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Autore: Artemis Black    24/11/2012    3 recensioni
SERIE! SEQUEL DI IRON WOMAN
Alice, ormai sposa di Loki, vive le sue giornate nel palazzo reale di Asgard. Ma la sua vera natura non può essere rivelata al popolo e quindi vive all'ombra di se stessa, dilettandosi con arco e frecce pur di passare del tempo. Ma nella sua mente sono ben impressi i ricordi dell'ultima battaglia, che la perseguitano la notte e che la fanno scattare ad ogni piccolo rumore. Quando qualcuno ha bisogno del suo aiuto, lei non esita ad accettare, pur di poter mostrare se stessa e dare sfoggio dei suoi grandi poteri, assopiti e quasi inutilizzati a causa delle rigide regole di corte. Ma Loki l'appoggerà? E sopratutto, arriverà in tempo per salvare la vita di un mutante proprio come lei?
Genere: Avventura, Azione, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Furia Rossa'
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Capitolo dodici: Goodbye my lover. The End.

 
Il mio corpo era scosso da fremiti d’impazienza. I miei muscoli bramavano la lotta.
Ero inebriata dal potere che avevo ricevuto. Mi sentivo fottutamente forte ed invincibile, il mio cuore batteva frenetico e sul mio viso era apparso un ghigno di pura strafottenza.
“Oh… il siero funziona.” Sussurrò Ivanov. Ma per me era come se avesse parlato ad alta voce, visto i miei sensi più acuti.
I suoi occhi si erano illuminati come due lampadine e mi guardava sorridendo come un bambino mentre guarda una vetrina piena di dolciumi.
Ero il suo esperimento meglio riuscito… e la cosa mi faceva incazzare, tanto.
Robin digrignò i denti e mi guardò con rancore. Stava per attaccarmi, quando Ivanov lo fermò.
“No, non puoi distruggerla. Non più. È troppo preziosa.” Sull’ultima parola enfatizzò così sfacciatamente che mi vennero i brividi per il ribrezzo.
“Alice… è questo il tuo nome.” Disse.
“Oh, cara Alice…” aggiunse.
“Scordatelo.” Ringhiai.
“Cosa? Non sai neanche cosa volevo proporti.” Alzò le mani.
“Non mi schiererò mai dalla tua parte e ne sarò mai la tua schiavetta personale!” dissi guardando Robin.
Quello si incazzò. Gli ghignai contro e la battaglia si scatenò.
“No!” sentii gridare Ivanov, ma ormai Robin si era avventato su di me.
Lanciò alcune saette verso di me, ma le schivai con molta facilità rispondendogli con due sfere di fuoco ardente. Lo centrai in pieno, ma non vacillò neanche un secondo.
“Ci vuole altro per farmi cadere.” Mi schernì.
“Oh, non preoccuparti. Non ti farò cadere… ti sotterrerò.” gli risposi sarcastica.
Gli scagliai a raffica sfere infuocate mentre la stanza intorno a noi cominciava a prendere fuoco ed alcuni pezzi del soffitto cominciarono a crollare.
Dovevamo uscire da lì, altrimenti ci avremmo lasciato la pelle entrambi. Con un movimento della mano, l’energia lo spinse via facendolo sbattere alla parete in fondo. Subito dopo congiunsi le mani per poi allontanarle lentamente mentre una sfera di fuoco arroventata si espandeva tra esse. Allargai le braccia al massimo e poi scagliai la sfera contro il ragazzo. La struttura cedette completamente mentre le fiamme l’invadevano tutta, le fiamme accarezzavano dolcemente la mia pelle dandomi una sensazione di benessere. Creai una bolla d’energia intorno a me ed uscii dalla stanza prima che il soffitto mi schiacciasse. Mi catapultai nel corridoio desolato e lo percorsi a perdi fiato, quando finalmente riuscii ad uscire dalla scuola sotto stante, le fiamme esplosero fuori. Alcuni agenti dell’Hydra rimasero avvolti nelle fiamme. Poco distante da me c’era l’agente Romanoff che combatteva contro tre scagnozzi di Ivanov. Bastò alzare il braccio verso di essi e colpirli con una pallottola di fuoco in pieno viso per metterli K.O.
