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Autore: aliasNLH    21/11/2012    5 recensioni
«Mio padre era un Mangiamorte, Potter, e nel caso la cosa ti fosse sfuggita io sono stato scagionato da tutte le accuse» sibilò chiaramente alterato «sottospecie di Grifondoro ritardato. Cerca di pensare prima di aprire quella tua boccaccia».
«Hai un bel tatuaggio sul braccio, serpe rincoglionita, sempre se tu te ne sia reso conto ovviamente» storse il naso Potter, sorridendo come ad evidenziare l’ovvio.
«Chiedimi scusa prima che ti faccia rinchiudere per oltraggio alla pubblica decenza» Malfoy ringhiò quelle parole ad un niente dal naso del moro.
«Peter Parker indosserà una calzamaglia rosa shocking prima che io chieda scusa ad uno come te» ricambiò Harry con altrettanta veemenza, puntando le mani ai fianchi e piegandosi a propria volta per guardarlo negli occhi. Detestava quella parte da quando Malfoy era cresciuto in altezza più di lui.
«Chi diavolo è Peter Parker?»
«Una persona troppo importante perché tu la conosca, Mangiamorte».
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Neville Paciock | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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                     Reverse.
 
 
 
[Dove tutto sembrava andare così bene]
 
    «C’è qualcosa che vorresti dirmi?»
    Ron alzò gli occhi al cielo reprimendo l’istinto di sbuffare e palesare il suo stato d’animo. Hermione lo avrebbe preso a pugni, come minimo.
    In questo momento infatti, stava curvata sul tavolo della Sala Grande, i capelli semiraccolti ad un niente dalla ciotola di yogurt che campeggiava tra lei e Harry.  Il quale Potter se ne stava seduto con la schiena curvata all’indietro, nel palese quanto infantile tentativo di sfuggire alle richieste, sempre più pressanti, di quella che si avviava a diventare la sua ex migliore amica.
    «No, Hermione, non devo dirti nulla» sillabò azzannando – perché non c’era altro modo di definire la brutale decapitazione di quel povero biscottino in pan di zenzero – quello che gli rimaneva nel piatto il più velocemente possibile, nella speranza di scappare in fretta a lezione.
    Fregandosene del fatto che lo aspettavano niente meno che due ore di Pozioni, seguite poi da altre due di Divinazione e una di Erbologia – giusto per finire in bellezza la mattinata –.
    «Io vado» si affrettò a raccogliere i libri che si erano sparsi per terra quando aveva lasciato cadere la borsa senza alcun garbo, sotto la panca «devo ripassare prima della lezione» e, con uno scatto degno del suo ruolo di Cercatore, si dileguò tra gli studenti che erano appena scesi a mangiare.
    Nella speranza di essere riuscito a distanziare la mora.
    E colpendo qualcuno con la spalla mentre si trovava all’altezza del portone.
    «Ehi!» il ragazzo che aveva accidentalmente colpito lo trattenne per un braccio «Vedi di stare attento quando camini!»
    «Scusa» bofonchiò Harry, raccogliendo i libri che gli erano caduti prima di alzare lo sguardo per guardare in faccia l’altro «non ti avevo visto mi disp-» il moro sgranò gli occhi un momento prima di fare un secco passo indietro – imitato dal ragazzo che gli mollò il braccio con la stessa veemenza – come si fosse scottato.
    Davanti a lui stavano Draco Malfoy, i capelli perfettamente in ordine e l’espressione che diventava man mano più disgustata ogni secondo che passava; Blaise Zabini, attorniato da uno o due paia di ragazzine dei primi anni che lo ammiravano con gli occhi a cuoricino, e Pansy Parkinson, che si era messa sulla punta dei piedi per vedere meglio cosa mai avesse potuto interrompere il solitamente solenne – e continuo – incedere del loro Caposcuola.
    «Ah, sei tu Malfoy» la voce del moro trasudava disprezzo «ad averlo saputo di avrei colpito più forte»
    «Ma tu sentilo questo stronzetto…» sibilò il biondo, arrossendo dall’indignazione «vedi di abbassare a cresta, Sfregiato» l’odio intriso era il medesimo, così come la noia e la preoccupazione dei rispettivi amici – tranne le ragazzine adoranti che non avevano mollato Zabini per un attimo.
