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Autore: redspecial    14/11/2012    2 recensioni
Severus l’aveva pensato più di una volta: che cavolo gli era saltato in mente quel giorno piovoso d’autunno? Eh si, perché quel giorno piovoso d’autunno, lui se ne stava comodamente seduto sulla sua poltrona a leggere un tomo intriso di magia nella sua casa babbana di Spinner’s End, e pensava che nulla al mondo potesse disturbarlo dopo la fine della guerra magica. A parte gli assalti dei soliti giornalisti a caccia di scoop, lui non aveva ricevuto nessuna visita. Il campanello babbano posto fuori dalla porta d’ingresso, che emetteva un rumore sinistro piuttosto che un trillo nitido, era rimasto in quelle condizioni da quando suo padre, inavvertitamente, lo aveva rotto sbattendoci contro il muso da ubriaco. Fu proprio quel giorno piovoso che, con sua immensa sorpresa, quel campanello riacquistò vita.
Severus è alle prese con uno scocciatore che disturba la sua quiete pomeridiana. Che cosa farà il nostro professore? Chi sarà mai questo individuo? Una storia su qualcosa che non può essere controllato che porterà Severus a fare un viaggio all'interno di sè stesso e di un passato vicno che ancora lo tormenta, oltre a dare una mano a due innamorati pasticcioni...
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO 14