Natasha si girò verso di me e mi rivolse un cenno di gratitudine, ma riuscivo a scorgere in quegli occhi così freddi che la spaventavo.
Mi tolsi dalle scatole alcuni agenti dell’Hydra, mentre Occhio di Falco mi affiancava e mi aggiornava sulla situazione.
“Banner è su un jet attrezzato, forse ha trovato la cura per disintossicare questi poveri ragazzi.” Mi disse.
“Quanto ci metterà?” gli chiesi con voce rauca.
“Non lo sappiamo… wow, fa caldo qui!” disse scherzando.
Io ero spaventosamente seria e fu quello a preoccuparlo.
“Cos’è successo là dentro?” mi chiese tornando serio.
“Ho distrutto una scuola privata.” Risposi cinica.
Poi un pensiero si insinuò nella mia mente: quando avevo colpito Robin, Ivanov non era nella stanza. Doveva esser fuggito via.
Alzai istintivamente la testa e mi guardai attorno. Cercavo di allontanare ogni suono che non mi interessava. Poi sentii una specie di fischio, una vibrazione nell’aria.
Fu un attimo.
Scansai rapidamente Clint con uno spintone e la pallottola mi colpì di striscio ad una spalla. Sentii Clint mugugnare, ma io ero già addosso ad Ivanov.
“Devi morire, puttana!” mi urlò mentre con una mano lo afferravo per il bavero e con l’altra gli sferravo un pugno sulla mandibola, rompendogliela.
Sentii le sue grida di dolore e ne rimasi quasi… estasiata. Ripresi il controllo di me stessa e mi buttai nuovamente su Ivanov. Lo colpii varie volte senza però usare i miei poteri.
Fino a quando qualcosa non mi colpì alla schiena bloccandomi per un attimo il respiro.
Caddi in ginocchio di fianco ad Ivanov, che respirava a malapena. Mi voltai con molta cautela, poiché il dolore alla schiena era lancinante.
Robin.
Aveva parte dei vestiti bruciati e molte escoriazioni sul corpo. Il sangue impregnava i pochi brandelli di tessuto che lo coprivano e i capelli biondi erano ormai color fuliggine. Mi alzai in piedi e lui mi colpì nuovamente, facendomi cadere a terra. I suoi fulmini toglievano il fiato.
Boccheggiai e tentai nuovamente di alzarmi. Questa volta però non mi sarei lasciata fregare: lui scagliò una saetta che si infranse sul mio scudo d’energia. Prontamente gli scagliai contro una sfera di fuoco che lo fece indietreggiare.
“Aaaaaaaaah!” urlò come un animale.
“Alice!” urlò Stark.
Mi girai di scatto pensando al peggio, invece era semplicemente preoccupato per me. Mi planò vicinissimo e atterrò affianco al corpo sdraiato a terra di Robin.
“E’ questo il ragazzino?” chiese beffardo.
Il ragazzo lo colpì con una scarica elettrica al centro del reattore che lo teneva in vita.
“No!” urlai, ma non potevo colpirlo. Si parò dietro l’armatura di Stark mentre una scossa ininterrotta di elettricità faceva tremare l’uomo di ferro.
“Maledetto!” non ebbi un momento d’esitazione. Presi Stark con molta fatica, non curandomi della scossa d’elettricità che cominciava a colpire anche me, e lo tolsi dalle grinfie di Robin. Mi frapposi tra l’armatura rossa e il fulmine del ragazzo. I miei muscoli cominciarono a cedere sotto il costante flusso d’energia ad altissime volt. Arrancai, per poi far affidamento alle ultime briciole d’energia che mi mancavano.
Urlai a squarciagola, fino a sentirmi scoppiare la vena sul collo, fino a non sentire più neanche la mia voce. Una luce rossa avvolse tutto il mio corpo e il fulmine con cui mi colpiva Robin cominciò a vacillare. Urlai ancora ed ancora, fino ad essere avvolta completamente dalle fiamme.
Con un colpo secco, il fulmine di Robin cessò ed io gli fui sopra.
Premevo le mie mani intorno alla sua gola.
Sentivo la vita che scorreva via, cercava di sgusciare via dalle mie dita e tentava di sopravvivere. I miei occhi erano iniettati di pura rabbia.
