Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: SilviAngel    20/11/2012    2 recensioni
Post quinta stagione.
Apocalisse sventata, Dean sta bene e Sam non è caduto nella gabbia.
Cass ha, però, un enorme problema: deve ripopolare il Paradiso, ma gli angeli non riescono più ad accoppiarsi tra loro!
Cosa escogiterà il nostro eroe???
Destiel... of course!
Possibili elementi o momenti OOC.
Mpreg
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap. 20
“Wings”
 
Pochi minuti dopo, borbottando sorridente riguardo la caotica famiglia che aveva attorno a sé, Cass tornò in camera stringendo nelle mani due biberon e io lo accolsi ancora nella stessa posizione in cui mi aveva lasciato.
Avendo entrambe le braccia occupate e non potendo compiere grandi spostamenti, attesi che l’angelo si sedette accanto a me, con la schiena poggiata alla testiera e solo allora gli chiesi di liberare almeno una delle sue mani e recuperare uno dei bambini cosicché io potessi occuparmi dell’altro.
Accoccolata contro il mio petto rimase Mary che, strillando ancora e senza sosta, pretendeva la sua prima poppata. Con la mano libera agguantai un biberon e alzando il capo vidi il moro che mi osservava aspettando di scoprire quale sarebbe stata la mia prossima mossa per poterla così imitare.
“Allora Cass, ascolta, prima di tutto bisogna controllare che il latte non sia troppo caldo” e inclinando il recipiente portai qualche goccia di latte a cadere sul mio polso “Non sappiamo quali aspetti umani o angelici abbiano e non vorrei ustionar loro la lingua per capirlo. Ok?” dopo che l’angelo ebbe fatto cenno di sì, continuai “Poi piano appoggi la parte morbida sulla bocca e vedrai che, se hanno fame, la apriranno immediatamente… guarda” Alle mie parole erano seguiti immediatamente i gesti e in quell’istante, la mia principessa aveva iniziato a poppare di buona lena, socchiudendo gli occhi.
Volgendomi per controllare Robert, vidi Castiel prendere un respiro e poi ripetere i miei movimenti e non appena nostro figlio ebbe aperto le labbra e iniziato a succhiare con voglia, alzò il viso “Dean, guarda! Sono capace a farlo!”
“Certo che sei capace! Hai avuto un favoloso insegnante!” e ghignando soddisfatto, donai la mia attenzione al fagottino tra le mie braccia, che aveva lasciato la tettarella per prendere velocemente fiato e riappropriarsene con bramosia.
“E preparati perché tra poco ti insegnerò un’altra cosa. Cominciamo con la teoria: dopo che un bimbo ha mangiato, devi prenderlo e poggiartelo sul petto con la testolina – che devi sempre sorreggere con una mano o almeno credo – sopra la spalla”
“Perché Dean?” mi chiese curioso senza però staccare gli occhi dalla piccola meraviglia che cingeva.
“Perché deve digerire o come direbbe una donna, deve fare il ruttino
“Non capisco”
“Senti, neppure io capisco pienamente il meccanismo, però bisogna farlo, penso serva per essere sicuri che non ci siano rigurgiti mentre sono in posizioni in cui il cibo potrebbe soffocarli”
“Ho capito, però devi mostrarmi come fare”
“Va bene papà” conclusi prendendolo un poco in giro.
“Papà… è così strano!”
“Non dirlo a me, Cass” e poi rimanemmo in silenzio, ciascuno perso nell’adorare i nostri piccoli angioletti, fino a quando – quasi in contemporanea – Mary e Robert finirono tutto il loro latte.
Con attenzione, era passato così tanto tempo dall’ultima volta in cui avevo tenuto Sammy in braccio, mi misi in piedi, portando la piccola nella posizione che avevo descritto poco prima.
“Forza Cass, fai come me”
L’angelo si muoveva come se da un momento all’altro avrebbero potuto comparire decine e decine di demoni super potenti, era terrorizzato, spaventato come qualunque neo-papà e dovevo avere ancora troppi ormoni in circolo, dato che trovavo la cosa estremamente dolce.
 
Dannazione!
 
