L’aria è gelida sulla mia pelle… la punge, la avvolge, la
sferza nonostante sia ferma.
Non c’è vento questa notte.
Non c’è mai vento nelle notti di luna piena… mai.
Me lo disse lui, quella volta… quella sera sì che c’era
vento… ce n’era così tanto che faticavo a parlare… o forse era per un altro
motivo che faticavo a parlare… in ogni caso c’era vento.
E c’era la luna piena.
Ma lui diceva di non sentirlo. Diceva che non era
possibile ci fosse vento con un cielo simile.
- Non c’è mai vento
nelle notti di luna piena… mai, Draco… mai. –
Harry Potter.
Il bambino che sopravvisse.
Fu in una notte di luna piena che sconfisse Voldemort… fu lui a dirmelo. E mi disse anche che l’unica
cosa che gli diede la forza di farlo fui io. Com’è romantico, vero?
Lo pensai anche io in un primo momento. O forse per più
di un momento…
Non so dirvi la felicità che provai
quando lo vidi tornare… stanco, sconvolto, ma vivo… tornò da me, per me.
Ma si sa, le favole esistono solo nei libri per bambini. Di
quelli con i disegni talmente stilizzati da far paura.
- Draco… -
Una voce preoccupata… dal tono sottile.
- Draco ti prego scendi… mi spaventi così, lo sai… -
Non mi volto: conosco già l’espressione incredula ed
angosciata di Pansy alle mie spalle. Guardo in basso,
percorrendo con gli occhi i cinquanta metri di marmo nero che mi separano dal
suolo.
Non sembrano poi così tanti quando
riesco a focalizzare lo sguardo sull’unico cespuglio di biancospino che
troneggia nel mio giardino.
- Draco ti prego, te lo chiedo
per favore… -
Pansy, Pansy, Pansy…
Hai fatto un errore a sposarmi quattro anni fa. Un errore
madornale.
No, non ti ho mai fatto mancare nulla, niente di niente.
Sei sempre stata viziata, coccolata, perfino amata in un certo senso.
In fondo sono molto affezionato a te, e soffro nel
vederti soffrire.
Ti ho ricoperta di ogni delizia, possedimento, vestito,
affetto che tu potessi desiderare.
Ti ho fatta sentire la mia regina dalle scarpe di
cristallo.
Non è colpa mia se ti sei accorta troppo tardi che le
scarpe di cristallo fanno male.
Fanno un male d’inferno, vero?
Le dita dei piedi ti si sono ricoperte di piaghe e calli,
piccoli taglietti giocano a nascondino attorno alle unghie che tu puntualmente
lacchi di rosso e invisibili vesciche placcano i tuoi talloni.
Io ti ho reso la mia monarca, ma nessuno ha mai detto che
essere regina fosse un compito semplice.
- Lo sai che scenderò quando
sarò io a deciderlo. -
Lo so che questa frase ti ferisce come se ti avessi piantato il tacco della tua scarpetta di cristallo nel
petto.
Lo so, ma so anche che tu sai che non mi lancerò mai nel
vuoto saltando dalla terrazza del Malfoy Manor.
Lo sai benissimo, anche se posso sentire le tue mani
tremare sul mio stesso corpo, come formiche tra i capelli.
Sei lontana da me, alle mie spalle, ma la tua
preoccupazione è così aggressiva che mi si è schiantata contro non appena mi ha
visto, senza nemmeno concedermi il tempo di acquistare un minimo di equilibrio.
Sì Pansy, lo sto facendo di
nuovo.
Sono qui, sul bordo della terrazza, ad una cinquantina di
metri da terra. L’aria fredda che mi prende a schiaffi la faccia, anche se
nelle notti di luna piena non c’è vento.
- Draco smettila! -
Lo urli stavolta.
Smettila Pansy… basta.
Non ti affannare così tanto per un po’ d’aria sul mio
viso... è solo uno schianto più acuto nel cuore.
Basta, non urlare più mentre mi guardi giocare la mia
vita ai dadi.
Tu giochi a quel modo la tua ogni
giorno, stando con me.
Hai scelto, e io ho rispettato quello che volevi.
Ho rispettato il volere di tutti.
Tu, mio padre, mia madre, anche il suo.
Anche il volere del fottutissimo
Harry Potter.
Quello stronzo che mi ha lasciato
a cinquanta metri da terra a guardare dall’alto l’esistenza che mi si
prospetta, a cercare di capire quanto coraggio ancora sono in grado di
sfoderare, quanto quello che sto facendo si possa chiamare vivere.
Quello stronzo che mi ha
convinto a stare con te, Pansy, finchè
morte non ci separi.
Quello stesso cretino che mi ha fatto promettere di
amarti, onorarti e proteggerti in salute e in malattia, in ricchezza e in
povertà.
Lui, Pansy, lui.
Ha combattuto per me, è sopravvissuto per me, è tornato
per me, ma per lui nelle notti di luna piena non c’è vento.
Con un cielo così bello non è possibile che ci sia
qualcosa a scombinare tutto.
Maledetto stronzo.
Quella sera mi disse di incontrarci in riva al lago nero,
nel giardino di Hogwarts.
Entrambi avevamo lasciato quella scuola ormai da due
anni, e non mi pareva più la stessa con tutte quelle luci abbaglianti, quei
tremolii di lampade che da quando Voldemort
era stato sconfitto erano state affisse sulle pareti, a simboleggiare la
prevalsa della luce sulle tenebre.
