Un piccolo villaggio
formato da poche case di legno addossate al versante meridionale di una collina
era illuminato dalla luce dei primi raggi del sole che sorgeva, in cima
all’altura si poteva scorgere la bianca struttura di nove pilastri disposti a
cerchio al cui centro si trovava un altare.
Alate creature si
muovevano verso la piazzetta centrale di ciottolato del centro abitato,
condotte lì per il desiderio di poter finalmente vedere l’erede del sangue
nobile degli Hirake, Phoenix C. Woldfood, figlio di Nicolas e quindi angelo
demoniaco; la figura del giovane si mostrava scura, chiusa nel nero abito come le
ali, i rossi occhi fieri si guardavano inanzi, come rivolti a una meta che
nessun altro poteva vedere oltre a lui; Lavre dietro a lui si trovava, serio e
altero come sempre scrutava gli astanti con fredda aria che si opponeva al
sorriso solare che dimorava sulle labbra di Phoenix, per tutti aveva una parola
o una saluto, a nessuna negava una stretta di mano o un abbraccio, sapeva bene
cosa rappresentava e sapeva benissimo di non dover tradire la fiducia che
quella gente riponeva in lui:
- Mio signore, dobbiamo
andare-
Proruppe la profonda voce
del servo, il corvino si voltò verso di lui e dallo sguardo che gli fu lanciato
capì che non ammetteva repliche:
- Va bene…-
Accettò prima di rivolgersi ai presenti:
-…ora devo andare, mi devo
preparare per il rito di iniziazione! Ma si assicuro che dopo di esso starò il
più possibile con voi! Siete la mia gente e la mia famiglia…dobbiamo recuperare
diversi anni in cui siamo stati separati a causa di fattori più alti di noi!-
Consenso ottenne dalla
folla che si aprì per lasciarlo passare, Lavre gli fece strada, lo condusse per
il sentiero che portava verso il luogo sacro in cima alla collina dove erano
attesi da alcuni sacerdoti, che avevano il compito di effettuare il rito e
legittimare i poteri del giovane re, silenzio circondò i due viaggiatori
durante tragitto, non una parola fu detta:
- Salve a voi!-
Salutò uno dei due anziani
che si trovavano all’ombra delle rocce, vestiva con una lunga tunica bianca
chiusa in vita da un cordone di fili dorati, gli occhi erano di un azzurro più
limpido delle acque dei fiumi, il volto era costellato di rughe che ne
indicavano la veneranda età e i capelli color della neve erano raccolti in una
coda che sulla spalla destra era posata, gioviale sorriso ne ornava le labbra
chiare:
- Benvenuto nelle terre
degli Hirake, principe Phoenix C.Woldfood…è un piacere poterla iniziare all’età
adulta, ricordo ancora quando vostro padre subì il rito! Quelli si che erano
anni di luce per noi Hirake, ancora molti eravamo e Voldemort con la sua oscura
mano non aveva ancora lordato la nostra fama!-
Phoenix si inchinò
profondamente davanti ai due funzionari della religione:
- L’onore è mio, voi avete
iniziato il mio venerabile padre ed ora vi accollate la mia iniziazione…vi
ringrazio…-
Le vermiglie iridi alza
verso il sacerdote:
- Di voi ho letto e ho
sentito parlare nei libri che mio padre mi permetteva di leggere, so quasi
tutto di voi…tranne il motivo per cui persistete a parteggiare per noi….perché
non siete con i vostri compagni maghi?-
- Giovane principe, siete
troppo acerbo per poter comprendere le mie motivazioni, ma quando crescerete vi
racconterò la mia storia…vi prometto che lo scoprirete, ma date tempo al tempo,
non abbiate fretta…la pazienza è una virtù importante per un regnate!-
- Certo, Maestro
Asofien..custodirò le vostre sagge parole -
- Bene, credo che sia ora
di iniziare!-
Osservò infine l’anziano