    «Granger» salutò il moro Serpeverde vedendola avvicinarsi ad Harry con le sopracciglia aggrottate, seguita da altri Grifondoro, scorta abituale del Ragazzo-che-non-sopravviverà-ad-altre-punizioni-della-McGranitt, imitato dal cenno del capo di Pansy «Weasley, Paciock».
    «Zabini» annuì solennemente questa, imitata in modo meno formale dagli altri due «anche stamattina non ce ne risparmiano una, vero?»
    «Puoi dirlo forte, Granger» Pansy sospirò rassegnata, scuotendo la testa stancamente «come se ieri non fosse stato abbastanza».
    «Io non so se riusciremo a resistere ancora molto a lungo con così pochi punti» Hermione adocchiò alle clessidre, in bella mostra dietro la vetrina dall’altra parte della Sala Grande «di questo passo non riusciremo a racimolare nemmeno i punti sufficienti per mantenere il diritto di rimanere nelle nostre Case».
    «Miseriaccia, mi sembra incredibile credere sia unicamente colpa di questi due» Ronald non sapeva se continuare quella conversazione ricca di inutili constatazioni o avvicinarsi al suo migliore amico e cercare di scollarlo da Malfoy. Non sapeva il perché, ma aveva come l’impressione che da un momento all’altro gli si sarebbe attaccato al collo.
    «Chiedimi scusa prima che ti faccia rinchiudere per oltraggio alla pubblica decenza» Malfoy ringhiò quelle parole ad un niente dal naso del moro.
    «Peter Parker indosserà una calzamaglia rosa shocking prima che io chieda scusa ad uno come te»  ricambiò Harry con altrettanta veemenza, puntando le mani ai fianchi e piegandosi a propria volta per guardarlo negli occhi. Detestava quella parte da quando Malfoy era cresciuto in altezza più di lui.
    «Chi diavolo è Peter Parker?»
    «Una persona troppo importante perché tu la conosca, Mangiamorte».
    Hermione alzò gli occhi al cielo rassegnata al dover nuovamente intervenire mentre gli altri scuotevano la testa desolati. Davvero Ron non riusciva a capire come mai dovessero litigare ogni singola volta. Oltretutto iniziavano a diventare monotoni.
    «Scommetto due galeoni che adesso parla di suo padre» Blaise si chinò leggermente verso Ron, esternando perfettamente la sua stessa linea di pensiero.
    «Mio padre era un Mangiamorte, Potter, e nel caso la cosa ti fosse sfuggita io sono stato scagionato da tutte le accuse» sibilò chiaramente alterato «sottospecie di Grifondoro ritardato. Cerca di pensare prima di aprire quella tua boccaccia».
    «Hai un bel tatuaggio sul braccio, serpe rincoglionita, sempre se tu te ne sia reso conto ovviamente» storse il naso Potter, sorridendo come ad evidenziare l’ovvio.
    «Non trattarmi come un deficiente Potter, non quando devi continuamente ripetere a te stesso che lo sei, tutte le mattine. Cosa fai? Te lo dici davanti allo specchio?»
    «No, Malfoy» rispose sarcastico quello «quello sei tu che baci il tuo riflesso».
    «Questa è pesante» socchiuse gli occhi Blaise serafico, mentre si toglieva un inesistente granello di polvere dalla divisa «colpirlo nell’orgoglio».
    «Il mio riflesso» tremò appena la voce del biondo, osservando il sorrisino di derisione sulla faccia dell’odiato compagno di scuola «il mio… Potter, sei morto» le dita si contrassero come desiderasse stringerle attorno al collo dell’altro. Cosa che effettivamente avrebbe fatto se un lampo verde argento non fosse piombato tra loro strillando.
    «Signor Potter, Signor Malfoy, cosa sta succedendo qui?» Minerva McGranitt sembrava troppo agitata per essere solo le sette e mezza della mattina «Non un’altra delle vostre liti spero».
    «Certo che no, Professoressa» iniziò, con un secondo di troppo di ritardo, Harry adocchiando il biondo al suo fianco «no».
    «Molto bene, signor Potter» annuì seccamente la donna, lanciando occhiate indagatorie tutt’intorno  «allora vi suggerisco di andare a lezione».
    «Subito professoressa, ci scusi» si affrettò a dire Hermione, imitata da una Pansy sempre più scocciata dal comportamento dell’amico che, afferrato anche Blaise, li spinse fuori dalla Sala, ignorando ogni sua protesta e ogni suo: “Ma io non ho ancora fatto colazione”.
    «Andiamo» aggiunse poi Hermione agguantò il proprio, di amico, e lo trascinò con sé seguita a vista da Neville e Ron, tutti diretti alla stessa lezione.
    Pozioni.
 
