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Autore: Mattie Leland    19/11/2012    1 recensioni
Alzò le manine e le osservò controluce.
I raggi del sole sferzarono le nuvole e si intrufolarono fra le sue dita, arrivando agli occhi viola.
< Russia > lo disse con un altro suono; suonò come Russìya e decise che andava bene così < è questo il mio nome. E la mia casa. >
Sorrise, primi di iniziare a sentire il gelo sulla pelle.
Si chiese se ci fosse qualcuno lì, a condividere quell’enorme casa con lui. Qualcuno che calpestasse con lui quel terreno ghiacciato, che gli tenesse la mano e lo esplorasse al suo fianco.
Non video nessuno, solo un cielo infinito.

[FF seconda classificata al Hetalia: Axis Powers' Contest - About History indetto da Rota]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cina/Yao Wang, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 

Quel bambino si era spinto fuori dalle sue terre, spaventato dalle continue guerre che vi imperversavano. Forse, agli occhi di un’altra persona, non aveva poi fatto chissà quali nobili azioni nei confronti di Russia.
Eppure, per quest’ultimo, Cina era stato un vero e proprio raggio di sole.
Non era scappato vedendolo. Aveva ignorato i suoi abiti logori e sporchi di sangue e si era concentrato sul suo viso sofferente e aveva provato a… a farlo stare meglio. Senza conoscere nulla di lui gli si era avvicinato, lo aveva sorretto, gli aveva sorriso e, dopo che si era presentato, Ivan gli aveva preso la mano.
Non gliel’aveva stretta in segno di saluto, ne l’aveva trascinato in giro come aveva fatto con Lituania al loro primo incontro… semplicemente aveva sentito il calore di quella manina nella sua e aveva pensato che quel bambino gli piaceva e che lo voleva vicino.
Ma quel piccolo raggio di sole quanto sarebbe potuto stare accanto ad uno stato sottomesso e manipolato come lo era lui? Quante volte sarebbe potuto andarlo a trovare, scappando dalle battaglie che innescavano i mongoli, gli stessi che tenevano le redini di Ivan?
… non molto. No, lui aveva bisogno di diventare forte, per la prima volta in vita sua desiderò essere più grande e lo desiderò per Cina.

 

*

 

< Io ho… ho detto a Dimitri di guidare la battaglia contro i mongoli, dopo averti incontrato… tu mi hai fatto vincere, mi sono liberato perché tu eri vicino a me. >

Strisciò sul suo corpo e alzò la testa, osservando l’espressione di Cina. Non pareva più arrabbiato, ne desideroso di andarsene… il suo sguardo era quasi triste, forse nostalgico.
Russia gli prese il viso tra le mani e, delicatamente, gli diede un bacio sulle labbra. Per qualche ragione che lui non comprese, Yao aveva iniziato a piangere, ma non si sottrasse a lui.

< Non voglio che mi lasci solo, voglio che stai qui con me, perché se tu non sei qui… io ritorno .>

Cina ebbe come un flash, in cui rammentò Russia infreddolito e coperto di sangue, con quei pesanti sacchi sulle spalle e l’aria afflitta. Non aveva mai visto, fino a quel momento, una persona così sola e triste.
Velocemente, scivolò via dalla presa di Russia, ma invece di allontanarsi da lui (come il russo temette) si smise seduto e gli fece poggiare la testa sulle sue gambe.
Ivan non si mosse, ma i suoi occhi iniziarono a lacrimare.
Cina con una mano gli carezzava i capelli, mentre con l’altra si sfiorò le labbra ora inspiegabilmente fredde.

< Stupido. >

Disse. Ora entrambi piangevano senza conoscerne bene la ragione. La casa finalmente stava cominciando a scaldarsi, il fuoco non appariva più minaccioso, ma emanava semplicemente un piacevole tepore e la sua luce illuminava il viso di entrambe le nazioni.

< La prossima volta... > le lacrime di Cina bagnarono il viso di Ivan e si mescolarono con le sue  <… che ti senti solo, che vuoi parlare… dimmelo direttamente e basta… ti prego. >

Russia annuì leggermente e chiuse gli occhi, cullandosi in quel confortevole calore umano che così raramente aveva avvertito e che proveniva dalla persona che per prima glielo aveva donato.
Rimasero così per un po’.
Cina ignorò i lividi che aveva sul collo, il petto dolorante, ignorò  tutto e si concentrò semplicemente sull’accarezzare i capelli di Russia fino a farlo addormentare.
In fondo, lo faceva sempre. Alla fine non riusciva ad avercela con Ivan, ad attribuirgli colpe, e rimaneva con lui fino a quando quell’affetto soffocante non era vicino ad ucciderlo; poi scappava impaurito, dimenticandosi perché era rimasto con Ivan tanto a lungo, e quando il russo lo riprendeva con sé a quel modo, se ne ricordava… e tutto ricominciava.
Era così da talmente tanti anni che Cina nemmeno ricordava quando avevano iniziato. Faceva male ad entrambi, ma se quello era l’unico modo che avevano per rimanere vicini senza morire… andava bene; tanto, anche se Yao avesse cercato di insegnare ad Ivan di comportarsi in modo diverso, non sarebbe servito a nulla. Russia amava Cina, e lui ne era felice, ma anche impaurito.
Perché Russia non aveva mai imparato ad amare in modo normale.

 

FINE

 

Note storiche:

Io ho detto a Dimitri di guidare la battaglia contro i mongoli: Il dominio mongolo, o meglio il loro controllo sulla Russia, ricevette un duro colpo nel 1380, anno della battaglia di Kulikovo in cui il principe Dimitri di Russia portò i russi alla prima loro vittoria militare contro i mongoli; attraverso alterne vicende, il periodo mongolo in Russia viene considerato concluso nel 1480, quando lo zar moscovita Ivan III dichiarò decaduto ogni dovere di fedeltà verso il khan. (cit. Wikipedia)

 
Questa FF è stata scritta per il contest storico indetto da Rota, ed è arrivata seconda a pari merito con un’altra storia.
Gli errori presenti quando l’ho consegnata li ho cancellati (anche se non ho espiato le mie colpe così XD).

Baci Mattie.

  
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