Severus trascinava il suo baule con aria stanca e poco convinta lungo la strada principale di Spinner’s End. Tornato era tornato, quindi tanto valeva entrare e poter assistere ancora una volta all’orrore che si perpetrava tra le pareti domestiche della catapecchia in cui era nato. Era giunto nel viale di casa solo, come lo era sempre stato; sua madre lo aveva accompagnato e lo era andato a prendere soltanto fino al secondo anno, poi aveva dovuto arrangiarsi per forza di cose. Questa volta però aveva potuto smaterializzarsi e quindi poco gli importava dover prendere mezzi pubblici senza pagare il biglietto; fortuna che da ragazzo non lo avevano mai scoperto, non delle buone referenze per un futuro professore. Fece una leggera pressione sulla maniglia d’ottone arrugginito della porta di casa e subito venne accolto da un gelo dell’anima che lo incupì sensibilmente. Tornare in quella casa con i suoi genitori ancora in vita si stava rivelando ancora più dura del previsto. Trascinò il baule fino al centro del soggiorno, quasi preoccupandosi di non aver ancora sentito delle urla provenire dalla camera da letto dei genitori; forse suo padre stava ancora smaltendo la sbornia della mattinata e sua madre se ne stava rannicchiata in un angolo della stanza a guardarlo respirare regolarmente. Per quanto potesse essere cresciuto, non avrebbe mai dimenticato quella scena.
Spostò il baule con un colpo di bacchetta, anche se sapeva benissimo di non poter usare la magia al di fuori della scuola se ne infischiava; le circostanze erano tra le più strane fino ad ora capitategli, che cosa sarebbe stato un piccolo richiamo? Andò al piano di sopra per controllare di persona la situazione, scorgendo sua madre riposare sul letto matrimoniale e nessuna traccia di suo padre. Meglio così, forse doveva ancora tornare dall’ufficio di collocamento, oppure era già in uno squallido pub a tracannare liquori. Dardeggiò l’ambiente circostante per poi posare lo sguardo sul corpo magro e fragile di Eileen: i suoi splendenti capelli corvini le ricadevano sulla fronte spaziosa che lasciava posto a varie rughe d’espressione, accentuate ancora di più dalla vita infame che stava conducendo. Eppure i suoi genitori si erano sposati per amore, quindi lui era nato dall’amore, nonostante fosse cresciuto nella più cupa indifferenza. Non era mai stato accettato per ciò che era veramente e questo rifiuto lo portava dentro, ben nascosto a tutti gli altri, ma la ferita c’era eccome.
La donna stesa sul letto si mosse e aprì gli occhi di scatto, percependo nell'ambiente la presenza del suo unico figlio. Gli rivolse un accenno di sorriso e si stiracchiò alla bene e meglio. Severus la salutò con una mano, facendosi spazio tra le bottiglie di birra vuote accatastate dalla parte del letto di Tobias. Non era cambiato proprio nulla dall’ultima volta che aveva messo piede in quella casa con i genitori ancora in vita. Stanco e preoccupato si sedette sul bordo del letto e si lasciò accarezzare i capelli dalla madre, una donna che portava addosso tutti i segni dell’infelicità. Lo aveva sorpreso quel suo gesto, non lo faceva quasi mai da quando era diventato un ragazzo. Realmente non lo aveva mai fatto anche quando era un bambinetto magrolino e dall’aria sofferente, sempre un po’ malaticcio; lui sapeva che gli voleva bene, che erano uguali, che accettavano i loro i pregi e difetti reciprocamente. Loro due insieme si completavano, anche se Eileen non aveva mai capito quanto il suo bambino avesse bisogno di una famiglia. Per Severus la sua famiglia avrebbe potuto essere soltanto lei, invece lo aveva tradito per cercare di recuperare un minimo di civiltà nel rapporto con Tobias. E come non comprendere il desiderio di una donna che tenta di essere serena accanto al marito? Ecco com’erano andate realmente le cose, sua madre lo amava moltissimo, pur non avendoglielo mai dimostrato. Forse era sempre stata questa la ragione della sua rigidità sui sentimenti e nelle manifestazioni d’affetto; oltre ad una questione caratteriale, vi era anche l’altra metà causata dall’ambiente familiare in cui era vissuto sino ai dieci anni. La sua personalità era quasi del tutto formata e poche cose lo avrebbero distolto dall’ambiente in cui era cresciuto. La sua non era mai stata una madre sdolcinata e che elargiva carezze, piuttosto una madre presente alle sue necessità che però non aveva mai saputo capire ciò che anelava nel profondo.
Madre e figlio iniziarono una comunicazione silenziosa fatta di sguardi ed il pozionista non spostò mai i suoi occhi neri come due tunnel immersi nel buio da quelli altrettanto neri di Eileen, avevano talmente tante cose da dirsi che le parole sarebbero state superflue. La donna era orgogliosa del suo bambino, anche se non glielo aveva mai detto; era sempre stata orgogliosa di lui, sapendo che un giorno sarebbe divenuto un grande mago, brillante e scaltro, un vero Serpeverde. Severus si alzò dal bordo del letto e ritornò nel piccolo soggiorno per poter mettere il baule al sicuro da Tobias, ricordava bene quando al suo secondo anno aveva tentato di aprirlo per disfarsi di quelle inutili cianfrusaglie, come sosteneva lui. Non lo aveva mai accettato, né come figlio e né tanto meno come mago, così Severus aveva compreso che più di tanto da lui non avrebbe mai potuto pretendere. Non ci arrivava e non ci sarebbe mai arrivato, era limitato.
