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Autore: cranium    14/11/2012    3 recensioni
-Come ti chiami?- chiese Draco.
-Non te lo dico, mi prenderesti in giro.- rispose testarda.
-Non può essere più strano del mio, dai dimmelo.-
La ragazza sbuffò infastidita poi rispose:
-Mi chiamo Wren contento?-
-Ti chiami scricciolo?- e scoppiò a ridere, più per l’espressione buffa che aveva fatto la ragazza che per il nome. Infondo le si addiceva: aveva le spalle strette e era piuttosto minuta, ma il carattere non era quello di un timido uccellino.
[...]

Draco/Nuovo Personaggio.
I Malfoy sono vittime di una maledizione da tre secoli, imposta su di loro da una donna.
Riuscirà Draco a spezzare il flagello che opprime la sua famiglia e far si che la ragazza che ama si innamori di lui?
O anche lui dovrà soffrire le amare pene dell'amore?
Storia ispirata a "La Bella e la Bestia".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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IL SERPENTE E L'UCCELLINO.

Le gambe gli cedevano mentre tentava di salire le scale.

La testa gli doleva, il naso aveva ripreso a sanguinare e con la manica della camicia già sporca tentava di fermare l’emorragia.

Aveva pochi metri da percorrere prima di potersi riposare, prima di gettarsi a letto e cercare di dimenticare quella giornata.

Perché aveva mentito?

Perché, forse, si aspettava qualcosa di più della vita che gli si prospettava sotto Voldemort, perché voleva vivere normalmente, o voleva vivere e basta.

Perché aveva protetto Potter e i suoi amichetti?

Perché era un vigliacco, un vigliacco calcolatore.

Perché aveva chiuso gli occhi mentre sua zia torturava la Granger?

Perché le ricordava tremendamente Wren e quel suo braccialetto che tintinnava costantemente al polso.

E perché la ragazza continuava a tenerlo nonostante lei e Draco avessero litigato?

Al momento non gli era dato saperlo.

Spinse la porta con quel briciolo di forza che gli rimaneva per avvicinarsi a tastoni al letto, ma lo trovò già occupato.

-Neville.-

Non voleva parlarle, non in quel momento, con la voce incrinata dal dolore e dalla stanchezza, la bocca impastata dal sangue e dalla vergogna.

-Neville.-

Non si infilò neppure sotto le coperte, si sdraiò così, vestito e sporco.

-Neville ti ho sentito urlare.-

“Hai sentito Wren? Anche i Mangiamorte piangono. Anche io sono una povera vittima come te in questo gioco che mi ha rapito. E ho trascinato qui anche te, come ha fatto mio padre con mia madre, ma lei ha capito. Capirai tu?

Sarò davvero così egoista da tenerti qua con me?

Sono davvero una così orribile bestia?”

-Lumos.- pronunciò Draco e la sua bacchetta si illuminò tenuamente per illuminare i piedi della ragazza a pochi centimetri dal suo viso.

-Porti ancora i calzini spaiati Wren, anche la prima volta che ci siamo visti li avevi.- sussurrò.

-Neville non ho capito… posso dormire qui con te stasera?-

-Sì.-

E la luce si chiuse come si chiusero i loro occhi.

 

Ci si aspetta, di norma, che dopo un aprile grigio che il maggio sia più roseo che mai, ma quell’anno non si prospettava così.

Certo la speranza è l’ultima a morire.

Di certo però, la morte, riempì i primi di maggio come poco altro aveva fatto nel mondo magico.

L’amore sboccerà o appassirà come una rosa a cui è negata l’acqua?

 

“Vorrei poter rinnegare tutto quello che ho fatto nella mia vita fino ad adesso, Narcissa, lo vorrei solo per poter essere amato.

Tra queste mura avvizzisci tu quanto sono avvizziti i nostri cuori stanchi.

Vorrei poterti lasciare andare, ma non ho il coraggio, sono debole e lo sai, perché senza di te sono il nulla più vuoto.

Vorrei poterti riscaldare con tutto l’amore con cui ti amo, ma sentiresti solo il gelo che può darti il mostro che sono.

Non sono degno di te, della tua pazienza e della tua bellezza che nonostante gli anni che avanzano rimane la stessa se non migliora.

Sei la luce che tira avanti le mie giornate Narcissa, se ti lasciassi andare andrei alla deriva brancolando nel buio, e io ho paura.

Paura perché sono io il buio amore mio, ho paura di me stesso, della mia follia che trascina giù anche te, sempre più in fondo, finché non ci manca l’aria e siamo costretti a lasciarci andare per poter respirare, per riprendere fiato, ma tu sei leggera, come un petalo, e ritorni a galla, mentre io sprofondo nel mio squilibrio.”

Un’altra lettera, come tutte le altre, accartocciata e nascosta nel cassetto della scrivania e lei, da ladra scaltra, l’aveva rubata come faceva tutte le volte.

Non meritava un uomo così, ne era certa.

Ormai, di quella che un tempo era Narcissa Black, era rimasta una Malfoy stanca, costretta a vivere tra le parole di un marito che la cullavano come su una barriera di sicurezze fragili e irrequiete, le parole di un marito che non riusciva ad amare nonostante tutto.

“Chi è più un mostro tra noi due Lucius?”

 

La mattina del due maggio 1998, per Draco Malfoy era soltanto un altro giorno all’inferno, non poteva sapere quello che da lì a poche ore sarebbe capitato.

Da bravo carceriere portò la colazione alla sua piccola prigioniera, era il momento della giornata che preferiva.

