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Autore: LawrenceTwosomeTime    08/06/2007    0 recensioni
Killer7, ovvero un gioco che ho amato alla follia (uh uh uh...). Questo mio "romanzo" (di cui per ora ho scritto solo due capitoli), si propone di reinterpretare la tortuosa e scalcinata trama del gioco con nuovi personaggi, nuovi eventi e uno stile narrativo che più pazzo non si può!
Genere: Demenziale, Thriller, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Era una notte fredda, pungente.
Dan Smith, l’essere bollato sempre più spesso come “Lo Stronzo” da una persona di cui si è già fatto il nome, procedeva spedito sulla Grand Avenue.
Procedeva ghignando, lontano dall’intrico del periferico labirinto cittadino.
“651...652...”, mormorava cantilenando, “657...658...”.
Le sue scarpe facevano TAP TAC TAP TAC sul marciapiede fintantìco.
“Ooh! Finalmente!”, esclamò.
Si fermò di fronte all’entrata di un grattacielo dall’aspetto sontuoso.
666, Park Terrace di Roseland Avenue!”.
Annusò l’aria. Troppo stantia.
Quel posto puzzava di contraffazione cerebrale, di adulterio epistolare; di plastica facciale non del tutto riuscita bagnata di secrezioni vaginali.
“Oggi mi sono vestito a festa per te”, sussurrò all’imponente edificio, “...ho pure messo la cravatta...”.
Poi iniziò a salire la gradinata.
Il marmo scorreva sotto i suoi piedi come acqua corrente.
Ed ecco che il silenzio fu rotto da uno strillo assordante prodotto da una gola sicuramente femminile, seguito dallo scatto delle porte automatiche e, per ultimo, dall’uscita di una ragazzina bionda lanciata in una corsa sgangherata.
Gridava:“Aiutooo!!! Aiutooo...!!!” .
Piagnucolava.
Guardò Dan con una faccia desiderosa di conforto e protezione: “La prego...la prego, mi...” - - - - Si storpiò, si sfacciò(“....io.....sono.....stata....scelta...d...da lui!!!”), e la ragazza non c’era più. Si era trasformata in un essere dall’aspetto vagamente umano, mummiesco, asimmetrico e VIOLA.
Sghignazzava sguaiatamente, con assurdi denti aguzzi da pirahna e occhietti ridotti a fessure gialle. Si lanciò su Dan mulinando le braccia.
Che sorrise anch’egli, sfoderò il revolver e gli piantò una pallottola in piena fronte producendo un boato assordante.
Il mostro di dissolse in una nuvola di globuli rossi che vorticavano folli, tra reminiscenze di risate raglianti.
“Figlio di puttana...Avrà avuto si e no quindici anni...”, disse Dan ostentando il suo sguardo buffonesco. Ed entrò nel palazzo.

Sede dell’Agenzia ore 22.17

Presidente: “Signori, sono lieto di annunciarvi che abbiamo cominciato una fase molto importante della nostra operazione, da cui potrebbe dipendere l’esito dell’intero lavoro finora svolto”.
Membro del Consiglio n1: “Signore, potrebbe dunque informarci in che stato è l’operazione?”
Presidente: “È presto detto: un nostro informatore, un certo...”, fruscio di carte, “Hoodsman, si, un certo Hoodsman, si è infiltrato nella multinazionale nota come Third Eye, celebre per i fondi che distribuisce ad associazioni di beneficenza, la quale però sappiamo essere direttamente collegata ai traffici di Kun Lan. Non c’è bisogno che vi riassuma il rapporto riguardo Kun Lan”.
Assenso generale.
“Si, ecco. Dunque, abbiamo scoperto che una delle sedi che fa capo a Kun Lan è sita in un luogo non lontano dal centro cittadino; ora, mi rendo conto che sarebbe difficile avviare un’operazione legale...E un blitz non è nel nostro stile, considerando le peculiarità mistificatorie del suddetto Lan...”.
Membro del Consiglio n2: “E chi ha deciso di mandare?”.
Presidente (riaggiustandosi gli occhiali) : “Il Killer 7”.
Brusio.
Brusio.
Brusio.
Voce indistinta: “Lei sta parlando della...della persona (si può ancora definire persona?) legata al progetto Killer 7? Ma...è ancora in circolazione dopo che...?”.
Presidente: “Si, naturalmente, e sono certo che farà un ottimo lavoro”.

