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Autore: GinevraCorvino    23/11/2012    4 recensioni
Questa FF riprende in tutto e per tutto gli avvenimenti del terzo libro della Rowling : Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban. In realtà io lo considero un libro che con l'ausilio di un personaggio inventato Lenora Corvino ( di cui detengo tutti i diritti), ripercorre con occhi e punti di vista alternativi la Storia.
E' il mio Sogno. Nulla di più.
Chiedo cortesemente a chi avrà voglia di sfogliare la mia immaginazione, di segnalarmi qualsiasi tipo di incoerenza ( sopratutto cronologica), con il testo originale della Rowling. E fatemi sopratutto sapere che ne pensate.
Grazie.
Non esistono Miracoli in terra, ma per fortuna esiste la Fantasia.
Il terzo e il sesto capitolo hanno partecipato al Contest"Can I have this dance?" di EmmaStarr giungendo sesta e vincendo con mio sommo orgoglio il premio speciale Stile.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Le grandi bifore intarsiate della torretta al settimo piano erano spalancate, sembravano enormi pupille di gatto che scrutassero l'oscurità del parco nel quale danzavano pigre le luci pulsanti delle lucciole; la luna entrava curiosa in punta di piedi come una ladra, portandosi addosso il profumo della prima notte d'Agosto: una fragranza assortita di mughetto e gelsomino come una pozione.
Nella stanza ovale del castello i personaggi dei quadri bisbigliavano tra loro in modo circospetto, mentre un uomo anziano con una lunga barba come zucchero filato, che indossava una larga tonaca porpora e oro distrattamente accarezzava una superba fenice posata su un trespolo accanto a una grande scrivania di mogano piena zeppa di carte e strani alambicchi. Di fronte al vecchio mago immobile come una statua di marmo si trovava un altro uomo appena sfiorato dalle pallide dita della luna, quasi che anche questa avesse timore di quella staticità priva di respiro.
Anche se nulla in quel quadretto sembrasse troppo strano, c'era comunque qualcosa di bizzarro che gli conferiva un aspetto cospiratorio. Infondo si sa, la notte è il confessionale dei segreti e dei sotterfugi.
- Capisco ciò che le sto chiedendo Silente, so che non rientra tra le vostre regole e che le circostanze in cui si trova la mia protetta sono - l'uomo accennò una smorfia increspando  divertito gli angoli della bocca - particolari. Ma per un qualche scherzo di natura ella appartiene alla mia specie quanto alla vostra.
- E' troppo grande ormai - ovattata  arrivò preoccupata la voce di una donna in vestaglia verde dietro di lui.
- Forse - rispose il mago con capelli bianchi e fini come fili di ragnatele, mentre continuava ad accarezzare le piume cremisi della bella fenice.
- Tu, che ne dici Fanny? -
La donna dal cappello a punta emise un sospiro esasperato.
- Albus, ci sono delle regole. Purtroppo non sempre riusciamo a trovarli in tempo e poi...- la strega non terminò il suo pensiero come se farlo sarebbe stato indelicato.
Sorridendo dolcemente alla fenice, il mago guardò dritto l'uomo di fronte a sé e fissandolo da sopra gli occhiali a mezza luna con occhi acuti, quasi scaltri, occhi cerulei che dimostravano un intelligenza ben oltre il comune, puntualizzò :
- Signor Jvanovich, lei mi ha raccontato che la signorina Corvino, prima di "incontrarla" ha studiato magia e stregoneria presso una Congrega italiana giusto? -
- Si, signor preside, dagli otto fino ai diciassette anni. -
- E che nonostante il suo, come dire, "intervento", ha mantenuto la sua magia. -
- Esattamente. - affermò lapidario l'uomo dagli occhi di un lupo siberiano.
- Albus, dovrebbe frequentare l'ultimo anno! Come può inserirsi e recuperare? - obbiettò la strega facendosi più vicina ai due uomini mentre si tormentava le mani senza tregua.
Silente spostò lo sguardo azzurro brillante oltre l'uomo verso la strega  ora investita in pieno dal chiarore lunare.
- Minerva, cosa temi davvero, che sia perduta al mondo magico o il suo cuore di vampira? -
La donna serrò le labbra con evidente disappunto ma non rispose alla domanda, restò ingessata in un granitico silenzio e cessò quel gesto compulsivo di rigirarsi le mani, le strinse invece rabbiosamente a pugno lungo i fianchi.
Silente sorrise senza cattiveria in quel modo enigmatico e bonario che a  volte la professoressa McGranitt trovava terribilmente irritante, poi si rivolse nuovamente all'uomo vestito in modo babbano che non era mutato di un atomo in tutto quel tempo.
- E' qualcosa di molto raro quello che dite, per questo deve avere un quale si voglia senso, il caso è caso solo quando si ha paura di chiamarlo destino.-
Il mago aveva arpionato gli occhi dell' uomo senza alcun timore, con una inconsueta serietà, e con altrettanta autorità si rivolse alla strega ancora contrariata.
- Minerva manda un gufo al professor Piton , che si presenti immediatamente qui. -
Il tono, anche se pacato non ammetteva repliche.
La professoressa McGranitt simulando un inchino rigido di disapprovazione congedandosi rispose in tono asettico - Immediatamente. -
 
