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Autore: Jade MacGrath    31/05/2007    4 recensioni
[incompleta](...)Guardava allo specchio quel riflesso estraneo. Il suo riflesso. Non avrebbe mai dimenticato la mattina del suo ventunesimo compleanno, in cui l’aveva visto per la prima volta. Un riflesso, che a giudicare dagli sguardi che aveva raccolto fino a quel momento, l’avrebbe probabilmente marchiata più del nome che il destino le aveva impedito di portare. Tremando, toccò la superficie liscia dello specchio, in corrispondenza della sua faccia. Strinse il pugno. E infranse lo specchio.(...)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Luna Lovegood, Molly Weasley, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson, Rodolphus Lestrange, Ron Weasley, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevate perso le speranze, eh?

E invece eccomi qui con un nuovo capitolo. Cortino, ma il pensiero che conta, giusto?

Enjoy!

 

***

 

Hermione infatti si divertì e fu perfida, ma nel raccontare a Draco come si era svolto l’incontro.

Draco alla fine l’implorò di stare zitta, perché non ne poteva più di ridere alle spalle di Ron.

“Andiamo, è sparare sulla Croce Rossa!”

“Detto da te suona ipocrita, lo sai?”

“Allora zittiscimi” sussurrò avvicinando il viso a quello di Hermione, che non si tirò indietro e lo baciò.

Hermione poi si mise a guardarlo, passandogli le mani tra i corti capelli biondi “Certo che però…”

“Però cosa?”

“Il fatto di lavorare entrambi per la scuola comporterà dei vantaggi non indifferenti, ma se non stiamo attenti finiremo sulla bocca di tutti.”

“Guarda il lato positivo, a Ron potrebbe scoppiare il fegato dalla rabbia.”

“O potrebbe strapparlo a te. E poi farsi scoppiare il suo.”

“Divertente in ogni caso.”

“Parlando di cose serie… quando conti di presentarti alla mia allegra brigata?”

“Presto. Non sia mai che lasci Potter a contorcersi nel dubbio…”

Detto francamente, non gli sarebbe dispiaciuto. Ma la verità era che era ansioso di iniziare. Non gli era mai importato granché di Hogwarts, ma da quando Ellie era entrata nella sua vita e aveva ricevuto quel gufo da Victoria, semplicemente non riusciva a smettere di pensarci. Voleva farlo per sua sorella, e per essere in grado di sostenerla durante sette anni che potevano rivelarsi meravigliosi o infernali. Perché sarebbero stati sette, non sarebbe successo di nuovo quel che era accaduto con lui. Voleva dare a Ellie qualcosa che nella sua famiglia era un lusso: la capacità di scelta. Lui aveva accettato la volontà paterna perché non voleva perdere quel che aveva, e perché non aveva mai avuto una vera e propria alternativa, in quel campo e in molti altri. La vita di Ellie doveva essere diversa dalla sua.

 

L’incontro avvenne a Hogwarts, in privato, tra Harry e Draco. Harry ormai occupava d’abitudine la scrivania di Silente, e fu lì che lo trovò Draco. Era semplicemente surreale trovarsi lì da adulti, senza i loro professori. Draco pensò con una punta di rammarico a Piton. Avrebbe voluto essere alla cerimonia funebre, ma sua padre, di nuovo lui, aveva pensato di spedirlo dall’altro lato del globo per certi affari proprio in quei giorni.

Si squadrarono per qualche istante, e alla fine fu Harry a rompere il ghiaccio.

“Non pensavo Hermione ti avesse convinto.”

“Avevo degli affari di cui occuparmi, Potter. Sono sicuro che comprendi” disse dando un’occhiata alla divisa da Auror che portava Harry.

“Ti ha spiegato tutto?”

“Ancora non riesco a credere che tu e la tua cricca siate i nuovi padroni di Hogwarts.”

Nemmeno noi, avrebbe voluto dire Harry, ma era bel lungi dal farlo.

“Veniamo al punto: intendi accettare il posto di amministratore?”

“Lo sai che chi controlla i soldi, controlla la scuola? Stai facendo un atto di fede dandomi questo potere.”

Harry sorrise “È quello che mi hanno detto tutti. Ma condivido l’opinione di Hermione, tu sei un promettente uomo d’affari. E soprattutto, non vai mai contro i tuoi interessi. Perché rendere la vita difficile a me e ai miei amici, quando hai tutto da guadagnare se Hogwarts ritorna all’antico splendore?”