L’entrata era deserta. Il banco informazioni anche.
Ogni cosa al suo posto. Ogni cosa perfettamente pulita.
“Odio quando fanno finta di niente”, disse Dan a sé stesso.
Entrò nell’ascensore e salì fino al piano più alto, giocherellando col tamburo della pistola. Smontò.
Sapeva di essere solo a metà strada.
Percorse diversi corridoi pitturati di verde acido e salì una scaletta che costeggiava dei graffiti simili a spruzzi di diarrea. E intanto parlava a voce alta: “Kun Lan, Kun Lan... non hai letto “A scuola dallo stregone”? Si capiva subito che quel piano era un falso. Ma giuro che ti prendo, fottuto negromante del cazzo...È l’ultima volta che fai lo stronzo con me!! Mi hai sentito?!?”.
Smith ora correva, correva. -RISATE- Smith si arrestò. Puntò il revolver.
Si concentrò e usò la Vista. C’era un piccolo gruppo di Smile che avanzava all’estremità del corridoio, e altri due erano alle sue spalle. Ridevano a crepapelle.
“Ma perchè non mi sono comprato una coppia di questi giocattoli?”, sussurrò Dan incurvando le labbra in un sorrisetto compiaciuto, e sparò a più non posso mirando ai loro punti deboli, quegli strani bubboni pulsanti dal colore indescrivibile. Quelli si sganasciavano, parevano contenti di andarsene, e se ci riuscivano portavano con loro anche te.
“Ma non oggi!” disse Dan, e sputò a terra: “Fanculo!”, mentre una pioggia di sangue nebulizzato si spargeva sul pavimento di linoleum.
Salì un’altra rampa, dove torreggiava il cartello: DA QUESTA PARTE TI FOTTI IL CERVELLO, e svoltò l’angolo.
Davanti a lui si profilò una maglia di sensori laser. Intasavano l’intero piano.
Dan sbuffò: “Perfetto...così non avrò la fortuna di godermi la festa, probabilmente...tsk, è un bel po’ che quel cazzone di un albino non si fa vedere...daccordo, che ci pensi lui...”.
Ci vollero pochi secondi - - - - - E in breve la persona che sostava davanti al fascio indistinto del sistema di sicurezza fu Kevin Smith.
Capelli bianchi, occhi rossi...pelle grigiognola; portava solo un paio di braghe da kung fu e due anonime scarpe da ginnastica.
Impassibile come sempre, lo sguardo impenetrabile dietro gli occhiali scuri, non si fermò neanche a commentare. Non un cenno. Si limitò a sfuocare i contorni della sua taciturna persona fino a renderli una spumosa massa di vuoto simulato dai vaghi colori fantasmatici.
Così camuffato, praticamente invisibile, attraversò i mortali raggi senza problemi. Giunto dall’altra parte, riprese corporeità e avanzò fino alla fine della sala.
Una porta blindata sbarrava il cammino.
Kevin si sedette allora a gambe incrociate, a meditare, e quando si rialzò era Coyote Smith.
Coyote Smith si dimostrò piuttosto indigente: “Che palle, mi ritrovo sempre a fare questi lavori da ladruncolo manolesta e neanche una cavalla a soddisfarti...Tutto il giorno a sgobbare per quegli ingrati e mai una ricompensa, mai una pupa disposta a farti una pompa! Dov’è la tequila?! Dov’è la fica?!?”.
Poi guardò la porta, saldamente chiusa. Sbuffò anch’egli.
“Sono fortunati giù all’Agenzia, che mi ci diverta...”.
Estrasse un minuscolo kit da scassinatore da un risvolto della camicia a fiori; in dieci secondi aveva svitato il pannello di controllo accanto alla porta. Mentre lavorava, tagliando fili e unendone altri, si strofinava l’incolta barbetta in un gesto adolescenziale; serviva a mantenere la concentrazione, diceva lui.
Cinque minuti dopo la porta emise un sonoro –CLACK- sfiùùùù...e si aprì scorrevole come sempre.