Per noi non era la stessa Hogwarts,
e non lo sarebbe mai stata.
Perché forse, nel proprio piccolo, ognuno cova un po’ di
oscurità.
Solo un poco, tanto quanto basta per potersi rifugiare al
buio di tanto in tanto, all’ombra di qualche malvagità celata, in grembo a
qualche menzogna incappucciata.
La luce per noi non ha mai prevalso realmente sulle
tenebre.
Quando per vivere devi uccidere non prevale proprio
nessuno… ed Harry questo lo sapeva bene.
Io semplicemente l’avevo vissuto attraverso lui.
Me li ricordo ancora i suoi baci, Pansy.
Non come se fosse ieri, no… come fosse un millennio fa.
Come se avesse sfiorato le mie labbra una sola volta, di
sfuggita, e io egoisticamente avessi voluto bloccare quell’attimo,
fissare in me una sensazione su mille.
Ricordo che sentivo caldo, e che avevo bisogno, un
bisogno fisico di chiudere gli occhi.
Ricordo di essermi sentito protetto in quei baci, anche
solo per qualche istante.
Forse è per questo che ora mi trovo su questo parapetto, Pansy.
Ho una paura fottuta di cadere,
e questo mi dà una forza della quale tu non hai idea.
Ho paura, Pansy, paura vera, ma
non ce n’è ragione in fondo.
Potrei saltare, e tutto finirebbe.
Potrei raggiungerti e abbracciarti, rassicurandoti e
dicendoti che va tutto bene, che avevo solo voglia di
un po’ di rischio ed aria fresca.
Potrei rimanere qui in eterno, fino a
quando tu non fossi stanca di vivere nell’angoscia e non fossi tu stessa
a darmi quella spinta in più che mi serve per precipitare.
Credo che lo faresti.
Mi uccideresti Pansy se questo
potesse servirti a raggiungere la tranquillità che brami… se non avessi
bisogno, bisogno fisico di me.
Ma ad ogni modo… sono io a scegliere.
Per una volta sono io.
Io e non Harry Potter.
Harry, tu non scegli più per me.
Hai scelto per te stesso… e io mi sono trascinato negli
anni le conseguenze di una tua decisione.
- Draco… per favore! -
Piangi Pansy, sì… piangi.
Mormora ancora quel – Draco –
gorgogliante di lacrime… non ti sentire sola però.
Se vuoi piangerò con te, quando sarò sceso da qui.
Per ora mi piace rimanere qui ad osservare il mondo
dall’alto, a disinfettare quel dolce rimorso che mi graffia il cuore, e ad
elaborare le conseguenze ruvide di una scelta che anni or sono non fu mia.
Harry Potter ha
scelto per sé e per tutti gli altri, ma lo ha sempre fatto in fondo.
E’ sempre stato diverso, speciale… trattato in maniera
differente da chiunque incontrasse sulla propria strada.
Non voleva essere gay, oltre che Harry.
Tutto qui.
Ci vuole coraggio per sopravvivere, non per uccidere.
Harry ha ucciso, e ora di conseguenza
sopravvive, ma si è dimenticato il coraggio.
Sì, io lo chiamo stronzo, e mi piace picchiargli l’anima con il pensiero,
prendere a pugni il suo viso con l’idea di me e lui insieme.
Eppure mi manca.
Sentivo già la sua mancanza quando
ero con lui.
Avrei solo bisogno di un qualcosa da lui, tanto per sapere come sta, con chi è, se a me
qualche pensiero lo dedica.
E’ semplice nostalgia increspata da un vento velenoso.
- Non c’è mai
vento nelle notti di luna piena… mai, Draco… mai. -
- E questo
come lo chiami, scusa, pioggia? –
- Draco, non capisci. –
Fa un po’ rabbia. Poca, perché è semplicemente tutto così
stupido.
Tanta, tantissima, perché è tutto così stupido.
Guardo in basso, percorrendo con gli occhi i cinquanta
metri di marmo nero che mi separano dal suolo.
Le storie hanno un lietofine quando ancora non sono finite, e i disegni dei libri per
bambini fanno paura.
Così stilizzati, sminuzzati, sottili e accusatori con i
loro occhi spalancati.
Se riesco a focalizzare lo sguardo sull’unico cespuglio
di biancospino che troneggia nel mio giardino non mi sembra più di essere così
in alto, e mi piacerebbe che tu fossi qui con me, Pansy…
ad ammirare lo spettacolo di cui godo da quassù.
Non piangere Pansy, non
piangere. E’ solo uno schianto più acuto nel cuore.
Se solo tu potessi vedere ciò che vedo io da qui
capiresti.
Quel biancospino è davvero splendido.
E’ quello che penso prima di scendere dal parapetto e tenderti una mano.
- Non c’è mai
vento nelle notti di luna piena… mai, Draco… mai. –
(sospiro)
- E questo
come lo chiami, scusa, pioggia? –
(risata, sottile)
- Draco, non capisci. –
(sofferenza)
- Cosa dovrei
capire, scusa? –
(dubbio)
- Io non
posso stare con te. Come la luna piena non può stare con il vento –
(sofferenza)
-…-
(silenzio)
- Draco ti prego, dì qualcosa. –
(sofferenza)
- Hai
ragione, Potter. Perché il vento possa sfiorare
qualcuno è necessario che questo qualcuno scenda dalla luna. –
(amore)
…
silenzio.
Fine.