Figlia della Notte
Capitolo VIII
Il
provino
C |
on
l’avvicinarsi dell’autunno i giorni si erano fatti più freddi e grigi.
Le
giornate nel castello si svolgevano lente e noiose, una dietro l’altra.
Sembrava solo pochi giorni prima che la scuola era iniziata, e, invece, era già
ottobre.
Nonostante
le giornate si susseguissero incessantemente, tutte uguali tra loro, tra gli
studenti di ogni anno si poteva facilmente intravvedere una certa agitazione.
Non
c’era nessuno nella scuola che non sapesse a cosa era dovuta questa agitazione:
ottobre, era il mese delle selezioni per ricavarsi un posto nella squadra di
Quidditch della propria Casa, nonché mese della prima competizione dello sport
che appassionava tanto il mondo dei maghi.
I
ragazzi di tutte le classi dal secondo anno in su erano in fermento, non erano
pochi coloro che volevano far parte della squadra della propria Casa. I
favoriti erano principalmente gli studenti più grandi, ragazzi corpulenti e
forti, di certo più adatti per un ruolo da Cacciatore o Battitore. I più visti
per il ruolo di Cercatore erano, invece, gli studenti più piccoli, anche se
molti altri ragazzi degli anni superiori ambivano a quel posto, dato che era
visto da molti come il ruolo migliore della squadra Quidditch.
Quando
si parlava di Quidditch, Rose si sentiva sempre presa in causa e si intrufolava
nei discorsi, anche di studenti con cui non aveva mai parlato.
Quell’anno
anche lei era abbastanza in fermento. Finalmente era al secondo anno, e
finalmente poteva realizzare il suo sogno: entrare a far parte della squadra di
Serpeverde.
Come
certo si può prevedere, Rose non faceva altro che parlare di Quidditch, e per
questo in quel periodo non tiravano buone acque tra lei e Sophie. A
quest’ultima importava molto poco dello sport e cercava di concentrarsi di più
sullo studio. Cosa pressoché impossibile con un’amica come Rose. L’unica cosa
positiva che Sophie riusciva a vedere in tutto quello, era che, in quel periodo,
la biblioteca era quasi del tutto vuota, ed era molto più facile appropriarsi
dei libri scolastici. La maggior parte dei ragazzi, infatti, cercava di
svolgere i propri compiti il più velocemente possibile durante le ore buche o
subito dopo pranzo, così da poter uscire e ad avere tutto il pomeriggio libero
per allenarsi nel volo con la scopa o per rintracciare i capitani delle varie
Case, cercando di estrapolare loro qualche informazione su come si sarebbero
svolte le selezioni per entrare in squadra.
Rose
non facevano altro che stressare tutti quelli che le stavano intorno ed era un
sollievo quando la ragazza si addormentava finalmente la sera.
Non
era solo la ragazza Serpeverde a essere agitata. Anche Adam Mulciber era deciso
a guadagnarsi un posto in squadra e passava la maggior parte del suo tempo a
parlare con il suo migliore amico, Avery, di Quidditch. Per questo, Sophie non
era l’unica a essere stressata dal Quidditch.
Severus
passava le sue giornate a sentirsi raccontare la storia del tanto famoso sport.
Tra regole, falli, Bolidi, Boccini e porte, stavano veramente rischiando anche
lui un esaurimento nervoso.
Per
fortuna, a fargli compagnia c’era Sophie, con la quale si trovava molte volte
in biblioteca a studiare, mentre i loro amici si godevano le ultime giornate di
sole della stagione. Perfino Lily era diventata un po’ stressante in quei
giorni. Severus odiava ammetterlo ma certe volte cercavano sempre un modo per
allontanarsi dalla fedele amica. La ragazza, infatti, essendo una Nata Babbana,
non faceva altro che chiedergli informazioni sul Quidditch, che a quanto
pareva, sembrava affascinarla ogni giorno di più. Severus, purtroppo, di esso
sapeva ben poco, e tutto ciò che poteva dirle, era qualche monosillabo con
risposta alle sue domande.