Quella rabbia antica, animalesca, che ti prende e ti porta in un vortice d’ira divina. Sentii qualcosa pungermi il ventre: Robin cercava di colpirmi con una specie di pugnale. Lo presi dalle sue mani e lo scagliai lontano. Sul suo viso apparve un ghigno divertito: sentivo il sangue sgorgare caldo dal mio addome e tingere la tuta di quel rosso che tanto amavo.
La rabbia mi accecò ancora e cominciai a menargli pugni sul viso, come se fosse un sacco da boxe.
Non mi fermai: continuai a sfigurargli il viso, a sentire le mie nocche sporcarsi del suo sangue, a percepire le sue ossa che scricchiolavano sotto ogni mio colpo.
Finchè una voce non mi fermò.
Una voce mi salvò, salvò la mia anima dall’autodistruzione.
Rimasi con il pugno in aria. Il viso di Robin era completamente tumefatto e a stento teneva gli occhi aperti. Dalla sua bocca uscì un rivolo di sangue che andò a bagnare il mio polso.
Guardai inorridita le mie mani insanguinate.
“Alice.” Fu appena un sussurro, eppure quel dolce suono schiarì la mia mente.
Mi guardai intorno, ma non c’era traccia di lui. Era tutto nella mia testa?
“Alice non farlo…” mi disse.
Una lacrima solcò le mie guance sporche. Sentii la sua mano posarsi sul mio viso e toglier via quella perla d’acqua. Quel tocco ricucì i pezzi della mia anima.
“Ma io sono così.” Dissi.
“No, non è vero. Ho visto un Alice migliore di questa. Ho visto una ragazza dare la propria vita per salvarne altre.” Mi rispose.
“Ci sono ombre oscure dentro di me.” Gli risposi .
“Tutti noi le abbiamo, ma il segreto è tenerle a bada e conviverci. Se le combatti, ti distruggerai solamente.” Mi rispose.
“Perché non sei qui?” gli chiesi quasi singhiozzando.
“Perché?” gli urlai.
“Sto pagando i miei sbagli, Alice.” Mi sussurrò.
Sentii un certo dolore nelle sue parole malinconiche.
“Cosa?” nel mio cuore si insinuò la paura di perderlo.
“Loki, per favore, dimmi che ti succede!” urlai con le lacrime agli occhi.
“Ho poco tempo, lui sta arrivando. Non posso lasciargli prendere anche te. Non tornare su Asgard, rimani sulla Terra al sicuro con gli altri.” Disse. Sentivo la sua voce farsi sempre più lontana.
“Loki, no!” la mia voce fu spezzata dai singhiozzi.
“Mi spiace così tanto Alice, ma devo starti lontano o cadrai con me nel mio oblio, e non me lo perdonerei mai. Non intraprendere questa rovinosa discesa, la vendetta non è la soluzione a niente.” La voce era sempre più lontana.
“No, no, no!” urlai.
“Ti amerò per sempre, principessa.” Un lieve sussurrò e la voce se ne andò, proprio come era arrivata.
Il mio corpo era scosso da violenti spasmi, portai le mani sul mio viso per coprire quelle copiose lacrime che inondavano i miei occhi. Sotto di me Robin era svenuto.
Non riuscivo a dami pace.
Perché mi aveva lasciato da sola? Che cosa gli stava succedendo?
Mi aveva detto che mi amava eppure era scappato.
Due forti braccia mi sollevarono da sopra il corpo privo di sensi e mi cullarono nel tentativo di farmi calmare. Poi sentii altri passi e altre braccia mi circondarono.
Non osavo alzare gli occhi, non potevo farmi vedere in quello stato, tantomeno da loro.
“E’ tutto ok, si sistemerà tutto.” Era la voce di Clint.
Quelle parole erano così belle, ma così orrendamente false.
“Tutto si sistemerà.” Ripeté Natasha.
Eppure il mio mondo era appena crollato su di me.
“Ci siamo noi qui con te.” Disse Steve.
Ma non siete voi la persona che vorrei abbracciare in questo momento.
“Vedrai che le cose si rimetteranno apposto.” Continuò Bruce.
“Anche se non saranno più come prima.” Finì Stark.
