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Autore: Sunny    05/07/2003    2 recensioni
Inghilterra, 2018...dieci anni dopo l'ultima cruenta battaglia contro il male, i Potter e i Weasley tentano di vivere vite normali come famiglie normali...ma c'è un nemico che trama nell'ombra da secoli....e che è pronto a ritornare.....
Genere: Avventura, Azione, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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                                                       DIE ANOTHER DAY

 

 

CAPITOLO 5: DI CHE PASTA SIAMO FATTI

 

 

You live, you learn

You love, you learn

You cry, you learn

You lose, you learn

You bleed, you learn

You scream, you learn

                                                           You Learn, Alanis Morrisette

 

 

***************

 

 

“Te lo ripeto per l’ultima volta. Parla.”

 

La proverbiale pazienza di Remus stava cominciando a vacillare, e non sarebbe stata una sorpresa. L’uomo che lui e Ben stavano interrogando, uno degli assalitori che avevano colpito Hermione, Ginny e i bambini solo poche ore prima, si ostinava nel suo silenzio.

 

“Giuro che passerò alla tortura, se continui così.” Sibilò Remus.

 

La porta si spalancò con un rumoraccio, sbattendo forte. Sulla soglia c’era Harry, livido. Remus e Ben lo videro avanzare a passi da leone.

 

“Harry, non…” provò Ben.

 

Harry raggiunse il prigioniero, che stava seduto dall’altra parte di un tavolo; aveva uno sguardo di fuoco. Afferrò il tavolo e lo spinse violentemente di lato, riducendo la distanza fra loro due e restando in piedi davanti all’uomo seduto, troneggiando in tutta la sua furia.

 

“Dimmi dove sono i bambini.”

 

Le parole gli uscirono dalla bocca una alla volta, mentre ancora digrignava i denti. Liam e Sirius, che lo avevano raggiunto, si fermarono sulla soglia della porta.

 

“Harry, aspetta.” Tentò Sirius.

 

Lui si voltò: i suoi occhi emanavano un odio smisurato. “Non. Metterti. In. Mezzo.”

 

Nessuno se la sentì di intervenire ancora.

 

Harry si voltò ancora verso l’uomo seduto, che faceva del suo meglio per non mostrarsi minimamente sconvolto. “Voglio sapere dove sono i bambini.”

 

“Non è a me che devi chiederlo.”

 

Quella risposta fu il colpo di grazia. Harry afferrò il prigioniero per il colletto del saio rosso e lo sbattè con forza contro il muro. “Ah, no?!” gli urlò in faccia. “Hai ragione, forse quando ti avrò ucciso potrò chiederlo al tuo fantasma!!”

 

“Non lo so dove sono i ragazzini!” replicò impudentemente quello.

 

“Vediamo se riesco a farti tornare la memoria!” Harry strattonò violentemente l’uomo, gli tirò un pugno in faccia che gli procurò un’immediata frattura al naso, lo riafferrò per il colletto e lo sbattè di nuovo contro il muro violentemente.

 

Remus scoccò uno sguardo teso a Liam, che però scosse la testa.

 

“Adesso te lo ricordi cos’hai fatto stamattina, brutto figlio di puttana?! Hai attaccato donne e bambini!! E per tua enorme sfortuna, hai fatto del male ai miei figli e ai miei nipoti!!” urlò ancora Harry, sbattendolo ripetutamente contro il muro. “Forse ancora non ti è chiaro che hai commesso un grosso, grossissimo errore!!”

 

L’uomo, col sangue che gli colava dal naso, stordito dagli scrolloni e dagli urli di Harry, non dava cenno a voler rispondere.

 

“Lascia che ti sveli un piccolo segreto!” Harry aveva gli occhi iniettati di sangue. “Se togli a un padre i suoi figli, hai automaticamente fatto di lui un pazzo assassino!!” E in effetti la descrizione rispecchiava più che bene la realtà dei fatti.

 

“Siete stati voi ad interrompere il nostro sacro rito, è solo colpa vostra se l’ira della nostra grande madre si è riversata sui vostri figli!”

 

“Invece la mia ira si riverserà su di te!!”

 

Harry tirò una ginocchiata allo stomaco del prigioniero, facendolo piegare in due, e lo prese per i capelli, sbattendolo con forza per terra. Quindi prese una sedia e la usò per sedersi sopra di lui; l’uomo sentì un peso smisurato premere contro la sua gola, tanto che prese ad emettere dei versi strani e soffocati.

