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Autore: Sette Lupe    16/11/2012    2 recensioni
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E' una bella giornata di sole. L'ideale per raccontarsi qualche bella storia, allora perchè non narrare di come Modo, Vinnie e Throttle si sono conosciuti? E chi sono gli Erranti?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non possiedo i Biker Mice from Mars, sono proprietà di Rick Ungar. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

ERRANTI


CAPITOLO 6: VITA E MORTE

Stoker radunò rapidamente i suoi uomini e controllò che non ci fossero feriti gravi. Fortunatamente nessuno aveva riportato seri danni, grazie anche all’accorta strategia del topo bruno, che aveva risparmiato loro errori di calcolo dovuti alla concitazione del momento.

Una cosa su cui molti Stanziali non si soffermavano particolarmente, era invece ciò che aveva molto impressionato Lancer: sebbene lo avesse visto fare molte volte, restava sempre allibito dalla tecnica di combattimento Stanziale, che prevedeva che il regista dello scontro fosse un solo topo, il quale era in grado di anticipare con precisione l’andamento di ogni scontro e utilizzare sequenze e manovre contrassegnate da parole d’ordine precise per dare i suoi comandi. Il risultato erano acrobazie incredibili, impensabili per combattenti individualisti come gli Erranti.

Il nobile Errante aveva sempre invidiato questa tecnica, ma sapeva che si sarebbe adattata poco allo stile di combattimento della sua gente, quindi non aveva mai sprecato molto tempo a studiare le strategie e le manovre che era necessario conoscere per poterla applicare. Senza contare che non osava pensare cosa potesse succedere se, per un qualunque motivo, il capitano che decideva le mosse da fare, fosse caduto per mano del nemico…...

Un lampo gli passò attraverso la mente, mentre raggiungeva il corpo del ragazzo rimasto vittima dello scontro.

Chissà se i due bambini con cui Throttle ha tanto legato hanno già cominciato a studiare quelle tattiche….

E Throttle? Potrebbe imparale? Ma soprattutto, potrebbe volerle imparare?

Si chinò sul giovane guerriero e controllò che fosse effettivamente morto.

Niente da fare” mormorò: “Troppo tardi”

I topi attorno a lui chinarono il capo in segno di accettazione del suo responso e di rispetto per il caduto, quindi si dedicarono alla moto del ragazzo: le moto erranti, anche le AI -soprattutto le AI-, non vengono tramandate di generazione in generazione, ma vengono distrutte e lasciate nel punto in cui il loro proprietario è caduto. Non avendo sempre tempo per smantellare la motocicletta, nel corso dei secoli si è sviluppata l’usanza di spezzare solo la catena del mezzo, per simboleggiare la condizione d’inutilizzabilità dello stesso. Così fece anche Lancer, distruggendo con il calcio del suo fucile un punto della catena che aveva notato essere già stato indebolito dall’incidente di poco prima -spezzare le robuste catene di trasmissione può, infatti, essere molto difficile se non si trova un punto lesionato e quindi più propenso alla rottura-.

Lasciò quindi i suoi compagni ad occuparsi del ragazzo e si diresse verso Stoker.

“Bel combattimento” esordì con un sorriso guascone.

Il pugno che lo colpì in pieno al volto gli segnalò senza ombra di dubbio che c’era qualcosa che non andava.

Fermò con un gesto i suoi uomini che erano pronti a far fuori l’insolente topo bruno che torreggiava sopra di lui e si sollevò sui gomiti leccandosi il labbro spaccato e sentendo il sapore metallico del proprio sangue, mischiato a quello della polvere.

“Aspetta, fammi indovinare…. Questo è stato per i bambini

Stoker tremava per la rabbia, ma guardare l’espressione derisoria del suo amico lo calmò in parte…... questo ovviamente non voleva dire che gliel’avrebbe fatta passare liscia; non dopo aver rapito due bambini e sparato al suo luogotenente!

Fissò lo sguardo sugli occhi allungati e bordati di nero del nobile Errante.