Le parole di Tony furono quelle giuste: niente sarebbe stato come prima. Niente.
Avrei voluto ringraziarli, dire loro che le parole che mi avevano detto mi avevano consolato, eppure dalla mia bocca non uscì altro che un debole sorriso amaro.
 
Ivanov era morto.
Si era suicidato puntandosi una pistola alla tempia. Aveva detto che non sarebbe mai finito in mano nemica. Gli agenti dell’Hydra furono tutti arrestati e portati sul jet attrezzato per loro.
Banner aveva trovato in tempo la cura e tutti i ragazzi furono sottoposti ai test. Alcuni presentavano delle contusioni più o meno gravi, ma l’importante era che fossero tutti in salvo.
Sfortunatamente il “vaccino” aveva effetto solo sulle persone che erano state sottoposte al siero nelle ultime 24h. Banner mi promise che avrebbe lavorato ad una cura anche per me.
“Non preoccuparti. Ormai mi sono abituata.” Gli dissi.
Lui capì in qualche modo, forse perché neanche lui dopo tutto il tempo passato a combattere contro l’Hulk, si era arreso ed aveva imparato a conviverci pacificamente. Era un pezzo di lui ormai, un pezzo della sua anima da cui non poteva separarsi.
Logan e Scott ci ringraziarono per esser venuti loro in soccorso, anche se ormai la scuola era ridotta ad un cumulo di macerie. Fury gli offrì un cospicuo aiuto economico, per risarcirgli i danni provocati e gli promise che avrebbe provveduto ad un nuova struttura più sicura per gli studenti.
Steve, visto il suo animo caritatevole, si offrì di aiutarli durante la ristrutturazione. Loro accettarono, anche se Logan non era poi tanto contento di avere Steve tra i piedi.
Tony regalò loro un sacco di apparecchiature super tecnologiche utili per lo studio, poi tornò a Los Angeles dalla sua Pepper e si ributtò nel suo lavoro.
“Che ne dici di venire con me, ti troverò un lavoro e una casa. Non dovrai più stare nell’elivelivolo dello S.H.I.E.L.D.” mi propose.
Declinai l’invito e gli dissi di avere altri piani in mente.
“Basta che fai la brava.” Mi aveva detto prima di stamparmi un bacio sulla guancia e volare via con la sua armatura.
Era ormai passata una settimana ed io mi trovavo ancora nei reparti dello S.H.I.E.L.D.
Clint e Natasha erano tornati operativi ed erano già stati riassegnati ad importanti missioni anti-terroristiche.
“Dobbiamo rimanere in contatto, mi raccomando.” Mi aveva detto Natasha prima di partire insieme a Clint.
“Sta attenta e buona fortuna.” Mi aveva invece augurato l’agente Barton, abbracciandomi forte prima di salire su un elicottero diretto chissà dove.
Ormai tutti erano tornati alle loro vite quotidiane, impegnati in vari progetti, missioni e sperimenti. Ognuno aveva ripreso a vivere, magari scoprendo nuovi aspetti della vita, condividendoli con le persone che si amavano.
Io invece ero rimasta dov’ero una settimana fa.
Io non vivevo più, sopravvivevo ad un’esistenza vuota.
Fu in quel momento che capii che dovevo allontanarmi.
Quando bussai all’ufficio di Fury, egli stava rileggendo alcuni rapporti.
“Alice, avevo giusto intenzione di vederti.” Mi aveva detto.
“Non voglio diventare agente dello S.H.I.E.L.D, Fury. Non è una vita che fa per me, non adesso.” Gli dissi diretta.
Lui esitò e prese un bel respiro prima di parlare.
“La decisione spetta a te ed io la rispetterò.” Disse infine.
“Ed un’altra cosa: voglio uscire dal progetto Avengers.”
Quando le mie parole gli arrivarono alle orecchie, stentò a crederci.
“Perché?” mi chiese sedendosi.
“Devo prendere in mano la mia vita e dargli una svolta, e non posso farlo se sono ancora un vendicatore. Ho lottato con il cuore per salvare migliaia di vite e quello che mi rimane è… niente. Per di più ho perso la mia unica ragione di vita.” Dissi abbassando lo sguardo.