 

“Forse questo non mi aiuterà a ritrovare i miei figli, ma perlomeno mi prenderò la mia vendetta!” ruggì Harry.

 

L’uomo era diventato viola in faccia: non riusciva più a respirare, e Harry non accennava a muoversi. Era una morte orribile quella a cui stava andando incontro: non aveva più aria, non riusciva a respirare e la vista gli stava venendo meno, ed era come se gli stessero esplodendo le orecchie.

 

“…va bene!” riuscì a dire con un filo di voce strozzata. “…giuro che parlo!”

 

Harry si alzò e si trascinò la sedia poco più indietro, sedendosi di nuovo. L’uomo si rimise seduto per terra e tossì forte, massaggiandosi la gola e tenendosi lo stomaco.

 

Remus cercò in qualche maniera di riprendere il controllo. “Dicci tutto quello che dobbiamo sapere.”

 

Il prigioniero tirò un grosso sospiro e chiuse gli occhi, quindi si decise a cominciare. “La nostra comunità è stata sterminata anni fa da un’orda di pazzi assassini. Eravamo rimasti davvero in pochi, ma poi il nostro gran sacerdote è riuscito a ricreare la stessa atmosfera di una volta, e siamo diventati più numerosi. Soprattutto da quando la grande madre Rahampur ha parlato.”

 

“E che diavolo avrebbe detto?” incalzò Harry.

 

L’uomo gli lanciò un’occhiataccia. “Che è arrivata l’ora del riscatto per noi. E che per questo ci ha inviato il suo onnipotente figlio. Lui non ha bisogno delle vostre ridicole bacchette magiche per esercitare i suoi immensi poteri.” Disse con disprezzo. “I suoi smisurati poteri provengono dai tempi in cui i riti magici producevano incantesimi di pura e potentissima magia.”

 

“Che significato ha quel medaglione per voi?” chiese bruscamente Liam. “Perché vi siete disturbati a venirvelo a riprendere?”

 

“Perché se il mio signore riuscirà ad entrarne in possesso, otterrà l’immortalità.” Disse fiero l’uomo. “E il regno delle tenebre tornerà ad espandersi e raggiungerà il suo massimo splendore.”

 

Harry si scrocchiò le dita delle mani. Quanto gli prudevano….quanto lo avrebbe massacrato senza fregarsene un accidenti della Convenzione del Ministero per la Tutela dei Prigionieri…. “Cosa avete fatto ai bambini?” chiese ferocemente.

 

“Non sapevamo che il medaglione fosse in mano loro. Quel talismano protegge chiunque ne sia in possesso, ed è per questo che quando li abbiamo attaccati sono scomparsi. Il medaglione li ha trasportati altrove, al sicuro.”

 

“Altrove…dove?” pressò Harry.

 

L’uomo scosse la testa. “Questo io non lo so.”

 

“E non c’è modo per capirlo?” incalzò Sirius.

 

Il prigioniero esitò. “No, che io sappia no. Forse risalendo al meccanismo che ha innescato quella reazione, ma si dovrebbe avere a disposizione il medaglione.”

 

“E il tuo signore? Lui può trovarli?”

 

“Questo vi giuro che non lo so. Non ci è dato conoscere le dimensioni del suo potere, sappiamo solo che è immenso.”

 

 

***************

 

 

Ginny attese angosciata che Harry uscisse dalla sala degli interrogatori, torcendosi le dita tutto il tempo; quando finalmente lui aprì la porta e se la chiuse alle spalle, lei sussultò: aveva un’espressione sconvolta e ancora reduce da un violento attacco di rabbia. Questo lo capì prima ancora di chiedergli nulla: in tanti anni aveva imparato a capirlo anche solo da un movimento dei suoi occhi.

 

“…Harry…” mormorò atterrita.

 

Lui l’abbracciò forte. “Sono vivi, Gin. Di questo siamo quasi sicuri.”

 

La moglie nascose il viso nel suo collo quando si rese conto che le lacrime non l’avrebbero risparmiata. “Ma dove sono ora?” sussurrò.

 

Harry scosse la testa. “Non lo sappiamo. Passeremo la notte a cercare di capire dove possono essere finiti, e domani all’alba andremo a cercarli.”