“Devo ammetterlo, non me lo aspettavo da te. E adesso, che farai? Lascerai gli Auror per dirigere la scuola?”

“Qualcosa sta per succedere, non posso stare qui. È anche il motivo principale per cui Hermione ha la carica di Vicepreside: è capace, sa organizzarsi benissimo, e sarà più che in grado di dirigere la scuola durante le mie assenze.”

“Considerato come vi dirigeva a scuola tu e Ron, non ho dubbi al riguardo.”

“Conti di accettare l’offerta?”

“Sì. Sarà interessante.”

E se solo Harry avesse saputo quanto la parte sulle sue future assenze lo avesse reso felice…

 

Hermione stava sistemando i suoi libri nello scaffale, accanto a quelli che erano stati di Piton. Appena il professore di Pozioni avrebbe sloggiato, tutto sarebbe tornato come doveva essere. Si era persa in una fantasticheria di come sarebbe stato terrorizzare una classe di undicenni alla prima lezione, quando si sentì afferrare per la vita alle spalle.

“Salve, professoressa. Mi manda il Preside.”

“Devo punirti? Sei stato cattivo?”

“Ho tenuto la lingua a freno e ho avuto il posto. Direi che merito un premio.”

“Infatti” disse Hermione voltandosi e dandogli un bacio. Un rumore nel corridoio però fece allontanare la donna di scatto.

“Hermione…”

“Scusa, mi era sembrato che ci fosse qualcuno nel corridoio. Dobbiamo stare attenti.”

“Attenti? Granger, io e te per tutti gli altri siamo come il diavolo e l’acqua santa, figurati se vanno anche solo a pensare che potremmo pomiciare…”

“Abbassa la voce!”

“…pomiciare nel tuo ufficio… o in qualsiasi altro posto di Hogwarts. Ci sono dei posticini interessanti intorno a Serpeverde, sai?”

“Per quanto la cosa mi tenti… no.”

“Le ultime parole famose.”

“Dico sul serio!”

“Io ho dei ricordi di me e te in un altro posticino interessante, un vicolo a San Francisco… forse allora era la tua gemella cattiva!”

“Ma sparisci…”

“No, non ancora. Quel patetico bacetto nemmeno si avvicina al premio che ho in mente per essere stato…argh, gentile… con Potter. Neanche un po’.”

“Ah no?”

“Per niente” sussurrò Draco riavvicinandosi a Hermione, la quale sorrise e gli mise le braccia intorno al collo per attirarlo più vicino a sè.

 

Ron non riusciva a credere a quel che aveva appena visto. Hermione e lui. Lo stupore si trasformò in rabbia appena vide le mani di Draco carezzare la schiena di Hermione mentre continuava a baciarla, lasciando le labbra per il collo. Hermione sembrava gradire molto il trattamento… e pensare che quando stava con lui, diceva che odiava i baci sul collo, che le facevano il solletico. Quando lo spettacolo iniziò a farsi troppo spinto per la sua sopportazione, silenziosamente ritornò da dove era venuto cercando di restare impassibile. L’immagine di quei due insieme gli sarebbe rimasta impressa nella memoria, già lo sapeva. E le domande, i dubbi… non erano agli inizi della relazione, se l’aveva conosciuta mentre era in giro per il mondo. Era iniziata allora? O ancora prima, a Hogwarts? Quando esattamente Hermione aveva deciso che le sarebbe piaciuto che quel verme le mettesse le mani addosso?

La fiamma bruciava ancora, almeno per quanto lo riguardava. Aveva sempre sperato che alla fine Hermione sarebbe tornata da lui, e che sarebbe stato tutto come ai vecchi tempi. Soprattutto negli ultimi tempi, quando il gruppo si era riformato. Infatti era per quello che era lì nei sotterranei, voleva sapere se Hermione aveva piacere a cenare con lui quella sera, o uscire insieme un’altra volta… non era preparato a quella doccia fredda.