Una volta che la strega fu uscita impettita come se le avessero fatto un dispetto, il mago si avvicinò all' uomo più diafano della luna stessa.
- Se vuole ora può dirmi perché è così importante che la ragazza sia nascosta ad Hogwarts? -
L'uomo sorrise mephistofelico scoprendo appena le zanne acuminate e con un gesto ampio del braccio come un invito indicò una zona d'ombra dove la luna non aveva potuto sbirciare.
Silente posò il suo sguardo ammiccante in quella direzione, e con un sorriso luminoso dichiarò -Benvenuta signorina Corvino -
Come se la tenebra avesse rilasciato un respiro trattenuto, felpata come una gatta emerse una figura esile incappucciata in un mantello che nulla faceva intravvedere, se non che dentro di esso fosse celata una persona.
- Buonasera preside - educatamente rispose una voce femminile.
- Il tuo creatore mi dice che ancora la tua magia convive con il sangue oscuro. -
- Si, signor preside -
Testarda la luna tentava di insinuarsi nel nero mantello che la teneva segreta.
- Non so ancora se l'istruzione che hai ricevuto può essere adeguata allo standard di Hogwarts. -
- Lo è - rispose arrogante la vampira - o lo sarà - concluse sicura.
- Bene - si congratulò il preside con una certa malizia. - Ma prima di decidere di ammetterti dobbiamo esserne certi, come dobbiamo essere sicuri che non nuocerai agli studenti.- quest'ultima frase fu pronunciata dal mago in un tono di inconsueta minaccia.
- Non lo sarà - rispose per lei il vampiro dai capelli del colore del grano morente.
- Bene - ribadì il mago sempre in tono più d'avvertimento che di affermazione.
La vampira non si scompose, non replicò, restò avvolta nel suo mantello custodita come un inesprimibile segreto. Ancora la luna cercava di toccarla con le sue dita indiscrete, ma ella era solo ombra nell'ombra.
 