 

Lei si tirò indietro. “All’alba?! Harry, ma stanotte…”

 

“Lo so, Gin.” Fece avvilito lui. “Ma non abbiamo altre alternative.”

 

Ginny sospirò e lasciò che un paio di lacrime silenziose le scivolassero lungo le guance. “…ho tanta, tanta paura, Harry…”

 

Lui l’abbracciò di nuovo, cercando conforto in lei come nell’unica persona che poteva dargliene, e s’impose di comunicarle un minimo di sicurezza anche se dentro di sé provava un dolore disumano. “…se la caveranno, vedrai…ne sono sicuro…”

 

 

***************

 

 

“Julie, non potresti camminare un po’ di più?”

 

La bambina, che era rimasta leggermente indietro rispetto agli altri tre, mise le mani sui fianchi. “Sono stanca, Dan. Non ce la faccio più.”

 

“E’ tutto il pomeriggio che camminiamo, tra un poco è pure sera, e ancora siamo in questo bosco.” Sbuffò Simon.

 

“Non è mica colpa mia se non c’è nessuna città qua vicino.” Dan scrollò le spalle.

 

“Vogliamo riposarci cinque minuti?” propose Jack.

 

“Buona idea.” Rispose il cugino.

 

I quattro bambini si sedettero sull’erba, riposandosi e godendosi il sole del pomeriggio.

 

“Che succede se non troviamo nemmeno una casa prima che viene la notte?” chiese un po’ preoccupata Julie.

 

“Dormiremo all’aperto.” Replicò semplicemente Jack.

 

“Come a un campeggio?” chiese vispo Simon.

 

“Si, però senza le tende.” Annuì il fratello.

 

“Forte…ma se viene qualche animale?”

 

Jack alzò gli occhi al cielo, esasperato. “Ti ho già detto che gli animali feroci stanno nelle foreste, non nei boschi.”

 

Julie si sfilò lo zaino dalle spalle e cominciò a frugarlo con interesse. “Che cerchi?” le chiese Dan.

 

“Le mie merendine.” Rispose lei. “In classe nostra c’è stato il compleanno di Frankie Kerington, così abbiamo mangiato la sua torta e io ho conservato le mie merende.”

 

“Quante ne hai?” le chiese Simon.

 

“…uhm…due più un succo di frutta.”

 

“Io ho la bottiglia d’acqua, ma la merenda l’ho mangiata.” Fece Simon.

 

“Anch’io.” Annuì Dan.

 

Jack fece un sorriso da un orecchio all’altro. “Fate un applauso al vostro eroe. Stamattina ho rubato dal frigo tutto il pacco di cornettini imbottiti.”

 

“E vai!” esclamò entusiasta Simon, mentre i due più grandi si davano il cinque.

 

“Bene, almeno non moriremo di fame.” Disse contenta Julie.

 

Dan si soffermò un momento, poi prese il suo zaino fra le mani. “Sapete cosa penso?” disse, con un sorrisetto furbo. “…non possiamo continuare a camminare con questo peso sulle spalle.”

 

Jack inarcò le sopracciglia. “…e quindi?”

 

Il sorriso di Dan si allargò. “Semplice. Dobbiamo lasciare i libri.”

 

“Vuoi buttare via i libri?!?” chiesero contemporaneamente Simon e Julie, estremamente stupiti.

 

Dan annuì vigorosamente. “E certo! Noi stiamo cercando di sopravvivere, da soli e lontani da casa, e volete anche spezzarvi la schiena con questi affari inutili?”

 

“Ma non pensi che mamma e papà si arrabbieranno?” Julie sembrava convinta solo per metà.

 

“Stai scherzando?” ribbattè il fratello. “Saranno troppo impegnati a farci le feste e i complimenti per essere tornati a casa tutti interi.”

 

Jack, con un gran sorriso, aprì lo zaino e ci infilò la mano dentro. “Io sono d’accordo. Perciò…” e cacciò un libro. “…cominciamo col mio libro di matematica.” E così dicendo lo aprì e lo sbattè a terra, strusciandolo in modo da farlo sporcare di erba e terreno. Gli altri tre bambini risero.