In
compagnia di Severus, Sophie poteva finalmente rilassarsi e pensare alle cose
che la interessavano di più. Quando non c’era di mezzo la rossa, Sophie si
dilungava in argomenti di ogni tipo, passando dai più importanti argomenti
scolastici ai più futili, come, per esempio, gli scacchi magici.
Ogni
tanto, in Sala Comune, Sophie e Severus si sfidavano in lunghe e (agli occhi di
tutti) noiose partite. Entrambi erano ottimi giocatori ed entrambi erano troppo
orgogliosi per voler perdere anche solo una partita. Le loro sfide diventavano
così accanite guerre di stratagemmi e lunghi silenzi pensierosi, sotto le
occhiate perplesse degli altri amici Serpeverde, che libri e regolamenti alle
mani, elaboravano ipotesi su come passare il provino.
«Non
esiste un qualche tipo d’incantesimo che riesce a renderti più forte e veloce per
una giornata?» chiese Mulciber un giorno.
«Se
vuoi c’è la Felix Felicis, ma dubito che tu riesca a prepararla…» gli rispose
Severus pensieroso, mentre un cavallo di Sophie gli mangiava un pedone.
La
ragazza sorrise all’amico e all’espressione allibita di Mulciber, che non aveva
neanche la più pallida idea di cosa potesse essere una Felix Felicis. «Adam
forse no… ma tu, se ti ci metti d’impegno, potresti riuscirci, mi sa!»
ridacchiò Sophie.
Severus
arrossì, e in quell’attimo di distrazione fece una mossa sbagliata, lasciando il
via libera a Sophie per vincere la partita. «Scacco matto!» urlò infatti la
ragazza, esibendosi in un piccolo balletto di gioia.
Severus
sbuffò e incrociò le braccia al petto. Erano rare le volte in cui Sophie
riusciva a batterlo. Nonostante il suo orgoglio fosse stato intaccato, però,
non riuscì a non sorridere all’espressione felice di Sophie.
«Allora
domani è il grande giorno!» s’intromise Rose, arrivata in quel momento da chi
sa dove, con il mantello bagnato fradicio di pioggia.
Mulciber
la squadrò da capo a piedi e scosse la testa con aria di superiorità.
«Preparati a venir delusa, Rose».
La
ragazza gli fece la linguaccia. «Lo vedremo, Adam…».
Sophie
era talmente contenta per l’inaspettata vittoria che si espresse in un sorriso allegro
per Rose e alzandosi disse «Verremo tutti a fare il tifo per voi, domani».
Rose
spalancò gli occhi stupita e dopo aver scoccato un’occhiata d’intesa con Mulciber,
si affrettò ad augurare la buona notte a tutti quanti e a seguire l’amica su
per la scala del dormitorio.
«Che
ti succede? Da quando in qua ti interessi al Quidditch? O meglio, ti interessi
a me?» chiese, una volta seduta sul letto, lavata e profumata in attesa di
mettersi sotto le coperte.
Sophie
fece spallucce. «Così, tanto per… non può farmi che bene distrarmi un po’ dallo
studio».
Rose
si strinse nelle spalle e si mise sotto le coperte, sperando di riuscire ad
addormentarsi, nonostante l’agitazione che la avvolgeva.
***
«Avanti,
muoversi!» gridò il ragazzo.
«Una
scopa a testa e seguitemi…»
L’allegra
combriccola di ragazzi seguì il ragazzo fuori dallo spogliatoio, all’aria
aperta sul campo di Quidditch.
Rose,
insieme a Mulciber e un altro paio di ragazzi del loro anno, chiacchieravano
animatamente tra loro.
«Visto?
Non c’è nessuna ragazza nella squadra!» stava dicendo Mulciber, mentre l’aria
fredda della mattinata li colpiva improvvisamente sul viso, strappandoli dalla
tiepida aria dello spogliatoio.