***
 
    «Mi devi ancora delle scuse».
    «Cruciati, Malfoy».
    «Dopo di te, Potter».
    «Oppure magari preferiresti un bel bagno di sangue, no?»
    «Solo se il tuo».
    «Non ci tengo a condividere qualcosa con te».
    «La morte men che meno».
    «Finalmente d’accordo su qualcosa».
    «Me ne compiaccio» una lenta voce strisciante s’intromise tra le prima due, facendo sobbalzare i loro proprietari e sospirare molte altre all’unisono. Quelle di tutti gli altri studenti del settimo anno di Serpeverde e Grifondoro, per l’esattezza.
    «P-professore».
    «Faccia silenzio, Signor Malfoy, la prego» Severus Piton non avrebbe mai creduto sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrebbe desiderato che il suo figlioccio svanisse dalla faccia della terra, almeno il tempo necessario perché il suo mal di testa evaporasse. Si portò due dita a stringersi la radice del naso facendo violenza su sé stesso per evitare di mostrare eccessivo attaccamento alla sua vena sadica. E ad eliminare Potter sotto gli occhi dei ficcanaso senza una vita sociale che lo circondavano. Maledetti studenti.
    «E lei, Signor Potter, se non fosse perché è certo sia colpa sua se la pozione sta prendendo il colore riprovevole che ha ora, darei a lei e al Signor Malfoy un voto tanto basso da far impallidire i risultati ottenuti in Babbanologia da Bellatrix Lestrange».
    «Ma Profess-»
    «Dieci punti in meno per Grifondoro, Signor Potter. Per la tua incapacità di lavorare in gruppo».
    «Prof-»
    «Altri dieci punti» ghignò il professore compiaciuto dalla situazione. Era sempre uno spasso avere quel ragazzo a lezione; ovviamente tolta l’astrusa somiglianza con il padre e il disturbante colore dei suoi occhi «vogliamo andare avanti così, Signor Potter o preferisci che ti sbatta fuori dall'aula e ti mandi diritto dal Preside con una punizione che ti farà rimpiangere il non essere rimasto a perdere punti?»
    Harry strinse i pugni, desiderando poter spaccare la faccia al ragazzo biondo e ghignante accanto a lui. E anche a Piton ovviamente, per averlo messo in coppia con lui per quella stramaledetta Pozione del Controllo.     E anche per fargliela pagare per i punti sottratti, chiaramente. Mica solo per Malfoy. non era certo lui il centro dell'Universo.
    Ah, quanto desiderava potergli spaccare la faccia.
    «Signor Potter, è ancora tra noi?» la voce melliflua dell'uomo lo riscosse dai suoi sogni di vendetta, obbligandolo ad alzare gli occhi su di lui «Desidera forse che le tolga altri punti, Potter?»
    «No, Professore. Mi perdoni».
    «Altri cinque punti, Signor Potter» sibilò l'uomo allontanarsi e tornando a veleggiare per i banchi a terrorizzare altri poveri ignari Grifondoro «per non aver capito che la mia era una domanda retorica. Spero così di aver colmato la sua ignoranza».
    Harry cercò di evitare di saltare addosso al Professore per strappargli tutti quei suoi capelli unti uno per uno. Così come dovette farsi violenza per evitare di saltare addosso al momentaneo collega di lavoro.
    E se avesse sentito nuovamente l'espressione "Signor Potter", avrebbe dato di matto.
 