 

Dan prese a sua volta un libro dal suo zaino e lo aprì a una pagina piena di segni rossi. “Questo è il mio libro di inglese…il tema che non andava bene perché era troppo corto.” E con un sorriso enorme stracciò il foglio e lo appallottolò, gettandosi alle spalle il libro.

 

I due più piccoli risero. “Anch’io!” strillicchiò Simon, e in breve quell’angolo di verde divenne un vero e proprio campo di battaglia: volavano fogli accartocciati, copertine sporche e interi libri e quaderni squarciati, col sottofondo delle risate divertite e spensierate dei quattro piccoli vandali.

 

Alla fine della battaglia all’ultimo ‘strap’, Dan si stese di spalle a terra, tutto soddisfatto. “Aah...quanto desideravo farlo!”

 

Simon, che stava sistemando nel suo zaino l’unico libro salvato – Paulie – estrasse una cosa che lo incuriosì, e la mostrò agli altri. “E questo?”

 

“Fa’ un po’ vedere.” Jack prese lo strano oggetto in mano e spalancò gli occhi. “Ehi, ma io questo coso l’ho già visto.”

 

Dan si tirò su. “Cosa?”

 

Jack mostrò il medaglione. “Questo è di mamma, è un talismano antico o qualcosa del genere. Lei lo stava studiando perché fa delle cose strane.”

 

“Strane in che senso?” chiese Julie.

 

Jack alzò spallucce. “Boh. Strane.”

 

“Tipo trasportare le persone da un posto all’altro?” fece accigliato Dan.

 

“Dici che funziona come una passaporta?” gli chiese il cugino, interessandosi all’idea.

 

Simon se lo riprese. “Uh, allora vediamo se funziona.” Chiuse forte gli occhi. “Voglio andare a casa!”

 

Niente.

 

I due più grandi scoppiarono a ridere; Simon li guardò decisamente accigliato, e Julie gli diede un paio di pacchette consolatorie sulle spalle. “Non fa niente, Simon, tu almeno ci hai provato.”

 

Jack scosse la testa, ancora ridacchiando. “Ma poi com’è che te lo ritrovi tu?”

 

Simon scrollò le spalle. “Boh. Che faccio, lo butto?”

 

“No, che butti! E’ di mamma.”

 

“Vabbè, allora lo tengo.” Molto tranquillamente, Simon rimise il talismano nello zaino e lo richiuse.

 

“Beh, ci siamo riposati abbastanza.” Disse Dan, alzandosi. “Tutti pronti a ripartire?”

 

“Si!” replicarono gli altri tre, alzandosi a loro volta in piedi. Avevano ancora qualche ora prima di sera, e avevano tutta l’intenzione di usare tutto il tempo possibile fino in fondo.

 

 

***************

 

Hello…can you hear me?

Am I getting through to you?

Hello…is it late there?

Are you sure you’re there alone?

Cuz I’m trying to explain

Something’s wrong

You just don’t sound the same…

                                                                    Kiss the Rain, Billie Myers

 

***************

 

 

Harry entrò nell’infermeria che il sole stava già tramontando. Gli fece malissimo vedere Hermione in quelle condizioni, e gli fece ancora più male vedere che Ron aveva ancora quell’espressione di dolore atroce e smarrimento sul viso. Teneva stretta la mano di Hermione fra le sue, e i suoi occhi erano ancora più cupi e vuoti di prima, fissi a terra.

 

Mai in vent’anni gli occhi di Ron Weasley erano stati così.

 

Ron era il tipo che al dolore reagiva con rabbia, grinta e grande forza, e l’aveva sempre dimostrato, a cominciare dai tempi dell’attacco a Hogwarts. E vederlo in quello stato da vegetale non poteva non dargli una stretta al cuore.

 

Harry avanzò piano, e quando si fu avvicinato diede un bacio sulla fronte di Hermione, accarezzandole la mano libera. Ron nemmeno alzò lo sguardo.

 

“Ehi.” Provò Harry, molto piano.

 

Finalmente Ron sollevò un po’ il mento, ma non disse niente.

 

Harry provò a venirgli incontro. “I bambini dovrebbero essere vivi. Sono vivi. Stiamo cercando di capire dove sono finiti.” Silenzio. “Ci penso io a loro, tu resta con Hermione.” Lui annuì stancamente. Harry sospirò. “Come sta?”

 

“Come una donna di poco più di trent’anni che ha rischiato di morire, ha momentaneamente perso due figli e forse non potrà averne altri.”