Rose
sbuffò. «Non hai notato che solo Serpeverde non ha giocatrici femmine? Siete
proprio dei maschilisti…»
Mulciber
rise di gusto e si fermò davanti a quello che sperava, sarebbe stato il suo
futuro capitano.
«Buongiorno
a tutti, ragazzi. Sono Rupert Williams, il capitano della squadra di
Serpeverde». Il suo sguardo passò in rassegna gli aspiranti nuovi giocatori,
soffermandosi su Rose, l’unica ragazza del gruppo. Alzò un sopracciglio. «E tu?
Che ci fai qui?» chiese.
Rose
alzò il mento e lo fronteggiò, caparbia. «Sono qui per fare il provino,
ovviamente!»
Il
gruppetto rise sommessamente e anche il capitano sorrise ironico. «Non siamo
qui a discutere di smalti, vestiti e pettinature ragazzina…».
Rose
incrociò le braccia al petto, per niente decisa a mollare, mentre i ragazzi
intorno a lei continuavano a ridere. «Non mi pare che sul regolamento ci sia
scritto “vietato il gioco alle ragazze”».
«La
squadra di Serpeverde non ha mai avuto giocatrici femmine» ribatté
cocciutamente il capitano.
«E
allora vorrà dire che io sarò la prima!» esclamò Rose stizzita.
Il
ragazzo scosse la testa e a un suo cenno i ragazzi si zittirono. «Va bene…
vedremo. Dividetevi per ruolo: chi vuole fare il Cacciatore da una parte,
Battitori da un'altra e così via…».
Con
gran sorpresa di tutti, Rose si unì al gruppo dei Cacciatori. I ragazzi più
grandi già in fila per quel posto la osservarono accigliati. Rose li guardò e
sorrise loro con aria di sfida. Erano tutti molto più alti di lei e molto più
muscolosi.
Mulciber
si unì al gruppo dei Battitori e si allontanò con loro verso un altro punto del
campo, dopo aver salutato l’amica con un sorriso che esprimeva tutta la sua
disapprovazione.
«Cominciamo!
Salite sulle scope e proviamo» esclamò Rupert. A un suo cenno il primo ragazzo
del gruppo dei battitori si alzò in volo sulla propria scopa, con la mazza in
mano, e si portò a una discreta altezza. Rupert aprì la valigia contenente le
palle da Quidditch, e con la massima cautela slegò dal laccio la palla color
nero pece. «Pronto?» chiese.
Il
ragazzo annuì e il capitano libero definitivamente la palla, spostandosi poi
subito di lato per evitare di prendersela in faccia.
La
palla schizzò fuori e dopo quello che sembrò un attimo d’indecisione, partì a
razzo verso il gruppo dei Cercatori, che si sparpagliò spaventato. Il ragazzo
volò veloce verso la palla e riuscì ad intercettarla con un forte colpo, prima
che essa potesse colpire qualcuno. Il Bolide partì dalla parte opposta e a un
cenno del capitano un altro ragazzo si alzò in volo, correndo dietro alla palla
e ricacciandola indietro con un altro colpo.
Quando
arrivò il turno di Mulciber, dagli spalti si levò un urlo d’incitamento.
Stupita, Rose alzò lo sguardo verso di esso e vide Avery che agitava
forsennatamente le braccia, urlando a squarciagola il nome dell’amico.
Mulciber
sorrise e si alzò in volo. Il bolide venne spedito dritto verso di lui da un
ragazzo del quinto anno. Era un colpo potente e tutti credevano che l’avrebbe
colpito, ma all’ultimo momento Mulciber caricò e sferrò un potente colpo con la
mazza, mandando il Bolide quasi in faccia a un altro ragazzo.
Con
la coda dell’occhio Rose, vide il capitano sorridere compiaciuto.
Andarono
avanti così per un bel pezzo, mentre gli aspiranti Battitori colpivano
ripetutamente la palla, cercando di fare del proprio meglio. Alla fine i
ragazzi scesero dalle proprie scope e andarono a cambiarsi, aspettando il
giudizio del capitano che sarebbe arrivato solo alla fine.
