Reverse.
[Dove
tutto sembrava andare così bene]
«C’è qualcosa che vorresti
dirmi?»
Ron alzò gli occhi al
cielo reprimendo l’istinto di sbuffare e palesare il suo
stato d’animo.
Hermione lo avrebbe preso a pugni, come minimo.
In questo momento infatti,
stava curvata sul tavolo della Sala Grande, i capelli semiraccolti ad
un niente
dalla ciotola di yogurt che campeggiava tra lei e Harry. Il quale Potter se ne
stava seduto con la
schiena curvata all’indietro, nel palese quanto infantile
tentativo di sfuggire
alle richieste, sempre più pressanti, di quella che si
avviava a diventare la
sua ex migliore amica.
«No, Hermione, non devo
dirti nulla» sillabò azzannando –
perché non c’era altro modo di definire la
brutale decapitazione di quel povero biscottino in pan di zenzero
– quello che
gli rimaneva nel piatto il più velocemente possibile, nella
speranza di
scappare in fretta a lezione.
Fregandosene del fatto che
lo aspettavano niente meno che due ore di Pozioni, seguite poi da altre
due di
Divinazione e una di Erbologia – giusto per finire in
bellezza la mattinata –.
«Io vado» si affrettò a
raccogliere i libri che si erano sparsi per terra quando aveva lasciato
cadere
la borsa senza alcun garbo, sotto la panca «devo ripassare
prima della lezione»
e, con uno scatto degno del suo ruolo di Cercatore, si
dileguò tra gli studenti
che erano appena scesi a mangiare.
Nella speranza di essere
riuscito a distanziare la mora.
E colpendo qualcuno con la
spalla mentre si trovava all’altezza del portone.
«Ehi!» il ragazzo che
aveva accidentalmente colpito lo trattenne per un braccio
«Vedi di stare
attento quando camini!»
«Scusa» bofonchiò Harry,
raccogliendo i libri che gli erano caduti prima di alzare lo sguardo
per
guardare in faccia l’altro «non ti avevo visto mi
disp-» il moro sgranò gli
occhi un momento prima di fare un secco passo indietro –
imitato dal ragazzo
che gli mollò il braccio con la stessa veemenza –
come si fosse scottato.
Davanti a lui stavano
Draco Malfoy, i capelli perfettamente in ordine e
l’espressione che diventava
man mano più disgustata ogni secondo che passava; Blaise
Zabini, attorniato da
uno o due paia di ragazzine dei primi anni che lo ammiravano con gli
occhi a
cuoricino, e Pansy Parkinson, che si era messa sulla punta dei piedi
per vedere
meglio cosa mai avesse potuto interrompere il solitamente solenne
– e continuo
– incedere del loro Caposcuola.
«Ah, sei tu Malfoy» la
voce del moro trasudava disprezzo «ad averlo saputo di avrei
colpito più forte»
«Ma tu sentilo questo stronzetto…»
sibilò il biondo, arrossendo dall’indignazione
«vedi di abbassare a cresta,
Sfregiato» l’odio intriso era il medesimo,
così come la noia e la
preoccupazione dei rispettivi amici – tranne le ragazzine
adoranti che non
avevano mollato Zabini per un attimo.
«Granger» salutò il moro
Serpeverde vedendola avvicinarsi ad Harry con le sopracciglia
aggrottate,
seguita da altri Grifondoro, scorta abituale del
Ragazzo-che-non-sopravviverà-ad-altre-punizioni-della-McGranitt,
imitato dal
cenno del capo di Pansy «Weasley, Paciock».
«Zabini» annuì
solennemente questa, imitata in modo meno formale dagli altri due
«anche
stamattina non ce ne risparmiano una, vero?»
«Puoi dirlo forte,
Granger» Pansy sospirò rassegnata, scuotendo la
testa stancamente «come se ieri
non fosse stato abbastanza».
«Io non so se riusciremo a
resistere ancora molto a lungo con così pochi
punti» Hermione adocchiò alle
clessidre, in bella mostra dietro la vetrina dall’altra parte
della Sala Grande
«di questo passo non riusciremo a racimolare nemmeno i punti
sufficienti per
mantenere il diritto di rimanere nelle nostre Case».
«Miseriaccia, mi sembra
incredibile credere sia unicamente colpa di questi due»
Ronald non sapeva se
continuare quella conversazione ricca di inutili constatazioni o
avvicinarsi al
suo migliore amico e cercare di scollarlo da Malfoy. Non sapeva il
perché, ma
aveva come l’impressione che da un momento
all’altro gli si sarebbe attaccato
al collo.
«Chiedimi scusa prima che
ti faccia rinchiudere per oltraggio alla pubblica decenza»
Malfoy ringhiò
quelle parole ad un niente dal naso del moro.