 

Quella non era la voce di Ron, non lo era per niente. No, quella era la voce rauca di un automa.

 

Harry annuì. “Che posso fare io?”

 

Ron esitò, poi chiuse gli occhi e si passò stancamente una mano sulla fronte. “Non lo so…trova i bambini, se pensi che siano ancora vivi.”

 

Sono ancora vivi, Ron.” Ancora silenzio. “Vuoi che ti porti qualcosa? …un caffè, una camomilla…”

 

Ron scosse la testa. “No, no. Grazie.”

 

Harry realizzò con gran dolore che se nemmeno il pensiero dei figli era riuscito a scuoterlo, allora Ron era davvero in stato di shock. Ma che poteva fare lui per aiutarlo? Nulla di più, purtroppo. Quando erano ragazzi era più semplice, erano come fratelli. Lo erano ancora, forse anche di più, ma adesso era diverso. Non era di un fratello che aveva bisogno Ron. E l’unica persona che poteva veramente fare qualcosa stava sdraiata in un letto d’ospedale, a lottare con la morte. D’altra parte anche lui aveva il cuore appesantito dal dolore: come avrebbero fatto i bambini a passare la notte da soli chissà dove? Il solo pensiero mandava in tilt anche lui.

 

“Vado di sopra, stiamo cercando il modo più rapido per ritrovare i bambini.” Gli disse alla fine. “Per qualunque cosa chiamami, capito?”

 

Ron annuì in modo assente. “Va bene.”

 

Harry uscì dall’infermeria col cuore che gli faceva male. Ma male davvero. E si chiuse la porta alle spalle un attimo prima di vedere Ron che, rabbrividendo, si stringeva il maglione addosso come infreddolito.

 

 

***************

 

 

Inevitabilmente anche sul bosco irlandese era sceso il buio. L’unica cosa che faceva un po’ di luce era la luna piena; mentre i grilli creavano un piacevole sottofondo musicale col loro verso. Dan, Jack, Julie e Simon avevano finito di ingozzarsi di merendine e stavano sdraiati sull’erba, usando gli zaini come cuscini.

 

“Però è bello qui.” Disse tranquillamente Dan. “Guardate quante stelle.”

 

“Si, è bello, però io voglio tornare a casa da mamma e papà.” Si lamentò Simon.

 

“Anch’io.” Continuò Julie. “E poi cosa mangiamo domani se non troviamo nessuno?”

 

Dan scrollò le spalle. “Boh.”

 

Simon si accigliò. “Come sarebbe boh?”

 

“Sarebbe che non lo so!”

 

“Ci sono dei frutti appesi agli alberi e sui cespugli. Magari possiamo prendere quelli.” Propose Jack.

 

“Si, che forse sono velenosi.” Replicò scettico il cugino.

 

Jack gli scoccò un’occhiataccia. “Se tu hai un’idea migliore, dilla! Pare sempre che solo tu sai le cose.”

 

“Non è che solo io so le cose, è che sono più grande e so un po’ più di cose.”

 

“Più grande di nove mesi e mezzo!”

 

“Beh, sempre più grande sono!”

 

“Uffa, e statevi un po’ zitti.” Sbuffò Julie.

 

Simon fece un grosso sbadiglio e si stropicciò gli occhi. “Hai sonno?” gli chiese il fratello, e lui annuì.

 

“Allora mi sa che ci conviene farci un sonnellino, no?” propose Dan.

 

“Io non voglio addormentarmi senza la favola di mamma!” protestò Simon.

 

“Non fare il pannolone, chiudi gli occhi e dormi.” Replicò Jack.

 

“No!”

 

“Te la racconto io una favola.” Si offrì Julie.

 

“Si?” Simon sembrò incerto, poi si convinse. “E quali sai?”

 

“Ne conosco tantissime. Tu quale vuoi sentire?”

 

“Mmh…quella dello specchio magico.”

 

“Ok, la so.”

 

Dan inarcò le sopracciglia. “E se invece ci addormentiamo senza questa rottura di scatole?”

 

Julie gli lanciò un’occhiataccia. “Sta’ zitto, Dan, lui è più piccolo.”

 

“Ha parlato la donna adulta.” La prese in giro Jack, e Dan ridacchiò.

 

Julie scosse semplicemente la testa e li ignorò. “Scemi.”