Venne
il momento dei Portieri. I ragazzi si distribuirono davanti ai vari anelli, e a
turno, cercarono di parare alcune Pluffe, lanciate dai vecchi Cacciatori della
squadra.
A
mano a mano che i vari ruoli venivano assegnati, il cielo si scuriva. Quando
arrivò il turno dei Cacciatori, Rose si stiracchiò, mezza intorpidita, e salì a
cavalcioni della scopa. Insieme agli altri ragazzi si alzò in volo e fece un
girò del campo per riscaldarsi. Rose sfrecciò per il campo, mentre sentiva
l’adrenalina scorrerle per il corpo. Finalmente era arrivato il suo momento.
Si
fermò di colpo davanti al capitano, mentre questi si alzava anche lui in volo,
tenendo stretta nella mano una Pluffa vermiglia.
Al
suono del suo fischietto passò la palla a un ragazzo lì di fianco, che dopo
averla afferrata, se la mise sotto braccio e partì spedito verso l’anello
centrale. In men che non si dica tutti gli altri ragazzi gli furono addosso,
cercando di carpirgli la palla da sotto il braccio, o di bloccare la sua corsa
veloce. Rose rimase un attimo spaesata, poi corse anche lei incontrò agli
altri, tentando inutilmente di farsi passare la palla. I ragazzi, invece, non
la degnarono neanche di uno sguardo e con abili mosse riuscirono a fare goal
nell’anello sinistro. Il ragazzo che aveva segnato volò in circolo alzando le
mani al cielo e ululando felice.
Il
gioco riprese. Rose tentò più volte di appropriarsi della Pluffa, ma gli altri
ragazzi erano troppo forti e la spingevano sempre via.
Quando
ormai si stava giungendo alla fine e il capitano sembrava che stesse per fermare
il gioco, Rose si guardò intorno sconsolata.
Alcuni
ragazzi, seduti a guardare le selezioni sugli spalti, la indicavano
ridacchiando.
Rose
strinse i denti, arrabbiata, mentre sentiva il suo sogno di Cacciatrice
scivolarle via dalle mani. Il suo sguardo si posò su Sophie, che seduta di
fianco a dei festanti Mulciber e Avery, la guardava fisso. Quando incrociò il
suo sguardo, Sophie sorrise all’amica e Rose colse in quel sorriso un tentativo
d’incoraggiamento. Rose ripensò alle parole che l’amica le aveva detto il
giorno prima e strinse i pugni. Se doveva perdere, l’avrebbe fatto combattendo.
Con
nuovo vigore tornò ad osservare il gioco. Un ragazzo aveva appena segnato e il
portiere si stava affannando per recuperare la Pluffa.
Con
un’improvvisa idea in testa si avvicinò lentamente al gruppo di ragazzi che
aspettava di ricevere la palla e osservò attentamente i movimenti del portiere,
tenendosi ben salda sul suo manico di scopa.
Il
ragazzo afferrò la Pluffa e risalì verso l’anello, fermandosi davanti ad esso.
Dopo aver dato una veloce occhiata alzò il braccio e con un gesto veloce lanciò
la Pluffa verso i ragazzi che aspettavano impazientemente.
A
Rose sembrò di vedere tutto al rallentatore. Con un calcolo veloce riuscì a
capire dove sarebbe andata a finire la palla e con uno scatto in avanti si lanciò
verso di essa. Era piccola e riuscì a schizzare tra gli altri ragazzi più
velocemente di loro. Con un balzo riuscì ad afferrare la Pluffa e un attimo
dopo stava già sfrecciando verso gli anelli. Gli altri ragazzi le furono subito
attorno.
Il
gioco di squadra prevedeva che la palla dovesse essere passata tra i vari
giocatori, perché essa potesse riuscire a superare la difesa nemica e andare in
porta. Purtroppo per lei, però, Rose sapeva che se l’avesse passata a qualche
compagno, egli se ne sarebbe appropriato e lei non avrebbe avuto altre
possibilità per cercare di entrare nella squadra. Così si disse che, meglio di
niente, ci avrebbe provato.