Mentre facevo su e giù per la camera, in attesa che Mary si decidesse a fare questo benedetto ruttino, la mia mente iniziò a volare in direzioni strane, domandandosi se, ora che i bambini erano nati, tra me e Cass tutto sarebbe tornato come prima della gravidanza oppure no.
Il moro aveva sempre ripetuto che ogni stranezza accaduta in quelle settimane era legata al rito o alla presenza dei bambini dentro me, come ad esempio il dolore che mi provocava la sua lontananza o il piacere di quel profumo favoloso che si generava quando al contrario stavamo vicini.
Non volevo neppure dare forma concreta ai dubbi e alle perplessità riguardanti la faccenda baci&Co. ma una vocina stronza continuava a ripetere che non ci sarebbe più stato niente del genere, che erano desideri e sensazioni indotte, forzate e per nulla reali.
Sospirai e in quell’attimo Mary compì il suo dovere – seguita a ruota dal fratello - e la sentii poggiare la testolina sulla spalla e raggomitolarsi ancora di più contro il mio petto e parlando sottovoce, mi avvicinai all’angelo.
“Perso siano KO, cullalo un po’” indicando con il mento Robert che continuava a sgambettargli tra le braccia “e vedrai che si addormenterà”
 
Seguendo il mio consiglio, entrambi i cuccioli caddero addormentati in poco tempo e accostandomi alla cesta preparata da Joshua, accompagnai il corpicino che si stringeva a me a stendersi e dopo che anche Robert ebbe occupato il suo posto, rimboccai loro la coperta e rimasi ad osservarli.
Ero talmente preso dallo spettacolo delle loro piccole bocche socchiuse e dei pugnetti serrati da accorgermi che Cass si era fatto ancora più vicino solo nel momento in cui avvertii la sua mano cingermi la vita e la sua testa lasciarsi cadere sulla mia spalla.
“Quanto sono belli” sussurrò.
“Certo hanno preso da me” dissi come fosse un’ovvietà, avvertendo un tiepido calore risalire dal centro del petto e un senso di benessere quasi palpabile nascere dal contatto con il corpo dell’angelo
“Ma…” e sollevando il capo, piantò i suoi occhioni blu nei miei “tu hai detto che Mary assomiglia a me”
“Stavo scherzando Cass”
“Ahh” e come se niente fosse tornò a poggiare il capo su me.
Stavo di nuovo per arrossire come una ragazzina, ma diamine dovevo indagare e alla peggio supplicarlo di non volare via, così scostandomi un poco da lui, presi coraggio e domandai “Ma ora che… beh che loro sono nati, tu… cioè tu…” il terrificante tentativo di ottenere delle risposte in grado di fugare i miei dubbi fu interrotto dal moro.
“Io speravo che tu mi permettessi di restare qui. Posso restare con voi?”
 
Ah! Ecco come si mette nel sacco un angelo.
Alla fine non avevo dovuto implorarlo di non lasciarmi… lasciarci soli, aveva fatto tutto da solo!
 
“C-certo… ma ora” facendo un passo indietro mi sedetti sul letto e aspettai che lui mi raggiungesse “starò ancora male se te ne andrai?”
“Penso di no, quella sofferenza era dovuta ai bambini che avevano bisogno di entrambi per crescere”
“Ahh… e quel buon profumo che sentivamo quando… quando” e la gola si seccò così, BAM, di colpo.
“Quando eravamo molto vicini?”
Annuii.
“Anche quello era legato alle grazie dentro di te, credo abbia assolto il suo compito e quindi sia svanita”
“Peccato” bisbiglia, schiarendomi immediatamente la voce e alzandomi mi spostai accanto alla finestra.
“Perché dici così?” si incuriosì l’angelo.
“Perché era piacevole, dopotutto”
“Cosa ti piaceva, Dean?”
Cass aveva deciso di mettermi all’angolo ed era pericolosamente bravo nel farlo, non era facile venirne fuori.
“Io…”
“Dean” perché il mio nome pronunciato da quelle labbra assomigliava sempre a una proposta decisamente molto indecente? Mi domandai mentre le suddette labbra si avvicinavano pericolosamente a me “c’è qualcosa che vuoi dirmi? Sembra che tu, come dite voi umani, ci stia girando attorno”
“Dannazione Cass” sbottai, tappandomi immediatamente la bocca, sperando di non aver svegliato i bambini “so che lo sai”
“Cosa?”
“So che sai ciò che sto cercando di dirti, è già difficile, senza che tu…”
“Anche a me piaceva” portandosi ad un soffio dalla mia pelle “anche a me piaceva baciarti” e poi lo fece, semplicemente, senza tanti giri di parole o dubbi amletici insormontabili.
Dio benedica la spontaneità e la mancanza di esitazioni degli angeli.
 