Sede dell’Agenzia ore 23.47

Heaven Smile” Questa la risposta del Presidente dell’Agenzia alla domanda che gli venne posta dal Consiglio per la Difesa.
Membro del Consiglio n1: “Signore, le ricordo che stiamo discutendo le possibili implicazioni di Kun Lan con i cosiddetti “attentati fantasma” avvenuti negli ultimi anni”.
Presidente: “E io ho risposto al vostro quesito” (un rapido sguardo), “ma non sono riuscito a dissipare i vostri dubbi, vedo” .
- PAUSA -
(beve un bicchiere d’acqua) “E va bene...Pensateci: perchè tali aggressioni all’ordine pubblico, che vi ricordo essersi manifestate sotto forma di esplosioni, sono state definite “fantasma”? ...... Nessuna traccia di un ordigno. Nessun cadavere semicarbonizzato appartenente al possibile attentatore. Niente di niente. Questa storia ha quasi fatto impazzire la nostra Intelligence: i responsabili erano forse...fantasmi? No. Solo che non potevano essere rilevati da un normale occhio umano”.
Membro del Consiglio n3 (spazientito): “Per quale motivo veniamo a conoscenza solo ora di questa storia? Non siamo forse...”
Presidente: “Calmati, Higgins. E sappi che io tengo riunioni con persone che vantano grado e importanza enormemente più elevati dei vostri: la gerarchia che si accalca intorno ai Segreti di Stato supera ogni vostra immaginazione. Tornando agli attentati...potreste supporre che si tratti di un nuovo modello di tuta a fibre ottiche in dotazione a qualche esercito sudorientale. Ma è molto peggio di così. Si tratta di...aberrazioni. Sono...non mi vengono neanche le parole per dirlo...sono ex-esseri umani, contagiati da un virus sconosciuto ai ricercatori; è un morbo davvero particolare: agisce rapidamente, e spinge chi è stato trasformato in una di quelle creature a scagliarsi sulla prima persona che vede e...farsi saltare in aria. Previo rendere il contagiato assolutamente inoccultabile”.
Facce sbigottite.
Presidente: “Questa non è fantascienza, signori. È la realtà. Come nota conclusiva, vorrei farvi ascoltare le parole di una registrazione tutt’ora sotto analisi pervenutaci dallo stesso Kun Lan che, ve lo posso assicurare, non si dimenticano facilmente (preme il tasto play di un piccolo registratore): “Dicono che io sia un terrorista. E questo solo perchè ho regalato al mondo delle risate vere, risate che rispecchiano la malignità dell’animo umano: se volete trasformare tutto questo in un incubo, prego, la scelta è vostra. Benvenuti nel vostro incubo. Vivetelo con i miei figli. Heaven Smile”.