saggio notando che il sole si stava lentamente alzando, un cenno rivolse al suo
compagno mentre il principe lasciava cadere la parte superiore della casacca
rimanendo con addosso soltanto i neri pantaloni della divisa scolastica di
Hgwarts, sull’altare si sdraiò rivolgendo gli occhi al cielo rosato, Lavre si
posizionò poco lontano, contro una delle colonne della struttura, Asofien
invece si portò sul lato destro della superficie marmorea, la mancina strinse
intorno al pugnale dorato che gli veniva porto dal confratello:
- Siete nato sotto l’astro
rosso, dei vincenti Hirake, consacrato alla fenice per mano di Nicolas
Woldfood, padre diretto per linea di sangue, ora, in questo sacro luogo,
richiedi di poter divenir adulto e che ti siano riconosciute le tue capacità,
quindi di poter ereditare il titolo che giace senza possessore da anni, io
Asofien Jekiria, sacerdote della Fenice, dichiaro che siete pronto per
rinascere e per questo dispongo che la vostra infanzia muoia per esser
sostituita dall’adulta età!-
Detto questo il pugnale
abbassò, la lama precisa colpì il cuore del corvino che gli occhi spalancò per
il dolore inaspettato prima di esalare l’ultimo respiro prima di spirare, le
iridi spalancate rivolte al cielo, caldo il sangue zampillava dalla ferita
aperta, il sacerdote tolse l’arma posando ora le mani sulla lacerazione:
-…Fenice, a te, o somma,
lo spirito di questo hirake fu destinato a te, per questo, ti prego, donagli la
nuova vita che gli promettesti appena ti vide e la tua causa abbracciò…-
In quel momento sulla
collina, trafelati ed inseguiti da alcuni hirake armati giunsero Silente,
Lucius, Narcissa e Piton che, vedendo Phoenix pallido e con le labbra ormai
viola, capì subito cosa era successo:
- NO! NO, PERCHé??
PERCHéé…-
Urlò cadendo in ginocchio,
non riuscendo più a stare in piedi, lacrime salate scorrevano dagli occhi neri
rotolando lungo i chiari zigomi:
-…perché l’avete ucciso?-
Singhiozzò fissando
stupito i due anziani:
-…lui era uno di voi, lui
era…il vostro capo…-
Le mani si portò sul viso:
-….tutto questo non ha
senso…-
Malfoy estrasse la
bacchetta seguito dalla ragazza che esclamò:
- La pagherete cara!
Assassini…-
I due vecchi interdetti
fissarono il moro, stupiti dalle sue parole, quando però Asofien notò la
presenza di Silente sorrise, comprendendo:
- Giovane umano, Phoenix
non è morto….sta solo rinascendo…-
Spiegò, Albus posò una
mano sulla spalla destra di Piton che spalancò gli occhi reprimendo un
singhiozzo:
- Davvero?!-
- Mastro Asofien dice il
vero…osserva…-
I due sacerdoti si
allontanarono dall’altare, ad est comparve una rossa fiammella che man mano che
si avvicinava prendeva la forma di una fenice, giunta sopra a Phoenix scoppiò
in mille frammenti che si andarono a depositare sul giovane, lentamente riprese
colore e la ferita si rimarginò, di colpo scattò seduto prendendo un respiro
che riportò l’ossigeno all’interno dei polmoni, Severus scattò in piedi e corse
ad abbracciare l’amato hirake:
- Phoenix!-
Disse solo, la testa
nascose nell’incavo della sua sinistra spalle piangendo di felicità:
-..tu..tu sei un pazzo….-
Ben presto anche Lucius e
Narcissa li raggiunsero, anche loro cinsero l’amico che stupito domandò
- Cosa…cosa ci fate qui?-
- Ti abbiamo raggiunto! Ci
hai fatto preoccupare, lo sai?-
Lo rimproverò Malfoy
scompigliandogli i capelli, la Black rincarò:
- Sparisci senza una
parola, arriviamo e sei morto! Per caso ci vuoi uccidere??? Ci hai fatto
preoccupare!-
Woldfood strinse a sé il
moro che ancora singhiozzava, la mancina gli passò tra i capelli scuri mentre
abbassava i cobalto occhi ribattendo:
- Mi dispiace…ma