Ma non disse niente. A nessuno. Anche se si sentiva sul punto di esplodere, ancora sperava che Hermione vedesse la luce. Forse, si diceva, stava facendo quel che faceva per assicurarsi che fosse leale a loro e alla scuola. Riprovevole, ma poteva essere. Ma come in un perverso gioco del destino, dopo quella volta iniziò a incontrarli spesso in giro per la scuola o nei giardini, quando erano convinti di non essere visti. E anche quella piccola speranza svanì nel nulla. A quel punto, era un uragano che attendeva solo di scatenarsi.

E l’occasione perfetta si sarebbe presentata prima di quanto potesse pensare.

 

Hermione suo malgrado si trovò a frequentare parecchio il maniero dei Malfoy. Elizabeth l’aveva conquistata, e ormai non faceva più finta di nasconderlo. Soprattutto perché Narcissa non era più lì a sentirsi offesa dalla presenza della figlia bastarda di Lucius. Il giorno dopo l’imbarazzantissima cena a cui aveva partecipato, Narcissa aveva preso le sue cose e se n’era andata dal castello e dal paese, stringendo tra le mani l’appena firmato atto di divorzio, e giurando sul nome della sua famiglia di non mettere mai più piede al castello. L’ultima lettera scritta a Draco diceva che si era stabilita in Francia, nella campagna provenzale, e che si sentiva felice e libera per la prima volta dopo anni.

Draco non poteva darle torto. Ancora non capiva come fosse riuscita ad ottenere il divorzio da suo padre, ma evidentemente Elizabeth era un motivo molto valido e di peso.

Questa volta però la sua visita non aveva niente a che fare con Elizabeth o Draco. Lucius l’aveva convocata, e aveva tutta l’impressione di essere qualcosa di molto importante.

 

E lo era.

Dannazione, se lo era.

Ma di tutte le cose che Hermione avrebbe potuto pensare, mai, MAI sarebbe arrivata a immaginare quello. E da una rapida occhiata a Draco, capì che anche lui la pensava allo stesso modo.

Lucius aveva appena comunicato loro che era desiderio dell’Oscuro Signore che loro due si unissero in matrimonio e unificassero le casate, e ovviamente, più che un desiderio era un ordine.

“Ho chiesto di essere io a informarvi della notizia, per poter essere il primo a farvi le congratulazioni. Hermione… i tuoi genitori mi erano vicini come fratelli, e mi è dispiaciuto non poterti avere nella mia famiglia. Ora però le cose cambieranno e torneranno come avrebbero dovuto essere. E tu, Draco, figlio mio… spero tu comprenda quale tesoro il nostro Signore ha deciso di affidarti. La nostra cara Hermione porterà lustro e la sua intelligenza alla nostra famiglia… il nostro padrone non avrebbe potuto scegliere meglio.”

Entrambi lentamente annuirono con la testa, e nella migliore tradizione di un fidanzamento aristocratico Draco prese l’anello di diamanti che il padre gli porgeva (e che ricordava di aver sempre visto al dito della madre, fino a quando non aveva deciso di lanciarglielo dietro prima di andarsene), e inchinandosi leggermente davanti ad Hermione, che fece una rigida riverenza, le prese la mano e le infilò l’anello al dito.

“Ovviamente ci sarà una festa di fidanzamento. In grande stile. Tutti devono sapere che la casata dei Rosier e dei Malfoy si uniranno!”

Hermione non riusciva a spiccicare parola. Fissava il cerchio d’oro al suo anulare e lo splendido taglio del diamante, che brillava come una piccola stella.

Nel giro di venti minuti si era ritrovata promessa e ufficialmente fidanzata a Draco Malfoy, e l’unica cosa che riusciva a pensare era ‘E ora che faccio?’

Perché la richiesta della licenza matrimoniale era una conversazione che proprio moriva dalla voglia gli avere con il futuro preside Potter. Per non parlare di Ron. E degli altri.

Si trattava di schierarsi in maniera definitiva. Scegliere apertamente la fazione che aveva sempre osteggiato, ma di cui in privato faceva parte ormai da mesi.

Cercò di pensare al lato positivo, che era Draco con cui avrebbe dovuto passare la sua vita. Si conoscevano, avevano una certa alchimia insieme, erano rimasti entrambi incastrati senza via d’uscita in quella situazione, quindi si sarebbero potuti fare forza a vicenda. Sarebbe potuto andarle peggio.

Tuttavia, non sapeva cosa potesse esserci di peggio di perdere in un colpo solo per sempre l’amicizia e il rispetto di suo cugino Harry.

 

 

 

  
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