Coyote Smith si accese una sigaretta mentre varcava l’uscio con la targhetta “Colosseum”.
Da non credersi”, pensò, “il Portale del Vincolo si trova sempre dietro l’entrata di un gabinetto...Questa storia mi puzza”.
Appena ebbe attraversato il varco, lo investì un’assordante cacofonia: in quello spazio di transizione la dance anni ‘70 impazzava a tutto volume.
Avanzò sul pavimento a scacchi bianchi e neri coprendosi le orecchie: il rimbombo era così forte che la cicca gli si spense emettendo una debole scia di fumo.
Giunto dal Guardiano, si sentì rivolgere la solita domanda: “Dove?”; “Vengo da New York; devo raggiungere il gradino successivo alla mia dimensione”, “Motivazione?”, chiese l’essere con quell’orrida voce metallica.
“Sto andando a trovare un vecchio amico. Per ucciderlo”.
Il Guardiano ci pensò su un paio di secondi. Poi disse:“Va bene, prosegui. Avanti il prossimo!”.
Coyote entrò nella saletta adiacente e prese a salire una rampa di scale circondate dal buio dell’eternità, un mare d’incubo senza fine.
Raggiunse la porta bianca che torreggiava in cima. L’aprì, se la richiuse immediatamente alle spalle e si accosciò sulla moquette grigia.
Silenzio, finalmente.
Davanti a lui, Samantha era in piedi con un abito di ricambio.
“Di questo passo diventerò sordo”, mormorò Coyote più a sé stesso che alla ragazza; Samantha andò a riceverlo, compassata, suscitando nel cowboy un’insolita reazione galante: “Non dovevi disturbarti, tesoro”, “Non è per lei, mister Smith”, fece lei scostando il vestito; “E allora per chi è, si può sapere? No, aspetta, fammi indovinare: a giudicare dalla taglia...”, “Kun Lan ha richiesto espressamente di ricevere Harman”.
Coyote fece una risatina: “Harman...? Pfff...Harman...in persona?”, “Esattamente. La PERSONALITÁ CENTRALE. Quella vera”.
Coyote la fissò per un po’ negli occhi verdi. La cuffietta immacolata, il grembiule scuro. Le labbra compresse in atteggiamento da compulsiva verginella.
Pensò che era meglio non ribattere.
“E va bene”, disse infine, “Harman Smith, il solo e l’unico!”.
Trascorse qualche attimo.
Poco dopo, Samantha guardava un vecchio di sessantacinque anni accasciato su una sedia a rotelle.
Lui guardò lei: era vestita con una camicetta aderentissima, e portava una gonna molto corta.
L’ex-domestica si chinò su di lui esibendo un seno molto più che appetibile, sfacciata e provocante: “Allora, tesoro, ti sono mancata?”, “Tu non sai quanto”, rispose il vecchio; “Era da molto che non venivi”.
Harman si aggiustò la tesa del cappello: “Hai ragione, saranno ormai due settimane. È sempre più difficile mantenere il controllo...Mi sento a dir poco schiacciato dagli altri...Per tutto questo tempo mi è sembrato di trattenere il respiro sott’acqua”.
Samantha dischiuse le labbra: l’avrebbe fatto respirare lei, eccome se l’avrebbe fatto...ma poi si ricordò dell’altra questione: “Su, ti aiuto a vestirti. Quando uscirai da qui dovrai affrontare un evento importante...”

..........E ORA..........

SHOWDOWN!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
................THE LAST STAND.