La porta scorrevole dello studio del preside si aprì in mezzo a due imponenti e massicci Gargoyles di pietra al cui centro si stagliò la figura di un uomo dai capelli corvini e il volto severo.
La vampira in quel momento si rivolse verso la porta e il suo volto di madreperla venne finalmente ghermito dalla luna, anche l'uomo appena arrivato avvolto in quel mantello nero come ali di pipistrello si voltò verso quello squarcio di donna.
Nella tenebra intravide lo smeragliare di occhi impossibili al mondo: occhi lilla come ametiste e riflessi di rosse ciocche, ma era solo un inganno della luna, anche se per un attimo il suo cuore di serpente aveva riacquistato calore, quei semplici frammenti non erano che menzogne della penombra.
La vampira non si accorse dell' accelerare del sangue di quello sconosciuto che a sua volta aveva richiamato il suo. Nulla più.
Silente no, dietro lo scintillio causale dei suoi occhiali a mezza luna aveva abbozzato un sorriso stanco di soddisfazione e profetico trionfo. Speranza.
- Professor Piton, questa è la signorina Lenora Corvino - Il professor Piton accennò un inchino galante col capo, più per proforma che per reale cortesia.
- Il suo tutore, il signor Klaus Jvanovich - continuò l'anziano mago - avrebbe espresso il desiderio che la ragazza frequentasse l'ultimo anno ad Hogwarts. -
- L'ultimo anno Preside? - chiese incolore Piton.
- Si, l'ultimo anno, la ragazza ha diciassette anni, o meglio è stata vampirizzata a quell'età. -
Silente osservò Piton che non riuscì a mascherare un ombra di disgusto nelle labbra.
- Avendo conservato i suoi poteri di strega desidererebbe poter conseguire il diploma qui ad Hogwarts-
- Lo trovo azzardato- dichiarò atono il professore di pozioni.
- Forse- rispose sibillino Silente, - ciò nonostante desidero che lei appuri la sua istruzione prima dell'inizio dell'anno e mi dia il suo parere sull'idoneità della ragazza per questo progetto -
- Io? - chiese sospettoso Piton, nuovamente guardando la femminea figura ammantata.
- Si Severus, visto la delicata natura della situazione, non potrei che chiedere a un uomo della tua esperienza.-
- Perché non al professor Lupin, sarà lui il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, e visto la natura stessa della "ragazza", quale migliore tutore potrebbe delucidarne poteri e istruzione - rispose sarcasticamente l'uomo dai capelli color petrolio.
- Severus, questa ragazza è una indescrivibile creatura, una vampira che ha conservato i poteri di una strega-
- Impossibile - sentenziò il professor Piton indispettito.
- Raro, non impossibile- lo corresse  il preside dagli occhi di fanciullo.
Piton restò in silenzio ricomponendo la sua figura in un gelido nulla.
- Mi avete fatto chiamare, Preside, che cosa desiderate da me ? -
Avvicinandosi al mago funereo, Silente quasi gli bisbigliò in tono cospiratorio - che in questo mese prima dell'inizio dell'anno tu misuri le sue capacità, a quel punto io deciderò.-
Gli occhi limpidi di Silente incontrano quelli foschi di Piton, c'era molto in quello sguardo che nessuno avrebbe potuto conoscere.
- Come? - chiese il professore visibilmente irritato.
- Desidererei, se non trovi altra soluzione che  la Signorina Corvino, si stabilisca da te, perché tu ne appuri le capacità e laddove sia possibile ne colmi le lacune.-
Piton sgranò gli occhi come un uomo a cui fosse stata decretata una sentenza di morte.
- Lei crede sia appropriato?- e lanciando uno sguardo verso la foto di un uomo incatenato che si dimenava come un indemoniato sulla prima pagina di un giornale aperto sopra la scrivania continuò, - non crede che per quest'anno si siano presentati già abbastanza problemi? -
Il professor Silente  lanciò un' occhiata alla foto accennata dal professor Piton, si avvicinò alla scrivania e raccolse da un piattino d'argento una curiosa goccia nera che saltellava insieme ad altre e se la infilò in bocca, dopodiché chiuse il giornale e si rivolse all'uomo senza respiro, come se il sottile avvertimento del professore di pozioni non fosse mai stato sollevato.
- Lei che ne pensa Signor Jvanovich?-
Sorridendo di un sorriso indefinibile il vampiro rispose - io non ho alcuna obbiezione.-
- Bene -  esultò il professor Silente battendo le mani. - Ora dipende da te Severus -.
Quest'ultimo si voltò nuovamente verso quella figura ormai solo oscurità amorfa nel mantello che non lo guardava più, ma che era protesa con tutto il suo essere all'essenza della notte.
- E sia- dichiarò senza entusiamo Piton, anche se in realtà agognava con tutto se stesso  che quella ragazza fallisse.
Il professor Silente si avvicinò alla bifora aperta sul cielo stellato dove si trovava la vampira.
- Le è data una possibilità, non la sprechi, non solo per lei. - le sussurrò criptico il vecchio mago.
Lenora incuriosita si girò verso di lui, non aveva capito davvero tutto ciò che quell'uomo dalle lunghe dita sottili che le era accanto le aveva detto, ma intuì che oltre le parole c'erano mondi a lei sconosciuti.
- Io sono ciò che sono e so cosa sono, per questo per tutti è così facile decidere cosa debba essere per ognuno.-
- Davvero?- Le rispose sornione Silente. - tu non sei niente altro che le tue paure, le tue abitudini e i tuoi desideri. Da quanti anni hai diciassette anni?-
- Tre - rispose sconcertata la ragazza.
- Sempre troppo giovane, tra i mortali e gli immortali- e con una carezza innocente le scoprì il cappuccio.
La luna la invase trionfante come una conquistatrice, il volto alabastro, i capelli come magma e gli occhi pietre lilla in cave di inferno. Incredibili.
 