***
 
    «Signor Potter, sei con noi, caro?»
Reprimendo l'istinto di lanciare qualunque cosa avesse in mano in direzione di quella voce, Harry alzò gli occhi dalla sfera di cristallo - quella che, per l'appunto, teneva mollemente nella mano destra - e volse lo sguardo in direzione dell'insegnante.
    «Mi scusi professoressa» borbottò in direzione di una Cooman meno eterea e mistica del solito, in favore ad un'espressione vagamente accigliata.
    «Che idiota che sei, Potter» un sussurrò da poco più in basso lo costrinse a tornare a fare quello che stava facendo prima di venire richiamato anche da una svampita come quella. fissare in cagnesco al nuca di Malfoy, nel banco al gradino di sotto. Ignorando chiaramente che la sopracitata nuca si voltava verso di lui ogni momento in cui Blaise Zabini - l'elegantone dalla divisa personalizzata, amico sempre della stessa nuca di prima - ridacchiava ad indicare che Potter non lo stava fissando in quel preciso attimo.
    «Cruciati Malfoy» gli sibilò ignorando tutto il resto che non fosse il Principino viziato delle Serpi e le sue parole.
    «Stai diventando monotono, Potter. Vedi di cambiare registro» ghignò in risposta «oppure devo iniziare a credere che tu non sia in grado di fare più di questo?»
    «Scusa se uso la mia capacità intellettiva per altro che non sia tu, Malfoy»
    «Vedi di fare poco lo spiritoso, Potter» sibilò voltando anche il busto, altre che solo il viso, in direzione del Grifondoro «non sei divertente nemmeno la metà di quanto credi».
    «E tu non sei superiore proprio per niente» rispose allo stesso tono il moro «a questo punto mi chiedo perché mai io stia perdendo tempo con uno come te».
    «No, idiota, la domanda la pongo io a te, non certo viceversa» sibilò il biondo alterato.
    «Non sforzare quel tuo cervellino da furetto, Malferret. Non ne caverai nulla di buono se non un mal di testa per l'improvviso sforzo».
    «Ti credi spiritoso, vero?»
    «Anche questa è vecchia. Riaggiornati».
    «Harry, basta, smettila» Ron cercò di arginare la follia divagante con un falso tono serio – perché diavolo Hermione doveva decidere, oramai quattro anni or sono, di mollare proprio Divinazione? Fosse stata lì in quel momento avrebbe saputo cosa dire.
    «Draco» Blaise ammonì l’amico alzando teatralmente gli occhi al cielo e sospirando rassegnato. Se solo Pansy non avesse deciso di fare sega e si fosse presentata alla lezione, ci sarebbe stato qualcuno in grado di tenere il principino viziato sotto controllo. Sia pure con due ceffoni e la promessa di bruciare tutti i libri di vampiri – il cui sopracitato principino aveva collezionato con la speranza di rivenderli a tre volte il loro prezzo.
    «Suicidati, Malfoy. Ti sembra più originale questo?» strinse i pugni Harry, lampeggiando pericolosamente dagli occhi.
    «Tutto qui?» storse il naso Draco, in un chiaro gesto di superiorità.
    «Fottiti, Malfoy!»
    «Spiacente, non mi piace farlo da solo» rise quasi quello, cogliendo anche fin troppo bene il doppio senso.
    «Non ti aspetterai che qualcuno ne abbia veramente voglia e sia lì ad aspettarti, vero?» arrossì furiosamente Harry, gesticolando «Chi mai vorrebbe un frigido stoccafisso come te?»
    «Questo è troppo!» gridò Malfoy, alzandosi all'improvviso e lanciandosi su Harry con le mani protese verso la sua faccia e le dita contratte come a mostrare quanto impellente fosse il desiderio di stringerle attorno a qualunque parte del corpo del moro e strappargli la carne con le unghie.