“E questo non è che l’inizio!” Gli gridò saltandogli cavalcioni e afferrando le collane che gli cingevano il collo per tirargli la testa più vicina alla sua: “ COME HO POTUTO PENSARE ANCHE SOLO PER UN MINUTO CHE UN SELVAGGIO ASSASSINO COME TE POTESSE FARE QUALCOSA DI BUONO PER SERRA! SI PUÒ SAPERE COSA TI È SALTATO IN MENTE?! POTEVI UCCIDERE DEFENDER! E HAI RAPITO I NOSTRI FIGLI!”

“Punto primo: se avessi voluto uccidere il tuo amichetto, lui sarebbe morto adesso. Ho colpito esattamente dove volevo colpire” replicò Lancer senza scomporsi: era già stata una giornata dura, e cominciava a stufarsi delle sfuriate e delle pretese di quei topi. Lui seguiva le usanze della sua gente, e, se volevano essere ospitati dagli Erranti, anche loro avrebbero dovuto seguire quelle regole.

“Punto secondo: i bambini non sono mai stati, né sono tuttora, in pericolo. Lo sai meglio di me che non farei mai del male ad un bambino.” Proseguì arrotolando la sua coda attorno al collo del generale bruno.

“Punto terzo: ti ho già detto quando ci siamo conosciuti che non amo che la gente mi metta le mani addosso, quindi, ameno che tu non voglia dire addio a qualche dito o ad un occhio, ti consiglio di finirla con queste pagliacciate!” Concluse strattonando violentemente Stoker e sbattendolo a terra.

Gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi: “Adesso finiamola, se vuoi una rissa l’avrai, ma a priorità concluse: il Consiglio aspetta”

Stoker sospirò accettando l’aiuto dell’amico. Quando si cammina con uno scorpione ci si deve aspettare una puntura, diceva un adagio della zona da cui proveniva il topo bruno; proverbio che si adattava bene a quella situazione.

Fortuna che lo scorpione in questione non aveva voluto morto nessuno di loro…. Fino a quel momento.

Throttle saltò prontamente in sella dietro al padre.

Lancer si leccò il labbro ancora sanguinante: “Ci siamo?” chiese ermeticamente, quasi temendo la risposta.

“ Intendi in sella o con la mia quota di uccisioni?” il tono amareggiato del topino furono una risposta più che eloquente, per lui.

Quanti mancano all’appello?”

uno

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Il ragazzo caduto apparteneva al clan di Engine,  ma sua madre era originaria del clan cui appartenevano Throttle e suo padre, pertanto il topino conosceva molto bene quel ragazzo.

Throttle aveva visto morire moltissime persone nei suoi dieci anni di vita, sia conoscenti sia perfetti estranei, aveva portato i segni del lutto talmente tante volte da avere difficoltà a ricordarle tutte. Col tempo aveva sviluppato, come ogni Errante, una certa abitudine ad avere a che fare con la nera signora. Una sorta di assuefazione alla perdita, che colpiva indiscriminatamente e così di frequente ogni componente di qualunque etnia o specie da lui mai conosciuta.

La morte del ragazzo poteva essere un lutto personale per ciascuno di loro, visto che lo conoscevano molto bene, ma si consolavano pensando che era morto nel modo migliore possibile per un Errante: in battaglia.  

Per gli Erranti non è chiaro cosa accada dopo la morte, non hanno una concezione precisa del Paradiso o dell’inferno, non credono nella reincarnazione né in nulla di simile. Sanno solo che ad un certo punto la vita sfugge dal corpo. Dove vada e cosa ne sia dell’essenza delle persone - che loro dividono in quattro anime- resta un mistero, alcuni sciamani possono contattare i morti a loro dire, ma non tutti, e non sempre. E’ una conoscenza nebulosa, quella che hanno del loro mondo spirituale. Quando una persona li lascia quindi, è un vero addio, poiché non esistono Campi Elisi in cui ritrovarsi prima o poi.