dovevo…non volevo che mi vedeste morire…-
- è stato peggio così, lo
sai che mentre non c’eri Potter e i suoi amici hanno aggredito Severus?-
- Cosa??-
Preoccupato l’hirake alzò
il volto del serperverde amato per constatarne le condizioni:
- Stai bene ora? Cosa ti
hanno fatto?-
- Non è
importante…l’importante è che ora sono con te…-
Rispose il moro arrossendo
visibilmente, lasciandosi prendere sulle gambe dal corvino:
- Perdonami, sono stato
uno stupido…pagheranno per ciò ti hanno fatto…lo giuro…-
- Hanno già
pagato…Nicolas…cioè..tuo padre…li ha aggrediti per salvarmi…-
- Mio padre?? Ma è morto…-
Asserì meravigliato
Phoenix, Piton scosse il capo:
- Ora non più…era
lui….l’ha detto…e poi..aveva il tuo odore…-
A qualche metro di
distanza Silente ascoltava sereno la conversazione, felice che il figlio si
fosse riappacificato con i suoi amici:
- Albus…-
Ad un tratto una voce udì
chiamarlo, una voce che gli sembrava di conoscere, eco di un’antica vita:
- Albus..-
Di nuovo, ora quasi con un
tono stupito:
- Alby…-
Quel diminutivo,
quell’inflessione dolce e allo stesso tempo spazientita poteva appartenere solo
una persona, incredulo il mago si volto camminando verso il punto da cui aveva
sentito giungere la voce, camminò per diversi minuti prima di scorgere una
figura la cui identità era celata da un bianco mantello, le mani furono alzate
e il cappuccio calato mostrando uno squadrato volto in cui azzurri occhi erano
incastonati, avvolti da lisci capelli color del grano maturo:
- Alby, finalmente ci
rivediamo…-
Di nuovo la figura parlò,
di nuovo quelle sottili labbra sempre piegate in quel mezzo sorriso allegro
articolarono una frase, Silente spalancò incredulo gli occhi rimanendo
pietrificato sul posto, con quel poco di voce che gli era rimasto pronunciò
quel nome che ormai da diversi anni non pronunciava:
- Nicolas -
Il biondo annuì:
- Sono proprio io -
Un passo fece verso il
professore che ancora non si muoveva, la distanza colmò poi cingendolo a sé per
la vita fissandolo dritto negli occhi:
- Sono tornato…sono
tornato per te…-
Gli sussurrò sulle labbra
sorridendogli ora solare, Silente di fronte all’amato che il tempo non aveva
cambiato pianse lacrime di gioia e di dolore represso, rispose alla stretta con
forza che Nicolas accettò aprendo le nere ali che in avanti si chiusero
abbracciando anch’esse il mago:
- Nicolas…mi sei mancato…-
- Anche tu Alby, anche
tu….-
- Tuo figlio è
cresciuto…è..è diventato un uomo…-
- Lo so, Alby, lo so…sei
stato bravo ad accudirlo al mio posto…hai saputo essere il padre che io non
stato capace di essere…-
Disse serio Woldfood
senior, Albus scosse il capo asciugandosi le lacrime con la mano destra:
- Saresti stato anche tu
un buon padre…ne sono certo…-
Il biondo alzò le spalle:
- Non saprei…sono sempre
molto sbadato….-
Silente sorrise ricordando
i giorni in cui a scuola doveva sempre ricordare all’hirake ciò che doveva
portare a lezione, una domanda gli sorse spontanea nella mente e le labbra la
pronunciarono senza indugi:
- Come hai fatto a
tornare?-
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Piton alzò felice la testa
verso l’amato domandando:
- Come hai fatto a
rinascere?-
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Nicolas ritornò a piegar
le labbra in un sorriso a quella domanda che si aspettava, o meglio, attendeva.
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Phoenix posò una mano sul
capo del serpeverde sapendo benissimo cosa rispondere e quali parole usare
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“Sei stato tu, ancora una volta…mi hai salvato”