    Harry rispose con un ghigno e un ringhio analogo a quello che emise Draco nel saltare.
    La professoressa Cooman lanciò uno strillo terrorizzato prima di svenire drammaticamente sul suo tavolino
    «Sturati la bocca quando parli con me, Furetto» stava intanto gridando Harry, le mani sulle braccia di Malfoy mentre rotolavano giù per i gradoni dove erano seduti, tra le urla spaventate di molti Tassi e quelle infuriate di Blaise – perché nella loro rovinosa discesa gli avevano rovesciato la borsa con i suoi indispensabili vestiti di ricambio, ora totalmente imbrattati di inchiostro anti copiatura.
    Nel frattempo i due contendenti avevano raggiunto la fase di stallo – oltre che il pavimento gelido della torre non coperto da pulciosi tappeti – in cui si cerca di soffocare l’avversario, intrecciati peggio che nodi marinari e con numerose estremità punzonate ficcate qua e là.
    «Attento a dove tocchi, idiota» strillò Harry nel sentire una mano anche fin troppo ben identificata scendere – ovviamente nel tentativo di colpirlo – tra le sue gambe.
    «Ma a che diavolo sta pensando il tuo cervello malato, Sfregiato?» rispose soffocato l’altro (perché Harry gli stava tenendo il collo con un braccio) mentre annaspava e arraffava con le mani in luoghi che mai avrebbe voluto toccare – ovviamente – per liberarsi.
    «Se proprio devi pensare ad un cervello, Malfoy, non usare il tuo! Altrimenti ne senti la nostalgia»
    «Vedi di moderare i termini, Potter!»
    «Non darmi ordini, Malfoy!»
    Gridarono in contemporanea. Grido coperto da un altro – decisamente meno maschile e assolutamente più maturo degli strilli da loro prodotti fino a quel momento. Un grido che aveva il sapore dei bei tempi andati – e che se si sarebbe andati avanti così, dei tempi futuri.
    «Cinquanta punti in meno, Signor Potter» Minerva McGranitt, implacabile nella sua tenuta da mago verde e infuriata nelle sue parole «cinquanta anche per lei Signor Malfoy. E ora filate dritti in infermeria a curarvi le vostre ferite. E sappiate» aggiunse con gli occhi lucidi di eccitazione – almeno secondo il modesto e imparziale parere di Draco Malfoy «che quando vi sarete rimessi vi aspetterà una punizione tale da farvi perdere il desiderio di litigare per l’eternità».
 
***
 
    «Così non si può continuare» fu la prima cosa che Hermione – tenendosi la testa tra le mani – disse quando Ron, con il supporto di Blaise e Neville, gli raccontò dell’accaduto alla lezione successiva. In risposta alla legittima domanda di lei sul perché Harry non fosse presente. Se non altro, in ogni caso, la sua reazione fu infinitamente più controllata rispetto a quella di Pansy – che era stata dovuta essere trattenuta da Theodore e Belby per evitare che scappasse in infermeria ed evirasse il presunto migliore amico.
 
 
Benebene, ecco a voi il primo vero capitolo (considerate l’altro un po’ come un prologo, dai…)
La situazione è tutt’altro che rosea e quei due non sembrano prendersi minimamente la briga di capire che con il loro comportamento non arriveranno da nessuna parte (ovvero alla camera da letto invece che in infermeria) ma questo dettaglio teniamocelo per noi, che ne dite?
Un grazie a Rowan936 che è la prima a recensire (vai, continua così) e ci vediamo al prossimo!
 
Un bacio
 
NLH

  
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