Il topino si volse indietro per vedere il corpo dell’amico, tenuto da un altro componente del clan di Engine, che guidava a poca distanza da loro. Aveva visto più cadaveri di quanti potesse ricordare, eppure non mancava mai di provare una strana sensazione …... C’era qualcosa di profondamente innaturale nella sua immobilità: il ragazzo dal pelo roano non poteva essere morto, non poteva essere così fermo… così inerte…. E intanto la mente di Throttle si riempiva di domande che lui reputava sciocche, quasi irrispettose, tentando di comprendere quell’evento che non poteva capire a pieno, di riempire quel vuoto che non poteva colmare.

Era stato doloroso?

Cosa aveva pensato prima del buio? Cosa aveva visto?

Si era reso conto di cosa stava per accadere?

Qual era stata l’ultima canzone che aveva ascoltato? Quali le ultime parole che aveva pronunciato? Cosa aveva pensato nei suoi ultimi istanti?

Throttle si sentiva in colpa per il fatto di chiedersi così ossessivamente cose tanto superficiali. Ma ora che ne sarebbe stato degli averi del suo amico? E dei suoi gioielli? E se un giorno avesse dovuto sostituire il padre, con che coraggio avrebbe potuto spezzare la catena della moto?

Un giorno potrei dover spezzare la catena di Modo, o di Vincent?

Rimarrà per sempre così fermo? Non si muoverà proprio più?

Ma soprattutto, come si permetteva lui, così giovane, così inesperto, di essere ancora vivo? Con quale coraggio osava muoversi ancora, mentre il suo amico era tanto immobile? Si sentiva in colpa per essere sopravvissuto, per essere ancora vivo…. Per avere a sua disposizione ancora un futuro, mentre il ragazzo roano ora non avrebbe più fatto nulla. Il senso di colpa di chi sopravvive ai morti è uguale in tutte le galassie, in tutte le specie. Ma Throttle non lo sapeva. Non lo capiva.

Sapeva solo che ora il suo amico, l’esempio da invidiare ed emulare, era lì. Fermo. Per sempre.

Guarda oltre, Throttle. Noi tutti glielo dobbiamo. Rispetta le decisioni degli Spiriti e non lo cercare più” gli disse il padre. Era la sola cosa che veniva detta ai bambini per spiegare la morte. I lutti degli Erranti sono silenziosi, senza pianti, grida o lamenti.

Vivere su Marte è difficile, ma vivere nei territori degli Erranti è una vera impresa. Non c’è tempo per abbandonarsi al dolore perché la vita esige reazioni pronte. Fermarsi troppo a lungo a piangere chi lascia il mondo dei vivi, può voler dire la morte di intere tribù. Quindi essi hanno imparato a reagire prontamente al dolore senza arrestare la loro lotta per la sopravvivenza, perché la vita deve proseguire: indomita, intransigente, come è sempre stata e come sarebbe stata fino alla fine della loro cultura.

Lancer e Throttle erano talmente persi, ciascuno nei suoi pensieri, che quasi non si accorsero di essere entrati né Campo dei Morti. Quanto a Stoker e i suoi, si persero talmente ad ammirare la bellezza dei palazzi dall’architettura esotica, che quasi non si accorsero del silenzio carico di pensieri del convoglio che li guidava nei meandri odorosi di incenso e spezie misteriose, di quello strano insediamento.

Giunti al centro del quartiere  della tribù di Engine, in una piccola piazza, la colonna si fermò, accolta dagli sguardi attoniti e tristi dell’intera tribù che aveva compreso subito cosa era accaduto. Consegnarono il corpo e rimasero all’esterno del palazzo principale per attendere che il clan compisse i primi rituali funebri.

Una volta compiute le formalità si diressero verso il loro quartiere. Molti curiosi si affollavano per vedere la delegazione Stanziale che, per la prima volta nel corso della loro storia, entrava nel loro più antico luogo di ritrovo. Non tutti ne erano contenti, ma il consiglio degli anziani aveva dato precise istruzioni in merito: non sarebbero state tollerate ostilità di nessun tipo verso i nuovi venuti…. Almeno finché essi non avrebbero deciso cosa fare di quei topi….

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Sul tetto dell’edificio si erano riuniti quasi tutti i ragazzi del clan di Lancer, più alcuni provenienti da clan che erano rimasti alleati della tribù che aveva portato gli stanziali nella città.