«Peter Parker indosserà
una calzamaglia rosa shocking prima che io chieda scusa ad uno come
te» ricambiò
Harry con altrettanta veemenza,
puntando le mani ai fianchi e piegandosi a propria volta per guardarlo
negli
occhi. Detestava quella parte da quando Malfoy era cresciuto in altezza
più di
lui.
«Chi diavolo è Peter
Parker?»
«Una persona troppo
importante perché tu la conosca, Mangiamorte».
Hermione alzò gli occhi al
cielo rassegnata al dover nuovamente intervenire mentre gli altri
scuotevano la
testa desolati. Davvero Ron non riusciva a capire come mai dovessero
litigare
ogni singola volta. Oltretutto iniziavano a diventare monotoni.
«Scommetto due galeoni che
adesso parla di suo padre» Blaise si chinò
leggermente verso Ron, esternando
perfettamente la sua stessa linea di pensiero.
«Mio padre era un
Mangiamorte, Potter, e nel caso la cosa ti fosse sfuggita io sono stato
scagionato da tutte le accuse» sibilò chiaramente
alterato «sottospecie di
Grifondoro ritardato. Cerca di pensare prima di aprire quella tua
boccaccia».
«Hai un bel tatuaggio sul
braccio, serpe rincoglionita, sempre se tu te ne sia reso conto
ovviamente»
storse il naso Potter, sorridendo come ad evidenziare l’ovvio.
«Non trattarmi come un
deficiente Potter, non quando devi continuamente ripetere a te stesso
che lo
sei, tutte le mattine. Cosa fai? Te lo dici davanti allo
specchio?»
«No, Malfoy» rispose
sarcastico quello «quello sei tu che baci il tuo
riflesso».
«Questa è pesante»
socchiuse gli occhi Blaise serafico, mentre si toglieva un inesistente
granello
di polvere dalla divisa «colpirlo
nell’orgoglio».
«Il mio riflesso» tremò
appena la voce del biondo, osservando il sorrisino di derisione sulla
faccia
dell’odiato compagno di scuola «il mio…
Potter, sei morto» le dita si
contrassero come desiderasse stringerle attorno al collo
dell’altro. Cosa che
effettivamente avrebbe fatto se un lampo verde argento non fosse
piombato tra
loro strillando.
«Signor Potter, Signor
Malfoy, cosa sta succedendo qui?» Minerva McGranitt sembrava
troppo agitata per
essere solo le sette e mezza della mattina «Non
un’altra delle vostre liti
spero».
«Certo che no,
Professoressa» iniziò, con un secondo di troppo di
ritardo, Harry adocchiando
il biondo al suo fianco «no».
«Molto bene, signor
Potter» annuì seccamente la donna, lanciando
occhiate indagatorie
tutt’intorno «allora
vi suggerisco di
andare a lezione».
«Subito professoressa, ci
scusi» si affrettò a dire Hermione, imitata da una
Pansy sempre più scocciata
dal comportamento dell’amico che, afferrato anche Blaise, li
spinse fuori dalla
Sala, ignorando ogni sua protesta e ogni suo: “Ma io non ho
ancora fatto
colazione”.
«Andiamo» aggiunse poi
Hermione agguantò il proprio, di amico, e lo
trascinò con sé seguita a vista da
Neville e Ron, tutti diretti alla stessa lezione.
Pozioni.
***
«Mi devi ancora delle
scuse».
«Cruciati, Malfoy».
«Dopo di te, Potter».
«Oppure magari
preferiresti un bel bagno di sangue, no?»
«Solo se il tuo».
«Non ci tengo a
condividere qualcosa con te».
«La morte men che meno».
«Finalmente d’accordo su
qualcosa».
«Me ne compiaccio» una
lenta voce strisciante s’intromise tra le prima due, facendo
sobbalzare i loro
proprietari e sospirare molte altre all’unisono. Quelle di
tutti gli altri
studenti del settimo anno di Serpeverde e Grifondoro, per
l’esattezza.
«P-professore».
«Faccia silenzio, Signor
Malfoy, la prego» Severus Piton non avrebbe mai creduto
sarebbe mai arrivato il
giorno in cui avrebbe desiderato che il suo figlioccio svanisse dalla
faccia
della terra, almeno il tempo necessario perché il suo mal di
testa evaporasse.
Si portò due dita a stringersi la radice del naso facendo
violenza su sé stesso
per evitare di mostrare eccessivo attaccamento alla sua vena sadica. E
ad
eliminare Potter sotto gli occhi dei ficcanaso senza una vita sociale
che lo
circondavano. Maledetti studenti.
«E lei, Signor Potter, se
non fosse perché è certo sia colpa sua se la
pozione sta prendendo il colore
riprovevole che ha ora, darei a lei e al Signor Malfoy un voto tanto
basso da
far impallidire i risultati ottenuti in Babbanologia da Bellatrix
Lestrange».