 

“Vabbè, fate come volete.” Concluse alla fine Dan, sistemandosi meglio il suo zaino. “’Notte.”

 

“Buonanotte.” Dissero anche Jack e Simon.

 

“Sogni d’oro.” Julie si sistemò vicino al cugino più piccolo. “Allora, c’era una volta un castello e un re molto buono e saggio….”

 

Simon si rilassò e chiuse gli occhi, immaginando che a raccontargli la favola fosse la sua adorata mammina, e presto si addormentò.

 

 

***************

 

 

Hello…do you miss me?

I hear you say you do

But not the way I’m missing you

What’s new? How’s the weather?

Is it stormy where you are?

You sound so close, but it feels like you’re so far…

                                                                                        Kiss the Rain, Billie Myers

 

***************

 

 

Faceva un gran freddo, e in più era buio. Dov’erano finiti tutti? Che ne era di casa sua? Come era finita in quella specie di tunnel buio?C’era un vento gelido che la faceva rabbrividire…ma dove si trovava? No, quel posto era orribile, tremendo…aveva un’atmosfera tetra come di morte…era bruttissimo…voleva fuggire, non voleva restare lì…e così fece, voltandosi dall’altra parte e prendendo a correre a più non posso…

 

 

“Bravissima, si sta svegliando da sola.”

 

Hermione aprì gli occhi di scatto.

 

Aki le fece un gran sorriso e Ron, che le teneva la mano con un’espressione di pura apprensione sul viso, si chinò ancora di più su di lei.

 

“Tranquilla, è tutto a posto.” Le mormorò dolcemente Aki, sfilandole la mascherina dal viso.

 

Ma cos’era successo?…dove si trovava…? Non riusciva a ricordare quasi niente…tranne forse…strilli…urla…e delle macchie rosse…evidentemente Aki le lesse in viso quel senso di sconvolgimento, perché le parlò ancora col suo tono più dolce.

 

“Non aver paura, va tutto bene. Sei in infermeria.” Le disse piano, cercando di non farla spaventare. “Sei stata ferita durante un attacco, ma ora è tutto finito. Sei già in ripresa.”

 

Hermione, che aveva ancora un po’ di affanno, si guardò attorno con aria spaesata e riuscì finalmente a incontrare gli occhi di Ron. E ci lesse qualcosa di non molto chiaro. Angoscia…per lei, certo. Comprensibile. Ma c’era anche qualcos’altro…comunque la testa le girava ancora troppo per capirci qualcosa. Lui si limitò ad accarezzarle il viso e a baciarle la mano che teneva fra le sue.

 

“…i bambini…” Hermione sussultò: tutto in una volta ricordava ogni cosa. “…dove sono?” mormorò debolmente, ma con frenesia.

 

“Stanno bene, tranquilla.” Provò a dirle il marito.

 

Ci vuole ben più che una ferita mortale a una madre per far passare i propri figli in secondo piano, e per questo Hermione, nonostante si sentisse a pezzi, tentò di alzarsi dal letto, ma Aki e Ron glielo impedirono subito.

 

“No, non provarci nemmeno.” La fermò Aki. “Devi rimanere a letto, hai bisogno di molto riposo. Ci sei andata fin troppo vicina stavolta.”

 

Hermione, con un po’ di difficoltà, girò la faccia dal lato di Ron. “…Jack e Simon…”

 

Lui continuò ad accarezzarle i capelli. “…stanno bene, non ti preoccupare. Siamo arrivati in tempo.”

 

Lei lo guardò intensamente, costringendolo a distogliere lo sguardo con la scusa di baciarle la mano e il polso. “…non sei mai stato capace…di dirmi una bugia…” mormorò debolmente.

 

Ron serrò la mascella e guardò Aki. Lei prese il controllo della situazione. “Tesoro, ascoltami bene.” Le disse dolcemente e con calma. “Le persone che vi hanno aggredito fanno parte della setta di invasati che Harry e Ron hanno arrestato qualche giorno fa, e volevano il medaglione che tu stavi analizzando. Non si sa come mai, ma quel medaglione era in possesso dei bambini. Sembra che questo talismano, tra le varie cose, sia in grado di proteggere chi lo possiede. Per questo, quando li hanno attaccati, sono stati trasportati via in salvo.”