Come previsto da Lancer c’erano state molte proteste, e la tribù di cui lui era a capo, ora si ritrovava con un notevole quantitativo di clan ostili, anche se il numero di essi era decisamente inferiore a quello che il nobile Errante si era aspettato. Tra coloro che avevano deciso di dare una possibilità a questa strana iniziativa, c’erano i componenti di un’altra grande tribù, forse la più numerosa e influente tra tutte quelle presenti al raduno: quella del Sinu.

Il Sinu, non è altro che il calamaro dai denti a sciabola, ed è il totem di questa prolifica popolazione che frequenta i deserti bassi, ed è quindi più vicina alle città Stanziali, rispetto ad altre tribù.

L’abitudine ad avere a che fare con gli stanziali, l’aveva resa più aperta di mentalità e quindi i componenti di questo enorme clan, avevano visto molto più favorevolmente quest’apertura, pronti a cogliere tutti i vantaggi che potevano derivarne, il topo a capo della tribù, stava infatti pensando di emulare Lancer e di proporre un simile accordo anche a una o due città del suo territorio.

Innova, un ragazzo che Throttle conosceva molto bene, veniva proprio dal clan del Sinu, mentre Drivebelt apparteneva ad un clan decisamente piccolo e non molto ricco, ma molto conosciuto per la loro straordinaria abilità di guida delle moto e le loro acrobazie spericolate. Entrambi i topini avevano più o meno la stessa età di Throttle ed erano stati entusiasti di conoscere ragazzi provenienti da quello che a loro pareva un mondo completamente alieno.

Dopo ore passate a confrontarsi e a confrontare le usanze delle differenti etnie, i più piccoli si erano solennemente stufati di quelle chiacchiere, quindi si alzarono uno dopo l’altro per organizzare qualche gioco scatenato che prevedesse possibilmente battaglie a suon di pietre e corse scalmanate in giro per il palazzo. Rimasero praticamente solo i quattro bambini più grandi: Modo, Throttle, Drivebelt e Innova.

Modo stava spiegando per l’ennesima volta di come i bambini Stanziali fossero protetti dai loro parenti fino almeno ai sedici anni di età, così da dare loro il tempo di imparare a combattere senza correre troppi rischi, quando gli tornò alla mente una particolarità di quel posto.

“A proposito, pensavo che il Campo dei Morti si chiamasse così perché era un cimitero….o comunque qualcosa di simile…...”

I tre bambini Erranti scoppiarono a ridere all’unisono.

“Sì, sai che bella festa verrebbe dentro un cimitero?!” ridacchiò Innova.

“Oh, Throttle! Che bello vederti di nuovo! E su che bella lapide hai fatto Campo! Oh, aspetta, ora scavalco la nonna e arrivo a salutarti!” Ciarlava Drivebelt fingendo di saltellare tra tombe immaginarie e facendo ridere tutti, specialmente, quando, nella sua pantomima, finì per schiacciare accidentalmente la coda del topino fulvo che gli saltò addosso senza esitazione.

“Si chiama così perché qui facciamo la conta dei morti quando ci apprestiamo a diventare guerrieri” spiegò Innova a Modo mentre la rissa cominciata dagli altri due, finiva per coinvolgere anche tutti i bambini che si erano precedentemente allontanati e che, ora, riaffluivano sul tetto piatto dell’edificio per prendere parte all’allegra mischia.

“Un morto per ogni anno passato da infante…. Così mi ha detto Throttle”

“Esatto” annuì Innova: “Di norma a dieci anni tutti cessano il loro periodo da infante, quindi, di solito sono dieci vittime…... ma a volte si cessa il periodo da infante più avanti, quindi le vittime necessarie diventano di più”

“Roba da matti” brontolò il topino grigio.

Dopo qualche minuto la rissa ebbe termine, ancora accatastati, i ragazzini si diedero da fare per sgrovigliarsi gli uni dagli altri e ricomporsi.

“Secondo voi come sta andando il consiglio?” chiese Throttle pensieroso mentre si risistemava l’intrico di collanine sul petto.

“Non saprei… potrebbe volerci molto …. Ormai sono via da molto tempo però” rispose Innova distrattamente, impegnato anch’egli nella stessa operazione.