Zigzagando
tra i ragazzi, Rose volò verso gli anelli. Era veloce e riusciva a sfuggire
dalle possenti mani dei ragazzi più grandi che, goffamente, cercavano di
fermarla. Teneva ben salda la Pluffa sotto il braccio, mentre il vento le
fischiava forte nelle orecchie. Con una rovesciata riuscì ad evitare un ragazzo
che le stava davanti e con un abile cambio di direzione ne evitò un altro.
Ormai era quasi arrivata e si preparò a segnare. All’ultimo momento, però, un
ragazzo sbucò da sotto e le si parò davanti, bloccandola. Rose tentò di
sorpassarlo ma inutilmente. Qualcun altro la chiamò, più avanti. Era un ragazzo
biondo, del quarto anno, che agitava velocemente le braccia, cercando di
attirare la sua attenzione. Rose respirò profondamente e si arrese. Anche se lo
avesse voluto, non sarebbe mai riuscita ad eludere il ragazzo che le stava di
fronte. Così alzò il braccio con la Pluffa e con una bella finta riuscì a
passare la palla al ragazzo biondo che afferrata la Pluffa, tirò e segnò.
Il
fischio del capitano risuonò acuto per il campo, segnando la chiusura del
provino per i Cacciatori.
Rose
atterrò goffamente sull’erba, lo sguardo basso per la delusione. Non era
riuscita a procurarsi un posto in squadra.
Si
avviò triste verso lo spogliatoio femminile e si liberò della divisa di seconda
mano, datale in prestito per l’allenamento. Ci impiegò un sacco a cambiarsi e
quando uscì di nuovo nel campo, si accorse che i provini erano finiti. Tutti i
ragazzi si stavano radunando intorno al capitano, che teneva in mano una
tavoletta per gli appunti, sul quale, immaginò Rose, stavano scritti i nomi dei
nuovi componenti della squadra.
Sophie
raggiunse l’amica e, con grande sorpresa di quest’ultima, le strinse la mano e
si complimentò «Sei stata bravissima! Dovevi vedere la faccia degli altri
ragazzi quando sei riuscita a prendere la Pluffa!»
Rose
spalancò gli occhi stupita e la guardò insicura, cercando di capire se l’amica
la stesse prendendo in giro. Ma non fece in tempo a replicare che il capitano
chiamò tutti all’attenzione e cominciò a parlare. «Siete stati tutti bravi, ma
purtroppo per voi i posti in squadra sono limitati e soltanto i migliori
possono averne uno» fece una pausa, poi ricominciò. «Prima di tutto voglio dire
che i giocatori della squadra dell’anno scorso sono tutti confermati anche
quest’anno».
Tra
i vecchi componenti si alzò un applauso e i ragazzi si scambiarono pacche
gioviali sulle schiene.
Rose,
invece, abbassò lo sguardo. Se i membri della vecchia squadra erano tutti confermati,
voleva dire che i posti disponibili per il ruolo di Cacciatore si riducevano a uno
solo.
«E
ora passiamo ai nuovi componenti». Rupert abbassò lo sguardo sulla tavoletta e
dopo aver tossicchiato per attirare l’attenzione cominciò. «La squadra di
Quidditch di Serpeverde dell'attuale anno scolastico sarà composta da: Dean
Bellow nel ruolo di Portiere; Hadrian Macready e Adam Mulciber nel ruolo di
Battitori…»
Mulciber
sorrise e si scambiò una pacca sulla spalla con l’amico Avery. Poi si voltò
verso Rose e le fece l’occhiolino. Rose distolse lo sguardo, infastidita, e
tornò ad ascoltare il capitano.
«…Kenneth Raine nel ruolo di Cercatore, e Bruce Jarrel, Rupert Williams…»
Rose
chiuse gli occhi.
«…e
Rose Dounby nel ruolo di Cacciatori».