«Ma Profess-»
«Dieci punti in meno per
Grifondoro, Signor Potter. Per la tua incapacità di lavorare
in gruppo».
«Prof-»
«Altri dieci punti» ghignò
il professore compiaciuto dalla situazione. Era sempre uno spasso avere
quel
ragazzo a lezione; ovviamente tolta l’astrusa somiglianza con
il padre e il
disturbante colore dei suoi occhi «vogliamo andare avanti
così, Signor Potter o
preferisci che ti sbatta fuori dall'aula e ti mandi diritto dal Preside
con una
punizione che ti farà rimpiangere il non essere rimasto a
perdere punti?»
Harry strinse i pugni,
desiderando poter spaccare la faccia al ragazzo biondo e ghignante
accanto a
lui. E anche a Piton ovviamente, per averlo messo in coppia con lui per
quella
stramaledetta Pozione del Controllo. E
anche per fargliela pagare per i punti
sottratti, chiaramente. Mica solo per Malfoy. non era certo lui il
centro
dell'Universo.
Ah, quanto desiderava
potergli spaccare la faccia.
«Signor Potter, è ancora
tra noi?» la voce melliflua dell'uomo lo riscosse dai suoi
sogni di vendetta,
obbligandolo ad alzare gli occhi su di lui «Desidera forse
che le tolga altri
punti, Potter?»
«No, Professore. Mi perdoni».
«Altri cinque punti,
Signor Potter» sibilò l'uomo allontanarsi e
tornando a veleggiare per i banchi
a terrorizzare altri poveri ignari Grifondoro «per non aver
capito che la mia
era una domanda retorica. Spero così di aver colmato la sua
ignoranza».
Harry cercò di evitare di
saltare addosso al Professore per strappargli tutti quei suoi capelli
unti uno
per uno. Così come dovette farsi violenza per evitare di
saltare addosso al
momentaneo collega di lavoro.
E se avesse sentito
nuovamente l'espressione "Signor Potter", avrebbe dato di matto.
***
«Signor Potter, sei con
noi, caro?»
Reprimendo
l'istinto di
lanciare qualunque cosa avesse in mano in direzione di quella voce,
Harry alzò
gli occhi dalla sfera di cristallo - quella che, per l'appunto, teneva
mollemente nella mano destra - e volse lo sguardo in direzione
dell'insegnante.
«Mi scusi professoressa»
borbottò in direzione di una Cooman meno eterea e mistica
del solito, in favore
ad un'espressione vagamente accigliata.
«Che idiota che sei,
Potter» un sussurrò da poco più in
basso lo costrinse a tornare a fare quello
che stava facendo prima di venire richiamato anche da una svampita come
quella.
fissare in cagnesco al nuca di Malfoy, nel banco al gradino di sotto.
Ignorando
chiaramente che la sopracitata nuca si voltava verso di lui ogni
momento in cui
Blaise Zabini - l'elegantone dalla divisa personalizzata, amico sempre
della
stessa nuca di prima - ridacchiava ad indicare che Potter non lo stava
fissando
in quel preciso attimo.
«Cruciati Malfoy» gli
sibilò ignorando tutto il resto che non fosse il Principino
viziato delle Serpi
e le sue parole.
«Stai diventando monotono,
Potter. Vedi di cambiare registro» ghignò in
risposta «oppure devo iniziare a
credere che tu non sia in grado di fare più di
questo?»
«Scusa se uso la mia
capacità intellettiva per altro che non sia tu,
Malfoy»
«Vedi di fare poco lo
spiritoso, Potter» sibilò voltando anche il busto,
altre che solo il viso, in
direzione del Grifondoro «non sei divertente nemmeno la
metà di quanto credi».
«E tu non sei superiore
proprio per niente» rispose allo stesso tono il moro
«a questo punto mi chiedo
perché mai io stia perdendo tempo con uno come te».
«No, idiota, la domanda la
pongo io a te, non certo viceversa»
sibilò il biondo alterato.
«Non sforzare quel tuo
cervellino da furetto, Malferret. Non ne caverai nulla di buono se non
un mal
di testa per l'improvviso sforzo».
«Ti credi spiritoso,
vero?»
«Anche questa è vecchia.
Riaggiornati».
«Harry, basta, smettila»
Ron cercò di arginare la follia divagante con un falso tono
serio – perché
diavolo Hermione doveva decidere, oramai quattro anni or sono, di
mollare
proprio Divinazione? Fosse stata lì in quel momento avrebbe
saputo cosa dire.
«Draco» Blaise ammonì
l’amico alzando teatralmente gli occhi al cielo e sospirando
rassegnato. Se
solo Pansy non avesse deciso di fare sega e si fosse presentata alla
lezione,
ci sarebbe stato qualcuno in grado di tenere il principino viziato
sotto
controllo. Sia pure con due ceffoni e la promessa di bruciare tutti i
libri di
vampiri – il cui sopracitato principino aveva collezionato
con la speranza di
rivenderli a tre volte il loro prezzo.