Il resto della giornata scivolò via, vedendo il giovane mago trafficare con le sue pozioni, se non altro quella distrazione lo avrebbe aiutato a non pensare. Gli aveva fatto piacere rivedere sua madre, questo era fuori discussione, però sentiva un senso di oppressione in quella casa, lo aveva sempre sentito. A vent’anni arruolarsi nei Mangiamorte non era stato un gran passo, piuttosto una discesa verso gli inferi, ma lo aveva abbagliato l’idea del potere unita a quella altrettanto seducente del riscatto. Il riscatto di un giovane mago brillante e sagace, determinato e profondamente intelligente che, per sua sfortuna, aveva gli occhi bene aperti sul mondo. Passarono così, lenti ed inermi, un paio di giorni da quando il pozionista era tornato nella sua casa natia e già non vedeva l’ora di tornare indietro. Anche ad Hogwarts aveva comunque il suo bel da fare per schivare sul nascere i pessimi scherzi dei Malandrini, ma almeno lì aveva l’appoggio di Lily. Chissà che stava facendo? Forse era occupata a preparare i tipici piatti natalizi con sua madre, oppure era in camera sua a leggere un libro di magia. Lei una famiglia ce l’aveva, il calore di persone che le volevano bene era palpabile, mentre lui aveva solo sua madre su cui contare, una donna fragile che, ad ogni anno che passava, lo sembrava sempre di più. Severus sapeva che si stava lentamente spegnendo e, a tratti, non vedeva l’ora che ciò accadesse per poterla liberare dal male di vivere. Tobias se ne andava la mattina presto e rincasava la sera tardi, almeno non aveva ancora avuto il piacere di assistere ad una delle tante litigate che avevano fatto da sfondo e da sottofondo alla sua infanzia, quando per non sentire quelle grida si immergeva in qualche testo magico, oppure schiacciava le incaute mosche che si intrufolavano nella sua camera con un guizzo di magia accidentale. Praticamente in due giorni l’aveva visto si e no una volta e la cosa pareva andare bene anche all’uomo. Aveva un figlio che non riconosceva e che era talmente diverso da lui che quasi stentava a credere di averlo generato. Non gli somigliava nemmeno molto fisicamente, naso adunco a parte.
La sera della vigilia di Natale, Severus non aveva preso parte alla classica cena in cui tutte le famiglie si ritrovavano con il piacere di stare insieme; a dir la verità non sapeva nemmeno se sua madre aveva preparato qualcosa di diverso per l’occasione, e poco gli importava. Lui una famiglia non ce l’aveva. Si incamminò lungo la via principale di Spinner’s End, quella sera ancora più spettrale, sebbene fossero state accese le luminarie anche in quel quartiere di miserabili dimenticati da Dio. Camminava immerso nella gelida aria invernale, stringendosi nel cappotto nero con le toppe sui gomiti che aveva ereditato da suo padre. Lui era notevolmente più magro rispetto a Tobias, ma con un paio di maglioni sotto l’effetto non era poi così malvagio. Continuava a camminare nella neve fresca desiderando avere con sè il proprio mantello da adulto, giungendo sino al parco in cui aveva incontrato Lily per la prima volta. Non vi erano molte giostrine nemmeno allora, ma così abbandonato era ancora più smorto, anch’esso coperto di candida neve fresca che, quell’anno, era caduta in abbondanza. Qualche passante con parecchia fretta gli sfrecciava davanti, gli dava un‘occhiata sommaria e tornava ad occuparsi delle proprie faccende. Finalmente arrivò nei pressi dell’abitazione di Lily, un quartiere contiguo al suo ma completamente differente. Era molto rischiarato e le luminarie natalizie non facevano altro che ricordare che lì vi abitava gente normale, per bene, con uno stipendio fisso e che si faceva i fatti propri. Le mancava da morire e ricordava l’ultimo bacio che si erano scambiati in un angolo del castello, quel bacio aveva mille significati: comprensione, voglia di prendersi cura l’uno dell’altra, accettazione e forse amore. Lily aveva sorriso quando si erano staccati e gli aveva augurato Buon Natale in anticipo, sapendo di non poter essere con lui di persona. Il pozionista arricciò le labbra sottili al dolce pensiero, desiderando averla accanto a sé a poterla stringere tra le proprie braccia.
Improvvisamente un rumore lo fece voltare, trovandosi proprio dinnanzi alla persona che era così smanioso di rivedere: Lily. La rossa gli saltò al collo e lo abbracciò con energia, facendogli sentire quanto gli era mancato. Severus rimase colpito dall’irruenza con cui la giovane si era mossa verso di lui, inspirando poi il profumo dei suoi capelli rosso scuro sempre sciolti e fluenti sulle spalle.
“Buon Natale Sev” gli sussurrò lei all’orecchio.
“Buon Natale anche a te” rispose lui un po’ in imbarazzo.
La ragazza gli scompigliò i capelli neri e gli diede una bacio sulla guancia, per poi passare e baciargli le labbra con gentilezza sotto lo sguardo puntato del mago che le accarezzava le guance rosee. Non aveva sognato allora, lei era lì con lui, e per lui.
I due adolescenti camminarono fino alla porta di casa di Lily e parlarono del più e del meno, stringendosi per contrastare il freddo pungente della sera della vigilia. Lei aveva sperato di trovarlo vicino alla sua abitazione e, preda dell’istinto, si era alzata da tavola con una piccola scusa, incappottata al volo e uscita nella neve. Quando aveva udito un fruscio di passi si era nascosta per vedere a chi appartenessero, e si era palesata una volta scoperto che era Severus. Non era mai stata così felice di vederlo. Si scambiarono ancora qualche tenera effusione e la ragazza rientrò in casa, mentre lui la stava salutando con una mano. Poi si voltò e riprese la strada per tornare a Spinner’s End, molto più felice di quando l’aveva lasciata.
Mentre camminava si guardava insistentemente attorno e le uniche parole che sussurrò al vento furono : “Buon Natale Lily”.






Angolo autore:

Buonasera mie care fanciulle! Come state? 
Scusate il ritardo, ma questo è davvero un periodo pieno... poi domani divento più vecchia di un anno, quindi sommiamo tutto quanto e... risultato? Mega ritardo in tutto ciò che devo fare! :-/    Scherzo, però questo è un periodo pieno e sto cercando di ritagliarmi del tempo per scrivere, perciò a volte marco visita e pubblico dopo qualche giorno.
Comunque, spero vi sia piaciuto il capitolo e anche il Natale di Severus... Spero di non essere diventata da diabete con questa mia trovata di metterli insieme! :-)
Ho indagato un pò sulla famiglia di Sev e ho mostrato la netta contrapposizione di lui e Lily; inoltre il finale così mi è sembrato carino...  *autrice con cuoricini negli occhi*
Vedrete che succederà qualcosa, non temete! ;-)
Ringrazio le mie care fedelissime di sempre che mi seguono con interesse: CHI_LAMED e AMAZINGFREEDOM! Grazie di cuore ragazze mie! <3
Inoltre ringrazio anche i miei lettori silenziosi che continuano a seguire la mia fic in sordina! Grazie mille a tutti! 
Alla prossima, un bacio

Redspecial

  
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