 

Hermione, già pallida, sbiancò ancora di più e spalancò occhi e bocca. Ron le accarezzò ancora i capelli. “Sono ancora vivi, questo è sicuro.”

 

“Harry, Bill, Sirius e Liam sono andati già a cercarli con le loro squadre.” Aki tentò di rassicurarla. “Li troveranno presto, devi stare tranquilla.”

 

Hermione scosse la testa.. “…io voglio sapere…dove sono i miei figli…”

 

“Hermione, ti prego, tu non ti puoi agitare.” Le disse Ron, cercando di accarezzarla per farla calmare.

 

“Tesoro, posso solo immaginare cosa stai passando.” Le disse dolcemente Aki. “Ma è necessario che resti a letto a riposarti. Ehi, non vorrai farti trovare ancora in questo stato da Jack e Simon quando tornano, no?” aggiunse con un occhiolino, cercando di tranquillizzarla al meglio. “Adesso io vado a prepararti qualcosa che ti farà sentire subito meglio.” E con un ultimo sguardo per Ron, uscì.

 

Rimasero entrambi in silenzio mentre lui le accarezzava i capelli, e lei continuava a guardarlo. Alla fine fu Hermione a rompere il silenzio, parlando con un filo di voce. “…mi dispiace per non averli protetti…”

 

Ron le diede un lungo bacio sulla fronte. “Io non avrei fatto di meglio. Ti sei fatta quasi ammazzare per loro.”

 

Calò un silenzio atroce; Hermione chiuse gli occhi, chiedendosi dove potessero essere i suoi bambini, mentre Ron rabbrividì nel suo maglione, senza smettere di accarezzare sua moglie.

 

 

***************

 

 

“No! Io non voglio camminare ancora, voglio mamma e papà!”

 

Jack si passò una mano in faccia. “Anch’io li voglio, Simon, ma loro non lo sanno che siamo qua, e noi dobbiamo farglielo sapere.”

 

I quattro bambini, ancora seduti per terra, reduci dalla nottata passata soto le stelle, non riuscivano a mettersi d’accordo sul da farsi. E Simon sembrava il più ostinato.

 

“Ma questo bosco non finisce mai! Ieri abbiamo camminato un sacco, e siamo ancora qua dentro!” si lamentò.

 

“Beh, non è che ce lo stiamo facendo esattamente di corsa…” gli fece notare Dan.

 

Julie si soffermò un attimo. “Perché non chiediamo a Paulie? Magari lui sa quanto manca per arrivare a una città.”

 

Dan annuì e Simon lo tirò fuori. “Facci vedere la cartina dell’Irlanda.” L’immagine comparve, e Dan continuò. “Indica dove siamo noi.” Una piccola freccia rossa comparve nell’estremo nord dell’isola. “La città più vicina?” la freccia rossa che la indicò stava a due dita di distanza dalla prima.

 

“Ma è lontanissima!” si lamentò Julie.

 

“Non tantissimo…” fece incerto Jack, guardandola più da vicino. Dopo un po’ l’immagine scomparve. “Beh, in effetti…”

 

“E allora?” protestò Julie. “Vuoi camminare per tutta quella strada?”

 

“Senti, Julie, non è che io non ho niente da fare e mi voglio fare una passeggiata.” Le spiegò il fratello. “Dico solo che dobbiamo pure fare qualcosa per tornare a casa, o preferisci stare tutto il tempo ferma qua?”

 

Jack annuì. “Io sono d’accordo. E poi non è proprio tantissimissimo, possiamo farcela.”

 

“E cosa mangiamo?” replicò la bambina.

 

Dan esitò. “Beh…”

 

“Quel cespuglio là è pieno di frutti.” Esclamò Jack, indicandolo. “Sembrano mirtilli…”

 

“Già, e se poi sono velenosi?” ribbattè Dan.

 

“Ma non esistono mirtilli velenosi!” replicò stizzito Jack.

 

“E che ne sai che sono mirtilli?”

 

“Ma scusa, che vuoi che siano? Pere?!” nessuno si accorse, durante il battibecco, che Simon si era preso il suo libro ed era andato vicino al cespuglio.

 

“Non dire idiozie!”

 

“Perché io dico idiozie e tu invece dici sempre cose giuste, eh?!”

 

“E dai, smettetela.” Provò Julie.

 

“Tu sta’ zitta!!” le urlarono contro Jack e Dan.