Throttle si sedette pesantemente a terra: “ Che succede se non si raggiunge un accordo?”

“Che intendi?” chiese Modo.

“Che se i nostri parenti non riescono ad accordarsi sarete in un mare di guai: chi viene a conoscenza dell’ubicazione del Campo dei Morti, di solito viene ucciso….” Throttle si volse verso i suoi compagni che annuirono all’unisono.

“Non possiamo fare molto” mormorò Modo realizzando solo ora la portata del rischio che stavano correndo: “ Questa è roba da adulti, non per bambini”

“E qui arriva il secondo problema: potrei ottenere voce in capitolo se riscattassi il mio debito di vite in tempo”

Drivebelt grugnì: “Senti, non cominciare a fare lo spaccone, già è tanto riuscire a raggiungere la quota in un anno, non pensi di mirare un po’ troppo lontano? Sei in attività da quanto? Sei mesi?”

“Il mio clan ha bisogno di risollevare l’onore ed il prestigio perso, e Modo e Vinnie hanno bisogno di qualcuno che li difenda se le cose vanno storte” rispose piccato il topino fulvo: “Non ci arrivi?”

Drivebelt incrociò le braccia sul petto adombrandosi e chiudendosi in un rabbioso silenzio.

“Inutile litigare, anche perché non ci sono vittime a portata di mano, e anche se ci fossero, non ci sarebbero guerrieri disposti ad accompagnarci: i capi clan hanno messo il veto a qualunque uscita dal Campo dei Morti finché il consiglio non sarà finito” s’intromise Innova.

Drivebelt lanciò un’occhiata al suo amico del clan dello Scorpione Dorato.

“Non posso aspettare: è troppo pericoloso. Ho una responsabilità nei confronti di Vinnie e Modo: Modo mi ha difeso quando sono andato a Serra con gli Stanziali, mi ha spalleggiato continuamente e contro chiunque. Non posso abbandonarlo ora che la situazione si è ribaltata”

Modo rimase stupito dalla serietà del suo nuovo amico: nonostante cercasse di non giudicarlo per gli eventi degli ultimi giorni, non aveva potuto fare a meno di cominciare a pensare a lui in modo un poco diverso, da quando Lancer aveva mostrato loro di cosa potesse essere capace un Errante…. Ora invece Throttle aveva intenzione di cacciarsi nei guai per tutelare lui e Vinnie. Sorrise tra se sentendo che non aveva sbagliato a giudicare il topino fulvo, nonostante tutto.

“Che cosa vorresti fare allora?” stava chiedendo Innova un po’ esasperato. Throttle poteva dimostrarsi decisamente cocciuto quando si metteva in testa qualcosa: “So che hai già un’idea precisa, quindi diccela e facciamola finita”

“ Semplice: disobbedire” rispose Throttle: “Gli schiavisti che hanno attaccato i genitori dei miei amici erano equipaggiati troppo leggeri per essere soli: devono avere un campo o un convoglio qua vicino, e se hanno un campo, devono avere qualcuno che li aspetta facendo la guardia a ciò che hanno lasciato indietro”

“Ma…”

“Seguiremo le tracce: se prenderemo i samar saremo abbastanza silenziosi da riuscire ad avvicinarci senza dare nell’occhio, senza contare che, per quanto conoscano la zona, non potranno saperne più di noi. Potremmo preparare una trappola o un’imboscata. Tra poco farà buio, possiamo riuscire”

“E chi ti farà da testimone?” brontolò Drivebelt.

Throttle si bloccò, preso in contropiede.

“Testimone?” chiese Modo, cui non piaceva affatto la piega che stava prendendo la situazione.

“Deve esserci un guerriero fatto e finito a testimoniare ogni uccisione del bambino. Se il bambino uccide qualcuno e nessun guerriero lo vede, allora l’uccisione non è valida.” Spiegò Innova.

oh…. Beh, non credo che ci siano guerrieri disposti ad accompagnarci…. E poi che faremmo io e Vin? Noi non sappiamo combattere!”