"Non è lei", Piton lo sa, così troppo diversa a parte i colori, non è lei; è solo un inganno spudorato della disperazione del tempo. Non è lei, non ha gli occhi di Lily. Però ne subisce la vertigine e il vuoto in cui cade e che fa montare in lui verso quella ragazza un odio e un livore quasi insopportabile.
- Bene- ripeté per l'ennesima volta il mago con gli occhiali a mezzaluna sul lungo naso, stavolta rivolgendosi al vampiro.
- Da una settimana da oggi, la signorina Corvino si trasferirà dal professor Piton, e poi decideremo. Lei è d'accordo?"-
Il vampiro si soffermò su Lenora, alla fine non le importava cosa desiderasse lei.
- Assolutamente. -
- Professor Piton?-
- Come lei desidera - fu la risposta laconica dell'uomo in nero.
- E sia, andate pure, questa questione è rinviata ad un mese da oggi.-
 
Con un inchino i due vampiri si dissolsero nell'ombra, Piton camminando all'indietro fu fagocitato dalla porta girevole e svanì.
 
Il professor Silente si trovò solo di fronte alla grande bifora, solo di fronte all'immensità onnivora della notte. Guardava la luna che giocava a nascondino tra le nuvole e ricordava altre promesse.
Si avvicinò al pensatoio di pietra con il bordo inciso di rune; non c'era un motivo, e se c'era solo il suo inconscio lo aveva intuito, con la bacchetta  estrasse un piccolo fumoso filo argentato dalla sua mente è lo lasciò cadere leggero come una piuma nel bacile affamato colmo di uno strano liquido opalescente, lasciando che questo lo digerisse. Un nuovo ricordo consegnato. In realtà non riguardava tutta quella notte ma solo un frammento rubato di  questa. Uno sguardo. Semplicemente.
 
- Non è appropriato- squillò la voce della strega dal cappello a punta.
- Oh Minerva - il mago non era stupito che l'occhialuta strega fosse ripiombata nel suo studio.
- Non è appropriato- ripeté con più veemenza la McGranitt - che una ragazza conviva con un uomo- e in quell'affermazione c'era tutta la sua rigida etica.
- Mia cara Minerva quella ragazza non  ha più 17 anni da almeno 3 calendari -
- Allora non dovrebbe proprio strare qui! - rispose stizzita la strega.
- Nulla è deciso -
Ma la strega conosceva il mago con cui stava parlando e inarcando le ciglia sottili domandò -davvero?-
Silente la guardò inalterabile, incorruttibile.
- Credi che se  non sarà all'altezza Severus la favorirà? -
La strega ci pensò un po' su - No -
- Allora cosa ti  preoccupa?-
- E' una vampira! - affermò con fervore la McGranitt.
Silente sorrise di quel sorriso che solo l'esperienza di tutta una vita permette - abbiamo già avuto lupi mannari, perché non una vampira.-
Ma la McGranitt lo conosceva ormai da abbastanza tempo per intravedere in quel sorrisetto svampito e nel brillare degli occhi che Silente le stava omettendo qualcosa.
- Tu hai in mente non so che Albus.- dichiarò la donna stringendo gli occhi a fessura
- Minerva non sono mai stato bravo in divinazione.- rispose ironico il mago.
Forse era vero ma la strega lo guardò con sospetto e l'ansia corrucciata, di chi era stata messa da parte.
 
Rimasto solo nel suo studio Silente si recò di nuovo al  pensatoio, tra le tante fiale ne cercò una, ma non la  prese, tornò alla notte calda e profumata di estate.
Il professor Silente non aveva doni di veggenza o di divinazione, eppure si era convinto che quella cospirazione avrebbe dato possibilità al futuro.
Quanto poco sapeva delle stelle nonostante fosse il più grande mago del suo tempo.


NOTA : KLAUS JVANOVICH è un personaggio di mia invenzione di cui detengo ogni diritto.


RINGRAZIAMENTI : a EmmaStarr che grazie ad un suo contest mi ha dato l'idea degli occhi lilla di Lenora. Infinitamente Grazie.
  
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