Wren che si sporcava le labbra con il succo di zucca, che cercava le uova nel piatto perché la pancetta le piaceva tenerla per ultima, e il sorriso che le spuntava quando trovava anche una striscia di cioccolato vicino alle posate.

Quella mattina ne aveva messe due, come se sospettasse che per affrontare la giornata le sarebbe servita una doppia reazione di carburante, e si era stupito molto quando la ragazza gli aveva offerto la seconda.

Poi era successo tutto all’improvviso: il marchio sulla pelle aveva iniziato a bruciare, sempre più forte, tanto da mozzargli il fiato.

Corse al piano di sotto cercando di non inciampare nei suoi stessi piedi per la fretta, ad attenderlo seduto nel suo salotto neppure fosse il padrone il Signore Oscuro lo attendeva trepidante.

-Devi andare ad Hogwarts Draco, necessito della tua presenza là, ho un brutto presentimento stamani.-

 

Non c’era tempo da perdere.

Neppure un minuto.

-Che stai facendo Neville?-

-Faccio la tua valigia Wren.-

-E per quale motivo?-

-Ti riporto a casa.-

Neppure il tempo di lasciarla sospirare di sollievo o malinconia, che, presa per un braccio, la portò fino alla porta del maniero approfittando dell’assenza degli altri Mangiamorte.

-Tieniti forte.- le sussurrò e si smaterializzarono nella nebbia insolita di quel mattino.

 

La libertà, se a così lungo desiderata, può portare ad un attimo di smarrimento.

Non solo perché non ci si aspetta una così grande sorpresa, ma anche perché la realtà può essere più cruda di quel che ci si aspetta.

All’uccellino al quale si apre la gabbia rimane quel briciolo di incertezza prima di volare e Wren si sentiva proprio così.

Perché la libertà è un tuffo al cuore in tutti i sensi, e quel cuore oppresso, sconvolto dagli avvenimenti, si sentiva liberato da tutte le catene pronto per respirare di nuovo.

Ma a quell’aria che tornava a respirare mancava qualcosa, qualcosa di importante, era l’ossigeno che alimentava le sue giornate che scarseggiava, che non le permetteva di godere di quel momento.

Non pensava che Neville le potesse fare quell’effetto.

Era come se potesse vederlo davvero, lontano da tutto quel buio che la sovrastava in continuazione.

Era come se la corazza ruvida al tatto che si era creato si sciogliesse davanti a lei per liberare Draco, non Neville il Mangiamorte, ma solo Draco.

Le venne spontaneo ammettere un -Ti amo- davanti al portone di casa sua, quella a Diagon Alley, lontana dai gelsomini di casa Malfoy e dalle ripercussioni delle catene della prigionia.

Lì dove era libera di tornare a vivere capì che vivere senza di lui sarebbe stato una privazione immensa per entrambi.

Lì lui la baciò per la prima volta, di nuovo, e non fu un bacio maldestro, ma uno di quelli che si aspettano da tempo, di quelli agognati fino all’ultimo secondo, ma si accorse che c’era qualcosa di sbagliato in quel momento che sembrava perfetto.

-Non è vero che mi ami, ami Neville, e io sono Draco.-

-So che sei Draco.-

-Tornerò allora, te lo prometto.-

-So anche questo.-

 

Suo figlio era nelle mani del lupo e lui ce l’aveva condotto senza aprire bocca.

Oltre che un pessimo marito era anche un pessimo padre, non c’era che dire.

Narcissa consumava la suola delle scarpe senza smettere di passeggiare davanti alla scrivania e lui faceva finta di controllare dei documenti della massima importanza mentre osservava sua moglie e i suoi vagabondaggi per la stanza.

Suo figlio era partito da poco, ma lei era già preoccupata e a nulla erano valsi i suoi tentativi di calmarla.

-Se fosse successo qualcosa il Signore Oscuro ci avrebbe chiamati.- le diceva, ma lei non gli dava ascolto.

Ad un tratto un grido cupo si levò dai sotterranei del maniero.

Non c’erano prigionieri, Potter gli aveva portati tutti via.

Proveniva da qualcosa di più profondo, di più viscerale della cosa, era come se le fondamenta avessero preso voce di donna e avessero iniziato ad implorare per un male che le stava attaccando.

-La stanza azzurra.- sussurrò Narcissa e prima che l'altro dei due potesse ribattere si catapultò nella stanza.

Lì, tra i ritratti di famiglia, quello di Elaine, la donna che aveva lanciato la maledizione sui Malfoy, tremava schiumante di rabbia, mentre gli altri si scostavano fino alle cornici  per nascondersi da quell’orrore.

Qualcosa si ruppe e non si capì se per prime furono le catene del cuore di Narcissa o l’incantesimo lanciato sulla famiglia, fatto sta che la donna scoppiò a ridere e si gettò tra le braccia del marito.

Lucius la strinse a sé come non aveva mai fatto per poi baciarle dolcemente la fronte e le labbra.

Non serviva che Narcissa gli dicesse di amarlo, era già tutto scritto lì.

 

NdA: Che dire adesso…

Potrei prolungarmi in ringraziamenti a chi mi ha sempre sostenuto nonostante i miei momenti di grande blocco che mi hanno portato a scrivere capitolo orridi, chi mi ha convinto ad andare avanti nonostante volessi solo buttare tutto via, ma alla fine credo che basti un solo GRAZIE A TUTTI a cornice del quadro.

Un bacione alla prossima.

Se vi interessa questo è il mio profilo facebook: Cranium Marie Lestrange

  
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