Throttle sospirò, è vero: non ci avevo pensato… così siamo troppo pochi e non sappiamo quanti schiavisti troveremo…. Se li troveremo.

“Forse è meglio aspettare che gli adulti tornino” propose Modo cercando di consolare l’amico.

“No” rispose seccamente Throttle: “Voi non potete aspettare: avete bisogno di avere le spalle coperte. E ne avete bisogno ora”

“Allora avete bisogno dei guerrieri del clan del Serpente di Pietra” s’intromise Drivebelt, riferendosi al proprio clan.

Tutti gli sguardi si appuntarono su di lui: “I miei due fratelli maggiori sono divenuti guerrieri l’anno scorso” spiegò il topino color nocciola: “E poi io ho solo due uccisioni e non posso permettermi di aspettare troppo per procedere” ridacchiò con un’espressione da monello.

“Anche nel nostro clan ci sono ragazzi che sono divenuti guerrieri da poco, e molti bambini che devono procedere con il loro conteggio delle vittime. In mezzo a loro troveremo qualcuno abbastanza pazzo da aggregarsi a noi, pur di aumentare il proprio prestigio” annuì Innova: “E poi io voglio potermi tatuare! Devo arrivare a dieci vittime il prima possibile: non ne posso più di questa insulsa pelliccia grigiolina!”

“Non voglio fare il guastafestema…. Ehm, io e Vinnie non abbiamo la minima idea di come si faccia a combattere” ripeté Modo che aveva la netta impressione di stare per cacciarsi in uno di quei guai da primato.

“Suvvia, non dirmi che non sai come si tiene un fucile in mano!”

Beh, ne ho tenuto in mano uno in effettima…... non era nemmeno carico”

“Temo allora che dovrai fare pratica in fretta, amico mio” concluse Throttle: “ Allora è deciso. Io prendo Vinnie e Modo e gli faccio un corso lampo su come sparare, voi vedete di convincere qualcuno a venire con noi. Non troppi, e soprattutto cercate di andare a colpo sicuro: chiedete solo a chi sapete che potrebbe accettare, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è qualcuno che vada a fare la spia agli adulti. Ci vediamo tra due ore alla Piana Alta”

I ragazzi annuirono e scattarono verso i rispettivi clan per mettere in atto la prima parte del loro piano.

Una volta soli, Throttle chiamò Vinnie e gli spiegò cosa stavano per fare. I suo tono serio e la sua voce ferma impedirono al topino candido di uscirsene con qualche sciocchezza, facendogli capire oltre ogni dubbio che stava facendo sul serio.

“Credo sia ora che cresciate. Entrambiconcluse Throttle.

Vinnie e Modo annuirono seri: “Quindi ora che si fa?”

“Per prima cosa dobbiamo uscire, prendere qualche samar e soprattutto procurare due fucili per voi”

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Camaro era teso come una corda di violino, tutto attorno a lui lo infastidiva: il vento che passava continuamente tra le colonne del palazzo privo di muri, le ombre ed i mille rumori prodotti dai pendenti e dalle decorazioni appese, gli odori sconosciuti, il rumore e la musica continua. Tutto gli faceva presagire un attacco imminente.

“Camaro”

Il ragazzo saltò quasi fuori dalla pelliccia quando Modo parve materializzarsi davanti a lui come uno spettro.

“Che vuoi? Il tuo amico selvaggio ti ha morso?”

Modo sospirò. Sentiva il bisogno di riappacificarsi con suo fratello, specialmente visto quello che stava per fare. Aveva bisogno di fargli sapere che sarebbero sempre stati fratelli, anche se su fronti opposti, anche combattendo le loro battaglie in modo diverso, anche seguendo strade che si allontanavano l’una dall’altra.

Se qualcosa andava storto, non voleva che l’ultimo ricordo di suo fratello fosse una lite.

“Sono venuto a chiederti scusa” esordì con un sospiro.

Camaro lo squadrò all’improvviso preoccupato. Era ferito? Era successo qualcosa di brutto?

“Qualcosa non va? Ti hanno fatto del male?”