Harman spinse in avanti la sedia a rotelle.
L’ultimo piano dell’edificio era un asettico agglomerato di cristallo, dove lo sfondo cittadino appariva come un plastico rinchiuso in una scatola.
Il silenzio era assordante.
Harman si fermò al centro della sala, lasciando ciondolare la testa come morto. Rimase così per parecchi minuti, a sonnecchiare, incurante degli eventuali pericoli.
“Aria pura; la sensazione delle ossa scricchiolanti contro le membra; fantastico...”.
A ridestarlo fu una voce angelica che invocava il suo nome.
Ruotò la sedia di 180 gradi e si trovò di fronte una creatura magnifica: una ragazza di un bianco latteo che fluttuava, alata, a due spanne da terra.
Occhioni grandi e umidi, capelli color del grano, e con addosso un abito da ballo nero cucito in chissà quale magica bottega.
“Non temere, gentile signore...sono qui per aiutarti. Rifletti sugli atti impuri che hai commesso: che senso ha uccidere la gente? Siamo tutti figli di Dio! Io ti libererò dal peso che ti grava addosso, e che ogni notte oscura il tuo animo. Abbi fiducia in me, perchè io sono...”, “Una troia mostruosa travestita da gran duchessa”, finì Harman.
La ragazza si mostrò ferita nel profondo: “Perchè mi dici questo, mio buon signore? Sono solo venuta a sorreggere il tuo nobile cuore...”.
Harman sorrise: “Sarò anche un vecchio handicappato, ma non sono del tutto rimbambito: non appena ti volterò le spalle le quattro facce sorridenti che giacciono tra le tue scapole - quei tumori abnormi - mi vomiteranno addosso plasma concentrato. Giusto?...perciò facciamola finita”.
Con agilità sorprendente, il vecchio estrasse dal retro della sedia un gigantesco fucile a proiettili perforanti, lo caricò e fece saltare le ali dell’essere; lei avanzò strisciando in una pioggia di piume, contorcendosi e tremando, frattanto che i quattro volti scarlatti sul suo dorso pronunciavano all’unisono: “Pensi di avermi ucciso? Beh, rivaluta le tue opzioni!! Harman, sei solo un lurido puttaniere cacciangola di bambini speleologo di culi rotti...!!!”.
Il sopracitato ricaricò: “Uuh, che brutte parole...Un linguaggio del genere non si addice a una signorina come te...Buonanotte, bambina”, e sbreccò le scapole dell’indemoniata generando violenti schizzi di una fanghiglia verde.
Una vocina acuta gridò: “Noo!! My angeeel!!”.
Harman rigirò la sedia di 180 gradi.
Sopra la gradinata di cristallo sostava Kun Lan: impermeabile verde pino, camicia azzurra da gigante, capelli color topo e quello sguardo vampiro che sapeva calamitarti.
“Salute, camerata”, disse Harman.
“Perchè, brutto stronzo, perchè hai distrutto la mia meravigliosa creazione...?!?”, sbottò lo spilungone.
“A dire la verità, questa volta non c’era solo il mio intuito...”, rimuginò il vecchio, scegliendo con cura le parole, “solo che...sembri ripeterti tutte le volte che ci incontriamo...Come in una ruota che non la smette di girare...”.
Da lamentoso, il tono di Kun Lan si fece amichevole e cordiale, come se qualcuno gli avesse ripulito la voce: “Proprio una bella risposta, caro! Così mi piaci,chiaro e conciso! Dovresti ascoltare più spesso il tuo cuore. E...giocare a scacchi con me. Perchè non giochi mai con me?”, “Perchè sei un pessimo giocatore”.
Risatina folle.
“Scapperai anche questa volta, bastardo infame?”, lo apostrofò Harman; “Chissà...dunque, vediamo, fammi pensare...”, “Dimmi solo una cosa...questa storia degli Heaven Smile, quando finirà?”.
Kun Lan parlò sulla difensiva: “Ma non è colpa mia, no no...In realtà la questione è più semplice di quanto possa sembrare: gli Heaven Smile nascono quando io sono triste. Devo avertelo accennato, probabilmente...E ora rispondi tu a questa domanda: si può vietare a una persona di essere triste? Guarda me: sono costretto a vedere il mondo tutti i santi giorni, ergo sono triste molto spesso...Anche adesso, quando ti guardo...”.
Nel giro di pochi secondi, dagli occhi del terrorista piovvero a fiotti corpose lacrime verde pisello.
Harman fece arretrare la sedia con un gesto brusco: “Pezzo di bastardo, non ti bastava la Mano di Dio?! Tu mi stai dicendo che...”, “Già! Finalmente ci sei arrivato. È sufficiente un sorso di queste, e la tua vita prende...una piega diversa!!! Ah,ah,ah,ah,ah,ah!!!.....Perdonami, ma ora ho questioni più urgenti che richiedono la mia presenza...è stato un piacere incontrarti. Ciao, bell’uomo!”.
E con un balzo felino eseguito all’indietro, Kun Lan si tuffò dalla finestra come un sommozzatore, sfondandola in un gran fragore...
Nel frattempo, il mostro conosciuto come Angel si era trascinato faticosamente sulla pozza prodotta dal creatore; Harman riuscì appena a scorgere la mutazione in Heaven Smile: faceva brulicare il corpo della ragazza storpiata sfuocandone le forme, e sventrandone i tessuti.
Un abominio vivente che si contorceva gridando a squarciagola; l’utero si aprì grondando sangue, e iniziò a sputare fuori un tubo di lattice sintetico simile a un fallo.
Createsi dal vuoto cosmico delle sue carni, due pistole di grosso calibro che sembravano forgiate in una terra aliena si depositarono nelle mani dell’obbrobrio.
Che sparò ad Harman a bruciapelo, colpendolo in pieno volto.
Il vecchio non si scompose.
Rialzò la testa e sussurrò in tono paterno: “Tu non sai con chi hai a che fare...guardami bene, perchè io sono Harman Smith! Sono il dio assassino, immune alle pallottole. Io sono il Killer7!!!” - - - - - -

Quando Garcian Smith uscì dal palazzo con in mano la sua fida ventiquattrore, l’incendio scaturito nell’altra dimensione avvampava ancora di purpuree lingue roventi.
  
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