Il
cuore di Rose perse un colpo. Sentì le urla di protesta levarsi tra i ragazzi
che avevano perso il posto mentre la voce del capitano cercava di calmarli,
inutilmente.
«La
ragazza ha fegato da vendere. È agile e veloce e riesce ad evitare gli
avversari con abilità. Sfido chiunque a dire che non si è meritata questo posto
nella squadra!» urlò a gran voce Rupert, sovrastando le chiacchiere degli altri
ragazzi.
Si
fece improvviso silenzio, mentre i ragazzi lanciavano a Rose occhiate feroci e
alcuni se ne andavano imprecando.
Sophie
le saltò addosso da dietro e la abbracciò, contenta. «Allora? Sei felice?» le
chiese e Rose non poté non notare il suo sguardo allegro. Possibile che fosse
veramente contenta per lei?
Rose
aprì la bocca per replicare ma da essa non le uscì alcun suono per l’emozione.
Mulciber
gli stampò una manata sulla schiena, talmente forte che per poco non la fece
cadere. «Te lo sei meritato, Rose» annuì convinto. «Qua la mano, nuova compagna
di squadra…» e le porse la mano che Rose strinse con vigore, mentre un sorriso
le si apriva sulle labbra.
Il
capitano si avvicinò ai ragazzi e si complimentò con Mulciber per la sua
potenza, poi si rivolse a Rose. «Complimenti, Rose. Mi hai stupito, davvero. In
effetti, non avevo pensato ai vantaggi che ci può portare una Cacciatrice abile
e veloce. Magari non riuscirai a segnare, ma puoi facilmente arrivare vicino
agli anelli e passare la Pluffa a qualcun altro. Sono sicuro che riusciremo a
vincere anche quest’anno. Veramente un bel lavoro, ragazza» e le diede una
pacca sulla schiena, sorridendole.
Rose
sorrise a sua volta al ragazzo e poi, insieme ai suoi amici si avviò verso il
castello.
«Ho
vinto la scommessa, Adam. Visto?» rise Rose, mentre varcavano l’ingresso della
Sala Grande.
Mulciber
annuì e le sorrise. «Te lo sei meritato» ripeté. «Però anch’io sono entrato in
squadra. Ho vinto anch’io la scommessa!»
Rose
scosse la testa ridacchiando e si sedette sulla panca.
Si
stava servendo una coscia di pollo quando un urlo di trionfo si alzò da qualche
parte dietro di lei.
I
ragazzi Serpeverde si girarono sorpresi verso il tavolo di Grifondoro, dove un
gruppo di ragazzi aveva appena fatto il suo ingresso.
Rose
allungò il collo, cercando di intravvedere cosa stesse succedendo. Poi, nella
folla, intravide Sirius Black e James Potter, e quest’ultimo teneva saldamente
in mano una pallina dorata delle dimensioni di una noce, dotata di minuscole
ali. James Potter, teneva in mano un vecchio Boccino D’oro.
Angolo autrice:
Eccomi tornata con l’ottavo capitolo (nono, contando anche il
prologo).
La nostra Rose è riuscita a tirare fuori la sua grinta e a
conquistarsi finalmente il suo ben meritato posto in squadra. Dove riuscirà ad
arrivare? Intanto, credo proprio che ne vedremo delle belle nel prossimo
capitolo, che, vi anticipo, credo proprio parlerà della prima partita. Il
secondo anno scolastico delle nostre amiche è principalmente dedicato al
Quidditch, come avrete intuito. Credo che il prossimo sarà l’ultimo del secondo
anno, sempre che io non riesca a dilungarlo troppo, tanto da doverlo dividere
in due parti… bè, vedrò durante la stesura.
Ringrazio i seguiti/preferiti/ricordati e la mia fedele
recensitrice :) (e colgo l’occasione anche per ringraziarti di cuore per avermi
messa tra i tuoi autori preferiti: quando lo visto mi sono quasi commossa XD).
Grazie mille a tutti e… buona settimana!
Gageta98