«Suicidati, Malfoy. Ti
sembra più originale questo?» strinse i pugni
Harry, lampeggiando
pericolosamente dagli occhi.
«Tutto qui?» storse il
naso Draco, in un chiaro gesto di superiorità.
«Fottiti, Malfoy!»
«Spiacente, non mi piace
farlo da solo» rise quasi quello, cogliendo anche fin troppo
bene il doppio
senso.
«Non ti aspetterai che
qualcuno ne abbia veramente voglia e sia lì ad aspettarti,
vero?» arrossì
furiosamente Harry, gesticolando «Chi mai vorrebbe un frigido
stoccafisso come
te?»
«Questo è troppo!» gridò
Malfoy, alzandosi all'improvviso e lanciandosi su Harry con le mani
protese
verso la sua faccia e le dita contratte come a mostrare quanto
impellente fosse
il desiderio di stringerle attorno a qualunque parte del corpo del moro
e
strappargli la carne con le unghie.
Harry rispose con un
ghigno e un ringhio analogo a quello che emise Draco nel saltare.
La professoressa Cooman
lanciò uno strillo terrorizzato prima di svenire
drammaticamente sul suo
tavolino
«Sturati la bocca quando parli
con me, Furetto» stava intanto gridando Harry, le mani sulle
braccia di Malfoy
mentre rotolavano giù per i gradoni dove erano seduti, tra
le urla spaventate
di molti Tassi e quelle infuriate di Blaise –
perché nella loro rovinosa
discesa gli avevano rovesciato la borsa con i suoi indispensabili
vestiti di
ricambio, ora totalmente imbrattati di inchiostro anti copiatura.
Nel frattempo i due
contendenti avevano raggiunto la fase di stallo – oltre che
il pavimento gelido
della torre non coperto da pulciosi tappeti – in cui si cerca
di soffocare
l’avversario, intrecciati peggio che nodi marinari e con
numerose estremità
punzonate ficcate qua e là.
«Attento a dove tocchi,
idiota» strillò Harry nel sentire una mano anche
fin troppo ben identificata
scendere – ovviamente nel tentativo di colpirlo –
tra le sue gambe.
«Ma a che diavolo sta
pensando il tuo cervello malato, Sfregiato?» rispose
soffocato l’altro (perché
Harry gli stava tenendo il collo con un braccio) mentre annaspava e
arraffava
con le mani in luoghi che mai avrebbe voluto toccare –
ovviamente – per
liberarsi.
«Se proprio devi pensare
ad un cervello, Malfoy, non usare il tuo! Altrimenti ne senti la
nostalgia»
«Vedi di moderare i
termini, Potter!»
«Non darmi ordini, Malfoy!»
Gridarono in contemporanea.
Grido coperto da un altro – decisamente meno maschile e
assolutamente più
maturo degli strilli da loro prodotti fino a quel momento. Un grido che
aveva
il sapore dei bei tempi andati – e che se si sarebbe andati
avanti così, dei
tempi futuri.
«Cinquanta punti in meno,
Signor Potter» Minerva McGranitt, implacabile nella sua
tenuta da mago verde e
infuriata nelle sue parole «cinquanta anche per lei Signor
Malfoy. E ora filate
dritti in infermeria a curarvi le vostre ferite. E sappiate»
aggiunse con gli
occhi lucidi di eccitazione – almeno secondo il modesto e
imparziale parere di
Draco Malfoy «che quando vi sarete rimessi vi
aspetterà una punizione tale da
farvi perdere il desiderio di litigare per
l’eternità».
***
«Così non si può
continuare» fu la prima cosa che Hermione –
tenendosi la testa tra le mani –
disse quando Ron, con il supporto di Blaise e Neville, gli
raccontò
dell’accaduto alla lezione successiva. In risposta alla
legittima domanda di
lei sul perché Harry non fosse presente. Se non altro, in
ogni caso, la sua
reazione fu infinitamente più controllata rispetto a quella
di Pansy – che era
stata dovuta essere trattenuta da Theodore e Belby per evitare che
scappasse in
infermeria ed evirasse il presunto migliore amico.
Benebene, ecco a voi il
primo vero capitolo (considerate l’altro un po’
come un prologo, dai…)
La situazione è
tutt’altro che rosea e quei due non sembrano prendersi
minimamente la briga di
capire che con il loro comportamento non arriveranno da nessuna parte
(ovvero
alla camera da letto invece che in infermeria) ma questo dettaglio
teniamocelo
per noi, che ne dite?
Un grazie a Rowan936 che
è la
prima a recensire (vai, continua così) e ci vediamo al
prossimo!
Un
bacio
NLH