 

“Ehi!!” protestò lei.

 

“Sono more!”

 

I tre bambini si voltarono verso Simon, che stava in piedi vicino al cespuglio col suo libro aperto in mano.

 

“More?” chiese Julie.

 

Simon annuì orgogliosamente. “Si, l’ha detto Paulie. Sono more e si possono mangiare.”

 

Julie scattò in piedi, felicissima, e corse verso il cespuglio. Jack incrociò le braccia sul petto, e Dan abbassò lo sguardo. “Beh…potevano anche non essere mangiabili…e poi non sono mirtilli!”

 

Jack si trattenne per un momento, poi scoppiò a ridere, e lo fece anche Dan. “Che scemo che sei.” Gli disse alzandosi, poi corse verso il cespuglio dove Julie e Simon si stavano ingozzando di more. “Chi arriva ultimo è un pesce lesso!”

 

“Cosa?! Ehi, ma non vale! Sei partito prima!!” protestò Dan, alzandosi e mettendosi a correre a sua volta.

 

 

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Whehter you’re a brother or whether you’re a mother

You’re stayin’ alive, stayin’ alive

Feel the city breakin’ and everybody shakin’

And we’re stayin’ alive, stayin’ alive

                                                                                  Stayin’ Alive, Bee Gees

 

 

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Ecco qui anche il quinto capitolo…ragazzi, 69 recensioni!!!!!! Quanto vi amo!!!! Non riuscivo a crederci neanch’io!!!!! ^^ Bene, come potete vedere le cose vanno avanti…i grandi fanno quello che possono per trovare i piccoli, e i piccoli fanno quello che riescono per trovare i grandi….molto divertente questa cosa! ^^ Non chiedetemi come mai questo bosco è così grosso: si, è un bosco molto grande, e i nostri mini eroi faranno meglio a restare in campana, perché presto saranno chiamati a mostrare la loro grinta e la loro tenacia. E si, come giustamente diceva Strekon, in effetti Paulie sembra più un computer! ^^ Beh, almeno un aiuto per sopravvivere a questi poveretti bisognava darlo, no? Per una volta la Sunny si mostra pietosa… ^^

 

Angolo ringraziamenti:

 

Keijei, amore mio!!! Grazie infinite, la tua recensione è bbellissima, mi ha fatto restare per un’ora a sorridere come un’ebete per tutta la casa! ^^ Wow, grazie davvero! E oltretutto devo farti i miei complimenti: in effetti la chiave per seguire le imprese dei bambini è tutta qui: loro sono bambini, non lo sanno veramente come va il mondo, lo vedono in maniera diversa…sono più spensierati. Ma anche molto svegli. Un bacio colossale tutto per te!

 

Vega, tu non devi essere breve! ^^ Io adoro le tue recensioni lunghe e intense. Hai colto perfettamente bene il rapporto tra Ron e Hermione. E hai capito altrettanto perfettamente come possa sentirsi lui in questo momento. Sono contentissima che continuerai a seguire la mia storia!

 

Baci, bacini e bacioni a: Mikisainkeiko (quanto mi piace la tua storia!), Roby-chan (Draco?…mmh…sai che non lo so? ^^), Mony (tesoro, tranquilla….^^ mi prenderò cura io di tutti questi poveri disperati…^^), Eli (ehi, da quanto tempo! Stavo cominciando a sentire la tua mancanza! ^^), Strekon (…noi gente sadica e crudele…^^), Giuggy (grazie per la canzoncina! ^^), Ice (grazie tantissimo! Sai, ci tengo molto al tuo parere!), Vale (ora sai cos’è andato a fare Harry! ^^), Rachel (stai andando molto bene con la tua storia!), Ameliè (povera, anche tu non sei riuscita a vederli…dammi la tua mail, ci penso io!), Alexis (…ho visto, ho visto….e mi auguro davvero che sia una balla….non può essere!! ^^), Ginny (io direi che sono in gamba anche i pupi….ma lo vedrai col tempo! Un bacione), Icer e Herm (grazie a tutti e due! Mi fa piacere sapere che vi piacciono le mie storie! ^^)

 

Bene…

 

 

Ok, ragazzi…adesso la Sunny va…ci rivediamo alla prossima con “Perde chi molla”. Ciao ciao, recensite!

 

Sunny

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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