Ci fu un lungo silenzio.
Poi Nick aprì un cassetto dello scaffale di ferro che aveva alle spalle, prese una cartella. Scrisse qualcosa su un foglio e lo inserì nella cartella che poi mi diede.
“Sei sicura di quello che hai detto?” mi chiese corrucciando le sopracciglia.
Esitai un attimo.
“Si.” Sospirai.
“Va bene.” Disse.
“Tutto qua? Non devo firmare niente? Non devo compilare qualcosa?” gli chiese stupita.
Mi fece segno di no con la testa.
“Ok… be, è stato un piacere Nick.” Dissi alzando una mano.
Uscendo da quell’ufficio mi sentii in un certo senso libera, ma anche terribilmente sola.
Aprii la cartella che mi aveva dato e ci trovai un mazzo di chiavi di un’auto e un po’ di soldi.
-E’ il necessario per sopravvivere almeno per qualche mese. Sappi che lo S.H.I.E.L.D sarà sempre con te, dopotutto siamo spie eccezionali. Buona fortuna, Nick.-
Piegai il foglietto e lo misi in tasca. Passai nel mio alloggio e presi la borsa che avevo preparato la sera prima. Diedi un ultima occhiata a quella stanza e un ondata di ricordi mi travolse.
La prima volta che Stark entrò nella mia stanza, la prima notte passata a dormire con Loki, le mie lacrime che avevano bagnato le lenzuola, i sorrisi, i pianti…
Ricordi che rilegai in un cassetto infondo alla mia mente.
Mi avvicinai al portellone che dava sulla pista d’atterraggio e lì incontrai l’agente Hill.
“Così te ne vai.” Mi disse.
“Corrono veloci le notizie.” Le risposi sarcastica.
“Ci mancherai.” Mi disse a brucia pelo.
La guardai sorpresa.
“Già…” risposi.
“E’ un arrivederci o un addio?” mi chiese prima che uscissi dalla porta.
“Chi lo sa. Una cosa che ho imparato è che il futuro è incerto.” Le risposi.
“Ah, grazie.” Dissi infine.
Lei non capì al volo cosa intendessi, ma ero certa che avrebbe capito prima o poi.
Mi guardai indietro solo una volta, poi mi buttai giù dall’elivelivolo.
Raggiunsi New York e presi la macchina che Fury mi aveva indicato nel fascicolo. Era nera opaca ed era molto sportiva. All’interna del cruscotto c’erano un cellulare, un computer e una fotocamera.
Forse era una di quelle macchine di servizio che non usavano più.
Misi in moto e partii.
-Allora, dove andiamo di bello?- disse la Furia seduta sul posto del passeggero.
“Da un’amica.” Dissi.
-Hai delle amiche oltre a Natasha?- mi chiese divertita.
“Già, sorprendente vero?!” le risposi a modo.
-Dove si trova questa tua amica?- mi chiese.
“In New Mexico:” le risposi.
-Sarà un lungo viaggio! Meglio mettersi comodi.- disse accendendo la radio su una stazione rock.
Guardai la strada di fronte a me, prima di volgere lo sguardo al cielo.
“Sto venendo a salvarti.” 
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Buongiorno :)
Eccoci giunti alla fine di questa storia. Lo so, ho ritardato a postare e vi avevo promesso qualche capitolo in più, ma la storia non poteva proseguire più di così. Ormai era arrivato il momento di scrivere The End, altrimenti avrei soltanto allungato il brodo scrivendo chissà quale mostruosità.
Spero vi sia piaciuta come storia, che sia stata all'altezza delle vostre aspettative.
Ringrazio calorosamente coloro che l'hanno seguita, recensita e messe in una delle tre categorie, in particolare a: 
cullen96  Hem_Mary  kagome50  __Shadow__ Nemesis_Kali alicetta96  elisax88  kh2zvn Mayaserana  OkinoLinYu  SweetSmile  yuuki_love  _Let it shine  Eruanne Mumma Lady of the sea _Lucrezia97_
Fatemi sapere il vostro parere finale :)
See you soon,
Artemis Black 

P.S: ... Dove sta andando Alice? E a chi sussurra le ultime parole? Una nuova storia ho in serbo per lei
 ;) 
  
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