Non vi era più quell’aroma devastante e stordente, ma le labbra di Cass erano sufficienti a portarmi al limite, mi aggrappai ai suoi fianchi e me lo tirai addosso, costringendolo a inarcare la schiena e ad avvolgermi le braccia attorno al collo.
Per la miseria dovevamo essere fottutamente eccitanti da vedere, non che avessi desiderato un pubblico… era una mera constatazione.
Neppure a farlo apposta – dovevo riconsiderare la possibilità di non pensare a certe cose – sentii una voce provenire da un punto indistinto della stanza.
“BECCATI!” e staccandomi di malavoglia da quelle labbra così dolci e volgendo il capo mi trovai a contemplare quei due coglioni di angeli, di cui uno – Gabriel, per di più arcangelo – ancora con il dito puntato verso di noi.
“Cass, fai qualcosa, sono i tuoi parenti quelli” borbottai infastidito e imbarazzato.
“Fratelli, per favore…”
Decisi di interromperlo “Anzi no, vogliono guardare? E allora diamogli qualcosa di memorabile da guardare!” e calando con velocità mi riappropriai della sua bocca, schiudendola con prepotenza tale da farlo mugolare e coinvolgendolo in un bacio mozzafiato che infatti si guadagnò un paio di fischi di apprezzamento.
Ancora occupato in quella piacevole attività, captai vagamente la voce di Balthazar che tentava di convincere – riuscendoci alla fine – il castano ad andare via.
 
Quando un numero indistinto di uggiolii e baci dopo, Cass si staccò abbastanza da permettermi di riprendere fiato, con quelle labbra gonfie e bagnate ingenuamente chiese “Allora possiamo continuare a farlo?”
“Oh puoi scommetterci angioletto! E non ci limiteremo ai baci” aggiunsi sornione spostando le mani dai suoi fianchi ad avvolgere le sue natiche per spingerlo a premere su me.
Mi scostai a malincuore, ma ero stato distratto da un gorgoglio proveniente dalla cesta e prendendolo per mano, lo costrinsi a seguirmi per sbirciare all’interno della culla.
Robert si stava semplicemente muovendo un poco, ma ciò che mi stupì fu vedere spuntare, dal lenzuolo che avevo rimboccato per bene, due piccole paia di alucce nere che facevano bella mostra di sé sulle schiene dei miei bambini.
“Cass, cosa diavolo sta succedendo?” domandai allarmato, ma ancora sottovoce.
“Tranquillo” stringendo le dita alle mie “sapevi che le avrebbero avute”
“Sì, ma pensavo sarebbero state come le tue, nascoste per la maggior parte del tempo, infatti a dirla tutta le ho viste solo un paio di volte. Non possono andare in giro con delle ali sulla schiena”
“Non rimarranno lì per sempre” Cass chiuse per un attimo gli occhi assumendo un’espressione concentrata “come pensavo: stanno sfruttando il riposo umano per stabilizzare la loro grazia, quando questo processo sarà terminato, saranno in grado di controllare la manifestazione delle ali e nasconderle quando necessario”
“Però sono belle” dissi allungando istintivamente la mano libera.
L’angelo bloccò il mio movimento “È meglio di no, a mano che tu non voglia svegliarli, sai sono appendici molto sensibili” concluse arrossendo un poco.
“Ah sì?” mi limitai a sogghignare usando le dita intrecciate per attirarlo a me.
 
Sia in questo capitolo che nel prossimo, potreste notare atteggiamenti in Mary e Robert non attinenti al loro essere dei neonati, ma ho reputato più carino mescolare un poco le carte in tavole, alcuni aspetti sono tipici degli umani e altri sono legati alla loro natura angelica.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: SilviAngel