatrice...l'emblema della loro sconfitta.
- Lucas.- Harry non perse tempo,
sentendo una strana sorta di pace allargarsi a macchia d'olio dentro di lui -
Ricordi quello che ti ho detto di non fare mai?-
Suo figlio si animò
all'istante dopo ciò a cui aveva assistito.
- Comando rettificato.- andò
avanti suo padre - Fammi vedere che sai fare.-
Non c'è magia più grande ed
esaltante per i Phyro che prendere fuoco dall'interno.
Ma per Badomen non fu
l'esperienza più piacevole della sua vita miserevole vita ritrovarsi abbracciato
a una torcia.
Avvolto dalle fiamme, Lucas rotolò via con la stessa velocità
con cui era sfuggito la prima volta alle grinfie del loro aguzzino e lontano
qualche metro vide le mani di suo padre artigliare...grosse scariche di energia
elettrica.
Così finì l'attacco alla Gringott, quella mattina.
Fra i
fulmini dimenticati e la cattura di Craig Badomen, ustionato da fuoco e
folgori.
Beffato da un bambino.
A Diagon Alley era scoppiato il
caos.
Gli ostaggi della Gringott e la relativa uccisione di tanti maghi
attirò subito in massa centinaia di maghi, di civili, di giornalisti. Ma gli
Auror arrivarono per primi.
E quando trovarono Craig Badomen in quello stato
subito sentirono nell'aria che qualcosa era cambiato. Esattamente come lo sentì
anche Conrad Poole, l'Assessore Primario all'Ufficio di Controllo delle Magie
Accidentali.
Arrivò a passo di carica, coi suoi novanta chili di borghese
impettito e facendosi largo fra la folla radunata attorno alla banca insieme al
Primo Segretario Donovan, il "molestatore" di Tom, si piazzò di fronte a Duncan
Gillespie.
E guerra fu.
- Cosa diavolo è successo?!- urlò per tutta la
strada, furibondo - Gillespie! Cosa diavolo ci faceva Badomen qui? I tuoi Auror
sono diventati ciechi?! E adesso abbiamo sul collo undici cittadini morti! Cosa
dirò ora al Ministro Dibble?-
Duncan alzò un sopracciglio.
- A dire il
vero tu non ti occupi dell'uso accidentale della magia, Conrad?- soffiò
soavemente il Capo degli Auror - Che ci fai qua?-
- Al diavolo!- tuonò di
nuovo, puntando gli occhi fiammeggianti e acquosi sugli Auror presenti - Abbiamo
undici maghi morti, fra cui un contribuente della Gringott! Come lo
spiegate?-
- Perché Badomen era qui?- continuò Donovan per lui, acido come
sempre - Dormite invece di controllare i criminali pluriomicida?-
- L'abbiamo
catturato.- disse semplicemente Duncan - Gli Auror l'hanno messo ai ferri.-
-
Si ma sono morte undici persone! Per non parlare dei folletti!- barrì ancora il
Segretario Donovan.
- E qualcuno di voi furbastri ha usato la magia
IMPROPRIAMENTE!- Conrad Poole inquadrò subito la sua vittima.
Harry infatti
stava seduto su uno dei gradini.
Efren gli stava controllando i segni vitali
con sommo fastidio di Potter che più gli diceva che stava bene, più sentiva
tutti gli Auror delle squadre presenti farsi i fatti suoi.
Aveva altro da
fare, fra cui calmare Faith. Lucas invece era seduto in braccio a lui,
tranquillo.
E non smetteva un secondo di guardarlo...con gli occhioni celesti
illuminati come stelle.
- POTTER!- urlò Donovan, scansando malamente Duncan
con l'Assessore Primario all'Ufficio di Controllo delle Magie Accidentali - Cosa
pensavi di fare, eh?! Tu non dovresti neanche essere in grado di sollevare un
cucchiaino con la telecinesi! E ora scopro che hai fermato Badomen! Potremmo
denunciarti, lo sai?!-
- Senta, abbassi la voce.- lo ammonì Ron, cupo - Se
non era per il signor Potter voi avreste dovuto seppellire trenta persone e non
undici. Inoltre mostri un po' di rispetto...Segretario.-
- Rispetto?!- sbottò
Conrad Poole, ondeggiando la sua enorme pancia - Il signor Potter s'è fatto
beffa del Ministero! Ci era stato confermato che era del tutto privo di poteri!