“No, solo che non voglio che…. Insomma non mi piace come stanno andando le cose tra noi due. Non voglio continuare a litigare”

Camaro si rilassò e gli sorrise: “Già, ultimamente proprio non si riesce ad andare d’accordo”

“Cosa ci sta succedendo fratellone?”

L’altro si strinse nelle spalle: “Suppongo che stiamo crescendo, Modo. Suppongo che siamo prendendo strade diverse”

“Non voglio prendere una strada diversa dalla tua…. Ma…. Sento che quello che sto facendo è giusto, lo sento davvero, fratellone”

Camaro ridacchiò; quanto gli erano mancati i loro discorsi. Davvero era passata poco più di una settimana da quella tempesta che aveva portato gli Erranti nel suo ventre fino a Serra? Era stato un po’ come se quella porta che si era chiusa tra loro due, quando Modo era tornato indietro per cercare Brema, avesse tranciato il legame fraterno che li aveva uniti…. Si: era cominciato tutto li, all’imbocco del tunnel semidiroccato vicino alla Rupe delle Marche Rosse. Era stato lì che le loro strade avevano cominciato a divergere: una conduceva tra gli oscuri misteri e le infinite possibilità del terreno aperto e delle volute di sabbia ruggente, l’altra proseguiva in un solo senso, sicura e battuta, verso la città di Serra e le sue certezze.

“Io non lo so, Modo” disse piano, abbassando gli occhi: “Non so come uscirne, non credo che la tua strada sia giusta. Ma non sono abbastanza grande ed esperto per saperlo…. E poi noi siamo soldati, Modo. Se tutti cominciassimo a fare quello che ci pare, quando ci pare, solo perché pensiamo che potrebbe essere giusto dal nostro punto di vista, allora che ne sarebbe dell’esercito dei Freedom Fighters? Si sfalderebbe, e allora chi resterebbe a proteggerci?”

“Io non voglio che i Freedom Fighters si sciolgano” replicò Modo: “E posso essere un buon soldato…. Solo voglio tentare qualunque cosa, dare una possibilità ad ogni idea che ci aiuti a salvare Serra e Marte intera!”

“Non così, fratellino. Così non va bene”

“E allora come? Restando chiusi a Serra e pregando che scenda un aiuto da cielo?”

“Forse un aiuto dal cielo non verrà, ma allearsi con l’inferno e i suoi abitanti non può funzionare”

“Non siamo proprio d’accordo” mormorò Modo sempre più depresso.

“Beh, su quest’ultima cosa invece si” ridacchiò il ragazzo color argento.

Modo fece un sorriso tirato.

Facciamo così, Modo. Restiamo in disaccordo qui, finché andrà avanti questa storia. Quando sarà finita, giuriamo che la scorderemo. Non ne parleremo più. Come se fosse un sogno. Una volta che avremo lasciato Serra e tutta questa bolgia dimentichiamo tutto e facciamo come se non fosse successo nulla”

Modo sospirò. Gli pareva un discorso da bambini, senza senso, e assolutamente inadeguato. Però gli offriva la possibilità di mantenere i rapporti con Camaro in una specie di ibernazione. Potevano provare a lasciare tutto in stallo…. Ma fino a quando?

“Va bene, mi pare una buona idea” disse controvoglia: “Sappi solo che ti voglio sempre bene” aggiunse abbracciando il fratello e allontanandosi senza più voltarsi.

Camaro restò un po’ sorpreso dal gesto di Modo, c’era qualcosa che non andava, ma scacciò il pensiero funesto, concentrandosi sul sollievo di aver finalmente potuto parlare con il fratello senza dover gridare. Almeno avevano trovato uno straccio di accordo, e poi era convinto che sarebbe bastato scordare quella brutta avventura e tutto si sarebbe sistemato.

Il topino grigio scuro scese le ultime scale e si diresse nella direzione dei recinti dei samar, oppresso e sollevato al tempo stesso. Se tutto andava storto, l’ultimo ricordo di suo fratello sarebbe stato un sorriso ed un abbraccio.




A presto con il prossimo capitolo!
Grazie per la lettura e non dimenticate di lasciare un commento: i consigli per migliorarsi sono sempre utili e ben accetti! :D
Ciao!
  
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