E qui leggo sul suo rapporto, signor Weasley, che il signor Potter ha
contrastato la Maledizione Senza Perdono! Com'è possibile?-
- Ci fosse una
risposta il bambino sopravvissuto non sarebbe leggenda.- gli rispose Edward,
appostato dietro a Harry.
- Mi faccia il piacere! Questo è uno scandalo!-
sbraitò Poole, abbassando il faccione su Lucas - Inoltre questo bambino ha usato
la magia impropriamente!-
- Dovevano per caso morire?-
Poole si girò,
sentendo la voce strascicata di Draco.
- Hn, signor Malfoy...almeno sarebbero
morti seguendo le regole! Il signor Potter ha firmato un contratto col
Ministero! E ora usa la magia come nulla fosse!-
- Sa bene che non era
magia.- lo placò Malfoy, facendolo arrossire - Se legge i verbali di otto anni
fa saprà che io e il signor Potter siamo sotto maledizione. Lui ha semplicemente
usato i poteri intrinsechi nel suo Bracciale. Perciò la smetta di tediarci. Ci
sono dei cadaveri da portare via...e..- il biondo sollevò lo sguardo gelido,
vedendo Clay Harcourt e la squadra di Austin Grey tirare Craig Badomen in
manette giù dall'ingresso della banca.
- E un assassino da mettere in cella.-
finì Malferret, quando il prigioniero li fissò stravolto di rabbia.
- Non
finisce qui!- vaneggiò Badomen, strattonando le sue manette magiche, ora privo
di bacchetta - Non finisce qui, bastardi! Anche tu Harry Potter! Morirai, giuro
che morirai!-
- Fatelo tacere.- ordinò Duncan - Cos'ha prelevato poi?-
chiese, ai suoi collaboratori - Gli ostaggi mi hanno detto che è entrato nelle
camere blindate. Ma ha bruciato il registro, il porco...-
- Perquisitelo!-
disse Austin Grey ai suoi - Trovate cos'ha preso.-
- Non toccatemi!- strillò,
acuto come un bambino malato di mente - E tu Potter ascoltami bene! Morirai! Hai
capito? Morirai! Tu e tutta la tua famiglia!-
Harry non lo guardò neanche in
faccia, limitandosi a farsi abbracciare forte da Elettra e Faith.
-...e non
manca molto! Presto avremo di nuovo un capo! Presto lui verrà da me! E allora i
Mangiamorte rivivranno! Hai capito?! Trema, bambino sopravvissuto!-
Harry
tremò davvero.
Ma non per le parole.
Una vecchia sensazione si fece strada
in lui, quando sollevò distrattamente gli occhi al cielo nuvoloso, sopra la sua
testa. Non era il cielo, però. Era il sentore.
Quella sensazione gli
attanagliò ogni nervo del dolore che aveva in corpo. Annaspò, credendo ad un
incubo.
Ma non lo era.
Si portò lentamente una mano alla fronte, sulla
saetta e...il suo grido lacerante invase la via.
- La cicatrice!- gridò,
piegato su se stesso, scatenando il panico fra gli Auror.
E continuò a
gridare, a gridare.
Draco, indietro, non poteva neanche muovere un passo fra
tutti coloro che si precipitarono dal bambino sopravvissuto. Perché sollevando
la manica sinistra della camicia vide...che il Marchio Nero era tornato quello
di una volta.
Malaugurio.
Si, malaugurio.
La cicatrice.
Il
tatuaggio di Lord Voldemort.
Era il presagio.
A sua volta Draco Lucius
Malfoy alzò gli occhi argentei sul cielo.
E lì lo vide.
Apparve quando le
fiamme e il fragore di una grande esplosione invasero una via di Diagon Alley,
poco lontana dalla Gringott. Vibrò la pavimentazione del suolo, i vetri delle
botteghe.
E il cuore dei maghi.
Oltre quelle fiamme che divorarono i corpi
degli innocenti in quella che venne chiamata la Strage di Diagon Alley, gli
Auror videro qualcos'altro.
Lì, sopra di loro. A stagliarsi nella plumbea
volta celeste, pronta alla pioggia.
Mors Mordre. Marchio
Nero.
La firma all'esplosione. La firma alla strage.
I
Mangiamorte.
Non fu pronunciato il loro nome. Ma ora chi lavorava nel buio e
nel ghigno perverso che apparve sulla labbra di Badomen di fronte a quello
spettacolo di morte aveva fatto sapere a tutti che era pronto alla
guerra.
E che Harry Potter tremasse davvero.
Ad aspettarlo c'era solo un'eterna valle di lacrime.
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